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Nota biografica
Teri Volini, artista impegnata in una ricerca che attualmente perdura, ha esposto in pittura dalla metà degli anni ‟80 le magiche suggestioni de La Montagna Stregata, ispirata alla sua terra di origine, la Basilicata e le Dolomiti lucane di Castelmezzano-Pietrapertosa, seguita da altri importanti cicli di opere, presenti in oltre 90 mostre personali in sedi regionali, nazionali (tra cui Milano, dove ha uno studio d‟arte e un‟esposizione permanente delle sue opere), ed estere, con notevoli riscontri di critica e di pubblico.
Studiosa di culture, lingue e letterature straniere ha soggiornato a lungo in Francia, a Grenoble, Lione e Parigi, dove ha seguito corsi di civiltà, arte e teatro alla università Sorbonne, laureandosi successivamente con una tesi sul teatro di Jean Anouilh.
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Dalla fine degli anni ‟90, utilizzando diversi linguaggi espressivi (pittura, scultura, poesia, manifesti d‟artista, ricerche, e conferenze e incontri con i giovani), con opere capaci di instaurare un nuovo rapporto con la Natura e l‟Umanità, l‟artista si è consacrata maggiormente all‟impegno civile e ambientale, proponendosi di attivare un nuovo rispetto per il pianeta, percepito non più come un oggetto da sfruttare e contaminare, ma come Terra Madre, nutrice di tutti i viventi.
In stretta connessione con la filosofia di Josef Beuys, Teri ha fiducia in un’arte estesa a tutti gli aspetti fondamentali della vita e che dia all‟impegno nella società un posto importante, un‟arte che, partendo dalla difesa della natura e preconizzando un tempo in cui arte e vita siano coincidenti, e nel quale sia possibile riconquistare l‟incanto gioioso di ronte alla bellezza e il mistero della vita sulla terra, sia capace di compiere “operazioni ecologiche, spirituali, autenticamente umane”.
A tal proposito, sottolineando la necessità di una maggiore responsabilità sociale dell‟artista contemporaneo/a , in linea con le più avanzate concezioni dell‟Avanguardia, Teri parla, nei suoi scritti, di arte coinvolgente, in modo che il pubblico non sia solo spettatore e fruitore ma anche - insieme all‟artista- collaboratore e coprotagonista, e contemporaneamente, anticipando alcune fondamentali novità estetiche attualmente operanti nel 3° millennio, di “ridefinizione” o “riconversione dell’arte”.
Quanto al ruolo di operatrice culturale svolto, si dirà che Teri Volini e il Centro d’Arte e Cultura Delta da lei diretto, per favorire la pratica dei valori che attengono al vivere civile e alla “sostenibilità” sociale e ambientale in ambito locale e planetario, si sono fatti promotori di un’impresa morale e culturale definita “Operare la pace”, il cui scopo è di attivare, insieme alla coscienza e pratica della Pace, il rispetto reciproco delle pratiche religiose e culturali di tutti i popoli della terra.
L‟intervista parte da quella a me rilasciata dall‟artista in occasione di una sua mostra intitolata RiVelazione, allestita nel 2004 a Potenza, nella Cappella dei Celestini, che conserva a parer mio un preciso valore di attualità, perché serve a testimoniare i cambiamenti avvenuti nella sua visione dell‟arte così sostanziali da farci pensare ad un‟autentica svolta già in corso nell‟arte di Teri a quella data e che si sostanzia di preziose, reciproche riflessioni d‟arte e vita in un continuo, pressante contrappasso tra intervistatore e intervistata.
É stato d‟obbligo per me aggiornarla - seppure parzialmente - data la mole e la significanza delle realizzazioni che Teri ha concretizzato negli ultimi 10 anni, per illustrare le quali occorrerebbe più di un„intervista …
Dell‟aggiornamento fa parte l‟immissione di link attivi, come oggi usa nei documenti ipertestuali, che possono essere aperti e consultati dal lettore ampliando la conoscenza sostanziale e visiva degli argomenti trattati .
Marino Faggella
Marino Faggella
Marino Faggella, autore e saggista, laureato in lettere classiche presso l‟Università “Federico II” di Napoli, vive e lavora a Potenza. Prof. Emerito di Italiano e Latino nei licei, ha per più di dieci anni svolto attività di docenza presso la Scuola di Specializzazione dell‟Università della Basilicata.
La sua lunga esperienza professionale è testimoniata dall‟attività di aggiornamento in qualità di realizzatore di progetti, di ricerca e innovazione didattica (Latina didaxis, aggiornamenti sulla didattica del latino nella scuola liceale), di coordinatore e docente relatore in corsi e seminari svolti “intra moenia” e all‟esterno con partecipazione di enti quali UNIVERSITÀ, IRRE, CIRMES,USB,
Si è occupato di studi storici, classici e moderni, pubblicando su Orazio diversi articoli e saggi.
I suoi interessi di studioso sono stati rivolti, inoltre, a temi di linguistica e critica letteraria (Genesi e caratteri dello strutturalismo dal formalismo russo alla semiotica; La critica militante di L. Sinisgalli; Manzoni tragico; L. Pirandello, dalla narrativa al teatro; Leopardi-Proust, la ricerca del tempo e il procedimento della memoria involontaria; G.Leopardi, natura e ragione e il reagente della religione); e alla storia e alla cultura del Sud e della Lucania.
Intervista a Teri Volini, artista biofila
Ha svolto consistenti studi su Sinisgalli, apparsi su riviste e periodici. Ha pubblicato i volumi: L. Sinisgalli, un poeta nella civiltà delle macchine (1996, saggistica), Il nulla nominato, studi sul pensiero e sull‟opera di G. Leopardi (2002-05, saggistica), Sulla Via Appia ad incontrar le Muse, lucanità di Orazio ed altri saggi (2005, saggistica), Il 600 (2006, ipertesto), Ai piedi del Cristo. Maratea tra memoria storica e vocazione turistica (2007, saggistica).
Collabora a diversi periodici ed è direttore e caporedattore della rivista on line “Il Capricorno”
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Di

Intervista
Marino Faggella: Più che aspettarsi inizialmente una domanda da parte dell‟intervistatore, come solitamente accade in ogni intervista, l‟intervistata ha inteso subito ribaltare il procedimento, volgendomi essa stessa per prima provocatoriamente la seguente domanda:
Teri Volini: Non so se tu conosci tutte le opere che io ho prodotto di recente e anche nel passato…
M.F. Devo riconoscere che la mia memoria riguardante la tua attività di pittrice si ferma a metà degli anni ‟80, per cui devo ammettere di avere un vuoto che per essere colmato richiede una breve ricostruzione storica. Innanzitutto vorrei sapere quando è avvenuto il tuo trasferimento a Milano.
T.V. Ho compiuto questo passo negli anni ‟90. In realtà non si è trattato di un vero e proprio trasferimento, ma, come io la definisco, di una “transumanza” . Ho effettuato dei passaggi cadenzati nel tempo anche per ragioni affettive dovuti alla presenza a Potenza della mia anziana mamma, che ora purtroppo non c‟è più.
Così ho dovuto organizzare una vita “doppia”, con periodica residenza in Basilicata e in Lombardia, fermandomi alcuni mesi nell‟una e poi nell‟altra, con lunghi periodi anche in altre regioni come il Lazio, la Toscana, il Molise e soprattutto la Calabria, dove trascorrevo spesso i primi mesi autunnali per attività di studio e riflessione, oltre che per preziose esperienze di vita comunitaria e creativa con gruppi di persone speciali provenienti da tutta Italia. Sulla costa tirrenica, a Capo Vaticano, fra Tropea e Santa Maria di Ricadi sono state concepite e/o realizzate molte delle mie opere performative tra cui il Documento di pietra, e diverse ricerche e poemi. http://www.terivolini.it/html/performances19.htm
Milano è stata una miniera di esperienze artistiche, lavorative, creative, umane e di conoscenza …
Le mie opere hanno avuto dei riscontri talmente positivi, che la loro esposizione è stata ripetutamente richiesta da gallerie, centri culturali e pubbliche istituzioni …
M.F. Vorrei soffermarmi ancora su questo incontro con la grande città di Milano. Non mancano esempi di artisti nostri che hanno lasciato la loro terra di origine per ricercare altrove la loro fortuna. L‟elenco sarebbe lungo: basti pensare a Sinisgalli, il quale in qualche modo ha avuto a che fare con la pittura, se non proprio direttamente, ma certamente egli ha avuto un rapporto storico con gli artisti nella Milano degli anni ‟30. Quest‟ultima è sempre stata all‟avanguardia e punto di riferimento non solo per l‟arte e gli artisti ma anche per gli scrittori meridionali, pensiamo ad esempio a Giuseppe Marotta, il quale fu accolto anche lui nel cosiddetto “ricovero di via Rugabella”, dove molti artisti del Sud hanno avuto modo di risiedere e confrontarsi. Sinisgalli, Quasimodo, Cantatore oltre al già ricordato
Marotta hanno indicato in Milano una città fondamentale per avere un rapporto positivo e di modernità con le arti.
T.V. Beh, cosa dire, se non “altri tempi”! Personalmente non ho frequentato più di tanto gli ambienti “lucani”, a Milano se non all‟inizio, essendone fra l‟altro oltremodo delusa …
Da sempre sono stata propensa all‟ampliamento della mente e dei confini di ogni tipo, e devo dire che i corregionali presenti anche associativamente in quella città non mi sono stati di alcun aiuto, anzi mi sono sembrati ancor più provinciali di certi provinciali “locali” … Potrei raccontare diversi aneddoti al proposito, ma ciò porterebbe inutilmente via del tempo, e non ne vale la pena …
Preferisco ricordare come quella città così viva, potentemente energetica - dove non ho cercato né il successo ad ogni costo, né l‟arricchimento tramite l‟arte, cosa che mi ha sempre riempita di sgomento - soddisfacesse sopratutto la mia esigenza di esperire e di conoscere, di avere uno sguardo più allargato possibile sul mondo; esigenza in me da sempre presente, e che avevo già sperimentato in Francia ed in particolare a Parigi, mia 1a città di elezione, dove avevo risieduto per i miei studi linguistici alla Sorbona, e che però si era interrotta troppo presto, quando - tornata a casa per laurearmi in lingue e letterature straniere - avevo poi deciso di iniziare l‟insegnamento e di avere una famiglia ( ho due figli, ora grandi!).
In seguito – primi anni 90 - decisi di risiedere a Milano e lavorarvi per diversi mesi all'anno, in un mio studio personale e con una esposizione permanente, il tutto però senza abbandonare i miei luoghi d'origine, le mie radici, la famiglia, gli amici e gli estimatori…
Il Duomo di Milano fa da quinta alla mostra delle opere pittoriche

Tornare metodicamente in una città come Milano era una forma di “recupero” dal punto di vista culturale ed esperienziale…
Il singolare “pendolarismo” cui mi sono sottoposta per quasi quattro lustri, e con grandi sacrifici, è stato tuttavia molto positivo, sia dal lato culturale - per gli importanti stimoli e quella città offre - sia da quello relazionale.
Confrontarsi con realtà e modi di pensare diversi, è un'esperienza che arricchisce davvero. Dal punto di vista lavorativo e creativo poi, è essenziale uscire dal proprio ambiente - anche se vi si è comunque conosciuti e stimati - e "rischiare" in luoghi in cui la frequentazione culturale rende il giudizio più severo ma maggiormente obiettivo e appagante ed i risultati danno "onore al merito”.
M.F. Devo riconoscere di avere intorno allo sviluppo della tua arte un certo vuoto che mi auguro tu riesca a colmare. Non intendo tuttavia chiamarti ad una lunga ricostruzione del tuo iter trascorso, anche se essa potrebbe fornirci più di un dato per indicare con chiarezza l‟itinerario artistico che ti ha guidato fin qua. La tua pittura mi ha sempre attratto, e credo che ciò sia la dimostrazione di un valore positivo.
T.V. Nessun problema Marino! Sono disposta a ricostruire il mio percorso.. Inoltre, conoscendoti come persona che non sempre si sbilancia in giudizi positivi sugli artisti, la tua affermazione di stima vale per me più di un riconoscimento di valore. Vorrei, pertanto, che tu mi facessi conoscere in sintesi le tue considerazioni, dopo esserti soffermato sul significato essenziale della mia arte.
M.F. Per un critico non è sempre facile esprimere un giudizio riassuntivo su un artista, vedrò tuttavia di farlo con la tua arte. Risulta evidente che la tua espressione pittorica, anche se non ricorre totalmente al figurativo, diciamo che si ferma a mezza strada in alcuni casi, in quanto ogni tanto recuperi l‟immagine associandola all‟informale.
Mi pare che a te piaccia in effetti coniugare la tradizione con l‟innovazione, non fosse altro per il tratto che esegui e la finezza dei colori.. Sarei curioso di vedere il tuo lavoro più da vicino, confesso che mi piacerebbe entrare nella tua officina per scoprire come tu ti servi delle tecniche mescolandole fra di loro.
T.V. Anche se non sempre gli artisti, in particolare chi dipinge, sono disposti a rivelare ad un osservatore i segreti tecnici della loro arte, vedrò di fare un‟eccezione con te, ammettendoti nell‟antro segreto del mio atelier. A patto che tu poi riconosca che non di mescolare si tratta, ma piuttosto di aver inventato e sperimentato una tecnica del tutto originale!!
Difatti, una delle maggiori soddisfazioni che la mia pittura mi offre è il suo essere riconosciuta immediatamente da chi ha veduto anche solo una volta una mia mostra o un‟opera, o anche una sua riproduzione, e questo grazie alla particolarità della tecnica utilizzata, che “ serve ” egregiamente l‟espressione del mio mondo poetico.
Una tecnica tanto inusuale, mi dicono unica, immediatamente riconoscibile, non mi è stata insegnata da nessun “maestro”, né io ho frequentato scuole artistiche specifiche; lo ritengo un Dono naturale, o forse una lontana eredità avita, o forse ancora una qualità già esperita in una vita precedente, ammesso che ciò esista; in tutti i casi sono grata alla Musa, da cui sono stata privilegiata …
A tale proposito, mi viene oggi da sorridere pensando a come – sin dall‟‟inizio della mia carriera espositiva ufficiale - io sia stata bistrattata dai “colleghi” ed anche oggetto di rudi tentativi di boicottaggio da artisti o pseudo tali che – facendosi forti dei loro titoli scolastici, di uno smisurato ego e di una grande invidia per il mio crescente riconoscimento - si accanivano a denigrarmi gratuitamente e ridicolmente, accaniti nel non prendere in considerazione il mio talento.

Così ho sperimentato la loro grettezza e visione piccina del mondo, delle persone e delle cose, ma non me ne sono fatta contaminare!
Quando poi ho prodotto opere meravigliose, con una tecnica innovativa, efficace nel presentare un mondo denso e pieno di colore, si sono accaniti – senza successo – accompagnati in questo da alcuni sedicenti critici, a cercare il segreto di quella modalità pittorica così originale rodendosi letteralmente dall‟invidia dinnanzi alla bellezza evidente, al successo che sempre più corrispondeva loro, portandomi in mostre importanti e non convenzionali in tutto il mondo.
E la cosa speciale era che tutto ciò avvenisse senza compromessi, manovre o ammanigliamenti di vario genere – collegati alla ricerca sfrenata di fama, successo, danaro, così frequenti nel mondo della cosiddetta arte e ai quali non ho mai voluto aderire. Per me l‟arte è tutt‟altra cosa!
Anche i miei critici sono innanzitutto dei sinceri estimatori, e tu ne sei un gradito esempio..
M.F. Ti ringrazio per la tua gentilezza. Ma, a parte ciò, mi pare opportuno a questo punto soprattutto sottolineare un fatto: l‟ottima disposizione che l‟osservatore comune, anch‟io mi pongo fra essi, ha nei riguardi della tua pittura, che è un‟arte che parla immediatamente al suo fruitore, una maniera artistica che, anche quando potrebbe rivelare una certa drammaticità interiore, fa pensare all‟ottimismo, cioè ad una gioia di vivere che si traduce in una resa pittorica nella quale tutti gli elementi sono portati a unità. E questo è musica. Questa disposizione all‟armonia rivela senza dubbio un animo romantico.
T.V. Questa tua osservazione è certamente interessante. Mi piace la lettura della mia arte come ricerca dell‟armonia, cosa che ha anche un sostrato romantico. Sono stati i romantici in particolare a sottolineare questa importanza della musica come “sovrarte “ , cioè come un‟arte che le risolve tutte.
M.F. Tutto ciò mi induce a ritenere che quando un‟arte si avvicina alla musica è un‟arte con la A maiuscola. Queste considerazioni, che il più delle volte si fanno in generale per le espressioni artistiche che si “distinguono”, ritengo si possano anche riferire alla tua pittura: un‟arte che non di rado è capace di ottenere risultati molto elevati.
T.V. Ti sono grata per un apprezzamento così lusinghiero! Confesso che prima d‟ora non avevo approfondito l„ accostamento della mia pittura alla concezione romantica della musica.
M.F. A questo punto debbo riconoscere di provare una specie d‟invidia per i pittori, come in un certo momento sostiene anche
Palazzeschi, sottolineando la differenza che c‟è fra chi è dedito alle arti belle e uno scrittore (anch‟io modestamente, forse esagerando un po‟, mi annovero in questa schiera): gli scrittori hanno sempre invidiato un po‟ i pittori, non fosse altro perché gli scrittori lavorano al chiuso, diciamo nella muffa del loro studio, mentre i pittori hanno modo di vivere frequentemente en plein air, come dicono i francesi, per osservare la natura per poi riprodurla.
T.V. Ti rassicuro dicendoti che il mio procedimento pittorico non prevede di lavorare all‟esterno, bensì in studio, anche sulla base di schizzi preparatori, ma la semplice frequentazione ed esplorazione della natura, l‟‟amore e l‟apprezzamento della sua bellezza, l‟ascolto dei suoi ritmi, sono basilari per l‟ispirazione. Al momento della realizzazione prevalgono le sensazioni, il ricordo di momenti e situazioni che hanno reso quel paesaggio vivido e indelebile, miscelandosi poi con la fantasia, il mito e quant‟altro …

Nei miei quadri ci sono dei forti riferimenti paesaggistici, come in quello dietro le tue spalle, dove è possibile notare allusioni molto precise anche al panorama lucano, con le sue ginestre, i papaveri, le rose di macchia etc. con sopra un immenso cielo stellato… Tuttavia, in questi dipinti apparentemente naturalistici, gli elementi non sono stati realizzati con procedimento riproduttivo, ma riaffiorano filtrati dalla memoria, componendo dei “paesaggi dell‟anima”…

La stanza dell’oleandro, - della serie La Montagna Stregata http://www.terivolini.it/html/opere1.htm
M.F. Vorrei, a tal proposito, far riferimento ai dipinti che tu hai realizzato a metà degli anni ‟80, che insistono sulle Dolomiti lucane che, secondo me, hanno segnato un importante momento nello sviluppo della tua arte.
T.V. Quella è stata la Montagna Stregata”, l‟opera ufficiale che ha segnato l‟inizio di un lungo itinerario.
Devo dire che essa mi ha portato a prendere consapevolezza del potere che la pittura, quindi l‟immagine e il colore, possono avere nel comunicare in sostanza il mondo interiore, i ricordi dell‟ artista, le sue sensazioni, i sentimenti …
Animandosi, questi si traducono in una riscoperta che non è mai semplicemente riproduttiva.

C‟è da dire, a questo proposito, che oggi anche la stessa fotografia non riproduce più semplicemente la realtà, ma la reinterpreta, quindi immaginiamoci la pittura.
Pertanto la mia rappresentazione della realtà non è assolutamente mimetica o realistica; quando dipingo, recupero i miei ricordi, i sogni, il mio rapporto con la natura, in questo caso con la “Montagna stregata” da me rivissuta.
Si instaura tra me e gli oggetti del ricordo un rapporto profondamente onirico che nella mia pittura si comunica spiegabilmente con forza e bellezza.
TERI VOLINI – OPERE PITTORICHE Cicli principali e prime presentazioni – ebook interattivo http://issuu.com/terivolini/docs/opere_pittoriche_di_teri_volini_-_e_041002171fb120
DOSSIER TESTI CRITICI POETICI ESTIMATIVI - 2013 http://issuu.com/andypower/docs/dossier_testi_critici_e_poetici
M.F. Non a sproposito tu richiami il recupero del paesaggio naturale, in quanto sei nata a Castelmezzano, per cui la Montagna, le sue erbe e fiori, le “presenze” fantastiche e magiche si collegano, in virtù della tua capacità di recuperare attraverso - io dico - una memoria lirica, delle Immagini che poi “appaiono” nei tuoi quadri, talvolta anche senza un tuo intervento cosciente.
Quasi esse si lasciassero trasportare nel quadro da te in maniera subliminale. Quasi tu fossi il mezzo con cui una realtà “invisibile” si manifesta nelle opere. Che si tratti di ricordi, di sogni, o di comunicazioni da mondi altri…
Si potrebbe pensare anche alla tua pittura come al risultato di una forma di sinestesia, cioè di mescolanza delle arti. Se abbiamo precedentemente ricordato la musica, a questo punto occorre anche richiamare la poesia, la quale quando è lirica è fatta di ricordi, di una ripresa di motivi che rampollano quando scattano certi meccanismi psichici come quelli che accadono in occasione del ritorno.
T.V. In effetti, esperisco più realtà, ad iniziare da quella quotidiana, concreta; ma è da me sempre più ricercata l‟immersione nella dimensione artistica, intellettuale, onirica, spirituale … senza dimenticare quella poetica, che è il substrato di tutta la mia opera e che solo recentemente ho deciso di rendere pubblica con la realizzazione di una raccolta dei testi poetici da me preferiti ..
M.F. Probabilmente anche per questo in uno dei tuoi quadri qui esposti, proponendo una sinergia tra la pittura e la poesia, richiami l‟opera di Sinisgalli?
T.V. Il quadro da te indicato (E Mizar si sdoppia), ha come sua nota distintiva un verso di Sinisgalli che così recita:” Ricordo un gregge lontanissimo che bruca sui monti della luna”, Vega scoppia come un braciere al vento/ e Mizar si sdoppia” ; il poeta nomina effettivamente la stella doppia, l‟astro di Sirio come luogo dei suoi ricordi di infanzia. Io sono molto vicina a questa percezione delle cose.
Come, del resto, potrebbe essere diversamente! L‟arte è un mondo che –almeno inizialmente, nell‟atto creativo - appartiene all‟artista, compresa la poesia, che nutre ogni aspetto della nostra vita … A patto , naturalmente, che ci si connetta con essa !
M.F. Quando hai avuto l‟occasione di incontrare culturalmente Sinisgalli e in quale luogo?
T.V. In occasione di una mia bella mostra presentata a Milano nel ‟90, mi fu chiesto di realizzare un evento di alto profilo; furono i curatori di un importante centro culturale a chiedermi di creare una sinergia tra le mie opere e la poesia.
Così – con l‟ardore che mi contraddistingue quando faccio ciò che amoper alcuni mesi mi dedicai a preparare la mostra e il dossier Il Ritmo del nardo e della stella, ad una ricerca tra i miei poeti preferiti, e tra essi il nostro illustre conterraneo di cui scelsi quei versi quale cifra significativa del quadro sopra indicato.
E Mizar si sdoppia, dittico, parte destra
Gli altri poeti da me scelti furono Neruda, Apollinaire, Trakle ... La mostra fu molto apprezzata a Milano, ne scrissero tutti i media, e molti furono gli estimatori sinceri.
Poi accadde una cosa straordinaria. Gli editori di una rivista diffusa a livello nazionale, Primavera Mondo Giovane - in vista della realizzazione di una puntata dedicata a “lezioni di poesia“ ai giovani, con il poeta Alessandro Villa, mi chiesero le immagini delle opere accompagnate dal mio commento e da mie riflessioni, per il sostanzioso dossier centrale della rivista stessa.
