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Videomapping allo specchio
Dall’intrattenimento, all’arte, alla rigenerazione urbana
VIDEOMAPPING ALLO SPECCHIO
Chiara Benedettini
La luce è un elemento espressivo dell’architettura: altera lo spazio e modifica le forme, trasformando gli ambienti. Così fa il Videomapping, sempre più ibridato con altre tecnologie quali la Realtà Aumentata, gli ologrammi, l’immersività, permettendo letture artistiche
https://bartkresa.com/ www.brightfestival.com/ www.discoveringbellano.eu/it/ca-del-diavol/ www.laserentertainment.com/
Questo articolo non ha l’ambizione di fare una storia del mapping, o di diventare un reportage da una delle moltissime mostre artistiche ed eventi realizzati con proiezioni di grande formato che sono in corso, in Italia ma soprattutto altrove. Vorremmo solo, a distanza ormai di una decina d’anni dalla “nascita”, se così possiamo chiamarla, delle tecniche del mapping per come lo conosciamo oggi, provare a offrirvi una fotografia della situazione attuale da diversi punti di vista. Sembra infatti che il mapping stia vivendo una stagione di espansione: da un lato certamente dovuta alla naturale progressione del fenomeno, in un circolo che si auto alimenta tra il sempre maggior consenso del pubblico e l’incrementarsi di questi eventi, senza dimenticare il ruolo delle tecnologie sempre più performanti e facili da utilizzare; dall’altro la pandemia ha paradossalmente dato una spinta a questi eventi, perché molte amministrazioni pubbliche l’hanno scelta come alternativa ad altre attività sociali o di promozione del territorio, non più fattibili. Fatto sta che tutti oggi sanno cosa è il Videomapping, anche se non sanno come si fa o cosa siano le tecniche che ci stanno dietro, e le persone si sono abituate e ritrovare questi fenomeni nelle loro città e a uscire per vedere le nuove mostre multimediali di cui tanto si legge anche sui quotidiani.

Quali utilizzi del Videomapping
Varie sono le applicazioni del vidoeomapping, non senza ibridazioni, ma ognuno con un proprio modello artistico e di business. Quello che, almeno in Italia, ci risulta più familiare è il mapping artistico, ovvero la ripresa – con una rilettura o rielaborazione più o meno importante – di opere d’arte di artisti familiari (non a caso) al grande pubblico. Le opere più famose dell’artista vengono ri-proiettate in grande formato spesso su un mix di superfici, tra pannelli e pareti dell’ambiente dove si svolge la mostra; alle volte si ripropone semplicemente l’opera aggiungendo la spettacolarità del grande formato e dell’immersività, in altri casi i curatori operano una vera rilettura, di fatto creando una nuova opera che nasce dal mix dato dall’opera originaria e dal lavoro creativo legato allo storytelling e all’uso delle tecnologie, operazione che può risultare visivamente, e culturalmente, ben più interessante della proiezione in sé, sfociando alle volte nella vera e propria video arte o arte multimediale. Quest’ultima, che tuttavia non necessariamente utilizza le tecniche del Videomapping, è invece una produzione artistica originale che utilizza lo strumento tecnologico invece che quelli tradizionali, e da non confondere appunto con il mapping artistico. Il mapping in esterni è la forma che si sta sviluppando maggiormente: proiezioni su punti di vista sul tema: Claudio Caciolli, Direttore Creativo di Bright Festival, organizzatore di rassegne e festival di mapping artistici e in esterni, Alberto Kellner Ongaro di Laser Entartainment, probabilmente l’azienda che per prima, fin dal 2010, ha lavorato in Italia all’allestimento tecnico di mapping, e Bart Kresa, artista multimediale e fondatore del Bartkresa Studio di Santa Monica.
Il Videomapping oggi
palazzi, ponti, monumenti di città e piccoli borghi, spesso coincidenti con eventi o periodi di festa (Natale, periodo estivo, ecc.) come veicolo di promozione, riscoperta e intrattenimento dei visitatori, per la maggior parte delle volte commissionate delle amministrazioni pubbliche. Ultima ma non ultima, la forma forse nata per prima, servita come elemento trainante: il mapping per il Corporate inteso come promozione esplicita di un prodotto, di un personaggio, film o simile, che diventa evento in sé e dove l’elemento artistico può essere più o meno presente. Per chiarirci le idee ne abbiamo parlato con tre persone che rappresentano altrettanti
Sia Caciolli che Kellner ci hanno raccontato di un momento di espansione per il mapping in esterni, legato alle commesse delle amministrazioni pubbliche: non solo nel periodo pandemico era uno dei pochi eventi compatibili con le restrizioni sanitarie, ma spesso risponde alle molteplici esigenze degli amministratori di offrire eventi artistici e culturali capaci di raggiungere un numero cospicuo di persone (grazie alla spettacolarizzazione), di promuovere il territorio e di attirare i visitatori. L’ultima tendenza è la possibilità per il pubblico di interagire con lo spettacolo, grazie anche alle nuove tecnologie: con uno smartphone e un hashtag, le persone possono inviare commenti, schizzi, tweet che si mischiano con le immagini, creando una forma di Digital Graffiti. Un altro effetto della pandemia è stato il rinnovamento di molti musei, che hanno colto l’occasione delle restrizioni sulle visite, e degli aiuti statali, per aggiornare o ripensare la loro proposta: “In molti casi - ci racconta Kellner – si è puntato sullo storytelling e, grazie @credit Laser Entertainment alle tecnologie, è stato aggiunto l’ingrediente della spettacolarizzazione nel percorso museale." Un esempio calzante è il museo di Cà del Diavolo, a Bellano sul lago di Como: la torre in sé non attira molti visitatori, e l’Amministrazione ha voluto quindi fare della torre un museo su tre piani alla scoperta della storia e origini del territorio, dei misteri e leggende legati all’Orrido di Bellano, facendoli rivivere ai visitatori attraverso videoproiezioni immersive, guide virtuali e suoni. Un’operazione riuscita che ha rilanciato il territorio e l’Orrido, portando nuove presenze. Altrettanto interesse stanno riscuotendo gli esempi di mapping artistico, ovvero la rilettura delle opere di artisti famosi grazie alla videoproiezione, anche se, secondo
i nostri interlocutori, è necessario fare i giusti distinguo: se questo è site specific, ovvero nasce a partire da un luogo, le mostre d’arte multimediale vivono a prescindere dalla loro ambientazione, e si inseriscono nei canali delle mostre d’arte. L’opinione di Bart Kresa è tuttavia che “le mostre d’arte spesso semplificano troppo la relazione con l’artista e si limitano a ingrandire e spettacolarizzare le opere principali. Credo invece che la tecnologia possa ‘rileggere’ l’opera, offrendo nuove chiavi di fruizione e di comprensione del percorso dell’artista, e creando di fatto qualcosa di nuovo.” Non è da dimenticare, tuttavia, che il mapping artistico ha il grande pregio di avvicinare le nuove generazioni, e un pubblico meno avvezzo, agli artisti e al linguaggio dell’arte in generale. Kellner aggiunge: “Gli adolescenti di oggi, non è una novità, imparano attraverso le immagini e sono abituati a una comunicazione velocissima e intuitiva ma l’arte tradizionale, se non mediata, ha bisogno di tempi e modi più lenti. Il mapping può essere proprio questo ‘mezzo’, che traduce un linguaggio difficilmente apprezzabile con qualcosa di più comprensibile.”
Il ruolo delle tecnologie
Ovviamente, quello delle tecnologie non è un ruolo secondario: la loro evoluzione ha infatti aiutato molto il diffondersi del Videomapping, in tutte le sue forme. “Rispetto ai primi anni – spiega Alberto Kellner -, sono stati recentemente introdotti i videoproiettori con sorgente di luce laser, che hanno portato una grande semplificazione sotto tutti gli aspetti: misure e peso delle macchine molto ridotti a parità di prestazioni, possibilità di installazione anche non nella classica posizione orizzontale, minori consumi e soprattutto minori problemi di colorimetria con la progressione dell’utilizzo e, in generale, maggiore stabilità. Stessa cosa dal lato dei player: le memorie a stato solido sono più stabili e affidabili rispetto ai PC che usavamo all’inizio.” Gli stessi aspetti sono stati commentati da Claudio Caciolli, dal punto di vista dell’organizzatore: “L’evoluzione tecnologica ha semplificato il lavoro e abbassato i costi, rendendo il Videomapping più accessibile anche per committenti con budget di poche migliaia di euro e, di fatto, incentivando la sua diffusione negli ultimi anni.” Nel mercato, inoltre, alcune aziende (Epson e Panasonic in primis) hanno investito chiaramente nella direzione degli eventi in generale e del Videomapping, orientando la produzione verso gli apparecchi a laser e sperimentando tecnologie per la fedeltà del colore, per il warping, il blending e la calibrazione senza ricorrere ad apparecchiature esterne. E, di fatto, non investendo nell’evoluzione della gamma per altre applicazioni – come il florido mondo Corporate –, casomai dedicandole altri tipi di prodotti, dai display ai videowall, ai display a LED di ultima generazione. Altrettanti passi in avanti li hanno fatti i costruttori di supporti, e di case e sistemi di protezione. A questo punto abbiamo chiesto a Kresa se anche il processo creativo abbia beneficiato allo stesso modo delle tecnologie: “Ho cominciato quando i tool di simulazione in 3D non esistevano, confesso che parto ancora dal disegno e dall’immaginazione, perché una buona idea o ispirazione artistica non può essere sostituita dalla tecnologia. Parto sempre dall’idea di rendere l’esperienza dello spettatore coinvolgente, gratificante, e nuova. Deve essere qualcosa di inedito e memorabile per lo spettatore. Utilizzo comunque la simulazione in 3D, che ritengo molto utile, in casi di particolare complessità della proiezione, per verificare che le intuizioni e la loro realizzazione attraverso la tecnologia sia correttamente impostata.”

Videomapping e non solo: lighting, ologrammi, suoni
Il mapping nasce come espressione creata con immagini videoproiettate ma, come accennato, le ibridazioni con altre tecnologie e altre forme espressive, non solo visive, sono ormai frequenti e addirittura di tendenza. Tra le più praticate, gli ologrammi: grazie alla videoproiezione è possibile ottenere una illusione di tridimensionalità che permette di ricreare, per esempio, figure umane in movimento, forme e oggetti. Se associato a una sorgente sonora, l’ologramma può tramutarsi nel narratore di una storia, nel mentore per una visita guidata, ecc. Kellner: “Ora queste tecnologie sono molto più accessibili e quindi più comuni. Oltre agli ologrammi, sempre più spesso ci viene richiesta anche la tecnica
HBO Game of Thrones Season 7 Premiere Party Walt Disney Concert Hall Los Angeles, California, USA 2017 Courtesy Bartkresa Studio
del Ghost Imaging, che permette di ricreare oggetti e figure con la luce a partire da un oggetto fisico, ma si stanno diffondendo anche le tecniche con gli schermi semi trasparenti, che danno l’impressione che l’immagine galleggi nello spazio. Credo che siamo stati tra i primi a portare in Europa la tecnica delle proiezioni sugli schermi d’acqua, sia all’aperto che al chiuso: in combinazione con le fontane danzanti permette di ottenere spettacolari effetti tridimensionali. Questi effetti poi possono essere combinati con le tecniche del Videomapping, secondo il progetto creativo prescelto”. La Realtà Aumentata viene invece utilizzata spesso per i progetti di valorizzazione del territorio, per offrire informazioni, indicazioni e raccontare storie, in abbinamento con le immagini del mapping. “Il mapping viene mixato sempre più spesso con la luce, e molti festival che sono iniziati come eventi legati al lighting, come la Festa delle Luci di Lione alla quale spesso abbiamo partecipato, ne sono un esempio” ci ha raccontato Claudio Caciolli. Complementare al mapping, il suono può essere utilizzato come colonna sonora, ma anche per fare un passo in più: “Essere anche un musicista mi ha molto aiutato – ci ha detto Kresa – per definire tempi e ritmo dei miei lavori, che in ogni spettacolo live sono fondamentali. Purtroppo, è raro che ci sia un budget sufficiente per comporre musiche originali per un lavoro di mapping, ma quando accade si riesce ad andare oltre al concetto di ‘colonna sonora’ e ricreare quindi una vera opera multimediale dove suono e immagine dialogano.”

Mapping e realtà virtuale
Ma lo spunto che appare più interessante è quello che integra Videomapping e immersività, ottenuta tramite le tecniche del green screen: un filone che si è precisato durante la pandemia e che ha dato il via agli eventi virtuali. “Queste tecniche – come ci spiega Kellner – prima erano confinate per ragioni di costi alle grandi produzioni televisive, oggi invece risultano più accessibili anche alle aziende, grazie anche alle enormi possibilità della computer grafica. Così è possibile mostrare prodotti in 3D a clienti che si trovano dall’altra parte del globo, o semplicemente offrire una nuova esperienza di evento ai propri partner. Una richiesta che resta alta anche adesso, e che ci ha aperto le porte dei clienti della pubblica amministrazione. Se poi consideriamo che il mapping è sempre più spesso scelto da questi utenti come mezzo di promozione locale, ci accorgiamo quanto il circolo possa alimentarsi positivamente.”
Italia e resto del mondo
Ma l’Italia come si colloca nel panorama internazionale del Videomapping? Lo abbiamo chiesto a Claudio Caciolli, abituato a lavorare in contesti cosmopoliti: “L’Italia, come accade in altri contesti, risulta più lenta: il Videomapping è arrivato con ritardo e soprattutto si sta imponendo a distanza di anni rispetto, per esempio, agli Stati Uniti, agli Emirati Arabi. Oppure, volendo guardare anche solo alla nostra Europa, penso alla Francia, dove esistono almeno da quattro, cinque anni siti permanenti dedicati al mapping, come L’Atelier des Lumières di Parigi, oppure festival che attirano migliaia di persone, anche fuori stagione e in città non turistiche come il Video Mapping Festival tra Lione, Parigi e altre città più piccole. Oppure la Germania, dove abbiamo lavorato anche noi, al Kunstkraftwerk di Lipsia con una selezione di opere di artisti diversi, legate al nostro progetto con Farnesina.” Eppure, a livello creativo e di produzione, gli Italiani hanno un’ottima fama. Ma perché allora questo ritardo in Italia? Ancora Caciolli: “Il nostro format Bright Festival è aperto ad artisti diversi, provenienti da molti Paesi, e vediamo che le proposte dei nostri connazionali sono generalmente originali, creative e innovative, cosicché vengono scelte spesso dalle rassegne internazionali. Ovviamente non c’è una sola ragione al ritardo italiano sul Videomapping, e vi sono motivi anche culturali, ma posso raccontare la nostra esperienza: quando organizziamo il Bright Festival ci accade spesso di dover battagliare con la burocrazia, le consuetudini, le tempistiche; alle volte, benché sia l’amministrazione locale ad aver commissionato il nostro lavoro, risulta poi difficile ottenere anche solo il buio nella piazza, e tutto diviene complicato. Ecco perché molti italiani, anche organizzatori, lavorano all’estero.”
Spunti per il futuro
Il Videomapping sta conoscendo un momento florido, ma quali potrebbero essere i futuri campi di applicazione? Ecco alcuni spunti di Bart Kresa, da un punto di vista squisitamente artistico: “I parchi a tema sono i più bravi nella audience experience: sono capaci di farci vivere in un mondo diverso da quello che viviamo tutti giorni, magico e divertente, facendoci sentire allo stesso tempo a casa e a nostro agio. Penso che dovremo prendere spunto da loro: il Videomapping potrebbe infatti contribuire a ricreare gli ambienti, offrendo una nuova esperienza del loro uso, andando però al di là di un semplice maquillage. Dopo aver passato la giornata tra le attrazioni, volete passare la notte nella camera di Toy Story o in quella della Bella e la Bestia? Il Videomapping può cambiare l’ambientazione senza dover sostenere i costi di stanze tutte diverse, e di rinnovi ciclici che invece divengono immediati.” Ma c’è anche un filone che intende il Videomapping come strumento di rigenerazione degli spazi urbani: può infatti aiutare a rileggere i luoghi e a riappropriarsene, sottolineando la loro specificità culturale. Ambienti e zone degradate possono infatti beneficiare di queste tecnologie che li rendono nuovamente fruibili, e godibili.