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Bandi in crescita ma in un mercato ancora fragile

finanza&progetti Donatella Bollani

BANDI IN CRESCITA

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MA IN UN MERCATO ANCORA FRAGILE

I LAVORI PUBBLICI HANNO CHIUSO L’ANNO CON NUMERI IN CRESCITA. I DATI SONO POSITIVI MA IL MERCATO DELLE COSTRUZIONI E, IN PARTICOLARE, IL SETTORE DELLE OPERE PUBBLICHE SONO PENALIZZATI DALLA MACCHINA BUROCRATICA E DA TENSIONI FINANZIARIE

Il mercato dei lavori pubblici si avvia verso la chiusura dell’anno con numeri ancora in crescita. I dati pubblicati dall’osservatorio Cresme Europa Servizi sono incoraggianti: il dato complessivo è di 21.146 bandi promossi (+4,5%) per un valore di 32,383 miliardi, +43,8% e quasi dieci miliardi (9,8) di lavori in più andati in gara rispetto allo stesso periodo del 2018. Le Amministrazioni Comunali continuano a capitalizzare valori positivi: da Gennaio a Novembre hanno pubblicato 12.314 gare (+2,9%) per 6,114 miliardi (+16,5%). Seguono tra gli Enti appaltanti le ferrovie che hanno beneficiato del maxiappalto Telt dell’ammontare di circa 3,3 miliardi per la costruzione del tunnel di base della sezione transfrontaliera del collegamento ferroviario Torino-Lione. Per le opere ferroviarie nel 2019 si contano fino a ora 132 procedure (−54%) per 4,659 miliardi (+23%). In rialzo anche i Gestori di reti, infrastrutture e servizi pubblici locali che hanno indetto 1.887 appalti (+10,4%) per 4 miliardi (+49%) e l’ANAS che ha pubblicato 449 gare (+74%) per 3 miliardi (+274%). Le maxiopere sopra i 50 milioni sono state 58 (+15,9%) per 13,2 miliardi (+146%).

UNA PROGRESSIONE POSITIVA

Uno dei dati più importanti che emergono dal XXVII Rapporto Cresme, presentato lo scorso 27 Novembre, è il ritorno delle opere pubbliche. Il Centro ricerche descrive la crescita delle opere pubbliche per il triennio 2018-2020 con dinamiche migliori rispetto alle previsioni del novembre dello scorso anno. Una crescita dipesa dalla sensibile ripresa degli investimenti dei principali Gestori delle reti infrastrutturali, nazionali e locali a partire dal 2018 e dagli Enti della pubblica amministrazione, in particolare i Comuni, dal 2019. Per quanto riguarda gli investimenti in opere pubbliche, Cresme prevede per il 2020 un +4,5% rispetto all’anno precedente, +3,5% nel 2021, +2,5% nel 2022, +1,5% nel 2023 e +1,5% nel 2024.

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La crescita degli investimenti è da ricondurre principalmente nell’accelerazione della spesa per investimenti infrastrutturali di RFI, dei Gestori privati della rete autostradali e dei Gestori nazionali e locali delle reti energetiche e idriche, mentre la crescita degli investimenti del 2019 è dovuta alla ripresa della spesa per investimenti degli Enti locali e al consolidamento della crescita dei Gestori di infrastrutture pubbliche o di pubblica utilità. Ma se è vero che il settore delle costruzioni sta lentamente uscendo dalla crisi, non si non può considerare che il mercato si è ridimensionato, è profondamente trasformato e deve trovare un nuovo modo di comunicare. Speculazione, consumo di suolo, corruzione, abusivismo, ritardi, varianti sono tutti termini che hanno nei decenni caratterizzato uno scenario negativo che corre il rischio di non far comprendere la sfida strategica che l’ambiente costruito è oggi chiamato a giocare nella storica fase ambientale e socioeconomica che stiamo vivendo.

I NODI DA SCIOGLIERE PER LE IMPRESE

Sulla base dell’annuale classifica delle maggiori 100 Imprese di costruzioni italiane (generali e specialistiche) con uno zoom sulle prime 50 Imprese edili attive nel mercato privato, realizzata dalla Società Guamari, e stilata dal professore Aldo Norsa, con la collaborazione di Stefano Vecchiarino, le considerazioni che si possono fare non sono ottimistiche. Il settore risulta ancora caratterizzato da tensioni finanziarie, ma i risultati di bilancio delle Aziende con una quota importante di attività nell’edilizia privata nel loro insieme sono comunque migliori di quelli delle aziende più impegnate nel mercato pubblico - soprattutto nelle infrastrutture - penalizzate dalla lentezza del sistema burocratico. Secondo il Rapporto, l’imprenditoria del settore soffre del fatto che la committenza privata non è educata a valutare adeguatamente le offerte in termini di “value for money” (combinazione tra i costi di capitale e di gestione, e qualità dei beni e dei servizi offerti); è in difficoltà anche quando all’Impresa è chiesto di coinvolgersi in forme di PPP (Public-Private Partnership) che non solo aumentano l’indebitamento, ma rischiano di inficiarne l’equilibrio economico a fronte di controparti pubbliche inaffidabili e rischi imprevedibili. Salire di livello nella dimensione degli interventi è l’obiettivo di molte Imprese: la sfida degli edifici grandi e complessi fa da spartiacque tra chi investe e si attrezza tecnologicamente e chi rimane indietro. Ma la qualificazione non può che essere graduale, per crescita anche nelle prestazioni, rafforzata in presenza di Clienti sofisticati che pongono requisiti di partecipazione alle gare e criteri di valutazione delle offerte sempre più selettivi.

I VIRTUOSI DELLA TOP TEN

La debolezza del vertice italiano è evidenziata dalla situazione reddituale: se infatti l’ebitda sale, ma solo del 2,1%, l’ebit scende del 43,5% e il risultato netto scende del 94,9%, anche a causa dei risultati negativi dei due leader (Salini Impregilo e Astaldi e di Grandi Lavori Fincosit). Le 100 maggiori Imprese occupano oltre 85.000 addetti ma riducono l’organico del 4,6%, tenendo conto che tra il 2016 e il 2017 sono confrontabili i dati di solo 70 Imprese, non essendo l’informazione obbligatoria nella redazione dei bilanci. La classifica mostra comunque alcuni casi virtuosi che sono finora riusciti a sottrarsi alla crisi che interessa soprattutto i lavori infrastrutturali. Limitando l’analisi alle prime dieci, la sorpresa è Pizzarotti, che cresce del 59% grazie a un estero la cui incidenza sale al 61,5%. Quanto a Rizzani de Eccher, anche se la crescita si limita al 16,9%, ha belle prospettive commerciali, nonostante l’aumento dei debiti. Vanno bene anche le due Imprese leader del pipeline, Bonatti e Sicim, campioni di export. Nonché altre due specialistiche, Salcef e Gcf, che posano binari ferroviari. A contrastare le difficoltà del mondo cooperativo vi è una realtà non in classifica per la sua natura giuridica, il Consorzio Integra, che associa 141 Società (nelle costruzioni e nell’industria) con circa 6 miliardi di fatturato. Nella top ten l’unica Impresa che ha una posizione finanziaria netta attiva è Itinera (Gruppo Gavio) che compensa il calo del mercato interno (soprattutto in house) con una politica di crescita all’estero. n

OPERE PUBBLICHE

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