avvenimenti e intanto, per ingannare il tempo, aveva ripreso l'esercizio ginnastico dei poponi. Il grillo saltava dall'impazienza, parendogli mill'anni di vedere il prodigio; alla fine proruppe con una musica tagliente di cri-cri e concluse: — Io esco a volo: spio le mosse del drago e ti avverto appena sarà entrato. — Esci, grillo; fa pure così; ma io, anche quando tu mi avrai avvisato che il drago è vicino, io, caro grillo, non moverò un passo fuori della stanza. — Hai paura, Pipino? — Oibò, no: sono calmo: so il mio dovere: uscirò quando mi chiameranno i Paidopolesi. — Bravo, Pipino: io ti do ragione: questo è il momento di farti valere e mostrarti, quale tu sei in verità, un uomo prezioso. — Sicuro! — esclamò la pipa.
.. mentre le guardie ancora ciondolavano dal sonno... Si udirono due cri, uno dentro la stanza, l'altro fuori della finestra e il grillo non c'era più. Pipino si rimboccò le maniche, ovverossia fece la toeletta per il duello: decise di lasciare a casa il cappello, contando molto su l'effetto della chioma nera, bella e forte, dove non rimaneva se non un ciuffetto bianco nel centro. D'un tratto uno strepito alto di voci giunse al villino. Egli si affacciò alla finestra. Spettacolo! spettacolo! i tetti delle case formicolavano di cittadini urlanti di paura. Non c'era più dubbio. Il drago, entrato, spargeva il terrore. Crebbero gli urli; poi agli urli si unirono ragli d'asino, di mille asini, e scalpiti di zoccoli. Quanti somari senza