Tacco_65

Page 27

Imp. INCHIESTA:Mastro nuovo 10/12/09 16:29 Pagina 11

gruppo di Mario Tornese di Monteroni, ed operavano dunque indisturbati un po’ in tutta la Provincia. Il basso Salento era interamente loro fino alla zona di Maglie, regno dei Coluccia. Altra ristretta zona che sfuggiva al loro controllo era quella di Racale-Taviano dove c’era il clan di Vito Paolo Troisi, collegato a gente di Nardò-Copertino riunita sotto Marcello Dell’Anna, a sua volta referente di Giovanni De Tommasi di Campi Salentina. La zona attorno a Racale non era una zona franca, tutt’altro. Era terreno di guerra. I rapporti di contrasto finirono a metà degli anni 2000 quando i clan si resero conto che le guerre di mafia non determinavano altro che un’attenzione maggiore da parte delle forze di polizia verso le organizzazioni criminali. Che quindi decisero di fare affari senza calpestarsi i piedi. E da quel momento avvenne proprio questo: i clan si spartirono il territorio.

// GLI SCARCELLA Il 16 dicembre 1995, per l’operazione denominata “Santa Claus” vennero eseguite 45 ordinanze di custodia cautelare in carcere a carico di altrettanti indagati facenti capo al boss Michele Scarcella. Responsabili a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata principalmente al traffico di sostanze stupefacenti, ma anche all’immigrazione clandestina e agli omicidi. Il campo d’azione del clan Scarcella era il basso Salento, ma non era così esteso come quello del clan rivale sullo stesso territorio, quello di Scarlino-Giannelli-Padovano.

// IL CLAN COLUCCIA La zona di Noha e Galatina era in mano ai Coluccia, un gruppo familiare nel quale si inserivano altri personaggi. I presunti collegati a questo clan erano circa 40. Il gruppo era dedito al traffico di stupefacenti; in un solo blitz vennero sequestrati contanti pari a 3 miliardi di lire, tutti proventi dell’attività illecita. Il clan Coluccia lavorava un po’ con tutti gli altri clan nel settore della droga senza guerre di potere, solo con l’intento del fare soldi, pertanto non ha vissuto problemi connessi al controllo del territorio o a contrasti particolari con altri gruppi. C’è stato tuttavia un periodo, sul finire degli anni Novanta, in cui una serie di episodi fece pensare ad un tentativo di impossessarsi dell’area: un omicidio in particolare, in pieno giorno a Galatina, quello di Raffaele Papadia, affiliato ad un altro gruppo galatinese che stava tentando di emergere, venne ricondotto, ma senza prove certe, alla mano dei Coluccia.

// AUGUSTINO POTENZA Si occupò di droga, omicidio e rapina, ma non ebbe mai un ruolo di capoclan. Con Tommaso Montedoro facevano parte della banda di Vito Di Emidio, detto “Bullone”, che

ha partecipato anche alla strage della Grottella (il 6 dicembre 99 tre vigilantes vennero uccisi e tre feriti per un assalto ai furgoni portavalori della Velialpol sulla CopertinoSan Donato; trucidati con colpi di kalashnicov ed esplosivo ad altissimo potenziale. Il colpo fruttò due miliardi di lire). Augustino Potenza non fu tra gli imputati di quel processo solo perché quel giorno per pure occasione, non si trovava lì dove avrebbe dovuto essere. Potenza era legato sia ai GiannelliScarlino sia ai Troisi.

// FILIPPO CERFEDA E LA SCU LECCESE Filippo Cerfeda è l’atto finale di una serie di passaggi di testimone nell’ambito della Scu di Lecce città. All’inizio degli anni Novanta Lecce era controllata da un gruppo che faceva capo ad Alessandro Macchia, legato a Giovanni De Tommasi. L’area di influenza di De Tommasi coincideva con buona parte del Nord Leccese e Lecce città. A metà degli anni Novanta emerse la figura di Giuseppe Lezzi, detto Peppino, poi ammazzato in Olanda. Cerfeda crebbe all’ombra del rapporto con Lezzi. Insieme avevano fatto delle rapine in Calabria. Tutti i soggetti criminali salentini infatti nascono come rapinatori. Attorno al 2001 quella sorta di pax che i clan si erano autoimposti per agire indisturbati ed evitare che le sentenze dei processi si inasprissero (l’incarico di stabilire l’ordine era stato portato avanti da Dario Toma, uscito dal carcere, uomo di De Tommasi) si incrinò e si susseguirono una serie di guerre che portarono ad una serie di omicidi ed all’arresto di Toma che venne così soppiantato da Cerfeda. Lezzi era intanto latitante in Olanda, venne arrestato, poi fatto fuggire dal carcere e nell’ottobre 2001 ammazzato per mano dello stesso gruppo Cerfeda. Che così assunse le redini dell’organizzazione avendo la possibilità di mantenere rapporti anche con il Sud Salento: da un lato con Remo Pantaleo di Andrano, che a sua volta era legato a Giuseppe Scarlino; dall’altro con altri soggetti che operavano nel Gallipolino. Simone Cerfeda, fratello di Filippo, durante un blitz venne arrestato pro-

prio a Gallipoli. Quando nel marzo 2003 Filippo Cerfeda venne arrestato in Olanda, il suo posto venne preso da Franco Fabio, la cui latitanza si concluse il 3 febbraio 2004 in Brasile. Anche Fabio era referente del clan Tornese. Dall’arresto di Cerfeda fino all’omicidio di Salvatore Padovano, il 6 settembre 2008, non ci sono più stati fatti eclatanti legati alla Scu. Ma dall’inchiesta condotta dalla pm Elsa Valeria Mignone, che ha portato all’arresto del fratello di Salvatore Padovano, presunto mandante del suo omicidio, sembra aprirsi uno scenario finora solo ipotizzato con rari riscontri nella realtà: un saldo legame tra Scu, pubblica amministrazione, politica, economia. Quel “sistema” di cui ci parlò la pm Mignone nell’intervista contenuta nell’omonimo libro (“Il sistema”, M. Luisa Mastrogiovanni, ed. Il tacco d’Italia 2009).

// ANGELO VINCENTI Cugino dei Vincenti che operavano nella zona di Surbo, Angelo Vincenti, detto Angiulinu, non era un vero e proprio affiliato, ma si occupava comunque di droga, rapine ed estorsioni. E’ colui che ha ideato i due attentati al Tribunale di Lecce, del 21 novembre e del 5 dicembre del 1991. E’ l’autore anche dell’attentato alla linea ferroviaria Lecce-Bologna del 5 gennaio 1992. La sua azione aveva una duplice motivazione. Non essendo colpito dai provvedimenti che negli anni ’88-89 avevano messo in ginocchio la Scu e non essendo interessato dal processo per associazione a delinquere di stampo mafioso, traffico di droga ed altro istruito a Lecce a carico di Giovanni De Tommasi più 133, pensò di scuotere le acque in modo da inasprire le sentenze nei confronti degli imputati del processo. Così fu. La seconda motivazione era una generale ribellione nei confronti delle istituzioni che avevano fatto arrestare i figli ed i generi per detenzione di armi. A metà del 93 Vincenti venne arrestato, fece un lungo periodo di carcere e poi morì. Il figlio Giuseppe prese le redini del gruppo, poi entrò in contrasto con Toma, venne colpito da provvedimenti cautelari, diventò latitante e venne arrestato nel 2002 in Venezuela.

GLi aLtri deLLa scu Remo Pantaleo. Arrestato nel 2004, diventò collaboratore di giustizia. Si occupava di droga e rapine. Il clan Giangrande. Composto da Candido e Gaetano, rispettivamente padre e figlio. Non era un clan composto da tanti membri. Non erano uomini d’azione, erano uomini di mente. Si occupavano di riciclaggio, sofisticazioni vinicole, reimpiego di capitali illeciti ed avevano influenza nella zone di Squinzano. Oronzo Levante era legato a loro per gli stessi reati. Sono stati arrestati tutti e tre insieme alla metà degli anni 90. Cosimo Screti. Detto Mimino, era di Brindisi. Era legato ai Levante e ai Giangrande. Era il cassiere della Scu brindisina; divenne collaboratore di giustizia per un certo periodo. Adesso è a San Pietro Vernotico. Giuseppe Matarrelli. Arrestato nell’ambito delle indagini con Cerfeda. E’ un personaggio di spessore minore all’interno del clan. Raffaele Capoccia. Contrabbandava sigarette nella zona Lecce-Surbo attorno alla metà degli anni 90. Vincenzo Rizzo. Detto Enzo.Operava nella zona di San Cesario, legato al clan Tornese. E’ stato arrestato nel ’94. Daniele Ingrosso. Di Merine di Lizzanello. Il suo territorio era la fascia costiera della zona attorno a San Foca.


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.
Tacco_65 by il tacco d'italia - Issuu