Il coraggio vichingo

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Lucia Scarpa

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Il coraggio vichingo

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Lucia Scarpa

Proprietà letteraria riservata © 2010 Sogno Edizioni, Genova (GE) Sede legale: Via Borgoratti, 41/9 – Genova Prima edizione Marzo 2010 © Collana “Vivide emozioni” ISBN: 978-88-96746-04-2 Grafica copertina: Lucia Scarpa Immagine: www.fotolia.com Stampato da Atena S.r.l.

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Il coraggio vichingo

IL CORAGGIO VICHINGO di Lucia Scarpa

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Il coraggio vichingo

Dedicato alle anime romantiche e sognatrici che non smettono mai di vivere la vita con il cuore gonfio di speranza. E un grazie speciale va al mio compagno Stefano, senza di lui non esisterebbero le mie storie.

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Il coraggio vichingo

Prologo Helgö 894

I

l capo vik 1 Amundi Ingridson di Helgö stava seduto sul suo scranno, con gli occhi azzurri velati dalla patina del tempo e il corpo leggermente ingobbito dal dolore. Indossava un paio di pantaloni di pelle, una tunica di lino leggera appuntata in vita da una cintola in cuoio e, sulle spalle, un leggero mantello che ne determinava il potere. I lunghi capelli grigi gli ricadevano liberi sulle spalle ampie e le due treccioline che aveva ai lati gli incorniciavano il viso dalla lunga barba. Pensieroso fissava la giovane donna che era seduta di fronte a lui e alla fine non poté non emettere un lungo sospiro. Kadlin Amunddottir era la figlia del capo vik, una giovane ribelle e coraggiosa che non si era mai tirata indietro davanti alle difficoltà. Orfana di madre dall’età di dieci anni, era stata cresciuta da una donna che aveva in dote l’arte della guarigione e dalla quale aveva carpito i segreti delle erbe. Dall’uomo che ora le stava di fronte, invece, aveva imparato l’arte della guerra e del comando. Indomita e temeraria, risoluta e determinata, Kadlin Amunddottir non aveva bisogno di un marito che la proteggesse. No, proprio non le serviva.

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Vik: era così che i Vichinghi chiamavano il villaggio.

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“Non voglio ripeterlo ancora Kadlin, tu devi sposarti” ripeté l’uomo per l’ennesima volta, quasi fosse diventato una specie di rituale. “Ed io non voglio ripeterti che non ce n’è bisogno” replicò lei alzandosi in piedi “non ho bisogno di un uomo per proteggere la nostra gente.” “Invece sì” protestò l’uomo andandole vicino “ci sono troppe rivolte al di fuori di questa palizzata e troppi uomini intenzionati a conquistarci e a soppiantarmi con la loro spada.” “Ci difenderemo come abbiamo sempre fatto, padre” dichiarò la giovane con un lampo di orgoglio negli occhi. “Sono vecchio ormai, le mie braccia e la mia spada non sono più quelle di un tempo” specificò lui guardando la sua terra dei falchi 2. “Io sarò al tuo fianco” insisté lei sicura. “Per tutti gli Dei, ho fatto di te una stolta, quale uomo vorrà mai sposare un’indomita come te” l’uomo si portò le mani al volto. “Padre.” “Taci” le ordinò furente, ma la rabbia era più per se stesso che per lei. Nella sua società le donne dovevano essere docili, ubbidienti e soprattutto non dovevano obbiettare le decisioni del capo della sippe 3. Accidenti, sua figlia era tutto, fuorché quello! “Tu farai quello che dirò io, Kadlin”ordinò perentorio. Per la prima volta lei sembrò non riconoscerlo. 2

Terra dei falchi: era così che i Vichinghi chiamavano l’avambraccio, poiché era dove si posavano i falchi. 3 Sippe: era così che i Vichinghi definivano la famiglia.

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“Perché vuoi obbligarmi a fare una cosa che non voglio?” chiese con una strana rabbia mista a dolore. “Perché è così che deve essere, ho sbagliato nell’educarti” ammise lui colpevolizzandosi “ti ho cresciuta come un uomo, ma non lo sei. Ora ti rispettano perché ci sono io, ma se mi dovesse accadere qualcosa, nessuno e, dico nessuno, avrà a cuore la tua sorte.” La giovane assorbì quelle parole lentamente, quasi fossero tante di quelle lame ghiacciate che a volte piovono dal cielo. Sospirò abbassando lo sguardo alla terra che appariva diversa attraverso il velo della delusione. Sapeva che suo padre aveva ragione, ma le riusciva così difficile accettare una simile imposizione. Finalmente si decise a sollevare lo sguardo e nei suoi occhi verdi non traspariva la minima emozione. “Farò come desideri” concesse con un nodo bruciante in gola. “Bene” si compiacque il padre avvicinandosi a lei. Leggere quella determinazione nei suoi occhi lo inorgoglì immensamente, se fosse stata un uomo, pensò, nessuno avrebbe mai avuto l’ardire di contestarla. La giovane inchinò il capo per congedarsi, aveva bisogno di raggomitolarsi nel suo giaciglio per pensare. “Domani darò la notizia della tua disponibilità al matrimonio” le disse arrestandola sull’uscio. “D’accordo” sussurrò lei stringendo i pugni attorno al lino della sua veste. La giovane fece per avviarsi ma l’uomo la fermò di nuovo. “Arriveranno diversi candidati, potrai scegliere” la informò, come a volerle assicurare che comunque non le avrebbe imposto la scelta.

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Amava troppo sua figlia per punirla con un marito imposto, ma non poteva neanche lasciarla sola in balia degli uomini. Lei annuĂŹ ancora e, senza dire nulla, svanĂŹ oltre la soglia.

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Capitolo 1°

L

a voce di uno dei guerrieri di suo padre, la destò dalle sue erbe “Kadlin, tuo padre ti sta cercando.” “Vado subito” rispose guardandolo con diffidenza. Da quando Amundi le aveva fatto notare che il rispetto che le mostravano era dovuto solo a lui, non riusciva più ad essere gentile come un tempo. Chiuse il sacchetto di erbe, lo ripose ordinatamente accanto agli altri e lentamente lo raggiunse. Un sospiro uscì dalle sue labbra quando vide in lontananza la dimora di suo padre che fungeva anche da fulcro per la vita del villaggio. Come tutte le abitazioni era interamente costruita in legno, senza finestre, ma era più grande delle altre. Apaticamente fece scorrere lo sguardo lungo le pareti spoglie fino a raggiungere il tetto di paglia dal quale fuoriusciva il fumo di un sicuro fuoco accesso. Bussò alla porta socchiusa in attesa del permesso di entrare. “Avanti” la voce di suo padre suonò sicura e potente alle sue orecchie. La giovane sospirò rassegnata e, con passo sicuro, fece il suo ingresso. L’ambiente era poco illuminato, ma ugualmente riuscì a distinguere i lineamenti dell’uomo che era insieme a lui. Era seduto accanto al devastatore dei boschi 4, le braccia incrociate

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Devastatore dei boschi: era come i Vichinghi chiamavano il fuoco.

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sul petto e uno sguardo fastidioso. I suoi occhi erano scuri e la stavano fissando in un modo che non le piacque. “Padre, desideravi vedermi?” chiese voltandosi a guardare il suo genitore. “Kadlin, voglio presentarti Edgar Vonghettson, capo vik di Libon” disse indicando l’uomo con un cenno della mano. La giovane si volse a guardare l’ospite e, facendo appello all’autocontrollo, si costrinse a chinare il capo e a parlare. “E’ un piacere vederti nella terra di mio padre.” L’uomo fece scorrere lo sguardo sulla giovane. Tutte le notizie riportate sulla sua bellezza adesso gli apparivano menzognere. Non potevano esistere parole per descrivere la perfezione che incarnava quella giovane. “E’ un piacere per me essere stato accolto” dichiarò lui con un mezzo sorriso. Stava già pregustando il momento in cui sarebbe stata la sua sposa. Kadlin spostò lo sguardo sul padre, quei tizzoni neri la stavano studiando in un modo che sembrava quasi farle male. Amundi si alzò dal suo scranno e si volse a guardare Edgar “Come sai, ci sono altri uomini interessati ad unirsi a questa sippe, pertanto non deciderò oggi chi sarà il fortunato.” A quelle parole, un brivido corse lungo il filo della schiena della giovane. Allora è tutto vero! Presto sarò la moglie di qualcuno! “Credo che valga la attesa” replicò l’uomo facendo scorrere nuovamente lo sguardo sulla giovane. “Bene” annuì Amundi invitandolo a seguirlo. Non gli piaceva come aveva guardato sua figlia, ma non poteva farci niente, era così che dovevano andare le cose.

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La giovane rimase con il capo chino ad aspettare che uscissero e, una volta sola, si ritrovò ad accasciarsi sullo scranno occupato poco prima da suo padre. Come potrò sposare un uomo che mi guarda in quel modo? Il sole stava ormai tramontando nascondendosi nel lontano orlo del mare. Kadlin passeggiava lentamente sulla spiaggia, mentre i suoi pensieri vorticavano alla sua attuale condizione. “Sei incantevole, Kadlin” una voce potente la costrinse a voltarsi. “Edgar, cosa ci fai qui?” domandò guardandolo in tralice. “Ti ho vista e seguita, volevo parlare da solo con te” spiegò il capo vik avvicinandosi alla fanciulla. “Non c’è niente che non potesse aspettare” lo redarguì indietreggiando di un passo. Quell’uomo le dava i brividi e il suo sguardo le dava la nausea. “Non sei stanca di essere valutata come una pecora? Non vorresti avere un marito per poter vivere tranquilla nella sua casa?” chiese prendendole i polsi “Io saprei renderti una sposa felice.” “Sposerò la scelta di mio padre” mentì liberandosi da quelle mani, avide. “Potresti indurlo a scegliere me” suggerì lui avvicinandosi ancora. Con le nocche le sfiorò la pelle del viso e lei si sentì ribollire dalla rabbia. Va bene rispettare quegli uomini, ma quell’uomo stava esagerando. Con un movimento stizzito gli allontanò la mano.

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“Non devi toccarmi finché non sarò tua moglie” lo redarguì furente. L’uomo scoppiò in una fragorosa risata “Oseresti sfidarmi, Kadlin?” “Non sai di cosa sono capace” lo avvertì con occhi fiammeggianti e senza dargli modo di replicare, ritornò a casa.

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