Il serrano n.135

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Organo dell’Associazione Serra International Italia • Rivista trimestrale • n.135 Marzo 2015

Poste Italiane - Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/c L. 662/96 - DCB Sicilia 2003

Per sostenere le vocazioni sacerdotali

Con Francesco verso l’Anno Santo della Misericordia

Junipero Serra Santo a settembre

A Firenze il Convegno della Chiesa nazionale

Vocazioni, la via della bellezza


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Per sostenere le vocazioni sacerdotali

PERIODICO TRIMESTRALE N. 135 ASSOCIAZIONE SERRA INTERNATIONAL ITALIA !

sommario editoriale

I trim. - marzo 2015 (XXXIX) Registrato presso il Tribunale di Palermo n. 1/2005 del 14 gennaio 2005 Iscrizione al Roc n. 21819 del 16/01/2012 Spedizione Abbonamento Postale Gr. IV Pubblicità inferiore 50%

® 3 Vivere la speranza di Maria Luisa Coppola

Direttore responsabile Mimmo Muolo

verso il giubileo ® 4 Un Anno Santo per gustare la Misericordia di Dio di Mimmo Muolo

vita del serra ® 6 Fra Junipero Serra santo: quell’annuncio a sorpresa sull’aereo papale di Mimmo Muolo

® 8 Junipero Serra nell’opera di fra Francesco Palou di Arturo Alcantara Arcos

Redazione Renato Vadalà Via Principe di Belmonte, 78 - 90139 Palermo E-mail: ilserrano@serraclubitalia.it Comitato di Direzione Maria Luisa Coppola, Presidente del CNIS Emanuele Costa, V. Presidente del C.N.I.S. Riccardo Bastianelli, V. Presidente del C.N.I.S. Mario Di Bella, V. Presidente del C.N.I.S. Renato Vadalà , V. Presidente del C.N.I.S. Trustee italiani di Serra International Redattori distrettuali (si veda il «Bellringers»)

® 14 Anno di grazia 2015 di Dante Vannini

® 16 Mons. Luigi Noli nella Gerusalemme celeste di Francesco Baratta

Hanno inoltre collaborato a questo numero: Sergio Borrelli Francesca Mendillo Elsa Soletta Vannucci Salvatore Cracolici Marilena Trucchi

vita della chiesa

Massimiliano Colelli Giovanna Carotenuto Maria Anselmo Maria Silvestrini Mariarosa Poggio

® 18 Riforma della Curia romana di Guido Rossi

® 20 Cardinali a sorpresa? Con Francesco si può di Augusto Intermine

Norme essenziali per redattori e collaboratori

vocazioni

1. Inviare il materiale per la stampa entro e non oltre il 20 maggio 2015. 2. Inviare i contributi all’e-mail sotto indicata. 3. Inviare foto molto chiare con soggetti inquadrati da vicino. I redattori distrettuali, i collaboratori ed i Vice Presidenti di Club responsabili delle comunicazioni sono pregati di attivarsi per l’inoltro di brevi cronache relative alle attività svolte dai Club e dai Distretti alla Segreteria di redazione

® 26 Quella chiamata che è via di santità

E-mail: ilserrano@serraclubitalia.it

® 22 Il Convegno nazionale nello stile di Francesco di Massimo Lanzidei

® 24 2015, anno dedicato alla Vita Consacrata di Cosimo Lasorsa

di Beatrice Serenelli

Gli articoli pubblicati esprimono il pensiero dei rispettivi autori e non rispecchiano necessariamente la linea editoriale della testata. La Direzione si riserva di pubblicare in tutto o in parte le foto, gli articoli e i servizi pervenuti, secondo le esigenze di spazio. Il materiale, anche se non pubblicato, non sarà restituito.

dai club e distretti ® 28 Notizie ed iniziative

in dialogo ® 35 Lettere al Direttore In copertina: Esempio e monito di Papa Francesco

Stampa Luxograph s.r.l. - Palermo tel. fax 091 546543 (e-mail: info@luxograph.it)


editoriale

Vivere la speranza di Maria Luisa Coppola

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empo di grazia per la Chiesa universale, tempo di speranza per il popolo di Dio felicemente sorpreso dalla decisione di Papa Francesco che ha indetto il Giubileo straordinario dell’anno della misericordia dall’8 dicembre 2015 al 20 novembre 2016. Siamo confortati nella nostra missione laica dal suo incoraggiamento: “Questo è il tempo della misericordia. È importante che i fedeli laici la vivano e la portino nei diversi ambienti sociali. Avanti!”. E come potremmo non essere fedeli all’esortazione del Papa, che ha voluto riconoscere la santità del beato Junipero Serra, evangelizzatore ed apostolo delle Americhe, preannunciandone la canonizzazione a settembre prossimo nel Santuario di Washington? La straordinaria gioia derivante da queste notizie ci inonda di positività, ci induce ad operare fattivamente per il bene del nostro Movimento internazionale che contempla in tanto grigiore sociale la Bellezza delle vocazioni. Siamo chiamati noi laici ad essere in cammino “verso nuovi cieli e nuove terre”, a vivere la speranza di un nuovo umanesimo fondato sui valori cattolici, ad ingenerare nei nostri giovani il seme della bontà, sostenendo con gioia e fraternità una scelta di vita coraggiosa e controcorrente. Tutte le iniziative messe in campo dalle Commissioni hanno un solo obiettivo: testimoniare con il nostro impegno quotidiano che si è costruttori di un sentiero alternativo della vita intesa come spazio di libertà, in cui ognuno trova la sua collocazione in risposta al proprio talento, per indicare anche ai più lontani nella società civile che l’omologazione verso il basso non è un percorso obbligato, perché credendoci siamo capaci di coinvolgere in un dialogo proficuo i giovani nelle scuole e gli adulti nei dibattiti sui temi trasversali della contemporaneità, come è accaduto quest’anno nei nostri convegni inerenti al tema dell’anno. Questa grazia sopraggiunta è un inno alla vita, a vivere in pienezza l’Evangelii gaudium! ”. In questo tempo di Pasqua, vogliamo lasciare l’uomo vecchio con le sue lacere vesti ed assumere l’abito nuovo della semplicità, dell’umiltà e della gioia per guardare verso il futuro con la speranza, quella che condividiamo con i nostri giovani dai quali impariamo a camminare “ad alta quota”. Il cammino non è agevole per chi si inerpica in salita, ma la divina Provvidenza e l’immensa bontà dell’uomo-Dio ci rendono forti e determinati nell’ascesa: mettiamo le ali ai nostri piedi per ammirare il Risorto! Cosa gli offriamo in cambio del suo Amore? Il nostro “Eccomi”! con il cuore, con le opere e con la determinata volontà di aiutare a tener ben fissi gli sguardi dei nostri cari ragazzi verso la meta, oltre la meta. Ho incontrato tante mamme dei sacerdoti che si sentono privilegiate e talora incredule davanti alla vocazione dei loro figli: esse si sentono come Maria “madre e figlia del tuo figlio”, baciano la mano benedicente del figlio, entrano nel mistero divino. Un pensiero affettuoso allora lo rivolgo alle mamme dei seminaristi, dei sacerdoti con un augurio festoso; agli amici serrani il mio grazie perché ci siete! A tutti buona e santa Pasqua!


verso il giubileo L’iniziativa di Francesco

Un Anno Santo per gustare la Misericordia di Dio di Mimmo Muolo

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ornerà ad aprirsi già nel 2015 la Porta Santa della Basilica di San Pietro. E subito dopo quelle delle altre tre basiliche papali di Roma. Tornerà il tempo delle indulgenze e del pellegrinaggio, senza attendere il 2025. Dando ancora una volta prova della sua fantasia pastorale, il Papa ha annunciato lo scorso 13 marzo, nel giorno del secondo anniversario della sua elezione, «un Giubileo straordinario che abbia al suo centro la misericordia di Dio», cioè quello è il tema portante del suo pontificato. «Sarà – ha detto al culmine dell’ omelia con cui ha avviato le “24 ore per il Signore” – un Anno Santo della misericordia. E lo vogliamo vivere alla luce della parola del Signore: “Siate misericordiosi come il Padre”». Per cui ha raccomandato «specialmente ai confessori tanta misericordia». L’apertura del periodo giubilare sarà il prossimo 8 dicembre, solennità dell’ Immacolata e giorno in cui si compirà il mezzo secolo dalla chiusura del Concilio. Evidentemente è una coincidenza non causale, anzi come ha spiegato una nota della Sala Stampa vaticana, pubblicata subito dopo l’annuncio, è un elemento che «acquista un significato particolare spingendo la Chiesa a continuare l’ opera iniziata con il Vaticano II». La chiusura avverrà invece il 20 novembre 2016, nella domenica di Cristo Re. Francesco ne ha affidato fin d’ora l’organizzazione al Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, presieduto dall’arcivescovo Rino Fisichella, «perché possa animarlo come una nuova tappa del cammino della Chiesa nella sua missione di portare ad ogni persona il Vangelo della misericordia». Così l’annuncio, giunto a sorpresa, è stato accol-

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to con grande gioia e con un prolungato applauso, sia in San Pietro, sia sulla piazza dove numerosi fedeli e turisti seguivano la liturgia penitenziale grazie ai maxischermi. «Sono convinto che tutta la Chiesa – ha proseguito il Papa – potrà trovare in questo Giubileo la gioia per riscoprire e rendere feconda la misericordia di Dio, con la quale siamo tutti chiamati a dare consolazione ad ogni uomo e ogni donna del nostro tempo». Quindi affidando l’Anno che sta per iniziare alla Madre della Misericordia «perché rivolga a noi il suo sguardo e vegli sul nostro cammino», Francesco ha detto a braccio: «Non dimentichiamo che Dio perdona tutto e perdona sempre. Non ci stanchiamo di chiedere perdono». Non è del resto elemento di secondo piano il momento scelto dal Pontefice per dare il suo annuncio. Le ‘24 ore per il Signore’ sono state, infatti, per il secondo anno consecutivo un’iniziativa che ha riavvicinato i fedeli al sacramento della Riconciliazione, con molte chiese di Roma e di tutto il mondo che sono rimaste aperte anche durante la notte tra il 13 e il 14 marzo, per consentire a tutti di confessarsi. Dunque un momento particolarmente adatto per sperimentare quella misericordia che sarà al centro del prossimo Giubileo. Proprio Francesco ha dato per primo l’ esempio. Come già aveva fatto lo scorso anno, dopo aver annunciato l’Anno Santo, si è diretto con passo svelto verso un confessionale e si è inginocchiato davanti al confessore come un qualsiasi fedele. Pochi minuti dopo, egli stesso, entrato in un altro confessionale, per circa tre quarti d’ ora ha ascoltato le confessioni di sei penitenti, scelti appositamente di ogni età, dall’ adolescenza alla vecchiaia. Un chiaro segnale del fatto che l’abbraccio

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verso il giubileo del Padre è davvero per tutti. «Nessuno può essere escluso dalla misericordia di Dio – aveva ricordato Francesco nell’ omelia –; tutti conoscono la strada per accedervi e la Chiesa è la casa che tutti accoglie e nessuno rifiuta. Le sue porte permangono spalancate, perché quanti sono toccati dalla grazia possano trovare la certezza del perdono. Più grande è il peccato e maggiore deve essere l’amore che la Chiesa esprime verso coloro che si convertono». Quello appena indetto sarà il 29° Giubileo “ufficiale” della storia della Chiesa (il primo fu celebrato da Bonifacio VIII nel 1300). Quelli ordinari sono stati 26, più i due straordinari del secolo scorso: nel 1933 e nel 1983, rispettivamente proclamati da Pio XI e da Giovanni Paolo II per i 1950 anni dalla Redenzione. L’ultimo Giubileo celebrato è stato quello del 2000, che ha introdotto la Chiesa nel terzo millennio. L’annuncio ufficiale e solenne del nuovo Anno Santo viene dato nella Domenica della Misericordia, il 12 aprile, con lettura della Bolla presso la Porta Santa. Ma già fin d’ora il conto alla rovescia è cominciato.

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La Porta Santa della Basilica di San Pietro

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vita del serra

Fra Junipero Serra santo:

quell’annuncio a sorpresa di Mimmo Muolo

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on nascondo di essere rimasto sorpreso io per primo. Quando il 15 gennaio scorso, sull’aereo che ci portava da Colombo a Manila, Papa Francesco ha annunciato la canonizzazione di padre Junipero Serra, ho avuto un sussulto di gioia. E la prima cosa che ho fatto, una volta sbarcato nella capitale delle Filippine, è stata di mandare un messaggio al presidente nazionale Maria Luisa Coppola. Le belle notizie, come del resto insegna il Vangelo, vanno trasmesse subito. Vorrei perciò ricostruire, per i lettori de “Il Serrano” l’atmosfera di quei momenti, cui si è aggiunto, qualche giorno dopo, mentre da Manila tornavamo a Roma, anche l’altro annuncio del luogo della canonizzazione. Il Santuario nazionale americano di Washington DC. Il duplice annuncio è stato fatto durante le conferenze stampa che il Papa di solito tiene durante gli spostamenti in aereo. Francesco quel 15 gennaio era reduce dalla canonizzazione di un altro religioso, Giuseppe Vaz, indiano di Goa, ma evangelizzatore dello Sri Lanka. E perciò ha spiegato: “Queste canonizzazioni sono state fatte con la metodologia – è prevista nel diritto della Chiesa – che si chiama canonizzazione equipollente. Si usa quando da tanto tempo un uomo o una donna è beato, beata, e ha la venerazione del popolo di Dio, di fatto è venerato come santo, e non si fa il processo del miracolo. Ci sono persone che sono così da secoli. Il processo di Angela da Foligno è stato fatto così, lei è stata la prima. Poi io ho scelto di fare così per persone che sono state grandi evangelizzatori ed evangelizzatrici. Per primo Pietro Favre, che è stato un evangelizzatore dell’Europa: è morto si può dire per la strada, mentre viaggiava evangelizzando a quarant’anni. E poi gli altri, gli evangelizzatori del Canada, Francesco de Laval e Maria dell’Incarnazione: questi due sono

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stati praticamente i fondatori della Chiesa nel Canada, lui come vescovo e lei come suora, con tutto l’apostolato che facevano lì. Poi l’altro è Giuseppe de Anchieta, del Brasile, il fondatore di San Paolo, che da tempo era beato, ed ora è santo. Giuseppe Vaz, qui, come evangelizzatore dello Sri Lanka. E adesso, a settembre, Deo mediante, farò la canonizzazione di Junipero Serra, negli Stati Uniti, perché è stato l’evangelizzatore dell’ovest degli Stati Uniti. Sono figure che hanno fatto una forte evangelizzazione e sono in sintonia con la spiritualità e la teologia della Evangelii

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vita del serra

sull’aereo papale gaudium. E per questo ho scelto queste figure”. Dunque, conosciamo la motivazione della scelta del Papa. Il quale ha voluto inserire padre Junipero Serra tra i grandi evangelizzatori di tutti i tempi. In effetti la sua biografia parla chiaro. Anche se alcuni gruppi minoritari negli Stati Uniti stanno tentando di infangarne la memoria, sostenendo la tesi di una diffusione del Vangelo compiuta, soprattutto tra gli indigeni, con la frusta e il moschetto. Nell’enciclopedia on line santiebeati.it, invece, così viene descritta la figura del francescano di origine catalana. “Fu un

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colosso dell’evangelizzazione. Nella sola California in diciassette anni dal 1767 al 1784 percorse circa 9900 km e 5400 miglia di navigazione, sopportando nonostante l’età e le infermità, le condizioni aspre e disagiate dei lunghi viaggi in mare, sui fiumi e soprattutto a piedi; fondò nove missioni da cui derivano i nomi francescani di importantissime città californiane come San Francisco, San Diego, Los Angeles. Considerato come il padre degli indios fu onorato come un eroe nazionale e dal 1° marzo 1931 la sua statua si trova nella Sala del Congresso di Washington (che il Papa visiterà a settembre, ndr) come rappresentante dello Stato della California; la cima più alta della catena montuosa Santa Lucia in California, porta il suo nome”. Proprio a Washington padre Junipero Serra, che è stato beatificato da Giovanni Paolo II il 25 settembre 1988, verrà canonizzato. È stato lo stesso Papa Francesco ad annunciarlo il 19 gennaio scorso, tornando dalle Filippine, durante la seconda conferenza stampa del viaggio. “Andare in California – disse in risposta alla domanda di una giornalista statunitense – mi piacerebbe, per fare la canonizzazione di Junipero Serra, ma c’è il problema del tempo. Ci vogliono due giorni in più. Penso di fare quella canonizzazione al Santuario di Washington. È una cosa nazionale. A Washington, nel Campidoglio credo, c’è anche la statua di Junipero. Penso lì”. Il Campidoglio è appunto la sede del Congresso. Il santuario nazionale degli Stati Uniti, intitolato all’Immacolata concezione, fu costruito a partire dalla metà degli anni ’10 del ‘900, dopo che nel 1913 Pio X ne aveva approvato il progetto, inviando anche un’offerta personale per la sua realizzazione. È la più grande chiesa cattolica del Nord America e contiene 70 cappelle, in rappresentanza di tutti i popoli Usa ed è visitato da un milione di fedeli all’anno. Ogni giorno vi si celebrano sei messe.

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vita del serra

Junipero Serra nell’opera di fra Francesco Palou di Arturo Alcantara Arcos

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ubblichiamo qui di seguito la relazione che don Arturo Alcantara Arcos ha tenuto alla riunione del Cnis del 27 settembre 2014 su fra Junipero Serra. Un testo, che anche alla luce della notizia della prossima canonizzazione del beato francescano, ci aiuta a inquadrarne meglio la figura e ci stimola ad approfondire il nostro ruolo di serrani.

Con il beato Serra sono indissolubilmente legato per diverse ragioni. Da una parte per la terra che ci ha visto nascere, perché entrambi siamo nati in Spagna e poi per la terra che egli scelse come luogo di missione, l’antica Nuova Spagna, l’odierno Messico che è la mia nazione. Inoltre per una felice coincidenza sono stato ordinato presbitero la vigilia della solennità di Cristo Re dell’universo nell’anno 2007. Si tratta di una festa mobile per cui vi è un leggero slittamento ogni anno e quindi la solennità non si celebra nello stesso giorno di anno in anno bensì con leggere varianti di alcuni giorni. Nel 2007 la vigilia cadde nel giorno 24 novembre, giorno della

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nascita di Junípero Serra e giorno importantissimo per i serrani in tutto il mondo. Così posso dire che sono stato ordinato come un sacerdote serrano. Alcuni mesi fa la professoressa Coppola mi ha chiesto di tenere la presente relazione quale riflessione spirituale e vocazionale a partire dalle opere scritte sul beato Serra. Per farlo ho preso come fonte l’opera che rimane la biografia più importante che possediamo del beato cioè quella scritta da fra Francisco Palou, suo alunno e poi suo compagno nelle missioni apostoliche. Si tratta di un’opera poco conosciuta in Italia, infatti non è disponibile in lingua italiana, ma è facilmente reperibile sia in inglese che in spagnolo. In quest’ultima lingua esiste anche qualche versione leggibile su internet in maniera gratuita.

L’opera di Palou L’opera di fra Francisco Palou è la più importante per conoscere la vita di Junípero Serra perché si tratta di un frate suo conterraneo che è stato prima

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vita del serra suo discepolo e poi suo compagno nelle attività apostoliche. Francisco Palou è nato stessa isola di Maiorca circa nel 1722 e morì tra il 1789 e il 1790. Entrò a far parte dell’ordine francescano a Palma e poi studiò sotto la guida di fra Junípero Serra. Anche lui diede ai superiori la sua disponibilità per partire per le missioni del nord della Nuova Spagna per cui entrò a far parte del Collegio di san Fernando di Città del Messico forse già nel 1740. Fra Francisco Palou lavorò insieme a fra Junípero nelle missioni di Sierra Gorda, Queretaro in Messico fino al 1759 quando fu chiamato a lavorare nella regione di San Sabàs nel Texas. Il collegio di san Fernando però non amministrò le missioni texane per molto tempo ancora per cui poco dopo Padre Palou fece ritorno a Città del Messico dove rimase fino al 1767. In quell’anno Padre Serra insieme a Padre Palou e ad altri quattordici francescani fu inviato alle missioni della Bassa California ovvero all’attuale penisola dello stesso nome in Messico e nel 1769 partì per le missioni della allora Alta California oggi conosciuta solamente come California ovvero l’attuale Stato omonimo dell’Unione Americana. Nel 1784 Padre Palou, ancora missionario nell’Alta California fu chiamato alla missione di san Carlos per amministrare gli ultimi sacramenti al suo amico e maestro il beato Junípero Serra. Durante il suo soggiorno nella missione di san Carlos scrisse la vita di Padre Serra che fu pubblicata nel 1787 a Città del Messico, appena tre anni dopo la morte del beato.

Una biografia di ricordi personali Certamente non posso fare in pochi minuti un riassunto dell’opera di Palou che altro non sarebbe che un riassunto della vita del beato Serra. Vorrei piuttosto presentarvi alcuni elementi della conclusione della sua opera dove, secondo il linguaggio e lo stile dell’epoca Padre Palou intende dimostrare come Padre Junípero abbia vissuto le sette virtù cristiane, ovvero le quattro cardinali e le tre teologali. Questo lo fa attraverso una serie di ricordi personali dei quali ne presento alcuni. Sulla prudenza Padre Serra è ricordato da fra Francisco Palou come un uomo che dimostrò di possedere questa virtù attraverso una straordinaria capacità di governo che lo rese amato da coloro che

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aveva sotto la sua guida. Padre Palou ricorda come Junípero Serra amasse visitare le comunità che erano da lui governate e che non passava un anno senza che ciò avvenisse, naturalmente con vie di comunicazione molto diverse da quelle odierne. La giustizia nel senso teologico del termine fu vissuta da Junípero Serra, secondo Padre Palou, in maniera eminente nel modo in cui obbediva ai superiori. Questo si manifestò nella sua esistenza soprattutto con gli spostamenti, e con i vari incarichi che gli furono affidati. La fortezza secondo il linguaggio dell’epoca ma con contenuti che rimangono validi fu vissuta da Padre Serra in maniera evidente dalla modalità con cui sopportò per più di venti anni la piaga del piede. Padre Serra non si lamentava della sua sofferenza nonostante le distanze che doveva percorrere, per cui chi era vicino a lui non si accorgeva facilmente della sua infermità. Egli infatti ne parlava solo quando ciò era inevitabile. Sulla temperanza fra Francisco Palou racconta di come egli cercasse di non essere di peso agli altri nei suoi progetti missionari. Questo racchiude un grande valore soprattutto considerando l’immenso zelo apostolico che lo spingeva e che facilmente avrebbe potuto portarlo ad eccessi ma che invece visse in maniera molto equilibrata. Per quanto riguarda la prima delle tre virtù teologali, la fede fu vissuta da fra Junípero secondo Palou in maniera eccelsa e questo emerse in molti momenti della sua vita in maniera evidente come quando decise la continuazione delle missioni nonostante il martirio di alcuni dei suoi membri, ponendo in Dio la speranza di una pronta pacificazione degli animi e di una raccolta abbondante di frutti spirituali nonostante le difficoltà iniziali. Padre Serra mantenne la speranza anche nelle circostanze più difficili e per illustrarlo Padre Palou racconta il caso di un indigeno a cui cadde addosso un albero. Avendolo saputo, Padre Serra non si perse d’animo e lo affidò all’intercessione di san Bernardino. L’indigeno sopravvisse a quella che doveva essere una morte certa e ciò divenne un motivo di propagazione della fede tra le persone dell’area. Sulla carità intesa qui come amore per Dio, Padre Palou vede una manifestazione di questo amore nel modo in cui voleva l’ornamentazione delle chiese e le sagrestie delle missioni che costruiva. Non solo voleva le chiese belle in modo sommo ma voleva

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vita del serra anche che non si negasse nulla che venisse richiesto per il culto.

Alcune esortazioni Dalla lettura dell’opera di fra Francisco Palou sulla vita del beato Serra, emerge che la scelta della figura del beato Junípero come patrono del movimento a favore delle vocazioni che costituisce oggi il Serra Club è stata autenticamente profetica. Il beato Serra infatti visse in un periodo in cui regioni intere non lontane da quelle cristiane non conoscevano affatto il cristianesimo. Egli viveva inoltre nella costante necessità della presenza di nuove forze vocazionali, che seppure non mancavano nel suo tempo, sovente queste rimanevano nelle aree cristiane per cui possiamo comprendere che nelle sue preghiere era costante la richiesta al Padrone della messe peché continuasse a inviare operai per la sua messe. Il nostro mondo contemporaneo somiglia tanto a quello di Padre Serra. Non lontano dai centri dove si ascolta la Parola di Dio succede che immensità di persone non conoscono il messaggio di Gesù Cristo. Inoltre sono pochi i giovani, anche tra quelli impegnati dal punto di vista cristiano, che decidono di essere generosi con il Signore e di lasciare i propri ambienti e le proprie comodità per partire alle novelle terre di missione che non sono più i deserti o le sterminate terre del nord della Nuova Spagna ma sono le sterminate terre vuote e i deserti interiori degli uomini dei nostri giorni. Vorrei ora presentarvi cinque esortazioni, a partire dagli scritti di Padre Palou sul beato Junípero Serra. 1) La realtà vocazionale e la necessità della testimonianza. Da quanto emerge nella vita del beato Serra, un’autentica testimonianza che possa esortare i giovani dal punto di vista vocazionale non può che partire da un’autentica testimonianza di fede personale. Questo significa che se non si vive in maniera profonda la propria fede è molto difficile che questa si possa trasmettere agli altri. Questo significa anche che se non si possiede un autentico amore per le vocazioni, esso non si potrà trasmettere ad altri e sarà allora piuttosto difficile esortare qualcuno a seguire questa via. Occorre allora domandarsi se nel percorso della propria vita cristiana famigliare, questa proposta è stata fatta ai propri figli, e se si sono

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creati gli spazi perché questa proposta potesse essere realizzata. Non si può infatti proporre agli altri quello che non si vuole per se stessi o per chi è vicino. 2) La carità alla luce della vita di fra Junípero. Una carità che sia veramente benefica e non superficiale ne controproducente richiede una conoscenza più diretta della realtà dei seminari e dei seminaristi. Senza di ciò non può emergere una carità fruttuosa e incisiva nella vita dei beneficiati. Osservare i seminari e i seminaristi a distanza solamente, potrebbe portare ad avere un’immagine distorta di essi e a una modalità anch’essa distorta di fare opere di beneficenza. 3) L’ambito culturale: per una maggiore consocenza della vita del beato Serra. Nonostante l’immensa quantità di opere pubblicate in Italia sulla vita dei santi, rimane vero che in italiano al momento presente è disponibile presso le librerie che hanno vendite su internet una sola biografia del beato Serra, scritta da Padre Gianmaria Polidoro. Essa ha il merito di non lasciare questo spazio totalmente vuoto anche se si tratta di un’opera che non supera le cinquanta pagine. In inglese e in spagnolo come ho già accennato le varietà editoriale esistente sul medesimo argomento è molto contrastante. Vi sono una grande quantità di biografie e di opere scritte su fra Junípero in inglese, così come qualche edizione del suo Diario e in spagnolo è disponibile perfino in maniera gratuita la eccellente biografia del Palou su internet. Questo non può rimanere così. Da un lato la traduzione in italiano dell’opera di Padre Palou è una necessità imperante. Dall’altro lato invece si potrebbe pensare a una biografia di carattere scientifico secondo i criteri odierni dove venisse inclusa la storia successiva di ciascuna delle missioni fondate da Padre Serra fino ai nostri giorni. In entrambi i casi queste pubblicazioni sarebbero un servizio alla Chiesa in Italia e un grande strumento per i serrani di lingua italiana. Poi in un secondo momento sarebbe bene pubblicare anche i suoi scritti che potrebbero diventare nel tempo oggetto di studio tra i serrani. 4) Una spiritualità vicina ai luoghi del beato Serra. Una iniziativa molto positiva potrebbe essere quella di organizzare dei pellegrinaggi, forse una volta all’anno al luogo della sua nascita e dei suoi primi

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vita del serra anni ovvero a Maiorca e forse ogni due anni o anche tre ma in maniera regolare ai luoghi delle missioni, ovvero il centro del Messico e la Bassa California così come l’antica Alta California cioè l’odierno Stato americano omonimo. Questo permetterebbe ai serrani di approfondire la propria fede attraverso una conoscenza visiva e diretta di quanto fu realizzato da fra Junípero. 5) La preghiera per le vocazioni unita a una maggiore conoscenza teologica. La Chiesa contemporanea non abbisogna di un cristianesimo sociale o aggregativo solamente: l’elemento più importante è la testimonianza personale. Questa testimonianza deve essere coadiuvata da una catechesi più approfondita, consapevoli che non

Statua di Fra Serra a Monterey in California

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si può amare ne far amare ciò che non si conosce in profondità.

Riflessione conclusiva: un racconto dalla vita di Junípero Serra Nostra vocazione di cristiani del mondo contemporaneo è guardare con speranza il tempo che il Signore ci ha donato, con le sue potenzialità e le sue problematiche, con le sue grandezze e le sue miserie. Viviamo in una nuova tappa della storia della Chiesa, una tappa nella quale come affermò Benedetto XVI nel libro-intervista Luce del mondo molto probabilmente la quantità di cristiani praticanti si ridurrà ulteriormente ma coloro che resteranno all’interno della Chiesa saranno cristiani più convinti e decisi della loro fede e questo diventerà una calamita per la generazione successiva divenuta vuota e senza riferimenti fermi. Per quanto alle vocazioni, non di rado sia nell’ambito laicale che in quello ecclesiastico vediamo la scarsità che il nostro tempo ci riserva come una difficoltà insormontabile, minaccia grave per gli anni futuri e motivo di interroganti su un domani non lontano. Eppure per Dio, che è capace solo lui di creare dal nulla, di toccare i cuori di pietra e renderli di carne, di far fiore il deserto e far nevicare quando il calore sembra essere più soffocante, non ci sono cose insormotabili. A questo proposito ci può essere di aiuto ricordare uno dei racconti più belli presenti nella biografia del beato Serra scritta da Padre Palou. Nell’anno 1771 un piccolo gruppo di soldati spagnoli accompagnava i frati nei pressi dell’odierna città di Los Angeles dove poco tempo dopo sarebbe sorta la missione di san Gabriel. I missionari e i soldati avevano camminato per un lungo tratto senza essere disturbati, ma all’improvviso, videro una quantità enorme di indigeni che si avvicinarono a loro in maniera molto aggressiva. Uno dei frati, vedendo la situazione, comprendendo il pericolo in cui si trovavano e la quantità di sangue che poteva essere sparso, prese uno stendardo della Madonna Addolorata che portava con sé. Per sua grande sorpresa al guardarla, in maniera miracolosa gli indigeni che erano stati così aggresivi lasciarono immediatamente le loro armi e rimasero come incantati dinanzi a quell’immagine. Il nostro tempo somiglia molto a questo racconto.

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vita del serra Per un lungo tratto non vi sono state difficoltà nell’ambito vocazionale nella storia della Chiesa e sembrava che si potesse proseguire indisturbati ancora per un lungo percorso. Ma all’improvviso novelle correnti di pensiero, ostilità da diverse parti emerse quali archi di guerrieri affacciati in mezzo ai sentieri che costituiscono i nostri giorni, mancanze gravi di una testimonianza cristiana autentica dall’interno spuntate come se fossero uomini armati da frecce avvelenate, tutti insieme si presentarono dinanzi al percorso della Chiesa minacciando il suo avanzare per le strade della storia. Non pochi si sono aggiunti a un clima facilmente propagato per cui tanti giovani che una volta erano vicini alla Chiesa sono diventati anch’essi lontani e diffidenti. Viceversa da parte nostra ci si sente indifesi come i frati della futura missione di san Gabriel e si scopre in un baleno che come nei primi secoli della Chiesa siamo tornati a essere una minoranza per cui non sarebbero di utilità le armi dell’imposizione, come pure non sarebbero serviti i fucili dei soldati spagnoli per far conoscere il messaggio di amore e di salvezza del Signore Gesù a chi era diffidente e ostile in maniera predisposta. Piuttosto il nostro è il tempo di prendere lo stendardo della bellezza di Dio come fece il frate anonimo che prese lo stendardo della Vergine nella futura missione di san Gabriel. È il tempo di dire ai giovani specialmente che Dio è bello sopra ogni bellezza terrena, che amarlo è essere amati ineffabilmente da lui, che servirlo è regnare nel Regno dei cieli, che vivere per lui è vivere eternamente e che morire con lui è risuscitare a vita eterna. Siamo chiamati a trasmettere la bellezza di Dio a chi ci ascolta, specialmente alla generazione più giovane apparentemente così autosufficiente e forte ma in realtà così fragile, così manchevole di amore e di affetto, così smarrita sulle cupe vie di un mondo che non presenta certezze, spesso navigante senza bussola nei mari della vita. Siamo certi che i giovani conoscendo il Signore della bellezza, di quella bellezza che si riflesse sullo stendardo della Vergine, rimarranno affascinati e avranno trovato ciò che più reconditamente cercano e che solo li può pienamente soddisfare e non pochi di essi decideranno di dedicare la propria vita per fare conoscere ad altri la bellezza che hanno incontrato. Lo stendardo della bellezza di Dio infatti ha la capacità di attirare, di incantare, di affascinare, di

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rendere facile ciò che prima era difficile e realizzabile ciò che fino a ieri era impossibile. La bellezza di Dio è dunque lo stendardo che può illuminare le ore che costituiscono i nostri giorni talvolta tristi e smarriti, i giorni che costiuiscono le nostre settimane e mesi sovente aridi e vuoti, i nostri anni che senza un senso soprannaturale finiscono in un buio profondo e poi in un nulla che spaventa anche ai più forti. La nostra forza è la bellezza di Dio, la bellezza eternamente giovane, la fonte perenne della gioia, l’inesauribile sorgente della pace, la sola via per la realizzazione più profonda della propria esistenza e di quella altrui, l’unica bellezza che può completamente soddisfare il cuore, la mente e l’anima degli uomini e far diventare la propria vita una vita bella per sé e per gli altri. Padre Palou conclude il racconto dello stendardo della Madonna Addolorata con un altro racconto quasi identico. Nella missione di san Diego i frati avevano portato un’immagine della Madonna con il

Missione San Buenaventura in California

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vita del serra Bambino in braccio e presto non poche donne arrivarono chiedendo di poter abbracciare il bambino e di allattarlo. Questo che ci potrebbe sembrare un racconto semplicistico e quasi infantile, seppure raccontato con un tono di immensa meraviglia da parte di Padre Palou, forse racchiude alcuni elementi estremamente più profondi e celati. Seppure l’immagine della Vergine e del Bambino Gesù fossero nuove per gli indigeni, essi conoscevano l’arte della pittura per cui potevano ovviamente distinguere tra un dipinto e una persona viva. Che cosa videro allora che li motivò a portare subito del cibo per la Madonna nella missione di san Gabriel e che cosa li spinse a voler avere in braccio il Bambino nella missione di san Diego? Non lo sappiamo. Da un punto di vista poetico e spirituale possiamo però domandarci se hanno visto solo lo stendardo o hanno visto altro al punto che portarono dei doni e vollero abbracciare il Bambino e sua Madre come se fossero persone vive.

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Questa ultima parte del racconto ci deve incoraggiare grandemente. Quando tenteremo di innalzare lo stendardo della bellezza di Dio in mezzo a chi ci circonda, nella testimonianza che siamo chiamati a dare anche tra chi è ostile e diffidente, tra chi è lontano e si è smarrito, tra chi non risponde e che si perde, non ci deve scoraggiare che l’immagine della bellezza di Dio che riusciamo a trasmettere sia imperfetta e monca. In realtà gli stendardi dei frati sicuramente non erano capolavori dei più eccelsi maestri né opere delle botteghe più raffinate, ma forse furono il Signore e la Vergine a renderli belli in modo soprannaturale in quei momenti. Così non temiamo di camminare in mezzo alle selve e ai boschi nuvolosi del nostro tempo, in mezzo ai deserti interiori e alle terre spirituali disabitate di senso, in mezzo a chi è avverso e indifferente, in mezzo a chi è lontano e remoto. Nostro compito è di sforzarci di presentare la bellezza di Dio con l’aiuto della grazia del Signore Gesù, consolidati dall’amore del Padre e con la comunione che ci dona il suo Santo Spirito pure in mezzo ai nostri limiti spesso evidenti, alle nostre forze talvolta ridotte, alle nostre mancanze, peccati e fragilità. Il Signore che ci ha chiamato a far conoscere lo stendardo della sua bellezza sarà con noi e la farà contemplare lui stesso nonostante le nostre incapacità e insufficienze ogni volta che saremo riuniti nel suo nome e ogni volta che pregheremo il Padrone della messe perché mandi operai per la sua messe. Di questo ne siamo certi, ne siamo convinti e ne siamo persuasi perché egli stesso l’ha promesso: “dove due o tre sono riuniti nel mio nome io sono in mezzo a loro” (Mt 18, 20). Andiamo allora sicuri e gioiosi e camminiamo per le strade, vie e percorsi che il Signore ci indicherà innalzando lo stendardo della bellezza di Dio, certi che chi lo contemplerà non potrà non sentire il fascino della persona di Cristo, non potrà non essere coinvolto dalla comunione dello Spirito, e non potrà non sperimentare l’amore dell’eterno Padre. È nostro compito innalzare lo stendardo della bellezza di Dio nella nostra esistenza. Il beato Junípero Serra ci assisterà e ci accompagnerà lungo il percorso della nostra vita perché lo possiamo portare con noi fino a quando andremo incontro al Signore dove non avremo più bisogno di stendardi perché contempleremo la sua bellezza senza veli e senza immagini.

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vita del serra

In occasione della riunione di Roma il Board di Serra International ha fatto visita ai vertici della Congregazione per il Clero S. Em. Beniamino Stella e S. Ecc. J. C. P. Wong

Anno di grazia 2015

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mportanti riconoscimenti per il Serra Italia. Sarà infatti un italiano, Dante Vannini, il Presidente eletto di Serra International. Vi saranno inoltre due Trustee italiani in Serra International, Gemma Sarteschi e Giuseppe Miccoli, e un membro nella commissione nomine, Manuel Costa, attuale Vice presidente ai programmi di Serra Italia. Testimonianza della stima che il Serra Italia ha nel mondo. Pubblichiamo dunque qui di seguito un intervento del nuovo presidente eletto di Serra International Dante Vannini, al quale vanno fin d’ora gli auguri di buon lavoro da parte della redazione de Il Serrano. di Dante Vannini

Ogni mese di gennaio, incontrando amici e parenti ci facciamo gli auguri di buon anno; non sempre l’ auspicio funziona ma ci sono anni in cui ciò si avvera. Mi pare che il 2015, per il Serra, sia iniziato nel migliore dei modi: Siamo nell’ anno della Canonizzazione del Beato Junipero Serra; la notizia comunicata dal Santo Padre durante il viaggio di ritorno dalle Filippine ci ha colmati di gioia, non abbiamo ancora il programma definitivo della cerimonia, sappiamo che il Santo Padre visiterà gli Stati Uniti alla fine di Settembre, la Canonizzazione si dovrebbe svolgere nella Cattedrale di Washington il 24 settembre. Sono in contatto con l’Ufficio Centrale del Serra di Chicago: nel momento in cui saremo informati sarà nostro dovere darne notizia a tutti i serrani d’Italia ed eventualmente organizzare un viaggio collettivo. Un avvenimento di questo 2015 è rappresentato

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dalla ricorrenza dell’ottantesimo anniversario dalla fondazione del Serra Club, avvenuta nel febbraio del 1935 per iniziativa di quattro professionisti di Seattle: ricordiamo con una preghiera i loro nomi: Harold, Dan, Leo e Richard. Dopo otto anni di riduzione del numero di serrani d’Italia, finalmente dal 2015 abbiamo avuto una inversione di tendenza: gli iscritti sono nuovamente in aumento anche se di poche unità ma il segnale ci deve incoraggiare nell’ opera di proselitismo ricordando il nostro impegna a favore delle Vocazioni. Nel corso della riunione del Board International di Huston, con l’amico Romano Pellicciarini abbiamo chiesto di organizzare la Convention Internazionale del 2017 a Roma; la nostra domanda è stata approvata all’unanimità. Cari amici da ora è nostro compito l’organizzazione di tale evento, la data non è stata stabilita, dipenderà dalla disponibilità del Santo Padre per avere l’udienza a noi dedicata. Con Cesare Gambardella abbiamo incontrato in Vaticano S. Em. il Cardinale Beniamino Stella che ha promesso il Suo intervento presso Papa Francesco affinché ci possa ricevere.

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vita del serra

Come noto, nella riunione di Huston la Commissione Nomine mi ha indicato alla Presidenza di Serra International per l’anno 2016/2017. Non ho sollecitato la candidatura, anzi avendo in Commissione Manuel Costa mi sono guardato bene dal chiedergli come si stavano svolgendo i lavori, non per disinteresse ma per discrezione. La nomina, anche se personale è dovuta alla alta considerazione che il Serra Italia ha in ambito internazionale, l’incarico mi preoccupa ma rinunziare mi sarebbe sembrato tradire le aspettative degli amici serrani. Devo ringraziare con affetto Romano

Nell’anno sociale 2016-17 ben tre italiani faranno parte del Board di Serra International e un quarto, Emanuele Costa, nella Int. Nominating Comm.

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e Manuel che mi sono stati accanto a Huston in un momento particolarmente delicato della mia vita di serrano. Con grande piacere la Commissione ha nominato anche Gemma Sarteschi e Giuseppe Miccoli nel Board Internazionale, per me sarà un grande aiuto avere due cari amici vicino. Ho ricevuto tantissimi messaggi di auguri, ringrazio tutti delle generosità dimostrata nei miei confronti, non posso fare i loro nomi per ragione di spazio ma un particolare grazie lo rivolgo alla Presidente di Serra Italia Marialuisa Coppola ed al Past Presidente Antonio Ciacci. Gli auguri mi serviranno da stimolo per svolgere con il massimo impegno il servizio a cui sono stato chiamato. Sempre nell’ ambito del Board di Huston è stata approvata la Charter del nuovo Serra Club di Asti; quando il documento ufficiale verrà inoltrato provvederemo alla cerimonia ufficiale di consegna prevista per il 12 giugno 2015, per ciò ringraziamo il Governatore Giancarlo Callegaro promotore, molto attivo, per l’opera svolta a favore del nuovo ingresso nella Famiglia Serrana. Che l’anno della Misericordia, indetto da Papa Francesco, ci induca ad essere aperti di cuore, per accogliere nella sua profonda spiritualità il senso della vita come vocazione e premura per gli altri, con il nostro servizio laico promotore della Bellezza. Vi saluto con le parole di San Giovanni Paolo II: “Cari serrani, impegnati in modo speciale sul terreno delle Vocazioni, non dimenticate mai che il vostro deve essere innanzi tutto un impegno di preghiera insistente e fiducioso. Pregando per le Vocazioni si impara a guardare con sapienza evangelica al mondo ed ai bisogni di vita e di salvezza”. Gemma Sarteschi, Cons.

Dante Vannini, Presidente

Giuseppe Miccoli, Cons.

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vita del serra Primo Cappellano del Serra in Italia

Mons. Luigi Noli nella Gerusalemme celeste di Francesco Baratta

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n prete speciale, un pastore autentico, un vero amico. Monsignor Luigi Noli, Rettore del Santuario di Nostra Signora delle Grazie al Molo in Genova, Cappellano Emerito del Serra Club di Genova, Canonico Onorario della Chiesa Metropolitana, Cappellano di Sua Santità, è tornato alla Casa del Padre. Ha ultimato la sua corsa terrena dedicando tutta la sua vita al Signore e alla Chiesa, impegnandosi intensamente con entusiasmo nell’avventura del Serra Club, esperienza di vita e di fede alla quale ha donato, con intelligente e contagiosa fedeltà, oltre mezzo secolo del suo ministero sacerdotale. È stato il primo cappellano del primo Serra Club Italiano, numero 184, in quel di Genova, città d’avanguardia nella scoperta di questo modo di servire la Chiesa curandone specialmente i germogli, ovverosia sostenendo concretamente le vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata. In un certo senso, per Don Noli – così amava essere chiamato, con semplicità e affabilità – il Serra Club è stato una vocazione nella vocazione. Luigi Noli nasce ad Orero di Serra Riccò, sulle colline genovesi, il 28 aprile 1917. Frequenta il Seminario Minore e poi quello Maggiore, conseguendo il Diploma di Maturità classica. Viene ordinato sacerdote dal Cardinal Pietro Botto il 7 giugno 1941, in piena Seconda Guerra Mondiale, insieme ad altri ventuno giovani. Inviato come Vice Parroco a Santa Maria di Rivarolo, due anni dopo diviene Cappellano Militare della Riserva. In parrocchia dà vita all’Associazione Cattolica Giovanile e si impegna nell’ONARMO (Opera Nazionale Assistenza Religiosa e Morale degli Operai). Don Noli ha appena ventiquattro anni, ma

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già emergono chiari quei talenti che faranno di lui un prete amato, aperto alle novità con intelligente sapienza, attento ai segni e alle istanze dei tempi. “Il giorno dell’insurrezione (25 aprile 1945) mentre celebra la Santa Messa Pasquale per gli operai, subi-

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vita del serra sce l’attacco dei tedeschi arroccati sulle alture circostanti; impartisce l’estrema unzione a quattro operai morenti; terminato il rito, torna alla casa canonica, dove è atteso da quattro esponenti del Comitato nazionale di liberazione con i quali si reca insieme a due sottufficiali tedeschi prigionieri all’Ospedale Celesia per trattare la resa dei militari asserragliati a Villa Rina e nell’ospedale stesso. La trattativa si concluderà con la resa senza spargimento di sangue alle ore 16 di quel pomeriggio”. Nel 1946 viene inviato all’Ufficio Sviluppo del quotidiano cattolico locale “Il Nuovo Cittadino” (incarico che ricoprirà sino al 1953) ed è nominato Vice Assistente Provinciale delle ACLI. Insieme al Cappuccino Padre Callisto fonda la Gioventù Operaia Cattolica. Don Luigi è un sacerdote affabile, tanto aperto al nuovo quanto saldo nella Dottrina: un vero pastore di anime, fedelissimo al Magistero, convinto assertore di una fede cristiana testimoniata in maniera sempli-

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ce e autentica, in parole ed opere: nel 1948 viene invitato a tenere un corso di sociologia in Belgio, dal 1947 è insegnante di Religione, incarico che manterrà sino al 1974. Nel 1953 viene inviato in missione nelle Diocesi del Salernitano; in quell’anno assume la direzione dell’Ufficio Stampa dalla Curia Arcivescovile, ufficio che tiene sino al 1959; dal 1955 al 1958 è direttore dell’Ufficio Diocesano Vocazioni. Nel 1961 riceve la Vestizione come Oblato Benedettino dell’Abbazia di Finalpia, dal 1962 al 2012 è Rettore del Santuario di Nostra Signora delle Grazie al Molo. Verso la fine degli Anni 50, Don Luigi conosce l’esperienza dei Serra Club, molto diffusa in America Settentrionale, pressoché sconosciuta, in quel tempo, a queste latitudini… Nel cammino all’ombra del Beato Junipero Serra Don Luigi incontra la sua seconda vocazione. Alla quale risponde con il consueto entusiasmo, la freschezza di un Eccomi che rimane intatto per tutti questi cinquanta e passa anni… “Per la seconda volta è stato il Signore ad illuminarmi – dirà nel 2009, nel cinquantesimo anniversario del Serra Club 184 – ed ho continuato a servire per cinquanta anni perché amo il Serra, la mia creatura”. Un Eccomi alla luce del quale ci siamo sentiti guardati e rigenerati, nella personale vocazione laicale… Amati e incoraggiati, come figli, pur essendo noi tutti padri di famiglia… E’ una qualità rara, propria di chi è Padre nel segno del Figlio. Voglio concludere citando la sua risposta ad una recente domanda postagli, una risposta che ben descrive l’uomo, il prete Don Luigi Noli: Il cardinale Siri, Arcivescovo di Genova, ti aveva affidato il compito di guidare la nascita e la formazione del movimento posto sotto la protezione del Beato Junipero Serra… Perché ti eri sentito chiamato a tale compito e, soprattutto, come hai potuto svolgerlo con tanta perseveranza e determinazione per oltre cinquant’anni? Risposta: “Certo tutto è nelle mani di Dio, ma Colui che tutto può fare, senza di noi, ha deciso di aver bisogno del nostro apporto e della nostra personale collaborazione”. Caro Don Luigi, la tua preziosa presenza continua e continuerà… sempre, in un’altra forma. Quella che Dio ha progettato per ognuno di noi.

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vita della chiesa

Riforma della Curia romana Il lavoro procede di Guido Rossi

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a riforma della Curia romana, uno degli obiettivi, che Papa Francesco si è prefisso fin dal giorno della sua elezione, procede. Ma i tempi per il varo della nuova Costituzione apostolica che prenderà il posto dell’attuale Pastor Bonus di Giovanni Paolo II non saranno brevi. Più probabile che si proceda per stralci. In pratica man mano che alcuni settori della riforma saranno maturi verranno avviati in via sperimentale, salvo poi essere confermati o corretti al termine di tutto il lavoro. È questo uno dei principali risultati del lavoro del cosiddetto C9, il Consiglio dei cardinali nominato appositamente per questo scopo, che ha tenuto la sua ottava sessione di lavoro in febbraio, nei giorni precedenti al Concistoro straordinario, cui poi ha riferito sull’esito delle proprie riflessioni. In linea di massima viene confermato che si pro-

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vita della chiesa cederà a un rimpasto globale dell’attuale conformazione della Curia Romana. E questo rimpasto, come ha auspicato il Papa nel suo intervento, sarà esclusivamente a servizio dell’evangelizzazione. Per il resto sono arrivate conferme e smentite. Queste ultime riguardano, ad esempio, la voce circolata tra gli addetti ai lavori di una bozza di 66 pagine della nuova Costituzione. La bozza non esiste, siamo ancora al livello del contributo di idee su singole questioni. E il C9 – è stata fatto intendere – non è esattamente l’organo più indicato a stenderla, dal momento che in casi del genere la parola passa agli studiosi di diritto canonico, i quali sono chiamati a trasformare in articoli il frutto delle riflessioni maturate dal Papa e dai cardinali. Ma questa fase non è ancora cominciata, né è stato detto quando inizierà. Le conferme riguardano invece alcuni accorpamenti di Pontifici Consigli, ipotesi già trapelata nei mesi scorsi. “Ci sono alcune cose di cui si è già parlato con una certa concretezza – ha riferito ai giornalisti il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi –. Ad esempio l’ipotesi di due nuovi nuclei. Da una parte Laici-famiglia-vita e dall’altra Carità-giustizia-pace. Questi sembrano due argomenti già un po’ più maturi, perlomeno i cardinali del C9 ne hanno già parlato anche con gli attuali capi dicastero della Curia romana”. In effetti se ne è parlato anche nel Concistoro straordinario di febbraio. E a riferire l’ipotesi a tutti i cardinali presenti è stato il segretario del C9, monsi-

Il Santo Padre con i vertici dei Dicasteri vaticani

gnor Marcello Semeraro, vescovo di Albano. I cardinali, a quanto è dato sapere, non hanno espresso opposizioni al progetto. Anzi nei 40 interventi seguiti alla relazione sono stati affrontati - in un clima definito sereno, positivo e costruttivo - temi come il rapporto tra la Curia, le Chiese locali e le Conferenze episcopali. In proposito è tornata spesso la parola “decentralizzazione”, nel senso positivo della sussidiarietà che indica come il servizio da parte della Curia debba tener conto di ciò che si può fare bene anche a livello di diocesi e Conferenze episcopali. Si è parlato, inoltre, della questione del coordinamento all’interno della Curia e della necessità di salvaguardare la competenza della Segreteria di Stato nei rapporti con le organizzazioni internazionali. Nella discussione è stata ribadita inoltre la centralità della semplificazione come criterio condiviso e si è accennato al ruolo e alla responsabilità dei laici, in particolare delle donne. Il collegio cardinalizio ha espresso inoltre apprezzamento e incoraggiamento per l’impegnativa e importante riforma economica già avviata, sottolineandone i criteri di trasparenza, responsabilità, competenza e chiarezza. Lo ha riferito lo stesso padre Lombardi, direttore della Sala stampa della Santa Sede, nel briefing con i giornalisti a conclusione dei lavori. Un segnale questo che fa intendere come la riforma della Curia potrebbe effettivamente procedere per stralci. Uno di questi, quello economico appunto, con la creazione della Segretaria per l’economia, affidata al cardinale australiano Georg Pell, è già in vigore.

19 foto Pignata


vita della chiesa

Cardinali a sorpresa? con Francesco si puo` di Augusto Intermine

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al 14 febbraio scorso la Chiesa cattolica ha 20 cardinali in più, 15 dei quali sotto gli ottant’anni e dunque elettori in un eventuale conclave. Le scelte di Papa Francesco, però, ancora una volta hanno sorpreso tutti, per primi gli stessi nuovi porporati, molti dei quali (ad esempio i due italiani, gli arcivescovi di Agrigento, Francesco Montenegro e di Ancona-Osimo, Edoardo Menichelli) lo hanno appreso dalla televisione. Non sono stati loro le uniche novità di questo nuovo Concistoro per la creazione di cardinali. Anche perché il Pontefice per la seconda volta consecutiva ha dimostrato di non ritenersi legato alle sedi cosiddette cardinalizie, ma di voler scegliere di volta in volta a seconda delle persone. In Italia per esempio l’arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, e il patriarca di Venezia, Francesco Moraglia, non sono cardinali, pur essendo alla guida di diocesi tradizionalmente legate alla porpora. Ecco l’elenco completo dei nuovi cardinali. Innanzitutto gli elettori: Mons. Dominique Mamberti, Arcivescovo titolare di Sagona, Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica. Mons. Manuel José Macário do Nascimento Clemente, Patriarca di

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Lisboa (Portogallo). Mons. Berhaneyesus Demerew Souraphiel, C.M., Arcivescovo di Addis Abeba (Etiopia). Mons. John Atcherley Dew, Arcivescovo di Wellington (Nuova Zelanda). Mons. Edoardo Menichelli, Arcivescovo di Ancona-Osimo (Italia). Mons. Pierre Nguyên V n Nhon, Arcivescovo di Hà Nôi (Viêt Nam). Mons. Alberto Suárez Inda, Arcivescovo di Morelia (Messico). Mons. Charles Maung Bo, S.D.B., Arcivescovo di Yangon

S. Em. il Cardinale Francesco Montenegro, Arcivescovo di Agrigento e S. Em. il Cardinale Edoardo Menichelli, Arcivescovo di Ancona - Osimo

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(Myanmar). Mons. Francis Xavier Kriengsak Kovithavanij, Arcivescovo di Bangkok (Thailandia). Mons. Francesco Montenegro, Arcivescovo di Agrigento (Italia). Mons. Daniel Fernando Sturla Berhouet, S.D.B., Arcivescovo di Montevideo (Uruguay). Mons. Ricardo Blázquez Pérez, Arcivescovo di Valladolid (Spagna). Mons. José Luis Lacunza Maestrojuán, O.A.R., Vescovo di David (Panamá). Mons. Arlindo Gomes Furtado, Vescovo di Santiago de Cabo Verde (Arcipelago di Capo Verde). Mons. Soane Patita Paini Mafi, Vescovo di Tonga (Isole di Tonga). Quindi gli ultraottantenni, cinque arcivescovi e vescovi emeriti che – come ha sottolineato il Papa al momento dell’annuncio, lo scorso 4 gennaio, “si sono distinti per la loro carità pastorale nel servizio alla Santa Sede e alla Chiesa. Essi rappresentano tanti Vescovi che, con la stessa sollecitudine di pastori, hanno dato testimonianza di amore a Cristo e al Popolo di Dio sia nelle Chiese particolari, sia nella Curia Romana, sia nel Servizio Diplomatico della Santa Sede”. Essi sono: Mons. José de Jesús Pimiento Rodríguez, Arcivescovo emerito di Manizales. Mons. Luigi De Magistris, Arcivescovo titolare di Nova, ProPenitenziere Maggiore emerito. Mons. Karl-Josef Rauber, Arcivescovo titolare di Giubalziana, Nunzio Apostolico. Mons. Luis Héctor Villalba, Arcivescovo

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emerito di Tucumán. Mons. Júlio Duarte Langa, Vescovo emerito di Xai-Xai. Da notare che Pimiento è stato l’unico non presente, per ragioni di età avanzata, alla cerimonia di consegna della berretta. Il colombiano, 96 anni, è stato nominato vescovo addirittura da Pio XII ed è uno degli otto vescovi “pacelliani” tuttora in vita. Il più giovane non solo di questa informata ma dell’intero collegio cardinalizio è invece il cardinale di Tonga, 53 anni. Da rimarcare, inoltre, che la maggior parte delle nuove nomine sono nel sud del mondo. Due in Africa: Etiopia e Capo Verde. Tre in Asia: Vietnam, Myanmar e Thailandia. Tre nell’America latina: Messico, Uruguay e Panama. Due in Oceania: Nuova Zelanda e Isole Tonga. Tre di questi paesi avranno un cardinale per la prima volta nella storia: Capo Verde, Myanmar e Tonga. Al momento in cui queste nomine sono state fatte i cardinali elettori erano diventati 125, cinque in più dei 120 regolamentari. Ma in marzo e in aprile compiono 80 anni i cardinali Antonio Naguib e Justin F. Rigali, in settembre i cardinali Velasio De Paolis e Santos Abril y Castelló e nel febbraio del 2016 il cardinale Roger M. Mahony. In tal modo nel giro di un anno il numero degli elettori ritornerà entro il limite al quale il papa può comunque derogare, come fece quasi sempre Giovanni Paolo II.

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vita della chiesa Verso Firenze 2015

Il Convegno Nazionale nello stile di Francesco di Massimo Lanzidei

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sicuramente l’appuntamento più importante dell’anno, per quanto riguarda la Chiesa Italiana. E perciò vale la pena soffermarsi sull’iter di preparazione che si sta intensificando in questi mesi. Parliamo del Convegno nazionale decennale che si svolgerà a Firenze dal 9 al 13 novembre prossimo. Innanzitutto bisogna dire che sarà un Convegno diverso, nel suo svolgimento, rispetto agli altri appuntamenti decennali che lo hanno preceduto (Roma 1976, Loreto 1985, Palermo 1995 e Verona 2006). Più corale, poiché tutti i 2500 delegati devono poter prendere la parola, e con una sola voce “solista”: quella del Papa, il cui intervento di fatto darà il là alla riflessione sulle cinque vie del tema: uscire, annunciare, abitare, educare e trasfigurare, che prendono spunto dai verbi principali della Evangelii Gaudium. Insomma sarà un Convegno secondo lo stile del Pontificato di Francesco, la cui presenza a Firenze è stata annunciata da tempo, probabilmente nella giornata del 10 novembre. Il punto sull’organizzazione è stato fatto di recente a Roma dal presidente del Comitato preparatorio di Firenze 2015, l’arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia, che riunendo i membri del Comitato stesso, ha comunicato le principali novità. Innanzitutto la sede principale del Convegno: la Fortezza da Basso. Quindi i dettagli del programma e la metodologia di lavoro, che ruoteranno intorno al tema “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”. «Non ci saranno relazioni – ha spiegato monsignor Nosiglia – ma, oltre al discorso del Santo Padre che costituirà una sorta di magna charta per tutti, solo due introduzioni al dibattere dei gruppi. Sarà infatti questo momento il cuore del Convegno e anche la vera novità rispetto al passato».

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Lo scopo «è far sì che tutti parlino». I 2500 convegnisti verranno infatti suddivisi nelle cinque aree. Più o meno 500 per area. Quindi verranno formati gruppi più ristretti di 100 persone circa e all’interno di questi ultimi, dei gruppetti di 14 o 15 convegnisti

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vita della chiesa dove materialmente avverrà l’approfondimento dei temi. Molti dei membri del Comitato preparatorio dovranno poi moderare i singoli gruppetti, curando particolarmente, ha ricordato l’arcivescovo di Torino, «l’equilibrio degli interventi». In sostanza, ha aggiunto con un sorriso, «limitando chi parla troppo e stimolando chi tende a intervenire di meno». Altra novità di rilievo il fatto che nell’ultimo pomeriggio, quello di giovedì 12 novembre, il Convegno si trasferirà nelle “periferie” esistenziali della diocesi di Firenze. I partecipanti, infatti, suddivisi in piccoli gruppi, potranno visitare una quarantina di luoghi di «umanesimo concreto» in campo sociale, culturale, educativo, spirituale, assistenziale, per «prendere contatto con la ‘base’». Durante la recente riunione del Comitato preparatorio – cui hanno preso parte circa 120 persone: quattro delegati per ogni Regione ecclesiastica, i rappresentanti delle associazioni, dei religiosi e delle religiose, la presidenza, la giunta del Comitato e gli Uffici della Segreteria generale della Cei – non ci si è fermati agli aspetti organizzativi. Anche in questo caso, infatti, i partecipanti erano suddivisi in gruppi di studio secondo le “cinque vie” indicate da Papa Francesco nell’Evangelii gaudium. Il loro compito era quello di elaborare schede contenutistiche da mettere a disposizione dei consigli pastorali parrocchiali. «La metodologia corale – ha detto monsignor Nosiglia – non riguarda infatti solo il momento celebrativo del Convegno, ma la sua preparazione, in modo da coinvolgere anche chi non andrà a Firenze. Anche perché i temi sono quelli della vita di ogni giorno e interessano tutti». Nosiglia si è detto infine molto contento dell’avvio del sito internet («tantissimi i contatti») e ha annunciato che attraverso questo strumento si cercherà di raggiungere e rendere protagonisti i giovani. A tal proposito il Comitato è al lavoro per individuare modalità telematiche che permettano a ogni fedele, anche da casa, di seguire in tempo reale i lavori di novembre e di interagire con essi.

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vita della chiesa

2015, anno dedicato alla Vita Consacrata di Cosimo Lasorsa

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e persone consacrate sono segno di Dio nei diversi ambienti della vita, sono lievito per la crescita di una società più giusta e fraterna, sono profezia di condivisio-

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ne con i piccoli e i poveri. Così intesa e vissuta, la vita consacrata ci appare proprio come essa è realmente: è un dono di Dio, un dono di Dio alla Chiesa, un dono di Dio al suo popolo! Ogni persona consacrata è un dono per il popolo di Dio in cammino. Queste parole pronunciate da Papa Francesco ci introducono alla celebrazione della vita consacrata, alla quale S. Santità ha voluto dedicare l’anno 2105. Rallegratevi, esultate, sfavillate di gioia, è il messaggio che il Sommo Pontefice ha inviato con la sua lettera circolare ai consacrati e alle consacrate. Un messaggio che richiama, come pronunciato dal Papa, la bellezza e la preziosità di questa peculiare forma di “sequela Christi”, rappresentata da tutti i consacrati e le consacrate che hanno deciso di lasciare ogni cosa per imitare Cristo più da vicino mediante la professione dei consigli evangelici. Un vero riconoscimento del Papa a chi si è dedicato alla vita consacrata, da consolidarsi, nel corso dell’anno, con una serie di iniziative da attuare in tutti i Paesi del mondo per fare conoscere “la vostra luminosa testimonianza di vita, come una lampada posta sul candelabro per donare luce e calore a tutto il popolo di Dio”. Un riconoscimento ma anche una esortazione a pregare per le vocazioni, affinché “il padrone delle messi mandi operai per la sua messe”, a sostegno della Chiesa e del gregge di Dio. L’invito rivolto da Papa Francesco a tutti i consacrati con il suo messaggio è contenuto in tre semplici ma significative parole: gioia, coraggio e comunione. La gioia, come prima cosa, perché, riprendendo una frase della Esortazione Apostolica sull’annuncio del Vangelo nel mondo attuale, il Vangelo riempie il

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vita della chiesa cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. “Mostrate a tutti che seguire Cristo e mettere in pratica il suo Vangelo riempie il vostro cuore di felicità”, è quanto ha ribadito il Papa rivolto ai consacrati. Contagiate di questa gioia chi vi avvicina e allora tante persone ve ne chiederanno la ragione e sentiranno il desiderio di condividere con voi la vostra splendida e entusiasmante avventura evangelica. Il coraggio, come seconda verità fondamentale, tema caro a Papa Francesco, che già in altre circostanze, come in occasione della 28° Giornata Mondiale della Gioventù, aveva invitato con forza i giovani a non avere paura di quello che Dio ci chiede, perché vale la pena di dire sì a quel Dio che è anche gioia. Ai consacrati chiamati a svolgere la loro missione di messaggeri della Parola di Dio, il coraggio richiamato dal Papa è quello di sentirsi amati dal Signore. Con la forza dello Spirito Santo che vi accompagnerà, ha raccomandato il Papa, andate per le strade del mondo e mostrate la potenza innovatrice del Vangelo che, se messo in pratica, opera anche oggi meraviglie e può dare risposta a tutti gli interrogativi dell’uomo. La comunione, infine, come terzo valore della consacrazione, che Papa Francesco intende come comu-

nione personale dei consacrati con Dio scelto come unico scopo della loro esistenza. Siate instancabili costruttori di fraternità, ha sollecitato Papa Francesco, anzitutto praticando fra di voi la legge evangelica dell’amore scambievole, e poi con tutti, specialmente con i più poveri. Mostrate che la fraternità universale non è un’utopia, ma il sogno stesso di Gesù per l’umanità intera. Guardare il passato con gratitudine, vivere il presente con passione, abbracciare il futuro con speranza. Sono questi, in sintesi, i tre obiettivi per l’anno della vita consacrata che Papa Francesco ha delineato nella Lettera Apostolica pubblicata il 18 novembre 2014. Una lettera dal linguaggio semplice, chiaro e concreto affinché questo anno dedicato alla vita consacrata possa risultare fruttuoso ed essere considerato un appuntamento importante per pregare, riflettere, dialogare e agire nel nome del Vangelo. Come comunità serrane ci uniamo nella preghiera affinché gli eventi di quest’anno possano essere di stimolo ed accrescere l’entusiasmo e la gioia di tutte le persone consacrate, che sono vicine alle nostre Parrocchie e ai nostri Club, con una presenza spirituale che li aiuti a sostenere la propria vocazione e la loro missione nella Chiesa e nel mondo.

foto Pignata

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Quella chiamata che e` via di santita` di Beatrice Serenelli

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ocazione, bellezza e santità. È il trinomio che ha fatto da sfondo al convegno nazionale dell’Ufficio per la pastorale vocazionale svoltosi a Roma all’inizio di gennaio con la partecipazione di 700 delegati giunti da tutta Italia. «Parlare di bellezza significa parlare di vocazione», ha detto in apertura dei lavori monsignor Nico Dal Molin, direttore dell’Ufficio Cei che ha organizzato il simposio. «Ogni vocazione – ha aggiunto - è una testimonianza bellissima di un cammino originale verso la santità». Ecco dunque il trinomio, che il sacerdote ha interpretato alla luce dell’insegnamento di Papa Francesco. «La santità è il volto più bello della Chiesa – ha ricordato citando le parole del Pontefice nell’udienza generale del 19 novembre scorso -. E la vocazione alla santità non è una prerogativa soltanto di alcuni, essa è un dono che viene offerto a tutti, nessuno escluso». Come fare, dunque, per incamminarsi su questa strada? Dal Molin ha cercato di fornire degli indizi, più che delle risposte vere e proprie, che sono venute poi dal complesso dei lavori. «Parlare di bellezza significa parlare di stupore, di meraviglia e di gioia», ha fatto notare. Ma, si è domandato, «esistono ancora questi sentimenti nella nostra vita? Dovremmo chiedercelo, noi che ormai siamo abituati a tutto, scafati dalla vita, muri di gomma su cui ogni realtà rimbalza via». Il direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale

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delle vocazioni ha perciò invitato a «coltivare lo stupore, come una pianticella che cresce nel cuore di chi sa attendere, in chi sa scrutare l’orizzonte della vita, guardare oltre ogni situazione, lieta o triste che sia».

Da sx: Emanuele Pirato, Mons. Stefano Rega, S. Em. Cardinale Parolin, la Presidente Nazionale Maria Luisa Coppola, Ugo La Cava, Antonio Ciacci e Dino Viti presenti al Convegno UNPV


vocazioni Lo stupore, infatti, «nasce quando si coglie la bellezza della vita, quella bellezza – ha sottolineato ancora Dal Molin – che non sappiamo più vedere, scorgere, apprezzare. Eppure «c’è tanta bellezza intorno a noi, c’è tanta santità, ma noi non ce ne accorgiamo». «Viviamo la nostra vita con frenesia, con sempre mille cose da fare; camminiamo spesso con il passo troppo veloce per guardarci intorno; i nostri occhi e i nostri orecchi sono distratti: non vedono, non sentono». Occorre, perciò, recuperare, ha detto il direttore dell’Ufficio Cei, «quella che il teologo ortodosso russo Pavel Aleksandrovic Florerenskij chiamava “l’estasi del cuore cherubico”». In altri termini, «la voglia di desiderare e di cercare la bellezza e la speranza». Ogni periodo, ha aggiunto monsignor Francesco Lambiasi, vescovo di Rimini e presidente della Commissione episcopale per il clero e la vita consacrata, ma soprattutto i tempi forti dell’Anno liturgico, sono momenti propizi per questo. «Non siamo schiavi di Dio, né orfani, ma figli. Questa – ha ricordato è la buona notizia del Vangelo che ci fa dire di no alla paura, anzi ci rende uditori della Parola e predisposti alla chiamata». Sono i temi che i 700 convegnisti hanno appro-

Mons. Nico Dal Molin

fondito in aula e nei gruppi di studio. L’ufficio nazionale, ha ricordato ieri monsignor Leonardo D’Ascenzo, «ha elaborato un itinerario vocazionale triennale: è la proposta di una pedagogia della santità. Il cammino ci aiuterà a mettere a fuoco e ad approfondire tre atteggiamenti fondamentali dell’esperienza vocazionale: lo stupore, la gratitudine e l’adorazione». Al convegno hanno preso parte anche il segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, e il vescovo delegato per la pastorale vocazione della conferenza episcopale spagnola, monsignor Eusebio Hernandez Sola. Numerosa e qualificata la presenza dei membri del Serra Club Italia, guidati dal presidente nazionale Maria Luisa Coppola. Il Serra Italia, che rafforza in tal modo la sua collaborazione con l’Ufficio nazionale per la pastorale delle vocazioni, ha anche offerto ai convegnisti un concerto del gruppo musicale “The priests”, composto da tre sacerdoti dell’Irlanda del Nord e molto apprezzato dai partecipanti al simposio.

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Genova Nervi 476

Incontro con i missionari SMA

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Anche quest’anno il Serra di Nervi ha tenuto un incontro formativo e conviviale presso la Casa genovese della SMA, Società delle Missioni Africane. La SMA, fondata nel secolo XIX dal vescovo francese Melchior de Brésillac., oggi può contare su 950 membri, provenienti da 40 Paesi di 4 continenti, Essi testimoniano il Vangelo in Europa (Italia, Francia, Gran Bretagna, Irlanda, Spagna, Paesi Bassi, Polonia), negli USA, in Canada, India, Filippine. L’opera di evangelizzazione dei missionari, comunque, è rivolta in primis alle popolazioni africane (Egitto, Liberia, Costa d’Avorio, Ghana, Nigeria, Kenya, Centrafrica, Tanzania, Congo, Sudafrica, Angola, Zambia, ecc). Con l’incontro fraterno del 28 gennaio, il nostro Sodalizio e la SMA hanno consolidato i rapporti di cristiana amicizia che li legano da tanti anni, e che si esprimono nel ricordo reciproco, nella preghiera comune, nei periodici incontri formativi. Il Serra di Nervi cerca altresì di assicurare un sostegno tangibile agli onerosi impegni della SMA: pur nei limiti delle nostre non elevate disponibilità, aiutiamo alcune delle numerose attività missionarie e incoraggiamo le vocazioni sacerdotali. A questo proposito, ringraziamo il Signore per l’imminente diaconato di un seminarista africano, al cui sostentamento abbiamo destinato una borsa di studio pluriennale. Ma il dono più bello dell’incontro di quest’anno mi sembra sia stato l’ascolto della testimonianza di suor Hanaa, una religiosa egiziana della Congregazione di N.S. degli Apostoli (fondata, sempre nel secolo XIX, da padre Agostino Planque), in pratica il ramo femminile della SMA. Suor Hanaa (nata in una famiglia numerosa, da padre di religione copta cattolica e da madre copta ortodossa), ha ripercorso i momenti indimenticabili durante i quali, mentre frequentava la terza Media, ha avvertito la chiamata alla vita missionaria. Suor Hanaa non ha nascosto le difficoltà incontrate per seguire la sua vocazione, non ultima quella di far accettare ai genitori la decisione di “uscire” dall’ambiente familiare e dalla sua terra, di andare lontano... Commovente il momento del distacco (da genitori, parenti e amici), quando, a 22 anni, la futura sour Hanaa, accompagnata da una cinquantina di giovani della sua parrocchia, ha preso il treno che l’avrebbe portata lontano da casa (all’inizio in Egitto poi in Nigeria, India, Italia). Da oltre tre anni, quindi, l’Italia è la terra di missione di suor Hanaa, che qui si confronta con le problematiche dell’immigrazione. A Milano Linate ha seguito persone di origini molto diversificate (Maghreb, America latina, Egitto, ecc.). Con sincera umiltà, ritiene di “non aver fatto cose grandi”, anzi di aver ricevuto e imparato tanto dalle persone incontrate, dalla vicinanza con i malati e con le persone sole e abbandonate. Per diventare discepola di Gesù, ha dovuto lasciare padre, madre, fratelli… E però ha constatato che, così facendo, ha acquistato altri parenti, con i quail ha instaurato legami di vicinanza spirituale. Dal luglio scorso è impegnata a far decollare, presso la diocesi di Genova, un progetto di integrazione dei migranti, in particolare delle donne. Suor Hanaa avverte profondamente l’esigenza che sia data piena dignità alle donne, che vanno sostenute nella loro delicata ricerca di emancipazione da pregiudizi e da condizioni di subalternità, non solo nei Paesi del Terzo Mondo. Del resto, tra le finalità della Congregazione di N.S degli Apostoli vi è anche quella di promuovere l’inserimento sociale della donna, di valorizzare quel genio femminile di cui parlava san Giovanni Paolo II. E oggi è sempre più diffuso il riconoscimento che, anche nella Chiesa, la presenza delle donne sia preziosa e insostituibile, grazie alla loro capacità di lavorare in silenzio e di portare avanti attività pastorali come l’evangelizzazione e la diffusione del Regno di Dio. Nella sua testimonianza, la religiosa egiziana ha mostrato, in diversi passaggi, di essere animata da una fede profonda, che ha il suo fondamento nel Vangelo. Una fede che le consente di riconoscere che, fin dall’inizio della sua vita missionaria e ovunque abbia svolto il suo servizio, non è mai stata sola. Ha sempre incontrato qualcuno che ha saputo incoraggiarla a superare le difficoltà e ad andare avanti, cioè a scorgere la Via che doveva percorrere.. Un altro esempio della solidità della sua fede mi sembra sia rintracciabile nell’incrollabile disponibilità all’incontro e al dialogo con il mondo islamico. Pur non sottovalutando le sofferenze attuali, anche nella sua patria (violenze e persecuzioni di cristiani, distruzioni di numerose chiese), suor Hanaa è certa che la convivenza tra cristiani e musulmani sia possibile. Ed è convinta che, a dispetto di tante apparenze che vanno in senso contrario, i progetti di ascolto reciproco e di integrazione possano e debbano andare avanti, anche grazie all’apporto del genio femminile. Ammiriamo e condividiamo il pensiero di suor Hanaa, che desideriamo sia realizzato. E ciò ci sembra che potrà avverarsi quando il mondo islamico e l’Occidente riusciranno ad accordarsi sulle modalità necessarie per fermare e isolare i terroristi e i fondamentalisti. Sergio Borrelli

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Connessione Fede-decalogo “Papa Francesco, nell’Enciclica «Lumen Fidei» al n.46, ribadisce l’importanza della connessione tra la fede e il Decalogo. Per questo alla luce della fede, cioè dell’affidamento totale al Dio che salva, il Decalogo acquista la sua verità più profonda, contenuta nelle parole che introducono i Dieci Comandamenti: «Io sono il tuo Dio che ti ho fatto uscire dal paese d’Egitto» (Esodo 20,2)”. “Il Decalogo, osserva il Papa, non è un insieme di precetti negativi, ma di indicazioni concrete per uscire dal deserto di un «io» chiuso in se stesso ed entrare in dialogo con Dio. Questo richiamo al Decalogo è costante e continuo nell’insegnamento cristiano, per rammentarci che c’è il diritto divino («ius divinum»). Dio ha dato delle leggi e le ha inserite nell’uomo e, come ci attesta l’ultramillenaria storia della cultura, sono accessibili all’intelligenza e giustamente si è parlato e si parla di un diritto naturale («ius naturale»). Ma non da tutti e non sempre vi è stata la capacità di conoscere e di accogliere questo diritto naturale. Scrive San Bonaventura (1221-1274), vescovo e dottore della Chiesa: «Una completa esposizione dei comandamenti del Decalogo si rese necessaria nella condizione di peccato, perché la luce della ragione si era ottenebrata e la volontà si era sviata». I comandamenti di Dio, perciò noi li conosciamo attraverso la Rivelazione divina e per mezzo della voce della coscienza morale che tuttavia sulla Rivelazione si deve fondare. Giovanni Paolo II in una splendida omelia pronunciata il 26 febbraio 2000 al monastero greco-ortodosso di Santa Caterina sul Monte Sinai, nei pressi del luogo dove Dio aveva consegnato a Mosè il Decalogo, affermava che i Dieci Comandamenti non sono l’imposizione arbitraria di un Signore tirannico; essi sono stati scritti nella pietra, ma innanzitutto furono iscritti nel cuore dell’uomo come legge morale universale, valida in ogni tempo e in ogni luogo. Oggi come sempre, continuava il Papa, le Dieci Parole della legge forniscono la base autentica per la vita degli individui, delle società e delle nazioni; oggi come sempre, esse sono «l’unico futuro della famiglia umana». Perché il Decalogo salva l’uomo dalla forza distruttiva dell’egoismo, dell’odio e della menzogna, evidenziando tutte le false divinità che lo riducono in schiavitù: l’amore di sé sino all’esclusione di Dio, l’avidità di potere e di piacere che sovverte l’ordine della giustizia e degrada la dignità umana. Osservare i Comandamenti, diceva ancora Giovanni Paolo II, significa essere fedeli a Dio, ma significa anche essere fedeli a noi stessi, alla nostra autentica natura umana e alle nostre più profonde aspirazioni. Il vento che ancora soffia dal Sinai ricorda che Dio deve essere onorato nelle sue creature e nella loro crescita. In questo senso, concludeva il Papa, quel vento reca un invito insistente al dialogo fra i seguaci delle grandi religioni monoteistiche, nel loro servizio alla famiglia umana”. E’ da rilevare che “la nostra fedeltà al Decalogo ovviamente non ci impedisce di collaborare, almeno per un pezzo di strada insieme, con coloro che fanno propri non tutti, ma alcuni elementi della legge morale universale. Nel più profondo rispetto per la buona volontà di tanti uomini, non fa parte della nostra identità teologale un giusnaturalismo ateo che ha le sue origini in Ugo Grozio (1583-1645). Infatti, per i credenti, non si può dire che Dio non esiste («etiamsi daremus non esse Deum»), per noi invece: «creatura sine Creatore evanescit» («La creatura senza il Creatore svanisce»). I cristiani hanno il diritto e il dovere di ripresentare il Decalogo all’umanità intera anche in certi frangenti politici, economici e sociali nello stile di quella che chiamerei la «regola del profeta Ezechiele» che voglio riportare: «Se dico al malvagio: “tu morirai!”, e tu non lo avverti e non parli perché il malvagio desista dalla sua condotta perversa e viva, egli il malvagio, morirà per la sua iniquità, ma della sua morte io domanderò conto a te. Ma se tu avverti il malvagio ed egli non si converte dalla sua malvagità e dalla sua perversa condotta, egli morirà per la sua iniquità, ma tu ti sarai salvato. Così, se il giusto si allontana dalla sua giustizia e commette il male, io porrò un inciampo davanti a lui ed egli morirà. Se tu non l’avrai avvertito, morirà per il suo peccato e le opere giuste da lui compiute non saranno più ricordate, ma della morte di lui domanderò conto a te. Se tu invece avrai avvertito il giusto di non peccare ed egli non peccherà, egli vivrà, perché è stato avvertito e tu ti sarai salvato» (Ezechiele 3,18-21). La missione della Chiesa, come riafferma il Vaticano II, è quella di predicare il Vangelo ad ogni creatura, affinché tutti gli uomini, per mezzo della fede, del Battesimo e dell’osservanza del Decalogo ottengano la salvezza”. Massimiliano Colelli

Grosseto 483

Giornata di formazione

Alcuni rappresentanti del Consiglio del nostro Club hanno partecipato nei pressi Rapolano Terme (Siena) alla “Giornata di formazione” organizzata dal Distretto 171. Dopo i rituali saluti con i soci degli altri Clubs del Distretto, fra cui i Governatori in carica e past-governor sono iniziati i lavori. Il socio del Club di San Remo, delegato nazionale per la formazione errana, Marco Crovara, ha esposto con passione e precisione i vari punti di approfondimento del Regolamento e delle Disposizioni per la vita dei Clubs. Dopo un breve intervallo, sono ripresi i lavori nella massima attenzione da parte di tutti e sono seguiti degli interventi per maggiori chiarimenti. Una lauta, seppur veloce colazione, ha chiuso la prima parte della nostra giornata. Un altro impegno ci attendeva a Grosseto. Nel tardo pomeriggio, nella Cappella del Seminario, dopo la celebrazione dei Vespri, presenziata da S.E. Mons. Rodolfo Cetoloni, alla presenza del Presidente del Serra Club Alietta Meoni, del Cappellano Don Giampaolo Marchetti, di altri membri del Consiglio e delle famiglie dei Seminaristi, il socio tesoriere Ernesto De Cesaris, Consigliere della Fondazione Italiana Beato Junipero Serra, ha consegnato due assegni da €1.500,00 ciascuno a Don Maius Balint ed al Seminarista Francisco Iniguer Padila per il proseguimento dei loro studi.

Francesca Mendillo Giordano

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Aversa 1002

Raccontare la famiglia

Da molti anni il club di Aversa ha a cuore il concorso scolastico, il progetto educativo/ formativo bandito a livello nazionale ed eseguito dai club locali. Nel nostro club, si è data particolare importanza a questa realtà, nella convinzione che il dialogo con i ragazzi sortisce varie finalità , in primis conoscere il loro vissuto ed ascoltare le problematiche giovanili che solo sommariamente vengono definite. La loro voce è sempre sincera e genuina, il loro bisogno di comunicare sentimenti ed emozioni reale, e se trovano adulti responsabili, non fanno fatica a rivelarli. In preparazione al concorso scolastico, vi sono stati incontri preparatori, per consultare i ragazzi sul tema, con l’aiuto di esperti consulenti familiari e pedagogisti. In particolare sottolineo la presenza qualificata della dott.ssa Anna Pollio, consulente familiare, mamma di nove figli, che ha in affido altri cinque bimbi. La sua è una testimonianza vera, una reale maternità donata con grazia abbondante da Dio, al quale ha risposto “Eccomi” vivendo un percorso di fede autentico. La sua casa, ricca di sguardi e di voci non è mai chiassosa, il rapporto tra genitori e figli sereno e collaborativo, non vi sono frizioni né rivalità, ma tutti si ritrovano a sera a recitare il rosario. E’ diventata un simbolo di maternità consapevole, tanto che TV2000 le ha dedicato due trasmissioni e sovente viene intervistata da altre emittenti. Anna Pollio ha incantato una platea scolastica di circa 1100 alunni del Comprensivo “De Curtis”, grazie alla sensibilità del Dirigente scolastico dott. Olga Iorio che ogni anno è lieta di ospitare gli incontri formativi del nostro club e partecipa con molte classi al concorso scolastico. Il tema “ Prova a raccontare la vita”, è stato affrontato nei suoi molteplici aspetti; ai ragazzi è stato chiesto di esprimersi con sincerità ed il dialogo è stato vivacissimo e ricco di spunti di riflessione. Particolarmente commoventi i racconti di alcuni ragazzi che, come un fiume in piena, hanno raccontato storie familiari davvero struggenti. Questa esperienza formativa del concorso scolastico è un servizio alla comunità importantissimo: aiutare a crescere con principi cristiani i nostri ragazzi ed indicare il senso della vita non materiale né meccanicistica ma come dono da salvaguardare e difendere dalle insidie di un mondo che sembrerebbe fare a meno di Dio, ma che invece ne ha sete. Un servizio che i laici del serra club rendono alla società civile ed alla Chiesa con professionalità, competenza ed amore. Giovanna Carotenuto

Viterbo 433

La Quaresima Siamo vicini al tempo di Quaresima, tempo di revisione di vita, tempo di esaminare i moti interiori del nostro animo per rinvigorirne le energie e ritrovare familiarità con la Parola di Dio, specialmente quando ci sentiamo smarriti, quando sentiamo di perdere il senso giusto della vita, quando il cuore non è più chiaramente orientato da veri ideali. Oggi la penitenza quaresimale non è più rigorosa come per i Padri del deserto che raggiungevano un’intera libertà interiore praticando nella giornata solo le penitenze: digiuno completo, flagelli, macerazione, cilicio per quaranta giorni. Oggi la penitenza è intesa come liberazione dai beni di consumo, come imporsi una disciplina fatta di meditazione, di silenzio, di preghiera rasserenante. Nei quaranta giorni passati nel deserto, Gesù digiunò completamente, superò le insidie del diavolo, meditò sulla missione che il Padre gli aveva affidato inviandolo nel mondo e certamente meditò con tristezza sul difficile futuro di morte che lo attendeva. La gioia della Resurrezione era ancora lontana. La liturgia di questo periodo quaresimale ha vari simboli, il più significativo dei quali è certamente l’acqua. Questo elemento è presente dall’inizio della creazione e lo sarà sino alla fine dei tempi. Dall’acqua nacque la vita primordiale così come nel fonte battesimale lo spirito di Dio fa rinascere una vita nuova. Nelle acque del Diluvio Universale furono purificati tutti i peccati dei primi abitanti della terra che si erano affrettati a dimenticarsi del Creatore. Il Signore fece quindi un nuovo patto di alleanza con l’umanità, poi, nel tempo, maturarono nuove situazioni di dolore e di affievolimento di riconoscenza verso il Creatore. Venne poi la schiavitù in Egitto per lunghissimi anni e finalmente venne anche la liberazione di tutto un popolo attraverso le acque del Mar Rosso che, al volere di Dio, si separarono per lasciar passare il popolo eletto verso la Terra Promessa. Miracolose sono le acque del Battesimo dove l'uomo arriva appena nato già carico del peccato originale e ne esce cristiano, liberato da quella opprimente schiavitù. Al pozzo di Giacobbe Gesù dichiara alla Samaritana di poter dare un’acqua viva cha zampilla fino alla vita eterna. Ancora e sempre l’acqua è elemento e simbolo di salvezza. Dal costato di Cristo in Croce escono sangue ed acqua, sangue simbolo di sacrificio, acqua simbolo e sorgente di vita. All’avvicinarsi della S. Pasqua le nostre case vengono purificate con l’aspersione dell’acqua benedetta. Nei riti di apertura e chiusura degli antichi giubilei si aspergevano le pietre ed i mattoni della Porta Santa ed ancora oggi i penitenzieri bagnano con l’acqua gli stipiti e le soglie della Porta Santa all'inizio ed alla fine del periodo giubilare. Nel Medioevo la spontanea devozione popolare dette vita alla Via Crucis, cioè alla rappresentazione memoriale delle varie tappe di Gesù lungo il cammino verso la Crocifissione. Essa si basava su fonti bibliche e su quanto suggeriva la spiritualità cluniacense e cistercense. Nel tempo poi, alle antiche stationes se ne aggiunsero altre via via ad opera dei gesuiti, domenicani, carmelitani e passionisti. Certo la Via Crucis non stabilisce nessuna "regula fidei” come invece è per la liturgia, ma comunica un'amorosa preghiera e coinvolge il cuore dei devoti nella sofferente e pietosa partecipazione al sacrificio della Croce Elsa Soletta Vannucci

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Palermo 543

Una laica nel Serra per le vocazioni Il primo incontro con la prof.ssa Maria Luisa Coppola, presidente nazionale del Serra Italia, è avvenuto nella mattinata del 13 febbraio con alcuni soci ed è nata subito una grande simpatia, un senso di appartenenza, come tra conterranei che si ritrovano, aumentato quando, guidati dal Presidente dott. Barbaccia, siamo entrati nel Duomo di Monreale. Lo stupore nostro e di Maria Luisa aumentava intanto che il Parroco don Nicola Gaglioci ci illuminava sui fondamenti teologici di quegli sterminati mosaici che narrano le storie del Vecchio e Nuovo testamento. Una bellezza che viene dal Dio creatore, il Pantocrator dell’abside centrale, e a Lui ritorna come bellezza costruita dall’uomo faber. In serata, nella chiesa di Maria SS in monte Oliveto, attigua al Seminario, c’è stato l’incontro con i seminaristi ed i Serrani, preceduto dall’ammissione all’ordine di due nuovi soci, segno della vivacità del club. Ad inizio dei lavori, dopo i saluti del presidente Barbaccia e del governatore distrettuale Fiorini, ha preso la parola il dott. Gambardella, già presidente internazionale che, con ampio ed articolato discorso, ha affrontato i problemi del Serra nel mondo, soprattutto negli Stati dove dirsi cristiani e cattolici costituisce un rischio ed un pericolo. Ma la rete di rapporti con i club di lingua e culture diverse crea un sentimento di amicizia che dà fiducia e ricchezza spirituale. Prosegue la puntualizzazione di essere Serrani nell’intera famiglia mondiale, unita nel concetto del servire mai dell’essere serviti, pietra miliare dove l’impegno ad operare per il bene dei più deboli deve essere reale e rafforzato dalla preghiera; dove il sostegno dei giovani che intraprendono un cammino di fede e vanno controcorrente deve essere assunto da laici di buona volontà. Prende poi la parola la Presidente nazionale che ci parla degli anni di riflessione che l’hanno portata ad accettare la carica cui è stata chiamata, un incarico certamente gravoso per la molteplicità degli impegni, ma da accogliere con “pesante leggerezza” perché da lei percepita come dono di Dio che l’interpella e la mette alla prova: pesante per la responsabilità dell’incarico, leggera per la gioia di poter rispondere con spirito sereno, in letizia! Maria Luisa mette se stessa in questa nuova vita, a totale servizio dei seminaristi, tanto che nella sua Diocesi di Aversa la considerano come una mamma. Lei vive quest’esperienza come bella perché il bello non è solo nell’opera d’arte o in un bel paesaggio, ma anche nello stare con gli altri e per gli altri, per realizzare una meta che riempia di senso la vita, come un’artista che nell’opera d’arte realizza se stesso. Questo progetto di vita per affermarsi deve trasformarsi in progetto culturale: non bastano i libri, i bei discorsi, è necessario il contatto personale, la presenza fisica, il calore umano per rispondere adeguatamente alle richieste d’aiuto. Dovere del Serra, in questo momento, è lanciare un ponte in questa direzione, affascinare, scuotere l’indifferenza dei figli di questo secolo, penetrare nei loro cuori, riempire la solitudine di chi, con il cellulare all’orecchio, resta chiuso nel proprio io. Comunicare è l’imperativo dei nostri tempi. E’ facile dal punto di vista tecnico adeguarsi agli stili di vita comuni: il Serra ha un portale cui tutti possono attingere, la modernità non ci spaventa e dobbiamo saperla sfruttare. Lunghi e scroscianti applausi. La serata si è conclusa con una conviviale in Seminario. Maria Anselmo

Altri cinque gioielli ! “Dio che ha iniziato in te la sua opera la porti a compimento”. Questa espressione così breve ma ricca di significato riassume in sé tutta la portata del ministero sacerdotale. È una frase semplice, sì; una frase che irrompe nella vita di chi, in punta di piedi e con timore, risponde con tutto il proprio essere “Eccomi!”. Il vescovo che pronunzia questa frase accoglie il proposito degli ordinandi e invoca sugli stessi la protezione di Dio sul loro cammino. Perché fare questa introduzione? Perché non iniziare direttamente dalla notizia che ci interessa? Ritengo che ogni evento, e soprattutto quelli che interessano la vita ecclesiale, debbano sempre essere inseriti all’interno di una accurata cornice generale. La nostra Chiesa di Palermo, da sempre benedetta dal Signore per il numero di sacerdoti ordinati ogni anno, esulta di gioia per il dono della grazia sacerdotale che cinque giovani diaconi riceveranno sabato 14 marzo 2015. Don Dario Chimenti (27 anni), Don Antonino Di Carlo (44 anni), Don Claudio Grasso (34 anni), Don Charles Onyenemerem (55 anni), Don Fabio Zaffuto (26 anni). Questi sono i nomi dei giovani che sabato diventeranno presbiteri, collaboratori del vescovo, servitori e santificatori del popolo, annunciatori della Parola e ministri della carità. Sono giovani che vengono da diverse esperienze e diversi cammini, ma accomunati da quella chiamata che il Signore, in diverse circostanze, ha seminato nei loro cuori. La preghiera di ringraziamento che da tempo le comunità, ed in particolare quella del Seminario, innalzano al padrone della messe salga a Dio come incenso e gli sia gradita per la santificazione dei novelli sacerdoti. Tra l’emozione e l’attesa, i novelli presbiteri sentiranno sicuramente le preghiere che voi, cari fratelli serrani, offrirete perché possano diventare sacerdoti secondo il cuore di Dio, secondo quanto ha stabilito Lui, secondo il suo disegno d’amore. Salvatore Cracolici

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Distretto 73 Puglia

La scuola di formazione

Domenica 1 marzo, nella bella cornice dell’Oasi Francescana di Bari, si è svolta la riunione distrettuale dedicata alla Formazione serrana. L’incontro previsto dal C.N.I.S. che ha istituito la "Scuola di Formazione Nazionale" per supportare il Serra e quindi i singoli club, ha come obiettivo l’approfondimento delle proprie finalità e le modalità di realizzazione delle stesse in questo difficile momento della nostra cultura cattolica. La scelta del Centro di Spiritualità “Oasi Francescana” di Bari, situata accanto alla tangenziale di Bari e, quindi, facilmente raggiungibile sia da nord che da sud si è mostrata decisamente positiva. I convegnisti si sono trovati in una struttura confortevole, moderna e altamente funzionale, provvista di ampi spazi verdi che hanno favorito il dialogo e l’incontro nei momenti di pausa. L’inizio con la Celebrazione eucaristica nella cappella, i lavori nella calda cornice della biblioteca francescana, infine il momento conviviale, sono stati, per chi ha partecipato al corso, motivo di arricchimento soprattutto dal punto di vista spirituale. L’iniziativa è stata presentata dal governatore Angelo Pomes che ha ringraziato il Serra International per questa iniziativa molto opportuna ed in particolare i due relatori Marco Crovara, coordinatore della Commissione Nazionale per la Formazione Serrana, ed Emanuele Costa, Vice Presidente Nazionale - Commissione Programmi, Italia. Un discorso a due voci per presentare il nuovo progetto “Scuola di Formazione Nazionale Serra Italia” voluto dal C.N.I.S. per creare una utile prassi di collegamento fra vertice e base capace di proporre idee nuove più vicine ai linguaggi dell’oggi. La ‘Scuola’ propone un Manuale di semplice lettura che consente di entrare nell’universo serrano con umiltà e spirito costruttivo. Vivere con impegno la responsabilità di una missione che coinvolge il laico cattolico nel creare un ambiente sociale ricettivo al messaggio cristiano, questo è uno dei primi compiti di un socio del Serra. La missione deve essere calata nel tempo; la contemporaneità ci chiama a linguaggi nuovi, ad un ascolto costante di situazioni in divenire, alla necessità di offrire proposte e programmi che lascino scoprire la bellezza della nostra fede. “Formazione e conformazione a Cristo. Parola e prassi. Non un’identità virtuale ma una costante testimonianza nei luoghi in cui viviamo”. Marco Crovara in un intervento molto equilibrato ha ribadito alcuni passaggi essenziali dell’essere serrano. Emanuele Costa ha poi spiegato più nel dettaglio i compiti e i doveri di chi occupa i diversi ruoli di Officer a cominciare dal ruolo particolarmente impegnativo del Presidente. Un ‘primus inter pares’ in stretto contatto con chi lo ha preceduto e con chi ha il ruolo di incoming, capace di dar voce in assemblea a tutte le componenti del Consiglio ed

Sanremo 377

La donna nella Chiesa: dalla Per fondare filosoficamente il tema della dignità e della vocazione della donna, occorre prendere le mosse dalla concezione dell' umanesimo integrale” di Jacques Maritain. Integrale, appunto, in quanto comprensivo delle due dimensioni fondamentali dell'uomo – quella orizzontale, legata all'uomo in quanto individuo, e quella verticale, espressione dell'uomo in quanto persona, – le quali, mentre lo legano fortemente e in tutti i suoi aspetti, biologico e sociale innanzitutto, alla terra, nel contempo lo aprono all'aspirazione all'infinito, al Tutt'altro, a Dio. Passando in seguito alla visione antropologica secondo il piano di Dio, un Dio dal volto e dagli atteggiamenti “materni” e “paterni,” e introducendo più esplicitamente il discorso sulla donna, è opportuno rivisitare i passi biblici di Gen 1,27-28 e 2,18-25 allo scopo di riflettere sulle intenzioni di Dio nel dare la vita all'uomo e alla donna. In questa sua opera creatrice, Dio ha voluto generare due esseri diversi nella loro struttura fisica e psichica, ambedue accomunati, però, dall'aspirazione all'Assoluto. Diversi ma complementari. Tali da costituire, insieme, un'unità capace di generare la vita. Uguali per dignità in quanto ambedue usciti originalmente dalle mani di Dio e pensati per la comunione. Parlare della dignità della donna equivale a rievocare un cammino irto di ostacoli, di difficoltà, di resistenze. Talora anche di lotte. Ma non solo Dio ha conferito dignità alla donna creandola con le sue mani insieme all'uomo; anche Gesù, nel suo cammino terreno, non ha esitato ad incontrare le donne per restituirle al loro essere più vero e le ha privilegiate rivelando loro sempre qualcosa di particolare, sicuro di essere da lorocompreso. E, guardando a Maria, la “Donna”, la Vergine Madre di Dante, che –

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serrana approda a Bari ancor più alle esigenze dei soci. Legami e relazioni costanti nel club e all’interno del Distretto sono elementi che consentono di costruire o ricostruire anche i gruppi più sfilacciati. Si è anche fatto cenno alla santificazione del nostro Fondatore Padre Junipero Serra che avverrà in America nel corso del prossimo anno e alla necessità di promuovere un evento nazionale che consenta anche al Serra Italia di festeggiare un avvenimento così ricco di grazie. Molti gli interventi che hanno punteggiato le relazioni e che hanno arricchito il tempo dedicato al corso di formazione. Una iniziativa certamente proficua che non mancherà di dare i suoi frutti nel tempo.

Maria Silvestrini

famiglia alla società alla vita consacrata quasi paradossalmente – ma non secondo il Dio a cui niente è impossibile - ha riunito in sé verginità e maternità, le donne di oggi – tutte: sposate, nubili, consacrate - possono ritrovare il senso del loro essere profondo, la loro peculiarità, il loro ruolo. La maternità è sicuramente una delle espressioni più alte della dignità a cui Dio ha chiamato la donna. Le ha dato il dono di generare la vita. L'ha voluta sua collaboratrice nella creazione. La donna è strutturata per l'accoglienza dell' “altro “ e per il “dono” della vita. Tale sua conformazione la abilita ad un'apertura all'altro che va al di là della maternità biologica. In tal modo, anche la verginità consacrata, scelta per Amore e per il regno, acquista tutto il suo senso. Diventa espressione di un amore “fecondo” in cui la generazione è ad un altro livello, in cui la donna realizza ugualmente e pienamente tutte le sue potenzialità. Emerge, a questo punto, il “genio femminile” di cui parla Papa Giovanni Paolo II. Un “genio” che si esprime nella “cura” dell'altro, nell'accoglienza, nell'intuizione e nella delicatezza dei rapporti, nella capacità di “generare” la vita nella molteplicità delle sue forme. Un “genio”che trova la sua massima realizzazione nella famiglia dove la donna è chiamata ad essere il centro di un “tessuto” di rapporti che vanno dalla fedeltà ad ogni costo al proprio sposo alla generazione ed educazione dei figli, dalla cura per le piccole cose all' intuizione nelle grandi scelte. Immagine della Trinità per la trasformazione del rapporto duale sposo/sposa in rapporto triadico con l'apertura al figlio, la famiglia è il luogo in cui la donna è insostituibile, è il campo della sua santità. Nella società e nella Chiesa la donna, poi, può mettere il suo “genio” a disposizione delle “chiamate” che, sempre per la sua particolare sensibilità ai valori spirituali e culturali, all'arte e a tutto ciò che riguarda la profondità dell'animo umano, la interpellano, per una collaborazione al servizio della collettività e del Regno, che solo lei può svolgere in pienezza. In particolare, la donna ha grandi possibilità e responsabilità nel campo della promozione del valore della vita, in un tempo in cui “lo sviluppo della scienza e della tecnica – come si legge nell'Esortazione Apostolica Christifideles laici di Giovanni Paolo II, 51 – non è sempre ispirato e misurato alla vera sapienza con l'inevitabile rischio di disumanizzare la vita umana”. E ancora, alla donna è affidato in modo particolare il compito di guidare le nuove generazioni verso traguardi di umanità e solidarietà. Educare l'intimo di una persona è compito squisitamente femminile: significa “partorire” incessantemente l'altro, il figlio o chi è affidato alla donna nelle varie situazioni sociali, professionali e ecclesiali, con più sofferenza, forse, della generazione biologica. Perché la donna “vede” anche se – paradossalmente – fosse cieca, come dice Eugenio Montale nella bella poesia:”Ho sceso dandoti il braccio almeno un milione di scale”.

Marilena Trucchi

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L’Aquila 444

Al Monastero di Sant’Amico Un nutrito gruppo di serrani aquilani, con la Presidente del Club Teresa Gentile e presente la Governatrice del Distretto Paola Poli, si è ritrovato nel cortile del Monastero delle Monache Agostiniane di Clausura di S. Amico, unico edificio religioso aquilano del ‘600, da dove Mauro Gongeduti, Dirigente della Sovraintendenza delle Belle Arti, ha iniziato a illustrare le meraviglie del luogo e i preziosi reperti venuti alla luce nel corso dei recenti restauri effettuati dopo il sisma del 2009. Dall’atrio del cortile c’è stato l’accesso alla piccola Chiesa ad una sola navata dedicata a S. Amico. All’interno, oltre ad altre pregevoli opere, è stato possibile ammirare un bellissimo affresco che rappresenta la “Madonna della Neve”, attribuito a G. Antonio da Lucoli detto “Il Percossa”, allievo secondo alcuni del Perugino e, secondo altri, del Botticelli. Gli aquilani venerano con molta devozione la Madonna della Neve che festeggiano solennemente il 5 agosto. Tra le reliquie esistenti nel Monastero, oltre all’urna della Beata Cristina da Lucoli, si conservano, a ricordo del Beato Antonio, una tavola da letto, dove è dipinta la sua immagine, il piatto in cui mangiava, la “bastoncella” e alcuni indumenti. La visita ha fatto poi scoprire altri tesori all’interno del Convento, luogo di silenzio e di preghiera, dove vivono soltanto dieci suore in clausura. Il Cappellano del Club aquilano, Don Vito Isacchi, ha poi celebrato la Santa Messa Comunitaria, un momento di fede e serenità che, come sempre, ha accumunato i serrani. Anna Elisa Petrilli

Asti in formazione

Incontro del Serra a Isola Villa presente S. Ecc. Ravinale La serata del 26 febbraio dalle 19 in poi è stata una full immersion in quel di Isola Villa: Santa Messa con il Vescovo Mons. Ravinale, il rettore del Seminario Interdiocesano don Carlo Rampone , gli Oblati san Giuseppe Marello padre Testa e padre Roasio, nonché con il parroco del paese. A seguire conviviale presso La Cascina del Tiglio. Buona partecipazione dei soci e del paese, coro in chiesa splendido, a più voci, bella presenza di giovani chierichetti alla celebrazione. Il Serra club di Asti si è sentito come a casa, ben accolto, tra amici. La partecipazione dei Serrani e dei simpatizzanti è stata notevole: il clima del Serra, la vicinanza con il Vescovo e con don Rampone e il valido momento formativo a cura del dott. Rosso hanno fatto sì che la serata si possa dire ben riuscita e sentita. Il dott. Giorgio Rosso ( commercialista in Asti e socio del Club) ha parlato di “Finanza Etica”, dei rischi causati da speculazioni azzardate, del problema del credito da parte degli istituti bancari; è possibile arrivare ad un tipo di finanza più umana, occorre porre l'uomo al centro, senza farsi incantare dai falsi idoli del guadagno facile e speculativo sulla pelle dei più svantaggiati; un intervento pacato e di ottimo livello, molto apprezzato dai presenti. Sempre tra i partecipanti si segnalano le gradite presenze del Governatore Giancarlo Callegaro e del past Governatore dott Mauro Leporati, e dei Serrani di Acqui Oldrado Poggio e Enzo Bonomo, del Presidente del Torino 345 Gen Rizzolio, Il Club ASTI, come illustrato dal Governatore Giancarlo Callegaro vedrà la sua incorporazione ufficiale il 12 giugno con la solenne cerimonia di consegna della Charter alla presenza dei Vertici del Serra dei vari Distretti Italiani e di tutti i club del Piemonte. Prossimo appuntamento del Serra club di Asti sarà per maggio, precisamente venerdì 15 maggio a Mombercelli, grazie al gradito interessamento del dott. Aresca, serrano della prima ora. Un caloroso ringraziamento ancora al serrano dott. Guido Sodano per la riuscita serata del 26. Al momento il Serra Club, associazione che si propone di affiancare il Seminario e di sensibilizzare sulle vocazioni, prosegue con calore, partecipazione e amicizia. Mariarosa Poggio

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in dialogo

Lettere al Direttore • Lettere al Direttore Il Sinodo che verrà e il Magistero di Francesco Egregio Direttore, nelle nostre comunità si discute della Relatio Sinodi dei Vescovi rispondendo al questionario proposto. Il Papa chiede ai laici di esprimere il loro parere su questioni aperte della Chiesa. Il tema scottante è senza dubbio la riammissione ai sacramenti dei divorziati risposati, su cui anche nel Sinodo vi sono state posizioni discordanti. Nel prossimo anno della Misericordia, crede che saranno riammessi alla riconciliazione? Nicoletta D’Amico

Confesso, e non è un gioco di parole, che a questa domanda non so rispondere. Primo perché non sono nella testa del Papa, secondo perché quei giornalisti (e anche qualche prelato) che hanno detto di sapere cosa il Papa pensa su questo argomento sono stati poi clamorosamente smentiti. Terzo perché il cammino sinodale in atto ancora deve concludersi. Quarto perché a me sembra che l’aspettativa creata ad arte su questo punto impedisca di vedere una realtà più ampia che è quella della famiglia nel suo complesso. Quinto perché sul termine misericordia dobbiamo intenderci. Noi spesso la facciamo passare come un generico volemose bene, una pacca sulla spalla da parte di Dio che crediamo quasi di fare “fesso” (mi si passi il termine) pensando che tanto lui è buono e che in un certo senso è “condannato” (uso volutamente un lessico spinto per farmi capire meglio) a perdonarci. L’onnipotenza di Dio è la sua misericordia, sì. Ma presuppone il nostro pentimento e il vivo desiderio di cambiare vita. Il che non significa che da quel momento saremo perfetti, ma che faremo di tutto per non cadere di più e che quando cadremo di nuovo non esisteremo a ricorrere nuovamente alla sua misericordia. L’icona da tenere presente è quella di Gesù che all’adultera appena salvata dalla lapidazione dice: “Va e non peccare più”. Egli lo ripete a ciascuno di noi. Ma ci sono situazioni nella vita, e una di queste è quella dei divorziati risposati che non facciano proposito di vivere come fratello e sorella, in cui è quasi impossibile non peccare più. Come si vede, il problema non è semplice. Noi aspettiamo che il Papa e i vescovi si pronuncino. In ogni caso saremo cum Petro et sub Petro.

Caro Direttore, una domanda secca: quanto è emozionante essere al seguito del Papa nei viaggi apostolici? E di quelli fatti, quale l’ha coinvolto maggiormente? Stefano Melandri

Più che essere emozionante (certo, lo è anche) è una grazia. Ho viaggiato con tre Papi (san Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e ora Francesco) e sempre ho potuto toccare con mano la loro santità. Diversa nelle forme e nel carattere, ma ugualmente avvertibile (e non è esagerato, mi creda dire così di tutti e tre, anche se gli ultimi due siano ancora viventi, anzi preghiamo il Signore che ce li conservi ancora a lungo). Ricordo le Giornate mondiali della Gioventù, il primo viaggio in Africa di Papa Ratzinger e credo che ricorderò in modo particolare la visita di Francesco a Manila, per la straordinaria partecipazione della gente e per la capacità del Papa di calarsi in tutte le situazioni.

VISITATE IL PORTALE: www.serraclubitalia.it ovvero com Marzo 2015

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ALLA CHIESA CATTOLICA

CEI_ilserrano_210x280_exe.pdf

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24/10/12

10.40

PER LA RIPARTIZIONE DELLE RISORSE: www.8xmille.it

5x1000 alla nostra fondazione beato junipero serra

ti chiediamo di confermare la tua firma anche nel 2014 per sovvenire a necessitĂ di seminari e seminaristi (non dimenticare il codice fiscale della Fondazione qui di seguito riportato)

9 5 0 1 8 8 7 0 1 0 5


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