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Le fondamenta della democrazia contemporanea diventate più deboli? Chiedete al ceto medio

Diversamente da molti impegni e promesse del passato, ci siamo trovati di fronte ad un cambio di passo e di attuazione davvero sorprendenti e gratificanti per tutti gli operatori, i professionisti, i ricercatori e le imprese che su un’Agenda digitale per modernizzare il Paese, la PA ed anche le buone pratiche della cittadinanza attiva ed interattiva hanno speso (almeno) gli ultimi 20 anni della loro vita, del loro impegno e delle loro attività divulgative e scientifiche.

Lo si può constatare attraverso una visita ai siti istituzionali che danno conto dei diversi step con cui stanno avanzando le realizzazioni previste dalla Missione268 . Il commento ed una valutazione sullo stadio di avanzamento e sulle condizioni per il pieno successo nella partecipazione al campionato di serie A, riteniamo che spetti proprio all’allenatore Colao269 .

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Aria, idee e leadership nuove. Con il civismo, per la rinascita della Democrazia Italiana. (parte 38 di 40)

E’ stato Christopher Lasch con uno splendido libro ‘La ribellione delle élite’, un testo — uscito nel 1995 — vibrante di tensione etica, sdegno e lucidità resa dolorosa dalla constatazione della frattura socio-culturale in atto, operata delle élite che avendo adottato “una visione essenzialmente turistica del mondo” si stavano separando dal resto della società, a prefigurare il contemporaneo declino socio-economico del ceto medio e l’insorgenza di quei fenomeni di scollatura dell’assetto democratico che si sarebbero successivamente incanalati nell’alveo dei movimenti neopopulisti. L’autore americano era naturalmente focalizzato sulla fenomenologia che osservava nel suo Paese, e che due brillanti giornalisti italiani dieci anni dopo avrebbero fotografato con una pubblicazione che sin dal titolo rendeva esplicita la constatazione che la crisi in atto avrebbe comportato la caduta in basso di condizioni sociali e distribuzione del reddito, ‘La fine del ceto medio e la nascita della società low cost’270 .

Arrivando ai nostri giorni Raffaelle Romanelli, professore di Scienze Umanistiche dell’Università di Roma La Sapienza, traccia un excursus storico, spiegando che l’ascesa del ceto medio dopo la Seconda guerra mondiale è avvenuta grazie allo sviluppo del Welfare e la sua crisi è iniziata già a partire dalla fine degli anni Settanta. Negli ultimi decenni, poi, i problemi della classe media si sono ulteriormente accentuati, come dimostra una maggiore polarizzazione tra molto ricchi e molto poveri. E in Italia, a tale divisione sociale si è sommato l’errore innescato da quella intergenerazionale sacrificando il futuro dei giovani spiazzati sia dalla crisi economica che da una redistribuzione delle risorse che ha privilegiato benessere delle fasce di popolazione anziana (in particolare attraverso la gestione previdenziale271).

268 Il Ministro Vittorio Colao https://bit.ly/3pvqKeH e Digitale, l’Italia nel gruppo di testa in Europa https://bit.ly/312FLeB e Nasce PA digitale 2026, il punto di accesso alle risorse per la transizione digitale della PA https://bit.ly/3Fzitfk 269 "L'innovazione sia orientata alla concorrenza", dice Vittorio Colao https://bit.ly/32zo32O 270 La fine del ceto medio e la nascita della società low cost https://bit.ly/3pbFUFH 271 La grande crisi del ceto medio https://bit.ly/3eeRhX6

Come abbiamo avuto modo di rilevare e documentare nel Capitolo 35 sull’Uguaglianza, “Se i poveri diventano sempre più poveri e i ricchi sempre più ricchi si crea uno iato sociale in cui a precipitare nel nulla è la classe media”. È quanto sta succedendo da un trentennio a questa parte come fotografato a fine aprile dal Rapporto Ocse ‘Under Pressure: the squeezed Middle Class’.

Lo studio, dati alla mano, dimostra come a livello mondiale in quasi tutti i Paesi occidentali in tale periodo la vecchia borghesia sia diminuita sia a livello percentuale sia a livello di potere d’acquisto degli stipendi di circa 3 punti percentuali, facendo scivolare verso il basso i soggetti sociali che hanno rappresentato il motore socioeconomico della fase di industrializzazione post-bellica.

Le cause di tale smottamento sono state oramai bene indagate e ri-conosciute: sia la crisi economica mondiale che il contestuale radicale cambiamento del mondo del lavoro che ha subito la profonda ristrutturazione che, per ultimo ha evidenziato il citato libro di Marco Bentivogli.

La situazione specifica in Italia è stata studiata da il Sole 24 Ore, a partire da una classificazione delle famiglie che ha indicato le appartenenti alla classe media quelle che percepiscono un reddito compreso tra il 75% e il 200% del reddito mediano del Paese di riferimento.

Mentre i dati Ocse hanno messo in rapporto lo stato di salute della middle class dal 1985 a oggi quelli de Il Sole 24 Ore sono il frutto della comparazione tra le dichiarazioni Irpef del 2008 (quindi relative all’annus horribilis 2007 quando è esplosa la crisi finanziaria dei subprime) con quelli del 2018.

“I risultati dimostrano con chiarezza che in un decennio la classe media italiana ha perso oltre il 10% del reddito” .

Per rendere l’analisi più chiara Il Sole 24 Ore ha diviso la classe media in due fasce di reddito: da 15 a 26 mila euro e da 26 a 55 mila euro. Coloro che appartengono alla prima fascia dal 2008 a oggi hanno perso, in termini di potere d’acquisto, il 10,4%. In pratica è come se il reddito medio di ogni persona fosse stato eroso di 2.350 euro l’anno.

Ancora peggio è andata a chi appartiene alla fascia compresa tra i 26 e i 55 mila euro per i quali il calo di reddito decennale è stato dell’11,7%, pari a 4.539 euro l’anno. L’indebolimento della classe media a seguito di una forte recessione è uno dei mali storici della democrazia perché quando la spina dorsale della società entra in crisi viene a mancare il fondamentale contributo al finanziamento dello stato sociale.

L’erosione del potere d’acquisto degli stipendi determina, poi, un depauperamento dell’intera macchina economica di un paese e questo, a livello storico ha sempre causato destabilizzazione sociale, paura, rabbia e inquietudine che sono i sentimenti alla base del seme del populismo, che annaffiato da una giusta dose di tensione sociale ha fatto sì, in passato, che si sviluppasse la tentazione di affidarsi alle mani dell’uomo forte in grado di trasmettere, a livello politico ed emotivo, la certezza di avere tra le mani la soluzione a tutti i guai della società.

Su questa problematica hanno destato un notevole interesse le ricerche di Cristophe Guilluy che con ‘No society. La fine della classe media occidentale’ ha raccontato, anzi ha ‘preannunciato’ il terremoto populista dei Gilet gialli che ha sconvolto le piazze francesi272

272 Le vere rovine della classe media https://bit.ly/3e93sVt e “La società non esiste. La fine della classe media occidentale” https://bit.ly/3FdKpFq