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EDITORIALE
ADALBERTO BERTucci PREsiDEnTE cPO ROMA
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Care colleghe e cari colleghi,
lo scorso 23 aprile l'Assemblea dei Delegati Enpacl, per l’eccezionale e drammatica fase emergenziale che sta attraversando il Paese, ha adottato in favore dei Consulenti del Lavoro delle misure straordinarie: importanti interventi di riduzione e dilazione dei contributi obbligatori 2020 ed un notevole incremento, rispetto agli anni precedenti, dei fondi destinati alla solidarietà e mutua assistenza. Ecco alcune disposizioni approvate dall’Ente: in riferimento al contributo soggettivo, chiaramente in via eccezionale e solo per l’annualità corrente, la misura del contributo per l'anno 2020 è determinabile con facoltà di opzione tra l'applicazione dell'aliquota del 12% (6% per pensionati neoiscritti) e la misura fissa di euro 2.148 (1.074 per pensionati e neoiscritti). Per quanto riguarda il contributo integrativo, i colleghi con un volume d'affari IVA 2019 fino ad euro 7.800 sono esentati dal versamento del contributo integrativo minimo 2020. La riscossione dell’eccedenza del contributo integrativo per l'anno 2020 viene stabilità fino a 16 rate mensili di pari importo, non inferiore a 100 euro, in scadenza il giorno 16 di ogni mese, da settembre 2020 a dicembre 2021.
Il Provvedimento straordinario di incentivazione della regolarità
contributiva, deliberato nel novembre 2019, recante le misure sanzionatorie per inadempienze contributive, vista la difficile ed inedita situazione, viene stato posticipato al 1° marzo 2021. Da evidenziare inoltre che: l'assemblea ha rilevato l’urgente e in
differibile necessità di adottare misure di natura assistenziale a favore dei consulenti del lavoro nonché delle loro famiglie. Gli stanziamenti al riguardo previsti nel bilancio 2020 sono stati ritenuti insufficienti, in relazione al numero elevato ed imprevisto di potenziali beneficiari. Pertanto, considerato che la ENPACL svolge compiti di solidarietà e mutua assistenza, l’importo destinato nel 2020 ad assistenza è stato elevato da 4,0 mln euro a 18,7 mln di euro.
Le attuali contingenze degli assistiti e le iniziative deliberate in assemblea da parte dell’Enpacl, inserite nel reale contesto di una crisi globale sanitaria ed economica, mai visti prima nella contemporaneità, purtroppo non hanno ottenuto l'approvazione da parte dei ministeri vigilanti. Tale diniego recante la motivazione “nell’impatto negativo in termini di saldi di finanza pubblica” ha vanificato l'impegno dell'Ente e la sua missione istituzionale, che doveva essere considerata nell'ottica del lungo periodo e non meramente nell’impatto finanziario immediato. Sostenere i Consulenti del Lavoro oggi, seppur con rilevante sforzo economico, permette nel lungo termine di garantire la ripresa dell'attività e la conseguente sostenibilità del sistema previdenziale. Il Presidente Enpacl, Alessandro Vesparelli, al riguardo: “provoca in
dignazione constatare che non sia stata compresa dal Ministero del lavoro e da quello dell'economia la rilevanza dei provvedimenti, in termini sociali e previdenziali, nonché il sacrificio, in termini di adeguatezza, che la Categoria era pronta a sostenere pur di essere messa nelle condizioni di superare, con proprie risorse, questo momento di straordinaria difficoltà”.
I provvedimenti sopra menzionati, erano stati studiati e valutati con attenzione e concepiti allo scopo di salvaguardare la sostenibilità del sistema pensionistico nel medio periodo non intaccando la spesa pubblica ma autonomamente, mediante il risparmio previdenziale accumulato nel tempo dagli iscritti, consistente in un patrimonio Enpacl pari a circa 1,3 miliardi di euro.
Molti studi professionali di consulenza del lavoro, hanno risentito pesantemente della crisi. Basta considerare che il target di clientela della Categoria è rappresentato principalmente dalle micro e medie imprese, che più di ogni altra sono state colpite dalla crisi. L’Enpacl è stato privato della propria autonomia decisionale e gestionale, stabilita dal legislatore con il D.Lgs. n. 509/94. Tale diritto viene meno in un momento di estremo bisogno, in cui il tesoro dell’Ente avrebbe potuto fare la differenza per numerose famiglie in grave difficoltà. È stata negata all’Istituto la possibilità di adempiere ad un suo principio fondante e istituzionale: la solidarietà e la mutua assistenza per i propri iscritti.
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