Scripta manent 2005

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Scripta manent 05

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finalità didattiche e divulgative scritto da Carlo Romeo su incarico dell’Istituto Pedagogico Italiano. Di un libro del genere c’era veramente bisogno. Si tratta di un lavoro, edito da Folio, che dal tramonto dell’Impero Asburgico ricostruisce gli avvenimenti politici, economici, sociali e culturali fino ai giorni nostri inserendoli e collegandoli con i contesti più ampi della storia nazionale, europea e internazionale. Il libro è stato concepito con una grafica semplice ed essenziale ed al testo si affiancano finestre informative che presentano personaggi, vicende e congiunture. Sono previsti, dato che si tratta di un testo scolastico, anche degli spazi per esercizi di verifica. Dell’avvento della grande industria in Alto Adige nel periodo compreso fra le due guerre mondiali (Acciaierie, Lancia, Alluminia, Magnesio) si occupa invece un volume a firma di Maurizio Visintin edito dal Museo Storico di Trento e presentato a fine novembre presso la Biblioteca “Claudia Augusta”. Nella sua ricerca l’autore si è soffermato in particolare sugli interessi economici e sulle motivazioni politiche di questo processo che produsse tanti sconvolgimenti nell’assetto provinciale. Nel marzo del 2005 è poi uscito il terzo ed ultimo volume “Porto di mare” che Paolo Valente ha dedicato alla storia degli italiani a Merano nell’ambito di un progetto denominato “Frammenti dell’anima multiculturale di una piccola città europea”. L’ultimo tomo di questo percorso, voluto dall’Assessorato alla cultura del Comune di Merano, si occupa delle vicende che hanno interessato la città del Passirio dal 1934, dal culmine cioè dell’esperienza fascista, fino al 1953 gli anni del dopoguerra e della faticosa rinascita. Curioso poi il libro intitolato “Bunker” edito dalla Ripartizione patrimonio della Provincia che illustra e descrive in 243 pagine le strutture permanenti di fortificazione e difesa del vallo alpino presenti in Alto Adige.

Presentazioni all’ottava edizione

Spostandoci dalla storia contemporanea, della quale si è mirabilmente occupata come da tradizione anche nel 2005 la rivista “Storia e Regione”, a quella moderna non possiamo dimenticare il convegno, organizzato dal 7 al 9 aprile presso il Palazzo Mercantile, e dedicato a Bolzano ed al suo sistema fieristico dal XVII al XVIII secolo. Ad indagare il ruolo del capoluogo altoatesino quale importante città commerciale sono stati storici ed esperti di tutto il continente. Il corpus di privilegi speciali concesso da Claudia de Medici e l’ampia autonomia esercitata attraverso il Magistrato Mercantile sono stati i temi al centro dei lavori. Facciamo poi un ulteriore passo indietro e menzioniamo quanto meno i documenti, dal 1200 al 1400, raccolti dallo storico Hannes Obermair in un corposo volume pubblicato dall’Archivio storico cittadino. L’Archivio provinciale ha poi avviato per la prima volta un corso formativo in lingua italiana per cronisti di paese. In Alto Adige sono circa 400 i cronisti, tutti di lingua tedesca, attivi sul territorio e che si occupano di raccogliere testimonianze e di documentare lo sviluppo di un paese o di una città. Questi importanti testimoni ora parleranno e scriveranno anche in italiano. Un buon segno per una storia che, si è detto e si è scritto negli ultimissimi giorni del 2005, deve essere complessiva del territorio e non deve procedere per singoli gruppi. Non è più tempo infatti di visioni chiuse ed autoreferenziali ma di analisi dinamiche e di studi incrociati, di autonomia di giudizio e di serietà scientifica. La storiografia altoatesina avrà solo da guadagnarne. Su queste pagine abbiamo tracciato una panoramica assai completa di quanto avvenuto a livello storiografico nel 2005 in Alto Adige. Ora, prima di chiudere, è d’obbligo una riflessione sul mestiere di ricostruire il passato e la memoria visto che l’argomento suscita continue ed infini-

te polemiche. Forse vale la pena partire proprio dalla diversità tra storia e memoria e dal fatto che serva più la prima della seconda. In questo senso come è stato recentemente scritto dallo storico Giuseppe Ricuperati nella sua “Apologia di un mestiere difficile” la memoria inchioda gli individui ed i gruppi ad una fedeltà emotiva, all’identità, mentre la storia è un esercizio critico, una costruzione che allena al confronto quanto mai auspicabile in una terra come la nostra. Una ricostruzione storica che si rispetti deve tenere conto di molti aspetti ma soprattutto deve restare libera da ogni condizionamento. Di sicuro poi lo studioso non deve prestare troppa attenzione

ai gusti ed alle mode che imperversano nell’“uso pubblico della storia”. È vero che oggi saggi e libri specialistici occupano sempre meno spazio a scapito di più accattivanti articoli di giornale o, a livello nazionale, di “fiction” televisive ma la sfida va comunque raccolta per tornare nell’alveo di una disciplina che deve basarsi sulla verifica del vero e del falso, sulla critica delle fonti puntando ad adeguate interpretazioni e argomentazioni magari con una narrazione accattivante e più moderna senza troppe date e note. Ma non c’è dubbio che la storia va fatta dentro questi precisi confini. Altrimenti scrivere del e sul passato sarà una missione davvero impossibile.

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