1 - Scarponi da telemark

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polpaccio e sci. Chiaramente in questo caso lo scarpone sopperisce alle perdite di equilibrio all'indietro, se fosse libero di piegarsi anche all'indietro ad ogni sbilanciamento posteriore dovremmo impegnarci a recuperarlo perdendo ritmo, energie e piacevolezza nel concatenare le curve. Chiaro che il SIT deve permettere l'oscillazione posteriore quando si cammina vuoi con le pelli vuoi a piedi. Punto 2 Se la caviglia potesse compiere tutta l'escursione naturale ci troveremmo a naso nella neve molto spesso e non riusciremmo a premere sugli sci con efficacia. Dovremmo inviare due tipi di comando alla stessa: piegati e smetti di farlo. Mentre il SIT deve porci nella condizione di lanciare l'impulso “piegati!” lasciandoci proseguire nello stesso sentendo che il piegamento va riducendosi per opposizione graduale dello scarpone. Come già detto il piegamento all'indietro deve avere un fine corsa nella posizione verticale altrimenti sarebbe il sedere a trovarsi spesso nella neve. Punto 3 Qui è dove l'alchimia del SIT deve dare il massimo. I punti 1 e 2 portano ad utilizzare plastiche di una certa densità che sono troppo morbide per ottenere il punto 3. Perchè lo sci prenda di spigolo il SIT deve avere qualità torsionali tra gambetto e scafo e a livello del soffietto di qualità rigida. Lo sci, specie quelli larghi che sempre più sono ai piedi dei telemarker, perchè si metta di spigolo e poi tenga, una volta sottoposto a tutte le leve a cui è sottoposto, deve essere rigido lateralmente. Oggi tutto questo è possibile ottenere sia con le doppie o triple iniezioni o con l'utilizzo di nuovi materiali tipo fibre e carbonio. Ma troppo spesso i produttori alzano molto il gambetto e questo non è sempre un vantaggio. Un gambetto alto e rigido fa “agganciare” troppo bruscamente lo sci interno, prima di riuscire a caricarlo. Per agganciare si intende sentire che lo sci interno prende troppo di spigolo e troppo presto. E così non segue la giusta traiettoria. La compattezza piede scarpone è legata come detto ai giusti volumi. Qui si arriva ancora una volta all'alchimia tra scafo e caratteristiche in termine di forme del piede, quindi è una qualità dell'azienda e del proprio piede. Indubbiamente forme dello scafo sagomate e non amorfe aiutano molto. Punto 4 Nello scarpone la seconda articolazione che il SIT deve rispettare è il metatarso. Il famoso soffietto deve concedere la possibilità al metatarso di muoversi secondo natura ma anche in questo caso non può essere “inesistente” e neppure troppo duro. Se troppo molle ci si sentirebbe cadere, se troppo duro ostacolerebbe l'uso del metatarso e distrarrebbe lo sciatore che dovrebbe impegnarsi troppo a fletterlo. In sintesi: un soffietto che si sente, che piega regolarmente, che oppone la giusta resistenza e in modo omogeneo dall'inizio alla fine della sua escursione. Punto 5 Chiaramente amalgamare i punti 1, 2, 3 e 4 significa arrivare alla pastosità del punto 5. E' sgradevolissimo usare scafi morbidi con gambetti duri. L'uno cede sotto la pressione dell'altro. Indubbiamente il punto 5 oltre che essere una qualità può darsi debba essere il prodotto di un “compromesso” tra i vari punti. Infatti se il punto 1 e 2 e 3 e 4 sono qualità assolute il punto 5 inizia ad essere “border line” perchè deve fare i conti con la soggettività del singolo sciatore in termini anche di piacevolezza e adattamento alle caratteristiche antropomorfiche e tecniche dello sciatore (peso, altezza, aggressività sciistica, etc ...).


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