Pierluigi de Lutti

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LA SOSTANZA PITTORICA DEL PENSIERO

A volte la parola pittura non è adatta per accompagnare un artista, diventando termine convenzionale, affatto estraneo in realtà a molte sperimentazioni; in questi casi l’applicazione del colore non risponde ai canoni classici della distribuzione dei pigmenti sulla tela tramite il pennello o la spatola, bensì a criteri volte fantasiosamente bizzarri, a volte anche geniali, dove la materia pittorica è però spuria o miscelata con sostanze diverse. Non è certo così che il pittore Pierluigi de Lutti, che fa un uso sapiente di una tecnica fra le più tradizionali, per approdare ad un’astrattismo informale basata su stesure movimentate, spessori materici ed inevitabili effetti prospettici dati dalla calibratura dei fondi e delle masse segniche. Il suo lavoro si regola lungo fasi narrative, che si fondano su scelte concettuali e quindi tonali e di impaginato; si tratta di cicli di opere caratterizzate da un tema dominante, che di volta in volta si esaurisce in soluzioni diverse, attraverso le potenzialità descrittive di un gruppo di note cromatiche armonicamente rielaborate; il tema, del resto, è fortemente ribadito anche nelle titolazioni dei singoli pezzi e del loro insieme. In altre parole si direbbe che, una volta stabilito l’ambito tonale e segnico da approfondire, l’artista voglia esercitarsi in una serie di variazioni musicali, rispondendo a un criterio di ordine mentale, fino ad esaurire le sue argomentazioni.

Non a caso è dunque intitolato alle Quattro Stagioni di Vivaldi il ciclo Il sogno di libertà, dove un fitto reticolo di segni contrastati di chiari e di scuri suggerisce un andamento verticale di strisce parallele che potrebbero alludere, come crediamo di vedere, a una cattedrale o comunque ad una struttura architettonica barocca. Su questo fondo, che ritorna con poche differenze nelle quattro versioni dell’impaginato, tacche cromatiche diverse giocano di contrappunto, azzurri e bruniti su fondo bianco, per l’Inverno; rossi e gialli, sempre su bianco, per l’Autunno; viola rossi e rosati su fondo azzurrato, per la Primavera; sullo stesso azzurrato, verdi squillanti per l’Estate. Per altro, l’allusività ad un reale interiorizzato, è nell’artista riconoscibile cifra stilistica: nel gruppo di lavori intitolati Squarci notturni si ritrova sempre lo stesso evocativo fondo blu scuro; in ogni lavoro poi si intrecciano al centro della composizione, o in masse contrapposte, frequenti, energiche e larghe sciabolate di colore; rosso sanguigno soprattutto, poi bianco e nero o grigio; raramente lievi tracce di giallo. Sono grovigli onirici, oppure oggetti metallici e insanguinati che hanno subito una deformazione per effetto di uno sventramento o di un urto improvviso. Sono forse tracce di memoria, proiezioni distorte di sconvolgimenti emotivi, appunti frenetici di viaggio esplorativo nella propria coscienza. In alcuni momenti visivi, gocciolanti getti di colore esprimono una gestualità non mediata dalla ragione, in altri, ampie spatolate curvilinee si calibrano in pericolosi equilibri dinamici con larghi tratti irrigiditi, inserendosi il tutto nella struttura della composizione secondo un’ordine geometricamente ben calcolato.


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