Quattrocolonne n°4 (28 febbraio - 15 marzo 2014)

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– ANNO XXIII n° 4 28 febbrAIO 2014 –

AUT.Dr/CbPA/CeNTrO1 – VALIDA DAL 27/04/07

Perugia torna sede cardinalizia. Lavoro e giovani, ecco le priorità del neoporporato

un cardinale dopo 160 anni Nominato nel concistoro del 22 febbraio, Bassetti racconta il primo incontro con il Papa

BullisMO

di lOreNZO grighi e Michele raViarT

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Di giuliO, grOssi, Villa

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passeggiO luNgO cOrsO

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TaciTO

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paTrONO

Orfei, Mechelli

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Storie di chi combatte lo spreco alimentare dentro supermercati e mense

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ricOrreNZe

L’identità industriale di Terni in crisi. San Valentino momento di bilanci

eNergie pOsiTiVe

il tablet della discordia

la città festeggia san Valentino ma deve fare i conti con la crisi. Viaggio tra i sogni e le preoccupazioni dei ternani

la polvere sull’acciaio

(segue a pag.3)

scuOla

on sempre ciò che vien dopo è progresso». A scrivelo è stato Alessandro Manzoni e così la devono pensare anche i genitori degli alunni di una scuola elementare di Roma che hanno bocciato il progetto “Cl@sse 2.0”. L’iniziativa, promossa dal Miur, mira a portare dentro le aule tablet, computer, ebook e tutte le moderne tecnologie, per metterle a disposizione degli alunni. L’obiezione dei genitori è semplice: non solo non sono chiari gli effetti della didattica digitale, ma ci sono anche degli studiosi che mettono in guardia da eventuali rischi. Secondo il ricercatore Roberto Casati l’utilizzo massiccio di nuove tecnologie potrebbe distrarre i ragazzi, abbassando la soglia di attenzione. Eppure sono passati meno di due anni da quando l’allora ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo annunciò la fine dell’era della carta, affermando che la digitalizzazione avrebbe portato ad un risparmio complessivo di 30 milioni di euro. Mentre continua il braccio di ferro tra coloro che vorrebbero una scuola sempre più informatizzata e quelli che chiedono cautela, le nostre scuole cadono a pezzi. Secondo un rapporto presentato nel 2013 da CittadinanzAttiva, solo un istituto su quattro è in regola con le certificazioni. Il 44% delle aule non ha banchi adatti per studenti in carrozzina, mentre il 24% delle scuole non è in grado di fornire percorsi sicuri in caso di emergenza. Di fronte allo stato di degrado in cui si trova la scuola pubblica, il problema dei tablet passa in secondo piano. Questo non significa che dovremmo voltare le spalle al digitale, ma considerare il problema da un altro punto di vista: cosa possiamo insegnare a dei bambini che con la tecnologia ci sono nati e cresciuti, tanto da essere ribattezzati “nativi digitali”? Un’idea potrebbe essere quella di educare i giovani ad utilizzare il web in maniera consapevole, per prevenire fenomeni come l’adescamento online e il cyberbullismo.

il repOrTage

a voce incerta, quasi tremante, lo sguardo lucido. Sarà stato anche per la febbre e il mal di gola che lo avevano costretto a saltare alcuni impegni ufficiali, ma è difficile non pensare che l’emozione fosse dovuta, almeno in parte, all’attesa per una delle giornate più importanti della sua vita. Gualtiero Bassetti, vescovo dell’arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve dal 2009, è uno dei 19 cardinali nominati da Papa Francesco nel Concistoro dello scorso 22 febbraio, l’unico tra gli italiani a non avere un incarico in curia. Lo abbiamo incontrato pochi giorni prima della consegna della berretta cardinalizia, al termine di un incontro con le cooperative umbre. Uno dei tanti momenti di discussione nei quali il vescovo affronta alcuni dei temi a lui più cari: il lavoro e la formazione dei giovani nel territorio della sua diocesi. Una nomina imprevista quella di Gualtiero Bassetti, toscano atipico, nato nel 1942 a Popolano di Marradi, sul lato dell’Appennino che dà sulla pianura padana, e quindi mezzo romagnolo. Imprevista perché Perugia non è tradizionalmente una sede cardinalizia, come ad esempio lo sono quelle delle grandi città italiane, Milano, Napoli o Firenze.

piaNeTa

an Valentino, il momento in cui il grande amore si deve dare una mossa e trovarti. O sorprenderti se già l’hai trovato. Preferibilmente con una settimana di anticipo. Si ama tutto l’anno (più o meno), e ufficialmente il giorno degli innamorati è una formalità per tutti. Ma alla fine spuntano sempre vagonate di “regali” a forma di cuore, preconfezionati e disponibili presso casse dei supermercati e nei pop-up sul vostro sito di fiducia. E se in guerra e in amore non esistono regole, mai dimenticare la legge fondamentale del 14 febbraio: la cena al lume di candela. Nei ristoranti, fiumi di coppie vanno alla ricerca dell’atmosfera giusta, meglio se accompagnata da una bottiglia di vino. Che poi a queste cene si appoggi lo smartphone tra il bicchiere e il tovagliolo, è un’altra storia. Pochi ma essenziali gli accorgimenti per evitare la tragedia. Lui deve tapparsi gli occhi quando passano le cameriere, lei non deve cercare brillanti scuse per litigare davanti a tutti. La liturgia del sentimento nel giorno dell’amore prevede, qualora lo consenta il portafoglio, anche una fuitina romantica. Un tour operator inglese ha addirittura proposto una vacanza a bordo del sottomarino The Lovers Deep, 200 metri sotto la superficie del mare. Penelope ha aspettato che Ulisse tornasse a casa per vent’anni, Tristano si è lasciato morire d’amore per Isotta, Paolo e Francesca si sono ricon-

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giunti nell’Inferno della Divina Commedia. Anche oggi esistono le grandi storie d’amore, ma le tragedie sono di altra natura. Costruire un futuro insieme diventa complicato se lei vive nell’ossessione delle partite di calcetto o passa il sabato sera al telefono con amiche disperate che hanno deciso di passare la notte a interrogarsi sui massimi sistemi. Sembra un’impresa impossibile se lui, in stagione di saldi, aspetta fuori dai negozi sbuffando. Peggio ancora, se ancora non si decide a lasciare casa di mamma e papà. Chissà se Giulietta avrebbe mai accettato di dividere il suo Romeo con la signora Montecchi tutte le domeniche, che “come fa le lasagne mammà, nessuno mai”. Forse in fondo l’essenza dell’amore non è mai cambiata, ha solo vestiti i panni dei nostri tempi. Anche Papa Francesco, che il 14 febbraio ha accolto oltre 15mila coppie in Piazza San Pietro, si è chiesto cosa si intenda per amore, e la sua riposta è stata semplice. «L’amore, se ha basi solide, cresce come una casa, che si costruisce assieme, non da soli». Questione di chimica, tenerezza, empatia tra cervelli. L’amore è un fatto inspiegabile, non si capisce quando inizia né quando finisce. Spesso e volentieri non vogliamo nemmeno accorgercene. Detto ciò, tu, persona single, potresti anche uscire con quell’amico con cui hai conversazioni brillanti. Tutti dicono da anni che è completamente e follemente innamorato di te. Ma non lo farai mai.

giulia saBella

Ora e per sempre

Intimidazioni, botte, spinte e sputi. Il trattamento riservato a chi è più debole aguZZi, Di MaTTeO, paTerNesi

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CRONACA

28 FEBBrAIO 2014

L’Umbria è tra le regioni meno colpite dal fenomeno anche se dal 2008 al 2012 sono aumentate le segnalazioni al Telefono Azzurro

Bullismo, il vero problema è il web V Secondo la psicologa Ada Fonzi dell’Università di Firenze tutto parte dalla scuola: «Chi non capisce questo è fuori strada»

i è mai capitato di essere presi in giro a scuola quando eravate piccoli? Se la cosa è finita lì, nulla di grave. Ma se le offese erano particolarmente pesanti e insistenti, la faccenda diventa più seria. Già, perché in alcuni casi si rischia di essere vittime di episodi di bullismo. Vittime e carnefici sono sempre gli stessi: bambini e adolescenti privi di punti di riferimento in un società sempre più “liquida” e sull’orlo di una preoccupante isteria collettiva. Nella quale si comunica tutto il giorno ma si rimane sempre più soli. La parola bullismo deriva dall’inglese “bullying”, e si manifesta come «un’oppressione psicologica o fisica, ripetuta e continuata nel tempo, perpetuata da una persona più potente nei confronti di un’altra percepita come più debole». (Farrington, 1993). Ma nella vita di tutti i giorni si va ben al di là delle semplici definizioni. In Italia circa un adolescente su 5 è preda dei bulli. Ma la novità inquietante è un’altra. Perché al mondo reale si è aggiunto quello virtuale. E la rete spesso è una giungla nella quale il motto hobbesiano dell’ homo homini lupus si materializza più brutalmente che altrove. E se non si è abbastanza forti si rischia di soccombere. Il bullismo non ha

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barriere. Non è un fenomeno caratteristico di un territorio in particolare. Per questo è difficilmente decifrabile. Secondo gli ultimi dati Eurispes Telefono Azzurro del 2012, il 23,6% dei ragazzi tra i 12 e i 18 anni è stato preso di mira dai cyber-bulli: in aumento anche i casi di “sexting”: un adolescente su 4 (25,9%) ha ricevuto un sms, un mms o un video a sfondo sessuale, (10,2% nel 2011). Al 20,5% dei ragazzi è capitato di trovare online proprie foto imbarazzanti (uno su 10 nel

il codice penale prevede una serie di reati così disciplinati: – percosse (art. 581) – lesione personale (art. 582) – ingiuria (art. 594) – Diffamazione (art. 595) – Violenza privata (art. 60) – Minaccia (art. 612) – Danneggiamento (art.635) se l’ipotetico “bullo” è un minore sono previste le norme del processo penale minorile, come stabilito dal Dpr n.448 del 1988. per i minori di 14 anni, che per l’ordinamento giuridico italiano non sono imputabili (art. 97 del codice penale), sono invece previste norme di tipo rieducativo.

fonte: Osservatorio per il contrasto della pedofilia e pornografia minorile (presidenza del consiglio dei Ministri, Dipartimento per le pari Opportunità)

giuseppe Di MaTTeO

pugni e calci per qualche moneta e un cellulare

legislaZiONe

su bullismo e cyberbullismo la legislazione italiana è ancora molto lacunosa. anzi, sarebbe meglio parlare di vero e proprio vuoto normativo, che spesso viene riempito con soluzioni tampone. e la questione si complica anche a causa della rete, non ancora sottoposta a processi di regolamentazione e sulla quale c’è divisione in merito alle norme da adottare.

caso dei bambini tra i 7 e gli 11 anni) e all’11,1% video spiacevoli in cui era presente (6,7%). E in Umbria? Qui la situazione appare meno drammatica. Infatti fra il 2008 e il 2012, su 13.143 segnalazioni 111 sono giunte dall’Umbria, che si colloca al 17esimo posto fra le regioni. Ma ciò non autorizza ad abbassare la guardia, perché anche da noi il bullismo è in aumento. Nel 2013, oltre trenta città umbre hanno deciso di aderire alla campagna di Telefono Azzurro durante la qua-

le sono state distribuite guide contro il bullismo dedicate a genitori e ragazzi. Uno degli ultimi episodi si è registrato a Città di Castello, dove la polizia sta indagando per cercare di scoprire i responsabili di un’aggressione che sarebbe avvenuta nei pressi della stazione. Ma, come sempre, il problema è a monte. E parte da lontano. Il degrado di alcune istituzioni alle quali era affidato il compito di educare l’individuo, la scuola in primis, spiegano molto dell’attuale deriva che sembra pervadere la società. E fenomeni come il bullismo ci sguazzano allegramente. «Tutto parte dalla scuola. Chi non capisce questo è fuori strada». Ada Fonzi, professore emerito di psicologia all’Università di Firenze, ha dedicato a questo molti anni di studio oltre che varie pubblicazioni. «Il bullismo rappresenta il crescente disagio di parte della società, quella più vulnerabile, perché vittima del degrado culturale e dell’emarginazione. Proprio per questo mi piace pensare a quello che diceva Bobbio, quando sosteneva che nulla educa alla democrazia quanto l’esercizio alla stessa. Il bullismo si combatte con politiche culturali precise e con la prevenzione a partire dalle scuole».

La storia di Michele, finito all’ospedale dopo essere stato picchiato da un ragazzo più piccolo ualche insulto, uno spintone, fino ad ar- noscono, tutti gli vogliono bene e lo invitano ad rivare alle minacce. «Dammi il tuo cel- uscire. Durante una di queste uscite conosce il lulare o ti picchio». Comincia così, tra nuovo arrivato nel gruppo, che a poco a poco diamici, l’ennesimo episodio di quel fenomeno che venta il suo incubo. Martin, altro nome di fantasia, ha 17 anni e va ancora a scuola. Originatra i giovanissimi non conosce più limiti. Michele, nome di fantasia, è la vittima di tur- rio di un paese dell’est Europa, oggi vive a Peruno. Ha poco più di 20 anni ed è affetto da un leg- gia e non ha mai creato problemi. Da qualche mese ha iniziato a frequentare gli gero ritardo cognitivo. È sestessi amici di Michele. Ed è proguito da un’assistente sociale e Dammi prio al parco, dove si trovano tutti vive all’interno di una comututti i soldi quanti il pomeriggio, che iniziano le nità che realizza progetti di vivessazioni, gli insulti, le minacce. ta integrata per persone in sie il telefono, Michele all’inizio non dà troppo tuazioni di disagio, inserendoo ti picchio peso alla presenza di Martin fino a li in contesti di vita quotidiana quando, qualche settimana fa, deci“normali”. E Michele, infatti, è ben inserito nella realtà as- dono di incontrarsi di sera dietro la stazione. sociativa del suo quartiere, in parrocchia. Su Fa- Un’occasione per provare a recuperare un rapcebook ha più di seicento contatti, tutti lo co- porto, per chiarirsi una volta per tutte, pensa Mi-

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chele. Ma all’appuntamento Martin si avvicina con aria di sfida, gli chiede dei soldi, insiste, non ne vuole sapere di lasciarlo in pace. All’ennesimo rifiuto parte il primo pugno, poi dei calci, Michele finisce a terra e Martin gli strappa dalla tasca qualche moneta, pochi euro. Non soddisfatto gli apre il marsupio, gli ruba il cellulare. Scappa, ma prima di far perdere le tracce lo ammonisce: «Guai a te se parli, se mi denunci». Nonostante le minacce e la paura di incontrarlo di nuovo, con il sostegno della rete assistenziale che ha intorno, Michele decide di raccontare tutto ai carabinieri, poi si fa portare all’ospedale perché il suo gomito è gonfio dopo la caduta a terra. Denunciare un’aggressione, denunciare un amico provoca disagio e imbarazzo. Ma oggi Michele sa che la debolezza è stata la sua unica forza. luciNa paTerNesi MelONi

«aiutiamo i ragazzi a sentirsi sicuri anche in rete» La dirigente del compartimento della Polizia postale in Umbria ci racconta l’impegno per proteggere i minori

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omputer, smartphone e tablet: nell’era della comunicazione digitale la tecnologia ci segue ovunque. Una realtà pervasiva che si sovrappone a ogni ambito, anche quello familiare o scolastico. Una rete che, oltre a fornire informazioni, rischia a volte di avviluppare i soggetti più fragili in nodi sempre più stretti, fino quasi a togliergli il respiro. “Una vita da social” è l’ultima di una serie di attività condotte a livello nazionale dalla Polizia postale e delle comunicazioni, per sensibilizzare gli utenti web, e soprattutto i minori, a una navigazione sicura e alla condivisione consapevole dei dati personali. In Umbria dall’inizio dell’anno scolastico sono dieci gli incontri tenutisi nelle scuole: duemila gli studenti raggiunti. Ne abbiamo parlato con il Vice Questore aggiunto Anna Lisa Lillini, dirigente del compartimento regionale della Polizia postale. Dottoressa Lillini, quali sono i rischi maggiori oggi per gli utenti del web e, in particolare, per i minori? «Il web è cambiato molto negli ultimi anni: si pensi alla nascita dei social network o alla diffusione degli smartphone. Oggi i problemi maggiori sono

legati all’adescamento online, il cosiddetto grooming. Sono tanti i minori contattati da malintenzionati tramite social network: basta trovare un finto interesse comune o sfruttare l’insicurezza tipica dell’adolescenza. Un classico “sei bellissima, ti ho visto fuori dalla scuola” può dare avvio a conversazioni con degli sconosciuti. A volte si arriva alla condivisione da parte del minore di materiale personale, video o fotografico, spesso di tipo sessuale o all’incontro con l’adescatore. Poi ci sono i rischi del cyber bullismo, della violazione della privacy o del copyright». Questi ultimi casi sembrano qualificare i protagonisti più come responsabili che come vittime. È così? «Certo. Guardi il punto chiave che ci sforziamo di far capire ai ragazzi è che non c’è differenza tra realtà virtuale e realtà “vera”. Le norme di buon comportamento della quotidianità devono valere anche sul web. Chi aggredisce o perseguita qualcuno sulla rete, magari dietro un nome finto, pensa di poterlo fare impunemente. Ma non esiste l’anonimato in rete, la navigazione lascia molte tracce. Si rischia di incorrere in una denuncia per stalking o nel reato di sostituzione di persona per chi si ap-

propria dell’identità di qualcuno. O ancora chi gioca a fare l’hacker senza averne le competenze rischia di dover pagare danni molto alti». Come cercate di far capire questi concetti ai ragazzi e qual è la loro reazione? «Facciamo molti esempi concreti, facendo ragionare gli studenti sul peso delle loro azioni e sul reale funzionamento dei social network. Sul web i minori sono iper-responsabilizzati: i genitori tendono a disinteressarsi dell’argomento, perché pensano che i propri figli siano capaci di cavarsela da soli. Questo non è sempre il caso: i ragazzi anche lì hanno bisogno di regole e di aiuto. Di solito la reazione agli incontri è di sollievo: gli studenti capiscono che il web non è una sorta di terra di nessuno e che c’è chi può aiutarli in caso di necessità. Una realtà, quella degli abusi sui minori, da non sottovalutare neanche in Umbria: nel 2013 la Polizia postale regionale ha arrestato quattro persone e ne ha denunciate dieci per pedofilia online; sono oltre 300 inoltre i siti pedopornografici monitorati. Un impegno ribadito anche quest’anno nella giornata mondiale per la sicurezza web, il Safer Internet Day, celebrato in tutto il mondo l’11 laura aguZZi febbraio».


PRIMO PIANO

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Parla monsignor Bassetti, nominato cardinale dal Papa: «Una grande responsabilità nei confronti della Chiesa» (segue dalla prima)

I

l capoluogo umbro non è abituato a questi onori, anche se l’ultimo precedente è di quelli eccellenti. Si tratta di Gioacchino Pecci, arcivescovo di Perugia nominato cardinale nel 1853, che sarebbe stato eletto pontefice nel 1878 con il nome di Leone XIII, il Papa della Rerum novarum e della “dottrina sociale della Chiesa”. Bassetti ha accolto con stupore la nomina da parte di Papa Francesco. Si è definito un “due di briscola” che riceve la berretta e che vede la sua nomina «non come un regalo, ma come una responsabilità ancora maggiore verso la Chiesa». Del suo nuovo ruolo ammette di essere preoccupato soprattutto per la burocrazia destinata ad aumentare, come ha raccontato all’Ansa: «Sono un leprotto di campagna abituato a correre, nato sull’Appennino tosco-emiliano dove, come diceva mia mamma, anche le galline hanno bisogno dei freni per stare ferme». Ma ha promesso che il nuovo Ha raccomandato ruolo non cambierà il a noi vescovi di suo modo di ‘puzzare di pecora’, essere: «Intendo contisignifica che nuare a essestiamo in mezzo re quello che alla gente sono sempre stato. Fedele al mio stile di vescovo. Continuare a operare per la comunione nella Chiesa». Il primo incontro tra i due è avvenuto poche settimane dopo la fumata bianca che ha annunciato al mondo la scelta del nuovo pontefice: «Io non conoscevo Bergoglio quando era cardinale a Buenos Aires, anche perché ho girato quasi tutta l’America Latina ma non sono mai stato in Argentina. Però ho avuto la fortuna, insieme ai vescovi dell’Umbria, di conoscerlo appena eletto Papa, perché siamo andati da lui in visita ad limina». Sono gli incontri che ogni vescovo del mondo deve compiere dal Papa in Vaticano almeno una volta ogni cinque anni, per aggiornarlo sui problemi delle loro diocesi. Per il 2013 erano state calendarizzate da Benedetto XVI le visite con i vescovi italiani, ricevuti regione per regione. I presuli umbri sono stati gli ultimi ad essere ricevuti, il 22 aprile, quando sul soglio di Pietro era nel frattempo arrivato il primo Papa a chiamarsi Francesco. «Ci siamo avvicinati a lui parlando della nostra regione, presentando una sorta di ‘millantato credito’. L’Umbria è una delle regioni più piccole e gli abbiamo ricordato Insieme agli altri che ha dato il nome a due vescovi umbri abbiamo ricordato Papi in dieci anni: Beneal Santo Padre che detto e Franla nostra regione cesco. E poi abbiamo il laha dato i nomi go Trasimeagli ultimi no, che è fordue pontefici midabile, come quello di Tiberiade… anzi ancora più bello!». Momento importante dell’incontro, la lettera d’invito a venire ad Assisi il 4 ottobre seguente, per fare accendere personalmente dal Papa la lampada votiva nel giorno dedicato al “suo” santo, Francesco. «E lui ha detto di sì. C’è stato subito un dialogo spontaneo, immediato» racconta il neo-porporato con un filo di emozione. «Lei è il nuovo Papa e noi veniamo qui per la prima volta. Vorremo sapere come vede il nostro lavoro di vesco-

così a casa 110 dipendenti. Il cardinale non nasconde la gravità della situazione: «Tutto questo è molto preoccupante. La regione è piccola, principalmente basata sul terziario, settore che adesso sta soffrendo in maniera particolare. Le poche imprese che già prima della crisi faticavano a dare lavoro a tutti sono in una situazione sempre peggiore La Chiesa per la congiuntura generale». L’impedeve aiutare rativo per Regione, Provincia, Comune chi è in difficoltà, e la pubblica ammi- specie in questo nistrazione a tutti i periodo di crisi, livelli è uno soltanin cui tante to: «Bisogna in tutti i modi favorire le aziende stanno imprese, dobbiamo chiudendo fare qualcosa per risollevare l’economia della regione». Un ruolo importante in tutto questo lo può, anzi lo deve svolgere la Chiesa: «Non abbiamo oro né argento, non possiamo aiutare sul piano strettamente economico. Però non ci dobbiamo tirare indietro, il nostro ruolo è quello di stare in mezzo alla gente. Si può fare coscienza evangelica e coscienza critica nel sollevare i problemi che ci sono. Ecco questo lo può fare, la Chiesa. E secondo me lo deve fare». Altro appello del cardinale a favore delle persone meno fortunate della regione era arrivato durante la celebrazione del Te Deum nella cattedrale di San Lorenzo, lo scorso 31 dicembre. Un invito ad aiutare chi si ritrova senza una casa dove vivere: «Sono vicino con l’affetto di Pastore a tutte le famiglie in difficoltà economica e morale e non mi stancherò di sollecitare chiunque abbia la possibilità di dare ad affitti sostenibili le case che sono sfitte. E Dio voglia che a nessuno passi mai per la mente di speculare sulla pelle dei poveri». Poveri, ma non solo. Nella pastorale di Bassetti meritano un’attenzione particolare anche gli immigrati di seconda generazione, ragazzi nati in Italia che però non vengono considerati cittadini italiani: «È chiaro che è una palese ingiustizia, perché chi è nato in Italia è in regola! È veramente un fatto di ingiustizia che non sia considerato a tutti gli effetti cittadino italiano». Che Gualtiero Bassetti fosse entrato in sintonia con Papa Francesco era apparso chiaro a tutti già a metà dello scorso dicembre, quando Bergoglio aveva annunciato i nuovi membri della congregazione per i vescovi, la struttura della Santa Sede che fornisce i tre nomi dai quali in genere il Papa sceglie quando deve nominare un nuovo vescovo. Bassetti era stato uno dei pochi prelati non cardinali ad essere assegnato alla congregazione, insieme a monsignor Pietro Parolin, il nuovo Segretario di Stato e ovvio candidato alla porpora. A colpire gli osservatori di “cose vaticane” fu il fatto che Bassetti aveva di fatto sostituito nella congregazione Angelo Bagnasco, l’attuale presidente della CEI. L’arcivescovo di Perugia è attualmente uno dei tre vicepresidenti dei vescovi italiani, eletto a larga maggioranza e senza bisogno di un ballottaggio, a dimostrazione della considerazione in cui è tenuto dai suoi “colleghi”. E ora che per la prima volta nella sua storia la nomina del presidente della CEI non sarà imposta direttamente dal Papa, ma scelta dagli altri vescovi, non è difficile pensare a Bassetti come al prossimo “capo” dei presuli italiani. Per diffondere l’odore di pecora da Perugia a tutta l’Italia.

«Con Francesco un dialogo spontaneo e sincero da subito»

vi, quali cose ha da dirci. Lui ce lo ha spiegato con una metafora meravigliosa, che ha usato più volte: “Dovete profumare di pecora. Ogni vescovo deve odorare del suo gregge, vuol dire che sta in mezzo alla gente!”». E Bassetti in mezzo alla gente c’è sempre stato, occupandosi soprattutto del mondo del lavoro. Ha avuto modo di incontrare in varie occasioni disoccupati e cassintegrati, dimostrando di avere molto a cuore la sorte di chi si è im-

provvisamente ritrovato senza soldi per mantenere la propria famiglia. La mancanza di lavoro non riguarda ovviamente solo la sua diocesi ma l’intera regione che, ha detto durante un incontro in favore delle famiglie in difficoltà, rischia di passare «dalla povertà alla miseria» (Bassetti è anche presidente della conferenza episcopale umbra). Ultimo esempio in ordine di tempo è quello dello stabilimento della Sgl Carbon di Narni che ha annunciato la chiusura, lasciando

Chi è il nuovo cardinale

I precedenti

Nato a Popolano di Marradi (FI), diocesi di Faenza-Modigliana, il 7 aprile 1942

Gioacchino Pecci (1810-1903). Fu nominato vescovo di Perugia nel 1846 e creato cardinale nel 1853 da Papa Pio IX. Fu eletto Papa nel 1878 con il nome di Leone XIII. Fu il Papa dell’enciclica Rerum Novarum, che introdusse la dottrina sociale della Chiesa

Ordinato sacerdote il 29 giugno 1966 dal cardinale Ermenegildo Florit, arcivescovo di Firenze Nel 1994 è nominato vescovo della diocesi Massa Marittima – Piombino Nel 1998 viene trasferito nella diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro Dal 2009 è arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e vicepresidente della Cei Il 22 febbraio 2014 è creato cardinale da Papa Francesco

Fulvio Giulio della Corgna (1517-1583), perugino e nipote da parte di madre di Papa Giulio III, fu nominato vescovo di Perugia dal 1550 al 1553 e dal 1564 al 1574. Nel 1551 fu creato cardinale dallo zio pontefice Da quando Perugia è un’arcidiocesi (1882), due arcivescovi furono creati cardinali dopo aver lasciato Perugia: Pietro Parente ed Ennio Antonelli. L’attuale cardinale Giovanni Betori, arcivescovo di Firenze, è nato a Foligno

Lorenzo GrIGhI MICheLe ravIart


IN ST T OR ER I VI E E ST E

O

re sette di sera, policlinico Sant’Orso- di prenotazione dei pasti per le degenze e dalla-Malpighi, Bologna. I pazienti rico- l’altro abbiamo aderito a questa iniziativa di reverati hanno appena finito di cenare, cupero dei pasti caldi». i vassoi con gli eventuali avanzi sono stati ritiLa qualità dei prodotti poi è certificata da Last rati dal personale e portati in cucina. Qui, pe- Minute Market, spin-off dell’Università di Borò, non fanno la fine che ci si aspetterebbe, quel- logna che si occupa proprio di raccogliere beni la che farebbero in tanti altri ospedali italiani. Questo cibo non finisce nella pattumiera, viene invece riscaldato a bagnomaria in attesa che arrivino i volontari della cooperativa sociale “La Rupe”. La destinazione finale è la tavola del centro di accoglienza della cooperativa che dà un aiuto concreto alle persone che per un motivo o per l’altro non hanno abbastanza soldi per comprarsi da mangiare. Ogni giorno una trentina di coperti vengono caricati in contenitori termici per arrivare ancora caldi a chi ne ha bisogno. In questo modo ogni anno vengono “salvati” dalla pattumiela Consegna dei Pasti Caldi all’osPedale sant’orsola di Bologna ra circa seicento pasti Al policlinico Sant’Orsola di Bologna l’idea di invenduti e avanzi della ristorazione organizzarecuperare gli avanzi era nata già qualche anno ta per poi distribuirli a enti caritativi ed è attiva fa, ma poi con i lavori per realizzare la nuova cu- con progetti di recupero alimentare su tutto il cina centralizzata nel 2010 l’attività era stata so- territorio nazionale. spesa. Il meccanismo si è rimesso in moto la pri«Mettere su un meccanismo ben oliato è stamavera dell’anno scorso, come racconta Miche- to piuttosto semplice – spiega il dottor Palma le Palma, responsabile del settore servizi di ri- – Non ci sono complicazioni e all’azienda non storazione dell’ospedale bolognese. è costato nulla». «Parliamo di tremila pasti al giorno per le deIl Sant’Orsola è preso come esempio da molgenze e circa duemila per le mense. È importan- te strutture sanitarie italiane, che chiedono conte fare attenzione e limitare gli sprechi quando sigli per implementare iniziative simili. Tra i prosi ha a che fare con simili quantità. Per questo getti di cui parla il dottor Palma c’è proprio quelmotivo da un lato abbiamo istituito un sistema lo di promuovere un’azione coordinata con al-

tri istituti ospedalieri con lo scopo di incentivare pratiche di recupero virtuoso degli avanzi. L’ospedale Santa Maria della misericordia di Perugia conta 800 posti letto e ogni giorno vengono preparati due pasti a paziente. Se i numeri non ingannano, la quantità di cibo cucinata ogni giorno è enorme. Che fine fa quello che i ricoverati lasciano sul vassoio? Fino a qualche anno fa gli avanzi venivano gettati, eccezion fatta per alcuni generi alimentari recuperabili come pane e frutta, che venivano dati a enti di beneficenza. Mario Amico, responsabile per l’accoglienza, spiega che da un paio di anni l’ospedale ha optato per una soluzione alternativa, che si prefigge di risolvere il problema a monte. «Abbiamo deciso di ricorrere a un sistema di prenotazione dei pasti: dal letto del paziente ci si collega direttamente alla cucina per la richiesta del vitto. Se il paziente viene dimesso, il suo nome viene automaticamente cancellato dalla lista delle degenze». Gran parte degli sprechi avveniva proprio perché alla cucina non veniva data comunicazione della dimissione dei pazienti. Al momento comunque non è contemplata la possibilità di mettere in piedi un sistema di ridistribuzione dei pasti caldi, da affiancare alla prenotazione informatizzata dei pasti, che viene ritenuta sufficiente. Iniziative di questo tipo non costano nulla alle strutture che aderiscono, ma ancora non sono molto diffuse. Eppure, per dirla con le parole del dottor Palma, «non sarebbe male se tutti gli ospedali lo facessero». Caterina Villa

usare le eccedenze per aiutare

Consumare entro Latte

Yogurt Uova

C

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non oltre la scademza

Pasta

1-2 mesi dopo 3-4 giorni dopo 2-3 giorni dopo

ontrollare la data di scadenza: è la regola d’oro che tutti noi cerchiamo di tenere a mente quando facciamo la spesa. In realtà per ogni alimento ci sono due date da prendere in considerazione, spiega il professor Naceur Haouet, dell’Istituto zooprofilattico sperimentale dell’Umbria e delle Marche. «La data di scadenza per gli alimenti degradabili è fissata per legge e deve assolutamente essere rispettata. Una volta superata il prodotto rischia infatti di diventare nocivo per la salute. È quello che succede con il latte», spiega Haouet. Poi c’è il termine minimo di conservazione, quello che noi conosciamo come il “consumarsi preferibilmente entro”. Oltre questa data alcune

caratteristiche dell’alimento possono cambiare, ma non c’è nessun rischio per la salute. È il caso della pasta, della farina e dei cibi in scatola. Tutte cose che è bene ricordare non solo al supermercato, ma anche a casa propria. Secondo Haouet, i consumatori non sono consapevoli di cosa c’è dietro quel numero stampato sulle confezioni che finiscono nel loro carrello e poi nelle loro dispense. «Molto spesso si scelgono gli alimenti con la data di scadenza più lunga e si finisce con il lasciare sugli scaffali quelli con scadenza a uno o due giorni». Ovvero proprio quelli che andrebbero acquistati prima per evitare che vengano poi gettati via e sprecati. C.V.

due donne, una vita contro lo spreco Zero Waste, più solidarietà

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iamo a Corciano, comune di Perugia. In un ne senza casa, agli emarginati, agli immigrati. Og- sconosciuto: il frigo vuoto. Le domande di alipiccolo ufficio nello stabile del centro gi lavora per la cooperativa grazie ad una borsa menti sono in crescita e purtroppo non potremmo comunque soddisfarle tutte». commerciale “La Galleria” incontriamo del comune di Corciano. Azzerare lo spreco di organico, creare posti di «Dopo il corso – spiega – ho fatto uno stage Chiara e Marcella. Sono due esperte nella selea Brescia presso la cooperativa Cauto che da lavoro e dare una mano a chi da solo non ce la fa zione e distribuzione di “scarti” alimentari. Carne, frutta, verdura che, dagli scaffali dei su- vent’anni opera nel settore del riciclo e della di- ad andare avanti. Sono obiettivi ambiziosi, ma l’importante “è iniziare”, pastribuzione di propermercati, finiscono direttarola di Chiara. «Prima di fadotti alimentari ora mente nella spazzatura. Pasti re questo corso ero addetta sto coordinando il caldi delle mense scolastiche inventario dell’azienda Cuciprogetto di Babele che non vengono neanche tocnelli. Un contratto stagionache ha come parcati dai bambini e dai fornelli le, tanto stress e basta. Il latners le scuole di passano direttamente in pattuvoro qui è diverso, sono a Corciano. miera. Questi sono solo alcuni contatto con i veri problemi Dalla prossima esempi di “scarti” alimentari. della gente». Un impegno settimana, ogni giorChiara e Marcella sono ragazstimolante, ma anche difficino, partiremo con il ze di Corciano. Due storie dile. «Se da una parte abbiamo nostro pulmino per verse accomunate da un sogno: il sostegno di tante persone ritirare i pasti caldi spezzare questo ciclo perverso come le cuoche delle mense che non vengono fatto di produzione fuori conscolastiche, che non ce la consumati dai bamtrollo, inquinamento, povertà. marCella PomPili Chiara masetti fanno più a buttare chili di bini. Poi li ridistriPer realizzare i loro progetti hanno seguito un corso di sei mesi finanziato buiremo a 50 famiglie che ci sono state segnala- cibo, dall’altra ci confrontiamo con la diffidendalla Regione grazie ai fondi sociali europei. Le- te dal Comune. Sono famiglie italiane e stranie- za da parte degli esercenti. I supermercati più piccoli non sono abituati a lavorare con le coozioni frontali e un periodo di tirocinio per acqui- re». La crisi ha trasformato il tessuto sociale di perative e sono restii a cooperare. Ma non ci sire competenze. Ora sono due esperte e lavoraCorciano e dell’intera Umbria. Molte industrie scoraggiamo, anzi. Credo che aver intrapreso no a Corciano con la cooperativa Babele. Marcella, una laurea in biologia e un dottora- hanno chiuso i battenti. Tante persone che vi- questo cammino nell’anno dello spreco alimento di ricerca, sa bene cosa vuol dire lavorare in vevano in modo agiato oggi non hanno i soldi tare non possa che essere un buon punto di partenza». Per i ragazzi e le ragazze della cooperaquesto settore. Alta, occhi verdi, capelli lunghi. per fare la spesa. È la nuova povertà. «La richiesta di cibo è generalizzata. Alle por- tiva Babele questo è solo l’inizio. «In futuro voParla ostentando una certa sicurezza. È arrivata alla cooperativa Babele dopo un percorso dura- te dei servizi sociali bussano anziani e padri di gliamo lavorare anche con panifici e ospedali to anni. Prima, come volontaria, si occupava del- famiglia separati. Persone che da un momento perché lo spreco si combatte così». la distribuzione di pacchi di alimenti alle perso- all’altro si sono trovate di fronte ad un problema niCole di giulio

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E E IE T R IS O V

Quei pasti “salvati” in corsia

ST TER

noi il cibo non lo gettiamo, lo recuperiamo

IN

In Umbria aumentano le iniziative per evitare che gli alimenti finiscano nella pattumiera. Dalle cucine degli ospedali ai ristoranti, riutilizzare gli avanzi significa anche aiutare le persone in difficoltà

«Perché sollecitazioni a svolgere questo tipo di atiffondere una cultura del consumo consapevole attraverso un servizio basato sul re- tività sono arrivate da questi territori. C’è però da cupero di eccedenze alimentari a favore parte nostra la volontà di estendere il progetto “Zedelle categorie sociali bisognose. È quanto viene ro Waste” anche in altre zone». La realizzazione del progetto ha incontrato svolto da “Zero Waste”, progetto promosso dalla Cesvol Perugia, in collaborazione con la Regione, il difficoltà fino ad ora? «Sì. La difficoltà maggiore è raggiungere le azienComune di Perugia e quello di Città di Castello (zona sociale 1). Tra i partner coinvolti il Banco alimen- de, perché ciò richiede un lavoro capillare. Ogni azienda va contattata singolarmente tare dell’Umbria, l’associazione “Il saper spiegarle il progetto». maritano” e la Caritas diocesana di Come hanno reagito i partner Citta di Castello. A coordinare il procoinvolti e l’opinione pubblica? getto è Alessandra Stocchi. «L’interesse è stato molto e devo Come nasce “Zero Waste”? ammettere che ci ha stupiti. Abbiamo «Nasce da una serie di attività che il incontrato solo un po’ di diffidenza sul Cesvol attua con la collaborazione di tema del non rispettare in modo rigialtre associazioni. Proprio da loro è ardo la scadenza indicata sugli alimentii». rivata una sollecitazione ad affrontare Obiettivi per il futuro? il tema della povertà invisibile. Il mo«Vorremmo coinvolgere nella nostra do migliore per cercare di arginare tale fenomeno era incrementare le do- il logo del Progetto Zero Waste attività di recupero alimentare anche i prodotti che provengono direttamennazioni alimentari. ‘Zero Waste vuole te dai campi (agricoli) e quelli che non vengono conessere un modello per questo tipo di attività». Oltre al valore socio-assistenziale, che ricadu- sumati nelle mense (scolastiche, ospedaliere). Inoltre abbiamo in programma una campagna di sensibilizte positive ha sull’economia e sull’ambiente? «Sicuramente sul piano ambientale il progetto evi- zazione sul recupero alimentare rivolta alle aziende e ta che il cibo si trasformi in rifiuti. Le aziende sono alla diffidenza che spesso dimostrano nei confronti stimolate a produrne di meno e a riorganizzarsi. C’è, di questo tema. È stato poi creato un marchio che asinfatti, sempre una parte di merce che può essere re- segneremo alle imprese che partecipano a “Zero Waste”. Abbiamo in programma anche degli incontri cuperata dopo il ritiro dagli scaffali». Perché sono solo due, Perugia e la Zona socia- nei quali cercheremo di educare al tema del consule 1 di Città di Castello, i territori coinvolti? È mo, in particolare ci focalizzeremo su come rapporprevisto in futuro un allargamento del bacino di tarsi nei confronti delle scadenze indicate sui singoli prodotti». intervento? manlio grossi

er loro c’è il pacco che ho preparato lì sul tavolo, aggiungi le mele che ci hanno mandato questa mattina». «Oltre al cibo, ci sono anche i pannolini, non dimenticarti». Il sabato mattina parlare il con il signor Roberto Mirri, direttore dell’Associazione Banco Alimentare dell’Umbria Onlus, non è semplice. Tante le persone che bussano alla porta del suo ufficio nella sede del Banco, in zona Sant’Egidio. Si tratta dei volontari dell’Associazione che nei magazzini accanto all’ufficio del signor Mirri distribuiscono ai vari enti grandi scatoloni pieni di prodotti. La mission che il banco porta avanti è raccogliere le eccedenze sul mercato alimentare e distribuirle a quegli enti, più di 300 in tutta l’Umbria, che si occupano di assistenza alle persone bisognose. A tener in moto questa grossa macchina organizzativa, circa 80 persone, di cui 60 volontari, che si impegnano per il recupero e la successiva donazione e distribuzione dei generi alimentari. L’anno scorso sono state raccolte 1200 tonnellate di prodotti che hanno contribuito ad

aiutare più di 33mila persone sparse in tutta la regione. Dall’olio alla pasta, dai biscotti alla frutta, ma anche farina e panettoni. Tra le alte ‘torri’ di pac-

sono scarseggiare. A riempire i magazzini del Banco, prodotti provenienti dai punti vendita della grande distribuzione, attraverso il progetto ‘Siticibo’ attivo da due anni, dalle aziende agroalimentari e anche dall’Unione Europea (è stato istituito un piano di aiuti che però è terminato dicembre). A breve il Banco Alimentare avvierà una collaborazione per il recupero di eccedenze anche con le mense e con i ristoranti. «Abbiamo già steso un elenco di quelli da poter conalCuni Volontari tattare e presto ci atdurante la distriBuZione di Prodotti alimentari tiveremo per farlo», chi che si tro- conferma il signor Mirri. vano nei maL’attività portata avanti dal Banco Alimentagazzini del re rappresenta non solo un grosso aiuto a tutte Banco Alimen- quelle associazioni che quotidianamente si imtari è possibile pegnano per dare una mano a chi ne ha bisogno. trovare davveRecuperare le eccedenze incide positivamenro di tutto, co- te anche sull’ambiente: gli alimenti ancora comprendo così il ventaglio alimentare. «L’unico ali- mestibili non vengono trasformati, prematuramento che non troverete girando nei nostri ma- mente, in rifiuti. Inoltre anche le aziende donagazzini – afferma il signor Mirri – è la carne, ma trici hanno un risvolto positivo: possono detrarsolo quella fresca perché di carne in scatola ce re l’IVA sui prodotti che decidono di donare al n’è davvero tanta». Banco Alimentare. Proprio per sopperire a qualche mancanza, Un’attività quella del banco che ha quindi un ogni anno viene organizzata la ‘Giornata Nazio- triplice risvolto: sociale, economico e anche amnale della colletta alimentare’ che ha come sco- bientale. manlio grossi po quello di raccogliere alimenti che a volte pos-

a Perugia arriva la “repeat box”

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na nuova ricetta per limitare lo spreco alimentare arriva da oltre oceano. Si chiama Repeat Box e l’hanno inventata gli studenti dell’Umbra Institute. Un nome esotico per un concetto molto semplice: un contenitore biodegradabile per portare a casa gli avanzi di un pasto al ristorante. È la doggy bag americana, che negli Stati Uniti puoi trovare dal fast food al ristorante. Un’abitudine però ancora estranea alla cultura italiana, come ci spiegano i ragazzi del corso “Sustainability and food production”, che affronta i temi della sostenibilità ambientale e dello spreco alimentare. Questa iniziativa è partita solo due settimane fa e già sembra riscuotere un certo successo. Tre ristoranti del centro storico hanno aderito e dopo una prima incertezza iniziale i clienti hanno iniziato a chiedere la loro Repeat Box. Elisa Ascione, antropologa e coordinatrice del corso, spiega che l’obiettivo è quello di instaurare uno scambio tra gli studenti in visita a Perugia e la comunità locale tramite attività concrete. «Il cibo ha una dimensione sia pubblica che privata. In questo corso esaminiamo le caratteristiche delle diverse culture alimentari e facciamo dei paragoni tra Stati Uniti e Italia». «Sia negli Usa sia nel nostro Paese si consuma e si spreca molto – dice Ashley – noi abbiamo voluto combinare la nostra doggy bag con la vostra cultura del cibo. La speranza è quella di stimolare una maggiore consapevolezza del fenomeno

dello spreco alimentare». Per i perugini è un vero e proprio cambio di mentalità e come tale necessita di tempo. «I clienti italiani all’inizio si sentono a disagio a chiedere di portare via gli avanzi – dice Elisabeth –, per vincere questa resistenza dovrebbero essere i camerieri a far presente questa possibilità».

le

studentesse del Corso Con la

rePeat Box

Uno dei ristoranti che ha aderito ha già adottato questa strategia. Insieme al menu viene consegnato anche un volantino in cui si presenta il progetto e non solo. Ci sono tutte le indicazioni per utilizzare al meglio il contenitore e si parla dei numeri dello spreco. Al momento sono state già prodotte 250 scatole e gli studenti stanno lavorando sulla promozione del progetto. La loro idea ha ottenuto il sostegno del comune di Perugia e della Regione, ma per questi ragazzi è solo il primo passo.

Come dice Annie, «stiamo realizzando un sito internet in cui spieghiamo l’iniziativa e cerchiamo di coinvolgere più cittadini possibile. Questo sito deve essere lo strumento per diffondere una maggiore sensibilità di fronte ad un problema che tocca tutti noi». Un buon inizio, ma ancora si può fare molto di più. Ashley parla a nome di tutti quando si augura che altri ristoranti aderiscano presto all’iniziativa. Il modello a cui guardano si chiama “Il buono che avanza”: a Milano e provincia sono più di cento i ristoranti ad “avanzi zero”. Ma non è solo al ristorante che si combatte lo spreco. Tonnellate di cibo finiscono ogni giorno nella pattumiera. Dai campi, al trasporto, fino alle nostre case Come sottolinea la professoressa Ascione, «diventa sempre più importante approfondire questo tema per poter elaborare delle strategie efficaci, negli Stati Uniti esistono lauree in food studies (studi alimentari) che qui in Italia mancano. Io, per esempio, sono laureata in antropolgia dell’alimentazione, ma non è la stessa cosa». Lo slogan ideato per Repeat Box recita: “La sostenibilità non è mai stata così buona”. I perugini piano piano sembrano crederci. Sarà per una maggiore consapevolezza o perché la crisi svuota le tasche. Quello che conta è che l’idea di questi ragazzi funziona. niCole di giulio Caterina Villa


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CULTURA

Un sogno “colorato” inseguito da molti giovani talenti. Un settore che continua a premiare la meritocrazia

professione fumettista A

In Umbria una grande tradizione di disegnatori. Tanti i festival che ogni anno danno spazio ai creativi di domani

quanti ragazzi sarà capitato sognare – “divorando” Spiderman, Dylan Dog o Batman – di diventare, da grande, fumettista? Sicuramente a molti. E molti si perdono poi per strada, tante volte perché i genitori sognano sempre il figlio dottore. Ma diventare fumettisti si può, anche in questo periodo, anche in Italia. Non c’è bisogno di andare lontano per imparare a disegnare manga o volti espressivi. Al Nid (Nuovo Istituto di Design) di Perugia, si tiene un corso di illustrazione e fumetto della durata di tre anni. In questo istituto all’avanguardia – dove si insegnano, tra l’altro, fotografia, moda e grafica – l’arte del fumetto tradizionale, quella fatta con matita e colori, si coniuga con le tecniche più innovative della computer grafica. Anche all’Accademia di belle arti di Perugia esistono diversi corsi dedicati al fumetto, a dimostrazione del fatto che sempre più giovani mostrano interesse nei confronti di questa arte che, nell’era del digitale, apre nuove frontiere che sembravano fantascienza fino a pochi anni fa. Stefano, 26 anni, segue il corso al Nid, dove ha investito tutte le sue ambizioni: «Questa scuola mi sta formando per entrare nel mercato del lavoro attuale, perché lavoriamo molto su programmi digitali, primo fra tutti Photoshop. Il mio sogno è quello di fare l’illustratore». Stessa età e stesso sogno per Eugenia: «È molto difficile, in questo campo, trovare un committente, c’è tanta concorrenza. Io sto cercando di farmi conoscere il più possibiuN’MMagiNe realiZZaTa le tramite concorsi e Dagli allieVi Del NiD pubblicazioni». ispiraTa aD eDgar allaN pOe Arturo Lozzi, affermato disegnatore di Umbertide, è la dimostrazione che, se si hanno le qualità e la voglia di riuscire, i sogni si possono realizzare. «Quando sei giovane e hai la passione del disegno che ti scorre nel sangue, vorresti che diventasse il tuo lavoro, ma hai paura. Non è facile sfondare in questo mondo, vivere solo di questo. Io sono stato fortunato. Durante una mostra mercato a Milano ho fat-

zione di Frigidaire, una rivista satirica fondata nel 1980 Perugia grazie alla colComics laborazione di diversi fumet17-18 maggio tisti, fra i quali 2014 “Paz”. Dopo alterne vicende, la redazione ha lasciato roma, il suo luogo di nascita, per stabilirsi nel piccolo comune umbro. Qui, nel Museo dell’arte mai vista (dal nome che gli diede lo stesso Pazienza) sono conservati testi, ritratti e vignette che l’artista disegnò per la rivista. Vere e proprie opere d’arte che trasmettono emozione a chi le osserva e sono fonte d’ispirazione per i nuovi aspiranti fumettisti. L’Umbria, nel campo dei fumetti, ha una grande tradizione che viene rinnovata ogni anno con diversi festival. In primis, il “Tiferno Coal cOrsO Di fuMeTTi Dell’accaDeMia Di Belle arTi Di perugia mics”, che si tiene a Città di ci si alleNa Nel DisegNO Di riTraTTi Castello e che, solo nell’ultima edizione, ha fatto registrare più di diecimila presenze. Stesso successo dall’altra parte della regione, a Narni, dove si tiene il “Narnia Fumetto”. NelTiferno l’edizione del 2013, le presenze sono aumentate del 20% rispetto all’anno precedente. Comics Manifestazioni che attirano appassionati da (Città di Castello) tutta Italia e rappresentano un’occasione unica per i giovani aspiranti fumettisti che possono far conoscere i loro lavori. Ma per chi non ha voglia di aspettare il prossimo autunno, periodo in che un legame cui sono previsti encon uno dei più Narnia trambi i festival, c’è grandi disegnatori itaun appuntamento liani del ‘900, Andrea Fumetto più vicino. Dal 17 al Pazienza. L’artista, morto giovanissimo nel (Narni) 18 maggio, nel ca1988 per overdose, non ha lavorato in Umpoluogo umbro, si bria. Eppure, la regione custodisce diverse sue terrà la mostra mercato di opere. fumetti “Perugia Comics”. Si trovano a Giano dell’Umbria nella reda-

to vedere alcune mie tavole a Sergio Bonelli (uno dei più noti fumettisti italiani, creatore di Tex, scomparso nel 2011, ndr). E gli sono piaciute». Dopo una prima esperienza con la casa editrice umbra Star Comics, arriva quindi la collaborazione con la Bonelli, fino a raggiungere il sogno americano. A contattarlo è la Marvel Comics, una delle più importanti case editrici mondiali nel campo dei fumetti, quella dell’Uomo ragno, di Hulk e Iron Man per intenderci. Forse non tutti sanno che in Umbria esiste an-

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la

sTOria iN uN fuMeTTO

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raccio da Montone e Giovanni da Pian del Carpine. Nomi che ai più giovani, prbabilmente, diranno poco o niente ma che hanno contribuito a fare la storia di Perugia e dell’Umbria. Proprio per questo, tempo fa, è nata l’idea di creare una collana di libri che raccontasse la storia locale in modo scorrevole e accattivante, senza risultare pesante. E i fumetti, in questo senso, sono sicuramente il mezzo più adatto. L’idea era venuta a Marco Vergoni, disegnatore e caricaturista scomparso lo scorso febbraio. Dai suoi disegni sono nate le storie, un po’ romanzate, vissute in luoghi significativi di Perugia come la Rocca Paolina e Borgo XX giugno. Di artisti come il Perugino e il Pinturicchio. Ma anche di personaggi mai esistiti e che, nonostante ciò, rappresentano l’anima di un popolo. A lui si deve, infatti, la rappresentazione del Bartoccio, la maschera perugina nata nel ‘600 alla quale chiunque poteva affidare le proprie critiche nei confronti dei potenti.

Da TerNi

a

“NarNia”

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na quantità di fumetti “non quantificabile”. Così Francesco Settembre, ternano di 37 anni, definisce quella che, fino a qualche anno fa, era la propria collezione. Un numero diventato difficilmente gestibile e la voglia di guadagnare un po’ di soldi, è il mix che ha spinto l’allora studente di giurisprudenza a cercare un modo per vendere i suoi fumetti su internet. Ma all’epoca, all’inizio degli anni 2000, i siti di vendita online non erano usati come oggi e i risultati non soddisfacevano Francesco. Da qui l’idea di fare un passo molto più grande e coraggioso: aprire un negozio di fumetti. Una scommessa che sembra aver funzionato. “Antani comics, la libreria del fumetto” è aperta a Terni dal 2003 e dà lavoro a Francesco, le cui ambizioni si ampliano sempre di più. Le sue collezioni girano le mostre mercato del settore in tutta Italia, da Arezzo a Roma, da Napoli a Perugia. E poi c’è il Narnia Fumetto, il festival che si tiene a Narni dal 2006, ideato e sostenuto proprio dalla Antani Comics.

A Città di Castello, culla del Tiferno Comics, è cresciuto un giovane promettente che scrive storie con l’ausilio del disegno. Il tutto rifuggendo il digitale

Quando la letteratura incontra colori e matite

«D

a piccolo non mi piaceva tanto leggere i fumetti. Mi piaceva disegnarli». Così inizia il racconto di Alessandro Bacchetta, 27 anni di Città di Castello, fumettista di professione. I fumetti li leggeva, certo. Ma alla lettura di un testo “incatenato” in piccoli spazi a forma di nuvoletta preferiva una prosa più articolata, più lunga. In una parola: più “classica”. Il piccolo Alessandro leggeva molti romanzi e disegnava manga. Due attitudini apparentemente distanti che invece Alessandro, nel tempo, ha saputo unire fino a farne una forma narrativa unica, quella della graphic novel, letteralmente un romanzo illustrato. Nel corso del tempo i manga sono stati “ripudiati” dal disegnatore tifernate, che oggi ha adottato uno stile più realista e raffinato. Così, nell’epoca della computer grafica, un ragazzo non usa il mouse per lavorare ma la matita. Ha studiato a Firenze, alla Scuola internazionale di comics, dove una passione nata per gio-

co si è piano piano trasformata in un lavoro vero e proprio. Non in una grande città, non all’estero. Ales-

sandro lavora in Umbria, nella sua città natale. Nel suo studio a Città di Castello sono nati i suoi primi lavori che lo hanno portato a vincere diversi premi in giro per l’Italia. Non fa serie a puntate ma opere singole, perché «in Italia – nonostante sia uno dei mercati di fumetti più grandi – è impossibile disegnare e, al contempo, scrivere i testi per un fumetto». Lo scorso ottobre, durante il Tiferno Comics, gli è stata dedicata una mostra personale. Negli stessi giorni ha presentato una graphic novel ispirata a Virginia uNa sTriscia Di “uNa sTaNZa TuTTa per Tre”, la graphic NOVel ispiraTa a VirgiNia WOOlf Woolf, più precisa-

alessaNDrO BaccheTTa

al laVOrO

mente all’ultimo periodo della scrittrice inglese, quello in cui la depressione si impadronì di lei fino a spingerla al suicidio. Adesso in cantiere c’è un altro lavoro, questa volta ispirato alla vita di raffaello Sanzio. «L’idea ce l’avevo da molto tempo. Mi è venuta quando ho “scoperto” che raffaello aveva lavorato a Città di Castello e, adesso, si sta finalmente concretizzando». pagiNa a cura Di

aNTONella spiNelli


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SPETTACOLO

città di castello, un paese in musica Michele Bravi non ha fretta: «Non sono pronto per sanremo»

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a vinto l’ultima ediNon da attore, ma da interzione di X Factor, è prete del brano portante delstato scelto per inla colonna sonora di “Sotto terpretare la colonna sonora una buona stella”, ultima fadi “Sotto una buona stella” tica cinematografica di Carlo (ultimo film di Carlo VerdoVerdone. ne, nella sale da pochi giorÈ stato proprio l’attore e reni), ma Michele Bravi, 19engista romano a scegliere il gione di Città di Castello ormai vane cantante per interpretalanciatissimo sulla scena mure la canzone, scritta da Fedesicale italiana, non si è monrico Zampaglione dei Tirotato la testa. mancino. Una notizia inaspetIl successo è arrivato protata, che Michele ha commenprio grazie al trionfo nel tatato così: «È stato un bel regalent show di Sky, dove il giolo che mi hanno fatto. La scelMichele BraVi, 19 aNNi vane cantante umbro ha sbata di Carlo mi darà la possibiragliato la concorrenza, affermandosi sin dalle lità di farmi conoscere ad un pubblico ancora più prime battute come uno dei favoriti del pubbli- ampio». co. Ma il giovane tifernate sa che bisogna giocarNel corso di un’intervista a radio Deejay, si bene le proprie carte e non partire in quarta. l’astro nascente della musica italiana ha racconPer questo ha scelto, nonostante le tante richie- tato di come tutto sia arrivato all’improvviso: ste, di non partecipare al Festival di Sanremo: «Non conoscevo Zampaglione, ma quando ho «Ho ricevuto la proposta da Fabio Fazio, che vo- ricevuto la proposta non ci ho pensato su. E poi leva fortemente che fossi sul palco dell’Ariston la canzone è bellissima». ma io non me la sono sentita. rispetto troppo Un ragazzo dal talento straordinario, ma con il Festival e non ho ancora l’esperienza giusta». i piedi per terra. Ora lo aspetta il tour nei palazLe porte di Sanremo, però, non resteranno zetti e nelle piazze di tutta Italia. Nuove tappe chiuse per sempre: «In futuro mi piacerebbe par- di un percorso ancora lungo, ma Michele Bravi tecipare, magari quando avrò un progetto mu- ha già macinato qualche chilometro. E chissà se sicale valido». quel palco dell’Ariston per cui non si sente anPer ora Michele si gode il frutto del suo lavo- cora all’altezza, non possa essere calcato a brero: dopo il successo del singolo “La vita e la fel- ve anche da questo 19enne con la musica nel cità”, con cui ha già guadagnato il Disco d’oro, sangue. eDOarDO cOZZa adesso arriva il momento di esordire al cinema.

un rapper all’ariston: l’energia di frankie, umbro d’adozione

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rigini siciliane, nato di Jovanotti. Il paragone è a Torino, residente gradito a Frankie Hi Nrg: «Lo tra Caserta e Città prendo come un grande comdi Castello. Frankie Hi Nrg, plimento. Fa piacere essermi all’anagrafe Francesco Di avvicinato alla magia ed alla Gesù, non ha radici ben semplicità di un grandissimo piantate in nessuna zona precome Lorenzo». cisa d’Italia. La sua musica Il festival di Sanremo raprap è trasversale ed è apprezpresenta, già di per sè, una zata un po’ dovunque: sarà sfida importante. Per lui, peper le tematiche sociali e delrò, c’è una difficoltà in più: le sue canzoni, sarà anche niente case discografiche alle perché lui è uno dei primi inspalle, ma una produzione diterpreti rap ad essersi proposcografica interamente da insto al grande pubblico con i dipendente: «Arrivo all’ArifraNkie hi Nrg, 44 aNNi suoi successi. ston da produttore discograAdesso arriva l’opportunità di presentarsi a fico di me stesso, ma sono anche autore di tutSanremo: la seconda per Frankie, che bissa la te le canzoni del mio ultimo album: insomma ho partecipazione del 2008, quando arrivò 14° con fatto tutto da solo e questo mi rende davvero il brano “rivoluzione”. Da allora il rap ha fatto molto orgoglioso». tanta strada e, ormai, è uno dei generi musicali Ormai cantante affermato, Frankie Hi Nrg ha più apprezzati e noti nel panorama italiano: «Ed deciso di ripartire da Sanremo per presentare era ora – ha sottolineato il cantante – che dopo questa sua nuova veste. Una scelta coraggiosa, 35 anni dalla sua nascita, il rap prendesse piede come è nella sua indole, sin da quando affrone diventasse una realtà forte anche in Italia». tava temi impegnati nelle sue canzoni e lottava Quest’anno il 44enne si è presentato sul pal- contro chi gli dava del “venduto” per aver proco dell’Ariston con due canzoni che si distacca- vato a lanciarsi sulla scena nazionale senza rimano un po’ dal suo impegno politico e sociale: nere un cantante di nicchia. «Ho deciso di tralasciare quello che accade fuoUna delle sue sfide è stata vinta: è anche grari – ha spiegato – per dedicarmi un po’ più al- zie a lui se oggi c’è tanta gente che ascolta il rap. l’aspetto umano delle persone». Ed è anche grazie a lui se quell’angolo di Umbria Le canzoni con cui ha partecipato a Sanremo noto come Città di Castello trova spazio nelle sono “Pedala” e “Un uomo è vivo”: musiche cronache musicali con sempre più frequenza. e. c. che, a dire degli esperti, ricordano le atmosfere

Non solo canzoni: ecco l’umbria delle star Dalla Bellucci a Timi, da Goffredo Fofi a Laura Chiatti: figure di punta nel panorama cinematografico nazionale. Tutte nate in Umbria

È

una toponomastica cinematografica, quella che si traccia dalla breve ricognizione su attori e attrici, registi e critici, nati in Umbria. Ne vien fuori una vera carta geografica della regione. Da Castiglione del Lago, dove Laura Chiatti è nata trentadue anni fa, alla Gubbio di Goffredo Fofi, passando per Ponte San Giovanni, che ha visto Filippo Timi muovere i primi passi sul palcoscenico: si riesce a coprire l’intero territorio regionale. Il viaggio parte proprio dai dintorni di Perugia: periferia sud-est del capoluogo, Ponte San Giovanni. Tra sOpra, l’aTTOre filippO TiMi palazzoni e a DesTra, laura chiaTTi piccole case, in una piana solcata da due fiumi (il Tevere e la superstrada E45) si è consumata la dura infanzia di Filippo Timi, attore di cinema e teatro. Ma anche scrittore, regista, doppiatore. Non si è fatto mancare nulla, Timi, fino a pochi anni fa considerato giovane promessa delle scene, divenuto in pochi anni un affermato professionista della recitazione. Ormai quarantenne (è nato nel febbraio 1974), artista a tutto tondo, è ancora in tournée nei teatri italiani con il suo personalissimo e innovativo “Don Giovanni” (dal 25 al Teatro Parenti di Milano), mentre attestazioni di

merito e premi continuano a piovergli addosso. La sua città lo ha iscritto all’Albo d’Oro già da quattro anni, la prestigiosa Accademia del Donca gli ha conferito un Premio alla cultura; la rivista Lo straniero ne parla come «nome di punta del sistema culturale e spettacolare italiano». Un divo, insomma. A fargli compagnia, in questa “regionalissima” rassegna di star locali, c’è Laura Chiatti. Venti film all’attivo, tra cui «L’amico di famiglia» di Paolo Sorrentino e «Manuale d’amore 3» di Giovanni Veronesi, l’attrice trentaduenne è nata sulle rive del lago Trasimeno, a Castiglione. E da qui ha avuto inizio una carriera che, spaziando dal doppiaggio alle serie televisive (ha debuttato in «Un posto al sole»), è arrivata a superare i confini nazionali: Sofia Coppola l’ha scelta per una parte nel suo «Somewhere» del 2010. Lo scorso 14 febbraio, giorno di San Valentino, è circolata un’indiscrezione sul probabile matrimonio – che si dovrebbe celebrare in estate nella chiesa di San Pietro a Perugia – fra la Chiatti e Marco Bocci, anche lui attore e, soprattutto, di umbri natali: il protagonista di fiction televisive come «Incantesimo» e «Il bello delle donne» è di

Marsciano, comune della valle del Tevere a pochi chilometri da Todi. Ma, parlando di attrici umbre, non si può prescindere dalla numero uno, la più conosciuta e ammirata, la cui carriera internazionale ha esaltato il fascino e la sensualità della bellezza mediterranea: Monica Bellucci. Da ricordare uno dei suoi primi film, «I mitici – Colpo gobbo a Milano», quando, nella scena dell’arrivo alla stazione Centrale, esclamando per la sorpresa un molto umbro «Fischio!», sembrava impersonare se stessa: procace paesanotta dai modi spicci e dalla parlata spuria, colma di stupore all’impatto con la metropoli del Nord, capitale della moda e del design. E fu proprio a Milano che la Bellucci cominciò la sua carriera di modella, deviata subito dopo verso il cinema. Le cronache sono tornate a interessarsi di lei l’estate scorsa, quando ha annunciato la fine del matrimonio con l’attore francese Vincent Cassel, dopo 14 anni di vita coniugale: è risaputo, il mondo del cinema si nutre per la metà di notizie di gossip. Più sopra si nominava Lo straniero, la rivista che ha tributato elogi entusiasti a Filippo Timi.

È stata fondata e diretta da Goffredo Fofi, altro nome di punta di questa toponomastica regionale, conosciuto a livello nazionale come uno dei maggiori critici cinematografici. Ma ridurre la sua figura all’ambito della critica sarebbe ingeneroso e obbiettivamente riduttivo: Fofi è stato anche questo, ma non solo. Saggista e intellettuale a tutto tondo, nato a Gubbio nel 1937, ha contribuito alla realizzazione de I Quaderni piacentini ed è stato autore di opere d’analisi del linguaggio cinematografico che hanno lasciato il segno: da «L’avventurosa storia del cinema italiano raccontata dai suoi protagonia siNisTra, MONica Bellucci sti» (1979) a iN alTO, il criTicO gOffreDO fOfi «Più stelle che in cielo. Il libro degli attori e delle attrici» (1995), fino a «Come in uno specchio. I grandi registi della storia del cinema» (1997). Parlando di nomi e luoghi, un accenno finale merita Papigno, località alle porte di Terni scelta da roberto Benigni per girare alcune scene dei suoi «La vita è bella» e «Pinocchio». Tutta Italia conosce Benigni come Il toscanaccio, essendo egli nato a Castiglion fiorentino, in provincia di Arezzo. Ma pur sempre a due passi dal confine con l’Umbria. aNTONiO BONaNaTa


Storie dall’Umbria

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Nel giorno del Patrono, la città riscopre se stessa. Bilancio della Terni che fu con un occhio alle grandi sfide del futuro

Terni e il miracolo di san Valentino «P

La crisi economica offusca una realtà fondata sull’industria dell’acciaio. Ma le innovazioni e le “start up” sono gli ingredienti per il rilancio

iù che San Valentino servirebbe “San Precario”». Una battuta ironica, pronunciata proprio nel giorno del patrono di Terni da un sindacalista della Cisl, ma che la dice lunga sulla situazione in cui versa la città.Il giorno di San Valentino sui quotidiani il titolo principale era quello dell’annunciata chiusura della Sgl Carbon di Narni, azienda tra le più importanti del territorio e che manderà a casa più di cento operai. Oggi Terni è anil vescovo che questo. Il suo cuore d’acha chiesto ciaio si è arrugginito per colpa udienza al papa della crisi econoper discutere mica e la sua gente, schietta e di lavoro verace, spera che la città riesca a scrollarsi di dosso la polvere grigia di questo brutto momento. Acciaierie, chimica, vertenza San Gemini. Le problematiche aperte sono tante e davanti alla basilica del patrono si ritrovano anche gli operai della San Gemini Fruit. Vogliono protestare e ricordare all’opinione pubblica che ci sono anche loro. Loro come tanti. Il lavoro che c’era, che oggi non c’è più e che va ricostruito è una delle grandi sfide della città. Sfide da vincere senza se e senza ma, e che fanno scendere in campo anche la Chiesa. Il vescovo Ernesto Vecchi ha infatti chiesto un’udienza a Papa Francesco per mettere sul tavolo la questione ternana. Però c’è chi inizia uno sciopero della fame ad oltranza. Gino Venturi, segretario di zona della Uil, lo annuncia mentre Terni festeggia la festa degli innamorati: «Gli operatori di una cooperativa sociale del settore dell’assistenza agli anziani da oltre un anno non percepiscono lo stipendio pur andando a lavorare tutti i giorni. Iniziare lo sciopero oggi per noi ha un significato maggiore. A noi si uniranno anche altre persone con scioperi della fame consecutivi. Un vero gesto di solidarietà». Oltre 32mila persone sono passate per gli uffici per l’impiego, in cerca di un’occupazione, dall’inizio della crisi secondo Attilio romanelli, segretario Cgil di Terni.

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spiega renato Numeri da far Covino, docente tremare i polsi, a di Storia contemcui Terni giunge poranea all’Unidopo essere stata versità di Perugia scelta, all’indo– si è creduto di mani dell’Unità poter fare a meno d’Italia, per la sedell’industria e de delle acciaierie ora questa, che è grazie alla sua ancora la fonte particolare posiprincipale di redzione strategica, dito dei ternani, che però si è risi vendica metvelata fatale nella tendo il “sistema Seconda guerra Terni” in ginocmondiale, quanchio». do le Acciaierie Ma Terni è una furono bombarcittà sui generis date, come tutta rispetto al resto la città. La deter- i laVOraTOri Della saN geMiNi fruiT prOTesTaNO dell’Umbria. minazione dei ternani l’ha ricostruita, la mano dello Stato ha fat- Non un borgo, non un colle dal quale domina la to il resto. Il problema degli ultimi anni però è sta- valle come Gubbio, Nocera Umbra, Todi e Spelta la mancanza di politiche in grado di diversifi- lo. Il centro storico è un castro romano, con stracare lo sviluppo. «Ogni tentativo è finito male – de che si intersecano seguendo il cardo e il de-

MOMeNTi Delle celeBraZiONi religiOse Di

saN ValeNTiNO

cON le DaMe e i caValieri Dell’OrDiNe

Quattro Colonne

Anno XXIII numero 4 – 28 febbraio 2014

Periodico del Centro Italiano di Studi Superiori per la Formazione e l’Agg.to di Giornalismo Radiotelevisivo

Direttore responsabile: Antonio Socci

SGRT Notizie

Presidente: Nino rizzo Nervo Direttore: Antonio Bagnardi Coordinatori didattici: Luca Garosi – Dario Biocca

Della sOleNNe celeBraZiONe

redazione degli allievi della Scuola a cura di Sandro Petrollini registrazione al Tribunale di Perugia N. 7/93 del marzo 1993

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cumano. Ci sono i pendolari, molti lavorano a roma, a Perugia invece i pendolari entrano lungo il budello dell’E45 fin nel cuore del capoluogo. Pochi gli studenti a Terni, lo stretto necessario per mantenere le facoltà di medicina, scienze politiche e ingegneria. Il tasso di criminalità rispetto a Perugia è infinitamente più basso, migliore anche l’integrazione con gli stranieri. Qui non si sparano lungo corso Tacito. Motivi sufficienti per il “sorpasso”. La seconda città dell’Umbria ha superato Perugia nella staDi girolamo: tistica de “Il Sole «la città è in 24Ore” che mila qualità crisi profonda sura della vita. «L’exploit di Terni – ma è spiega Claudio ancora sana» Carnieri, ternano, ex presidente della regione e attuale numero uno dell’Aur (Associazione Umbria ricerche) – deriva dalla crisi di Perugia e dalla profonda radice di socialità che caratterizza la città, dovuta a come si è formata. A Terni venivano a lavorare migliaia di lavoratori da tutta Italia, è sempre stato un incrocio di dialetti. C’è un “genius loci” dove l’elemento di cordialità verso chi viene da fuori è forte». Terni è quindi pronta a ripartire. «La città è in crisi profonda – ha detto il sindaco Leopoldo Di Girolamo durante il pontificale di San Valentino – ma non si è rotta». Ed è pronta a rilanciare. «Tra le dieci start up innovative censite dal ministero, otto sono a Terni. L’azienda dei servizi – prosegue Di Girolamo – potrebbe essere quotata in borsa. Sul territorio siamo poi tornati ad avere 22 multinazionali attive». Degna di nota anche la rete di associazionismo, che permette per il momento la tenuta sociale. «La città non è malandata come viene dipinta – sottolinea Sergio Sacchi, docente all’Università di Perugia – per troppo tempo si sono sommati errori dal punto di vista della programmazione dello sviluppo. La città aspetta, oggi più che mai, dei miracoli da San Valentino».

Basilica

In redazione Laura Aguzzi – Cecilia Andrea Bacci – Carlotta Balena – Antonio Maria Bonanata – Alessandra Borella – Edoardo Cozza – Nicole Di Giulio – Giuseppe Di Matteo – Federico Frigeri – Lorenzo Maria Grighi – Manlio Grossi – Michela Mancini – Alessia Marzi – Nicola Mechelli – Alessandro Orfei – Antonello Paciolla – Meloni Lucina Paternesi – Michele raviart – Valentina rossini – Giulia Sabella – Luca Serafini – Antonella Spinelli – Sophie Tavernese – Caterina Villa

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