Scelte - Proposta Educativa

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SIAMO LE PAROLE che usiamo

N AttivaMente Mai come in quest’epoca è possibile trasmettere rapidamente, su larga scala e nei confronti di un’audience amplissima, qualsivoglia espressione

46 | Dicembre 2016

Denis Ferraretti

on c’è giorno che il web non ci offra un’emozione. Non importa quale, basta che sia intensa. Un giornalismo fatto di notizie-chenon-lo-sono, un discutibile modo di fare propaganda politica e un intricato sottobosco di commenti, opinioni e discussioni sui social network, ci regalano quotidianamento stupore, sconcerto e infine delusione nei confronti del genere umano o almeno di quel genere che vive e popola la rete. Noi compresi. Tra i tipi che risvegliano in noi i peggiori sentimenti, escludendo il penalmente perseguibile, possiamo identificare tre macro categorie. Il troll: soggetto solitamente anonimo che interagisce con gli altri tramite messaggi provocatori, irritanti, fuori tema o semplicemente senza senso, con l’obiettivo di disturbare la comunicazione. Il webete: utente che da un lato alimenta polemiche sterili e dall’altro interviene solo per rendere ridicoli e offendere gli interlocutori. È una parola che compare online già nel 1998 (http://bit.ly/storia-webete) e che è rinata recentemente, con un nuovo significato, per mano di Enrico Mentana in risposta ad un commento su un suo post (http://bit.ly/webete). L’hater: una persona che esprime odio nei confronti di un determinato soggetto o un gruppo o un’idea, in spazi di discussione pubblica, in particolare in quelli presenti sul web e sui social network. Il confine tra le tre è labile. Non sono elencate in ordine di comparizione ma, se vogliamo, raccolgono una crescente quantità di odio inteso come movente delle azioni. Da dove viene tutto questo odio? Chi è veramente un hater? Anche uno scout può trasformarsi in un webete? O peggio ancora in un hater? Come si può contrastare il fenomeno? Una prima considerazione è legata alla concezione che abbiamo della tecnologia. Se da un lato la rete di comunicazione moderna può essere considerata un mezzo neutro, cioè un qualcosa di tecnico utilizzato per diffondere il sentimento che esiste già nelle sue multiformi esternazioni, dall’altro non possiamo non considerare la sua potenza intrinseca. Mai come in quest’epoca è possibile trasmettere rapidamente, su larga scala e nei confronti di un’audience amplissima, qualsivoglia espressione. Giovanni Ziccardi in L’odio online - Violenza verbale e ossessioni in rete (Raffaello Cortina Editore) ne parla in modo completo, affrontando da un punto di vista giuridico, filosofico e politico il tema della violenza


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