Messina e il Territorio dello Stretto, strategie di rigenerazione per la città del futuro

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L’iter alternativo L’iter proposto dalla variante (che ancora è in fase di ultimazione e approvazione, anche a seguito del cambio di amministrazione), presenta però un limite: la semplice sovrapposizione dello studio geologico al piano regolatore. Se il processo previsto si completasse si rivelerebbe il rischio di avere aree edificabili, sempre in zona collinare, sconnesse tra loro e rispetto alle aree già urbanizzate, permettendo ancora un’occupazione incontrollata. Inoltre se l’obiettivo era quello di favorire un più corretto processo di densificazione urbana, si rischierebbe che il problema aumenti, poichè l’occupazione di aree vergini verrebbe solo limitata e in alcune zone lasciata incompleta di alcune sue parti, senza una regola definita. Si ritiene opportuno quindi che allo studio geologico si affianchi anche uno studio di tipo urbano, per garantire effettivamente che questo strumento porti ad una svolta, fungendo anche da modello replicabile anche in altri territori con rischi simili, in primis l’altra sponda dello stretto. Seguendo questo iter alternativo si dovrebbe quindi amplificare le aree da destinare a zone agricole, ridefinendo anche le possibilità di ridistribuzione dei diritti edificatori secondo due modalità: - Zone di espansione individuate dal P.R.G. e non vincolate dallo studio della variante - Zone destinate a pianificazione particolareggiata Lo studio effettuato ha portato all’individuazione di un’area totale di 231 ettari che da edificabile diventerebbe agricola, per un totale di circa 3.700.000 mc (al massimo delle capacità edificatorie) vincolati.

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