Lungarno - mensile gratuito di arte e cultura a Firenze

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APRILE 2013

N°6

cose nuove

TRACEURS A FIRENZE pellicole

PRIMAVERA ORIENTALE AGENDA EVENTI di APRILE



Sommario pag. 4 | sipario

duel di tommaso chimenti fuori posto di elena magini pag. 6 | cose nuove

traceurs a firenze di eleonora ceccarelli pag. 7 | connessioni

rumorama di bernardo giachi pag. 8 | un sex symbol al mese

giacomo crosa di il moderatore pag. 8 | amori

cara valentina di valentina pag. 9 | palestra robur

piazza san simone di leandro ferretti pag. 9 | stop-down

dopo la fotografia di sandro bini pag. 10 | palati fini

il cioccolato al gelsomino di gianluca volpi pag. 15 | take your time

il paradiso perduto di isabella tronconi pag. 16 | pellicole

primavera orientale di caterina liverani pag. 18 | perle

pankow di lorenzo becciani pag. 19 | startup

firenze e l’arte 2.0 di sara buselli pag. 20 | the italian game

scenari italiani anni ‘70 e ‘80 di ivan carozzi pag. 21

pag. 22

parole di sara loddo

suoni di lespertone

pag. 23 | matite

l’italia sulla luna di samuele alberti Iscrizione al Registro Stampa del Tribunale di Firenze n. 5892 del 21/09/2012 N. 6 - APRILE 2013 - Rivista Mensile - www.lungarnofirenze.it

Direttore Responsabile Marco Mannucci Direttore Editoriale Matilde Sereni Responsabile di redazione Leonardo Cianfanelli

Stampa Grafiche Martinelli - Firenze Distribuzione Ecopony Express - Firenze Hanno collaborato Tommaso Chimenti, Sandro Bini, Caterina Liverani, il moderatore, Lespertone, Valentina, Ivan Carozzi, Sara Loddo, Leandro Ferretti, Elena Magini, Bernardo Giachi, Eleonora Ceccarelli, Lorenzo Becciani, Isabella Tronconi, Sara Buselli, Samuele Alberti, Gianluca Volpi.

Editoriale

di Matilde Sereni

pag. 5 | arte

Editore Associazione Culturale Lungarno Via dell’Orto, 20 - 50124 Firenze P.I. 06286260481

N° 6 • APRILE 2013

Nessuna parte di questo periodico può essere riprodotta senza l’autorizzazione scritta dei proprietari. La direzione non si assume alcuna responsabilità per marchi, foto e slogan usati dagli inserzionisti, né per cambiamenti di date, luoghi e orari degli eventi segnalati.

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“Aprile è il mese più crudele, generando Lillà dalla terra morta, mischiando Memoria e desiderio, eccitando Spente radici con pioggia di primavera.” E così abbiamo scomodato anche il povero Eliot per un degno incipit. Ora, non vorrei addentrarmi in una parafrasi analitica, ché non mi pare il contesto adatto, ma se vi soffermate solo un attimo vi accorgerete che in quelle quattro righe c’è tutta l’essenza del mese che Lungarno vi aiuterà a scoprire giorno per giorno. Memoria e desiderio. Già perché se da una parte è fin troppo facile perdersi nell’inconsapevolezza di quel che ci aspetta, nella voglia di sole, quello vero, nell’emozione di poter lasciare qualche copia su un tavolino all’aperto senza dover offrire doni al Dio delle Previsioni Meteorologiche affinché ci conceda l’ennesima grazia, bè, dall’altra è altrettanto facile e fresco il ricordo del sudore e della fatica e delle emozioni e del freddo e delle risate e delle sorprese e degli amici e della rabbia e dei colori dei mesi appena trascorsi da non poterne che subire lo stesso identico fascino. Mischiando. Ma torniamo a noi. Dunque si vocifera che avrà fine quest’interminabile stagione delle piogge, che nient’altro è servita se non a preparare il terreno ad una primavera più rigogliosa delle altre, o per lo meno questo è quello di cui mi convinco mentre mi soffio il naso dopo l’ennesimo raffreddore. CaraValentina e Lespertone, i Sandra e Raimondo 2.0, stanno ancora insieme. Per ovvie ragioni di professionalità la loro avvincente storia evolve solo nell’interwebz, quindi se non siete ancora fan della nostra pagina, a me questo pare uno dei motivi principali per compiere il grande passo. Bene. La stagione del verde, che come sappiamo è un colore che tutti sanno portare, ma che a qualcuno dona particolarmente. Firenze è questo qualcuno e si prepara così ai primi grandi eventi a maniche corte. Quali? Prego, girate pure pagina, ché per conflitto d’interessi non posso certo rovinarvi il finale. Eh. in copertina: “MIND THE L” di Samuele Alberti Samuele Alberti, carrarino classe ‘80, designer al soldo della pubblicità, di notte dipinge e disegna per un unico committente che da sempre si fa chiamare Gloria. www.samuelealberti.com


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A

sipario di tommaso chimenti

distanza di un anno tornano a Firenze, e sempre sul palco del Teatro di Rifredi, il più aperto alle ospitalità internazionali, i due musicisti, uno francese, Laurent Cirade, e l’altro rumeno, Paul Staïcu, che compongono la band “Duel” (lunga tenitura dal 4 al 14 aprile). Ridere con la musica, sembra facile. Un gioco da ragazzi, si dirà. Ma tenere una drammaturgia sullo spartito, tra divertimento, azione, citazioni colte e popolari e rincorse, tra mimo, echi di Charlie Chaplin, Stanlio e Ollio ed un tocco da Banda Osiris, non è affatto semplice. Il risultato è elettrizzante: ovazioni da concerto, battimano chiassosi, ululati da lupi mannari, sorrisi a trentasei denti. I due hanno tra le proprie cartucce un vastissimo repertorio, dalla classica al jazz, dalla contemporanea al pop, che mixano e miscelano in continui incastri, scarti gigioneggianti e medley compulsivi e scivolamenti fool tra generi diversi con una tecnica fuori dal comune. La loro fisicità è da stereotipo e da cartolina: il grande e grosso al violoncello (sembra John Goodman ne “Il Grande Lebowsby”), con voce roca e tenorile, un po’ Mario Biondi un po’ Luis Armstrong, un po’ Barry White (che poi effettivamente interpreta successivamente), molto soul e jazzato, e il piccoletto esile e magro funambolo del pianoforte. Obelix e Asterix, Bud Spencer e Terence Hill, per certi versi anche Franco e Ciccio. In un continuo scambio e incrocio tra suoni, gag buffe, sketch e pentagrammi conosciuti, il duello prende corpo, la competizione tra i due, per primeggiare sul palco davanti alla platea, si accende. Duel che è due, è un neologismo che rimanda al duello, ma anche al fuel (benzina in inglese che ci porta con la mente ai primi giochi elettronici da Commodore 64 di auto e velocità) perché quello che vediamo è una pirotecnica evoluzione magica di spartiti legati alla fisicità opposta dei due interpreti che si completano, fanno scintille, cozzano, s’azzuffano, per poi, improvvisamente, ritrovare assonanze, alchimie e accordi d’ensemble. La corsa attorno al pianoforte suonando un campanello da re-

Duel dal 4 al 14 aprile 2013 Teatro di Rifredi - Firenze ception sembra il gioco della bandierina sulla spiaggia o il gioco dell’“Americana” a ping pong. Ecco anche spuntare un piano piccolo come quello che suonava a testa china e capelli sugli occhi l’impegnatissimo Schroeder, l’amico di Charlie Brown. Diventa una girandola di risse musicali tra velocità d’esecuzione, scherzi all’altro concertista per portarlo a sbagliare. Quasi un “Rumori fuori scena” ma tutto esposto dove i due si colpiscono e tentano di annientarsi (esaltandosi a vicenda, invece) per poter ricevere da soli l’applauso ristoratore della platea. Sembra di vedere adesso Fred Flintstone e l’amico Barney, l’orso Yoghi e Bubu, Gassman e Tognazzi. C’è un qualcosa da Comiche, a tratti rimanda ai lazzi e giochi di Bollani con Riondino. Archetto e polpastrelli, s’intrecciano le mani sugli ottantotto tasti bianchi e neri. È un concerto in piena regola, dove s’agganciano Bach e i Deep Purple, Beatles e Beethoven, Chopin e Morricone, i Bee Gees e Santana, Satie e Bob Marley, finendo con i Village People e Lou Reed. “Stayin’ alive” va a braccetto con “La vie en rose”, “Guerre Stellari” con “Smoke on the water”, gli Spaghetti Western con “La bamba”. Riescono a suonare con l’archetto una sega di grandi dimensioni in acciaio, il pianoforte da sdraiato senza riuscire a vedere i tasti, un filo di nylon, come fossero una sarta che cuce un abito invisibile, o facendo un esame medico-anatomico di colonscopia al violoncello. Dal charleston al sentimentale danzando il ballo del mattone con la donna-viola fino alla nascita del baby-violino ovviamente in pannolino. L’ironia corre sulle sette note. Fermarla è una mission impossible. Lo dicevano anche i Pooh.


arte

di elena magini

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Fuori Posto

I

l progetto Fuori Posto, a cura di Pier Luigi Tazzi per gli spazi di Casa Masaccio, si configura come il risultato di una riflessione corale, ma al contempo fortemente indirizzata nei modi di interazione dal curatore toscano, sulle tematiche di appartenenza e estraneità. I dieci artisti in mostra provengono dalla provincia italiana così come dalle metropoli giapponesi, non sono accomunati da luogo d’origine, età, cultura o medium artistico, si distinguono per l’essere inseriti nel contesto dell’arte, ma allo stesso tempo per il loro lavorarne ai margini, per non ascriversi cioè a nessun trend o linguaggio specifico. In mostra le modalità espressive si intrecciano, gli spazi espositivi sono contaminati, grazie alla relazione mobile che si istituisce tra i lavori, proponendo inedite collaborazioni e sinergie di pensiero. È il caso ad esempio di Olga Pavlenko, che ha deciso di sviluppare il suo intervento attraverso la conoscenza e la rielaborazione dei progetti degli altri artisti, producendo in tal modo un libro d’artista

Casa Masaccio Centro per l’Arte Contemporanea S. Giovanni Valdarno dal 2 marzo al 20 aprile 2013 che è anche una documentazione dei diversi lavori presenti. O di Luca Bertolo, invitato da Tazzi a curare una sala specifica della mostra e a rapportare il proprio lavoro con quello, diversissimo nella resa e nei soggetti indagati, del fotografo giapponese Eiki Mori. Una sorta di percorso ascensionale che si snoda tra i tre piani del museo di S. Giovanni, e che, delicatamente, ne fuoriesce; una menzione particolare va infatti al poetico lavoro di Arin Rungjang, una video proiezione su un lenzuolo posto in un vicolo adiacente al museo, che funziona contemporaneamente come soglia e emanazione dello spazio museale e che anticipa l’intervento dell’artista al Padiglione Thailandese della 55° Biennale di Venezia.

Il risultato è quello di una mostra discontinua a livello formale, ma misurata e coesa nell’intenzione, dove le autorialità si mescolano, dando luogo ad una possibile rappresentazione dell’alterità individuale e artistica. Opere di: Olga Pavlenko; Lek Gjeloshi; Michelangelo Consani; Luca Bertolo; Emanuele Becheri; Arin Rungjang; Kornkrit Jianpinidnan; Eiki Mori; Tsang Kin-wah; Jirayu Rengjaras

foto: Arin Rungjang, “PHAULKON”, Video installation


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cose nuove di eleonora ceccarelli

Traceurs L a Firenze a disciplina metropolitana si apre a tutti, anche a Firenze. Nata in Francia nel 1980, con il nome di Add, Art du Deplacement, arriva in Italia nel 2005 grazie al web, nella nostra città nel 2009 grazie a Parkour Firenze. Ho incontrato Paolo e Taulant, qualche domanda, qualche curiosità.

Come si chiama, quando è nata e da chi è composta la vostra associazione? Parkour Firenze è nata nel 2009 grazie a sette ragazzi che volevano promuovere, far conoscere e sviluppare questa disciplina. Adesso siamo in quattro a portare avanti questo progetto, Giulio, Alessio Taulant ed io, Paolo. Il nostro scopo è veicolare un giusto messaggio, perché troppo spesso chi pratica viene frainteso. Siamo un’associazione che lavora e si impegna sulla scena fiorentina da diversi anni per lo sviluppo di un sano e corretto Parkour. Cosa è per voi Add/Parkour? Un percorso che vorremmo affiancasse tutta la nostra vita. Parlatemi dei vostri corsi I corsi si tengono il lunedì e giovedì dalle 18.30 alle 20 e sono aperti a tutti. L’età minima del partecipante è di 15 anni, questa è l’unica limitazione. Mirano ad una base, una preparazione atletica per un avvicinamento al Add/Parkour. Ognuno poi sceglierà se continuare, oppure fermarsi. Tutto con la consapevolezza del proprio corpo e quindi dei propri limiti/potenzialità. Come ha reagito Firenze? Molto bene. Sia a livello di iscritti, che a livello istituzionale e sociale. Le persone si fermano a guardarci, c’è curiosità, ed è giusto e bello. Per ora nessuno si è lamentato. Abbiamo anche collaborato con il comune per eventi di beneficenza e volontariato. Sta nascendo una bella realtà. Dove vi allenate? Solitamente in piazza Leopoldo, nei giardini interni della Coop o in piazza Alberti. Ma i luoghi variano, devono variare. Basta poco per fare un buon allenamento. La palestra

invece è un limite. Al di fuori tutto è Parkour. Il metodo di George Hébert, da cui il Parkour deriva, ricerca una preparazione fisica e mentale per riuscire ad affrontare le difficoltà che si presentano sul nostro percorso. Si può quindi dire che il Parkour non insegue un gesto esteticamente rilevante, ma è un allenamento per un ipotetica fuga nel momento del bisogno? Hébert, ufficiale di marina francese, sviluppò un particolare metodo di allenamento per l’addestramento delle truppe il cui motto era «Essere forti per essere utili». In seguito David Belle, applicò questo metodo nelle periferie parigine, con barriere architettoniche rilevanti. Era un metodo per abbattere i confini e riappropriarsi dei propri spazi urbani. Quindi possiamo affermare che ciò che cerchiamo non è un gesto esteticamente rilevante, la ricerca del bello a tutti i costi non è presente, forse una pulizia del movimento, ma questa è un’altra cosa. Parliamo di una disciplina, non di uno sport. Non c’è gara, non c’è agonismo. Non esiste premio per il movimento più bello, è qualcosa di più profondo, come la sua recente storia dimostra. Ho notato che vi salutate tutti con un gesto particolare, sembrate quasi una comunità. Lo siamo. Abbiamo un approccio alla vita co-

mune, il nostro scopo è davanti a un ostacolo, cercare di affrontarlo nel modo più fluente, ottimale e sicuro possibile. Questo ci insegna nella vita di tutti i giorni a non arrendersi, ma al contrario sfruttare le difficoltà per andare avanti in modo migliore. Quanto conta il web per chi pratica? Molto. Per fortuna e purtroppo. Da una parte aiuta noi traceurs a metterci in contatto e a diffondere la disciplina, ma il confine è labile. Basta fare un salto, caricare il video su internet ed è Parkour. Dietro ad un salto invece c’è molto altro. Spesso ci soffermiamo alla parte estetica senza approfondire. Noi viviamo la strada in modo pulito, dietro c’è un’associazione, c’è un progetto. È difficile far arrivare un giusto messaggio di ciò che siamo e ciò che facciamo. Un consiglio è di avvicinarsi alla disciplina in modo sicuro e consapevole. Grazie a questi ragazzi lo spazio urbano di Firenze si trasforma e viene rivissuto. È veramente bello riuscire a sfruttare e non rinnegare lo spazio che ci circonda, trattarlo con rispetto e acquistarne forza. Prendere ciò che ci può dare. Per una volta senza polemiche, per una volta con ottimismo. foto: Martino Acciaro - ccrmtn.tumblr.com


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entativo non facile, ma sicuramente riuscito, RUMORAMA è un progetto interamente autoprodotto, autofinanziato e autodistribuito che coinvolge tredici giovani artisti emergenti italiani impegnati a rappresentare su tavole illustrate una canzone a testa di un gruppo appartenente alla scena indipendente nostrana. I lavori, completamente originali e inediti, hanno come nome il titolo e l’autore dei brani. L’idea alla base di questo progetto è di unire in un unico lavoro quelli che sono alcuni tra i più interessanti e meritevoli artisti emergenti italiani legati al mondo della musica e dell’illustrazione per far risaltare la sinergia tra due espressioni artistiche tra loro molto legate, fonti di continua ispirazione reciproca. Oltre a un fantastico sito web attivo da ottobre e la fanpage di facebook, la promozione del progetto prevede anche una mostra itinerante sul territorio italiano, vendita del libro ed eventuali showcase e dj set delle band coinvolte, il tutto supportato da illustri media partner come la bibba indie italiana ROCKIT e la comunità degli eroi della fotografia analogica LOMOGRAPHY. Tra gli artisti coinvolti ci sono nomi cari alla nostra città come i Mojomatics, i Fine Before You Came, che proprio a Firenze affondano le proprie origini, e i Bud Spencer Blues Explosion che transitano sempre volentieri da queste parti. Questa la lista completa con nome artista e band di ispirazione: Alberto Becherini - Bud Spencer Blues Explosion Jonathan Pannacciò - Mojomatics Corrado Tiralongo - My Awesome Mixtape Francesca de Bassa - Uochi Toki Ester Grossi - A Classic Education Andrea Cazzagon - Smart Cops Mattia Lullini - Drink to me Fabio Rossin - Father Murphy Valeria Gargiulo - Ex-Otago Elvira Pagliuca - Movie Star Junkies Karin Kellner - Fine Before You Came Albano Scevola - Forty Winks Michela Picchi - Wildmen

connessioni di bernardo giachi

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Rumorama

www.rumorama.it - illustrazione: Alberto Becherini, “BUD SPENCER BLUES EXPLOSION - Frigido”


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un sex symbol al mese

una non precisata (ma di certo illuminata) mente alle prese con la vera essenza della bellezza il moderatore

Giacomo Crosa

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i ha sempre incuriosito la poca prestanza fisica della gran parte dei giornalisti radiotelevisivi che si occupano di Sport. Eccezion fatta per gli ex atleti prestati alla causa, solitamente impiegati come commentatori, l’epifania dei professionisti dell’informazione sportiva ha spesso impietosamente svelato un singolare campionario fatto di robotici replicanti come Piccinini, disastrosi simpatici wannabe come Marco Mazzocchi fino ai casi-limite Pistocchi o Varriale. Meno male che a un certo punto è apparso lui, Giacomo Crosa, ex saltatore in alto (6° posto a Città del Messico nel ’68), spalle larghe e sorriso abbagliante, occhio azzurro e ciuffata biondastra perfetti per Miami Vice, piuttosto che per Cologno

Monzese. Un phisique du role da anchorman statunitense piegato a mezzobusto del TG5, dove per lungo tempo ha imperversato nell’appendice sportiva. Ultimamente non lo si vede spesso, probabilmente per raggiunti limiti di età o forse per qualche epurazione di rete, ma qualche tempo fa l’ho intercettato nella telecronaca di incontri di boxe (ambito verso il quale non riservo ovviamente il minimo interesse), e devo dire che il Don Johnson de noantri si districava abilmente mostrando imparzialità ed una presunta competenza da non far rimpiangere mostri sacri come Franco Ligas o Rino Tommasi.

http://unsexsymbolallasettimana.blogspot.it

cara valentina di valentina

Ehi Lungarni! La sentite la Primavera eh? Bando alle ciance, le risposte in pillola le trovate sul mio facebook (Cara Valentina, cercatemi!), mentre qui sotto, bè... una storia un po’ complicata. Alla prossima! Valentina

C

ara F. H. (che stai per avere un figlio da un marito che non ami più, mentre già ami un altro uomo che ti ricambia),

attenzione a quello che io considero un errore blu, ovvero quello di pensare che un sacrificio porti mai a qualcosa di buono. Il sacrificio, nel senso cattolico del termine, ha su di sé il peso negativo della rinuncia e del rimpianto. E sai a cosa portano rinuncia e rimpianto? Solo ed unicamente ad avere qualcosa da rinfacciare nel caso, molto probabile, in cui il sacrificio fatto per l’altro non venga ricambiato. Inoltre credo che come è brutto privare l’al-

tro del sogno della vita, come dici tu rispetto al bambino che sta per nascere, è altrettanto brutto privare l’altro della possibilità di incontrare una donna che lo ami come tu non fai. Tu lo accontenti e ti accontenti. Due infelici in una botta sola, che potrebbero diventare tre quando vostro figlio sarà nato e come dicono, assorbirà tutte le vostre tensioni anche non manifeste. Da figlia di genitori che non si sono mai separati, ma che avrebbero dovuto farlo, ti dico che avrei preferito vederli in case diverse, piuttosto che nella stessa casa, ma rinchiusi ognuno nei loro rancori, davanti a due diverse televisioni.

Non posso mentire e dire che tutto andrà bene, perché sarà un disastro, una tragedia, dovrai gestire la rabbia ed essere comprensiva, dovrai dividere questo figlio fra due padri, ricordandoti sempre che quello vero ha la precedenza e non dovrai mai negargliela. Ma secondo me non hai scelta. Ignorare i tuoi sentimenti e rimanere col padre di tuo figlio vuol dire tornare sulla vecchia strada, che ti ha portato a fare quello che sembrava giusto, ma non era giusto per te. E come vedi non ha portato a nulla di buono.

scrivi a: caravalentina@lungarnofirenze.it


palestra robur

lezioni di ginnastica culturale per fiorentini

Piazza San Simone A Firenze ci sono dei non-luoghi che sfidano la toponomastica. Piazze non piazze, virgole nelle vie. Luoghi dove le architetture fanno luogo al passaggio. Stazioni di sosta accuratamente nascoste, portatrici di memorie antiche. Piazza San Simone è un recesso accanto a S.Croce, dalla parte dove sorgeva l’anfiteatro romano. Per molti è la piazza del Vivoli, affacciandosi lì l’omonima e famosissima gelateria. Per altri è un luogo adesso molto incasinato, ricetta-

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di leandro ferretti

colo di stremati turisti il giorno e di ubriachi rumorosi giovinastri la notte. Per altri ancora è il luogo dove sorge una tra le più antiche chiese di Firenze, quella dei Santi Simone e Giuda edificata dai Vallombrosani di Badia alla fine del 1100 e poi ristrutturata nel 1630 a seguito della disastrosa alluvione verificatasi cento anni prima. Una facciata pulita e geometrica incastonata tra le altre costruzioni, oggi consacrata al rito ucraino cattolico. Altri guardano invece accanto alla chiesa, allo stretto budello che la separa dall’edificio che a novanta gradi delimita la piazza. Lì anticamente c’era un vicolo, che fu poi riempito da locali divenuti un cinema dal nome sognante, Astro. Programmava pellicole di seconda visione fin quando, un bel giorno, si trasformò nel primo schermo che proiettava pellicole in lingua inglese. Era specialista in Camera con vista, che proiettava pressoché ogni giorno, in quegli anni Ottanta che declinavano inesorabili. “Astro - Piazza San Simone” ritornava come un elemento fisso nella litania dei tamburini: lì passavano le immagini delicate di James Ivory, quella Firenze pittorica un po’ odiosa ma terribilmente densa di nostalgie che accompagnava un passaggio epocale. Un giorno l’Astro chiuse e in quell’angolo si aprì un altro non luogo. Ne custodiamo fervidamente la memoria, soprattutto perché lo stanco turista e l’ebbro giovinastro sappiano prima o poi che dietro i loro passi ondeggianti un tempo si fece del cinema, e la gente sognò.

stop-down pillole di fotografia

di sandro bini

Dopo la fotografia

S

ia che venga concepito come una “normale” evoluzione mediatica o come una vera e propria rivoluzione, il “digitale” porta nuove logiche di funzionamento nel campo delle immagini. Il primato dell’immagine sulla realtà nel mercato globale, il passaggio dalla osservazione diretta alla teleosservazione conducono a una condizione di “attenzione parziale continua” in cui le immagini sono significati codificati con i quali si può giocare, e il fotografo digitale il “disc jockey visivo del postmoderno”. “Dopo la fotografia” di Fred Richtin esami-

na in maniera lucida e approfondita i modi attraverso i quali la “rivoluzione digitale” ha modificato la nostra fruizione delle informazioni visive. Il problema più serio secondo Richtin è quello che la fotografia col digitale, per la sua facilità e popolarità di manipolazione, rischi di perdere il suo valore etico e sociale di documento e testimonianza. Nel fotogiornalismo la mancanza di standard universali di controllo e verifica delle immagini e la diffusione delle “photo opportunities” (situazioni reali messe in scena per essere fotografate), contribuiscono infatti allo scetticismo generale, con l’im-

pellente necessità di stabilire limiti e controlli per la stampa giornalistica e le pubblicazioni on line. Inoltre se Szarpkosky nel suo famoso saggio “Mirror e Windows” distingueva la fotografia-specchio (di espressione della soggettività del fotografo) dalla fotografiafinestra (di esplorazione del mondo), per Richtin con l’avvento del digitale e del web viene introdotta la fotografia-schermo, quella che lui definisce iperfotografia o fotografia intertestuale (parte di una “rete” di media dinamici collegati tra loro tramite link). Per Richtin l’iperfotografia ha grandi possibilità di sviluppo proprio nell’ambito dell’informazione e dell’approfondimento giornalistico, in quanto la fotografia, di per se aperta ad una molteciplità di interpretazioni, necessita di precise forme e mezzi di contestualizzazione che grazie alla nuova formula del photo essay sul web o del multimedia (di cui illustra significativi esempi) può divenire una forma di interrogazione collaborativa e polifonica, mappa di territori da scoprire, in un processo di interpretazione bilaterale e aperto.


10 palati fini di gianluca volpi

Il cioccolato al gelsomino alla corte De’ Medici L

a cioccolata ha le proprie origini nel nuovo continente e, come molti altri prodotti, è giunta in Europa dopo la scoperta dell’America. I Maya e gli Atzechi erano grandi consumatori di cioccolato, e Montezuma pare ne consumasse molte tazze al giorno, in particolare prima di onorare le sue numerose mogli. Del resto la bevanda degli dei è sempre stata associata, nella storia, all’amore e al sesso: dopo Montezuma ne hanno cantato le virtù erotiche il marchese De Sade e Giacomo Casanova e, nella Francia del ‘700, se ne sconsigliava l’uso alle giovani, perché faceva “ribollire e bruciare il sangue”. Il cioccolato arriva in Italia alla fine del ‘500, grazie al fiorentino Francesco Antonio Carletti, che visita le piantagioni di cacao in Sudamerica e rimane impressionato da questo frutto straordinario. La biblioteca nazionale centrale di Firenze conserva molti scritti seicenteschi sul cioccolato, e nella Firenze del tempo erano di gran moda le ricette a base di “cioccolatte” realizzate dal grande scienziato Francesco Redi, l’archiatra speziale alla corte dei Medici. In particolare si ricordano le ricette a base di scorze di limone e muschio e la più famosa a base di gelsomino, di cui l’archiatra non

volle mai rivelare la segretissima ricetta. La ricetta del cioccolato al gelsomino pare, infatti, fosse quasi un segreto di Stato, che il Granduca custodiva gelosamente. La ricetta poteva essere diffusa oralmente, ma non doveva essere scritta, affinché l’uso di questa prelibatezza fosse circoscritto alla nobiltà vicina al Granducato, e pertanto la si beveva nei salotti nobiliari, ma nessuno osava divulgarla in forma scritta. Solo a partire dal 1712, la prelibatezza di Francesco Redi, fu inclusa in un ricettario. Ma ormai i gusti erano cambiati ed il gusto barocco e complesso della cioccolata al gelsomino era stato sostituito da quello moderno e cosmopolita della società dei lumi! La ricetta: “Piglia caccao torrefatto, e ripulito e stritolato grossamente libbre 10. Gelsomini freschi sufficienti da mescolar con detto caccao, facendo strato sopra strato in una scatola o altro arnese, e si lasciano stare 24 ore, e poi si levano e si tornano a mettere altrettanti in esso caccao, facendo strato sopra strato come pri-

ma; e così ogni 24 ore si mettano gelsomini freschi per dieci o dodici volte. Poi piglia zucchero bianco buono asciuto libbre 8. Vaniglie perfette once 3. Cannella fina perfetta once 6. Ambra grigia scrupoli 2 e secondo l’arte si fa il cioccolatte; avvertendo nel fabbricarlo che la pietra sia poco calda; ma che l’artefice lo lavori che non passi quattro o cinque libbre per massa al più, perché se scaldasse troppo la pietra, e perderebbe il suo odore”. La ricetta oggi sarebbe un po’ complessa da realizzare, tuttavia l’idea potrebbe essere interessante anche oggi e potrebbe valere la pena di trovare una soluzione contemporanea per recuperare i sapori e gli aromi della cioccolata barocca. Del resto la moda recente di stupire attraverso il cibo, è qualcosa che ricorda molto da vicino l’arte barocca di stupire lo spettatore, attraverso costruzioni mirabolanti e giochi d’acqua stupefacenti: noi ci accontenteremmo di farci sedurre e stupire dal cioccolato al gelsomino! www.cipollerosse.it


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Aprile 01 lun

08 lun

15 lun

PASQUETTA A FIESOLE - Piazza Mino (FI) ing. Libero MERCATINO DELLE COSE DEL PASSATO - Piazza Matteotti (Greve in Chianti) ing. libero CORSE DI PRIMAVERA - Buca del Palio (Fucecchio) ing. libero

LA ZIA DI CARLO - Obihall (FI) ing. 16 euro ODT+CHRISTOPH POPPEN+MICHELE MARASCO - Teatro Verdi (FI) ing. NP ITNS SISQT 2013 - Palazzo dei Congressi (FI) ing. NP LIVING FOLLIA - Teatro Everest (FI) ing. NP

MAMMA SALE PAPÀ PEPE - Teatro Cantiere Florida (FI) ing. 12/15 euro

02 mar

09 mar

16 mar

VIAGGIATORI - Ex Fila (FI) ing. 5 euro POPPER - Volume (FI) ing. libero LA TRAVIATA - Chiesa Anglicana di St. Mark’s (FI) ing. 15/30 euro

ROCCU U STORTU - Teatro Studio (Scandicci) ing. 12 euro TAPPIN’ ON THE RIGHT STRIDE - Caffetteria delle Oblate (FI) ing. libero PAUL GILBERT - Viper Theatre (FI) ing. 22/26 euro PEPPINO DI CAPRI - Teatro Verdi (FI) ing. 22/50 euro ENSEMBLE POLITEAMAPRATESE MUSICLAB - Ridotto Teatro Politeama (PO) ing. 5 euro VIVIANI VARIETA’ - Teatro della Pergola (FI) ing. 15/30 euro

FABBRICA EUROPA - Stazione Leopolda (FI) ing. NP IL PRATONE DELLA CASILINA - Ex Fila (FI) ing. 5 euro CONCERTACOLO DI CANZONI E ALTRE STORIE - Caffetteria delle Oblate (FI) ing. libero ELIO E LE STORIE TESE - Obihall (FI) ing. 22/36 euro ODT+DANIELE RUSTIONI+FRANCESCA DEGO - Teatro Verdi (FI) ing. NP LA TOSSE GRASSA - Volume (FI) ing. libero

03 mer

10 mer

17 mer

MIDDLE EAST NOW - Odeon, Stensen, Aria Art Gallery (FI) ing. 4/6 euro DINAMIKA LIVE FESTIVAL - Auditorium FLOG (FI) ing. 5 euro IMPROVISTI - Glue (FI) ing. libero FABIO GIACHINO TRIO- Ex Wide (PI) ing. libero THE PLACE BEYOND THE PINES - Teatro Verdi (FI) ing. NP

VINYLMANIA - Tender Club (FI) ing. Libero JAM SESSION - Ex Wide (PI) ing. gratuito

IN VIAGGIO CON CHE GUEVARA - Caffetteria delle Oblate (FI) ing. libero I FIORENZINI - Glue (FI) ing. libero ALESSANDRO PATERNESI P.O.V. 5TET - Ex Wide (PI) ing. 5 euro

04 gio

11 gio

18 gio

DUEL OPUS 2 - Teatro di Rifredi (FI) ing. 14 euro FAY HALLAM - Tender Club (FI) ing. libero AFTERHOURS - Viper Theatre (FI) ing. 15 euro DINAMIKA LIVE FESTIVAL - Auditorium Flog (FI) ing. 5 euro MOSTRA ELETTROTECNICA - Stazione Leopolda (FI) ing. NP UNA VITA STRAORDINARIA - Teatro Everest (FI) ing. NP IL TEATRO DELL'OPERA II - Teatro Studio (Scandicci) ing. libero

MATCH DI IMPROVVISAZIONE TEATRALE - Auditorium FLOG (FI) ing. 10 euro UN SAPORE DI RUGGINE E OSSA - Glue (FI) ing. libero PHONARCHIA - Tender Club (FI) ing. libero MARIO VENUTI - Sala Vanni (FI) ing. 15 euro ROY PACI CorLeone - Viper Theatre (FI) ing. 10 euro GIGI PROIETTI in C’È GENTE STASERA? - Teatro Verdi (FI) ing. NP LA MALATTIA DELLA MORTE - Teatro di Cestello (FI) ing. NP

MATCH DI IMPROVVISAZIONE TEATRALE - Auditorium FLOG (FI) ing. 10 euro LE BELVE - Glue (FI) ing. libero UNDERFLOOR - Tender Club (FI) ing. libero GIANNA NANNINI - Mandela Forum (FI) ing. 35/43 euro SALONE DELLO STUDENTE - Stazione Leopolda (FI) ing. libero GYPSY - Teatro Verdi (FI) ing. NP

05 ven

12 ven

19 ven

HOMO RIDENS - Teatro Studio (Scandicci) ing. 12 euro ITALIA WAVE SELEZIONI TOSCANA - Ex Fila (FI) ing. 3 euro BALKANIKA PARTY - Auditorium FLOG (FI) ing. 8 euro DAGGER MOTH - Rullante Club (FI) ing. libero TRAFFIC LIGHTS ORCHESTRA - Glue (FI) ing. Libero UNA COMMEDIA NERA - Teatro Lungobinario (FI) ing. 7/9 euro LETICIA SADIER from Stereolab - Tender Club (FI) ing. libero

GABER SE FOSSE GABER - Teatro Puccini (FI) ing. 10 euro AFRICA UNITE - Auditorium FLOG (FI) ing. 13 euro OFELIADORME - Glue (FI) ing. libero GEMMA RAY - Tender Club (FI) ing. libero BOBO RONDELLI - Teatro Politeama (PO) ing. 12/20 euro LE DONNE AL PARLAMENTO - Teatro Cantiere Florida (FI) ing 16 euro

IL MESTIERE DI RIDERE - Teatro di Rifredi (FI) ing. 14 euro ANTHONY B - Auditorium FLOG (FI) ing. 15 euro EARLY ONE MORNING - Museo Marino Marini (FI) ing. libero THE KOLORS - Tender Club (FI) ing. libero GIANNA NANNINI - Mandela Forum (FI) ing. 35/43 euro PAOLO BELLI BIG BAND - Viper Theatre (FI) ing. 18/22 euro CORRISPONDENZE - Teatro Everest (FI) ing.NP

06 sab

13 sab

20 sab

BLAWAN + NATHAN FAK - Viper Theatre (FI) ing. 15/18 euro MARTA SUI TUBI - Auditorium FLOG (FI) ing. 13 euro FULL OF SHAPE - Tender Club (FI) ing. libero MUSICA NUDA - Teatro Puccini (FI) ing. 17/20 euro NANCY - Teatro Everest (FI) ing. NP GINNASTICA ARTISTICA - Mandela Forum (FI) ing. 12/26 euro L’ACQUA CHETA - Teatro Verdi (FI) ing. NP

PRIVATE FLORENCE - Cuculia (FI) ing. libero MOVIE STAR JUNKIES - Ex Fila (FI) ing. 5 euro PANKOW + VENKMANS - Auditorium FLOG (FI) ing. 10 euro IORI’S EYES - Glue (FI) ing. libero HANG ON NIGHT - Tender Club (FI) ing. Libero INTERNATIONAL DRUM’N’BASS MEETING - Viper Theatre (FI) ing. 12/15 euro PETER BRÖTZMANN + PAAL NILSSEN - Museo Marino Marini (FI) ing. 12/15 euro

KARL MARX WAS A BROKER - Ex Fila (FI) ing. 3 euro LINEA 77 - Auditorium FLOG (FI) ing. 10 euro HANNAH WILLIAMS & The TASTEMAKERS - Sonar (Colle Val d’Elsa) ing. NP GIARDINI DI MIRO’ - Tender Club (FI) ing. libero MURCOF +AMELIE DUCHOW - Museo Marino Marini (FI) ing. 15 euro MOSTRA INTERNAZIONALE DELL’ARTIGIANATO - Fortezza da Basso (FI) ing. 5 euro RICCARDO 3 - Teatro Everest (FI) ing. NP

07 dom

14 dom

21 dom

VIVICITTÀ HALF MARATHON FIRENZE - Piazza S. Croce (FI) ing. NP LA CASA DEI GATTI - Teatro Everest (FI) ing. NP LA PIANELLA PERDUTA TRA LA NEVE - Teatro Le Laudi (FI) ing. NP LUCI DELLA RIBALTA - Teatro della Pergola (FI) ing. NP CAPPUCCETTO ROSSO - Teatro della Pergola (FI) ing. NP

STORIA DI UNA SIRENA - Teatro Puccini (FI) ing. 7 euro PACIFICO - Sala Vanni (FI) ing. 14 euro IN SUA MOVENZA È FERMO - Teatro della Pergola (FI) ing. 16 euro CAPPUCCETTO ROSSO - Teatro della Pergola (FI) ing. NP CONTRASTA - Tenax (FI) ing. NP

BIANCANEVE IL MUSICAL - Obihall (FI) ing. NP SE POTESSI AVERE MILLE LIRE AL MESE - Teatro Le Laudi (FI) ing NP FIERUCOLA DELLA CASA - Piazza S. Spirito (FI) ing. libero

7 aprile ore 17.00 LUCI DELLA RIBALTA 13 aprile ore 10.30 LE STRADE DEL CIBO 14 aprile ore 10.15/11.15/12.15 IN SUA MOVENZA E’ FERMO


Perché a Firenze non c’è mai niente da fare... 22 lun

29 lun

JOEY CAPE - The Cage Theatre (LI) ing. 12 euro GUNTHER STILLING - Palazzo Medici Riccardi (FI) ing. 4/7 euro

CECE’ - Saloncino della Pergola (FI) ing. NP

23 mar

30 mar

THE THREE LADIES IN BLACK - Caffetteria delle Oblate (FI) ing. libero LOS ITALIANOS - Ex Fila (FI) ing. 5 euro GIORGIO FALETTI - Teatro Puccini (FI) ing. NP

MELVINS - The Cage Theatre (LI) ing. 18 euro LA NOTTE BIANCA - Centro Storico (FI) ing. libero

24 mer

01 mer

NECESSARIA/MENTE - Auditorium FLOG (FI) ing. 10 euro ABBA TRIBUTE SHOW - Obihall (FI) ing. 15/25 euro BOBO RONDELLI -The Cage Theatre (LI) ing. 12 euro FIRENZE TANGO FESTIVAL - Obihall (FI) ing. NP

25 gio

02 gio

LAWLESS - Glue (FI) ing. Libero L’ALTRA + WALDO BEAT COLLISION - Tender Club (FI) ing. libero WU MING “RAZZA PARTIGIANA” - Sala Vanni (FI) ing. 10 euro EDOARDO BENNATO - Piazza Carrara (PI) ing. libero ANNA OXA - Obihall (FI) ing. 25/48 euro HARLEM GLOBETROTTERS - Mandela Forum (FI) ing. NP

26 ven

03 ven

LOS EXPLOSIVOS - Ex Fila (FI) ing. 5 euro MASSIMO GIANGRANDE - Glue (FI) ing. libero FOXHOUD - Tender Club (FI) ing. Libero THE MUSICAL BOX - Teatro Verdi (FI) ing. 18/45 euro L’AMORE SUI TETTI - Teatro di Cestello (FI) ing. NP CORRISPONDENZE - Teatro Everest (FI) ing.NP IL PIACERE DELL’ONESTA’ - Teatro Cantiere Florida (FI) ing. 16 euro

27 sab

04 sab

QUE VIVA ESPANA/ MOVIDA PARTY - Auditorium FLOG (FI) ing. 10 euro HOMEBREAKERS - Tender Club (FI) ing. libero FEDEZ - Viper Theatre (FI) ing. 15 euro RAPHAEL GUALAZZI - Teatro Verdi (FI) ing. 20/37 euro PINOCCHIO - Teatro di Cestello (FI) ing. NP

28 dom AMERICAN DREAM - Teatro Verdi (FI) ing. NP IL PRINCIPE GRANCHIO - Teatro Everest (FI) ing. NP CIOMPI ANTIQUARIATO - Piazza de’ Ciompi (FI) ing. libero FIESOLE IN FIORE - Piazza Mino (FI) ing. Libero VETRINA ANTIQUARI - Centro storico (Scandicci) ing. libero

05 dom

Dove Auditorium Flog Via Michele Mercati, 24 Firenze Biblioteca delle Oblate Via dell’Oriuolo, 26 Firenze Caffè LaCité Borgo San Frediano, 20 Firenze Cinema Odeon Via dÈ Sassetti, 1 Firenze Circolo Aurora Viale Vasco Pratolini, 2 Firenze Ex Fila Via Mons. Leto Casini, 11 - Firenze GLUE - Alternative Concept Space Viale Manfredo Fanti, 20 - Firenze Museo Marino Marini Via della Spada, 1 - Firenze Nelson Mandela Forum Viale Malta, 6 - Firenze NOF Gallery Borgo San Frediano, 17 - Firenze Nuovo Teatro dell’Opera Viale Fratelli Rosselli, 1 - Firenze Palazzo Strozzi Piazza degli Strozzi - Firenze Sala Vanni Piazza del Carmine, 14 - Firenze Stazione Leopolda Viale Fratelli Rosselli, 5 - Firenze Teatro della Pergola Via della Pergola, 18 Firenze Teatro di Rifredi Via Vittorio Emanuele II Firenze Teatro ObiHall Via Fabrizio De André, 50 - Firenze Teatro Puccini Via delle Cascine, 41 - Firenze Teatro Verdi Via Ghibellina, 101 - Firenze Tender Club Via Alamanni - Firenze Viper Theatre Via Pistoiese - Via Lombardia - Firenze


9/14 aprile

VIVIANI VARIETA’

Poesie, Parole e musiche dal teatro di varietà di raffaele viviani

con MassiMo ranieri

regia Maurizio scaparro

7 e 14 aprile ore 10/11/12 - saloncino centro di avviamento all’esPressione

alice cascHerina in

CAPPUCCETTO ROSSO sPettacolo Per bambini isPirato al Personaggio di gianni rodari

29 aprile ore 21.00 - saloncino centro di avviamento all’esPressione

CECE’

di luigi Pirandello

con sergio aMato,

raffaello gaggio, flavia Militello regia adele scuderi


take your time 15 piccoli itinerari in città di isabella tronconi

Il Paradiso È

difficile oggi immaginare che nell’isolato più o meno compreso fra Via del Melarancio, Via del Giglio (dal numero civico 29r all’avancorpo con lo splendido portone che dà su Piazza Madonna degli Aldobrandini) esistesse un tempo una proprietà signorile, con un parco talmente fiabesco da essere conosciuto come “Paradiso dei Gaddi”. I Gaddi, che risiedevano nel caratteristico palazzo con gli sporti sull’angolo tra Piazza Madonna e Via dell’Amorino, in Via del Giglio 13 avevano una “seconda casa”, l’unica a Firenze adorna in facciata non del busto di un Granduca Medici, ma di quello, in terracotta, di una Granduchessa, la chiacchieratissima Bianca Cappello (il busto è ancora in loco). L’area grosso modo corrispondente ai numeri 47r-57r di Via del Giglio, fino allo sprone con il portale che guarda verso le Cappelle Medicee, era occupata già nel Cinquecento da un magnifico giardino in cui i Gaddi collezionavano piante esotiche e rarissime “da molte parti dell’Europa, ma anche d’Egitto e da altre parti remotissime...cedri...limoni e dell’altre cose di

del Melarancio e lasciandoci Piazza Madonna alle spalle: lo vediamo anche, sulla destra (con lo stemma mediceo, probabilmente posticcio), in questa incisione di Jacques Callot che rappresenta La famiglia granducale alla Processione delle Fanciulle. All’estinzione della dinastia dei Gaddi, nel 1796, iniziò la dispersione della collezione e la decadenza del Paradiso, che venne acquistato nel 1830 dall’imprenditore Ferdinando Ulivieri. Questi ottenne il permesso di costruire fabbricati a un piano per quasi tutta l’estensione del giardino. Infine, nel 1922, il nuovo proprietario Cesare Galardelli fece edificare sui fabbricati dell’Ulivieri l’elegante stabile residenziale che ancora oggi vediamo, riconoscibile dall’intonaco ocra che imita il bugnato rustico fiorentino di arenaria macigno. Al civico 11 di Via del Giglio una targa commemora il soggiorno del poeta inglese John Milton nelle stanze di Palazzo Gaddi, quando il Paradiso, al di là del portone, poteva mostrarsi ancora in tutto il suo splendore.

perduto Napoli (S. Ammirato)...piante nobili come il ciriegio a grappoli...il lauro regio la mortella spagnuola l’uva spina...la framula lo scotano il frutto che fa le lacrime l’albero di giuda (A. Del Riccio)”. I Gaddi, inoltre, avevano eretto su parte dell’area del giardino una galleria, dove conservavano “nobilissime statue di marmo”, e di bronzo, e molti “quadri di pittura di buoni maestri (S. Ammirato)”. Le fonti descrivono questa galleria come una bellissima “Wunderkammer”, con meraviglie come tavoli indiani di alabastro, scettri indiani d’ebano e avorio, vasi ricavati da corni di rinoceronte, urne egizie. Ai primi del Seicento i Gaddi fecero disegnare al Cigoli il portale d’ingresso al Paradiso con i poliedri e lo stemma di marmo bianco sul frontone (la decorazione con l’arme dei Gaddi è andata perduta). Ancora oggi passiamo alla sua sinistra tutti i giorni, quando andiamo verso la Stazione di Santa Maria Novella imboccando Via

illustrazione di Jacques Callot


16 pellicole di caterina liverani

dal 3 aprile al 22 maggio 2013 Cinema Odeon / Auditorium Stensen Firenze

Primavera C Orientale onoscere, esplorare ed imparare ad amare cinematografie lontane ed esotiche facendole entrare a far parte del nostro gusto, della nostra sensibilità e della nostra esperienza culturale costituisce senza dubbio un’opportunità troppo preziosa per non approfittarne. Nel bel mezzo della straordinaria Primavera di Cinema Orientale al Cinema Odeon, inaugurata il 15 marzo dal Florence Korea Film Fest e proseguita con uno sguardo sulla new wave e il cinema d’autore di Hong Kong con la IV edizione di Hong Kong Film Panorama appena conclusosi, abbiamo ancora di fronte a noi tanti giorni di cinema, arte ed incontri che ci accompagneranno fino alla fine di maggio. Dal 3 all’8 aprile ritorna il Middle East Now - Immagini che raccontano il medioriente organizzato da Map of Creation: Iran, Iraq, Libano, Israele, Egitto, Giordania, Siria, Yemen, Emirati Arabi, Nord Africa e Marocco raccontati in quaranta film insieme ad eventi, dibattiti, arte e gastronomia. Cinema Odeon e Auditorium Stensen ospiteranno la IV edizione dell’iniziativa che porta nella capoluogo toscano il meglio del Medioriente contemporaneo senza censure. Tra le novità di quest’anno, assieme ad un focus sull’Afghanistan e il workshop Greenhouse Documentary, la presenza della graphic designer libanese Rana Salam, alla quale sarà dedicato un incontro e un temporaney shop, con un’istallazione in collaborazione con il Centro di Cultura Contemporanea La Strozzina. Il Marocco è il paese ospite speciale di questa

edizione: nei luoghi del festival la mostra “Le relazioni italo-marocchine: schegge di memoria sui rapporti Marocco-Italia” ricca di immagini di un incontro tra storia, diplomazia, cultura e amicizia a cura dell’Ambasciata del Marocco in Italia. In occasione del Festival, Firenze ospiterà inoltre la prima mostra italiana del fotografo anglo-marocchino Hassan Hajjaj spesso accostato ad Andy Warhol per la sua contaminazione tra cultura popolare e icone occidentali. Spazio alla gastronomia sulle pagine del Middle East Now Magazine distribuito gratuitamente nei principali locali di intrattenimento fiorentini o scaricabile sulla pagina facebook dedicata all’evento e interessanti spunti di riflessioni sulle tematiche discusse in questa edizione sul canale youtube dedicato al Festival dove già da qualche settimana circolano divertenti inchieste realizzate dallo staff per le strade del centro storico. Da quest’anno sarà possibile seguire e commentare tutti gli eventi legati al Middle East Now tramite l’hastag #MENOW4 su Twitter. Il 22 maggio partirà la terza edizione della Rassegna di Cinema Giapponese - Storie inedite del Giappone Contemporaneo. Grande attesa per l’anteprima italiana di The drudgery train (2012), storia di amore, amicizia e gelosia firmata da Nobuhiro Yamashita, re della new black comedy giapponese, dal

romanzo cult di Kenta Nishimura. Uscito nelle sale in patria lo scorso luglio e presentato allo Shangai Film Festival e al Chicago Film Festival si è già aggiudicato il Blue Ribbons Award, assegnato da una giuria di critici e scrittori di Tokio, nella sezione newcomer. Gli amanti dell’anime avranno l’opportunità di gustarsi The wolf children Ame and Yuki (2012) del regista e animatore Mamoru Hosoda, già autore della saga dei Digimon. Storia d’amore e di lupi mannari, vincitore del best animation film al Manichi film Concours e dell’Audience Award all’Oslo Film From the South Festival, il film sarà successivamente distribuito in Italia dalla Dinyt, una delle più prestigiose case editrici specializzate in anime e manga. Grande spazio sarà dedicato al cinema documentario, con una nuova sezione ad esso interamente dedicata, per approfondire tante delle realtà del Giappone contemporaneo con una particolare attenzione ai fatti legati al tragico terremoto del marzo del 2011. Amici di Lungarno e amanti del Cinema per essere sempre aggiornati sugli incontri, le rassegne, gli eventi, gli approfondimenti e tutte le news sulla Primavera di Cinema Orientale e molto altro ancora non dimenticate di piantonare la nostra pagina facebook! Buon Cinema a tutti voi!


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18 perle

di lorenzo becciani

Pankow L

a storia insegna che due pionieri come Maurizio “FM” Fasolo e Paolo Favati avrebbero meritato un successo molto più concreto di quello ottenuto in carriera ma siamo consapevoli che l’industria musicale è un ambiente alquanto bizzarro e che i più grandi protagonisti dei nostri tempi vengono spesso trascurati dalle masse mediatiche. ‘And Shun The Cure They Most Desire’ ci riconsegna una band intatta nello spirito e nel desiderio di sperimentare su retaggi industriali con l’introduzione di nuovi membri che ha permesso di completare un album ancora più ambizioso di ‘Great Minds Against Themselves Conspire’. Il loro rapporto con la musica nacque nel 1979 quando in tutto il mondo l’effetto dirompente del punk stava scemando. Due anni più tardi organizzarono il primo concerto in pieno periodo Joy Division. New wave e dark stavano cominciando a diffondersi e al tempo Firenze era piena di locali che insistevano su queste nuove sonorità. “Rispetto a Neon e Diaframma” - afferma FM - “abbiamo sempre cercato di avere un approccio più elettronico. Non ci interessava uno strumento convenzionale come la chitarra e proponevamo batteria, basso, due synth, sax e voce.” Nel 1983 venne distribuita la prima musicassetta, ‘Throw Out Rite’, seguita dal leggendario ‘God’s Deneuve’ che catturò l’interesse del movimento tedesco. “Avvenne tutto nella mia cantina nei pressi di Piazza Donatello. Avevamo affittato un quattro piste e la strumentazione per registrare dopo l’uscita degli altri membri. Al mio fianco era rimasto solamente Massimo Michelotti, fratello di Marcello dei Neon, poi abbiamo conosciuto Alex Spalck e si è subito creata la condizione ideale per produrre musica.” Il full length di esordio, ‘Freiheit Fuer Die Sklaven’,

uscito per Contempo segnò l’inizio della collaborazione con Adrian Sherwood e rappresentò un motivo di orgoglio per una nazione che poco aveva compreso il messaggio dei D.A.F., la neue deutsche welle e quello che Throbbing Gristle e Cabaret Voltaire avevano regalato ad intere generazioni. Da qualche settimana la discografia - ricca di altre gemme quali ‘Kunst Und Wahnsinn’, ‘Gisela’ e ‘Treue Hunde’ - è stata aggiornata con un album che sorprende per l’estrema varietà di soluzioni proposte a dispetto della sterilità disarmante del panorama internazionale. Ancora una volta il progetto si è evoluto e può vantare un approccio del tutto singolare alla strumentazione elettronica. Lo storico frontman Alex Spalck, ormai defilato, e l’ex NTRSN Bram Declercq si dividono il microfono e le melodie morbose di ‘Logophobia’ e ‘Mortality’ si insinuano nella materia cerebrale dell’ascoltatore non lasciandola più. Il confronto con la tecnologia e l’istinto hanno portato alla stesura di brani dalla struttura moderna come ‘Don’t Follow’ e ‘Escape From Beige Land’, rilettura da ‘Life Is Offensive’, che pure non nascondono la passione per le sonorità industriali che resero imperdibili gli anni ottanta. ‘Radikal’ e ‘Dirty Old Man’ sono invece sfacciatamente retrograde ed impiegheranno meno che niente a diventare dei classici per coloro che hanno sempre supportato la band. Per quest’ultima è stato girato un video. “Lo ha realizzato Isabella Panero con cui c’è da tempo un rapporto di profonda stima e amicizia. In passato ci ha seguito e filmato in tour. Quando ha sentito il pezzo se ne è innamorata subito.

La parte vocale risale a diversi anni fa e venne registrata in Australia da Alex Spalck durante le lavorazioni di ‘Great Minds Against Themselves Conspire’. In seguito ho ripreso quelle linee semplici costruendoci sopra una melodia. Adesso è completamente diversa dall’originale.” A livello promozionale è stata importante anche la pubblicazione di ‘Hogre’, mini uscito in autunno contenente diversi remix tra cui la versione Hogremics di ‘Dont’ Follow’ ed i contributi di Plastic Noise Experience e Binary Park. “È stata un’idea della Out Of Line quando l’album era già pronto. Adesso le etichette fanno così per tutte le band. Sapendo che i formati attuali sono destinati a scomparire cercano di offrire più materiale possibile alle persone. È servito soprattutto ad alimentare l’attesa tra i giovani che non ci conoscevano. Alla fine il risultato mi ha soddisfatto e le copie sono andate esaurite in circa una settimana. La copertina è nata quasi per caso. Un giorno ho visto l’immagine di un carabiniere con gli occhi allucinati su un muro fiorentino e cercando su internet ho scoperto questo ragazzo romano che disegna graffiti con gli stencil.” Un altro aspetto curioso da segnalare è che ‘And Shun The Cure They Most Desire’ esaurisce l’aria di ‘Dido And Aeneas’ di Henry Purcell, celebre compositore inglese di musica barocca della seconda metà del diciassettesimo secolo. Un riferimento non certo casuale. “Ho vissuto diversi anni in Francia, lavorato nei teatri come musicista residente e portato avanti la composizione di un’opera con cantanti lirici.”


startup 19 di sara buselli

Firenze e l’arte 2.0 F

irenze e contemporaneo non sono parole che troviamo spesso insieme in una stessa frase, ma da un anno a questa parte a colmare questa lacuna c’è DAY ONE. Che cos’è? È un progetto di servizi per le arti nato dall’idea di quattro giovani donne professioniste del settore culturale e della comunicazione: Ilaria Buselli (pittrice, web communication), Francesca Ferrari (music management, critica musicale), Lia Elisabeth Ginepri (attrice, educatrice) e Sara Buselli (management festival culturali, ufficio stampa). Il progetto è rivolto ad artisti di qualsiasi genere e nazionalità e a tutti i professionisti dell’arte (dal curatore al gallerista, dalla scuola d’arte al museo…) e vuole colmare l’attuale lacuna nell’organizzazione ed erogazione dei servizi culturali. Sulla piattaforma web www.dayone-art.com l’artista con pochi click crea l’evento in base alle proprie esigenze, sceglie le caratteristiche più adatte, lo immagina e lo progetta online, direttamente “dal divano di casa sua”, da qualsiasi parte del mondo. Dopodiché lo staff di DAY ONE si prenderà cura di tutti i dettagli: dalla scelta della venue al buffet dell’opening, dalla cura dell’allestimento all’ideazione della grafica del catalogo, dalla stampa di tutto il materiale promozionale all’ufficio stampa… DAYONE si distingue proprio per la comu-

nicazione moderna e multilingue, l’uso dei social media e i concetti di co-working e self-service. Non è solo un punto di contatto tra artisti e location per eventi, ma una vera e propria rete di competenze che si mettono al servizio dell’artista. Inoltre, gli allestimenti prodotti e curati dallo staff di DAY ONE sono creati secondo un approccio 2.0, ovvero utilizzando le nuove tecnologie dei QRCode e dei social media. Attualmente DAY ONE ha all’attivo numerose mostre con artisti nazionali e internazionali (Malesia, USA, Francia, Svizzera, Spagna, Grecia, Olanda, Repubblica di Macedonia, Nuova Zelanda, Belgio, Germania, Inghilterra, Svezia, Nicaragua) e ha ideato il “Festival of Contemporary Visions”, un festival internazionale di cultura e arte contemporanea che si terrà a Firenze da aprile a luglio 2013 e che inaugurerà il 6 aprile alle 19 presso il co-working fiorentino Multiverso. Special guest per l’inaugurazione del festival sarà il performer russo di base a Berlino Mischa Badasyan, che ci racconta la situazione dell’arte contemporanea internazionale:

non sono mai stato in Italia e sono onorato di essere stato invitato a Firenze per il Festival of Contemporary Visions. Sono molto entusiasta di esibirmi in questo festival e di confrontarmi con il pubblico italiano. Sono convinto che non esistono limiti all’arte, le forme e i generi stanno cambiando rapidamente. Questo è il motivo per cui sono curioso di ciò che la gente pensa e di come si chiamerà l’arte dei nostri giorni tra venti o anche dieci anni. Ma sono felice di vivere nel tempo presente. Usare il mio corpo per il processo artistico mi rende onesto con me stesso e con il pubblico. Non ci si può nascondere dietro cornici, pennelli, sculture, colori. Sei completo con il tuo corpo. Ma, citando una delle frasi più importanti dell’arte concettuale dice: “Io non sono un artista”, mettersi in una cornice per essere qualcuno non ti aiuta ad esserlo. Penso che l’arte si trovi in certi momenti della vita, come performer vorrei creare quei momenti senza doverli aspettare, per cambiare quello che mi circonda. Tra gli altri imperdibili appuntamenti organizzati da DAY ONE ricordiamo la rassegna “Giugno d’Africa”, in collaborazione con la Solid Rock Association del Ghana, che si terrà a Firenze da giungo a luglio 2013 in varie location cittadine. www.dayone-art.com


20 the italian game di ivan carozzi

scenari italiani

anni ’70 e ’80 in una prospettiva theitaliangame.tumblr.com retromaniaca Wojtyla: una delle foto pubblicate dal settimanale Oggi all’indomani della elezione a pontefice di Karol Wojtyla, il 16/10/1978. Forse è proprio, o anche, con questa infilata di foto private che si genera la narrazione del Wojtyla pontefice umano e simpatico. Wojtyla e la bicicletta. Wojtyla in un bosco, forse nell’atto di riallacciarsi le scarpe: un paio di sneakers molto simili al modello Chuck Taylor prodotto negli Stati Uniti fin dal 1917. Wojtyla non solo umano, ma sportivo.

Wojtyla si rade: un’altra delle foto pubblicate dal settimanale Oggi. Qui il futuro pontefice è stato fotografato e, molti anni più tardi, messo in pagina e distribuito nelle edicole, mentre si dedica alla più comune, urbana e quotidiana delle operazioni umane: radersi al mattino. Però nella frescura di un bosco.

Lotta Continua e l’ortofrutta: 1971. L’iniziativa di Lotta Continua a Pisa. PS: Un vaso di fiori viene lanciato da una finestra e colpisce un agente di polizia.

Elezioni 1976: I risultati delle politiche del 20 giugno 1976 in Toscana e a Firenze. A livello nazionale si registrò il diapason della espansione elettorale del Partito Comunista Italiano, che raccolse, infatti, un eccezionale 34,4% dei voti.

Manifesto DC: Una inserzione pubblicata dalla Democrazia Cristiana sui quotidiani, in occasione delle elezioni politiche del giugno 1976. Il linguaggio è quello dell’anticomunismo fobico che attraversa come una costante sentimentale e atmosferica tutta la storia della prima e della seconda Repubblica.

Clash: Il concerto dei Clash a Firenze nel maggio del 1981. Digitando su YouTube ‘Clash Firenze 23 maggio 1981’, è possibile ascoltare una diretta radio del concerto. All’inizio si parla di scontri. Il clima, forse semplicemente ricreato dal racconto e nella psicologia dell’inviato, è ancora quello teso e confuso dei concerti delle autoriduzioni di massa, presi d’assalto dai gruppi di Autonomia Operaia. Poi, prima del concerto, gli altoparlanti diffondono un pezzo spaghetti western di Ennio Morricone. Poi parte ‘London Calling’.


Parole

21

di sara loddo LA SCENA

piacevoli incursioni nel sottobosco locale

CARLOTTO, CAROFIGLIO, DE CATALDO “Cocaina” 200 pp. - Einaudi – 2013 La droga per eccellenza, la sola ad essere entrata nel tessuto sociale italiano. Come nessun’altra prima. Riguarda tutti: poveri e ricchi, imprenditori, prostitute, donne delle pulizie e lavoratori a cottimo in cerca di una spinta prima di una giornata in cantiere. Una droga capace di muovere grossi capitali, smuovere potenti, creare traffici e dinamiche complesse, mantenendo comunque una parvenza di normalità. Tre maestri del noir italiano la raccontano in altrettanti racconti, passando dagli informatori coinvolti nei traffici di frontiera del Nord-Est italiano ad un bar del Sud della Penisola, dove la cocaina rappresenta una variabile imprevista nella vita di un ex poliziotto, fino ad uno scenario che passa dai cartelli del Sud America alla Milano bene.

GIOVANNI DAVIDE PIRAS “Petali di piombo” 243 pp. – 011 Edizioni – 2012 Anni ’30. Siamo in Sardegna, quella delle montagne affacciate sulla costa occidentale, la Sardegna delle miniere e dei minatori, della fame, della guerra, delle fatiche e del Fascismo, dove la meraviglia di paesaggi incantevoli si contrappone alla vita di miseri poveri diavoli, costretti a lottare per arrivare al giorno dopo. Giovanni Davide Piras, al suo esordio letterario, ci regala un romanzo dettagliato e intenso, un romanzo corale che si insinua nelle viscere della terra, fino alle sue gallerie più profonde e instabili, raccontando i più intimi stravolgimenti di chi vive fra paure, speranze e polveri letali.

CATERINA POMINI “Ultimo agosto per sempre” 103 pp. – 2011 Una raccolta di racconti scritti in prima persona, tanti episodi legati da un unico grande tema ricorrente: la fine. La fine di un amore o di una vita, della propria, di quella di una persona cara o, talvolta, di un animale. In questi racconti, che somigliano a delle lettere di sfogo trasudanti rabbia e tristezza, Caterina Pomini racconta la fine e, quindi, l’abbandono. L’abbandono da parte di un uomo eternamente impegnato con un’altra, da chi non è mai stato in grado di esprimere sentimenti sinceri, fino all’abbandono da parte della propria esistenza, che sfugge in un ultimo sospiro.

ClassiQUE c’est Chic ALBERTO MORAVIA “Gli indifferenti” (285 pp. - Bompiani - 2000) Romanzo del 1929, scritto da un Moravia molto giovane, ma già abilissimo nel raccontare la corruzione e la decadenza della borghesia italiana, retta da apparenze portate all’estremo e da aridi rapporti di convenienza, come dimostrano “Gli indifferenti”, i personaggi che popolano il romanzo, privi di un qualsiasi valore umano e morale. Collocandosi all’interno di quel pensiero filosofico incentrato sull’esistenza individuale umana, l’esordio di Moravia rappresenta il primo vero romanzo esistenzialista.

4chiacchiere con lo psicologo...

un incontro al mese con uno psicologo per comprendere meglio il vivere quotidiano

20 aprile - 0re 18.00 LIBRERIA DI PSICOLOGIA - Via P. F. Calvi, 7b/r - 50137 Firenze

LA COPPIA: LE GIOIE E I DOLORI

Libri di Psicologia, Psicoterapia e Scienze Umane. Tutto il resto su ordinazione. Tel. 055.6266080 - Fax 055.6235889 - E-mail: voltatepagina.libri@tiscali.it www.voltatepaginalibreria.it

prossimo incontro: - i figli: questi sconosciuti


22

Suoni

di Lespertone

CHARLES BRADLEY “Victim Of Love”

DAVID BOWIE “The Next Day”

THE BLACK ANGELS “Indigo Meadow”

Daptone

Columbia

Blue Horizon

Si può esordire a 63 anni? Sì, se ti chiami Charles Bradley e in qualche modo, magari un po’ rocambolesco, entri in contatto con il signor Daptone, ovvero Gabe Roth, per gli amici Bosco Mann. Tentiamo di fare un po’ di ordine. Charles Bradley è un senza tetto che sopravvive a Brooklyn. Lo salva un programma di recupero per disadattati e, fra un lavoretto e un altro, la sera si esibisce in qualche squallido locale a giro per gli Stati Uniti facendo il verso a James Brown, suo idolo da sempre. Destino vuole che Charles lavori in un ristorante di San Francisco dove Brown si esibisce. Ovviamente Bradley si fa sotto, ma, senza troppi giri di parole, il padrino del soul gli dice di andare, mh, beh, a New York. E, nella Grande Mela, qualcosa funzione per il verso giusto quando Charles viene in contatto appunto con Gabe Roth che lo presenta a Thomas “TNT” Brenneck, l’uomo dietro il successo del catalogo Daptone. Il risultato è il fantastico debutto di “No Time For Dreaming”, uno dei dischi Soul più belli dell’ultima decade. Ripetersi dovrebbe esser complicato, ma formazione che vince non si cambia. Bradley e Benneck, quindi, sono nuovamente insieme per “Victim of Love”. I dolori e le lacrime dell’esordio lasciano spazio all’amore e alla speranza, il Soul di fine anni ’70 vira verso nuove soluzioni psych. È il disco che aspettavamo e volevamo da Charles, da oggi fra i grandi del Soul insieme a Otis Redding, Wilson Pickett, Darrel Banks. Ed ovviamente James Brown.

Alla fine non era poi così difficile, David. Bastava dimenticarsi gli anni ’90, dare un colpo di telefono a Tony Visconti, chiedergli di produrti il disco e trovare un modo intelligente e fresco, ecco fresco, per citare sé stessi. Perché questo è “The Next Day”. Una sorta di enciclopedia contenente, per la maggior parte del disco, le migliori cose fatte da David Bowie in carriera. Ogni tanto ci chiedevamo come stesse, alcune notizie non erano buone. Si era ritirato? Non stava bene? Poi il web ed i social media sparano il nuovo singolo ed annunciano il nuovo album. Buffo, al giorno d’oggi, che siano riusciti a tenere tutto così nascosto. E se il primo singolo ‘Where Are We Now?’, ci ha lasciati un po’ perplessi proprio per quei richiami tardo ’80, primi ’90, tutto già si è sistemato con ‘The Stars (Are Out Tonight)’ che di quegli anni invece mantiene il meglio. Ma il bello viene con altro, con il sax baritono e l’andamento sincopato di ‘Dirty Boys’, fra Morphine e Nick Cave, con la pazzesca ‘How Does The Grass Grow?’, forse il momento più alto e divertente con coretti allucinati e richiami alla Berlino che fu, e con il pop-rock di ‘(You Will) Set The World on Fire’. C’è lo spazio anche per qualche ballata, non molte a dire il vero. Su tutte la più fumosa, ovvero la conclusiva ‘Heat’. Meravigliosi i suoi archi. È pieno zeppo di belle canzoni, “The Next Day”, e noi ovviamente ne godiamo. Già eravamo felici del ritorno di Bowie. Che poi fosse così, onestamente, in pochi se lo aspettavano. Ducale.

Sebbene la provenienza geografica delle due band sia diametralmente opposta, esiste qualcosa che accomuna The Black Angels a Tame Impala. Non tanto perché a entrambe piace farlo psych – si tratta di psichedelia ben diversa l’una dall’altra – ma soprattutto perché le due band sono chiamate al definitivo salto dall’underground ad un pubblico più ampio. E se i Tame Impala ci sono oggettivamente già riusciti con l’ultimo “Lonerism”, siamo sicuri che la stessa sorte toccherà ai texani di Austin, The Black Angels. Concittadini dei 13th Floor Elevators di Roky Ericson, col quale hanno anche suonato come backing band – per questo accennavamo ad una psichedelia di riferimento diversa da quella dei Tame Impala, più beatleasiani in un certo senso – i The Black Angels trovano la quadratura del cerchio con “Indigo Meadow”, che è il loro quarto lavoro e che giunge dopo il già ottimo “Phosphene Dream”. Quadratura perché qui è tutto perfetto. La forma canzone è rispettata, le melodie da qualche parte ci sono, i momenti lisergici non mancano, organo e filtri, presenti. Ci sono anche tre o quattro singoli, niente male per una band che sin qui, poco ha concesso da quel punto di vista. Un viaggio del ventunesimo secolo trascendente, ricco di pathos e groove, al tempo stesso lisergico e tangibile. È pura sperimentazione sonora senza confini verso un sound ormai personalissimo che riesce ad essere moderno e vintage. Anche The Black Angels ci son riusciti. Acid fog.

LA SCENA piacevoli incursioni nel sottobosco locale UNEPASSANTE - “No Drama” (Anna the Granny) unePassante è il progetto di Giulia Sarno, palermitana di base a Firenze, con l’accompagnamento di Emanuele Fiordellisi e Michele Staino. Dopo un esordio orientato al folk, “More Than One In Number” del 2010, il nuovo album “No Drama” – che sin dall’abbinamento fra titolo e iconica copertina apre le porte a una salutare (auto)ironia – vira con decisione verso sonorità elettroniche, seppur con l’ausilio di una ricca strumentazione che comprende contrabbasso, archi e fiati. Un album da non perdere per vari motivi: perché il connubio tra sperimentazione e forma-canzone pop-rock è calibrato alla perfezione, perché i dieci brani in programma forniscono continue sorprese e al contempo arrivano a destinazione. C’è insomma sia sostanza compositiva, sia grande ingegno nell’elaborare arrangiamenti dalla raffinata modernità. A dimostrazione che un’altra Italia, in grado di comunicare col mondo senza complessi d’inferiorità, è possibile. E occhio al divertentissimo video del primo singolo “XMan”. Elena Raugei


l’italia sulla luna 23 di samuele alberti



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