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Un Progetto di ‘Rigenerazione Italia’

Aria, idee e leadership nuove. Con il civismo, per la rinascita della Democrazia Italiana. (parte 16di40)

Nel corso della campagna elettorale sfociata nella debacle del 4 marzo 2018 (sembra un secolo fa) croce e delizia della proposta del Partito Democratico è stato il Documento dei 100 punti: in esso venivano condensati i risultati concreti e tangibili della governabilità espressa negli ultimi 4 anni ed indicati gli obiettivi realistici per la prosecuzione del nuovo mandato che veniva richiesto ai cittadini.

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Il ‘lenzuolo’ con la puntigliosa elencazione degli impegni realizzati e di quelli prefigurati, purtroppo, non solo non è stato votato, ma neppure ‘apprezzato’, nel senso che la concretezza del messaggio e la lealtà/coerenza di cui erano intrisi il bilancio ed il ‘patto elettorale’ presentati non hanno ricevuto l’attenzione e l’interesse che il ‘buon lavoro’ fatto comunque meritava, a prescindere dal consenso nell’urna (che in molti casi è legato all’umoralità del giudizio più che alla valutazione attenta ed obiettiva ai programmi).

Ora si può imprecare od esprimere amarezza di fronte alla cecità ed all’ ingenerosità degli elettori, ma bisogna prendere atto di un misunderstandig doloroso quanto poco comprensibile.

Eppure, quello sforzo di elaborazione non va dimenticato ed archiviato; semmai deve essere ripensato il ‘disegno’ del progetto democratico-riformista sotteso, attraverso una triplice operazione che deve avere una valenza metodologica oltre che programmatica:

a) La focalizzazione delle scelte strategiche di un grande Partito (quello che una volta si sarebbe definito

‘di massa’) dovrebbe risultare convincente non solo agli estensori del documento che le contiene, ma anche suffragata da diffuse sensibilità e adesione di quote importanti dell’opinione pubblica nel

Paese, indagate con criteri ben ponderati e rilevazioni estese dentro e fuori il perimetro dell’Organizzazione politica. b) La metodologia di elaborazione e stesura dovrebbe poi essere aggiornata con un processo di coinvolgimento bottom up che consenta di ampliare la platea dei ‘collaboratori’ e degli ‘esperti’ impegnati ad apportare integrazioni ed affinamenti dei testi elaborati. c) Andrebbe infine predisposto, sia nella fase della Ricerca & Documentazione che in quella di diffusione dei risultati, un Piano di Comunicazione che consenta di valorizzare la qualità dei contenuti e moltiplicare l’effetto informativo e di interazione dinamica con i cittadini-elettori attraverso piattaforme di discussione online e la molteplicità dei social network in grado di intercettare ed orientare il sentiment di una molteplicità di target, ovvero di impattare sull’opinione pubblica con modalità e strumenti efficaci.

Un tale ripensamento critico è non solo auspicabile che venga introiettato dalla nuova leadership nazionale del Partito Democratico ma che sia anche accompagnato dalla elaborazione di una Banca Dati in cui immettere l’enorme messe di informazioni che sono rilevabili da diverse fonti e da eventi da leggere ed interpretare come significative espressioni degli orientamenti di iscritti, simpatizzanti, elettori ed avversari.

Andrebbero in tale senso attenzionati e monitorati:

• le risultanze elettorali nazionali del 4 marzo 2018 per tutto ciò che hanno manifestato in termini di scollamento territoriale (Sud), sociale, culturale, sentimentale; • l’andamento delle elezioni regionali non solo in quanto alle scelte di coalizione, alla tipologia e qualità dei candidati, ma anche per la valutazione dei programmi dei competitor vincenti; • ma soprattutto la focalizzazione di tutti gli elementi ed i fattori che hanno caratterizzato la

Governance giallo-verde, sotto il duplice profilo: a) dei Provvedimenti di politica economica di cui è stato relativamente agevole contestare la demagogia, l’assistenzialismo e gli effetti recessivi, ma a