Italo Calvino 25 aprile

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- T'ho detto: un milite della brigata nera, un biondino. Era tutto raffreddato. Avrà avuto indosso, non esagero, sette pistole tutte differenti. Cosa ne fai di tante? gli ho chiesto. Regalamene una. Ma non voleva neanche a pregarlo. La mania delle pistole, aveva. Ha finito per regalarmi questa perché era la più scassata. Però funziona lo stesso. Cosa mi dai, gli ho detto, un cannone? Lui ha detto: cosi resta in famiglia. Chissà cosa voleva dire. Pin non ascolta nemmeno più: gira e rigira la sua pistola tra le mani. Alza gli occhi sulla sorella stringendosi la pistola al petto come fosse una bambola: - Stanami a sentire, Rina, - dice, rauco, - questa pistola è mia! La Nera lo guarda cattiva: - Che ti piglia: cosa sei diventato, un ribelle? Pin butta una seggiola per terra: - Scimmia! - grida, con tutte le sue forze. - Cagna! Spia! Si ficca la pistola in tasca ed esce sbattendo la porta.

Fuori è già notte. Il vicolo è deserto, come quando lui è venuto. Le impannate delle botteghe sono chiuse. A ridosso dei muri hanno costruito antischegge di tavole e sacchi di terra. Pin prende la via del torrente. Gli sembra d'essere tornato alla notte in cui ha rubato la pistola. Ora Pin ha la pistola, ma tutto è lo stesso: è solo al mondo, sempre più solo. Come quella notte il cuore di Pin è pieno d'una domanda sola: che farò? Pin cammina piangendo per i beudi. Prima piange in silenzio, poi scoppia in singhiozzi. Non c'è nessuno che gli venga incontro, ora. Nessuno? Una grande ombra umana si profila a una svolta del beudo. - Cugino!


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