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I FOSFENI PITTORICI di

Teri Volini

L'aria e l'acqua, il fuoco e la terra, la flora e la fauna, la donna e l'uomo sono i primari e i primati essenziali ed umorali della pittura voliniana che ingravidano le tele e le riempiono di una filiazione sciamica fittissima e apparentemente caotica che poi genera un mondo di luce: una luce acquatica che si muove nelle alghe del colore a brillare le forme e le figure con la sostanziale apparenza di una realtà esoterica ed esotica, fiabesca e affabulata; una luce lenta che penetra nei barbagli a mimetizzare le forme che si scoprono uniche ma anche universali, parti ma anche tutto.

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Una luce sorda, siderale che crea lo spazio nella mancanza di spazio, che sostituisce uno spazio immaginato con uno spazio fittizio che è tutto incarnato in un bestiario vegetale fortemente simbolico quasi a delineare una pittura altamente tensiva, altamente compositiva, altamente armonica, altamente sinfonica.

L‟aria è acqua e l‟acqua è aria: l‟aerealità e l‟acquaticità sono la condizione vivente del mondo voliniano.

Poi arriva il fuoco, e Volini prometeicamente incendia tutto con i suoi gialli, i suoi azzurri, i suoi rossi.

L‟aria e l‟acqua s‟illuminano d‟immensità, gli alberi e i fiori e i frutti crepitano di laghi di schegge di luce mentre i cavallucci marini, i corpi femminili passano da ritmi ondosi a vorticose trasparenze cosmiche.

Poi arriva la terra e si fa pulviscolo e polline, semina ombre di montagne e colline e pianure e fondi marini, genera corpi magnifici e splendidi: corpi chiari, corpi lunari.

Poi è il cosmo: una pioggia cosmica cade finemente e fittamente su tutte le cose dell‟universo, come miele le avvolge, le tempera e le stempera sino a ridurle a favi di luce che sprigionano colate e lampi cromatici.

Poi è l‟universo, fatto di tanti nidi di stelle e di meteore, di tanti nuclei incantati, di tanti buchi neri, di tanta energia che si orchestra e attira - e ci attira - in un vortice policromamente sonoro che si fa e si disfa, che si crea e si annulla in un gioco di ricerca e di mimesi fantastica e meravigliosa …

Pasquale Totaro-Ziella

Dalla presentazione alla mostra “Il Risveglio della Dea”, Potenza 1997Milano 1998

L’aurorale creazione del femminile in Teri Volini

Il pittorico di Teri Volini è un fantastico, rigoglioso mondo primigenio, tessuto fittamente ed intensamente di elementi aurorali che hanno sicuramente la propria origine in un mondo ancestrale e sognato.

È creazione fantasmagorica di originalità, d‟innocenza, che accentua la sua malia nella freschezza delle movenze, nella trasparenza dei corpi, nell'ineluttabilità delle storie.

Le sue tele sono fiorite, composite, complesse nei colori immersi nell'aria e nell'acqua, a galleggiare con quella leggerezza che solo l'iniziale creazione originale, solo l'iniziale purezza può infondere, con un incanto fascinoso e affabulatorio di un'esistenza edenica incentrata in un mimetismo silvestre, in un bagno in fieri, in una catarsi celestiale

Teri Volini "racconta" favole (ma l'artista ha coscienza di ciò); favole sensazionali che coinvolgono tutti i sensi senza lasciare un respiro, senza lasciare un solo vuoto nell'apparato narrativo.

Queste tele sono sonore, cantano i canti all'origine della vita; sono palpabili, toccano la sostanzialità dell'anima; sono gustabili, danno piacere alla gola; sono odorabili, inebriano la mente, sono sconvolgenti, ricreano la nostra umanità.

La tessitura è fitta di richiami e di rimandi, di echi e di rimbombi, di visioni e di sogni: e non lascia spazio, neppure il tempo per un atto di fiato, per un respiro.

Tutto - in questo incantesimo - è pieno. La trama, sempre delicata e sensibile, si tesse in un'orditura finemente elaborata con la maestria consapevole del segno e del disegno, senza prima o dopo, ma tutto sullo stesso livello, tutto nello stesso momento.

Nelle opere, i soggetti sono protagonisti, sono strati, sono scene, sono architetture; sono narratori e narrati, spazi e volumi - se di questi ultimi si può parlare - sono ombre e sono luce, sono pieni e sono vuoti; sono tutti sul fondo e sono tutti in primo piano, sono tutti al centro e sono tutti in periferia.

Non esiste, in questa concezione stilistica, il privilegiamento. Le cose si creano tra loro e tutto nasce dal colore.

I protagonisti delle favole di Volini sono la flora e la fauna marina, la flora e la fauna terrestre, senza il disdegno di piante e fiori fantastici nel crepitare dell'universo.

Il tutto s‟inserta in nastri e festoni, in ghirlande, in vie lattee, flussi di luce, movenze d'aria, camminamenti di fughe.

Questo mondo, così perfetto nella sua costruzione, è retto sempre da figure femminili: per Volini il femminile è creazione.

La cristallinità che Volini riesce a dare alle sue opere è così equilibrata che basterebbe una punta di spillo per frantumarla.

In quest‟architettura, niente è lasciato al caso, tutto ha un suo significato. In quest‟ orchestrazione, la scala dei toni è essenziale, ma la scala dei timbri e ancora più fondamentali. I timbri costituiscono l'apparato armonico di tutta la composizione e scandiscono cromaticamente i tempi e gli spazi, misurano le ampiezze spettrali e le differenze.

L'apparato pittorico, sempre densamente animato, è popolato da una cromia serena che tesse un'impalcatura pura ed energica, forte nella sua impalpabilità.

La pittura di Teri è nelle ali di una farfalla: la densità dei blu, la luminosità dei gialli e dei bianchi, la morbidezza dei verdi e dei viola, la forza dei rossi, la durezza dei neri, creano un panno di velluto con riflessi accattivanti, con luccichi evanescenti e insistenti.

Teri Volini è una maga che legge nel caleidoscopio della natura tutta la bellezza possibile. Il mondo è da scandagliare e come una rabdomante, l'artista sonorizza i fondi marini, gli spazi celesti, le terre fiorite di una musicalità virginale e armonica.

All'opera voliniana dà grande sostegno la frequentazione dei poeti, che spesso la ispirano e la sostanziano. Per sostenere questo mondo, la pittrice ha bisogno di muoversi su grandi volte, per grandi spazi, per grandi tempi: per cicli. Non sono sufficienti le singole opere, i singoli periodi. I cicli hanno l'ampiezza del suo respiro e la giustezza della sua espressione.

E Volini si muove in questi dettati come in ambienti naturali, dai quali prendono le mosse i cicli e le performances, che diventano fili/azioni. Per la sua espressione non sono più sufficienti la tela, il colore, il disegno; sono necessarie Azioni, Ambient/azioni, Attiv/azioni, Install/azioni, coinvolgimento del pubblico dell'ambiente, del pubblico e della natura…

Pasquale Totaro - Ziella – dalla presentazione in Catalogo Mostra Spinoso - 2002