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La nuova Politica Industriale, ovvero la governance degli ecosistemi tecnologici e digitali

sviluppo dei vari Paesi per i primi decenni del secondo dopoguerra. Basti pensare alla legge bancaria americana che con tre provvedimenti tanto radicali quanto semplici nell’impianto, separò la banca ordinaria da quella di investimento, varò una legge di tutela dei risparmiatori (creando fra l’altro la Sec) e disciplinò i fondi comuni di investimento controllando severamente i conflitti di interesse. Oppure alla legge bancaria italiana del 1936 (contraltare della costituzione dell’Iri) che mirava a favorire l’afflusso di capitali a lungo termine all’industria e agli investimenti in un Paese povero di capitali e colpito dalla grave crisi dell’impresa e della finanza private. Altri tempi, si dirà, ma anche altri riformatori: nessuno ha mai detto che quelle reti erano pieni di buchi. Hanno naturalmente subito l’usura del tempo e sono state mandate in soffitta, anche sotto l’onda di un entusiasmo per la capacità dei mercati di autoregolarsi che si è dimostrato totalmente infondato. Ma la strada per una vera riforma che renda il sistema bancario meno esposto alle crisi e più vicino agli interessi della crescita di lungo periodo è ancora lunga”146 .

Aria, idee e leadership nuove. Con il civismo, per la rinascita della Democrazia Italiana. (parte 23 di 40)

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“Piace ancora a molti qualificare l’Italia come la ‘seconda potenza manifatturiera d’Europa’; ma di fatto i contatti con i grandi assi di sviluppo mondiali e con le direttrici del cambiamento tecnologico permangono precari. O meglio, disponiamo anche di ottime imprese che si muovono con una logica operativa mondiale, ma che hanno dimensioni modeste, intermedie per così dire, non tali da permettere loro di giocare un ruolo di capofila” Giuseppe Berta, Quale futuro per l’Italia industriale? — PANDORA N.5

I dati della Bilancia commerciale continuano a costituire il fattore decisivo per il galleggiamento dell’economia italiana in un contesto di peggioramento di molti indicatori ed in particolare dell’indice di fiducia delle famiglie e delle imprese.

Stiamo annaspando per non affogare nelle recessione e ci stiamo attardando in politiche connotate da un’impronta assistenzialistica che comporta, secondo le previsioni del DEF 2019–2021, una lievitazione della spesa di 133 miliardi con gli interventi su Reddito di cittadinanza e Quota 100, e la contestuale residualità degli investimenti su fattori decisivi dello sviluppo quali formazione, ricerca, riduzione costo del lavoro, finanziamenti alle PMI per l’implementazione del Progetto Manifattura 4.0, infrastrutture tecnologiche ed agenda digitale.

E le scelte operate con il (presunto) Decreto crescita, se e quando troverà attuazione, consiste in un programma che contiene anche scelte positive, ma all’interno di una strategia caratterizzata dalla frammentarietà ed estemporaneità che, in verità, hanno storicamente caratterizzato la Politica industriale italiana, bisognosa da sempre di una visione complessiva e di provvedimenti coordinati in grado di sintonizzare e rendere competitivo l’intero apparato industriale e le molteplici filiere produttive con/nello

146 Banche e finanza dopo la crisi: lezioni e sfide https://bit.ly/31WQcR0 69

scenario della competizione globale in cui giocano una funzione decisiva fattori come la partecipazione alle grandi piattaforme tecnologiche e digitali, la finanziarizzazione, la logistica e la connessione alle reti infrastrutturali.

È quindi particolarmente incoraggiante, in un contesto nel quale alla vitalità ed allo stoicismo delle molte imprese che affrontano le sfide di un mercato agguerrito e pieno di incognite, corrisponde il grigiore della progettualità politica, che PANDORA, la Rivista di Teoria e Politica, abbia dedicato i n.5 e 6 ad affrontare la poliedricità della ‘Questione Produzione’ esaminata sotto il duplice profilo: a) La politica industriale nel XXI secolo. b) La quarta rivoluzione industriale.

La qualità e la specificità dei 35 contributi, tra interviste ed articoli, consente di leggere in profondità le numerose questioni sul tappeto, sul piano della teoria economica e della individuazione degli strumenti e dei programmi da mettere in campo.

Ma un inquadramento generale propedeutico è necessario e lo si può trovare nell’intervista a Giuseppe Berta Il capitalismo italiano oggi147 e altri contributi online, sempre a cura di PANDORA, Note per una politica industriale148 e “Che cosa sa fare l’Italia. La nostra economia dopo la Grande Crisi”149 .

Per una sorta di lettura critica o controcanto L’ingannevole ritorno della politica industriale150 è davvero prezioso ed originale poi la elaborazione di Marco Bentivogli, l’ex Segretario Nazionale della FIM-CISL, scrutatore-frequentatore e negoziatore dei processi di riorganizzazione industriale; nel suo ultimo libro, Contrordine compagni, egli espone posizioni e visioni di un sindacalista che vede nella tecnologia (Industria 4.0, digital transformation, robotica, blockchain) non un pericolo ma una grande opportunità per lavoratori e imprese.

E che si pone il problema di che cosa debba fare il sindacato per accompagnare i lavoratori nel cavalcare questa rivoluzione151

I materiali della pubblicazione di Pandora costituiscono quindi una documentazione molto utile per tutti i policy maker, professionisti ed attori economici che nell’attuale fase politica stanno pianificando e progettando gli interventi per l’utilizzazione dei fondi del Pnrr.

147 Il capitalismo italiano oggi. https://bit.ly/3dR03KI 148 Note per una politica industriale https://bit.ly/3oO3qZg 149 “Che cosa sa fare l’Italia. La nostra economia dopo la Grande Crisi” https://bit.ly/3DQfaPn 150 L’ingannevole ritorno della politica industriale https://bit.ly/30k7maK 151 “Contrordine, compagni” https://bit.ly/3E2RYh3 e https://bit.ly/3oOUPFO 70