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// Cultura //Salentini d’elezione //Jean-Louis Besson SI È FERMATO PRESSO MASSERIA SPIGOLIZZI PER COSTRUIRE IL SUO NUOVO, ECCENTRICO, CARRO. PER PARTIRE IN DIREZIONE TRANSILVANIA. IN COMPAGNIA DI UN PASTORE DEI PIRENEI

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una vita da gitano

di Antonio Lupo e Nicholas Gray

Jean-Louis Besson, di origine francese (della Tremblade, costa atlantica), ma di temperamento gitano, ha deciso di fare vita nomade molto tempo fa. Oggi ha alle spalle la felice esperienza di ben trentaquattro anni di viaggi: “A volte con tre cavalli, o con un carrello per tutta la famiglia, ma anche da solo con mulo al seguito, un percorso tra i più entusiasmanti.” Una scelta dovuta alla sua esigenza di cambiare vita e maturata fin da giovane, quando aveva iniziato a lavorare come operaio in una fabbrica del Belgio. Così, insieme alla moglie con la quale a quel tempo abitava in un caravan, parte alla ricerca della libertà e della strada, praticando i lavori più diversi: da quelli agricoli a quelli artigianali, come impagliatore di cestini e sedie, maniscalco, arrotino, ecc. Un carro zigano, trainato da un cavallo, li porta di qua e di là, in giro per tutta la Francia. La loro casa in legno dipinto sarà poi fissata su quattro pneumatici con la nascita dei due figli. Una vita sempre in movimento che continua in Spagna e in Portogallo. Dopo aver viaggiato per tanto tempo con la famiglia, il nomade Jean Louis continuerà la sua avventura di grande camminatore da solo, con un piccolo carro mono-posto, trainato da una giumenta... fino ad approdare nella penisola salentina. E’ qui che l’anno scorso, purtroppo, il cavallo subisce un preoccupante incidente, saltando la barriera stradale. L’animale va in pensione e Jean Louis riprende la strada a piedi portandosi un carrello a mano. Anche questo modo di viaggiare però gli pare troppo pericoloso: troppa differenza oggi rispetto agli altri viandanti motorizzati!

Decide perciò di cambiare mezzo di locomozione e di acquistare un tre-ruote ape-Piaggio, sul quale ripartire insieme al suo inseparabile cane. Ospitato a Masseria Spigolizzi (Salve) dai suoi amici Nick e Maggie, si mette all’opera nel loro atelier, per trasformare l’ape in un piccolo camper, con l’idea di poter arrivare fino in Turchia, poi Georgia e in Transilvania. Con la sua tenacia, in due mesi riesce a costruire con le sue mani, pezzo per pezzo, l’alloggio sul triciclo a motore, nel quale non manca proprio nulla, dai finestrini per l’aerazione al lettino, dalla cucina alla stufa, alle tendine. Tutto è pronto per rimettersi in viaggio, in compagnia di Patou, il suo fedele e imponente pastore dei Pirenei, con il quale comunica da sempre in lingua rom. Fisico asciutto e abbronzato, capelli brizzolati e lunghi baffi, poco più di sessant’anni, riparte con il suo congeniale spirito d’avventura sorridendo. “Non avrò più da temere i pericoli che correvo quando mi muovevo a cavallo o a piedi”, dice. Si lascia indietro i ricordi di grandi viaggiatori che lo accomunano ai suoi ospiti: quelli del Circo Bidone; di Fabienne Martinez che ha trasformato la sua chiatta in casa galleggiante e navigante; di Fabrice, figlio di Fabienne, arrivato insieme al suo gruppo musicale (Croque Mule) prima a Bucarest e poi anche lui nel Salento, dove ha suonato con Cesare Dell’Anna e Vinicio Capossela. Come gli amici di un tempo, sempre in giro per il mondo, Jean Louis continua a vivere nel modo più semplice e autentico che, secondo lui, e’ da sempre quello nomade. il tacco d’Italia

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Ottobre 2007


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