Vittorio Emiliani

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| IL FATTO QUOTIDIANO | Giovedì 26 Maggio 2016

Cultura | Spettacoli | Società | Sport

Secondo Tempo

NUOVA RAI Gli ultimi annunci dei programmi televisivi

S

» SILVIA D’ONGHIA

Gabriella Farinon “Nel 1961 ci dicevano: ‘Ricordate che siete l’immagine della Rai’. Ma la Rai allora era una cosa seria”

Pillola

ignore e signori, buonanotte”. Per sempre. Era nell’aria da tempo, forse addirittura da una decina d’anni, ma adesso che siamo a pochi giorni dall’ultimo annuncio, a pensarci bene un po’ di nostalgia viene. Sessantasette anni di storia della televisione pubblica, attraverso il volto rassicurante di donne quasi tutte bellissime e quasi mai stupide. “Signorine buonasera” furono ribattezzate, “ragazze che hanno l’abilità di farsi la fama di serie, col sorridere a tutti” le aveva definite Achille Campanile. Con, appunto, un sorriso garbato e abiti adeguati a Mamma Rai, dal 1949 sono entrate nelle case degli italiani per annunciare i programmi delle tre reti. Le prime furono Olga Zonca (quando ancora le trasmissioni erano in via sperimentale) e Fulvia Colombo, le ultime saranno Elisa Silvestrin, Claudia Andreatti, (la reintegrata) Alessandra Canale e Dalila Pasquariello. Ultime perché la Rai del nuovo corso ha deciso: basta annunci, le persone si informano sui programmi televisivi attraverso la Rete. E poi, in fondo in fondo, con tutta l’offerta di programmi sulla miriade di canali che ci sono sul digitale terrestre e sul satellite, raccontare lì per lì quel che “state per vedere” non ha più senso. “NON MI SEMBRA una cosa

IN MOSTRA LE LETTERE TRA SCIASCIA E LATERZA Una fitta corrispondenza tra Leonardo Sciascia e Vito Laterza sono in mostra alla Fondazione intitolata allo scrittore di Racalmuto. Sono oltre cento le lettere che i due intellettuali si sono scambiati, tra il 1955 e il 1959, mentre lavoravano alla pubblicazione del saggio “Le parrocchie di Regalpetra” n

così grave, perché le annunciatrici di oggi hanno portato via quello che era la ‘Signorina buonasera’”. E se a dirlo è Nicoletta Orsomando, classe 1929, volto Rai per quarant’anni (dal 1953 al 1993, la più longeva di tutte), c’è da crederle. “Non ci sono più le dirette e ci sono troppi canali”, spiega colei che per la prima volta annunciò agli italiani una trasmissione per ragazzi, un documentario sull’Enciclopedia Britannica. È vero: le cose sono cambiate alla fine del 2003, quando la direzione della Rai decise di sostituire gli annunci in diretta con quelli registrati e le storiche Alessandra Canale, Katia Svizzero e Maria Rita Viaggi con annunciatrici a tempo determinato. “Non solo: le stesse inquadrature oggi sono diverse –spiega Maria Giovanna Elmi, la “Fatina” della Rai tra il 1970 e l’88, oltreché conduttrice, cantante e attrice –. Non esiste più il primo piano, esiste la figura intera che fa assomigliare l’annuncio a una sfilata di moda. Io stessa, che sono amica di alcune di loro, quando le guardo penso: ‘Che belle scarpe che ha...’. Tutto questo distoglie l’attenzione dello spettatore, che ha quindi cambiato il rapporto con l’annunciatrice. Io non faccio annunci da almeno dieci anni, ma ancora oggi io vengo fer-

Signore e signori, buonanotte Per sempre mata per strada da persone che mi salutano, si ricordano, mi dimostrano affetto. Eravamo volti familiari, le ragazze della porta accanto, quelle di cui gli italiani si fidavano”. QUINDI È giusta la decisione di

smettere del tutto? “Macché – prosegue Elmi –. Le attuali sono bravissime, nonostante abbiano perso il ruolo che avevamo noi. Credo che sia un errore mandarle in pensione. Anche perché mi devono spiegare come fa uno che abita in un paesino, o un anziano, a scoprire cosa c’è in tv. Non tutti hanno Internet”. La promessa che l’azienda ha fatto è di ricollocare, comunque, le attuali ultime annunciatrici. “È stato un onore, una bellissima esperienza durata dieci anni – racconta Elisa Silvestrin, volto giovane di Rai Uno –. Ho avuto l’opportunità di crescere e, nel frattempo, di studiare teatro e fare un figlio. Adesso sto valutando una proposta che mi è stata fatta. Ma lascio gli annunci circondata dall’affetto di tanti”. E in effetti su Facebook la pagina

“Annunciatrici tv” è piena di commenti positivi e dimostrazioni di sostegno e affetto. È stata addirittura lanciata una petizione su Change.org per chiedere alla Rai di tornare sui propri passi. Non tutti, però, condividono questa linea: “C’è un piccolo rimpianto per un’epoca che si chiude, ma se un’azienda decide di eliminare un servizio perché lo trova obsoleto, non posso che condividere –

Nelle case Marina Morgan, Gabriella Farinon, Nicoletta Orsomando, Rosaria Vaudetti, Maria Giovanna Elmi, Alessandra Canale e Mariolina Cannuli. Accanto, Elisa Silvestrin

commenta Rosanna Vaudetti, altro volto Rai dal 1961 al ’98 –. Noi avevamo uno scopo: dovevamo portare questa cosa strana che era la tv nelle case degli italiani. Ora non è più così, per cui l’importante è che venga riutilizzata la professionalità delle colleghe”. GABRIELLA Farinon, oggi

splendida signora di 74 anni che non comprende la necessità di mandare in soffitta le

attuali annunciatrici, nel 1961 fece il suo primo annuncio: “Me lo chiese il direttore generale, mentre stavo facendo un provino per altro. Mi ritrovai in onda per caso, negli anni in cui la tv aveva una funzione educativa, doveva unire il Paese, insegnare l’italiano. Ci dicevano: ‘Ricordate che siete l’immagine della Rai’. Ma la Rai di allora era una cosa seria”. © RIPRODUZIONE RISERVATA

NOSTALGIE La megalomania di Mussolini provocò danni gravissimi alle città italiane, Roma su tutte

» VITTORIO EMILIANI

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ussolini “grande urbanista”? Ma per favore. Benito risultò un grande picconatore e costruttore. Il mussolinismo sfruttò la Città Eterna quale formidabile scenario realizzandovi opere pubbliche importanti, alcune persino di pregio (penso soprattutto al Foro Italico). In tal modo proiettò una immagine di volitiva grandezza “deportando” in compenso a Primavalle e in altre borgate storiche il popolo minuto, i sovversivi residenti nei rioni sventrati. NELL'URBANISTICA potenziò al

massimo la sciagurata politica umbertina di “modernizzare”le città storiche sventrandole, diradandole, raddrizzandone ma-

“Fu un grande urbanista”: l’ultima sul Duce è una solenne sciocchezza niacalmente le strade. Così – scrisse l’architetto Piero Portaluppi autore del Prg di Milano nel ’29 – d’estate i pedoni saranno rinfrescati dalle correnti d’aria e dal passaggio delle auto. E d’inverno? “D’inverno saranno utili delle buone pellicce”, C’era

poco senso del ridicolo evidentemente in quel drammatico 1929. A ROMA, il duce ha causato dan-

ni enormi che pesano ancora. Nel dicembre 1925 chiede perentorio ai responsabili del nuo-

Benito Mussolini, con il fido Achille Starace, all’inugurazione di un cantiere

vissimo Governatorato: “Voi toglierete la stolta contaminazione tranviaria che ingombra le strade di Roma” e ne offusca “il carattere imperiale”. E così la Capitale che, fra la Giunta Nathan e il primo dopoguerra, aveva più di 430 km di tranvie e 50 linee regolari, avanguardia in Europa, regredisce rapidamente (compensata dal duce con una rachitica metropolitana). Il piano urbanistico del 1931 sancisce la frattura, in materia di trasporti pubblici, con le periferie. Mai più sanata. Nel dopoguerra, dismesse le ambizioni “imperiali”, la rete tranviaria diventa un lacerto. Oggi, malgrado Linea 8 e Tram veloce fra Fla-


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