ITALIA - GERMANIA 4-3

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Italia – Germania 4-3 Estratto dal romanzo “Crescevano Sogni” di Stefano Carlo Vecoli

Finita la scuola, iniziava per me una nuova estate al Piazzone. Io e Cesare riprendemmo a vederci spesso, e a viaggiare con il tandem e lavoricchiando al mercato. Crescevamo sani e forti, pure in statura eravamo divenuti già dei gran ragazzi, lui sempre più robusto di me, i capelli li facevamo crescere liberi e al vento, mancava ancora un po’ alla barba, spuntavano timidi dei baffetti sotto il naso. Si allentarono per un po’ anche le grida rivoluzionarie, si profilavano all’orizzonte i Campionati del Mondo di Calcio in Messico. Per quanto molte partite si disputassero in orari notturni, ci si allenò a non dormire presto. Guardammo le sfide calcistiche in un bar ristornate vicino casa, così anche noi ragazzi potevamo vederle e poi tornare a letto senza problemi. Arrivammo alla semifinale con la Germania: fortissima e temuta, con giocatori che militavano nelle nostre squadre di club, Helmut Haller e Karl-Heinz Schnellinger. Silenzio nel bar, tutti gli occhi al televisore in bianco e nero. Squadre schierate, inni nazionali. Trepidi attese di noi ragazzi che ricordavamo l’umiliante serata con la Corea di quattro anni prima. La formazione: Albertosi, Burgnich, Facchetti fino a Boninsegna e Riva, più conosciuti come Bonimba e Giggirriva. Ci siamo: fischio d’inizio. Lanci lunghi, passaggi laterali, contrasti rudi, gioco maschio racconta il telecronista Nando Martellini. L’Italia è scatenata, ottavo minuto, palla a Boninsegna, avanza, passaggio a Riva che gli ritorna la palla, tiro: Goooollllll!!!... Goooollllll!!!... Goooollllll!!!... Il bar impazzisce, si grida, si esulta, si canta. Stiamo vincendo, forza Italia, forza Azzurri. E adesso è la Germania che attacca, non demorde, passano i minuti, lenti ma passano. Fischio, fine del primo tempo. Si commenta, si impreca, si prega e si spera. Deve mettere Rivera dentro, no, meglio lasciare Mazzola, la diatriba mai risolta aveva schieramenti anche dentro al bar. Allora perché non far uscire “Picchio” De Sisti, si inserì un altro che fu immediatamente sommerso dai: “Buuuhhh, buuuhhh…”, “Datti all’ippica…”, “Ma che ne capisci tu di calcio…”. A me e a Cesare tutto quel dibattito tra fedeli sostenitori di un giocatore o dell’altro faceva divertire un sacco, non ci azzardavamo a intervenire in mezzo a tutti questi


convinti intenditori. Assistevamo con attenzione all’accanimento con cui dibattevano: era insieme coinvolgente ed esilarante. Finito l’intervallo, rientrano i giocatori: Gianni Rivera al posto di Sandro Mazzola. Ancora commenti e accese discussioni a favore e contro. Secondo tempo di sofferenza, si gioca ad una porta sola: quella Italiana. Rare le nostre incursioni in campo avversario. Il tempo passa, la nostra difesa resiste. Manca poco oramai, dieci minuti. Resistiamo ancora, due minuti, un minuto. Ancora un attacco tedesco, siamo a due minuti di recupero sul tempo regolamentare, cross dalla sinistra di Grabowski, palla che vola verso l’area piccola. Che succede? che ci fa lì Schnellinger? Si lancia con i piedi in avanti, colpisce la palla… Noooooooo….Noooooo… Rete… Noooooo… Che sgomento, hanno pareggiato. Gelo in campo, gelo nel bar. E adesso? Solo il tempo di rimettere palla, finisce uno a uno. Che delusione, che sconforto nel bar. Come reagiranno adesso i nostri? Sono demoralizzati. Forza, forza ragazzi si grida nel bar. Il macellaio per risollevare gli animi propone di farci tutti una spaghettata: un’ovazione accoglie la proposta. Carbonara per tutti all’una di notte, lui con mio padre si mettono ai fornelli. Qualcuno va a letto, domani comunque ci si deve alzare per lavorare. Inizia il primo tempo supplementare, arrivano gli spaghetti fumanti alla carbonara, forchette in azione. Azzurri disorientati, ancora non hanno reagito al colpo dell’uno a uno. Secondo minuto, pasticcio in difesa… Noooo… Noooo… Piede rapace di Muller e gol del vantaggio tedesco. La seconda forchettata va di traverso. Non può finire così, silenzio nel bar. Si riparte, gli azzurri si riprendono, giocano e avanzano verso l’area tedesca. Ottavo minuto, punizione, Rivera verso Riva, intervento difettoso di un terzino tedesco e Burgnich insacca nella rete. Goooollllll!!!... Goooollllll!!!... Goooollllll!!!... Di Burgnich, ma quando mai aveva fatto gol? Comunque siamo due a due. Che emozioni. Si ricomincia.


Una forchettata di carbonara e nuova incursione degli italiani. Sgoccioli del primo tempo supplementare, palla da Rivera a Domenghini crossa al centro e Riva, stoppa e finta, sbilancia il difensore tedesco, esplode il suo tiro e centra la porta, Goooollllll!!! Goooollllll!!! Goooollllll!!! Siamo di nuovo in vantaggio, tre a due. Butto giù un altro boccone di spaghetti, adesso con il vantaggio italiano sono buoni, buoni davvero. Ma quando finisce la partita? Breve intervallo, cambio di campo. Nemmeno il tempo di finire il piatto di carbonara che inizia il secondo tempo supplementare. Ultime forchettate, con gli occhi puntati al televisore. Quinto minuto del secondo tempo supplementare, calcio d’angolo per i tedeschi, colpo di testa di Seeler, tocco ancora di testa di Muller, implacabile davanti alla rete, pasticcio tra Rivera e Albertosi. Maledizioni del portiere al centrocampista, maledizioni da tutta Italia. Nuova parità: tre a tre. Gli spaghetti stanno andando di traverso, si bloccano nello stomaco. La Germania attacca spronata dal suo capitano, Franz Beckenbauer che gioca con un braccio fasciato lungo il corpo. Un guerriero elegante e coriaceo, stringe i denti e guida in avanti i suoi, vuole il risultato. Come finirà? Neppure il tempo di pensarlo che l'Italia parte in contropiede: Boninsegna corre sempre più forte salta l’ultimo tedesco, passa palla a Rivera al centro dell’area di rigore. Faccia a faccia con il portiere, si guardano, tutto il mondo sta guardando, una supplica silenziosa parte dall’Italia e percorre il pianeta fino a Città del Messico: dai Gianni, dai Gianni… Finta di corpo di Rivera, sbilancia il portiere Maier, tiro di piatto destro e palla che rotola in rete: Goooollllll!!! Goooollllll!!! Goooollllll!!! Italia-Germania 4-3!! Finiti gli spaghetti, un paio di sorsi di coca cola. Si gioca ancora, ma finalmente arriva il fischio dell’arbitro. Possiamo digerire e brindare. Abbiamo vinto, siamo in finale con il Brasile. E quella era la squadra di Edison Arantes do Nascimento, detto Pelè, e di Carlos Alberto, Jairzinho, Tostão, Gérson e Rivelino. Finì 4 a 1 per loro. Purtroppo, quella fu un’altra partita.


Non così epica, per noi.


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