Giuseppe Meana, nato a Bresso 61 anni fa, laureato in architettura al Politecnico di Milano, è entrato nel 1974 nell’azienda che la famiglia Meana aveva rilevato nel 1922 e che ancora oggi controlla. Direttore generale fino al 2006 (carica oggi assunta dal nipote acquisito Roberto Marini), è oggi presidente e amministratore delegato. Oltre a guidare l’azienda (dove è entrato il figlio 27enne Luca) e la sua espansione all’estero, ha ricoperto vari incarichi all’interno del mondo associativo confindustriale: presidente dei giovani imprenditori di Varese, dell’Istituto Italiano Imballaggi e del Gifasp. Attualmente fa parte della giunta e del consiglio di Assografici. Nata nel 1880 a Venegono Inferiore in provincia di Varese, la Cartografica Pusterla (diventata Pusterla 1880 nella ragione sociale) è una delle principali aziende cartotecniche italiane con circa 225 dipendenti e 30 milioni di euro di ricavi. Il Gruppo oggi è presente anche in Francia con tre aziende - la Coffrets, acquisita nel ‘99, la Cazelles acquisita nel 2009 e la Tephor acquisita nel 2010 (specializzata in termoformati) - e in Romania dove dal 2004 opera la manifattura Dacica Teca. Il 70% del fatturato, del resto, è ormai realizzato all’estero mentre dal 2011 la Pusterla 1880 si configurerà con due poli produttivi, con lo stesso nome, uno in Francia e l’altro in Italia.
LE INTERVISTE GIà PUBBLICATE n. 111: Matteo Rigamonti (pixart.it) n. 112: Claudio Cervellati (PaperlinX Italia) n. 113: Paolo Bandecchi (Rotolito Lombarda) n. 114: Martino Montanarini (Giunti Editore) n. 115: Oliver Kranert (Arvato Print Italy) n. 116: Alessandro Rosso (Ilte e Satiz)
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“Tra cinque anni vedo un settore cartotecnico con meno aziende e siti produttivi e più sedi commerciali in Europa”.
Giuseppe Meana
tuazione è incerta, maggiore è la propensione a rischiare, a cercare nuovi scenari. Quale evoluzione prevede per l’industria grafica e cartotecnica nei prossimi cinque anni? Strutturalmente cartotecnica e imballaggio hanno una sovraccapacità produttiva frutto dei forti investimenti realizzati negli anni scorsi. Oggi gli investimenti si sono rallentati non solo come conseguenza della crisi e del calo dei consumi ma anche per una pausa riflessiva necessaria per capire esattamente che cosa serva. Le innovazioni tecnologiche sono molto di dettaglio in un mercato con tirature calanti dove non fa più premio la velocità della macchina ma contano la facilità e la brevità degli avviamenti. Allo stesso modo è importante organizzare e gestire i flussi interni dell’azienda per essere più flessibili. E il grosso sforzo del nostro settore avviene proprio in questo senso. Quanto all’evoluzione nei prossimi anni, non è facile oggi fare previsioni. Preso atto, come detto, che il mercato si sta concentrando con meno clienti che desiderano lo stesso servizio e la stessa qualità dappertutto, i produttori dovranno strutturarsi per rispondere a questo cambiamento crescendo per linee interne o attraverso accordi e acquisizioni. Quindi tra cinque anni vedo un settore cartotecnico con meno aziende, in termini di ragioni sociali, ma anche meno unità produttive e più uffici e sedi commerciali in Europa aperti, come sta già avvenendo, grazie anche a intese fra più imprese. In base ai dati forniti dal presidente Assografici e Federgrafica, Piero Capodieci, risulta che l’industria cartotecnica, a differenza di quella grafica, abbia “riagganciato” la ripresa, soprattutto negli imballaggi flessibili e nel cartone ondulato. Conferma di aver notato segnali di ripresa nel segmento di mercato in cui opera il suo gruppo di aziende? L’imballaggio flessibile, che è il nostro principale concorrente, sta tenendo di più e meglio. La competizione del resto è fortissima. L’imballaggio flessibile costa meno (ma protegge anche meno) e si avvantaggia della sempre maggiore diffusione di prodotti monodose (pensiamo solo agli snack), anche se ultimamente stiamo assistendo, in particolare nel settore medicale e alimentare, alla diffusione di sacchi di grande contenuto come imballaggio industriale. Il cartone ondulato è direttamente legato all’andamento dei consumi con una produzione al massimo di due settimane perché difficilmente i clienti fanno scorte. E come termometro che misura subito la ripresa, posso dire che qualche segnale in questi mesi c’è stato, ma non ci aspettiamo che si possa tornare al periodo pre-crisi, mentre prosegue la discesa dei prezzi che negli ultimi anni ha sensibilmente ridotto la curva di redditività delle imprese. La crisi del resto sta modificando il nostro modo di operare. E questo è un momento molto bello e stimolante per rispondere alle nuove richieste con importanti cambiamenti che riguardano i materiali, la grafica e i contenuti di innovazione per cui, nei prossimi mesi, vedremo nuovi prodotti sul mercato. Il trend già in atto vede aumentare la richiesta di materiali più leggeri ma qualitativamente più performanti. Si cura la grafica, mentre le forme tendono a far vedere sempre di più il prodotto contenuto in un astuccio. Quali sono secondo Lei le tecnologie vincenti per il prossimo futuro? Se la offset resterà protagonista credo che nei prossimi anni troverà sempre più spazio, come del resto sta già avvenendo, la flexo che, grazie a un forte miglioramento della qualità di stampa, è già entrata nel settore del farmaceutico e sta entrando anche nell’alimentare. La stampa digitale potrà avere un suo spazio, anche se oggi è difficile quantificarlo. Comunque, sia flexo sia digitale hanno il vantaggio di offrire, rispetto alla offset, più fasi di lavorazione in linea. IPI 117/10
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