Edizione N. 38 Del 15 Settembre 2012
Qualcuno lo definisce teatro “di ricerca”, chissà se a loro stessi piace come etichetta, io proverei a chiamarlo “teatro contro”. Ma contro cosa? Contro le convenzioni, perché non se ne può più dell’informazione e dello spettacolo rassicurante e sempliciotto della tv e del cinema, salvo rarissime eccezioni. Contro la logica, perché è già tanto illogica l’esistenza, inutile cercarla in uno spettacolo. Contro certa critica, si, dalla bocciatura facile e dallo sforzo mentale difficile. Contro le tradizioni del teatro, quelle regole non scritte che si credono immutabili. Intendiamoci,
forse
parliamo
di
uno
spettacolo che qualcuno potrebbe non capire perché non c’è nulla da capire. O forse si. Non si può cercare un senso dove non c’è. O forse si. Tre personaggi senza una vera identità, se non quella del non-senso. Per non farci mancare niente, c’è anche un “falso allarme” che lo spettacolo non ci sarà, dopodiché compaiono due uomini in maglia della Juventus e una donna truccata di bianco cadaverico. Una serie di scene scollegate tra loro, apparentemente o veramente chi lo sa… ma tutte con un unico denominatore: la follia, che potremmo anche chiamare libertà intellettuale, indipendenza o come credete.
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