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Gli amici dello sport in oratorio

“Educare alla vita attraverso lo sport è l’unica partita che nessun dirigente possa permettersi di perdere; per questa ragione il Centro Sportivo Italiano culla un sogno: portare lo sport in tutte le parrocchie e oratori del Paese”

Il Centro Sportivo Italiano ha presentato ufficialmente la nuova campagna di comunicazione

2013 “GLI AMICI DELLO SPORT IN ORATORIO”, promossa per valorizzare l’oratorio come luogo ideale per la preparazione sportiva e culturale dei giovani, centro d’aggregazione sociale senza uguali in cui hanno cominciato il proprio percorso grandi e affermati campioni dello sport. Per questa campagna ben nove “Ambasciatori” hanno accettato con entusiasmo di prestare la propria voce ed il proprio volto per dare visibilità al posto dove “tutto è cominciato qui” e per invitare gli sportivi di tutta Italia a dichiarare la propria “amicizia” all’oratorio: Mauro Berruto coach della Nazionale maschile di volley e Bronzo ai Giochi Olimpici Londra2012; Paola Cardullo, Oro ai Mondiali di volley Germania2002; Emiliano Mondonico, allenatore di calcio e commentatore TV; Matteo Morandi, il nuovo “Signore degli Anelli” e Bronzo a Londra2012; Samuel Pizzetti, Bronzo 400SL Europei Vasca Corta Debrécen2012; Bruno Pizzul, voce storica della Nazionale di calcio; Antonio Rossi, Oro ai Giochi Olimpici Atene2004; Giusy Versace, runner biamputata, primatista italiana 100mt e 200mt, sono gli otto volti della campagna di advertising che in questi giorni trova spazio sulle principali testate giornalistiche nazionali. A completare questo team di grandi campioni, nati e cresciuti sportivamente tra campo e parrocchia, secondo una precisa indicazione di Gianfelice Facchetti, comparirà anche “l’olmo” Giacinto (secondo la celebre definizione dell’interista Severgnini), senza dubbio la più elevata espressione dello sport in oratorio di sempre. Potendo contare su una squadra di così elevata caratura, è stato semplice declinare la campagna in un visual pubblicitario che è sintetizzato dal claim “tutto è cominciato qui” ed è costruito sui tre cardini della mission del CSI: l’educazione (attraverso lo sport), i valori (del luogo) e l’eccellenza (degli Ambasciatori). La grafica mette quindi sullo stesso piano un gruppo di bambini che gioca felici, un prete in procinto di “fare canestro”, un piccolo calciatore che esulta e ognuno degli Ambasciatori ritratto sia nel suo gesto sportivo più riconoscibile sia nel suo volto da bambino, così come compariva sul tesserino consunto ed originale del CSI. Sullo sfondo, un oratorio come tanti in Italia con il campetto ed il campanile ad abbracciare tutte le emozioni. Per questo progetto il CSI ha coinvolto anche il Forum oratori italiani nella persona del presidente don Marco Mori. Il senso più profondo di questa iniziativa del CSI l’ha spiegata bene il presidente nazionale Massimo Achini “Educare alla vita attraverso lo sport è l’unica partita che nessun dirigente possa permettersi di perdere; per questa ragione il Centro Sportivo Italiano culla un sogno: portare lo sport in tutte le parrocchie e oratori del Paese. La pratica sportiva in oratorio, che ha fatto crescere tantissimi campioni ma soprattutto ogni giorno fa crescere migliaia di ragazzi e di giovani, rappresenta la storia, il presente ed il futuro di tutto lo sport italiano”.

La parola degli Ambasciatori

Mauro Berruto «Non è un modo di dire, non è un’esagerazione, non è una favola. È partito tutto dal mio oratorio, davvero. Avevamo un motto a quei tempi: “Insieme è più facile”. Penso semplicemente di averlo messo in campo in tutte le squadre, di tutte le categorie in cui ho allenato. Quando questo succede le favole non sono più favole ma presupposti per diventare realtà. “Insieme è più facile”: sapendo dove si incomincia ma non sapendo dove si arriverà: magari dall’Oratorio ai Giochi Olimpici».

Paola Cardullo «Sono sempre stata spinta da una sana competizione, Giocavo da bambina ad Omegna in una squadretta, dove ho imparato l’impegno per arrivare ad ottenere un risultato e a gestire senza drammi successi e insuccessi. Anche a quei livelli c’è una sana competizione ed è importante viverla, gradualmente, anche a quell’età».

Gianfelice Facchetti «Giacinto sarebbe felicissimo di far parte di questo “Top Team” perché l’oratorio Sant’Agostino di Treviglio, al pari del quartiere operaio dove è cresciuto, è stato per tutta la vita uno dei luoghi cui è rimasto più legato. Non è un caso che la recente iniziativa della Gazzetta dello Sport di intitolare alcune vie di Milano agli sportivi lo vede tra i più votati dai lettori: la via è il luogo dove è nato e l’oratorio è il posto dove è diventato grande».

Emiliano Mondonico «In un paese della bassa padana dove l’assenza dello sport era diventato un incubo per noi ragazzi, la partecipazione ad un campionato CSI di calcio ha permesso a tutti ed a me in particolare di intraprendere un percorso sportivo di grande rilievo unito al rispetto delle regole non solo sportive, non finirò mai di ringraziare quei volontari che hanno contribuito a far si che il sogno diventasse realtà».

Matteo Morandi «Quando il Presidente del CSI Massimo Achini mi ha chiesto di aderire a questa meravigliosa iniziativa ho risposto con gioia ed entusiasmo! Sono cresciuto a Velasca un paesino di 1600 abitanti in provincia di Milano e l’Oratorio Don Bosco era il punto di ritrovo quotidiano di noi bambini. La mia scuola confinava con l’oratorio e appena terminava l’orario scolastico correvo a giocare con i miei amici. Era un grande punto di riferimento non solo per noi bambini diventati poi ragazzi, ma per le nostre famiglie che ci sapevano sicuri in un luogo dov’eravamo protetti ed educati alla vita! Conservo dei ricordi meravigliosi, ricordi che rivivo ogni qual volta vado nel mio oratorio per incontrare i bambini di oggi che, come noi bambini di ieri, hanno tanta voglia di crescere e divertirsi! Io ero campione di “Scavalca Cancelli” perché scavalcavo dal cortile della scuola per andare in oratorio e nonostante la Medaglia ai Giochi Olimpici di Londra per gli amici dell’oratorio sono sempre lo “Scavalca Cancelli!»

Samuel Pizzetti «Quando ero più piccolo ai Grest ho trascorso molte delle mie estati. Questa campagna mi permette di rivivere uno dei periodi più spensierati e felici della mia vita. Per questo sono onorato di mettermi a disposizione per promuovere lo sport nell’oratorio, il luogo che mi ha aiutato a crescere come uomo e dove oggi ho la possibilità di incontrare dei ragazzi ai quali trasmettere la mia esperienza nella speranza di poter dare loro il mio piccolo contributo; mi piacerebbe spronarli a credere nei propri sogni e ad acquisire la consapevolezza che tutto è possibile, il mio motto è: “Nessuno è degno quanto te di decidere il tuo futuro”. Io ho iniziato a frequentare l’oratorio a 6 anni. Qui ho avuto la possibilità di provare molti sport: calcio, atletica, basket, pallavolo ma ricordo che mi piaceva moltissimo il giorno dei giochi d’acqua, insomma il mio primo amore con l’acqua si può dire che sia nato proprio all’oratorio. Con il tempo spero che altri ragazzi arrivino ad amare il nuoto come me».

Bruno Pizzul «Con colpevole ritardo mi rifugio nel non sempre credibile esercizio dell’autocritica: in passato, ai microfoni, ho talora abusato dell’espressione “rinvio alla viva il parroco” o similari, per bollare una giocata non particolarmente elegante o efficace. Implicito il riferimento poco lusinghiero alla qualità non eccelsa della pratica sportiva negli oratori. Errore personale, derivante da uno dei tanti luoghi comuni fasulli che zavorrano i correnti giudizi sullo sport dei giovani. In effetti, a sconfessare simili convincimenti, sarebbe sufficiente verificare quanti dei campioni affermati, nel calcio e in altre discipline, hanno maturato le prime, fondamentali esperienze agonistiche in ambito oratoriano. Tanto dovrebbe essere sufficiente ad eliminare il diffuso pregiudizio che lo sport dell’oratorio sia meno importante e produttivo rispetto a quello gestito e organizzato dalle tradizionali federazioni: quante volte abbiamo saputo di genitori convinti che i propri rampolli avrebbero più possibilità di sfondare e fare carriera se inseriti in campionati giovanili con l’etichetta FIGC anziché in realtà targate CSI, tradizionale supporto dell’agonismo negli oratori. Credo che sia doveroso e necessario rivendicare pari dignità e valore della pratica sportiva oratoriana rispetto alle altre organizzazioni esistenti, fermo restando che la finalità ultima non è creare campioni ma proporre, giocando, un percorso di crescita umana, civile e religiosa. Mi consola verificare che, con riferimenti familiari personali, l’oratorio, anche nella sua dimensione ludico sportiva, resta il luogo scelto e privilegiato per il nonno, che sarei poi io, i miei tre figli e gli undici nipoti, in contesti diversi territorialmente e temporalmente, ma caratterizzati dalla costante volontà di coniugare il momento dello sport con l’educazione civile, morale e religiosa. Impresa non sempre agevole ma che, nonostante tutto, continua a dare i suoi frutti. Con stima e gratitudine da un antico tesserato CSI».

Antonio Rossi «Che emozione sugli sci, giornate indimenticabili quelle all’Oratorio San Francesco di Lecco quando, a 9 anni, gareggiavo sugli sci per l’Aurora San Francesco. Quanta emozione nell’attesa dei giorni in cui il pulmino doposcuola ci portava in Valsassina. Torno volentieri oggi tra i ragazzi in oratorio, dove il valore dello sport non è mai in una rincorsa al risultato».

Giusy Versace «Credo molto nell’alleanza sportiva che si crea spesso negli oratori. Da piccola ne ho frequentato uno anche se per poco tempo e ciò che ricordo di più bello è la voglia di giocare insieme per passione e non per agonismo. Questo tipo di atmosfera aiuta i bambini anche a confrontarsi e formare il proprio carattere. Trovo infatti che sia un ottimo mix di alto valore educativo. L’oratorio oggi è il primo posto dove puoi acquisire, grazie allo sport, anche abilità e competenze in una o più pratiche sportive. Un luogo divertente dove potersi misurare in diverse discipline ma anche dove respirare la Fede e l’amore di Dio. Trovo che sia importante che i bambini crescano in ambienti simili, luoghi dove nessuno è maestro, perché l’unico Maestro è Gesù. Un’idea intelligente per togliere i ragazzi dalle strade e offrire loro un ambiente accogliente e protetto dove giocare e crescere insieme imparando ad amare lo sport. Credo fortemente che la collaborazione tra Chiesa e società sportive metta in evidenza quanto sia assurdo pensare di ottenere risultati educativi lavorando da soli. è proprio da posti come questi che nascono campioni dello Sport e della vita».

I fratelli Albertini e la “stoffa” di due campioni

Don Alessio e Demetrio Albertini, fratelli, uno consulente nazionale del Csi e l’altro leader nel grande Milan e oggi tra i dirigenti della Federcalcio, sono esempi di come i campioni nascano anche in oratorio, all’ombra del campanile. «In oratorio – ricorda don Alessio - avevamo imparato che “l’avversario non è mai un nemico da abbattere”, ma un amico con cui confrontarsi». Demetrio partecipò al suo primo torneo del Csi quando aveva 9 anni e i suoi compagni di squadra, tra cui il futuro don Alessio, 13. Li allenava, sul campo e nella vita, papà Cesare che poi accompagnò Alessio nel suo sogno di diventare prete. Per Demetrio non fu facile conciliare scuola e sport. Ci riuscì con tenacia e con il sostegno della famiglia, anche quando la mamma si ammalò. Ancora oggi Demetrio non si dà arie. Il suo primo gol in serie A, con il Milan, il 6 ottobre 1991 all’Atalanta al Meazza, lo dedicò alla famiglia. L’unione speciale tra i due fratelli, nata in famiglia e rafforzata sul campetto dell’oratorio, regalò anche la coincidenza del primo scudetto di Demetrio la domenica prima dell’ordinazione sacerdotale di Alessio. Nel 1992 Demetrio vinse gli Europei under 21 contro la Svizzera e quindi andò alle Olimpiadi di Barcellona, città di quella squadra che poi superò, il 18 maggio 1994 ad Atene conquistando “la Coppa con le orecchie” e rendendo don Alessio un fratello orgoglioso. Al Mondiale del 1994 negli Usa, Demetrio segnò il rigore in finale, ma il Brasile ebbe ugualmente la meglio. Il tiro dagli 11 metri di Demetrio fu invece parato da Barthez ai mondiali del 1998. «Dopo quell’errore – ricorda Demetrio – mi sentivo molto solo, attorniato da milioni di persone. Non sentivo niente se non me stesso e la mia delusione». Don Alessio e Demetrio Albertini sono fratelli diventati campioni in e grazie all’oratorio e alla famiglia che, dicono in coro, «ci hanno aiutati a realizzare i nostri sogni facendoli poggiare su solide fondamenta, sui valori e sui sacrifici». [m.g.]

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