I V O
ME MO RIE S
D A V ID
O F
A N
A RT IST
Sogno e realtà ra la pena del lavoro è pena di vita, ma il ricordo non si cancella nella pellicola del sogno immortale. Allora correvo come un puledro sui prati in fiore, rincorrevo le farfalle sotto la siepe, mangiavo le more e le trigne, giocavo con le bimbe fra i cespugli fioriti della costa. Allora la mia vita era un gioco di libertà nell’infanzia spensierata: ora nei fili della memoria le lucciole sono ricordi delle sacre reliquie del tempio dove arcano è l’amore di mamma e papà. Ora la mia vita è la mia arte che mi salva dal naufragio jaspersiano.
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