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“Poste Italiane SpA, Spedizione in Abbonamento Postale DL 353/2003 (convertito in legge 27/02/2004 n°46) art. 1 comma 1 LO/MI”

TNM n° 25 • SETTEMBRE 2013 • periodico mensile

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Abbandonate le spiagge vacanziere a noi di TNM spetta un duro quanto stimolante rientro. Per i tanti lettori, pazienti più che mai, che hanno atteso il nuovo numero c’è una bella sorpresa! Un numero speciale dedicato interamente ai nostri amici del 9° i quali ci hanno ospitato durante l’annuale esercitazione anfibia questa volta svoltasi in sardegna. La nostra esperienza con gl’incursori del “Col Moschin” sta diventando sempre più rilevante, la nostra testata è orgogliosa di rappresentare e divulgare l’azione di questi pochi ragazzi i quali, senza particolare clamore o pubblicità, svolgono un lavoro fondamentale, che valorizza il nostro Tricolore su tutti i teatri operativi del mondo. I nostri servizi sono un modo come un altro per dirgli GRAZIE, per cercare, ad ogni costo, di fare conoscere ai tanti il lavoro di pochi… certo non vorrei nuovamente mutuare una frase di Churchill per descrivere il loro operato, tuttavia non ci stancheremo mai di ripeterlo: questo è il meglio del nostro paese! Il nostro lavoro è comunque solo all’inizio poiché una sorpresa per tutti i nostri fedelissimi si sta concretizzando; un progetto che in questi mesi ha preso forma e sfocerà in un bellissimo regalo che arriverà molto prima di Natale… a noi non resta che lavorare, a voi… come sempre..aspettare… calma e sangue freddo e tutti verrete ripagati! Mirko Gargiulo (Direttore editoriale)


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CE INDICE INDICE INDICE INDICE INDICE INDICE INDICE INDICE INDIC Military - Law Enforcement - Security n°25 - settembre 2013 - mensile www.tacticalnewsmagazine.it Direttore responsabile Marco Alberini marco.alberini@tacticalnewsmagazine.eu Direttore editoriale Mirko Gargiulo mirko.gargiulo@tacticalnewsmagazine.it

2 EDITORIALE 6 NEWS 20 HOT POINT IL NEMICO DI CUI NESSUNO OSA PARLARE

26 FOCUS ON JOIN THE BEARD

28 SPECIALE COL MOSCHIN SOPRA E SOTTO I FLUTTI CON GLI INCURSORI DEL 9°

112 FOCUS ON LEGGERI, VELOCI, LETALI

126 BOOK 128 GLOSSARIO

Capo redattore Paolo Palumbo redazionetnm@tacticalnewsmagazine.eu Direttore commerciale Giovanni Petretta Art director Matteo Tamburrino tambetti@gmail.com facebook: mt@work Impaginazione echocommunication.eu Corrispondente dagli Stati Uniti Jae Gillentine Pubblicità redazione@tacticalnewsmagazine.eu Collaboratori Gianluca Favro, Fabio Rossi, Giovanni Di Gregorio, Michele Farinetti, Ovidio Di Gianfilippo, Sergio Giacoia, Alberto Saini, Lorenzo Prodan, Danilo Amelotti, Paolo Palumbo, Daniel Sharon, Norbert Ciano, Luca Munareto, Davide Pisenti, Alessandro Zanin, Rocco Pacella, Guns & Tactics, Jeremy Pagan, Giuliano Palazzo, Jacopo Guarino, Paolo Grandis, Fausto Grosso, Alessandro Milini Fotografie ISAF, Department of Defense, Stato Maggiore Esercito, U.S. Navy, NATO Multimedia, The National, Command Special Naval Warfare, Onu Media Press, Michele Farinetti, Marco Alberini, Norbert Ciano, Davide Pisenti, J. Campo, Stickman, 9° Reggimento Col Moschin, Mirko Gargiulo Periodico mensile edito da: CORNO EDITORE Piazza della Repubblica n. 6 20090 Segrate - Milano - P.IVA 07132540969 Stampa Postel SpA Via Carlo Spinola, 11 - 00154 Roma Distributore Pieroni Distribuzione Srl Via Vittorio Veneto 28 - 20124 Milano Registrazione Tribunale di Milano n.509 del 27 settembre 2010 Iscrizione al ROC 20844 Partner:

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BOKO HARAM: VESCOVI, REPRESSIONE DA SOLA NON BASTA Contro Boko Haram la repressione da sola non basta, servono misure in grado di affrontare i nodi della violenza alla radice: lo sottolineano i vescovi della Nigeria in un messaggio diffuso al termine di un’assemblea che si è tenuta nella città di Otukpo, nello Stato di Benue. Nel documento sono presi in considerazione questioni differenti, dalle sfide sul terreno pastorale al problema della corruzione. Diversi passaggi, però, sono legati al tema della “sicurezza” e al tentativo di contrastare Boko Haram anche attraverso la proclamazione dello stato di emergenza nelle regioni nord-orientali di Borno, Yobe e Adamawa. I vescovi valutano in modo positivo i risultati dell’offensiva militare coincisa, da maggio in poi, con l’introduzione delle norme straordinarie. “Misure coraggiose adottate dal governo – sottolineano – hanno permesso di ridurre in modo drastico gli attentati terroristici di Boko Haram”. Allo stesso tempo, però, invitano il governo ad “adottare provvedimenti preventivi in grado di bloccare le rivolte piuttosto che reprimerle quando si manifestano”. Boko Haram è un gruppo armato che sostiene di battersi per rovesciare il governo e imporre la legge islamica, non solo nel nord della Nigeria a maggioranza musulmana dove ha le sue roccaforti ma anche nel sud per lo più cristiano. All’offensiva dell’esercito i mezzi di informazione nigeriani dedicano spazio anche oggi. Secondo alcune fonti, nel fine-settimana nella regione di Adamawa sono stati arrestati 11 militanti del gruppo. Quattro di loro sarebbero morti dopo l’arresto a causa delle percosse ricevute da civili inquadrati in una milizia locale sorta per sostenere i soldati nelle operazioni contro Boko Haram. TNM ••• 6


Inizia l’anno scolastico negli Istituti militari dell’Esercito. Il maresciallo il ruolo più ambito: oltre 13000 domande per 65 posti. Sono complessivamente 325 (di cui 53 donne) i giovani che hanno iniziato l’anno scolastico 2013 – 2014, indossando per la prima volta l’uniforme dell’esercito nei quattro istituti militari di formazione della Forza Armata. 65 giovani (di cui 2 donne), a fronte di 13374 concorrenti al 16° concorso pubblico per allievi marescialli, sono stati ammessi alla frequenza della Scuola Sottufficiali dell’Esercito di Viterbo. Al termine del triennio di formazione conseguiranno il grado di Maresciallo e la laurea di primo livello in “scienze organizzative e gestionali” presso l’università della Tuscia di Viterbo e in “Infermieristica” presso l’università di Tor Vergata di Roma. Molto richieste anche la “Nunziatella” di Napoli e la “Teuliè” di Milano, dove 125 ragazzi e 35 ragazze, di età compresa tra 15 e 17 anni, frequenteranno il liceo per conseguire la maturità classica o scientifica. I due Istituti Militari dell’Esercito rappresentano dei veri e propri college all’avanguardia nell’educazione in cui, secondo la tradizione, alla preparazione scolastica di base si affianca un intenso addestramento militare e sportivo. Per quanto riguarda l’Accademia Militare di Modena, che dal 1678 forma gli Ufficiali dell’Esercito, 108 giovani (di cui 16 donne) degli iniziali 6470 partecipanti al concorso pubblico affrontano il tirocinio per l’ammissione al primo anno del 195° corso Ufficiali dell’Esercito. Gli Allievi, al termine del biennio, con il grado di Sottotenente, proseguiranno gli studi a Modena o alla Scuola di Applicazione dell’Esercito di Torino, dove conseguiranno la laurea magistrale nei diversi indirizzi di studio, tra cui scienze strategiche, ingegneria e medicina.

Record di esecuzioni in Iran, Iraq e Corea Nuovo record di esecuzioni capitali in Iraq, Iran, Arabia Saudita, Somalia e Corea del Nord. Sospensione in Pakistan e notevole rallentamento in Cina. È in chiaro scuro l’ultimo rapporto di “Nessuno Tocchi Caino” sulla pena di morte nel mondo, aggiornato rispetto al mese scorso, presentato a Palazzo Madama alla presenza del ministro degli Esteri Emma Bonino, alla luce delle «evoluzioni drammatiche ma anche delle buone notizie in questa geopolitica della morte», ha detto il presidente della commissione diritti umani del Senato Luigi Manconi. I nuovi dati, presentati dal segretario di “Nessun Tocchi Caino”, Elisabetta Zamparutti, riferiscono di una vera e propria escalation di esecuzioni nell’ultimo mese in paesi come l’Iran (35), Iraq (21), Arabia Saudita (7 decapitazioni) fino al caso Somalia, in cui le pene capitali si sono quadruplicate rispetto all’anno scorso, o il Vietnam, che ha ricominciato le esecuzioni dopo due anni. Ma ci sono anche buone notizie: dallo stop in Pakistan alla proposta di abolizione in Tanzania, alla decisione della Svizzera di mettere al bando l’esportazione di sostanze utilizzate per le iniezioni letali. La Cina inoltre ha stabilito di abolire gradualmente da novembre la prassi di utilizzare gli organi dei prigionieri giustiziati per i trapianti. Non bisogna tuttavia abbassare la guardia perché, come ricorda il segretario della ong Sergio D’Elia, la battaglia per la moratoria «fa passi avanti in paesi totalitari ma passi indietro in quelli democratici», come India e Giappone. D’Elia propone di dare corso effettivo all’abolizione del segreto di Stato sulle esecuzioni stabilito nell’ultima moratoria approvata dall’Onu a dicembre, e di nominare un inviato speciale che monitori la situazione. Il ministro Bonino pone l’accento anche sulla difesa della Corte penale internazionale, che rischia di essere indebolita dai tagli di bilancio e, soprattutto, dai tanti Stati africani che si sentono le uniche vittime delle inchieste per crimini contro l’umanità. Quanto alla moratoria della pena capitale, l’Italia sta lavorando per creare un “gruppo di pressione” con altri Stati. Una prima e importante occasione di confronto sarà l’assemblea generale dell’Onu, la prossima settimana a New York.


Nave Doria a supporto del contingente Nazionale UNIFIL in Libano Il compito di Nave Doria sarà quello di supportare il Contingente italiano di UNIFIL (United Nations Interim Force in Lebanon su base Brigata Pozzuolo del Friuli) a seguito della situazione di tensione nel Mediterraneo orientale. L’Unità ha infatti elevate capacità di difesa aerea e di comando e controllo ed è pertanto particolarmente idonea per il supporto dal mare nel caso di minaccia diretta per il personale del nostro Contingente. Nave Andrea Doria ha un equipaggio di 195 tra ufficiali, sottufficiali e marinai ed è una nave “multiruolo” appartenente alla classe di Unità Navali denominata Orizzonte. Il suo armamento e orientato principalmente a contrastare la minaccia aerea e missilistica e la rende idonea ad assolvere numerose tipologie di missione, in particolare quelle riferite alla protezione di formazioni navali e forze schierate a terra, al contrasto delle unità subacquee e di superficie; al concorso ad operazioni anfibie e controllo del traffico mercantile.

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CASTEL GANDOLFO, BONIFICA BOMBA DI AEREO DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE, EVACUATO ANCHE IL PALAZZO PAPALE. Gli artificieri dell’Esercito in data 10 settembre hanno concluso , a Castel Gandolfo, la bonifica di una bomba di 130 chili, di fabbricazione inglese, e una di 100 chilogrammi, risalente alla Seconda Guerra Mondiale. Per le operazioni di bonifica è stato evacuato il palazzo Papale e interdetto il traffico aereo e ferroviario. Oltre 400 persone sono state evacuate. L’intervento, eseguito dagli specialisti del 6° reggimento genio pionieri di Roma, si è svolto in due fasi, nella prima, la più delicata, gli artificieri hanno estratto manualmente la spoletta. Nella seconda, gli ordigni sono stato trasportati in una cava nel comune di Ciampino, dove sono stati fatti brillare. Nello stesso tratto di lago, nei giorni prima della bonifica, a pochi passi da Castel Gandolfo, gli artificieri dell’Esercito hanno portato a termine un’ingente operazione di bonifica. Oltre 4000 ordigni, tra questi 2300 bombe a mano, 300 bombe da mortaio, erano emersi in superficie a causa dell’abbassamento delle acque, proprio a ridosso delle aree frequentate dai turisti. Gli artificieri dell’Esercito, dal 2000 al 2012, hanno effettuato circa 35.000 interventi di bonifica di residuati bellici sul territorio nazionale. L’Esercito è l’unica Forza Armata preposta alla formazione degli artificieri di tutte le forze di polizia, forze armate e corpi dello stato. Per le capacità tecniche del personale e dei mezzi in dotazione, l’Esercito fornisce quotidianamente il proprio contributo per interventi di pubblica utilità e per la tutela dell’ambiente. Nel 2012, i nuclei EOD (Explosive Ordnance Disposal) dei reparti genio dell’Esercito hanno eseguito circa 2400 interventi specialistici (34.907 dal 2000 al 2012) per la bonifica di ordigni esplosivi.


Riunione a Bruxelles: “nuovo patto” per la Somalia Un miliardo di euro in tre anni: tanto sperano di riuscire a mobilitare i rappresentanti europei che hanno ospitano recentemente a Bruxelles la riunione del ‘New Deal’ (Nuovo patto) per la Somalia. All’incontro erano presenti oltre una cinquantina di Paesi, europei, africani e della penisola araba, oltre ai rappresentanti delle istituzioni somale e delle regioni semiautonome del Puntland e del Jubaland; assenza di peso – invece – quella delle autorità del Somaliland, la regione settentrionale proclamatasi indipendente da Mogadiscio nel 1991. La conferenza si è conclusa con la firma di un accorso per il New Deal, un paradigma ideato per consolidare la pace e garantire il finanziamento e la ricostruzione di Paesi in transizione dopo anni di conflitto. “L’evento è servito a inquadrare il futuro in una chiara visione politica, definendo le priorità dello sviluppo e individuando modalità di finanziamento e di erogazione degli aiuti in grado di garantire efficacia e responsabilità” ha spiegato l’alto rappresentante agli Affari Esteri dell’Ue Catherine Ashton, aggiungendo che “lo scopo di fondo è sostenere il processo politico in modo da completare la Costituzione e definire lo Stato federale, rispondendo alle aspirazioni del popolo somalo”. Tra i programmi lanciati nell’ambito del nuovo patto, quello che punta a riportare a

scuola oltre un milione di bambini somali, in un Paese che ha i tassi di scolarizzazione più bassi del mondo con appena quattro bambini su dieci in età scolare che frequentano le classi. Tra i l 2008 e il 2013 l’Unione Europea ha stanziato circa un miliardo e 200.000 euro di aiuti per il Paese, di cui 521 milioni nel settore dello sviluppo e 697 in quello della sicurezza, in particolare il finanziamento della missione di caschi verdi africana Amisom. Nonostante l’entusiasmo, tuttavia, alcuni problemi di fondo permangono e gettano pesanti ombre sul Paese: secondo gli indicatori, corruzione e cattiva gestione dei fondi pubblici – una costante dei governi negli ultimi vent’anni – sono fenomeni tutt’altro che archiviati. Il governo centrale controlla piccole porzioni di territorio e basa la sua autorità sul solo ausilio di migliaia di truppe straniere, mentre alcuni poteri di fatto, come quello del Somaliland, si rifiutano di partecipare agli incontri per progettare insieme il futuro del Paese. “Se questi ostacoli non saranno superati – osserva Mary Harper, giornalista della Bbc ed esperta di Somalia – gli esiti della conferenza di oggi potrebbero rivelarsi limitati e il New Deal diventare solo l’ultimo di una lunga e costosa serie di incontri con pochi o nulli effetti sullo sviluppo”.


Filippine: a Zamboanga avanzano le truppe. Appello di pace dei vescovi Si stringe l’assedio dei militari sui villaggi costieri nei dintorni della città di Zamboanga, sull’isola meridionale di Mindanao, dove lunedì scorso sono sbarcati almeno 200 indipendentisti musulmani pesantemente armati, con l’obiettivo di issare la bandiera dell’indipendentismo sul municipio cittadino. Nelle prime settimane di settembre, dopo il no delle autorità a una resa dei guerriglieri e la consegna delle armi in cambio della incolumità e dopo che il cessate-il-fuoco decretato venerdì 13 settembre non è mai nemmeno entrato in vigore, gli scontri si sono intensificati. Mentre l’esercito tenta di tagliare ogni via di fuga agli insorti - riporta l’agenzia Misna - questa mattina contro i ribelli asserragliati in aree sempre più ristrette sono intervenuti anche elicotteri, in azioni che i comandi indicano come “operazioni calibrate” per evitare perdite civili. Nei giorni succesivi le truppe hanno espugnato due dei villaggi occupati. In diverse aree della città, alcune attività commerciali sono aperte, soprattutto per la vendita di medicinali e generi di prima necessità, ma la locale associazione dei commercianti sta valutando costantemente gli eventi. Restano invece sospesi i servizi pubblici, incluse le scuole, se non per servizi essenziali. Il bilancio ufficiale diffuso finora è di 52 insorti uccisi, sei morti tra i militari e un numero imprecisato di civili; decine i feriti e una quarantina di guerriglieri catturati. Intanto continua a crescere il numero degli sfollati, prossimo ai 70.000, in una città, la sesta delle Filippine per popolazione, di quasi un milione di abitanti che resta isolata dal resto del Paese. Inoltre non è confermata l’uccisione del comandate Malik, a capo dell’Mnlf sull’isola di Basilan, ritenuto alla guida dei ribelli in azione a Zamboanga. In un comunicato congiunto inviato all’agenzia Fides, i 18 arcivescovi e vescovi dell’isola invitano il governo e Mnlf “ad aprire con urgenza un tavolo di negoziato e a dialogare”, dato che “lo scontro armato porta solo vittime e genera nuova violenza. Siamo profondamente addolorati e turbati da questa terribile tragedia per la vita umana e per i beni di molte famiglie. Esprimiamo la nostra solidarietà a tutti i musulmani e i cristiani colpiti”, affermano. “Condanniamo il terrorismo che è stato inflitto a una città intera. Condanniamo l’ atto disumano di utilizzare gli ostaggi come scudi umani”, aggiungono, ribadendo la piena disponibilità della Chiesa ad assistere gli sfollati e incoraggiando anche l’amministrazione locale e le organizzazioni non governative a contribuire fattivamente all’assistenza dei profughi. I vescovi, infine, si impegnano a coinvolger anche “altri capi religiosi musulmani, cristiani e indigeni a pregare e lavorare per la pace”.


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IL NEMICO DI CUI NESSUNO

OSA PARLARE DI JOHN PILGER


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A

ttaccata al muro di fronte a me c’è la prima pagina del Daily Express del 5 settembre 1945 con le parole: “Scrivo questo come avvertimento per il mondo”. Così cominciava il rapporto da Hiroshima, di Wilfred Burchett. Fu lo scoop del secolo. Per quel suo solitario, pericoloso viaggio che sfidava le autorità di occupazione americane, Burchett fu messo alla gogna, anche dai colleghi che lavoravano con lui, ma fece sapere al mondo che un atto premeditato di omicidio di massa, su scala epica, aveva innescatouna nuova era di terrore.

diventa urgente sopprimere la verità critica. Se Bashar al-Assad o i “ribelli” abbiano o non abbiano usato i gas nei sobborghi di Damasco, non serve come attenuante al fatto che sono gli Stati Uniti, non la Siria, il paese che fa il più ampio uso di queste terribili armi chimiche.

Nel 1970 il Senato riferì, “Gli Stati Uniti hanno scaricato sul Vietnam una quantità di sostanze chimiche tossiche (diossina ), pari a tre chili per abitante”. Questa fu l’Operation Hades, poi ribattezzata con un nomignolo più accattivante Operation Rand Hand: da cui si generò il “ciclo della catastrofe del feto” come la Quasi ogni giorno, ora, ci si riconosce definiscono i medici vietnamiti. nelle sue parole. Tutta l’intrinseca Per generazioni sono nati bambini criminalità dei bombardamenti con deformità mostruose, come atomici si è sprigionata, dagli quelle dei loro genitori. Li ho visti Archivi Nazionali USA, per anche in Iraq, dove gli USA hanno decenni di militarismo camuffata usato uranio impoverito e fosforo da democrazia. Come si vede bianco, come fecero gli israeliani chiaramente oggi nello psicodramma a Gaza, spargendolo su una scuola della Siria. Ancora una volta, tengono delle Nazioni Unite. Allora non ci fu il mondo in ostaggio per combattere nessuna “linea rossa di Obama”. un terrorismo, la cui natura e la cui storia è ormai negata anche dal più Non hanno cercato nessuna prova liberale dei critici. L’Innominato, che del loro psicodramma. Lo sterile è il più grande e pericoloso nemico dibattito che si continua ripetere dell’umanità abita a Washington. se “noi” dovremmo “prendere provvedimenti” contro certi dittatori ( cioè se vogliamo fare il tifo per gli La farsa di John Kerry e le piroette di Barack Obama sono messinscene Stati Uniti e per i suoi accoliti che estemporanee. Ora, con al- Qaeda intendono imbarcarsi in un’altra arruolato tra i suoi alleati, e i follia di omicidi dal cielo) fa parte golpisti-armati-dagli-USA al del lavaggio di cervello a cui siamo sottoposti. governo al Cairo, gli Stati Uniti intendono schiacciare gli ultimi Richard Falk, professore emerito stati indipendenti del Medio Oriente: di Diritto Internazionale e relatore prima la Siria e poi l’Iran. “Questa speciale dell’ONU sulla Palestina, ne operazione [in Siria]”, ha detto parla come di “uno schermo legale/ morale ipocrita [e a senso unico] l’ex ministro degli esteri francese Alexander Dumas lo scorso giugno,” che proietta le belle immagini dei viene da lontano : è stata preparata, valori e dell’innocenza dell’occidente nutrita e pianificata.” che sono minacciati, motivando e rafforzando una campagna di Quando il pubblico è violenza politica senza freni”. Questa “psicologicamente sfregiato”, come propaganda “è ormai accettata tanto ha raccontato il giornalista Jonathan largamente da essere praticamente Rugman di Channel 4, mostrando incontestabile”. la indiscutibile ostilità del popolo inglese contro un attacco alla Siria, E’ la menzogna più grande: è il TNM ••• 22

risultato della politica “realista liberale anglo-americana”, che erogando borse di studio e utilizzando i media, si mostra come cura della crisi del mondo, e non come causa della crisi. Hanno presentato all’umanità una sola faccia delle nazioni e hanno nascosto tutto il resto raccontandola con parole funzionali ai disegni di potere occidentali, li hanno chiamati “stati falliti”, “stati canaglia” o “stati demonio” per giustificare i loro “interventi umanitari”. Un attacco americano alla Siria o all’Iran o a qualunque altro “diavolo” sarebbe solo una variante presentata dalla moda di quest’anno,


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la “Responsabilità di proteggere - o R2P – come l’ha definita il relatore-zelota ed ex Ministro degli Esteri australiano Gareth Evans, attualmente Co-presidente di un “Global Centre”, con sede a New York. Evans e i suoi lobbisti, grazie a generosi finanziamenti, svolgono un ruolo fondamentale nella propaganda che deve convincere la “comunità internazionale” ad attaccare i paesi in cui “il Consiglio di Sicurezza non riesce ad imporre le proprie proposte o a negoziarle in tempi ragionevoli”. Evans ha dei precedenti. Appare già nel mio film del 1994 - Death of a Nation - che rivelò l’entità del genocidio compiuto nel


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Timor orientale. Un australiano sorridente, di Camberra, sta alzando un calice di champagne e brinda con il suo omologo indonesiano mentre volano sopra Timor Est in un aereo australiano. Hanno appena firmato un trattato piratesco che dirotta il petrolio e il gas di un paese in ginocchio che vedono sotto di loro, un paese dove Suharto, il dittatore indonesiano ha ucciso e affamato un terzo della popolazione. Sotto il “debole Obama” il militarismo è risorto forse come mai prima. Senza nemmeno mandare un sol carro armato sul prato della Casa Bianca, c’è stato un colpo di stato a Washington. Nel 2008, mentre i suoi elettori liberali si asciugano ancora gli occhi, Obama accettava l’eredità del Pentagono lasciata dal suo predecessore, George Bush: le sue guerre e i suoi crimini di guerra. E dato che la Costituzione è stata sostituita per l’emergenza dalla polizia di stato, quelli che hanno distrutto l’Iraq con la loro dottrina militare “shock and awe”, quelli che hanno riempito di macerie l’Afghanistan e che hanno ridotto la Libia a un incubo hobbesiano, stanno salendo nella gerarchia dell’amministrazione americana. Dietro la loro facciata che mostra le tante medaglie, muoiono oggi più ex-soldati per suicidio che soldati sui campi di battaglia. L’anno scorso, 6.500 veterani si sono tolti la vita. Mettiamo altre bandiere alle finestre. eliminare ovunque certe persone, i loro soccorritori e chi li piange. Lo storico Norman Pollack lo definisce “ fascismo liberale”. “Il Nel comfort dell’Occidente, il primo passo-dell’oca” - ha scritto - “è Presidente nero nella terra della schiavitù si sente ancora bene rimpiazzato da una militarizzazione in questo ruolo, come se la sua totale della cultura, che sembra stessa esistenza rappresentasse più innocua. E invece del dittatore un progresso per la società, roboante, abbiamo il riformatore indipendentemente dalla scia di mancato, che lavora in allegria sangue che si sta lasciando dietro. e programma l’esecuzione di assassini, sempre sorridente”. Ogni Questo omaggio a un simbolo Martedì “il generoso Obama” ha quasi distrutto i movimenti autorizza personalmente una rete americani contro la guerra: è questo terroristica mondiale che manda i il più consistente risultato di Obama. droni “BugSplat” per trovare ed per In Gran Bretagna, le immagini

taroccate o quello che dicono i politici non hanno molto successo, si comincia a reagire, anche se chi ha una coscienza sociale dovrebbe affrettarsi. I giudici di Norimberga furono lapidari: “Ogni cittadino ha il dovere di violare le leggi nazionali per prevenire i crimini contro la pace e contro l’umanità”. Le popolazioni della Siria e di innumerevoli altri paesi, e il rispetto per noi stessi, non meritano niente di meno adesso.

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By Joshua A. Haarbrink - Photo credit: Joseph D.R. OLeary

La barba lunga non è solo un vezzo “di moda” nella community militare, significa far parte di una famiglia “allargata” dove fratellanza e onore sono valori da non tradire... Esiste una teoria secondo la quale le persone collegano istintivamente la barba dell’uomo a potere, mascolinità e ad altre caratteristiche che generalmente denotano vigore. Dai taglialegna ai leader mondiali, fino ad arrivare agli artisti all’ultima moda, la barba ha fluttuato tra necessità e stile, sempre riflettendo una vasta gamma di caratteristiche sociali, tra cui ferocia, nobiltà, povertà, durezza e ricercatezza. La barba nei secoli Nella storia militare, le tradizioni e le regole relative ai follicoli facciali spaziano dai più basilari baffi spuntati, oggi accettati nella maggior parte delle nazioni, alla tolleranza di barbe folte per motivi religiosi o culturali. Alcune unità, come gli artificieri dell’esercito francese dell’epoca napoleonica e del diciannovesimo secolo, avevano perfino l’obbligo di portare la barba intera come parte della loro uniforme ufficiale. In generale tuttavia, nelle organizzazioni militari moderne il rigoroso rispetto di ordine, disciplina e professionalità richiede che tutto ciò che cresce sia ben curato. In casi speciali dove agli operatori è permesso farla crescere, la barba deve essere intera, ben curata e, a differenza di pizzetti, basette lunghe o barbe senza baffi (spesso solo mal-tollerati), rispettare determinati criteri. Praticità innanzi tutto Le ragioni delle restrizioni sui peli del volto sono generalmente semplici. A prescindere dall’aspetto estetico e dalle tradizioni culturali, la ragione pratica delle norme sui peli del volto nelle forze armate moderne è da attribuirsi all’interferenza che questi creano nell’uso di equipaggiamenti militari, quali maschere e altre attrezzature tattiche o mediche. Per questioni di disciplina e struttura poi, le forze armate moderne richiedono a tutti i loro soldati di presentarsi in maniera ordinata e ben curata e, nella cultura occidentale, una faccia ben rasata è solitamente vista come segno di eleganza. Ovviamente ciò è in contrasto quanto dettato da quella indiana orientale o da quella mediorientale, dove la barba intera è segno di maturità e rappresenta spesso una grande devozione religiosa; non c’è quindi da meravigliarsi che questa tradizione si rifletta nella tolleranza e perfino nell’incoraggiamento all’adozione della barba all’interno delle forze armate di queste aree geografiche. La barba oggi Come per tutte le tendenze e le mode sociali, la barba aveva perso popolarità ed era praticamente scomparsa ma oggi sembra essere tornata in auge anche grazie a una maggior possibilità di “gestione” fai da te. Per gli operatori militari e tattici quindi, la barba intera è diventata un potente simbolo di durezza e resistenza, il cui esempio è portato gli operatori speciali nelle odierne zone di conflitto. In tutte le regioni del Medio Oriente, Nord Africa ed Europa orientale, gli operatori delle SF o dei posti di osservazione avanzati si sono trovati a vivere, lavorare e combattere a diretto contatto di comunità in cui la barba è altamente rispettata. Adottare la barba intera si è dimostrato un elemento chiave per stabilire relazioni di fiducia con le popolazioni locali e i loro leader, e in alcuni casi è un elemento fondamentale per mescolarsi con i locali e mantenere un basso profilo operativo. Durante il loro operato le forze speciali e le truppe impegnate sul campo hanno poi goduto di una maggior flessibilità, rispetto alle retrovie, per quanto riguarda la cura dei peli del viso ma oggi c’è una crescente subcultura militare e civile che rispetta la barba e riconosce il valore di coloro che la mostrano con orgoglio e che, soprattutto, hanno l’esperienza per portarla. Il Tactical Beard Owner Club Da non confondere con lo scenario “modaiolo”, dove basette, baffi a manubrio, pizzetti pseudo grintosi e la raffinata ombra di barba sono diventati sempre più popolari, la comunità della barba tattica è cresciuta rapidamente e ha generato community uniche come il Tactical Beard Owner Club o TBOC, un gruppo privato di Facebook dove per accedere è necessario soddisfare alcuni criteri, che ora conta quasi 11.000 fan e più di 1.600 membri accertati in varie parti del mondo. Originariamente creato come strumento per fornire collegamenti in rete e supporto agli operatori militari attuali e ai veterani, questo gruppo costituisce una potente risorsa per mantenere alto il morale e i rapporti tra soldati e professionisti in ambito tattico, sia a casa sia all’estero. Questa fratellanza tra coloro che portano la “tactical beard” riflette il cameratismo e il rispetto che gli operatori militari e civili sviluppano nelle loro comunità, e l’orgoglioso sfoggio di una barba pienamente coltivata è tornata a essere un segno di onore tra coloro che lo meritano, e un segno di rispetto e riconoscimento tra coloro che apprezzano l’impegno di tali operatori.

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DOPO

i lanci da alta quota e le esercitazioni in ambiente artico-montano non potevamo rinunciare ad assistere alle attività anfibie e subacquee degli incursori del 9° rgt. “Col Moschin”. Come ormai tradizione e prassi addestrativa, gli incursori giungono nell’area di esercitazione tramite un lancio con la tecnica della caduta libera… un lancio in mare con cui inseriscono tutto il dispositivo tattico compreso i battelli, le armi, gli equipaggiamenti necessari per una missione. Con un unico passaggio il velivolo rilascia 6 battelli e più di 26 incursori che, si suddividono per aria per equipaggi ed ammarano ognuno vicino al proprio natante. Rapidamente sconfezionano il carico, gonfiano i bottazzi, montano il motore e in pochi minuti, i battelli commando sono pronti alla navigazione. La stessa tecnica usata per le missioni operative stavolta è impiegata per un trasferimento: dimostrazione pratica e evidente dell’ottimizzazione delle risorse e della ricerca di ogni opportunità per condurre addestramenti validi, efficaci e realistici.

Ci troviamo in uno dei posti più belli del Mediterraneo, in Sardegna, in un’area poco frequentata da turisti e curiosi. La costa è frastagliata, spiagge a volta bianchissime ed a volte rosee si alternano a scogliere, falesie e franate di massi. La roccia è splendida. Il granito lascia trasparire tutta la sua varietà di colori e riflessi. A pochi metri dalla costa una macchia mediterranea a volte impenetrabile caratterizza questa terra selvaggia e profumata. L’acqua è cristallina. Vitrea. Le profondità estremamente variabili. Le batimetriche sono tortuose: fosse, canyon e secche subacquee si alternano ad altre zone con un fondale più regolare ed omogeneo. Il vento soffia…soffia quasi sempre, a volte l’impetuoso Maestrale piega gli alberi e sconvolge le acque. L’ambiente è sicuramente di una struggente bellezza ed altrettanto arduo per chi ci deve lavorare, per chi lo deve sfruttare a proprio vantaggio…ancora una volta gli incursori non si rendono la vita facile. UNA TRADIZIONE CHE VIENE DAL PASSATO Gli incursori del 9° sono molto attaccati alle loro tradizioni e traggono anche dal passato la forza, l’orgoglio, la coesione e la passione necessarie per assolvere ai compiti, tutt’altro che semplici, che sono loro affidati e per eccellere in ogni campo. Anche nel settore anfibio e subacqueo il reggimento ha solidi pregressi che

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affondano le loro radici nel secondo conflitto mondiale. LA PREPARAZIONE NELLA II GUERRA MONDIALE Il 10° reggimento Arditi, (di cui il 9° reggimento “Col Moschin” è erede) fondato nel 1942 per creare un reparto di sabotatori/guastatori che operasse alle spalle del fronte nemico conducendo compiti strategici, era diviso in 2 battaglioni: • il 1° Battaglione Speciali Arditi, comandato inizialmente dal Col. Bersani, che passò poi il comando al Col. Boschetti, ed articolato su tre compagnie, ovvero: la 101^ Cp. Arditi Paracadutisti, 102^ Cp. Arditi Nuotatori e la 103^ Cp. Arditi Camionettisti; • il 2° Battaglione, al comando del Magg. Marcianò, articolato sulla 111^ Compagnia paracadutisti, sulla 112^ Cp. da sbarco e sulla 113^ Cp camionettisti (poi denominata 120^ Cp.). Un terzo battaglione venne successivamente fondato ma non ebbe il tempo materiale per entrare in combattimento. Le compagnie prendevano il nome dall’ambiente elettivo di impiego e dalla modalità principale di infiltrazione per raggiungere il tergo delle linee nemiche. Tali modalità potevano essere, per l’appunto, il paracadute, speciali camionette armate fuoristrada che consentivano lunghe penetrazioni soprattutto in ambienti desertici e, per i nuotatori, lo sbarco dal mare, usando un sommergibile o una motosilurante e il successivo avvicinamento alla costa sott’acqua, tramite l’impiego di autorespiratori ad ossigeno, o in superficie mediante battellini pneumatici. Non solo per i paracadutisti ,ma anche per i nuotatori da sbarco il ciclo di preparazione, svolto a Pola e a Livorno, fu caratterizzato dalla massima asprezza. Alcuni nuotatori furono addestrati ad uscire dai tubi di lancio dei sommergibili venendo

espulsi all’interno di una bolla d’aria. Questi arrivavano in superficie accompagnati dai contenitori impermeabili delle armi e degli esplosivi e dal canottino pneumatico che consentiva loro di avvicinarsi alla riva. Addestramenti spossanti, iniziativa, tecniche innovative anche se molte ancora da mettere a punto ed equipaggiamenti non convenzionali, spesso artigianali, hanno cimentato gli incursori dell’Esercito che operavano in ambiente marino in piena Seconda

Guerra Mondiale. Il tutto era ovviamente finalizzato all’impiego che non tardò ad arrivare e che fu coronato spesso da successi e vittorie poco pubblicizzate e spesso cadute nell’oblio. LE OPERAZIONI BELLICHE Agli inizi di febbraio 1943 l’Italia combatteva in Nord africa contro le truppe Alleate che stavano spingendo il contingente nazionale sulle coste della Tunisia. La partita era critica, bisognava ritardare gli TNM ••• 33


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Alleati per consentire alle truppe italiane di riorganizzarsi, passare al contrattacco ovvero ritirasi ulteriormente verso le coste del Mediterraneo. Gli uomini del Decimo Arditi erano di stanza in Sardegna e al Reparto era stato affidato il compito di condurre azioni di sabotaggio su obiettivi di importanza strategica, al fine di ostacolare l’avanzata alleata. Per alcune missioni gli arditi del Decimo invece dell’aereo impiegarono tutt’altro mezzo per essere avvicinati all’obiettivo: pochi, infatti, sono a conoscenza che la Regia Marina impiegò i propri sottomarini in numerose missioni di trasporto, sia di materiali sia di sabotatori da sbarcare oltre le linee nemiche. Il 2 febbraio 1943 il sommergibile Volframio ed il sommergibile Malachite imbarcarono a Cagliari due pattuglie di guastatori dell’Esercito, composte ognuna da un Ufficiale e una decina di uomini appartenenti alla 102^ Compagnia da Sbarco del 10° Reggimento Arditi. Il Malachite, un sommergibile costiero della classe «600» serie Perla, comandato dal Tenente di Vascello Alpinolo Cinti, prese a bordo la squadra comandata dal sottotenente Bartolini. Il Volframio, invece, che era un sommergibile costiero della classe «600» serie Acciaio agli ordini del Tenente di Vascello Giovanni Manunta, imbarcò gli uomini al comando del Tenente Betti. Le due unità di guastatori, destinate ad essere sbarcate sulle coste algerine, avevano come obiettivo la distruzione del viadotto ferroviario sull’Uadi Boudovaou (Squadra Bartolini) e il ponte di El Kjeur (Squadra Betti). Far saltare i due viadotti, chiaramente, avrebbe creato danni all’apparato logistico di rifornimento alla prima linea. Giunto il 3 febbraio alle 03.00 di fronte la costa africana il Malachite, dopo qualche ore di attesa, individuava la zona di sbarco intorno alle ore 16.00. Questa coincideva TNM ••• 34

con un punto a 8,5 miglia dal faro di Capo Matifou, nei pressi della fattoria San Salvatore sulla riva destra dell’Uadi Boudovaou. Le condizioni del mare erano proibitive e la zona era pattugliata da unità di superficie nemiche. Il Malachite effettuò qualche manovra evasiva e solo il 6 febbraio alle ore 21.10 riuscì a rilasciare la squadra del Ten. Bartolini. I battelli raggiunsero la riva, la pattuglia prese terra e si

avvicinò furtivamente al Viadotto. Ogni uomo portava un carico elevato di esplosivi, munizioni, attrezzature ed equipaggiamenti. Tra mille difficoltà la sorveglianza nemica fu elusa, le cariche piazzate e, tra le 04.29 e le 04.35 del giorno 7 febbraio dallo stesso Malachite che attendeva al largo furono rilevate, tramite gli idrofoni, tre distinte esplosioni da terra. Bartolini con i suoi uomini raggiunsero l’obiettivo


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interrompendo, facendolo a pezzi, il viadotto ferroviario assegnato dalla missione! Ora, svelata la loro presenza, gli uomini del Decimo dovevano esfiltrare e farsi recuperare dal sommergibile, ma le cose si complicarono. L’obiettivo era presidiato da imponenti forze nemiche che si lanciarono all’inseguimento dei sabotatori. Anche il sommergibile non navigava in acque migliori poiché alcune unità

di superficie iniziarono a dargli la caccia. I tentativi di ricongiungimento condotti sia dai sabotatori, sia dal battello della Regia Marina si rivelarono vani e dopo alcune ore, come convenuto e pianificato, il sommergibile Malachite iniziò le manovre evasive per allontanarsi dalla costa, disperdere gli inseguitori e rientrare a Cagliari lasciando gli uomini del Decimo sulle coste africane. La pattuglia del Decimo,

composta dai sergenti Saracino e Pierallo, dal caporal maggiore Dal Passo, dal caporale Landolfi e dagli arditi Cavalletto, D’Ercole, Pasini e Vincenzi fu catturata e, ironia della sorte, fu salvata proprio dagli stessi nemici. Infatti, sulla rotta di ritorno il Malachite venne intercettato a poche miglia al largo della costa sarda dal sommergibile olandese Dolfijn che, lanciata una salva di siluri, lo colpì affondandolo in una manciata TNM ••• 35


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L’apprendimento delle tecniche, tattiche e procedure relative allo sfruttamento dell’ambiente acquatico inizia dalla formazione di base e costituisce una fase obbligatoria ed imprescindibile al fine del conseguimento del brevetto

di secondi e trascinando con se 37 uomini di equipaggio. Sono tante altre le azioni anfibie condotte dagli Arditi Nuotatori del Decimo reggimento che purtroppo sono rimaste sepolte nella storia poco conosciuta del reparto e di quel periodo. Potremmo anche ricordare la beffa agli Inglesi di cui è stata protagonista la pattuglia al comando del Ten. Cesare Artoni, in piena battaglia di Sicilia! Ma lasciamo alla curiosità dei nostri lettori il piacere di andare a rispolverare tali vicende passate e gloriose della nostra tradizione militare! IL DOPOGUERRA Nel 1953 fu ricostituito il plotone speciale, presto divenuto Compagnia Speciale quale prima unità di Forze Speciali dell’Esercito. La

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Compagnia era suddivisa in tre plotoni denominati Acqua, Montagna e Industrie per la specializzazione che li contraddistingueva. Gli uomini del “Plotone Acqua” svolgevano gran parte del loro addestramento con i neo ricostituiti colleghi della Marina Militare conseguendo così il brevetto di incursore navale. Anche nel dopoguerra l’addestramento subacqueo e anfibio ha continuato ad essere uno dei perni operativi su cui si basava l’unità e le cooperazioni con la Marina Militare costituivano un appuntamento irrinunciabile dell’anno addestrativo. La Base Addestramento Incursori, nella tenuta presidenziale di San Rossore, fu presto trasformata in sede addestrativa e logistica per le attività marine, subacquee ed anfibie del neo costituito 9°

battaglione sabotatori. Le capacità anfibie del reparto furono spesso sfruttate sia per necessità operative, e potremmo qua ricordare l’emergenza dell’Achille Lauro per la quale un’aliquota del 9° battaglione fu allertata, trasferita e pronta ad intervenire, sia per far fronte a pubbliche calamità quali, ad esempio, l’alluvione di Firenze del 1966. IL MEZZO L’acqua è un fluido 1000 volte più denso dell’aria, incomprimibile, senza una forma propria. Oltre cinque ottavi della superficie terrestre è coperta dall’acqua e più del 50% della popolazione mondiale vive in una fascia di terra di 100 Km di larghezza adiacente al mare. L’utilizzo operativo ed


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efficace dell’ambiente acquatico consente pertanto di raggiungere praticamente tutte le aree obiettivo designate, se poste nelle vicinanze di coste, fiumi, porti, laghi, canali o altre vie navigabili interne, le cui caratteristiche rappresentano peculiarità sfruttabili dalle Forze Speciali (FS) per garantirsi un vantaggio operativo rispetto le forze avversarie. Nonostante l’impiego di sofisticati sistemi costieri di sorveglianza e gli sforzi di interdizione di superficie, lo sfruttamento degli specchi d’acqua costituisce ancora oggi un sistema particolarmente indicato per raggiungere aree potenzialmente ostili in maniera occulta ovunque siano presenti vie navigabili per l’inserzione, per l’azione sul target e per l’estrazione.

L’ambiente marino/fluviale, tuttavia, necessita di una conoscenza approfondita dei parametri che lo caratterizzano. In particolare, gli Incursori del 9° apprendono durante tutto il loro iter formativo nozioni di idrografia, meteorologia, nautica, carteggio e navigazione, nonché tutte le procedure tecnicotattiche per sfruttare al meglio le opportunità offerte dall’ambiente stesso. Essi devono saper valutare le caratteristiche e i vincoli imposti dall’ambiente al fine di individuare la tecnica d’infiltrazione ed esfiltrazione più appropriata per svolgere la missione assegnata. Le competenze e le tecniche utilizzate nell’ambiente anfibio sono ugualmente applicabili a tutti i compiti fondamentali delle FS, soprattutto Azioni Dirette (DA)

e Ricognizioni Speciali (SR), e sono normalmente implementate attraverso l’integrazione interforze di assetti aerei, navali e terrestri, abilità specifica e peculiare delle Forze Speciali. LA FORMAZIONE ANFIBIA E SUBACQUEA. L’incursore dell’Esercito è, per definizione, un soldato in grado di muovere vivere e combattere in ogni ambiente naturale ed operativo per cui, l’apprendimento delle tecniche, tattiche e procedure relative allo sfruttamento dell’ambiente acquatico inizia dalla formazione di base e costituisce una fase obbligatoria ed imprescindibile al fine del conseguimento del brevetto. • Il corso anfibio del RAFOS.

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I trascinatori subacquei sono mezzi ad elica alimentati elettricamente, ad assetto neutro, in grado di aumentare considerevolmente il raggio di azione degli Incursori durante il nuoto operativo in immersione nonché la quantità di carico operativo al seguito del team.

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Nell’iter per diventare incursore è previsto il “Corso combattimento, mobilità anfibia e sopravvivenza operativa in ambiente fluviale e marino con imbarcazioni a motore e non, per Forze Speciali” svolto a favore del Reparto Addestrativo Forze Speciali dalla Base Addestramento Incursori sia come luogo, più attinente per collocazione alle attività anfibie, sia per la preponderanza del personale Istruttore dipendente impiegato durante l’attività didattica. Il corso ha una durata di 6 settimane e si prefigge di trasmettere ai futuri incursori, che hanno comunque già frequentato i corsi da combattimento (basico ed avanzato) per Forze Speciali, e che quindi conoscono le tattiche tecniche e procedure tipiche delle Operazioni Speciali, tutti gli elementi necessari per vivere, muovere e combattere in ambiente anfibio. In particolare, dopo un periodo iniziale di due settimane, dove viene conseguita la patente che abilita alla condotta dei battelli a motore, vengono impartite le nozioni per la messa in pratica di tutte le tecniche e le procedure che consentono di pianificare e condurre infiltrazioni ed esfiltrazioni sfruttando l’ambiente

L’incursore dell’Esercito è,

per definizione, un soldato in grado di muovere vivere e combattere in ogni ambiente naturale ed operativo

marino e fluviale, sia tramite il nuoto operativo di superficie, sia attraverso l’impiego di svariate tipologie di battelli a motore e non. Non poteva inoltre mancare una parte dedicata alla sopravvivenza nello specifico ambiente a completamento di una preparazione a 360 gradi nell’ambiente trattato. Al termine del corso i frequentatori saranno quindi in grado di integrare quanto imparato nei corsi da combattimento per Forze Speciali nell’ambiente anfibio assumendo quindi, nel complesso, una connotazione poliambientale. • Il corso sub per Forze Speciali presso COMSUBIN.Tutto il personale idoneo frequenta anche il corso da subacqueo per Forze Speciali tenuto dal Comando Subacquei ed Incursori della Marina Militare (COMSUBIN). Il corso è riservato unicamente alle Forze Speciali, pertanto, in ambito Esercito, gli incursori del 9° sono gli unici a frequentarlo. Ha la durata di più di tre mesi ed è effettuato quasi totalmente con l’impiego di autorespiratori ad ossigeno (ARO). Durante il corso vengono insegnate le tecniche, le tattiche e le procedure di sfruttamento dell’ambiente subacqueo nella condotta di Operazioni Speciali. Questa importantissima capacità permette sia di attaccare obiettivi posti in acqua sia di condurre un’infiltrazione o una ricognizione o un avvicinamento ad un obiettivo nel modo più occulto possibile fino al limitare dell’acqua, garantendo un moltiplicatore di successo nelle attività non convenzionali. La frequenza di questi due corsi rappresenta la base capacitiva minima necessaria per poi sviluppare, in ambito 9° reggimento, la capacità di muovere ed operare sfruttando il mare o gli specchi d’acqua quale ambiente operativo. TNM ••• 39


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• Il corso da operatore subacqueo abilitato ai lavori in carena (OSALC). La capacità, in senso lato, di sfruttare l’ambiente subacqueo deve per forza implicare delle figure tecnicamente preparate che siano in grado di svolgere dei compiti logistici, di sicurezza e recupero sott’acqua. Pertanto, oltre al personale incursore il reparto ha in forza del personale specialista che supporta tecnicamente, tatticamente e logisticamente gli operatori. E’ da evidenziare che il 9° reggimento, anche in questo settore, è completamente autonomo e forma, anche nell’ambiente anfibio e subacqueo, personale di supporto alle Operazioni Speciali. In tale contesto alcuni militari, soprattutto quelli effettivi alla Base Addestramento Incursori, frequentano il corso di Operatore Subacqueo Abilitato ai Lavori in Carena. Tale corso, della durata di circa 1 mese e svolto anch’esso presso il Comando Subacquei ed Incursori della Marina Militare, implica esclusivamente l’impiego di autorespiratori ad aria ed abilita allo svolgimento di ispezioni sotto carena, piccoli lavori tecnico/ logistici e recupero/ricerca di oggetti sino alla profondità di 15 metri. Un corso non operativo quindi, ma che integra e completa le capacità di supporto autonome che il reparto esprime nell’ambito delle Operazioni Speciali. I PERFEZIONAMENTI L’approfondita e dettagliata conoscenza dell’ambiente marino e dei mezzi nautici e tecnici di impiego costituisce un irrinunciabile valore aggiunto per gli incursori che, spesso, hanno a disposizione un solo tentativo per portare a termine la missione ricevuta. Nell’ambito del 9° reggimento, pertanto, si è creato un bacino di veri e propri esperti del settore

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nautico che, oltre a frequentare corsi di specializzazione avanzati, sono veri e propri appassionati del mare. Fra questi si annoverano i piloti dei natanti e gli equipaggi delle imbarcazioni in dotazione al reparto nonché molti incursori orientati ad operare nell’ambiente specifico. Tra i corsi che il personale effettua al fine di espletare al meglio le funzioni assegnate, è opportuno ricordare: • Corso Istruttore/Insegnante patente per motori fuoribordo sino a 40 cavalli (6C); • Corso Navi/Meteo basico e avanzato; • Corsi “ad hoc” (per la manutenzione, la riparazione, gli aggiornamenti) presso le Case Fornitrici di mezzi e materiali; • Corso Patente Nautica entro le 12

Miglia Nautiche (NM); • Corso Comandante Unità Costiera che abilita alla navigazione fino a 20 NM. • Corso Comandante Unità d’Altura che abilita alla navigazione senza alcuna limitazione di distanza dalla costa; • Condotta motori endotermici; • Corso Antincendio di base; • Corso Impiego Radar Nautico. GLI EQUIPAGGIAMENTI: CARATTERISTICHE ED IMPIEGHI Nel corso degli anni gli equipaggiamenti in dotazione al reparto sono stati oggetto di significativi miglioramenti o sono stati sostituiti, quando necessario, da altri di nuova generazione. L’elemento forse più importante per


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Durante il corso di formazione Anfibio e Subacqueo viene conseguita la patente che abilita alla condotta dei battelli a motore

la condotta delle operazione anfibie/ sub è rappresentato dalla muta che, grazie alle sue caratteristiche, permette all’operatore di stare in acqua per un certo periodo di tempo subendo solo parzialmente il disagio delle basse temperature. I due modelli principali in dotazione sono la muta umida e la stagna. La muta umida, costituita da uno strato di neoprene di vario spessore (variabile in funzione della temperatura che si deve affrontare), viene indossata dall’operatore direttamente a contatto della pelle mantenendone il calore e, grazie alle buone caratteristiche di elasticità che la rendono aderente al corpo, permette, anche se limitatamente, di essere utilizzata per muovere e combattere anche fuori dall’acqua.

L’avvento della muta stagna, acquisita in un secondo momento, ha aumentato considerevolmente lo spettro e le opportunità di impiego nell’ambiente acquatico. La muta stagna può essere costruita in materiali diversi (compositi e non, che vanno dal trilaminato al gore-tex) ed è in grado di isolare completamente l’operatore dall’acqua consentendogli di mantenere la tuta da combattimento come primo strato di abbigliamento. Questo vantaggio ha avuto risvolti importantissimi dal punto di vista operativo, in quanto ha offerto la possibilità all’operatore di rimanere in acqua per molto più tempo, di affrontare qualsiasi tipo di temperatura (permettendo di vestirsi in maniera più “pesante” all’interno) e di essere immediatamente

combat ready a seguito di un cambio tenuta. Tuttavia, non garantendo la traspirabilità del corpo ed essendo meno aderente all’operatore, ne implica un uso più difficoltoso fuori e dentro l’acqua. Sulla base delle caratteristiche sopra riportate ne deriva che la scelta tra muta umida e muta stagna viene effettuata in funzione di alcuni fattori tattici che possiamo riassumere a grandi linee in: • tempo di permanenza in acqua; • temperatura; • necessità o meno del cambio tenuta. Il cambio tenuta rappresenta un momento tattico molto sensibile durante la condotta di una attività anfibia per l’estrema vulnerabilità

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e staticità dell’unità che lo effettua ma, fortunatamente, non sempre se ne presenta la necessità. Principalmente i fattori tattici che incidono sulla scelta di effettuare quest’azione sono: • tempo di permanenza a terra; • distanza dell’obiettivo dal punto presa terra; • tipologia del terreno. Ovviamente l’operatore non pensa mai solo a stesso, ma a tutto l’equipaggiamento che si deve portare al seguito, preservandolo, al fine di poterlo utilizzare con la massima efficacia durante la condotta dell’operazione. L’operatore ha quindi una serie di nasse stagne, opportunamente strutturate e dimensionate ed

in alcuni casi specifiche, che gli permettono di isolare dall’acqua armi, radio, apparati optoelettronici e zaini contenenti equipaggiamenti di quasi ogni dimensione. In riferimento puramente alle attività subacquee, l’elemento operativo per eccellenza è costituito dall’autorespiratore ad ossigeno a circuito chiuso (cosiddetto ARO), che consente all’operatore di rimanere in immersione senza dare traccia della propria presenza,

Lo zondeia7c.33 hurricuana coppia di motorio,

to con adaun motorizza enzina da 150cv c aggio b o uip fuoribord operatori più l’eq dotato 6 è , a ri rt perato traspo a altri 3 o er l’istallazione d to a rm fo nomia o a prua p di support i bordo, ha un’auto to d ia a g di un’arm 150NM, è equipag di apparati di circa nautico e con radar one VHF, HF, SAT zi comunica ra termica e came urno. visore nott

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grazie ad una capsula di calce sodata che garantisce il “fissaggio” chimico della CO2 emessa durante l’espirazione. Questa caratteristica, oltre alla completa amagneticità, consente di respirare sott’acqua senza emettere bolle d’aria e quindi di avvicinarsi moltissimo ed in modo occulto ad un potenziale obiettivo. Gli autorespiratori in dotazione al reggimento sono tutti del tipo Caimano (della casa costruttrice OMG) nei vari modelli che sono stati acquisiti negli anni: MK2, MK3, MK4. L’MK4, che rappresenta il


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modello più recente e più diffuso, ha la peculiarità di consentire la richiesta dell’ossigeno in modalità automatica, senza l’intervento delle mani sul dispositivo di immissione dell’ossigeno (by-pass), che pertanto rimangono libere per tutte le altre attività. L’autorespiratore ad ossigeno permette un’autonomia media di 240’ e di raggiungere una profondità di circa 12 metri (con tecniche particolari si possono tuttavia raggiungere profondità ben più rilevanti ma per limitati periodi di tempo). Un’immersione operativa solitamente prevede lo spostamento da un punto di rilascio ad un punto

prestabilito. Per coprire questa distanza, l’Incursore è dotato di una consolle di navigazione che dispone di tutti gli strumenti per l’indicazione della rotta, della profondità e del tempo di immersione. Per tutto ciò che concerne il caricamento delle bombole con l’ossigeno, il reggimento è completamente autosufficiente in quanto dispone di apparecchiature all’avanguardia che, grazie alla portabilità dei sistemi, consentono il caricamento degli ARO in qualsiasi parte del mondo. Al riguardo, è bene precisare che le stesse apparecchiature vengono impiegate per il caricamento delle bombole di ossigeno individuali e collettive per i lanci da alta quota a dimostrazione della perfetta razionalizzazione e ottimizzazione effettuata dal reparto anche nella scelta dei materiali ed equipaggiamenti. Nel settore delle comunicazioni e degli apparati elettronici non ci è stato possibile vedere molto in quanto questo delicato settore è coperto da riservatezza. Abbiamo però potuto verificare la precisione ed efficacia della attività

fatte sottacqua ed in superficie soprattutto di notte dagli incursori del 9°. Quasi sicuramente sono dotati di GPS, camere termiche e visori notturni operabili anche da sott’acqua nonché di un sistema satellitare e non di trasmissione dati e voce che non teme l’umidità! Ogni tentativo di saperne di più è però andato vano! LE UNITÀ DI SUPERFICIE L’esigenza di dover fronteggiare situazioni sempre più diversificate, contesti non convenzionali ed obiettivi più complessi, porta inesorabilmente ad uno sviluppo di mezzi ed equipaggiamenti sempre più specifici e mirati, che possano offrire il massimo vantaggio possibile. Anche nell’ambiente anfibio, questo fattore ha influenzato la ricerca, lo sviluppo e l’acquisizione di nuove imbarcazioni. A fronte di una datata concezione di un’imbarcazione che potesse essere utilizzata in tutti i contesti operativi o quasi, la nuova strategia di acquisizione del Reggimento è dettata da tre tipologie di impiego di riferimento:

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• lo ship boarding; • il rilascio/recupero di unità al largo della costa attraverso nuoto operativo (di superficie o subacqueo anche con l’ausilio di trasportatori) o battelli commando confezionati; • il trasporto logistico mezzi e materiali. Le imbarcazione destinata allo Ship Boarding sono quelle di tipo Rigid Hull Inflatable Boat (RHIB) ovvero, gommone a chiglia rigida. I punti di forza che rendono il gommone adatto a questo tipo di impiego (che prevede il contatto –abbordaggio - con un’altra imbarcazione solitamente più grande, alla fonda o in movimento) sono: • la caratteristica strutturale di essere cinturato da un “bottazzo”, gonfiato ad aria, che gli permette di attutire l’urto e rimanere TNM ••• 44

motorizzato con una coppia di affiancato alla nave obiettivo; motori fuoribordo benzina da 150cv • la particolare manovrabilità e cadauno, trasporta 6 operatori reattività in ogni situazioni unite ad più l’equipaggio formato da altri 3 una buona tenuta del mare; operatori, è dotato di supporto a • l’assenza di una tuga (a discapito prua per l’istallazione di un’arma della protezione), l’essenziale di bordo, ha un’autonomia di semplicità delle strutture di circa 150NM, è equipaggiato bordo che favorisce il movimento con radar nautico e apparati di del personale, l’istallazione comunicazione VHF, HF, SAT ed il maneggio della paleria camera termica e visore notturno. necessaria per applicare le scale Integrabile su mezzi di trasporto di risalita all’imbarcazione oggetto aerei e navali ed aviolanciabile su dell’abbordaggio. piattaforma PURIBAT; • la relativa leggerezza e le ridotte • lo Zodiac Hurricane 9.20, dimensioni (che diminuiscono motorizzato con una coppia di ulteriormente sgonfiando i motori fuoribordo benzina da 250cv bottazzi) che ne consentono il cadauno, trasporta 8 operatori trasporto con quasi ogni mezzo più l’equipaggio formato da altri 3 terrestre, navale ed aereo al fine operatori, è dotato di supporto a di consentirne lo spostamento in prua per l’istallazione di un’arma vicinanza dell’obiettivo. di bordo, ha un’autonomia di Attualmente il Reggimento ha in circa 250mn, è equipaggiato forza due diversi modelli di RHIB: con radar nautico e apparati di • lo Zodiac Hurricane 7.33,


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comunicazione VHF, HF, SAT camera termica e visore notturno. Integrabile su mezzi di trasporto aerei e navali. A completare la gamma dei gommoni per impeghi operativi, il 9 rgt. dispone Il battello “ZODIAC G-470”, la cui caratteristiche peculiari sono quelle di poter essere autogonfiabile, aviolanciato o eliportato tramite gancio baricentrico. Studiato per scopi prettamente militari, il materiale che lo compone è un tessuto ricoperto di neoprene, che, unitamente al paiolo pneumatico completamente gonfiabile (non di legno o alluminio) riduce drasticamente il suo peso rispetto agli altri battelli delle stesse dimensioni. Tramite speciali raccordi, attacchi e valvole intercomunicanti tra loro può essere collegato ad una bombola d’aria di 15 litri ed essere gonfiato completamente fino alla pressione di esercizio in circa 4 minuti. la chiglia è strutturata con tre tubolari longitudinali che conferiscono al battello una discreta rigidità e una buona stabilità di rotta, aumentando in modo considerevole anche la capacità di carico limitata dal paiolo pneumatico. L’imbarcazione destinata al rilascio/ recupero di unità al largo della costa o di battelli commando confezionati deve invece garantire la copertura di distanze maggiori per adempiere ad inserzioni/estrazioni veloci, anche in ambiente non permissivo, ed avere una capacità di carico molto più elevata, a fronte di un impiego più esigente dal punto di vista degli equipaggiamenti. I punti di forza di questa imbarcazione sono: • velocità, anche in condizioni di mare non favorevole e a pieno carico; • capacità di carico in termini di peso e volumi; • autonomia di navigazione; • struttura chiusa, che fornisca copertura balistica, e copertura

dagli agenti atmosferici a favore del mantenimento delle capacità operative nel tempo; • armamento pesante a 360°.

delle corse, garantisce prestazioni di primo livello. Capace di trasportare 12 operatori con equipaggiamento “pesante”, più 3 operatori di equipaggio ed eventualmente più L’attuale imbarcazione in fase battelli commando confezionati e/o di sviluppo, rispecchia tutte le trasportatori subacquei, offre gli caratteristiche sopra indicate. Lunga spazi e le possibilità di adottare ogni circa 14 metri e mossa da una coppia configurazione possibile. Permette di motori entrobordo diesel di circa di navigare per oltre 500 NM ad 700cv cadauno, costruita su uno una velocità di crociera molto scafo particolarmente performante elevata (oltre i 40 nodi) a pieno direttamente proveniente dal mondo carico. Inoltre, essendo dotata di TNM ••• 45


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eliche di superficie ed una chiglia particolarmente strutturata, l’imbarcazione ha la capacità, dove il contesto lo permetta, di spiaggiare e rilasciare il personale direttamente a terra, il tutto supportato da tre armi di bordo pesanti per una cornice di sicurezza a 360° e da sistemi optoelettronici all’avanguardia per l’osservazione e l’interdizione. Le imbarcazioni che fanno fronte ad impegni di natura logistica non rispondono ad una modello preciso di riferimento, derivano solitamente dal mercato civile, non necessitano di uno studio e sviluppo particolarmente dettagliato ma possiedono quelle caratteristiche tipiche del settore al quale si vogliono

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principalmente dedicare. Gli impieghi più comuni si possono riassumere nei seguenti: • trasporto pesante di mezzi e materiali a premessa e a seguito di un’attività operativa o addestrativa (deployment); • ricognizioni (per fini addestrativi); • recupero vele paracadute e piattaforme commando a seguito di lanci addestrativi a mare; • piccoli spostamenti; • supporto alle immersioni. Il Reggimento ha a disposizione diverse tipologie di imbarcazioni che rispondono alle esigenze sopraindicate, ed in particolare, i gommoni: • gommorizzo 4.90 (5m) • gommorizzo 6.90 (7m) • BWA (11m) Tutti e tre i modelli, dipendentemente dalla lunghezza,


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costituiscono dei mezzi abbastanza veloci, semplici, con buone capacità di carico, utilizzabili nei recuperi dei lanci a mare, per ricognizioni limitate nel tempo e spostamenti di natura varia. La motovedetta CARIA, 14 metri di lunghezza, offre tutti i servizi necessari a vivere più giorni lontano dalla costa. Presenta altresì le caratteristiche necessarie a svolgere ricognizioni a lungo raggio, supporto alle immersioni, piattaforma Direttore Esercitazione nelle attività addestrative di rilievo, assistenza per immersioni e di qualsiasi altro genere in mare. Il Caria è anche dotato di una barella iperbarica che consente di intervenire prontamente in caso di incidente durante immersioni ad aria. Inoltre, il reggimento sta valutando l’acquisizione di un’imbarcazione che risponderebbe alla caratteristica che nessuna delle precedenti riesce a soddisfare, ovvero una capacità di carico tale da permettere il dislocamento completo di mezzi e materiali a favore di un’unità di livello Task Unit, a premessa ed a seguito di un’attività di rilievo della durata di più giorni, in una sede più o meno lontana da quella stanziale. I TRASCINATORI SUBACQUEI Sono mezzi ad elica alimentati elettricamente, ad assetto neutro, in grado di aumentare considerevolmente il raggio di azione degli Incursori durante il nuoto operativo in immersione nonché la quantità di carico operativo al seguito del team. Non siamo stati in grado di avere ulteriori dettagli sulle dotazioni del reparto, ma ci è parso di capire che anche in questo campo esiste una svariata possibilità di scelta che garantisce la massima gamma di opzioni a disposizione dei team operativi per l’assolvimento delle missioni a loro assegnate.

LA BASE ADDESTRAMENTO INCURSORI Non si può pretendere di operare in mare se non si dispone di una base in grado di ospitare i mezzi, consentirne la manutenzione ed il ricovero sia in acqua sia a secco, fornire i locali per la pianificazione delle missioni, essere dotata dei sistemi di comando e controllo sia tipicamente marini sia militari per la condotta delle attività addestrative, esercitative ed operative. La Base

Addestramento Incursori del 9° reggimento è il cuore pulsante dell’attività anfibia e subacquea dell’unità. Dotata di una darsena nella quale vengono ormeggiati i mezzi di superficie sempre pronti all’impiego, la BAI assolve ad una triplice funzione: • Funzione Operativa. Fornisce le imbarcazioni operative ed i relativi equipaggi ad esigenza del 1°Battaglione Incursori ed accoglie le unità operative di Forze TNM ••• 47


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razione In collabon il Cantiere o c e sinergia n” il reggimento ig s e D B alla fase “F pato sin d ha svilup uale e realizzato progett azione specifica rc una imba ze Speciali dalle per For ni incredibili prestazio contrabili in e non ris tti presenti sul o altri prod to mondiale merca

Speciali garantendo tutti i servizi, materiali ed equipaggiamenti collegamenti, strutture, possibilità associati al fine di condurre e aree al fine di consentirne i corsi e gli addestramenti l’approntamento e la capacità di specifici connessi con l’ambiente pianificazione, coordinamento e marino indispensabili ai fini della condotta di Operazioni Speciali a formazione di base e specialistica premessa di attività addestrative degli incursori, del mantenimento/ ed esercitative e/o di operazioni incremento delle capacità reali. In tale contesto è importante della componente operativa sottolineare la capacità di incursori, della formazione ricevere gli assetti aerei RW al in termini di abilitazione alla fine del trasporto/rehearsal e condotta di mezzi nautici ed la, possibilità di integrazione anfibi per il personale del interforze disponendo, oltre reggimento, dell’addestramento all’opportuna connettività, anche ed incremento delle capacità del di aree e strutture disponibili per plotone anfibio della BAI ed infine uomini e mezzi. dell’addestramento a favore di • Funzione Addestrativa. Garantire altre unità (della Forza Armata, il personale Istruttore qualificato, di altre Forze Armate o di altre le strutture didattiche e la fruibilità Organizzazioni). dei mezzi terrestri, nautici, • Funzione Logistica. Garantisce il anfibi e subacquei nonché dei parcheggio/custodia/rimessaggio,

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mantenimento, trasporto, rifornimento, approvvigionamento, distribuzione dei mezzi, materiali, equipaggiamenti nautici/anfibi/ subacquei in dotazione al reggimento assicurandone la fruibilità e l’impiego secondo criteri di efficacia ed efficienza. Garantisce inoltre lo stoccaggio e la ricarica dei contenitori di gas compresso (principalmente Aria e Ossigeno) impiegabili dal reggimento sia per le attività subacquee e anfibie sia per le attività aviolancistiche. Assicura l’accasermamento, il vettovagliamento ed il supporto per il personale effettivo alla struttura o di transito che partecipa alle attività operative/ addestrative/esercitative presso la BAI.


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Le notevoli distanze a cui di norma si svolgono le azioni, l’approccio “Joint” alle Operazioni Speciali e la necessità di supporto e di pianificazione fino al cosiddetto “punto di sbarco”, rende necessario considerare l’inserzione mista L’INSERZIONE come una tra le più paganti. Per MISTA AEREO/ANFIBIA La tecnica di inserzione mista aereo/ contro, alle unità di Forze Speciali sono richieste capacità eccellenti anfibia rappresenta un ulteriore di pianificazione, coordinamento ambito di eccellenza del reparto ed integrazione con gli equipaggi che sfrutta i 2 fluidi più presenti sul dei diversi mezzi e trasportatori nostro pianeta (l’aria e l’acqua) per impiegati (siano essi di assetti aerei condurre le proprie attività. Con RW/FW che navali). tali procedure si impiegano assetti aerei per il trasporto ed il rilascio in A grandi linee, gli Incursori del 9° pianificano le inserzioni con mare (tramite aviolancio o, in caso di assetti RW, anche di semplice mezzi di superficie (quando si rilascio) di uomini e trasportatori utilizzano navi di superficie di grandi anfibi tramite i quali gli incursori dimensioni, esse vengono chiamate raggiungeranno, via mare, l’area “trasportatori primari” e possono dell’obiettivo. talvolta imbarcare aerei, elicotteri Per sopperire a tali funzioni la BAI è provvista anche di una Sala Situazione che garantisce il monitoraggio di tutte le attività anfibie svolte in ambiente marino;

e mezzi da sbarco aumentando così le capacità d’inserzione) oppure mediante l’utilizzo di assetti aerei come sistema di avvicinamento intermedio per percorrere la maggior parte della distanza verso l’aerea obiettivo, dove completare la fase di infiltrazione per mezzo di battelli, anch’essi aviolanciati/ rilasciati dal medesimo vettore aereo, o con la tecnica del nuoto operativo di superficie o subacqueo, o in modo misto (battello + nuoto operativo). Queste opzioni includono aviolanci di personale e battelli in un’unica soluzione, atterraggi e salti in acqua da elicottero, rilasci di gommoni da elicotteri (con possibilità di battelli “chiusi” o aperti”) e le relative operazioni di recupero. Sebbene gli assetti aerei possano fornire il più

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S il coordointtao mento interforz e il 9° rgt. ha del CoFS, s equipaggiaviluppato e procedure menti inerenti le specifiche di controte attività su strutturerrorismo navali.

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pratico e veloce mezzo di trasporto di Incursori nelle vicinanze del Punto Presa Terra, la complessità intrinseca della loro esecuzione e l’atipicità delle procedure da applicare impone che i piloti e gli equipaggi di volo siano in possesso delle qualifiche appropriate per il metodo di rilascio previsto e che tutti gli aspetti del volo siano coordinati con il Distaccamento Operativo. Essenziali, inoltre, sono quindi i briefing di coordinamento tra equipaggio e unità FS (i cosiddetti “aircrew coordination briefings”) nonché le prove (rehearsal) per ciascuna fase dell’operazione. In generale, le modalità di rilascio includono: • tecniche convenzionali di aviolancio vincolato di personale e materiali e (battelli). La procedura del lancio vincolato può essere utilizzata per rischieramenti di carattere logistico, in virtù della rilevante dispersione dei paracadutisti che implica, della necessità di effettuare più passaggi e dell’impossibilità di aviolanciare contemporaneamente carichi e personale. Tale procedura, per quanto non considerata operativa, rientra comunque tra le capacità del reparto. • aviolanci con la tecnica della caduta libera di personale e materiali (battelli). Procedura questa che risulta essere la più pagante dal punto di vista operativo in virtù della possibilità di raggiungere velocemente sia nelle notti più buie. Abbiamo aree di crisi situate praticamente avuto modo di assistere ad una ovunque, della facilità di delle 5 esercitazioni annuali del riordinamento che il lancio reggimento che prevedono tale TCL consente e della limitata tipologia di inserzione e siamo segnatura. Da questo punto di rimasti veramente esterrefatti vista il 9° reggimento rappresenta dalla precisione, rapidità e ancora una volta una eccellenza discrezione che tale tipologia di unica in campo nazionale avendo azione garantisce anche a fronte messo a punto una tecnica che consente di aviolanciare più della rilevanza dell’unità tattica e di 5 battelli ed una trentina di dei materiali aviolanciati. operatori in un’unica soluzione, • rilascio da elicotteri: gli elicotteri in unico passaggio sia di giorno sono una piattaforma ideale di

trasporto intermedio, possono essere utilizzati per svariati tipi di operazioni ma presentano una velocità ed un raggio d’azione ridotto e devono comunque disporre di basi d’appoggio terrestri o navali. Il rilascio da elicottero è relativamente più semplice del rilascio da un aereo, il rischio di danneggiamento dei materiali è ridotto, il riordinamento è molto più facile ed infine l’elicottero può sempre intervenire

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in caso d’emergenza per recuperare il team. L’elicottero, nella fattispecie il CH47, è idoneo per il rilascio di battelli Commando in configurazione chiusa (confezionati) oppure in configurazione aperta (già gonfiati e pronti alla navigazione), può ammarare per il rilascio diretto di battelli e personale oppure trasportare il battello configurato chiuso al gancio baricentrico. • recupero da elicottero: un altro grande vantaggio degli elicotteri è la possibilità di recupero del personale. Oltre alle tecniche di tipo classico (scaletta/biscaglina e verricello), l’elicottero consente l’estrazione del team attraverso l’utilizzo del cosiddetto grappolo (una “fast rope” con delle asole nella parte finale dove il personale si aggancia tramite la propria un’imbragatura) oppure, attraverso l’ammaraggio (CH47), che offre la possibilità di recuperare, insieme al personale, anche due battelli in assetto di navigazione. UNA IMBARCAZIONE DA RECORD Il 9° reggimento esprime capacità anfibie e subacquee di eccezione. Al riguardo, il reparto ha potuto comprovare tali capacità anche durante i frequenti ed anche prolungati impieghi in attività di antipirateria nell’Oceano Indiano. In tale contesto, in collaborazione e sinergia con il Cantiere “FB Design” il reggimento ha sviluppato sin dalla fase progettuale e realizzato una imbarcazione specifica per Forze Speciali dalle prestazioni incredibili e non riscontrabili in altri prodotti presenti sul mercato mondiale, adatta a svariate tipologie di impiego con particolare riferimento alle attivita’ “sea to shore” L’imbarcazione, che non poteva avere altro nome se non “Col Moschin”, ha dato da subito notizie di se battendo, al primo tentativo e di parecchie lunghezze, il record Mondiale di lunga percorrenza in

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acque oceaniche. Infatti a bordo di “Col Moschin”, l’equipaggio guidato dall’Ing. Buzzi ha battuto il record del Challenge New York – Bermuda senza fermate e rifornimenti intermedi. Il tempo di percorrenza sulla tratta oceanica di 780 miglia è stato di 17 ore e 6 minuti, meno di 4 ore e 33 minuti rispetto al precedente record stabilito solo un mese prima da Chris Fertig. L’imbarcazione ha navigato per tutta la distanza con mare forza 4 ad una velocità media di 40 nodi. LO SHIP BOARDING A seguito degli eventi di pirateria che negli ultimi anni hanno visto coinvolte imbarcazioni e membri di equipaggi italiani (in particolar modo del golfo di Aden e sulle coste Somale), l’Italia, a similitudine delle nazioni più evolute, ha sviluppato misure difensive per ridurre il rischio di sequestro (partecipazione a missioni internazionali di scorta e pattugliamento navale, applicazione di barriere fisiche a bordo delle navi commerciali, realizzazione di “cittadelle” blindate, ecc.) e misure offensive, finalizzate al recupero di ostaggi e delle navi illegalmente detenute dai gruppi di pirati legati talvolta al terrorismo internazionale. Sotto il coordinamento interforze del COFS, il 9° rgt. ha sviluppato equipaggiamenti e procedure specifiche inerenti le attività di controterrorismo su strutture navali, che si diversificano dalle attività di tipo urbano per l’approccio all’obiettivo (utilizzando il mare come via di penetrazione primaria), per la particolare ed angusta struttura dei locali, per la difficolta di coordinamento ed integrazione delle aliquote incaricate di effettuare l’azione a bordo dell’obiettivo. Sebbene l’addestramento allo “ship boarding” rientra in quelle attività specifiche inerenti il modulo di controterrorismo, esso non può prescindere dalla conoscenza di tutte le tecniche e le procedure

legate allo sfruttamento del mare come ambiente in cui traferire la capacità operativa. Pertanto, gli incursori del 9° sviluppano periodicamente dei moduli addestrativi integrati per consolidare ed incrementare le capacità complesse di rapido intervento su questa tipologia di obiettivo, garantendo la perfetta integrazione e sinergia con gli altri reparti di Forze Speciali che devono assolvere tali compiti (GOI, 17° e GIS).

del compito assegnato e degli assetti disponibili. La complessità e varietà delle procedure, l’estrema specificità degli equipaggiamenti e l’indispensabile amalgama tra le unità operative e quelle in ruolo “supporting” non può prescindere da addestramenti multilivello prolungati (che si ripetono con cadenza annuale), volti a consolidare e perfezionare la capacità delle unità operative nella condotta di Operazioni Speciali nello specifico ed ostico ambiente naturale. L’ AMBIENTAMENTO Tali addestramenti assumono una ANFIBIO/SUBACQUEO. connotazione ancora più rilevante Come abbiamo più volte sottolineato, se si considera il tempo operativo gli Incursori del 9° possiedono frenetico, le aree in cui sono capacità di mobilità ambientale impegnati e gli orientamenti di a 360°, che consentono loro la impiego delle unità del 9° che più possibilità di scegliere il metodo di volte all’anno cambiano tipologia “trasferimento” e “movimento” più di approntamento secondo una idoneo in funzione della situazione, pianificazione predefinita, per

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garantire costantemente la presenza in teatro operativo e rispondere adeguatamente alle esigenze di prontezza e disponibilità di pacchetti di forze per interventi di emergenza. In tale contesto, a similitudine di quanto avviene per le attività in montagna (invernale ed estiva) e per quelle relative alla terza dimensione (aerocooperazione e aviolanci), il 9° si addestra tutto l’anno in mare, sopra e sotto la superficie, e conduce un addestramento specifico della durata di 6 settimane (generalmente tra Maggio e Luglio) che si conclude con un’esercitazione di verifica a livello Special Operations Task Unit (quest’anno denominata “SQUALO 13”). Tali addestramenti si prefiggono lo scopo di mantenere ed implementare la piena capacità

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di utilizzo del mare come mezzo per trasferire la capacità operativa complessiva dell’unità di Forze Speciali da un punto di partenza (inserzione) ad una area dove sia necessario produrre gli effetti definiti nella missione ricevuta, adottando tutte le procedure e le predisposizioni volte all’autoprotezione, alla mobilità occulta, alla capacità offensiva e/o di raccolta informativa, sopravvivenza, fuga ed evasione, adattando le procedure e gli equipaggiamenti alla situazione e all’ambiente in cui si deve svolgere la specifica Operazione Speciale. La tipologia di attività che gli incursori conducono in tali contesti ambientali richiede una preparazione fisica e tecnica di altissimo livello nonché la disponibilità di equipaggiamenti

moderni, affidabili, leggeri, e spesso peculiari, in grado di supportare e garantire le performances operative in un ambiente che pone significative limitazioni, specialmente se si considera l’incidenza delle condizioni meteorologiche (stato del mare e vento), le grandi distanze da coprire, l’assenza di riferimenti, l’impossibilità di occultamento in superficie ed i vincoli posti dall’impiego di equipaggiamenti specifici necessari a garantire il passaggio tra ambiente anfibio/terrestre (e viceversa). Il raggiungimento di obiettivi addestrativi ambiziosi e non esenti da rischi comporta ed impone una preparazione specifica e selettiva, che inizia sin dalle prime fasi della formazione degli allievi Incursori con una progressione graduale ed integrata con le altre capacità richieste a ciascun Incursore del 9° rgt. IL MODULO ADDESTRATIVO DI COMBATTIMENTO IN AMBIENTE ANFIBIO E SUBACQUEO. L’annuale modulo di combattimento in ambiente anfibio/subacqueo si


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articola in diverse fasi e si sviluppa su 6 settimane circa, includendo attività pratiche e specialistiche, lezioni teoriche, prove e sperimentazioni di equipaggiamenti, attività continuative di diversi giorni, che quest’anno hanno avuto inizio presso la Base Addestramento Incursori (per due settimane) a premessa del trasferimento in Sardegna del personale operativo e di supporto. Come già anticipato, il periodo ambientale si è concluso con una esercitazione finale della durata di circa una settimana che costituisce la verifica delle capacità raggiunte dalle unità operative del livello Special Operations Task Units. All’addestramento partecipano tutte le componenti operative che non sono impegnate all’estero, anche se con modalità ed obiettivi addestrativi diversi connessi con la costante turnazione in prontezza in cui sono inserite. Anche il personale destinato al supporto logistico e ai comandi degli Special Operations Task Groups svolge un periodo di addestramento nello specifico ambiente. Tale fase, che si svolge

normalmente in concomitanza con l’ambientamento dell’aliquota operativa (anche per incrementare l’amalgama e l’integrazione fra tutte le componenti dell’unità) è necessaria per assicurare la capacità di esercitare con efficienza e continuità il supporto ed il comando e controllo in simili ambienti. L’edizione di quest’anno ha offerto elementi di novità molto interessanti. Di particolare rilievo il trasferimento di tutti i mezzi di superficie e di tutti i materiali ed equipaggiamenti della BAI presso la base prescelta sulla costa orientale in Sardegna avvenuto, per tutti i mezzi di superficie, effettuando la traversata dal Livorno sino all’isola. Inoltre, in aggiunta al lancio a mare di trasferimento dell’aliquota operativa, durante la permanenza in Sardegna il 9° rgt. ha condotto due giornate di aviolanci TCL (per un totale di circa 300 aviolanci effettuati), relativi al modulo di mantenimento, organizzati in completa autonomia su Zone di Lancio non convenzionali. Nel complesso, le attività previste

durante l’attività ambientale possono essere riassunte sinteticamente in: • nuoto operativo di superficie e subacqueo; • navigazione in tutti gli assetti con i natanti a disposizione; • prese di terra e di mare con cambi di tenuta; • rilascio e recupero di personale e natanti (confezionati e non) da elicottero con tutte le tecniche in uso; • rilascio e recupero di personale e natanti da imbarcazioni (Hurricane); • aviolancio TCL in mare e su costa; • attività di fast rope, rappeling, recupero a grappolo; • effettuazione di ricognizioni speciali ed azioni dirette su obiettivi costieri; • comunicazioni satellitari da natanti; • tecniche di demolizione subacquee; • impiego e sperimentazione di apparati subacquei per il rilevamento di immagini e video sia nel campo del visibile sia in infrarosso;

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LA SQUALO 2013 HA COSTITUITO L’EVENTO CONCLUSIVO DELL’AMBIENTAMENTO ANFIBIO/SUBACQUEO E SI INQUADRA NEL PROCESSO DI MANTENIMENTO DELLE CAPACITÀ DEL 9° REGGIMENTO DI MUOVERE, VIVERE E COMBATTERE IN TUTTI I CONTESTI AMBIENTALI E NELLE DIVERSE SITUAZIONI OPERATIVE. La concezione e l’organizzazione di tale evento è iniziata a marzo ed ha coinvolto, in maniera significativa, tutte le componenti del reparto in virtù del necessario coordinamento interforze e della complessità nel ricreare l’imprescindibile realismo delle attività addestrative garantendo, nel contempo, la predisposizione di tutte le misure di sicurezza volte a mitigarne il rischio intrinseco soprattutto in un ambiente naturale impegnativo e selettivo come quello marino. L’attività, per quel poco che ci è stato possibile vedere, è stata articolata ed ha previsto l’impiego sia di role players che di opposing forces che, sotto la direzione di una specifica cellula denominata Exercise Control (EXCON) hanno svolto attività di controinterdizione, ricerca d’area e presidio obiettivi. Il lavoro a premessa è stato ingente in quanto si è dovuto creare lo scenario operativo e la relativa documentazione di supporto, individuare le aree idonee allo sviluppo delle attività tattiche aderenti allo scenario (incluse le strutture da TNM ••• 57


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adibire a targets), svolgere tutte le ricognizioni in loco e stabilire i contatti con i privati, le autorità locali e gli organi di sicurezza che sono stati interessati a vario titolo dall’attività. In particolare, la cura dello scenario è stata impressionante ed estremamente razionale. Infatti, lo stesso è stato caratterizzato da una continuità che ha legato tutte le esercitazioni notturne svoltesi nelle tre settimane di addestramento precedenti l’attività finale, con pacchetti d’ordini conseguenti che hanno garantito, attraverso attività di targeting basate sulle risultanze delle Site Exploitation precedenti, l’ingaggio di obiettivi di difficoltà crescente, l’ultimo dei quali è stato simulato da un’installazione militare in disuso di particolare complessità sia per la struttura dell’obiettivo sia per le limitatissime vie di accesso. La sera del lunedì, al termine dei briefsback e dei coordination briefings con i piloti degli Hurricane, abbiamo quindi visto i primi teams muoversi, sempre in modo discreto e con la loro tipica silenziosità, verso l’area della cala, dove gli equipaggi erano già pronti a dare inizio alle operazioni di caricamento. Successivamente abbiamo visto (o meglio sentito) i battelloni con a bordo gli Incursori del 9° salpare nel buio alla volta dei Punti Presa Terra pianificati da dove hanno iniziato il movimento notturno verso le rispettive aree obiettivo. Ancora una volta abbiamo constatato direttamente l’approccio professionale, pragmatico e serio degli Incursori del 9° che, per l’ennesima volta lontani dalle loro case e dalle loro famiglie ed in una situazione di relativo isolamento, non si sono risparmiati in impegnative e rischiose attività addestrative, affrontate con la consapevolezza di chi deve saper muovere e combattere per poter rispondere con efficacia alle reali esigenze operative. Un ringraziamento sentito al Comandante del 9° reggimento ed a tutti i suoi collaboratori per la genuina ospitalità e serena collaborazione che ha reso ancora una volta estremamente piacevole ed interessante la nostra permanenza tra quelli che consideriamo i migliori soldati che l’Italia riesca ad esprimere.

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All’addestramento hanno partecipato tutte le componenti operative che non sono impegnate all’estero, anche se con modalità ed obiettivi addestrativi diversi connessi con la costante turnazione in prontezza in cui sono inserite.

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Durante la permanenza in Sardegna il 9° rgt. ha condotto due giornate di aviolanci TCL (per un totale di circa 300 aviolanci effettuati), relativi al modulo di mantenimento, organizzati in completa autonomia su Zone di Lancio non convenzionali.

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All’orario

prestabilit o si trasferis gli incursori la cala docono presso fase di preve inizia la degli equ parazione che utilizz ipaggiamenti eran l’esercitaz o durante ione.

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Te inata la pianrim i teams in ficazione, iziano le a “rea ttiv

harsal” ità di per prova (diurne e notturne) re ciascuna fa dell’opera se modalità dzione e verificarne le i s delle parti volgimento. Una p iù s ig critiche rig nificative e ua del team d rda la presa terra i ricognizio ne.

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rrivati sul “PunAto di Sb il team SR prende ma arco”, re, ad

unitamente un aliquota di verifica “scout” incaricata re le condizio “Punto P ni sul resa un punto p Terra”, individua re er il camb io di tenuta ed effettua re le o pportune segnalazio ni fari IR) pe (generalmente con r co libera al te municare il via am in acq ua.

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Mentre gli scout garantiscono la sicurezza verso terra, il team SR si muove verso il PPT segnalato dove, appena arrivati con la tecnica del nuoto operativo di superficie, scondizionano le nasse con le armi individuali per garantirsi l’autoprotezione ed una minima capacità di reazione in questa fase particolarmente critica. I mezzi di superfice restano in una holding area per eventuali estrazioni a caldo fino ad avvenuta inserzione.

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Appena nti, tutti soscnorotapnoroil team

gli scout coperta dove verso una zona ente il cambio m effettuare velocecomunicazioni di tenuta e le rzione. Se di avvenuta inse so, il team es om pr m non co locemente abbandonerà veiziare il l’area per in l’area o movimento vers . del target

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Terminate le prove, si verificano i tempi, le formazioni, i piani di caricamento, i materiali ed equipaggiamenti ed apportano eventuali correzioni al piano qualora si identificassero degli scostamenti.

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Tuttriiali i maolte to are riferimen

(con partic li strumenti alle armi ed ag vono essere i) de optoelettronic te lavati e en am un rt po op per garantirne i at manutenzion ionamento il perfetto funz mento della olgi durante lo sv missione.

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COME SI DIVENTA INCURSORI La formazione di un incursore dell’Esercito rappresenta l’iter addestrativo più completo, articolato e selettivo delle Forze Speciali italiane che, oltre al 9° rgt, sono costituite dal Gruppo Operativo Incursori della Marina, dal 17^ Stormo della Aeronautica e dal GIS dei Carabinieri, e tra i più lunghi anche in ambito internazionale. Le percentuali di attrito complessive dell’intero processo sono considerevoli e le capacità individuali acquisite alla fine dell’iter sono uniche e difficilmente riscontrabili perfino negli omologhi reparti dei principali Paesi occidentali. L’end state che si prefigge l’iter formativo, che nel complesso dura poco più di due anni e viene svolto in gran parte all’interno dell’unità formativa e addestrativa del 9° reggimento, il RAFOS (Reparto Addestramento Forze Speciali), è il condizionamento di un soldato maturo ed equilibrato in grado di operare in autonomia operativa e logistica in condizioni di isolamento ed in contesti ostili.

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Il reparto recluta militari già competenti con alle spalle almeno tre anni di vita militare (i VFP1 e VFP2 sono quindi esclusi dalla possibilità di partecipare alle selezioni) e li sottopone, prima dell’iter vero e proprio, a un percorso selettivo e impegnativo dal punto di vista sia fisico sia psicologico, che prevede una serie di esercizi valutativi e prove di resistenza in assetto da combattimento e in condizioni di stress psico-fisico. Alla fine delle tre settimane il personale idoneo è ammesso alla frequenza del corso OBOS (Operatore Basico per Operazioni Speciali) della durata di circa 5 mesi, durante il quale l’aspirante acquisisce le abilità comportamentali di base necessarie alla condotta di elementari pattuglie da combattimento. La fase successiva, corso di combattimento per Forze Speciali, della durata di circa 6 mesi, ha lo scopo di abilitare gli aspiranti incursori alla pianificazione, organizzazione e condotta di Operazioni Speciali. A seguire, gli aspiranti incursori frequentano il corso di combattimento avanzato, i cui contenuti rappresentano l’ambito di eccellenza di impiego delle Forze Speciali. Il corso fornisce le tecniche e gli strumenti base per il combattimento in ambienti ristretti (room clearing, impiego di esplosivi e breaching, combattimento offensivo ravvicinato, impiego sniper, eccetera) a livello individuale, di nucleo e di team. Il secondo anno dell’iter formativo è rivolto principalmente ai cosiddetti corsi “ambientali” (corso basico di alpinismo, corso basico di sci e sci-alpinismo, corso anfibio, corso aviolanci con la tecnica della caduta libera, corso per l’abilitazione all’impiego di autorespiratori a ossigeno) svolti nelle scuole di specializzazione dell’Esercito (CEALP e CAPAR) e della Marina (COMSUBIN). Al termine dell’iter formativo il personale riceve l’agognato brevetto di Incursore ed andrà ad alimentare il battaglione d’assalto. In tale ambito la formazione continua con attività di specializzazione avanzate in funzione degli incarichi da ricoprire all’interno dei Distaccamenti Operativi (HAHO/HALO, FAC,

Medical, Sniper, Breacher, operatore specializzato Close protection team, corsi di istruttore sci, alpinismo, TCL, ecc…) e si perfeziona attraverso la partecipazione alle molteplici missioni all’estero e agli addestramenti congiunti con Forze Speciali italiane (con le quali il 9° reggimento, grazie al coordinamento del Comando interforze per le Operazioni delle Forze Speciali, opera e si addestra quotidianamente) e straniere, nonché a corsi professionali specifici tra cui quelli svolti negli Stati Uniti, e presso il Nato Special Operations Headquarter in Belgio. Una vita ricca di soddisfazioni, a fronte di grandi sacrifici, fatiche, periodi lontani dalle famiglie e rischi sia in addestramento sia in operazioni. A copertura dei maggiori rischi e dei maggiori disagi connessi con la specificità e unicità delle attività condotte dal personale del reparto, gli incursori percepiscono indennità non trascurabili, che vanno anche a contribuire alla formazione del trattamento pensionistico. Per il personale ancora non in servizio permanente, il conseguimento del brevetto da incursore costituisce un vero e proprio trampolino di lancio per il passaggio in servizio permanente effettivo. Informazioni generali sul reclutamento al 9° Col Moschin sul sito dell’Associazione Nazionale Incursori Esercito ( www.incursoriesercito.com). Un paio di articoli del collega Scarpitta esaminano in profondità l’iter formativo degli incursori ( www. analisidifesa.it/wp-content/uploads/2012/11/rafos.pub_. pdf) e le novità introdotte nel reclutamento ( /www. analisidifesa.it/2013/08/il-potenziamento-delle-forzespeciali-dellesercito/)

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IL RECLUTA MENTO Le procedure per il reclutamento degli aspiranti incursori sono recentemente cambiate e consentono a qualsiasi militare dell’Esercito di qualsiasi ente, Brigata o reparto che lo desideri e che si senta all’altezza di poter partecipare alle selezioni iniziali per diventare incursori. Ci sono diverse caratteristiche a cui bisogna rispondere a seconda se si tratti di militari di truppa (VFP4 e VSP) di Sottufficiali (ruolo Sergenti e/o Marescialli) o di Ufficiali. Un altro importante fattore è quello anagrafico in quanto a seconda della categoria e dell’esperienza maturata nei precedenti anni di servizio presso i reparti convenzionali, l’età massima per essere ammessi alle selezioni varia dai 30 ai 32 anni. Anche il personale già qualificato ranger, mitragliere del REOS o acquisitore obiettivi può partecipare! A fattore generale, durante tutto l’iter per diventare incursore non verranno ripetuti i corsi già effettuati per cui, se un militare proveniente dalle Truppe Alpine ha già effettuato i corsi basici roccia e sci questi verranno considerati quali corsi e abilitazioni già conseguite. La ricerca di personale per il 2013 si è già conclusa e presumibilmente bisognerà aspettare l’inizio del 2014 affinché lo Stato Maggiore dell’Esercito bandisca un nuovo reclutamento per il 9°. Chi è interessato tenga occhi aperti e orecchie dritte e soprattutto cominci da ora la preparazione e l’allenamento perché, da quanto sappiamo, non si faranno sconti a nessuno. Non ci saranno preferenze ma sembra logico che i più facilitati nel passare le selezioni saranno i militari con una preparazione fisica assolutamente eccellente, che abbiano una ottima conoscenza della procedure e materie militari convenzionali (addestramento individuale al combattimento, tiro, topografia, tecniche di pattuglia ecc.), che magari sappiano già abbastanza bene una o più lingue straniere (la più importante è ovviamente l’Inglese, ma anche le altre sono considerate di interesse) e che abbiano preferibilmente conseguito delle qualifiche inerenti la formazione dell’incursore, tra le quali, abbiano frequentato il corso sci, il corso di alpinismo, il corso di paracadutismo con la Tecnica della Caduta Libera, la qualifica di Forward Air Controller ecc… Ma che i meno esperti non si impauriscano, ci hanno detto gli incursori stessi che spesso cominciare da zero con volontà, passione, determinazione e spirito di adattamento è meglio che avere già delle impostazioni avanzate, magari non complete, che vanno poi corrette ed adattate. Molto probabilmente il sito www.incursoriesercito.com pubblicherà da subito la richiesta di reclutamento non appena verrà emessa.

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Leggeri veloci letali Perchè ridurre peso, volume e consumo di acqua durante . i pattugliamenti a lungo raggio


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Sumatra (Indonesia), un tempo imprecisato tra il 1960 e la fine degli anni ‘70: “Quando viaggiamo ci portiamo dietro solo un pacco di riso, il nostro AK, 1-3 caricatori e un machete”, dice appoggiandosi contro un albero - “ma se siamo di fretta, prendiamo solo il machete” aggiunge con un sorriso smagliante. Così ragionavano i guerriglieri ai tempi delle guerre asiatiche. Negli ultimi quattro decenni il carico dei soldati è aumentato in maniera impressionante. Solo quarant’anni fa, un soldato era in grado di impacchettare la maggior parte del suo equipaggiamento (munizioni comprese) nel gibernaggio e in uno zaino da 30 litri. In pochissimo tempo, dopo migliaia di anni di guerra leggera, i soldati occidentali hanno però re-indossato l’armatura da combattimento d’età medioevale e ritrovato la pesante movenza che caratterizzava i cavalieri. Oggi portano zaini da 140 litri e, molto spesso, un equipaggiamento che va dai 25 ai 100 kg. È difficile superare la loro potenza di fuoco, ma è estremamente semplice superarli in velocità; diventa quindi alquanto difficile che prendano l’iniziativa. Leggero significa 5-10 kg, non 25-50 kg Per alcuni operatori andare “leggeri” significa viaggiare con solo 25 kg, che in una giungla è tutto tranne che un peso leggero. La citazione all’inizio dell’articolo è di una missione nel sudest asiatico, dove il mio contatto locale (un ex guerrigliero) ha riso quando abbiamo parlato delle truppe occidentali. Mentre queste avanzavano al massimo pochi km al giorno, lui e i suoi uomini camminavano nella giungla per oltre 30 km senza problemi! E mantenevano tutta l’iniziativa. Ovviamente rimane il fatto che mentre il giubbotto antiproiettile e il kit pesante sono l’ideale per attacchi brevi o azioni di sfondamento, la maggior parte dell’equipaggiamento è di gran lunga troppo pesante se una situazione s’inasprisce e si devono impiegare molte ore per lo sgombero di edifici. In un combattimento nel folto della vegetazione essere così bardati non darà alcuna speranza, renderà prevedibili e farà consumare un’infinita quantità di acqua. All’interno del nostro corpo sono presenti solo un paio di grammi di zuccheri (il primo “carburante” a venire assimilato dal corpo) nel sangue, circa 100 grammi (paragonabili a una tavoletta di cioccolato) di glicogeno nel fegato, e più di 20 kg di grasso; questo può venire utilizzato e bruciato gradualmente per rimpiazzare il consumo di zuccheri nel sangue ma solo se si è leggeri, se ci si muove in maniera regolare e se si evita il consumo di esagerate quantità di energia. Inoltre il corpo contiene circa 1,5 litri di acqua, che può durare per un lungo periodo se non si è troppo carichi e non si suda copiosamente. I materiali moderni usati per le uniformi fanno sudare e surriscaldano Confrontando poi l’equipaggiamento di un soldato a TNM ••• 114

cavallo tra la fine della Seconda Guerra Mondiale, la Corea, il Vietnam e le altre guerre che ci hanno portato fino alla prima guerra in Iraq, notiamo grandi differenze. Di fatto le truppe si sono sbarazzate delle uniformi di lana che, tranne nei teatri dove il clima è più caldo, sono estremamente traspiranti, resistono a incredibili quantità di pioggia e tengono al caldo di notte risultando così molto più comode e versatili. Lo stesso è successo ai poncho degli anni 50 e 60, un inestimabile accessorio multiuso che, al contrario dei primi poncho di nylon, era effettivamente impermeabile e caldo. Per rimpiazzare questi materiali si è passati a tessuti misti cotone/fibre sintetiche, softshell e membrane come il goretex, tutti materiali più efficaci nell’evitare la dispersione del calore e favorire quella dell’umidità. Tuttavia questi offrono un raggio di attività


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FOCUS ON FOCUS ON FOCUS ON FOCUS ON FOCUS ON FOCUS ON Negli ultimi quattro decenni il carico dei soldati è aumentato in maniera impressionante. Solo quarant’anni fa, un soldato era in grado di impacchettare la maggior parte del suo equipaggiamento (munizioni comprese) nel gibernaggio e in uno zaino da 30 litri

di gran lunga più ristretto e, se portati al limite, tendono a surriscaldare, far sudare e, conseguentemente, sentire freddo al corpo rendendo così necessari indumenti di riserva asciutti da indossare. La dotazione attuale prevede anche dei sacchi a pelo che necessitano di tappetini appositi, vest imbottiti e giubbotti antiproiettile che, se da un lato rendono più confortevole la vita del soldato lo rendono pesante, lo affaticano in un istante e gli fanno consumare immediatamente le risorse di zuccheri che ha nel sangue. Il tutto senza contare la quantità di acqua che questo deve trasportare e assumere per riequilibrare i liquidi dispersi con il sudore. Per coprire grandi distanze il soldato deve così fare affidamento sul trasporto con veicoli o camminare in luoghi estremamente prevedibili, un fattore che lo ha reso un bersaglio perfetto per imboscate e IED. Un concetto dimenticato Il concetto di leggerezza NON consiste solo nel ridurre volume e peso, riguarda anche il tipo di uniformi che si indossano, cosa include l’equipaggiamento, cosa e quando si mangia, come ci si muove e si brucia il grasso corporeo, l’uso di nascondigli e il fatto che tutto il kit sia multifunzione. Un sacco a pelo può essere usato solo come sacco a pelo, gli indumenti per la pioggia solo come indumenti per la pioggia, ma non possono trasformarsi in un riparo, tappetino, camuffamento o barella, come invece succedeva con il poncho. Inoltre, poichè si possono percorrere 40-60 km al giorno, il concetto di leggerezza utilizza efficaci tecniche di navigazione naturale che non esistono più nemmeno nei corsi S.E.R.E. (Survival Evasion Resistance Escape) occidentali, che puntano moltissimo sulla localizzazione dei punti cardinali basandosi sull’osservazione della natura. Navigare è diverso da trovare le direzioni con la bussola. La navigazione naturale, specialmente se abbinata a delle mappe, è TNM ••• 116

molto più veloce e altrettanto efficace e accurata di un GPS. Bussola e mappa unite alla navigazione naturale rendono ancora più veloci e più accurati. E tutto questo non è magia, può essere imparato facilmente. Leggerezza vs. giubbotti antiproiettile Differenti concetti di sicurezza I giubbotti antiproiettile offrono sicurezza e protezione da fermi. La sicurezza nel concetto di leggerezza sta nel potersi spostare, muovere velocemente e sotto copertura o nello scappare e guadagnare distanza se attaccati. Se si rimane fermi si è vincolati dal mantenere il silenzio, non si può accendere un fuoco, cucinare, produrre odori, ecc. Se ci si può muovere agilmente si può andare facilmente lontano. Di norma i guerriglieri camminano per 40-60 km al giorno su terreni estremamente accidentati, sparpagliandosi in piccole unità in tutte le direzioni. A 50 km di distanza da un contatto nel primo giorno, l’area di ricerca per la forza all’inseguimento coprirebbe così più di 7.800 km2. “I combattimenti nella macchia si vincono con i biscotti al limone” Per prima cosa scegliete indumenti altamente traspiranti, calzature leggere, pantaloni larghi senza tonnellate di tasche ed eliminate qualsiasi cinturino per coltelli, arma secondaria o kit medico che impedisca alla gamba di correre. In secondo luogo, non mangiate durante il giorno, talvolta nemmeno la mattina (se proprio non ce la fate scegliete solo carboidrati come biscotti o un piccolo panino o maizena). “I combattimenti nella macchia si vincono con i biscotti al limone” si era soliti dire in Africa. Se si mangia un piatto occidentale contenente proteine, il 50% dell’energia delle proteine nel corpo si trasforma in calore. Semplicemente


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cambiando le mie abitudini alimentari e adottando quelle locali si può ridurre il consumo quotidiano di acqua da 8 a 2 litri al giorno. Per finire, se si è leggeri e non si portano zaini. vest o camelback, il calore in eccesso si disperde facilmente dalla schiena, riducendo così ulteriormente il consumo di acqua. Una squadra di pattugliamento leggera, veloce, autonoma è un avversario di efficacia letale nella macchia. Una “moderna” squadra high-tech lenta e sovraccarica è letale solo se ci si imbatte in essa per caso, ma i suoi movimenti e le sue operazioni sono altamente prevedibili e può essere facilmente individuata a causa dei suoi movimenti o per l’appoggio di veicoli o elicotteri. In più ha un corto raggio d’azione e quindi può esser facilmente evitata o cadere vittima di un’imboscata. Essere leggeri è essenziale per coprire grandi distanze, per esplorare terreni remoti e accidentati e per rapide ispezioni supplementari. In aggiunta l’attrezzatura leggera permette alla pattuglia di muoversi più furtivamente, fare gli appostamenti necessari, viaggiare durante la notte, quando richiesto anche su terreni difficili, o scappare velocemente se in inferiorità numerica. Giubbotti antiproiettile, carichi di munizioni, potenza di fuoco massiccia, fucili d’assalto sovraccarichi, anfibi pesanti,

grossi zaini, pistole e attrezzatura varia appesa alle gambe, elmetti e occhiali di protezione e molto altro NON sono adatti per squadre che svolgono pattugliamenti a lungo raggio. Al contrario, calzature leggere come scarpe da corsa (a eccezione dei climi estremamente freddi dove è richiesto un diverso tipo di attrezzatura) o, in zone particolarmente impervie, anfibi leggeri, abbigliamento da campo leggero, carabine leggere in grado di essere utilizzate da tutta la squadra, attrezzatura multifunzione come poncho di lana impermeabili (che possono essere usati come riparo, abbigliamento da pioggia, per raccogliere acqua, mimetizzarsi, trasportare feriti, costruire zattere, oppure come maglioni, coperte, sacchi a pelo, ecc.), coltelli pesanti (da utilizzare come ascia, machete, ecc.) e chest rig molto leggeri o con al massimo 1-2 tasche per i caricatori forniranno un assetto di gran lunga più flessibile, leggero e veloce. Piccoli zaini possono essere usati per portare cibo e acqua ai rifugi, tuttavia è preferibile fare affidamento su assetti che non richiedono l’uso di zaini, permettendo una maggiore ventilazione della schiena nelle zone calde. Complementi da cintura ultraleggeri come bottiglie d’acqua, un coltello, un marsupio o una tracolla per il cibo, un poncho leggero, una piccola TNM ••• 117


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Oggi si p da 140 litri ortano zaini e un equipag , molto spesso, giamento che va dai 25 ai 10 superare la 0 kg. È difficile di un amod potenza di fuoco ern è estrema a pattuglia, ma m superarli in ente semplice ve quindi alqu locità; diventa anto difficil e ch prendano l’iniziativa. e


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pentola per cucinare e altri oggetti indispensabili di minore importanza consentiranno alla squadra di muoversi molto, se necessario in maniera più veloce e, sicuramente, su qualsiasi terreno. Metaforicamente parlando l’immagine migliore è quella di un boscimano che si sposta nella foresta vestito in maniera leggera con coltello, arco, tracolla e il necessario per accendere un fuoco. Di seguito alcuni consigli su cosa scegliere prima di partire. Attrezzatura: • Uniforme o abbigliamento: se possibile imparate dalla gente del posto, loro la sanno lunga. Molti strati sono più funzionali al freddo, poiché permettono di regolare il calore. Il tessuto di lana è superiore a qualsiasi altra cosa nei climi da temperati a rigidi, perché traspira meglio del cotone, dei materiali composti e dei moderni materiali tecnici; riscalda quando si è all’umido o al bagnato (se tessuto, non lavorato a maglia) si asciuga in fretta. Nei climi più estremi potrebbero essere necessari TNM ••• 120

una giacca a vento, un poncho o un impermeabile o una giacca in goretex. Un indumento da battaglia in tessuto di lana, come si usava dal 1800-1960 in molti paesi può sopportare molta acqua, rimane caldo quando si bagna e si può asciugare addosso semplicemente con il calore corporeo. Se sudate indossando una moderna softshell o un tessuto con membrana, e succederà, provate ad asciugarvi! Non è possibile. Il cotone è un materiale quasi silenzioso, mentre i materiali tecnici sono rumorosi. Pantaloncini e magliette leggere sono perfetti nella giungla perché permettono di vedere immediatamente le sanguisughe, in alternativa ci


US ON FOCUS ON FOCUS ON FOCUS ON FOCUS ON FOCUS ON FOCUS ON Avete notato che quando si è nel campo ci si sente sempre più al caldo che quando si è di pattuglia? Una delle ragioni è che si mangia diversamente. Mangiare uova, pancetta o carne seduti al caldo della mensa vi farà sudare abbondantemente nel giro di 1-2 ore a causa del riscaldamento prodotto dalle proteine

si deve assicurare che il proprio abbigliamento sia ginocchia: per fare un esempio 1 kg di anfibi equivale completamente chiuso. a 5 kg nello zaino. Nella giungla le scarpe da corsa • Calzature: scarpe da corsa o anfibi molto leggeri sono il in gomma, simili a quelle da calcio, sono perfette e meglio. La maggior parte delle odierne scarpe da corsa quando vi allenate fatelo su terreni aspri e fuori strada, fuoristrada sono così ben fatte che se ne trovano modelli mai sull’asfalto. Correre e, soprattutto, imparare come in grado di fornire la stabilità necessaria e resistere camminare su terreni accidentati, è forse una delle anche nella macchia. Molte guerriglie sono state caratteristiche più importanti di una pattuglia che si combattute a piedi scalzi o con i sandali. Evitate anfibi muove su lungo raggio. con suola rigida e rinforzo pesante alla caviglia, fanno più • Gibernaggi e zaini: assicuratevi che siano robusti ma rumore quando si cammina, è più difficile posizionare il estremamente leggeri. Non usare vest nei climi caldi, piede con precisione e riducono la flessibilità tipica delle ma sistemi aperti che si concentrano attorno alle articolazioni. Anfibi pesanti poi stancano e sforzano le anche, altrimenti ci si surriscalda. Assicuratevi di avere TNM ••• 121


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Correre e, soprattutto, imparare come camminare su terreni accidentati, è forse una delle caratteristiche piÚ importanti di una pattuglia che si muove su lungo raggio.


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Per migliorare la velocità di spostamento è possibile posizionare in nascondigli sicuri alcune bottiglie e taniche d’acqua e biscotti, così che le truppe possano muoversi senza zaini e senza rifornimenti fino a tre giorni.

l’essenziale nella cintura, compresi acqua e attrezzatura di sopravvivenza, così se vi capiterà di perdere lo zaino avrete comunque l’attrezzatura principale. La miglior cosa è avere un kit da cintura, possibilmente con bretelle. Il carico suddiviso secondo la vecchia scuola inglese è geniale, la parte anteriore rimane libera, il che significa che ci si può sdraiare piatti per nascondersi e ridurre notevolmente le tracce della propria presenza. Per quanto riguarda gli zaini a spalla, ripetiamo, assicuratevi che siano robusti ma leggeri. Molti zaini moderni sono eccezionalmente pesanti e troppo grandi. Se possibile evitate del tutto gli zaini e usate invece cinture leggermente più larghe e tracolle per il cibo. Sì è più veloci. Portate le attrezzature e l’acqua nei nascondigli e ricordate che per sopravvivere o essere più efficienti non c’è bisogno di un tubo per bere. • Protezione per volto/testa: lo shemagh in pashmina sottile o in lana di cashmere è un oggetto eccezionale. È più caldo di qualunque cappello, protegge la testa dal sole o la bocca dalla polvere, e può essere legato sulle spalle come borsa per acqua o per portare caricatori, oggetti, cibo, ecc., senza scaldare come uno zaino. Una curiosità: la maggior parte degli shemagh pakistani verdi indossati dalle truppe occidentali sono più corti di circa 10-20 cm per venire legati e usati in modo tradizionale.

Cibo Avete notato che quando si è nel campo ci si sente sempre più al caldo che quando si è di pattuglia? Una delle ragioni è che si mangia diversamente. Mangiare uova, pancetta o carne seduti al caldo della mensa vi farà sudare abbondantemente nel giro di 1-2 ore a causa del riscaldamento prodotto dalle proteine. Le razioni da campo devono essere scelte con attenzione, dal momento che utilizzare lo stesso standard ovunque e in tutti i tipi di clima causerà problemi come l’aumento del fabbisogno di acqua e un eccessivo surriscaldamento o raffreddamento del corpo. Nei climi freddi c’è bisogno di molta energia e soprattutto di proteine, poiché quasi la metà dell’energia presente viene trasformata in calore. Lo stesso vale per l’alimentazione notturna quando si dorme in deserti freddi. Nelle aree calde e aride o umide bisognerebbe concentrarsi sui carboidrati e minimizzare l’apporto di proteine. Bisogna inoltre evitare di mangiare di mattina e durante il giorno; unica eccezione pochi biscotti. Questo ridurrà ulteriormente il consumo di acqua. Evitate il dispendio estremo ed eccessivo di energia, preferendo invece un tipo di moto più costante, che favorisca il consumo dei grassi. Nel primo caso, infatti, si consumeranno velocemente le riserve di glicogeno (circa 500 grammi nei muscoli e un centinaio nel fegato). Per fare un paragone, le riserve di grasso in un normale atleta sono TNM ••• 123


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probabilmente costituite da 10-20 kg. Siccome l’energia nel grasso è il doppio di quella del glicogeno, l’energia complessiva è di almeno 20-50 volte superiore a quella del glicogeno. In altre parole, durante le perlustrazioni o il trasporto di attrezzatura pesante è meglio muoversi regolarmente e a lungo piuttosto che a scatti e con improvvise sferzate di energia.

secondi per ogni 100 grammi di peso del proprio paio di scarpe: scarpa da corsa leggera: 400 grammi al paio = 4 x 10 secondi = 40 secondi più lenta al km rispetto al piede scalzo. Anfibi militari da deserto “leggeri”: 1.200 grammi per paio ovvero 12 x 10 secondi = 120 secondi o due minuti più lenti al km. Anfibio militare pesante da montagna: 2 kg ovvero 20 x 10 secondi = 200 secondi Acqua o 3,3 minuti più lento Il consumo di acqua al km. Ciò significa che è di circa 0,1-2 litri correndo, colui che all’ora, a seconda porta gli anfibi pesanti della temperatura, resterà inevitabilmente dell’umidità, indietro di circa un dell’intensità km dopo i primi due o, dell’attività fisica, del peggio, sarà superato Molte guerriglie sono state combattute a piedi scalzi o con i consumo di cibo e dal già dopo il primo km, sandali. Evitate anfibi con suola rigida fatto che si porti o meno e rinforzo pesante alla caviglia, fanno supponendo che abbia uno zaino. Se si portano più rumore quando si cammina. abbandonato zaino e vestiti chiusi o giubbotti vest. antiproiettile, anfibi, un Se ci si muove gibernaggio pesante tatticamente o su e molte munizioni, un grande zaino pesante, si mangiano altri terreni (vedi tabella), la differenza si nota ancora proteine al mattino e si opera in un clima caldo, si avrà di più. Inoltre bisogna aggiungere più peso per portare indubbiamente bisogno di 8-12 litri di acqua al giorno. l’acqua necessaria, riducendo ulteriormente la velocità. Se si portano vestiti leggeri, scarpe da corsa, armi In altre parole, se si portano i moderni gibernaggi molto leggere, poca o nessuna attrezzatura e non si completi da 25 kg e zaini da 50 kg, cosa non inusuale mangia durante il giorno o si consumano principalmente nelle forze speciali (alcuni arrivano addirittura a 100 kg!) carboidrati leggeri (come riso o biscotti), è possibile con rifornimenti ecc., ci si muoverà 75 kg x 10 secondi = ridurre il consumo di acqua fino a 2-3 litri al giorno mentre 750 secondi, quindi 12,5 minuti al km più lenti dei propri si è ancora in movimento. Per migliorare la velocità di avversari senza zaini. Inoltre si avrà bisogno di molta spostamento è possibile posizionare in nascondigli sicuri più acqua, lo zaino diventerà così ancora più pesante e alcune bottiglie e taniche d’acqua e biscotti, così che le si sarà ulteriormente rallentati, si spenderà più energia truppe possano muoversi senza zaini e senza rifornimenti e sarà necessario portare più cibo, si sarà meno mobili, fino a tre giorni . Muoversi senza gli zaini riduce il consumo non si potrà usare il fuoco per cucinare o per scaldarsi e di acqua, rende meno visibili e gli operatori si muovono così via con la conseguente perdita dell’iniziativa. Questo più agevolmente; non solo, accresce la loro sicurezza significa che lungo un tratto di 10 km bisognerà già portare e la possibilità di catturare o intercettare eventuali da tre a sette litri di acqua in più e ci si troverà due ore contrabbandieri o pattuglie avversarie. indietro rispetto a chi si insegue. Dato che molti predatori, guerriglieri in questo caso, percorrono facilmente 30-60 Si perdono dieci secondi al km per ogni kilo km al giorno a seconda del terreno, non solo non si sarà extra che si trasporta! in grado di percorrere quelle distanze, ma dopo appena Per calcolare la propria velocità di spostamento è possibile 30 km si sarà anche a corto d’acqua di almeno 5-15 litri basarsi su una buona regola empirica: velocità al km= peso (cioè una tanica) e indietro di almeno altre 6-24 ore. Con totale x 10 secondi. Cioè, se il proprio peso è di 70 kg, ci si un carico pesante si tende anche a scegliere percorsi muoverà approssimativamente di 70 kg x 10 secondi = 700 più semplici, diventando più prevedibili e aumentando secondi, ovvero per percorrere un km saranno necessari il rischio di cadere in un’imboscata o in una trappola 11,7 minuti su un terreno facile. Se si aggiungono 30 kg esplosiva. Quindi se si vuole ottenere un pattugliamento di peso tra zaino e vest tattico si perderanno 30 kg x 10 efficace, bisogna imparare a “morire di fame” durante il secondi = 300 secondi e si sarà così cinque minuti più lenti giorno, mangiando solo pochi biscotti o qualcosa di simile per ciascun chilometro rispetto a quanto sopra e saranno per non usare le riserve corporee di zucchero, muoversi necessari almeno 16 minuti per percorrerne uno. leggeri e regolarmente, evitare il consumo estremo ed Anche la calzatura è fondamentale: si perdono circa 10 eccessivo di energia per bruciare principalmente grasso, TNM ••• 124


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non portare zaini, avere da uno a tre caricatori se armati, immagazzinare riserve soprattutto di acqua e un po’ di cibo a intervalli di due giorni all’interno dell’area del territorio. Usare scarpe da corsa o, per coloro che sono abituati, stare a piedi nudi. Inoltre, utilizzare attivamente gli inseguitori o altri membri della pattuglia come esploratori guida mandandoli in avanscoperta. La leggerezza può essere più sicura e comoda con l’allenamento! Come rapportare quindi comfort e sopravvivenza? Quasi tutti i soldati oggi si sentirebbero davvero esposti non solo senza i giubbotti antiproiettile, ma anche senza tutto il loro abbigliamento, i sacchi a pelo, ecc. Avendo trascorso qualcosa come 2000 notti accampato in circa 50 paesi non sono mai stato così comodo, leggero e con un ampio raggio d’azione come quando ho finalmente imparato e compreso il vero concetto di guerriglia nella macchia dagli ex guerriglieri. Quando si è leggeri, si diventa estremamente bravi a improvvisare, si ha più iniziativa, si conservano nel sangue gli zuccheri che permettono il più delle volte di avere l’iniziativa ed entrare repentinamente in azione se necessario. Inoltre, sconfiggere un avversario ostile scattando per diverse centinaia di metri sembra molto più sicuro che rimanere fermi con indosso il proprio giubbotto antiproiettile, permettendo al nemico di concentrare il fuoco su di noi. Ma bisogna fare attenzione. Stare leggeri è un concetto, abbandonare semplicemente armi e protezioni NON lo è. Essere leggeri è un concetto totale che coinvolge la scelta dell’attrezzatura e del suo uso, l’improvvisazione, la navigazione, le tattiche impiegate, cosa si mangia e come, quando e quanto, come ci si muove e soprattutto come si usa il terreno. Funziona? Assolutamente sì! Indossati dalle persone giuste i sandali battono alcune delle attrezzature da guerra più potenti al mondo. La combinazione di concetti di leggerezza e vere tattiche di guerriglia con i moderni sistemi di comunicazioni per richiedere una potenza di fuoco superiore quando necessario è l’unica cosa che può dare a una forza moderna la superiorità completa sulle forze di guerriglieri. Mettere a rischio la vita delle forze di guerriglieri nella macchia è un requisito fondamentale per ridurne il reclutamento. Per conquistare il cuore e la mente dei villaggi e delle città è necessario altresì portare la lotta contro i rivoltosi nel loro campo di battaglia, senza attirarli nei centri e nelle città dove la perlustrazione delle case o l’impiego delle armi da fuoco provoca istantaneamente danni collaterali a civili innocenti e sdegno legittimo. L’utilizzo di inseguitori tattici, cecchini altamente mobili e la richiesta di supporto con elicotteri e aerei d’assalto è un sistema unico ed efficace utilizzato dai Selous Scouts della Rhodesia, dai commando Recce e dal Koevoet in Sud Africa. Questi sono i principi del concetto di leggerezza che sono stati usati per secoli, spiegati senza descrivere le tattiche belliche della guerriglia (che meriterebbero

un capitolo separato). Un soldato leggero addestrato seguendo questo concetto è più veloce, più innovativo, può coprire distanze di gran lunga maggiori e può fare cose che un drone non potrebbe mai, come seguire le tracce del passaggio di unità nemiche. È quasi impossibile nascondere le proprie attività a un segugio mentre si può facilmente ingannare una macchina per un breve periodo. Non è ciò che si vede, ma ciò che si crede di vedere a fare la differenza, e le forze dei guerriglieri sono maestre dell’inganno. La capacità operativa è l’azione combinata del 1) saper accettare l’incertezza, 2) improvvisare e 3) trovare soluzioni semplici. Un’unità carica di materiale è in grado unicamente di seguire un percorso predefinito e attuare procedure operative standard, rendendo difficoltoso prendere iniziative e avere a disposizione in qualsiasi momento le riserve di zucchero necessarie per azioni coraggiose. Il concetto di leggerezza, ormai quasi dimenticato, è uno strumento in più nel moderno kit di ogni soldato. TNM ••• 125


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Il V Battaglione paracadutisti dal 1977 ad oggi Il 3 luglio del 1977 cominciava, con un giovanissimo ufficiale trasferito “su due piedi” la storia del V Battaglione paracadutisti a Siena, reparto che fino allora era stato di stanza a Livorno. Venti giorni dopo giungeva il resto della 13ª “Condor”, al comando del Capitano Cirneco che, insieme alla Compagnia autonoma esplorante “Peste” del Capitano Celentano, dette vita al “Distaccamento Folgore”. Un anno dopo arrivò la Bandiera con il resto del Battaglione. Da allora, migliaia di paracadutisti si sono avvicendati all’ “Hotel Millebrande”, migliaia di ragazzini che si sono poi congedati come Uomini. Questo libro, interamente illustrato a colori, è dedicato a loro. AUTORE: Andrea Lopreiato vive e lavora a Viterbo, laureato in scienze politiche collabora con le riviste “Panorama Difesa”, “Uniformi & Armi” e “Rivista Militare”. Di recente ha scritto un libro intitolato “Le Guerre della Federazione Russa”. – Alessandro Betrò lavora a Bruxelles per il Servizio Europeo per l’Azione Estera, è cultore di storia militare e uniformologia e collabora con le riviste “Storia & Battaglie” e “Raids Italia”. EDITORE: Stampato nel 2013 in proprio INFO: Brossura – 16 X 24 – 149 pagine illustrate con 213 foto e 11 tavole a colori Lingua: italiana Prezzo: 15,00 euro Disponibile presso: www.storiaemilitanza.com, www.ritteredizioni.com

Delta Force in Azione

Ballistics in La storia della leggendaria unità antiterrorismo delle forze speciali americane Gli uomini della Delta Force sono selezionati attraverso un test fisico dove più della forza brutta contano l’istinto di sopravvivenza e la volontà di raggiungere l’obiettivo. Vengono addestrati ed equipaggiati per infiltrarsi in territorio nemico, raccogliere informazioni vitali per i reparti convenzionali, segnalare obiettivi e, spesso, colpire al cuore le difese avversarie. Gli uomini della Delta Force sono professionisti che svolgono il loro compito nell’ombra, consapevoli dell’importanza del lavoro di squadra e della necessità che spesso portare a casa un compagno ferito è vitale quanto distruggere una base missilistica. Un reportage sui “guerrieri della penombra” scritto da uno dei membri fondatori del Delta Force. AUTORE: Eric L. Haney ha servito per oltre vent’anni nelle unità più prestigiose dell’esercito degli stati Uniti: nella fanteria d’assalto, nei Ranger e infine nella Delta Force. Dopo il congedo ha lavorato nel campo della protezione personale e della sicurezza in giro per il mondo. EDITORE: Stampato nel 2010 da TEA INFO: Brossura - 13 X 20 – 383 pagine con 26 foto fuori testo Lingua: italiano Prezzo: 12,00 euro sponibile presso: www.storiaemilitanza.com, www.ritteredizioni.com

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Orientering

Orientarsi nell’outdoor: la carta dei sentieri, la bussola, il GPS Saper leggere ed interpretare correttamente una carta escursionistica, orientarsi con la bussola, con le stelle e con il GPS, conoscere le difficoltà escursionistiche sono elementi essenziali per ogni escursionista. Questa guida tascabile di facile ed immediata lettura, mostra tutti i concetti per pianificare un itinerario di trekking in tutta sicurezza. AUTORE: AA.VV. EDITORE: Stampato nel 2013 da Technopress INFO: Brossura – 16 X 21 – 36 pagine illustrate con 49 foto a colori In allegato: La carta escursionistica - guida all’uso Lingua: italiana Prezzo: 9,90 euro Disponibile presso: www.storiaemilitanza.com, www.ritteredizioni.com

Manuale di sopravvivenza Da come accendere un fuoco a come sopravvivere all’attacco di un orso: tutti i trucchi che vi salveranno la vita nelle situazioni difficili. Sia che siate un esperto avventuriero o un novellino della vita all’aria aperta, sia che vi mettiate in viaggio da soli o in gruppo, questo libro sarà un supporto essenziale per la vostra spedizione sulla terraferma o in mare. Qui troverete le tecniche, i diagrammi, le istruzioni o i consigli necessari per vivere un’esperienza all’aperto positiva e in tutta sicurezza. Tra le tematiche prese in esame: Cosa fare quando si rimane bloccati; Cosa fare quando ci si perde; Cosa fare in caso di ferite; Cosa fare per procurarsi il cibo. AUTORE: Rob Beattie, giornalista informatico, scrittore di intrattenimento e autore di libri di hobbistica sul campeggio, la pesca e il turismo nautico. Ha scritto 11 libri su argomenti diversi, sulla pesca, il campeggio, andare in barca, sopravvivenza, ecc. EDITORE: Stampato nel 2011 da Il castello INFO: Rilegato a spirale – 16,5 X 20 – 192 pagine con numerosi disegni. Lingua: italiano Prezzo: 12,50 euro Disponibile presso: www.storiaemilitanza.com, www.ritteredizioni.com TNM ••• 127


GLOSSARIO GLOSSARIO GLOSSARIO GLOSSARIO GLOSSARIO GL

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GLOSSARIO DEI TERMINI E DELLE DEFINIZIONI MILITARI parte 4

ell’articolato processo evolutivo dello Strumento Militare nazionale, le attività di sviluppo, aggiornamento, divulgazione ed impiego della Terminologia Militare rappresentano uno degli strumenti essenziali per concorrere al raggiungimento di un’effettiva integrazione interforze, in ambito sia nazionale sia internazionale. Disporre di una solida e condivisa base di termini e definizioni permette di evitare incomprensioni nell’uso necessario del linguaggio stesso. Dunque, l’integrazione interforze passa anche per un’idonea, chiara, condivisa e disponibile terminologia che, nell’insieme di tutte le altre attività volte a tale obiettivo, risulta essere anch’essa un indispensabile prerequisito per conseguire l’interoperabilità delle Forze, in ambito nazionale, NATO, UE o, comunque, multinazionale. La terminologia è da ritenere parte integrante del veicolo principale con il quale si enunciano e si riaffermano i principi fondamentali che informano le azioni condotte dalle F.A. per il conseguimento degli Obiettivi (la Dottrina).

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Aerodromo principale Main aerodrome Aerodromo destinato ad essere completamente occupato in tempo di pace, ma disponibile anche in tempo di guerra, e dotato di impianti sufficienti tali da consentire il completo sfruttamento del suo potenziale bellico. 1/11/94, NATO AAP-6 Aeromobile a decollo ed atterraggio corti Short take-off and landing aircraft STOL Aeromobile in grado di sorvolare un ostacolo alto 15 m. (50 piedi) posto a 450 m. (1500 piedi) dal punto di inizio decollo o, in atterraggio, di arrestarsi entro 450 metri (1500 piedi) dopo aver sorvolato un ostacolo di 15 metri (50 piedi) 02/03/09, NATO AAP-6 Aeromobile a decollo corto e atterraggio verticale Short take-off and vertical landing aircraft STOVL Aeromobile in grado di sorvolare un ostacolo alto 15 m. (50 piedi) posto a 450 m. (1500 piedi) dal punto di inizio decollo e di atterrare verticalmente. Comunemente chiamato STOVL. 02/03/09, NATO AAP-6 SMD-G-024

Aeromobile a decollo e atterraggio verticale o corto Vertical/short take-off and landing aircraft V/STOL Aeromobile in grado di eseguire un decollo ed un atterraggio verticali, un decollo ed un atterraggio corti o qualunque altra combinazione di tali manovre. Comunemente chiamato V/STOL. 02/03/09, NATO AAP-6 Aeromobilità Airmobility Capacità delle forze aeromobili che consente loro di muovere nello spazio aereo conservando la capacità di ingaggiare il combattimento terrestre. 1/12/77, NATO AAP Aeropausa Aeropause Regione dello spazio in cui cessano gli effetti funzionali dell’atmosfera sull’uomo e sul velivolo. 1/2/73, NATO AAP-6 Aeroportabile Air-portable Qualifica attribuita a materiali che possono essere trasportati per via aerea, all’interno o all’esterno dell’aeromobile, senza particolari operazioni di smontaggio e riassemblaggio da parte dell’unità che deve utilizzarli. 21/9/01, NATO AAP-6

Aerosgombero Air evacuation Sgombero di personale e materiali per via aerea. 1/2/73, NATO AAP-6 Aerostazione Air terminal Sezione di un aeroporto dotata di strutture per il carico e lo scarico dell’aereo e lo smista-mento del traffico aero-portuale (passeggeri, bagaglio, carico e posta). 1/7/87, NATO AAP-6 Aerotrasportabile Air-transportable Qualifica attribuita a materiale o equipaggiamento che può essere trasportato per via aerea ma che necessita di operazioni di smontaggio e riassemblaggio non eseguibili dal reparto utente.21/9/01, NATO AAP-6 Aerotrasporto di materiali Air freighting Trasporto di carattere non tattico di materiali per via aerea. 1/2/73, NATO AAP-6 Aerovia Airway Spazio aereo controllato o parte di esso, a forma di corridoio, contrassegnato da posti di radioassistenza alla navigazione aerea. 1/2/73, NATO AAP-6


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