Scienza & Società - 1/2 - ottobre 2007

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12/10/2007

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Comunicazione

Un bisogno “vitale” Andrea Cerroni

P

er comunicazione della scienza si potrebbe intendere un’attività (filantropica o a certe condizioni lucrativa) pensata di corredo all’educazione obbligatoria, a vantaggio di giovani poco informati o male formati o di più o meno giovani curiosi, appassionati, amatori. Oppure, più cinicamente, un ritrovato di successo dell’infotainment, o un veicolo pubblicitario per prodotti o corsi universitari poco appetibili. O, infine, uno strumento per fare cassa di risonanza ai cahiers de doléances dei ricercatori per sollecitare più cospicui finanziamenti pubblici. Senza escludere né che la comunicazione della scienza sia tutto questo e neppure che si possa essere accesi sostenitori di talune di queste attività e maltolleranti di altre, oggi essa si segnala però come qualcosa di molto più ampio e rilevante, che deve entrare a far parte della forma mentis (e dei curricula) di tutti gli scienziati, oltre che affermarsi con il proliferare di nuove figure “ibride” fra scienziato e cittadino “ingenuo”. Proviamo dunque a prendere dal rumoroso intrico della quotidianità e del nostro lavoro, da quanto silenziosamente diamo per scontato per nostra abitudine o presa di posizione sociale, il distacco di un passo lungo. La scienza, si converrà, è un insieme variegato di attività che, tra l’altro, mirano tutte a produrre conoscenza socialmente fruibile, in risposta a bisogni di sopravvivenza o di qualità della vita, di interessi più o meno generali o magari di “semplice” curiosità. Comunicare la scienza vuol dire, allora, far sì che il maggior numero possibile di individui partecipi a questa fruizione. E, più precisamente, che ogni knowledgeable citizen sia – letteralmente – abile e abilitato a partecipare alle quattro fasi della circolazione della conoscenza: produzione di nuova conoscenza attraverso lavoro e attività quotidiana; validazione, legittimazione e istituzionalizzazione dell’episteme; diffusione in termini di risposte a bisogni materiali e intellettuali; formazione dei suoi concittadini vecchi e nuovi. Già a questo punto si vede che la comunicazione della scienza, come insieme delle attività che rendono la conoscenza un bene pubblico, ha una portata sociale decisiva. 135


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