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Domesticae

Domesticae

I Hai curiose mani onerose, manipoli lavori, tessi cose nuove uova nel taxi, lessico d’altrove dove piove

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II Le foglie volano alle soglie lavate d’altre voglie folate di sole di magnolie

III Dal binario si vedono i panni vari doni d’affanni ad asciugare e sa di pane, sale una giostra d’inganni su un altare memore d’un tempo che non c’è mai stato tiepido marmo scaldato dal passato sapido tarlo, arido bersaglio nella scatola dei bottoni c’è un ritaglio ha profumo di tiglio è come un maglio

IV un ricordo colpevole, uno dolce docile e socievole, corda scorrevole a sollevar dolci lodi d’eventi grevi e debiti e biglietti d’ingresso a non finire saranno loro a dirlo quando sarà tempo di partire

V Silenziosa la casa, la cosa mi solleva nella sala assolata sei sola, non s’ode niente neanche la neve a parte l’autoclave un treno lontano verso un destino mutevole un trapano lento e gitano un colpo un po’ colpevole non sa da dove vorrei essere altrove tra vetro e rovi trovarmi dove non mi trovi rovistare resistere restare in stallo nelle sere di stelle per restare a galla le piante crescono una è un po’ gialla

VI E’ brutto quando sei via svia, la nostalgia si va, sia come sia s’avvia, s’invasa viandando per l’avida via diva di vita, vittima infinita poi torno, è come un turno sempiterno un terno al lotto, accendo il forno il cibo è cotto, il corno è rotto torrido intorno, tiepido sotto.

VII La solitudine mi rincuora il senso di libertà dura mezz’ora poi mi richiudo, mi assecondo mi vendico del mondo avido esco a guardar navi ardente ladro di inganni d’avi vedo, del nero riédere d’eredi eretici seguo le schiere tanto ho le chiavi per rientrare

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