Curse's Blood-Il Barone e l'Eletta

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Curse’s Blood – Il Barone e l’Eletta

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Lucia Scarpa

Collana

Mistery

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Lucia Scarpa

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Curse’s Blood – Il Barone e l’Eletta

Proprietà letteraria riservata © 2010 Sogno Edizioni, Genova (GE) Sede legale: Via Borgoratti, 41/9 – Genova Prima edizione Maggio 2010 © Collana “Mistery” ISBN: 978-88-96746-06-6 Immagine di copertina: Chiara Boz Sito web: www.bozchiara.com E-mail: chiara.skate@hotmail.it Grafica copertina: Lucia Scarpa Stampato da Atena S.r.l.

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Lucia Scarpa

Dedico questo romanzo a tutte le persone appassionate del mondo gotico, che amano avventurarsi in mondi bui fatti di magia e sangue, ma anche a quelle che sanno divertirsi sognando l’amore, prendendo il meglio da una storia senza confine‌

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… Cinque

“G

anni prima

razie per il passaggio” dico guardando la porta dell’appartamento davanti a me.

“Dovere, mia signora” risponde con un inchino e,

dandomi un fugace bacio, svanisce così,ì come siamo arrivati.

Felice come non mai busso alla porta e diligentemente aspetto

che vengano ad aprire. Con tutto quello che è successo in questi giorni, non ho pensato di prendere le chiavi quando sono andata via.

Ad aprire vedo il volto sollevato di mia madre “Meno male, speravo che arrivassi un po’ prima” dice abbracciandomi “come stai?”

“Bene, mamma” rispondo varcando la soglia “papà?” chiedo, non vedendolo alla scrivania.

Di solito resta alzato fino a tardi per scrivere i suoi discorsi.

“E’ a Roma” risponde appoggiandosi allo stipite della porta

“racconta, per caso hai…” inizia a chiedere, ma appena osserva il mio volto si ferma.

La mia vista inizia ad annebbiarsi, mentre l’odore rancido di cibo avariato mi colpisce in pieno viso. Spossata, cado sulle ginocchia e con dolore premo le mani sulle tempie.

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“Piccola, una visione?” sento che mi chiede preoccupata, ma la

sua voce mi giunge come sempre ovattata. 

Un uomo dai lunghi capelli bianchi mi guarda dall’alto “Finalmente sei mia” ghigna con il suo viso deformato dalla trasformazione “la tua bella testolina mi ridarà la giovinezza” sibila, mentre vedo la sua mano adunca scendere verso il mio volto terrorizzato.  “Tesoro” la voce dolce e vellutata di Stefan mi riporta alla realtà “cosa è successo?”

“Solo una visione” rispondo minimizzando “ma tu cosa ci fai qui?”

“Mi ha telefonato tua madre, era preoccupata per te, sei rimasta in trans per un bel po’” spiega accarezzandomi il viso.

“Adesso sto bene” mento per mia madre, non voglio darle altre pene “che ne dici se andassimo a dormire” le propongo con un sorriso tranquillo.

“Sì, forse è meglio” conviene e mi chiede con ansia “ma sei sicura di stare bene?”

“Benissimo” rispondo guardandola negli occhi.

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“Stefan se vuoi puoi rimanere, preferisco che non resti da sola”

ammette nonostante le costi fatica e, stancamente, va a

dormire.

“Che cosa hai visto?” mi chiede non appena svanisce oltre la porta.

“Credo il Barone” rispondo stringendomi nelle spalle. “E’ importante amore, devi ricordare” insiste con ansia.

“No, non lo è se ci sei tu al mio fianco” dico tranquilla “senza

contare la protezione di Erik” sorrido con dolcezza “per

favore, andiamo a dormire.”

Gli prendo la mano per rassicurarlo e per condurlo in camera mia, dove con dolci carezze, mi fa dimenticare il mio peggiore nemico.

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Capitolo 1°

… ……. . . Martina

U

na calda brezza soffia da ovest e, leggera, sfiora la mia pelle nuda, come una carezza. Il sole mi avvolge con i suoi raggi cullandomi in un tenero abbraccio, mentre la bollente sabbia sostiene il mio corpo stremato. Il rumore delle onde s’insinua nella mia mente assonnata, mentre due dita gelide sfiorano il mio ventre piatto. Sorpresa, volgo lo sguardo alla mia destra e schiudendo gli occhi, osservo la figura che è al mio fianco. “Hai ancora bisogno di dormire?” mi domanda con la sua voce profonda. “Tanto, bisogno” enfatizzo portandomi un braccio sopra la fronte “la notte dormo poco” preciso regalandogli un sorriso malizioso. “Chi osa tenerti sveglia?” chiede chinando il busto sopra di me e facendomi intravedere lo scintillio dei suoi denti bianchi scoperti da un sorriso. “Direi un uomo che non ha bisogno di riposare” spiego appoggiandomi sui gomiti e ritrovandomi meravigliosamente a pochi centimetri dal suo viso. “Uomo fortunato!” “E me, misera” esagero con la disperazione “credo di non poter resistere ancora a lungo.” “Se vuoi dormire, basta chiedermelo” dice avvicinandosi alle mie labbra.

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“Giuro che te lo chiederei” ammetto con il fiato corto, ormai stiamo insieme da cinque anni, eppure, basta che si avvicini ed io perdo automaticamente il controllo. “Ma?” mi domanda a fior di labbra. “Ma non ci riesco” ammetto e, impotente, cedo alla passione di questo bacio. Un sorriso sincero irrompe sulle sue belle labbra costringendolo ad allontanarsi da me. Indebolita dal bacio, lascio scivolare le braccia dal suo collo e, obbligandomi, mi metto a sedere facendo perno sulle palme. “Non c’è niente da ridere” lo rimprovero mettendo su un broncio simpatico “non puoi prima sedurmi e poi abbandonarmi così.” “Amore mio” dice senza mutare il sorriso “stavi dimenticando che siamo su una spiaggia pubblica, in mezzo ad altre persone” spiega accarezzandomi la guancia accaldata. “Non è vero” obietto poco convincente, infatti, scoppio a ridere imbarazzata “e comunque la colpa è solo tua!” “Immaginavo” replica scostandosi i capelli dal viso e spostando lo sguardo all’orizzonte “è sempre colpa mia.” Notando il suo repentino cambiamento di umore, chiedo “Tutto bene?” “Certo” risponde adombrato “mi è solo venuto alla mente un pensiero.” “Quale pensiero?” chiedo girandomi su un fianco per scrutargli il viso. “Pensavo a Erik” ammette passandosi una mano tra i capelli salati dal mare. “E alle meraviglie della terra che non può vedere” suppongo coprendo la sua mano libera con la mia.

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“Proprio a questo” conferma annuendo “la sua vita è così spenta.” “Sembra che lui stesso si imponga di non essere felice” gli faccio notare “da quando lo conosco, non ha fatto altro che allontanare le persone” preciso seria “ma di Charlotte non ce ne sarà mai un’altra.” “Forse è questo che lo logora, sapere che non potrà mai essere felice perché il suo grande amore è morto” ipotizza, serio. “Stefan, non era la donna della sua vita, lo era di Antoine” tento di farlo ragionare e, ruotando su me stessa, mi fermo sulle ginocchia davanti a lui “deve reagire, altrimenti si giocherà anche questa possibilità.” “Tesoro, rilassati”consiglia prendendo la mia mano tra le sue “non roviniamoci questi ultimi giorni con questi pensieri cupi, prometto che gli parlerò” sorride dandomi un fugace bacio sulle labbra “nuotata?” propone alzandosi in piedi. “Certo” accetto con piacere e, cercando di non pensare, lo seguo. La sottile sabbia dorata ricopre con la sua cocente bellezza la Playa d’en Bossa. Chilometri lucenti e morbidi, ma assolutamente affollati. Con passi piccoli e leggeri raggiungo il bagnasciuga e, in neanche un respiro, sono completamente immersa nell’acqua. Sento la pelle accaldata refrigerarsi al contatto con il liquido fresco. Sembra una premurosa carezza che mi sfiora il corpo massaggiandolo con il suo moto ondoso. Quando riemergo, percepisco il formicolio sulla pelle arrossata e la salsedine che con impertinenza sosta sulle mie labbra. Poso i piedi sul fondale spugnoso, l’acqua mi arriva a malapena alla vita nonostante mi sia inoltrata

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parecchio, ma il movimento delle onde mi rende instabile. Con un piccolo saltello mi volto a guardare la spiaggia. La osservo e con sorpresa vedo una moltitudine di persone che si diverte. C’è chi gioca a pallone, chi a volano, chi corre sul bagnasciuga e chi si rilassa leggendo un buon libro, ma davvero non capisco come ci riesca. “Accidenti, quante persone!” esclamo sbalordita. “Già” concorda Stefan comparendo alle mie spalle, anche attraverso l’acqua riesco a sentire nitidamente la sua carezza sui miei fianchi. “Dovremmo andare sulla spiaggia di Salinas” sussurra al mio orecchio “tanta sabbia bianca, splendide conifere e poche, pochissime persone.” “Mi tenti, Stefan” lo informo inclinando il capo nella sua direzione. “Lo spero” replica sfiorandomi le labbra con un bacio. Quasi gongolando mi rigiro tra le sue braccia sino a fermarmi di fronte a lui “Credo di non poter essere più felice di così” rivelo allegra. “Lo dici, sempre” mi fa notare ammiccando. “E’ vero, ma solo perché è la verità” rivelo posandogli un tenero bacio sulle labbra “riesci a rendere ogni mio giorno unico e meraviglioso.” “Troppo buona” si schernisce attirandomi a sé “sei tu ad aver dato un significato alla mia vita, senza di te, non ne avrei neanche avuta una.” “Smettila!” “Vorrei che anche Erik potesse provare un po’ della nostra felicità” dice dopo alcuni istanti di silenzio. “È molto difficile” costato dispiaciuta, poiché in questi anni ho imparato a volergli bene. “Eppure lui ha sempre amato le donne” si lascia andare a una rivelazione che capisco all’istante.

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“Quello non si chiama amore” gli faccio notare guardandolo di sbieco “il fatto che le desideri non vuol dire nulla, anche se Maledetti, siete pur sempre uomini.” “Non seguire i luoghi comuni” mi rimprovera staccandosi leggermente da me “e comunque, sono decenni che non si interessa ad una donzella, inizio a essere seriamente preoccupato.” “Vorrà dire che gli presenteremo qualcuno” propongo entusiasta “la mia ex insegnante di storia è mitica.” “Perché no” concorda “ma non ama i tranelli e non puoi mentirgli” mi ricorda facendo riferimento ai suoi poteri. “Lo so” sorrido “adesso però, fammi nuotare, non puoi tenermi legata a te sempre” scherzo sgusciando via dalle sue forti braccia e, libera, danzo nel mare.

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