Ticino Welcome N° 61

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SPORT / HOCKEY

CAMPIONI A CONFRONTO DI GABRIELE BOTTI

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he tipo di giocatore sei? «Mi potrei definire un “difensore offensivo”, un giocatore al quale piace pattinare, toccare con frequenza il disco, tirare in porta e, nel limite del possibile, provare a segnare. Non essendo altissimo e nemmeno pesante quanto altri miei colleghi, cerco di sfruttare la velocità in modo da anticipare le mosse degli avversari e farmi trovare sempre al posto giusto al momento giusto. Porto in pista tutta l’energia possibile, sfruttando quelle che ritengo le mie caratteristiche migliori. Ogni cambio è una sfida da vincere. Mi hanno insegnato che quando si sta sul ghiaccio occorre la massima disciplina e attenzione ed è un consiglio che porto con me ogni volta che scendo in pista, sia per un allenamento che per una partita. L’attitudine deve sempre essere la stessa».

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TICINO WELCOME / MAR - MAG 2019

UN AFFERMATO PROFESSIONISTA E UNA GIOVANE PROMESSA DELL’HOCKEY SI CONFRONTANO SULL’ATTIVITÀ AGONISTICA E SU VARI ASPETTI DELLA LORO VITA DI SPORTIVI. ELIA RIVA HA 21 ANNI, GIOCA NELL’HOCKEY CLUB LUGANO ED È UN DIFENSORE. NEI SUOI OCCHI LEGGI LA VOGLIA DI ARRIVARE IN ALTO, MA CI VEDI ANCHE L’UMILTÀ DI CHI SA BENE CHE LA STRADA DA FARE È ANCORA LUNGA. UN BELL’ESEMPIO DA SEGUIRE PER LE GIOVANISSIME LEVE. ALESSANDRO LUISONI, È INVECE UNA GIOVANE PROMESSA DELL’HOCKEY.

Cosa significa la parola “squadra” per Elia Riva? «L’hockey è uno sport collettivo ed è solo attraverso la compattezza del gruppo che si ottengono i risultati. È chiaro che poter disporre di compagni in grado di proporre la giocata decisiva in un momento difficile oppure di segnare 30 reti rappresenta un atout non indifferente, ma le squadre che vincono sono quelle che dimostrano durante tutto l’anno coesione e solidità». Un’altra parola: fatica… «Praticando uno sport fisico come l’hockey, è chiaro che la parte dedicata alla preparazione atletica diventa molto importante. Sì, si fa fatica, il ritmo è sempre elevato e… chi si ferma è perduto! (ride). Detto questo, devo aggiungere che però non mi ha mai pesato stare sul ghiaccio a sudare e a lavorare duro: so perfettamente che la base per ottenere buoni risultati personali e poi di squadra sta proprio nella qualità del proprio lavoro, nell’impegno che ci si mette a ogni ingaggio o a ogni esercizio. No, non ho un cattivo rapporto con la fatica. Va anche detto che con il tempo ci si abitua a lavorare con certi carichi e determinati ritmi, ciò che facilita almeno un po’ il nostro compito».

Si lavora tanto in pista, tantissimo a secco durante la preparazione estiva: ma come ci si comporta fuori dalla pista? «Da professionisti. Giocare a hockey è un lavoro, bellissimo, ma pur sempre un lavoro. Dobbiamo quindi rendere conto a chi questo lavoro ce lo ha dato, dimostrando di credere in noi. Per questo bisogna mantenere uno stile di vita adeguato, senza eccessi. Ovviamente, c’è anche lo spazio per divertirsi e vivere una vita “normale”, ma il focus va sempre indirizzato alla prestazione sportiva: ben difficilmente chi non ha disciplina fuori dalla pista sarà in grado di fare la differenza in positivo dentro la pista». Curi anche l’alimentazione? «Non ne faccio una malattia, anche se è chiaro che da sportivo faccio attenzione a non esagerare e a mantenere un equilibrio. Non è comunque mai stato un problema: diciamo che mangio bene, sano, in modo variegato (ma niente pesce e niente verdure) e con un certo criterio. La prima cosa che faccio al mattino? Bevo un caffè e faccio una buona colazione, e lo yogurt non manca mai».


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