SUD anno III n. 2

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FREE PRESS DI GIORNALISMO INVESTIGATIVO

EDIZIONE DI CATANIA

Anno iii - n. 2 - venerdì 2 marzo 2012

Melior de cinere surgo

S A N I TA G AT E

si spoglia il pubblico per arricchire il privato

l’ast DEVE FALLIRE?

l’affare terme

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sistema lombardo

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Il factotum di stancanelli

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EDITORIALE

ATTESA INFINITA DEI CATANESI Le cerimonie di apertura dell’anno giudiziario 2012 hanno visto pressoché unanimi le massime Magistrature nel lanciare il grido d’allarme: troppa corruzione, troppi sprechi, troppi affari, troppo clientelismo. Fenomeni che hanno superato, ormai da tempo, la soglia di attenzione e la cui impunità si è trasformata in metastasi che sta divorando ogni parte sana del tessuto sociale. Non si può sopravvivere oltre. Mentre in molte città, anche piccole ed insospettabili, cominciano a smascherarsi intrecci e malaffari, Catania continua a rimanere immobile. Il velo di omertà e silenzio che aleggiava sulla città è stato spezzato da tempo, le notizie cominciano a circolare, svelando intrecci e collusioni non più sostenibili. SUD ha svolto e continua a svolgere il proprio ruolo, informando senza reticenze su fatti e atti che prima si perdevano nei cassetti di chi su certi silenzi, su tante archiviazioni ha costruito carriere proprie, delle mogli, dei figli. La città è sull’orlo del conflitto sociale, lo abbiamo scritto e documentato tante volte; troppa inadeguatezza, troppa immorale famelicità in quanti hanno occupato con clientele e voti mafiosi le istituzioni democratiche, utilizzandole per arricchirsi e cementare potere condividendo

affari e malversazioni in ogni settore: Sanità, Solidarietà Sociale, Case Popolari, Lavori Pubblici, nessun settore è riuscito a sottrarsi alla furia parassita di questi criminali. A novembre è successo qualcosa che ha acceso speranze e attese: il cambio del titolare dell’azione penale nel distretto catanese, il Procuratore della Repubblica. La città, lo ricordiamo, si divise, tra chi credeva che un Procuratore “interno”, conoscitore delle trame catanesi, avrebbe potuto accelerare lo smantellamento di uno status quo putrefatto e chi, invece e altrettanto ragionevolmente, sperava nella soluzione “esterna”, la nomina di un Procuratore estraneo all’ambiente, capace per questo di scardinare equilibri ormai incancreniti. Conosciamo l’esito e sappiamo bene che la parte sana della città spinge per una leale e proficua collaborazione tra quanti sono comunque liberi da velenosi condizionamenti. La Città può comprendere il livello di difficoltà ed ostacoli che si pongono innanzi a chi si ritrova a dover riorganizzare uffici che parevano costituiti appositamente per servire logiche inconfessabili per quanto ormai smascherate.

CONCERTO DELLA FON.CA.NE.SA. Domenica 11 marzo 2012 alle ore 20,30 presso il Teatro Massimo di Catania, avrà luogo il tradizionale Gran Galà di beneficenza organizzato dalla Fondazione Fon.ca.ne.sa. L’iniziativa ha l’obiettivo di reperire fondi a supporto della ricerca oncoematologica e dell’assistenza socio-sanitaria. La manifestazione rappresenta inoltre un momento di divulgazione e verifica delle attività della Fondazione: in particolare, in tale occasione si intende informare sulle attività scientifiche svolte nell’arco dell’anno e sull’utilità del servizio sociosanitario offerto dalle Case di Accoglienza Casa Santella. Per informazioni: tel fax 095 418779 Presidente 348 0339446 Segreteria 347/3333262 addio Lucio

L’impressione, i feedback che riceviamo da lettori e cittadini è che la Città non ha ancora molto tempo per aspettare.

HANNO DETTO a sud Gad Lerner «Esiste un pastrocchio che prende il nome di Governo Lombardo. In Sicilia altro che primavera, coloro che guidavano la rivolta avevano i capelli bianchi, erano dei veri e propri dinosauri – prosegue Lerner – i forconi volevano portare avanti solamente poteri clientelari interni ma ancor più grave è che hanno avuto la forza d’inserirsi all’interno del governo regionale che ne ha sostenuto l’operato»

Rosy Bindi «In Sicilia ci sono posizioni diverse e non voglio entrare in modo specifico nel merito della questione, ma ho la certezza che non abbiamo bisogno di nessun condottiero che ci faccia da guida, Lombardo è l’emblema di una politica di tipo clientelare».

Ivan Lo Bello «Non c’è dubbio che alcuni nodi logistici come il porto di Catania registrano una presenza inquietante della mafia catanese. Ci sono tante evidenza del fatto che una parte dell’autotrasporto catanese ha dei legami importanti con Cosanostra»

Basilio Catanoso «Perché i magistrati non hanno mai chiesto e non chiedono – vista la nuova aria della Procura - a coloro i quali hanno fatto le assunzioni nelle municipalizzate o nelle società partecipate nel pubblico “chi le ha segnalato il nome di questo tizio?”. Ripeterei la stessa procedura nelle società che lavorano negli ospedali. Qui si cela il vero aggancio tra la politica e la criminalità organizzata»

Direttore Responsabile Fabiola Foti • direttore@sudpress.it Collaboratori Silvio D'Alì, Andrea Di Grazia, Dario De Luca, Roberto Quartarone, Federica Campilongo,Chiara Borzì, Angelo Capuano, Aureliano Buendia, Desiree Sicilia, Michele Minnicino

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CRONACA

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AST: COSA C’È DIETRO? Un bando con clausole discutibili che ha escluso tutte le altre aziende del settore è stata la base che ha portato a una “svendita” della Jonica Trasporti. Adesso il rischio è davvero il fallimento dell’Ast? Dario De Luca

Le impervie strade siciliane sono attraversate da diverse aziende di trasporto su gomma ma solo due hanno carattere pubblico, l’Azienda Siciliana Trasporti a totale partecipazione regionale e la Jonica Trasporti con una partecipazione mista pubblico/privato. Inizialmente anche la Jonica Trasporti era a totale partecipazione regionale successivamente però il 49% della stessa è stato ceduto ad una società privata, la MSA, Mediterr Shock Absorbers S.P.A., che produce ammortizzatori per veicoli industriali e che ha il suo vertice dirigenziale in Antonello Montante vice-presidente di Confindustria Sicilia. I dubbi emergono proprio da questo “atto” di cessione, stipulato con un bando definito “discutibile”. Questo infatti provocava l’esclusione di tutte le altre aziende di trasporto possibili interessate alla rilevazione della quota in quanto nessuna presentava un fatturato annuo non inferiore ad euro 12.000.000,00 (dodicimilioni) così come previsto dal bando stesso. La società venne quindi venduta per “soli” 75.000,00 €. A denunciare il citato affare era stato proprio nei

tempi immediatamente successivi alla sua formalizzazione, il segretario della FIT-CISL Amedeo Benigno che attenzionò sia i termini anomali del bando ma anche i possibili scenari futuri relativi all’accordo: «Ponendosi in una condizione di privilegio in vista di una eventuale, futura, privatizzazione dell’Ast mettendolo in posizione giuridica privilegiata rispetto ad altri possibili concorrenti per acquisire anche per conto di altri l’intera Ast». Alla denuncia del segretario Benigno segue adesso la mozione presentata all’Assemblea Regionale Siciliana che vede come primo firmatario l’Onorevole Giovanni Barbagallo (Pd). Il rischio è quello che l’ingresso di un socio privato in una società interamente pubblica, senza preventive procedure di selezione ad evidenza pubblica, rischierebbe di determinare responsabilità per la regione sia di carattere patrimoniale che di violazione dei principi di trasparenza e di parità di trattamento degli operatori in concorrenza. In questo quadro d’analisi del trasporto su gomma è molto difficile la situazione dell’Ast nonostante un

contributo di ricapitalizzazione che prevede l’erogazione di 25 milioni di € l’anno avviato a partire dal 2010 e fino al 2015, la stessa società ha già diramato infatti una nota a tutti i prefetti annunciando come sia concretamente possibile la soppressione di alcune tratte e nello stesso tempo un taglio netto a personale e retribuzioni. Un bilancio quindi in profondo rosso, per un azienda che tra le voci a bilancio presenta l’affitto di una casa a Palermo, a 800€ al mese a un dirigente e che paga anche il costo del soggiorno nel Hotel Federico II di Palermo, scelto proprio da un membro del comitato di sorveglianza come base operativa proprio nel capoluogo isolano. Un destino quindi segnato verso la privatizzazione con la Jonica Trasporti nel possibile mitologico ruolo del cavallo di troia, senza nessuna chiarezza su termini e modalità ma con la certezza presunta secondo i sindacati di settore che le attenzioni riguardo la vicenda vengano presto esaminate dalla Corte dei Conti e della Procura della Repubblica.

GIOVANNI BARBAGALLO (PD) «il disegno di lombardo è quello di far fallire l’ast per poi distribuire le linee che fanno gola a tanti» Dario De Luca QUAL’È LA REALE SITUAZIONE DELLA JONICA TRASPORTI ? La Jonica Trasporti doveva essere o liquidata o doveva essere fatta una gara per entrare nel capitale dell’Ast, noi abbiamo fatto una finanziaria nella quale abbiamo detto che una sola azienda nel settore dei trasporti a capitale pubblico doveva rimanere dal punto di vista della strategia, quindi la fusione per incorporazione della controllata mi lascia perplesso. C’è quindi una grave inadempienza della Regione, doveva infatti nelle more della proroga dei contratti di servizio preoccuparsi di definire i servizi minimi essenziali, cioè fare il piano regionale dei trasporti. Il rischio è che l’indebolimento delle aziende pubbliche del trasporto su gomma, incidi sui settori più deboli della popolazione, che sono i maggiori fruitori. Arrivare nel 2015 con un monitoraggio serio e scientifico sarebbe stata la cosa più corretta. LA SITUAZIONE ECONOMICA DELL’AST FA QUINDI PRESAGIRE IL PEGGIO ? C’è un rischio, dovendo andare verso le liberalizzazioni e i nuovi contratti di servizio entro il 2015,

l’AST potrebbe essere venduta a pezzi, potrebbero quindi andare disertate le vendite delle linee meno remunerative, contrariamente a quelle più appetibili che potrebbero essere attenzionate anche da gruppi stranieri, l’esempio l’abbiamo in Italia stessa, al Nord dove aziende rilevate da gruppi stranieri sono poi fallite. Il rischio più concreto è quindi che dei soggetti mirino direttamente al patrimonio immobiliare dell’AST, e non al servizio. La Regione deve essere molto cauta, tenendo conto che l’AST ha un patrimonio immobiliare significativo. Dovremmo quindi redigere il piano regionale trasporti che la Regione fin’ora non ha fatto.Vorrei capire qual’è la proposta, il rischio è

lo smantellamento con aziende che siano interessate ad attività imprenditoriali senza alcun interesse per il bene comune. La partecipazione di un privato in un azienda a totale capitale pubblico fa quindi pensare a una vendita, sarebbe giusto che il Presidente della Regione venga in aula ad illustrare qual’è il piano che ha la Regione vuole attuare per i trasporti. Ci vogliono quindi proposte concrete e chiare che ancora non sono state illustrate. Bisogna operare con una visione ampia del settore, attenzionando anche le aziende locali di Palermo, Messina e Catania che vivono in una crisi ormai totale.


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I NUMERI NERI

Governo Lombardo: agricoltura, occupazione, industria e consumi in profonda crisi D. D. L.

Un percorso ad ostacoli fino alla fine, è quello che caratterizza l’andamento del Governo Lombardo. Tra le tante domande e le aspettative della popolazione, ecco i numeri che segnano l’ennesimo lento ma inutile stillicidio, di un settore come quello economico siciliano che vegeta in uno stato di profonda crisi. Vittima anche di un contagio su scala transnazionale l’economia dell’isola appare quindi con l’asticella rivolta verso il basso a segnare un profondo rosso. Declino sancito dalla mancanza d’investimenti a lungo termine, fondi europei che non si riescono a spendere e con una massa di disoccupati che avanza senza ormai nessuna prospettiva per il proprio futuro.


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EMERGENZA SUICIDI Nell’ultimo anno in Italia a causa della grave crisi economica hanno cessato l’attività migliaia di aziende, rendendo disoccupati un numero preoccupante di italiani. A causa di ciò si sono registrati oltre 40 suicidi di imprenditori soffocati dai debiti. Anche in Sicilia negli ultimi mesi tre imprenditori hanno scelto il suicidio per non cadere nelle mani degli usurai. E tutto perché il sistema bancario non viene incontro alle difficoltà dei piccoli imprenditori, come lamenta Claudio Risicato, Coordinatore delle Associazioni Antiracket del Sistema Confcommercio Catania. «Abbiamo profondo rispetto per queste morti e ci chiediamo quante ancora potranno essere in futuro. Le piccole imprese siciliane che costituiscono l’ossatura economica della nostra isola hanno avuto un inizio d’anno particolarmente difficile – spiega Claudio Risicato - oltre alla crisi economica, il blocco dei trasporti conseguente allo sciopero dei forconi ed il mal tempo, stanno affrontando lo scontro con il sistema bancario che non solo non eroga più credito, ma costringe al rientro in tempi brevi centinaia di imprese esposte con i mutui».


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“CHI PERDE IL LAVORO IN SICILIA NON HA POSSIBILITÀ” Agen racconta la crisi a SUD D. D. L

QUAL È LA SITUAZIONE CHE VIVE L’ECONOMIA SICILIANA, NEGLI ULTIMI ANNI? Mi sembra che sia mancata quella svolta che poteva permetterci di rilanciarci in un momento di crisi. La Sicilia infatti essendo obiettivo uno, avrebbe potuto disporre di una serie di risorse notevolissime che potevano fare da volano allo sviluppo. Questa è una crisi dove gli investimenti si sono fermati in tutta Europa, la soluzione non è quindi quella di tagliare e spendere meno. In questo quadro la Sicilia avrebbe potuto godere delle risorse della comunità europea, il vero problema è che non riusciamo a spendere questi soldi e quel poco che siamo riusciti a spendere l’abbiamo usato unicamente come ammortizzatore sociale. Questi non sono investimenti produttivi, potevano essere rimodulati i servizi su rotaia, completare l’asse autostradale, completare le portualità siciliane. Tutte queste cose la Regione Sicilia non le ha fatte. Ho più volte fatto presente a tutti i partiti di avere come modello di riferimento la Polonia, che con i fondi sociali europei è riuscita ad avviare una politica di rilancio forte. MANCA QUINDI ESSENZIALMENTE UNA POLITICA PROIETTATA IN PROSPETTIVA FUTURA? Alla fine degli investimenti deve rimanere qualcosa.

Dopo 15 anni non siamo riusciti a realizzare una sola opera con i soldi del fondo sociale europeo. Un’altra richiesta era quella di fare un grande piano per la messa in sicurezza del territorio. Le situazioni di emergenza sismica sono dietro l’angolo, un esempio d’investimento sarebbe stata una politica volta a favorire gli investimenti proprio per la messa in sicurezza degli edifici, tutto ciò è passato inascoltato. Questa è la scarsa propensione al futuro che ha sempre dimostrato l’Italia e la Sicilia in particolare. Catania ad esempio è una zona fortemente a rischio sismico, si continua quindi a far finta di niente, ma mi chiedo, non sarebbe più intelligente avviare una politica d’investimento ? Far finta che il problema non esiste è demenziale. I soldi quindi ripeto devono essere spesi bene, e non unicamente in settori come la formazione o ancor più grave utilizzare i fondi sociali europei per concerti o manifestazioni. Non penso che il territorio possa recuperare così i suoi svantaggi per poter tornare ad essere competitivo. SI PARLA TANTO DI UNA BANCA TUTTA SICILIANA, CREDE POSSA ESSERE UNA SOLUZIONE CONCRETA? La grande occasione la Sicilia l’ha persa una decina di anni fa quando, vendendo la propria partecipazione ad

Unicredit a quei prezzi avrebbe avuto i fondi per fare la banca tutta siciliana. In questo momento pensare ad una grande banca siciliana è teoricamente intelligente ma impossibile dal punto di vista pratico poiché servono risorse indisponibili al momento. L’occasione è stata quindi persa con Unicredit. Il problema non può essere risolto però solo da una banca, la verità è che manca una banca sul modello inglese che investe sui progetti e sulle idee, oggi si tende ad investire unicamente sul patrimonio, bloccando di fatto lo sviluppo.

NINO D’ASERO (PDL): “Il Governo Regionale è cieco” LA QUESTIONE DEI FONDI EUROPEI HA OCCUPATO LE PRIME PAGINE, QUALI SONO I NUMERI REALI CHE LA REGIONE NON È RIUSCITA A SPENDERE? La decisione della comunità economica europea di non rendicontare 280 milioni di euro, ha basi profonde. L’analisi va fatta a partire dal 2009 procedendo la rendicontizzazione N+2 sul POR 2007-2013, dove non abbiamo impegnato 360 milioni di euro e per giustificarne in maniera maldestra questa responsabilità si sono inventati i fondi Jessica e Jeremy. Che lo stesso Ministro Barca ha recentemente bollato come dei meri artifizi finanziari per dichiarare investite somme che in realtà non lo sono. Nel 2010 bisognava rendicontare 980 milioni di euro, invece risultano non spesi 750 milioni di euro. Nel 2011 infine su 280 milioni di euro di fatto c’è un impegno residuale. Ad oggi abbiamo quindi quasi 2 miliardi di euro non spesi, che è ancor più grave se considerata la grave crisi economica generale, dove appunto il Governo non riesce a spendere i fondi comunitari. LA RESPONSABILITÀ È QUINDI DA AFFIANCARE A PIENO TITOLO AL GOVERNO REGIONALE? Oggi abbiamo un governo ribaltonista che ha distrutto la scelta dell’elettore e le aspettative generali. E’ davanti gli occhi di tutti la crisi amministrativa che attraversa la Regione, con continue sostituzioni di direttori generali e di assessori. Con una politica incentrata unicamente sulle consulenze. Questo ha portato aldilà di proclami e annunci a dei danni gravi. Il Governo dovrebbe essere obiettivo ammettendo i propri limiti e le proprie responsabilità. Il ventaglio della crisi può anche essere allargato alla formazione, che è stato oggetto della mozione di sfiducia ma anche al nuovo programma comunitario circa gli avvisi sette e otto dove ci sono più di 350 milioni di euro da poter impegnare e spendere per le politiche giovanili, che di fatto anche qui restano fermi e bloccati. Vi è un vero e proprio accecamento da parte del Governo che ha come unica mira l’occupazione di vertici dirigenziali, trascurando le opportunità che si presentano per la realtà siciliana. PUÒ ESSERE UN SEGNALE DI SVOLTA LA NOMINA DI BIAGIO BOSSONE COME NUOVO RAGIONIERE GENERALE DELLA REGIONE ? La nomina di di Biagio Bossone come nuovo ragioniere della Regione è un segnale forte d’intervento da parte di chi vuole venire a prendere posizione e controllarci su come stanno ve-

ramente le cose. Mi auguro che non sia un altro Bob Leonardi, perché queste presenze esterne ad oggi non hanno portato a nessun risultato soddisfacente. POTREBBE ESSERE INDIVIDUATO UN ELEMENTO SU CUI AGGRAPPARSI PER RISOLLEVARSI DA QUESTA SITUAZIONE COSÌ DISASTROSA? Un ancora di salvezza potrebbe essere la legge sul credito d’imposta per l’occupazione, oggi chiamato bonus occupazione approvato nell’ambito della finanziaria 2010 e riproposto per essere applicato nel POR 2007-2013 come legge 15 del 2011 che trova la possibilità di impegnare le risorse del fondo sociale europeo per sostegno alle nuove assunzioni. Questo tuttavia non basta, possiamo avere da un lato bisogno d’impresa ma le stesse per esistere devono avere una capacità di polmone finanziario, che oggi le banche non riescono a fornire. IL PRESIDENTE LOMBARDO RECENTEMENTE HA AFFERMATO COME UNA POSSIBILE SOLUZIONE A QUESTA SITUAZIONE DI PROFONDA CRISI IN CUI VERA LA SICILIA POSSA VEDERE UNO SPIRAGLIO NELLA CREAZIONE DI UNA BANCA TUTTA SICILIANA, È QUESTA UNA SOLUZIONE PERCORRIBILE? Ho sempre sostenuto che la Sicilia ha bisogno di uno strumento che dia sostegno alla microimprese nella fase reale e che possa aiutare il sistema. L’IRFIS ormai unico istituto che aveva la valenza di banca è stato l’ultimo baluardo che è stato distrutto per questa politica scellerata portata avanti dal governo regionale, che anziché pensare a trasformare l’IRFIS in una finanziaria poteva parallelamente presentare un piano industriale che prevedesse la trasformazione del contenitore IRFIS in una banca di sviluppo di secondo livello, su questo oltre ad una mia precisa richiesta sia in aula con alcune interrogazioni che in commissione bilancio, si erano mosse le associazioni di categoria e i sindacati. L’inserimento del Banco di Sicilia in Unicredit ha portato parallelamente alla gestione di IRFIS nelle mani della stessa cordata. Unicredit rappresentava il 76% del capitale sociale, con il resto suddiviso tra la Regione che deteneva il 21% e il 3% in mano a privati. In quelli anni la Regione ha pensato di non sostenere questo progetto, poiché Unicredit avendo un suo credito centrale diventava un competitore, gestendo limitatamente la cosa.

Si è arrivati al blocco delle attività e alla svalutazione dei crediti, che ha portato ad un valore più basso di bilancio dei crediti esistenti. Sostanzialmente in seguito il ramo d’azienda che è stata ceduta è stato ripreso da Unicredit stessa, che ha operato quindi in maniera totale nei suoi interessi, prima svalutando negli anni e poi riacquistando i crediti stessi. Ma ancor più grave è che i titoli in seguito hanno addirittura goduto di un bonus del 20% inserito nella trattativa di cessione, regalando così oltre 90 milioni di euro. Oggi dopo questa operazione abbiamo un istituto trasformato sostanzialmente da banca a finanziaria che di fatto è una dimensione ridotta frutto di un depotenziamento. Ogni richiesta proposta di promuovere un tavolo industriale e istituzionale, che avrebbe visto una cordata capeggiata dalla fondazione Banco di Sicilia, risparmiatori e imprenditori perché potessero rilevare la quota di Unicredit ponendo le basi quindi per la creazione di una Banca tutta regionale, che proprio in questo momento di grande difficoltà avrebbe esercitato un ruolo molto importante.


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L’AFFARE TERME Affidata la vigilanza senza gara d’appalto Aritmea

Come è noto, le terme di Acireale oggi sono un’espressione del presidente Raffaele Lombardo. D’altro canto, è altrettanto nota la propensione del governatore a fare propria ogni realtà regionale ponendovi a capo un commissario di sua fiducia, così alle terme troviamo in qualità di co-liquidatore Margherita Ferro (già assessore provinciale nella giunta Lombardo e dirigente di Mpa, in qualità di coordinatore del movimento donne). L’altro liquidatore è il commercialista palermitano Michele Battaglia, ma la gestione delle terme acesi sarebbe condotta quasi in esclusiva dalla Ferro. Nel dicembre 2011 si concretizza lo sfratto dell’hotel Excelsior; la procedura era già stata annunciata da tempo ma a sorpresa si renderà esecutiva il 12 dicembre, nello stesso giorno e con una tempestività a dir poco sorprendente la 2858 security presenterà proposta di messa in sicurezza dei locali dell’albergo. La sera del 12 dicembre comincerà il servizio di vigilanza. Non sarà necessaria alcuna gara d’appalto, basterà semplicemente la presentazione di una proposta, giunta, stranamente, contestualmente allo sgombero dei locali dell’hotel. Le terme di Acireale non ci penseranno due volte a scaricare la vecchia azienda di vigilanza con la quale nel frattempo ha maturato un debito lungo tre anni. MARIO DE FELICE: MISTER 2858 IL LOMBARDIANO DOC Malgrado sia una giovane realtà economica, molti avranno visto sfrecciare per la città le macchinine con impresso, su logo dorato, la cifra 2858 dell’omonima azienda. Perfino in Piazza Europa, tanto per fare un esempio, stazionano i mezzi dell’azienda vigili sul cantiere. Ma, chi controlla la 2858? Un uomo, che contrariamente a quanto si possa credere dal nome dell’azienda, non ha confidenza con i numeri, tanto da essersi lasciato alle spalle un buco fallimentare di oltre 10 milioni di euro con la sua società di vigilanza La Celere. Il mistero è svelato l’uomo ombra è Mario De Felice, ex assessore autonomista del comune di Catania al tempo di Scapagnini, e dove c’è lui, c’è sempre una voragine di bilancio, come quella tristemente famosa che riguarda il comune di Catania, un buco così famigerato che gli è valso nel primo grado di giudizio una condanna a 2 anni e 3 mesi, ma in definitiva, non ancora passata in giudicato.

Mario De Felice nel 2011 è stato condannato in primo grado nell’ambito del processo sul buco di bilancio del comune di Catania. De Felice è stato anche l’amministratore della Celere fallita con un debito di oltre 10 milioni di euro.

le automobili della 2858 dell’autonomista Mario De Felice durante il servizio di vigilanze all’hotel excelsior delle terme di Acireale. Non c’è mai stata alcuna gara di appalto

Certo è che con un’azienda fallita alle spalle non sarebbe facile comprendere come Mario De Felice sia riuscito ad ottenere di controllare una nuova società, ma uomo di mille risorse, l’ex assessore ha fatto in modo che fosse la moglie a risultare tra gli amministratori della 2858. A Mario De Felice sarà parso un peccato sprecare le sue conoscenze, conoscenze che lo hanno portato a trasformare un’azienda nata appena 4 anni fa in leader del settore, non solo con la vigilanza delle terme, o del cantiere di Piazza Europa, ma operando anche centri commerciali, istituto di credito e persino il Maas, il nuovo mercato ortofrutticolo di Catania con capitale a maggioranza pubblico di cui, manco a dirlo, la regione è socio prima fila. Ad ottobre del 2011 la 2858 sarà l’unica a fare domanda per la gara d’appalto. L’economia siciliana è assimilabile ad una bella e pregiata matrioska russa: la grande bambola, in questo caso Lombardo, che ne contiene infinite più piccole al suo interno, in breve, cerchi concentrici (l’uno emulo dell’altro) dove tutto quadra perfettamente. Marcherita Ferro insieme a Raffaele Lombardo. Il co-liquidatore delle terme di Acireale è coordinatore del movimento femminile di Mpa


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IL POLO HUMANITAS A MISTERBIANCO

Un progetto milionario che stava per passare sotto silenzio Giorgio Drago

Un maledetto imbroglio. L’ennesimo brutto pasticciaccio con protagonisti i “soliti sospetti” della Sanità in Sicilia. Una vicenda che avrebbe dovuto rimanere segreta, ma di cui, grazie ad una serie di documenti top secret, possiamo raccontare molto. Si parte da un semplice fatto: l’Assessorato regionale alla salute cancella, per ottenere uno sbandierato risparmio, centinaia di posti letto, colpendo anche oncologia, già notoriamente falcidiata nelle province di Catania e Messina. Nello stesso tempo, l’Humanitas acquista a Misterbianco un’area dell’estensione di ben 200.000,00 metri quadrati (vale a dire, per capirci, la superficie di un comune come Trecastagni) allo scopo di realizzare una struttura di 15.000,00 mq coperti. Fonti bene informate e documentate riferiscono della costituzione di un IRCCS (Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico), con la creazione di un Polo oncologico con convenzione ampliata che necessiterà di un investimento per centinaia di milioni di euro. Un tentativo di ridurre, quindi, i posti di oncologia nelle strutture pubbliche per “agevolare” le strutture private? Il “progetto” incontra un primo ostacolo che viene però superato di slancio. Infatti, dato che nell’intero territorio del comune di Misterbianco non sarebbe stato possibile rinvenire un’area delle dimensioni sopra citate da destinare a quel tipo di servizi, ecco prontamente intervenire la Regione, che appunto nei giorni scorsi esprime parere favorevole per l’approvazione di una gigantesca variante urbanistica così da consentire la realizzazione del fantomatico Polo. La faccenda si fa dunque interessante visto che i terreni acquistati avevano destinazione agricola e, aggiungiamo, valore modesto in quanto non edificabili, ma grazie alla variante approvata saranno realizzati milioni di metri cubo in cemento per ricavare una superficie coperta equivalente a qualcosa

come 1000 vani immobiliari! Inutile dire che il Comune di Misterbianco, presso il cui consiglio dovrà passare la variante, è non solo a conoscenza d’ogni cosa ma promotore, o tra i promotori, del megaprogetto. Inoltre, se è vero che i terreni sono stati acquistati con destinazione agricola, diventa interessante sapere a quale prezzo (la cifra sborsata pare sia stata di circa 400.000,00) e quali garanzie (e da chi) l’Humanitas avrebbe ricevuto prima di avventurarsi in quella che potrebbe sembrare una transazione avventata. E soprattutto, gli uomini di legge, e quindi anche i rappresentanti dell’Agenzia delle Entrate, sanno che l’acquisizione di un terreno agricolo non dà luogo a plusvalenze mentre se l’area diviene edificabile scatta l’accertamento delle stesse. Accertamento che, non ci vuole tanto, presumiamo milionario se è vero, com’è vero, che appena pochi giorni fa quei terreni da agricoli sono divenuti edificabili, grazie all’approvazione della variante urbanistica data dalla Regione e fatta salva quella definitiva che dovrà dare il Consiglio comunale di Misterbianco. Risulta, del resto, quantomeno singolare che l’Humanitas decida di venire in Sicilia ad acquistare 20 ettari di terreni agricoli se non perché “coltiva” evidentemente il proposito di realizzarvi il nuovo Polo e non senza, immaginiamo, aver ottenuto una qualche garanzia; a meno che non si voglia pensare che la potente società abbia deciso di dedicarsi all’agricoltura! Ed a proposito di agricoltura, ecco un altro colpo di scena: i terreni in questione pare fossero di proprietà del Comune di Misterbianco, che negli anni passati li aveva dati in enfiteusi a tale Guglielmino. Se le cose stanno così, non resta che attendersi l’intervento dell’Agenzia delle Entrate affinché, come per legge, compia l’accertamento sulle plusvalenze determinate dal cambio di destinazione delle aree da agricole ad edificabili.

NINELLA CARUSO SINDACO (MPA) DI MISTERBIANCO

Molte altre, a questo punto, le domande alle quali vorremmo poter offrire delle risposte, risposte che ci piacerebbe giungessero chiare da quelle Istituzioni che fino ad oggi hanno operato sotto coperta e che al momento preferiscono il silenzio. Un silenzio assordante visto che si è approvata una variante che non rispetterebbe le prescrizioni di legge, facendo sparire di fatto dal territorio di Misterbianco ogni proporzione tra terreni edificabili ed aree agricole e visto che pare che l’area interessata ricadrebbe in parte nei terreni originariamente individuati per la realizzazione della famigerata Tenutella. Ci piacerebbe anche sapere come si renderà urbanisticamente compatibile un insediamento edilizio a destinazione di servizi sanitari all’interno di un comparto a destinazione commerciale e quali costi dovranno affrontare i siciliani che, in caso di malattia, visto che nelle strutture pubbliche chiudono i reparti di oncologia, dovranno affidarsi unicamente a strutture private convenzionate. E

Il progetto del polo Humanitas per Misterbianco. Estensione pari a 200.000 metri quadrati (la superficie del comune di Trecastagni). I terreni sono stati acquistati quando non era ancora stata disposta la variante che li trasformati in edificabili, pare per 400.000,00 euro


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RAFFAELE LOMBARDO insieme all’assessore regionale alla sanità, Massimo Russo

ancora vorremmo sapere quali assicurazioni il prestigioso Istituto medico ha avuto dalla Regione in ordine alla convenzione, atteso che quest’ultima nella cosiddetta rimodulazione dei posti letto ha tagliato anche oncologia e se il Prefetto, titolare delle iniziative legate ai protocolli di legalità, è stato informato di quanto sta accadendo. Purtroppo, niente di nuovo sotto il sole, se è vero che negli ultimi anni abbiamo assistito ad uno smantellamento sistematico della sanità d’eccellenza con il pretesto del coinvolgimento delle grandi strutture nazionali, come il Bambin Gesù a Taormina per esempio, in verità accorse dietro lauto compenso e con la conseguenza d’avere letteralmente eliminato dal territorio presidi preziosi per i siciliani e per il meridione in generale. La stessa ratio si nasconderebbe dietro l’immane intervento che l’Humanitas sembra preparare a Misterbianco. Viene da chiedersi se il governatore Lombardo sia a conoscenza di quanto sta avvenendo? Interrogativo naturalmente retorico, poiché dai nomi coinvolti sembra piuttosto si possa affermare che Lombardo ed i suoi uomini sarebbero i registi dell’operazione. Si parla, ad esempio, del dott. Sciacca dell’Humanitas; siamo certi che vi state chiedendo se si tratta proprio del fratello della dirigente dell’ASP 3 di Catania coinvolta insieme con il dott. Scavone nel procedimento penale per le consulenze gonfiate all’epoca in cui quest’ultimo era direttore generale dell’ASL 3. Diciamo che lasciamo la risposta alla vostra immaginazione... C’è poi l’ing. Stancanelli, progettista di fama che già si occupa di diversi lavori per l’Humanitas e che avrebbe realizzato anche il centro sportivo di Torre del Grifo del Catania Calcio, come anche la sede WindJet di Pulvirenti. Non mancano poi anticipazioni/indiscrezioni sui nomi di chi andrebbe a rivestire i ruoli di comando nel nascente

IRCCS: il dott. Francesco Poli come Presidente e il dott. Antonio Scavone come direttore generale. Al di là di quest’ultime indiscrezioni, ciò che ci interessa sottolineare è come nel silenzio di tutti si stia consumando un’operazione milionaria senza che alcun dibattito intervenga per far sapere ai siciliani se questa realizzazione impoverirà la sanità a danno dei cittadini, senza che alcuno avverta il bisogno di dirci quanto costerà questa faraonica opera e chi sono tutti i soggetti coinvolti nell’ambiziosa avventura. Abbiamo provato ad ascoltare il sindaco di Misterbianco, Ninella Caruso, che, durante un’intervista telefonica, ha liquidato l’argomento Humanitas con uno “straziante” ma illuminante “lasciatemi in pace”. Neanche l’assessore regionale alla sanità Massimo Russo si dimostra particolarmente loquace, ma, questa volta, non potrà dire a cose fatte che manderà gli Ispettori a controllare e sarebbe perciò opportuno che provi a dare un segnale della sua presenza ora. Il Ministero della Salute del Governo Monti dovrà poi dirci cosa sta succedendo, evitando di prenderci in giro con la solita tiritera secondo cui la sanità è materia regionale. Il Consiglio comunale di Misterbianco dovrà ora approvare la variante urbanistica e vedremo quanti si schiereranno in favore dei cittadini e quanti invece serviranno il Padrone della sanità siciliana. Infine, la Procura della Repubblica, sicuramente ignara, potrà disporre, se crederà, una prima acquisizione di atti per comprendere se non vi siano già state macroscopiche violazioni di legge, nel momento in cui un Centro sanitario di quelle dimensioni pretende di nascere laddove esiste una destinazione a Centro commerciale.


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Anno iii - n. 2 - venerdì 2 marzo 2012

inchiesta

SISTEMA LOMBARDO Pistorio, il braccio sinistro G. D.

Tra i fedelissimi di Lobardo non possiamo non annoverare Giovanni Pistorio, Senatore della Repubblica e fidato consigliere del Capo. Una carriera folgorante la sua, passando dall’Amministrazione provinciale di Catania all’Assemblea regionale, al Governo della Regione, al Senato della Repubblica. Naturalmente, all’ascesa del numero 2 dell’MpA ha corrisposto una gran fortuna di chiunque gli stesse vicino, ed è così che sulla scena delle consulenze compare il nome di una giovane donna, avvocato e versata nelle relazioni sociali. Si tratta dell’avv. Carmela Mangalaviti detta Milena. Ha qualcosa a che fare con Pistorio? Non sarebbe affar nostro, se non per l’aspetto relativo all’irresistibile ascesa della predetta, e naturalmente, vogliamo precisarlo subito, senza che nulla ci permettiamo di rilevare sui meriti professionali dell’avvocato. Osserviamo, così, che nell’anno 2004, e cioè quando Pistorio è assessore regionale alla Sanità, la Mangalaviti ottiene un contratto di consulenza a favore proprio dell’assessorato regionale alla Sanità e lo conserva fino al 2006 (quando è andato via Pistorio?). Sempre in quegli anni, e cioè sotto il regno di Pistorio assessore alla Sanità, la Mangalaviti viene nominata consulente per l’Ospedale Civico e Benefratelli G. Di Cristina e M. Ascoli di Palermo. Dal 2006 al 2009 è stata consulente in favore del Project Manager del Centro di Eccellenza materno infantile di Palermo, ancora quindi nella Sanità. Ma dopo la sanità ecco arrivare le consulenze: nel 2006/2008 in favore del CAS (Consorzio Autostrade Siciliane), e poi della Multiservizi S.p.A., per essere quindi nominata Presidente del Nucleo di valutazione dell’ARAN Sicilia (Agenzia per la rappresentanza negoziale sempre ovviamente della Regione siciliana). Torna l’amore per la Sanità e la Mangalaviti nel triennio 2006/2009 verrà nominata Presidente del Comitato

dei Garanti ex art. 23 CCNL della Dirigenza Medica e sanitaria sotto l’egida dell’Assessorato regionale alla Sanità. Ed ancora, nel 2007 diviene consulente della SERIT Sicilia, ma anche dell’associazione degli amici della musica di Palermo e della Fondazione Oscià. Dal 2009 è addirittura nominata quale componente del NARS presso il CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri). Ma non manca la consulenza in favore dell’Ente Fiera del Mediterraneo, la consulenza in favore della Società di gestione dell’Aeroporto di Trapani, la consulenza in favore dell’ERSU di Catania, gestita dal Commissario della Regione dr. Silvia, la consulenza in favore dell’AST, ed ancora così procedendo ma la lista sarebbe lunga. Per ultimo, voci bene informate, invitano a verificare se sia vero che nella opacissima vicenda di corso Martiri della Libertà di Catania si sia avvertito il bisogno di acquisire una consulenza che è stata affidata sempre all’ottima Milena Mangalaviti, avvocato. Se è vero, sorgerebbero come conseguenti alcune domande, che ci riserviamo di porre quanto prima. La Mangalaviti poi svolge anche ed ovviamente un’attività professionale privata, tant’è che davanti alla Corte dei Conti siciliana ha assistito l’on. Giuseppe Arena dell’MpA nella vicenda relativa agli illegittimi conferimenti degli Uffici stampa del Comune di Catania. L’avv. Mangalaviti prima di spiccare il suo personale volo ha svolto pratica presso un importante studio legale palermitano il cui titolare è l’avv. Gaetano Armao, si Armao, lo stesso tecnico che siede nel Governo Lombardo. Per concludere, ribadiamo che non ci permettiamo di esprimere alcun giudizio sulle doti professionali della Mangalaviti, poiché non ne avremmo motivo né ragione, ma solo domandiamo però al Sen. Giovanni

Pistorio se vi sia alcun legame tra lui e la professionista indicata quale consulente in decine e decine di società della Regione. Quest’aspetto ci interessa come organo di informazione per sottolineare quanto stiano eventualmente a cuore agli uomini di Lombardo, come a buona parte della classe politica, l’interesse pubblico e la loro indipendenza e trasparenza. Non siamo in Germania, e quindi nessuno si dimetterà mai, ma almeno i cittadini crediamo abbiano il diritto di sapere in che mani siamo finiti. Dimenticavamo: l’avv. Milena Mangalaviti è stata anche Presidente del Lions Palermo Porta Nuova, ma ovviamente in questo caso escludiamo che il sen. Pistorio c’entri qualcosa.

ANTONIO SCAVONE, LA GAMBA DESTRA Abbiamo già trattato della composizione societaria del laboratorio X-RAY di Paternò con i familiari di Scavone direttamente coinvolti tra i soci della struttura accreditata che ha percepito ingentissimi finanziamenti da quell’ASL 3 proprio mentre il politico lombardiano ne é stato il direttore generale.
Ci siamo anche occupati di un altro laboratorio, questa volta il DIM di Mascalucia, mentre ancora abbiamo taciuto sull’acquisto di una farmacia nella nostra centralissima via Etnea.
Documenti alla mano, che siamo riusciti a procurarci, dimostrano che Scavone sarebbe stato coproprietario dell’immobile di 30 vani catastali che formano il palazzotto di corso San Vito a Mascalucia.
Gli altri due proprietari sono Foti vincenzo Maria e Romeo Giuseppe.
Ma Romeo Giuseppe é anche il rappresentante legale della DIM, società a responsabilità limitata, che prende in uso per appena 15.000,00 euro l’anno l’immobile appunto adibito a laboratorio e che percepisce dall’ASL 3 finanziamenti milionari.
Il 14 dicembre 2006 però la DIM di Romeo decide di acquistare con un leasing l’immobile, per un valore dichiarato di 2.102.490,00 euro!
La DIM s.r.l. di Romeo pagherà allo stesso Romeo, a Foti e a Scavone poco più di 2 milioni di euro attraverso un’operazione di locazione finanziaria affidata alla MCC, gruppo Capitalia.
A Scavone andranno: un assegno per l’importo di 230.699,12, cinque assegni dell’importo di 100.000,00 euro cadauno, ed ancora un assegno dell’importo di 70.130,88, per un totale di 800.830,00 euro.
Sorgono però alcune domande:
1) se il valore dell’immobile è stato stabilito col prezzo di vendita per un ammontare di oltre 2 milioni di euro e il valore di locazione statisticamente si calcola nella misura del 6% di quel valore, come mai Scavone affittava a Romeo per appena 15.000,00 euro l’anno anziché per l’importo congruo di 120.000,00 euro?
2) Scavone e Foti si occupavano professionalmente di sanità da tem-

po, cosicché la domanda è: avevano comprato il palazzotto diMascalucia con Romeo per farvi il laboratorio? E, se si, perché mai lo daranno poi in comodato al solo Romeo e per un prezzo così basso rispetto al suo vero valore d’uso?
3) Quando, nel dicembre del 2006, Scavone vende, ha interrotto il suo rapporto con Romeo? Sono alcune domande semplici semplici che poniamo al dott. Scavone e le cui risposte saremmo ben lieti di poter offrire ai cittadini sulle pagine di questo stesso giornale.
Noi abbiamo delle risposte, ovviamente documentali, e tuttavia pensiamo che una buona informazione non deve esimersi dal consentire che chi viene chiamato in causa mostri le risposte di verità.
Aspettiamo perciò il dott. Scavone e le sue risposte.


Anno iii - n. 2 - venerdì 2 marzo 2012

inchiesta

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LO STRANO CASO
DEL GIUDICE AUTONOMISTA

L’anomalia nel Consiglio di Giustizia Amministrativa A. M.

Il Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Siciliana è un organo costituzionale, con funzioni omologhe al Consiglio di Stato nel campo della Giustizia Amministrativa.

pare esserci traccia di un avvocato Giuseppe Mineo: Ovviamente, per quanto attiene il terzo requisito, quello della dirigenza, neanche l’ombra. Ammettiamo che c’è da confondersi di fronte ad una legge che prevede che il presidente della regione si nomini i suoi giudici e che persino sui requisiti pretesi dalla legge…

In sede consultiva esprime pareri obbligatori nell’iter di atti emanati dalla Regione Siciliana e in campo giurisdizionale rappresenta il secondo grado di giudizio (appello) avverso le sentenze dei Tribunali Amministrativi di Catania e Palermo. Si tratta quindi di un organo di straordinaria importanza nella tutela dei principi di legalità, in particolare in quei procedimenti che oppongono cittadini e imprese alla pubblica amministrazione rappresentata da enti locali e, appunto, dalla Regione Sicilia. E qui emerge la prima anomalia. La legge prevede che a designare 4 giudici su 10 (per la funzione giurisdizionale) e 5 su 9 (per quella consultiva) sia il presidente della regione Sicilia, i cui atti, suoi o della sua giunta, sono spesso oggetto del giudizio dei suoi stessi designati. Ma se ciò non bastasse, ecco che emerge l’anomalia nell’anomalia. Oppure, se confermato, un vero e proprio caso di abuso.

sul sito istituzionale della facoltà di Scienze Politiche dove il professor Mineo insegna è chiaramente indicata la sua qualifica: Professore Associato

Nel luglio 2010 il presidente della regione Sicilia, Raffaele Lombardo, designa quale giudice per la funzione giurisdizionale il professore catanese di Scienze Politiche all’Università di Catania Giuseppe Mineo, protagonista dell’avventura MPA sin dalla sua fondazione. Qual è il tema? Che un professore considerato tra gli “ideologi” del MPA sia designato da Lombardo quale giudice amministrativo d’appello? Per qualcuno dovrebbe bastare. Ma la questione parrebbe un’altra e un po’ più pesante. La legge indica con estrema chiarezza i “requisiti” professionali che deve possedere un giudice del CGA: i quattro componenti designati dal presidente della regione siciliana devono essere in possesso dei requisiti di cui all’articolo 106, terzo comma, della Costituzione per la nomina a consigliere di Cassazione ovvero di cui all’articolo 19, primo comma, numero 2), della legge 27 aprile 1982, n. 186. In sintesi la normativa prevede che possano essere designati quali giudici: A professori universitari ORDINARI di materie giuridiche; B avvocati che abbiano almeno quindici anni di servizio professionale e siano iscritti negli albi speciali per le giurisdizioni superiori, c) dirigenti generali od equiparati dei ministeri, degli organi costituzionali e delle altre amministrazioni pubbliche nonché a magistrati con qualifica non inferiore a quella di magistrato di corte d’appello o equiparata. Sollecitati da un commento sul nostro blog, andiamo ad approfondire. Verifichiamo il punto a e riscontriamo che sul sito istituzionale della facoltà di Scienze Politiche dove il professor Mineo insegna, è chiaramente indicata la sua qualifica: Professore Associato Quindi, da quanto emerge il primo requisito parrebbe mancare. Proviamo quindi a verificare almeno il secondo, cercando fra gli avvocati abilitati presso le giurisdizioni superiori, ma anche in questo caso nell’albo nazionale non

fra gli avvocati abilitati presso le giurisdizioni superiori, non vi è traccia di Giuseppe Mineo


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Anno iii - n. 2 - venerdì 2 marzo 2012

inchiesta

IL FACTOTUM DI STANCANELLI Il Benincasa condannato Al Marten

L’ultima delibera, a spese dei catanesi, che riguarda il fedelissimo di Stancanelli, Gaetano Benincasa è del 29 dicembre 2011 e porta la firma del capo del personale del comune di Catania, Valerio Ferlito. Viene confermato nello staff alle dirette dipendenze del sindaco per la modica somma di 2.600 euro al mese.

consigliere di amministrazione della Multiservizi, anche nel CdA di un altro ente a partecipazione comunale, il misterioso Co.Ce.Ter. (Consorzio Comunale Espropri Territoriali), con un’indennità annua di altri 9.600 euro. Insomma, un supereroe per Stancanelli. Tanto super che nel sito di Multiservizi il suo diploma di ragionere

Questa determina segue di appena 6 giorni la condanna che la Corte dei Conti, con sentenza 4229 del 23/12/2011, ha inflitto allo stesso Benincasa per danno erariale procurato al comune di Palagonia nella qualità di assessore della giunta guidata dal sindaco Fausto Fagone, pesantemente coinvolto nell’inchiesta antimafia IBLIS e solo recentemente scarcerato. Tempismo formidabile. Ma facciamo un passo indietro. Il primo atto relativo al rag. Benincasa da parte del Comune di Catania lo troviamo il 6 agosto 2010: Stancanelli lo inserisce nel proprio staff “inquadrandolo”, ai fini della remunerazione, espressamente nella categoria C3 dei dipendenti comunali. Stranamente non c’è traccia della necessaria successiva determina di impegno di spesa e quindi non risulta possibile quantificare.
Viene allegato un curriculum da cui risulta chiaro che Gaetano Benincasa, come del resto altri fedelissimi di Stancanelli, ha svolto e svolge tutta la sua attività professionale alle dipendenze di vari enti di formazione, con incarichi e funzioni varie e in progetti che non siamo ancora riusciti a comprendere bene.
Se chiara è la sua attività, un pò meno il corso studi. Nel curriculum viene indicato un diploma di “Perito Commerciale” e inserito un richiamo all’Università di Catania che, come vedremo, indurrà in errore la Catania Multiservizi presso cui lo stesso Benincasa è stato nominato, sempre da Stancanelli ovviamente, quale consigliere d’amministrazione, risultando però col titolo di “dottore”. Il ragionier Benincasa è talmente considerato dal

sindaco protempore di Catania Raffaele Stancanelli da essere nominato, oltre che nel suo staff e quale

diventa addirittura laurea, concedendogli il titolo di “Dottore”, forse a causa del modo un pò ingannevole in cui viene presentata la parte dedicata ai titoli di studio Ma queste sono forse amenità. Singolare il fatto che nella delibera di proroga dell’incarico nello staff di Stancanelli sia sparita l’indicazione, prima presente, alla qualifica di impiegato categoria C3 e che sia invece fissata una remunerazione di oltre 31.317 euro che non sappiamo se corrisponda o meno alla categoria C3. Ciò che rileva maggiormente, probabilmente, è che il rag. Benincasa in data 23 dicembre 2011 è stato condannato dalla Corte dei Conti per un’accusa che lo vede coinvolto in una storia di rimborsi per viaggi all’estero fatti a spese della comunità. Il fatto che con lui sia stato condannato l’ex sindaco Fausto Fagone, con il quale, tra l’altro, si recava da Palagonia a Ginevra per imprecisati compiti

istituzionali, rende tutto più gustoso. E poco importa, anzi per niente, che la condanna della Corte dei Conti abbia comportato una sanzione pecuniaria minima. Rileva che i fatti condannati, e pare vi siano altri accertamenti in corso, siano stati commessi nell’esercizio di pubbliche funzioni, con utilizzo improprio di pubbliche risorse. Quindi, è lecito che i catanesi esrimano una qualche preoccupazione circa le persone che sono chiamate fiduciariamente dal sindaco Stancanelli ad occupare ruoli di tale rilievo? E per occuparsi di alcune tra le più disastrate società municipalizzate non sarebbe più serio per un sindaco sedicente “risanatore e rispettose delle regole”,nominare qualcuno che almeno non abbia subito condanne?


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cronaca

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A PICANELLO IL CAMPOSCUOLA VA IN ROVINA

Politici in passerella e atleti in fuga Desiree Sicilia

SIG. SCIUTO, LEI È IL PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE SPORT CLUB CATANIA, CHE SI OCCUPA DI ATLETICA LEGGERA. COME ACCOGLIE CATANIA QUESTO GENERE DI SPORT?

«A Catania, l’atletica non è trascurata, è completamente abbandonata. Sono poche le associazioni e i giovani che si avvicinano con passione a questi sport e quindi spesso non troviamo le attrezzature adeguate. Noi ci alleniamo in questo Campo Scuola, fornito dal Comune, ma non si può certo dire che sia nelle migliori condizioni.» QUALI SONO GLI SPORT PER CUI VI ALLENATE?

«Qui ci alleniamo per la corsa, campestre e non, la marcia, corsa ad ostacoli, lancio del peso e del martello, salto in alto e salto in lungo. C’è anche una piccola palestra, dove i ragazzi possono riscaldarsi.» DICEVA CHE NON È NELLE MIGLIORI CONDIZIONI IL CAMPO D’ALLENAMENTO. PERCHÈ?

«Il tappeto rosso per la corsa è completamente rovinato. Qualche anno fa, era stato sistemato ma, in realtà, ciò che hanno fatto è stato ricoprire il precedente tappeto con un altro strato. Cosa che non andava assolutamente fatta: doveva prima essere sfollato quello vecchio e poi applicato quello nuovo direttamente sul cemento. Adesso è solcato in diversi punti e non dà più ritorno di forza. Le conseguenze, ovviamente, si possono immaginare: gli atleti non hanno più benefici ad allenarsi qua e devono stare molto attenti a dove mettono i piedi, altrimenti rischiano di farsi male alle caviglie. Qualsiasi cosa, ovunque guardiamo è rovinata. La tribuna stessa è ormai inagibile, ci sono le fondamenta ormai arrugginite: noi speriamo che non succeda niente, soprattutto quando le tribune sono piene.

L’erba del campo è completamente secca. Quest’estate avranno pensato che tagliarlo costa e che non c’era abbastanza acqua e quindi di lasciarlo morire così da non doverlo più curare. Anche gli ostacoli per le siepi sono ridotti male, vecchi e pieni di schegge.

Le gabbie di lancio (ndr. per il martello e il peso) sono ormai tutte crollate, i teli laterali distrutti dal vento. Li avevamo cambiati l’anno scorso per i campionati regionali invernali di lancio del peso ma alla fine non li abbiamo potuti fare perchè nessun giudice farebbe gareggiare in queste condizioni, con pali storti e reti bucate con il rischio di far uscire un attrezzo. Alla fine si sono svolti a Palermo, facendo perdere alla città un bel po’ di soldi perchè le gare portano gente in città, fanno riempire alberghi e ristoranti. » E LE ALTRE GARE?

«Noi, di Catania, siamo costretti a fare tutte le gare, dalle più stupide di allenamento alle provinciali, fuori dalla nostra sede o ad Enna, sobbarcandoci le trasferte, dovendo dire ai genitori di dover accompagnare i figli fuori con un notevole costo aggiuntivo. Le gare dei più piccoli riusciamo ancora a farle qui dentro ma, quando vengono coinvolti atleti di un certo livello, è proprio impossibile farle perchè sono loro stessi a non voler mettere piede in questa pista, con il rischio di farsi male ad un piede, ad una caviglia o ai tendini. Ma stiamo parlando delle gare in esterna.»

VOI FATE ANCHE QUELLE INDOOR, AL CHIUSO? «In realtà dovremmo farle. Qualche anno fa si era pensato di creare uno spazio per far allenare gli atleti al chiuso in inverno e i tecnici avevano pensato di progettarlo alla fine del campo. Alla fine, tutto si è concluso con un esproprio per pubblica utilità e hanno costruito la famosa isola ecologica di Picanello. La cosa più assurda è che, oltre ad aver tolto questo spazio ai ragazzi, hanno chiuso un’uscita di sicurezza che aveva un portone e lo spazio necessario per far entrare anche furgoni e camion quando servivano qui al campo. » CATANIA, INOLTRE, HA ATLETI CHE SI FANNO VALERE IN GARE INTERNAZIONALI?

«Certo ma sono tutti emigrati. Questo dovrebbe essere l’impianto più importante della città, invece molti si allenano al CUS. Claudio Licciardello, che dovrebbe essere il nostro quattrocentista di punta, è addirittura andato in America per allenarsi. » MI HA PARLATO DI UNA PALESTRA, COM’È ALL’INTERNO?

«La palestra è “essenziale”. Gli attrezzi sono quelli necessari e sono del 1997, da allora non è stato più aggiunto nulla. Le pareti si dovrebbero ripitturare, i tappetini sono mangiucchiati e chi si allena, solitamente, si porta sempre un’asciugamano su cui poggiarsi. È il degrado totale.» LE ISTITUZIONI HANNO DETTO QUALCOSA?

«Sono due anni che cerchiamo risposte dal Comune ma è come la canzone di Bennato “Io di risposte non ne ho”. I vari politici vengono a fare le loro passe-

relle ma alla fine non ci sono risultati concreti, soldi non ne mettono. Ed è un peccato perchè i soldi ci sono e sono quelli del Fondo Strutturale Europeo, che la Sicilia non ha utilizzato e continua a non utilizzare, poi magari si perdono ed è una perdita per la comunità, non per loro. La Provincia non ha fondi per la ristrutturazione e, inoltre, non potrebbe fare nulla perchè il campo è di proprietà del Comune.

Noi abbiamo fatto anche dei lavori, pagati di tasca nostra per un centinaio di euro: ancora reggono bene e li abbiamo avuti subito. Se gli stessi lavori li avesse fatti il comune ci sarebbero voluti anni e migliaia di euro.» IN REALTÀ, CHI VUOLE ALLENARSI IN QUESTO CAMPO DEVE PAGARE?

«Certo, deve pagare una quota alla società, che poi pagherà il Comune, o se si allena da privato deve pagare un bollettino di circa 10 euro per usufruire del campo e uno da 8 euro per l’assicurazione, ogni mese. Il problema maggiore è che i soldi che il Comune guadagna da questo campo, poi non le reinveste, anzi li utilizza per altri scopi e noi rimaniamo fermi a questo punto di disagio.»


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Anno iii - n. 2 - venerdì 2 marzo 2012

in città

“SCUOLA IN BICI”: INUTILE E DISPENDIOSO

Sono state spese 4.000 euro a bicicletta per dotare le scuole, ma nessuno le usa Andrea Di Grazia

Nella primavera del 2010 venne presentato in pompa magna il progetto “Scuola in bici” promosso dal Comune di Catania e dalla Provincia grazie ad un cospicuo finanziamento da parte del Ministero dell’Ambiente. Con un budget di ben 1mln di euro vennero acquistate 250 biciclette, tra 150 delle quali elettriche. L’obiettivo era quello di promuovere buone pratiche in materia di mobilità sostenibile incentivando l’uso del bike sharing in una delle città più congestionate d’Italia, in cui sembra impossibile realizzare una pista ciclabile degna di questo nome. A meno che non ci si rimbocchi le maniche mettendosi all’opera da soli. Tra i vari commenti critici apparsi in rete negli anni scorsi c’è quello di Massimo Mingrino (Pdci) comparso sulle pagine di “Argo” nel lontano dicembre del 2009. “In una città come Catania –tuonava all’epoca il responsabile delle politiche comunali dei Comunisti Italiani- devastata da un traffico caotico che mette a repentaglio l’incolumità di pedoni e ciclisti ci vogliono raccontare la fiaba dell’incentivo della bici. E poi, un milione di Euro per 250 biciclette? Questo significa spendere 4.000 a bici”.

Oggi come ieri nel capoluogo etneo è quasi impossibile lasciare a casa le chiavi dell’auto o dello scooter. Arterie essenziali come la via Etnea sono interdette ai ciclisti, così come segnalano i cartelli disseminati lungo la principale strada cittadina. Anche nelle corsie preferenziali destinate a bus e taxi vige il divieto di transito per tutti gli altri mezzi a motore e non. Avventurarsi in mezzo al traffico? È meglio tentare il suicidio in altri modi. Peccato, perché il progetto “Scuola in bici”, già attuato in molte città italiane, non sarebbe certo privo di potenzialità. Utilizzando una tessera elettronica, studenti e professori, così come il personale non docente, possono prendere in comodato d’uso per un paio di settimane le costose biciclette elettriche e riconsegnarle a scuola. All’ iniziativa hanno aderito inizialmente 22 istituti superiori catanesi, in molti dei quali -così come raccontano gli stessi studenti - il progetto è stato un totale fallimento.

nel sito movimentostudentesco.org si legge “Nella città dell’illegalità è vietato pedalare. Chiunque transiti con la propria bicicletta per la strada principale del centro storico di Catania – via Etnea – stando ai segnali collocati dal comune rischia una multa salata. Di scempiaggini a Catania se ne vedono tante ogni giorno, ma forse questa supera il colmo. Il sindaco non permette di utilizzare la bici, il mezzo più ecologico che ci sia, per spostarsi attraverso le aree pedonali più vaste della città. Non si capisce perché.”

SEL: “LA DIFFERENZIATA A CATANIA è UN FALLIMENTO”

E dire che la differenziata produce moneta per il comune A. D. G.

Sinistra Ecologia e Libertà punta il dito contro il servizio di raccolta differenziata dei rifiuti. Secondo i responsabili della sezione etnea, l’obiettivo del 35% è ancora una meta lontana, grazie anche alla scarsa informazione per i cittadini. Un vero peccato, visto che la spazzatura opportunamente riciclata potrebbe trasformarsi letteralmente in oro per le magre casse comunali. «È trascorso ormai un anno dall’avvio del servizio di raccolta differenziata e possiamo tranquillamente affermare che è stato un fallimento - afferma Massimo Blandini del circolo rinascita – il dato con cui bisogna fare i conti è quello relativo alla percentuale complessivamente raggiunta nel corso del 2011 che è del 16%, anche se la direzione ecologia del comune parla del 12%. In ogni caso si tratta di numeri modesti e deludenti, di gran lunga inferiori al traguardo che l’amministrazione aveva annunciato quando presentò il progetto. Il sindaco parlò del 35%» «Con il sistema di raccolta differenziata porta a porta si può ottenere un risultato che si aggira intorno al 50% - aggiunge Claudio Grasso, responsabile per Catania del settore territorio e ambiente per il Sel – su 600 tonnellate di rifiuti prodotte ogni giorno, significa che 300 non vanno in discarica ma al recupero, ottenendo il risparmio sulle discariche. In più, dalla simulazione che abbiamo effettuato abbiamo calcolato che di queste 300, 120 è il rifiuto organico mentre tutte le altre 180 tonnellate sono rifiuti che produrrebbero ricavi, infatti verrebbero pagati al consorzio di filiera CONAI. Faccio degli esempi: la plastica vale 270,00 euro a tonnellata, il cartone 90,00 euro, il vetro 30,00 euro.»


Anno iii - n. 2 - venerdì 2 marzo 2012

primo consumo

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Primo Consumo Delegazione di Catania Corso delle Province, 203 NUMERO VERDE 800 17 23 18 • 095 500311

Le buche stradali: responsabilità della Pubblica Amministrazione È stato un inverno gelido e piovoso per i cittadini catanesi… “il nostro amato Comune” ci ha costretti a camminare lungo le strade della “nostra amata città” effettuando un vero e proprio percorso “a slalom”…e ciò a causa di simpaticissime buche, anzi veri e propri “fossati” che hanno reso felici i passanti, gli automobilisti, ma soprattutto chi cammina sui due ruote…insomma proprio tutti!!! Chi di noi non si è trovato almeno una volta in questo freddo inverno ad improvvisare un percorso a “zig-zag” con rischi di cadute e conseguenze spiacevoli? Ma veniamo all’aspetto giuridico della questione. Ai sensi degli artt. 2043 e 2051 del codice civile - che prevedono l’obbligo del risarcimento per “chiunque abbia cagionato un danno ingiusto”, nonché la responsabilità extracontrattuale per i danni derivati da oggetti e cose in custodia- il Comune risponderà, quale custode, dei danni arrecati all’utente della strada. La questione è stata più volte affrontata dalla Corte di Cassazione che, analizzando la responsabilità del Comune per le lesioni subite dal pedone finito su una buca presente lungo il manto stradale, ha posto in evidenza l’obbligo del risarcimento del danno in capo alla Pubblica Amministrazione per i danni subiti dal cittadino e derivanti causalmente dall’omissione di vigilanza sul demanio stradale per impedire che ne derivino danni a terzi (Sul punto sono intervenute più pronunzie della Suprema Corte, quali la sentenza n. 4962/2007 e la n. 15383/06). Troppo spesso, infatti, gli utenti della strada subiscono dei danni a causa ed in ragione di una pessima manutenzione stradale (presenza di buche, strade sconnesse, macchie di olio, tombini sfondati o rialzati, ecc..): costoro, in forza del c.d. “principio di autoresponsabilità”, sarebbero gravati di un onere di particolare attenzione nell’esercizio dell’uso ordinario del bene demaniale, per salvaguardare la propria incolumità, tanto da potersi attivare sempre e comunque per scongiurare l’evento dannoso, fatta eccezione nei casi in cui si fosse in presenza di una “insidia” o del “trabocchetto”. Ed è proprio in questi casi di “insidia” non scongiurabile con la dovuta attenzione che si cementa la responsabilità della Pubblica Amministrazione qualora si verifichino dei danni materiali e fisici. Attenzione però: in tutte queste ipotesi, chiariscono i Giudici di legittimità, il danneggiato dovrà esclusivamente fornire la prova della sussistenza del nesso causale fra la cosa custodita

(buca, avvallamento, ghiaccio, ecc..) e l’evento dannoso. Sulla base di una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 20757/2010, “Costituisce un principio consolidato in giurisprudenza, quello secondo il quale colui il quale intende far valere una responsabilità contrattuale o extracontrattuale della P.A. deve dimostrare che l’evento dannoso sia casualmente ricollegabile ad una insidia o trabocchetto, nascente da situazioni di fatto creatrici di un pericolo per l’utente della strada”. Ed ancora, prosegue la Corte, osservando che “In tema di danno cagionato da cose in custodia è indispensabile, per l’affermazione di responsabilità del custode, che sia accertata la sussistenza di un nesso di causalità tra la cosa ed il danno patito dal terzo, dovendo, a tal fine, ricorrere la duplice condizione che il fatto costituisca un antecedente necessario dell’evento, nel senso che quest’ultimo rientri tra le conseguenze normali ed ordinarie di esso, e che l’antecedente medesimo non sia poi neutralizzato, sul piano causale, dalla sopravvenienza di circostanze da sole idonee a determinare l’evento”. Orbene, in buona sostanza, perché operi la responsabilità dell’ente pubblico, è necessario dimostrare il rapporto di causalità fra la cosa che sia sotto i poteri di vigilanza ed obblighi di custodia e di manutenzione del Comune (nel caso in esame, la buca) ed il danno patito dal terzo: se il danneggiato assolve l’onere probatorio che incombe su di lui, la Pubblica Amministrazione sarà tenuta a risarcire il danno, che però dovrà essere frutto di circostanze “imprevedibili”. Primo Consumo è a disposizione per ogni chiarimento, consulto e quant’altro in merito alla questione.

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