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TACCO N. 40 (1)

29-08-2007

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1991. Il Salento accoglie massicci sbarchi di albanesi. Molti di loro oggi sono perfettamente integrati

al mare a prendere un caffè” prendere una decisione tanto folle quanto poetica, tanto azzardata quanto necessaria. Fanculo Milano, Roma, Amburgo, Stoccolma e Mogadiscio! Me ne torno a casa! Da quel momento in poi inizieranno i cazzi, le frustrazioni, le porte sbattute, i calci dove non batte il sole, i sotterfugi e i compromessi. Ma è come in Matrix: pillola rossa o pillola blu. Non si ritorna solo un po’, part-time. Si ritorna e basta. Correrò certamente il rischio di risultare una specie di messia ieratico e invasato, con queste affermazioni tranchant, ma per la mia esperienza non ci sono soluzioni intermedie. Una volta qui ci si renderà subito conto che tutto ha un ritmo più lento, e se la cosa è piacevole (talvolta) dal punto di vista umano, è difficile che lo sia da quello professionale. Raramente l’imprenditore paga i suoi collaboratori, ancora più raramente li paga quanto meriterebbero, ma quasi sempre ogni pagamento è accompagnato da un tono patriarcale del tipo:”E sia, ma solo per questa volta!”. Ci si troverà a fare i conti con le bollette da pagare, con gli impegni non mantenuti, con i locali che chiudono alle due e con i “che cazzo faccio tutto l’inverno qua???”. Ma vi posso anche dire che le cose succedono. Succedono quando decidiamo di farle accadere, quando ci mettiamo dentro l’esperienza, le capacità e le frustrazioni di anni da emigrante, seppur di lusso. E più gente c’è a farle accadere e più ne accadono, come per magia. Poi, in un altro giorno di un’altra primavera, potrà succedere che guardando

fuori dalla finestra ci si renda conto che questo sole scalda più degli altri, e ti entra nell’anima attraversando ogni angolo del tuo corpo. E ci si potrà sentire perfino a casa. Sergio @ 18:19-16.5.07 Tempo addietro mi chiamavano il temporeggiatrore: vi parlo della mia esperienza, ma probabilmente ci vuole un pizzico di coraggio e follia come dice Sergio. Intanto faccio il pendolare e cerco di seminare il territorio con amore, attenzione e costanza qualche volta col vento a favore e altre contro. Ho conosciuto in aereo addirittura pendolare con famiglia giù e lavoro su (8 gg + Week end giu al mese). Il Tacco deve condurre una campagna di riqualificazione del pensiero in cui si punti al merito, soprattutto nel sud Salento dove l’influsso della “Decadente e Lussuriosa Lecce” si fa sentire di meno e l’operosità di tanti svizzerotti che prendevano il “Lecce-SCIAFFUSA” si fa più sentire. Non dobbiamo pensare al sole mare e ientu come consolazione per un lavoro non gratificante, dobbiamo comunque cercare di creare lavoro senza aspettative dalla politica locale. Il club dei professionisti

ritornare o rimanere, non si esauriscono all’atto della decisione di tornare o non tornare, ma saranno i tarli che vi si riproporranno costantemente una volta presa la decisione! Detta in altre parole perché criticizzare tanto il problema se la scelta in fin dei conti può anche non essere definitiva, ma rappresentare come quasi tutte le cose della vita, solo una stagione transitoria? Insomma, io a Lecce ci sto bene, e anche parecchio, (grazie al cazzo!, direbbero molti, c’hai già l’attività bella e pronta!!... ed è vero), ma spero di non passarmi qui tutta la vita, o almeno di avere la possibilità di viaggiare tanto e spesso, sia pure per lavoro. Roberto @ 18:25-16.5.07 Ritornare per fare impresa? Ritornare per fare carriera? Vi prego, no! Questa terra amara ha già sofferto troppo per il ritorno dei figli che hanno provato a trasformarla. Questo è il luogo del pensiero LENTO. Tornare o vivere in questa terra richiede la sensibilità propria della semplicità. Apprezzare quel poco di genuino che ancora sopravvive, coltivarlo e praticarlo porteranno i nostri figli (o i loro) a godere di questa terra. Anche senza lavoro!

Tommaso @ 18:21-16.5.07 guido @ 19:11-16.5.07 A mio tempo optai per rimanere a Lecce per studio prima e lavoro poi. Il contributo che mi sento di dare, legato ovviamente alla mia esperienza, è che le valutazioni di tipo lavorativo, ambientale, affettivo che possono averci spinto a il tacco d’Italia

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Settembre 2007

Sono un giovane e come tale non mi sento affatto tutelato nel mio territorio! Spero quanto prima di laurearmi e andare via da questa terra (mi dispiace dirlo) perché non offre nulla, non


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