Avventura n. 5 - 2006

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ALLA LUCE DELLA LANTERNA

DI UMBERTO PASQUI DISEGNO DI SIMONA SPADARO

COME NONNO KLAUS DIVENNE BABBO NATALE

illes era stanco di essere felice per forza. Doveva sorridere a tutti i costi quando si illuminavano le luci dell’albero: una tradizione carina e allegra finché era bambino, ma ora, a dodici anni, G proprio non si stupiva più di nulla. Anzi, il Natale preannunciava sì il dolce a forma di tronchetto che

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tanto gli piaceva, o la gioia istantanea di aprire i pacchi regalo, ma per il resto era anche un peso: doveva per forza stare con i parenti, doveva per forza raccontare di sé a gente che conosceva a malapena e che vedeva in pochissime occasioni. Regole, queste, ripetute ogni anno e che lui, tranquillo e mite figlio unico, mai si sarebbe sentito di trasgredire: era sempre stato una specie di “obbligo” familiare il Natale, un appuntamento per mangiare prosciutto al forno coi cugini Edouard, che non sopportava, e Charlotte, che abitava in Alsazia. Fino all’anno prima si accendeva in lui una piacevole gioia, causata dal clima luccicante e dall’illusione, almeno per un giorno, che la sua fosse una grande famiglia unita. Ma Gilles adesso si stava annoiando: tutta questa messinscena per uno o due regali in più non aveva proprio senso. Certo, sapeva che appendendo sul focolare un paio di zoccoli sarebbero stati riempiti nella notte di doni che, così gli dicevano, Gesù bambino portava. Per quale motivo questo “bambino” viene a casa sua e gli regala qualcosa: non bastano i genitori ad esaudire ogni desiderio nei negozi e negli ipermercati? E chi porta le ostriche del pranzo del giorno dopo? Parigi è bella per chi viene da fuori, ma chi vi abita sa che per le Feste è solo un groviglio caotico di luci colorate e fari di automobili. I giorni corti e la fretta rendono dicembre il mese più veloce, che si consuma come una delle lampadine dell’albero, bruciandosi. Era annoiato, Gilles, ma doveva far finta di essere felice: perché non si può essere tristi per una festa. Soltanto non sapeva chi era il festeggiato. L’albero? Aveva provato a chiedere qualche informazione ai suoi insegnanti, ma si era sentito rispondere che non era opportuno parlare di queste cose in una scuola pubblica. Aveva la sensazione che mancasse qualcosa. Si mise a spostare le statuine del presepe che stava accanto al televisore. Si soffermò, in particolare, sul “ravi”, il personaggio sorridente che regge una lanterna per indicare il sentiero che porta alla mangiatoia. Perché quella statuina sembrava così appagata e al contempo così concitata nell’indicare agli altri pastori la strada? Non poteva starsene a letto invece che vagare di notte con la strana lampada ad olio? Finché, sopra i suoi pensieri, avvertì una voce che lo chiamava: “Gilles, Gilles”. E poi il suono si faceva sempre più flebile, non si riusciva ad intenderne le parole. Guardò il presepe con più attenzione: aveva intuito che la voce veniva da lì.Vide, infatti, la statuina agitare la lanterna. Gilles lo fissò, intuendone un sorriso accogliente. Si ritrovò davanti a lui, era diventato anch’egli un personaggio del presepe. “Vieni, vieni” gli bisbigliava l’omino con la lanterna che disse di chiamarsi Bertrand. Lo prese per mano e lo presentò agli altri sette pastori vicini a lui. Il cane che guidava le pecore gli fece una gran festa appoggiando le zampe sulle sue ginocchia. Finalmente Gilles si sciolse in un sorriso spontaneo.“Ma che ci fate qui e dove andate?” chiese ai pastori. Bertrand gli indicò la capanna, dentro cui si vedeva brillare una luce intermittente bianca. “Chi c’è là dentro?”. “Vieni con me: andiamo a vedere insieme”. - rispose l’omino con la lanterna.

Avventura 5/2006


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