Gino Ginevri 1857-1935

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Associazione Culturale “Pergola Nostra�

Gino Ginevri 1857 - 1935

Opere della collezione di Maria Torlontano Redeghieri

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Associazione Culturale “Pergola Nostra�

Gino Ginevri 1857 - 1935

Opere della collezione di Maria Torlontano Redeghieri

a cura di Marisa Baldelli

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Pergola - Museo dei Bronzi Dorati e della Città di Pergola dal 3 al 31 agosto 2008 Promotrice della mostra: BCC Pergola Associazione Culturale “Pergola Nostra” CREDITO COOPERATIVO

in collaborazione con: BCC- Assessorato Pergola alla Cultura Comune di Pergola CREDITO COOPERATIVO

con il patrocinio della: BCC di Provincia Pesaro e Urbino - Assessorato alle Attività Culturali - Editoria Pergola CREDITO COOPERATIVO

e con il contributo BCC di: Pergola CREDITO COOPERATIVO

BCC Pergola CREDITO COOPERATIVO

Coordinatrice: Lucia Lucarelli Allestimento della mostra: Marisa Baldelli Alessandro Crinelli Lucia Lucarelli Pannello esplicativo: Nazareno Turchi Si ringraziano per la collaborazione: Rosalba Barbanti Donatella Renzaglia Pietro Scarpellini Padre Stefano Troiani Fotografie: Foto Charly di Maurizio Bucarelli 4

In copertina: Luce del mattino, 1924, olio su cartoncino telato, 19x21 cm


L’Associazione Culturale “Pergola nostra” ha organizzato una personale di Gino Ginevri (18571935) personaggio noto, ai suoi tempi, come insegnante e come artista, oggi pressoché sconosciuto ai nostri concittadini per la sua ritrosia a ogni forma di pubblicità che l’ha portato a una dimenticanza immeritata. La scoperta di questo pittore, dopo tanti anni di oblio, è stata entusiasmante e sorprendente. Le opere esposte non pretendono di dare una visione completa dell’artista, ma bastano a farci comprendere il suo valore. L’Associazione rivolge un particolare ringraziamento a Maria Torlontano Redeghieri, nipote di Gino Ginevri, che ha messo a disposizione i dipinti del Nonno partecipando anche generosamente all’organizzazione dell’evento, a Marisa Baldelli e Lucia Lucarelli che si sono prodigate con competenza e determinazione alla realizzazione del catalogo e della mostra. Un ringraziamento va al Comune di Pergola e alla Provincia di Pesaro - Urbino che hanno fornito supporti logistici e la possibilità di esporre le opere nel “Museo dei Bronzi Dorati e della Città di Pergola”. Un grazie infine alla Banca di Credito Cooperativo e all’Assicurazione Assimoco che hanno elargito un contributo importante per la realizzazione del progetto.

Aldino Guiducci Presidente dell’Associazione Culturale “Pergola Nostra”

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La mostra allestita nel prestigioso spazio del “Museo dei Bronzi Dorati e della Città di Pergola”, dedicata al pittore Igino Ginevri Blasi, rende giustizia ad un artista sensibile e colto nato a Pergola nel 1857, la cui probabile riservatezza lo ha lasciato troppo a lungo in disparte. L’Associazione Culturale “Pergola Nostra”, impegnata da più di un ventennio con i suoi attenti componenti ad individuare cittadini benemeriti viventi o appartenenti al passato, questa volta ha il merito di riproporre un’opera sublime che prende corpo nei dipinti ricchi di luce e di vive pennellate, nei ritratti espressivi e nei paesaggi variegati della nostra bella Italia. Un vivo ricordo, delineato sicuramente da uno studente di Igino Ginevri Blasi, che svolse una lunga e luminosa carriera come insegnante non solo a Pergola, ma anche in numerose città italiane, coglie il pittore felice come un ragazzo per la fine dell’anno scolastico che se ne va a spasso per le colline, le coste, le isole, i suggestivi paesi portando il peso della sua cassetta di colori, pronto a cogliere l’attimo di luce che inonda le visioni che si stagliano davanti a lui e attento anche a rilevare i segni di un’umanità laboriosa di un tempo ormai andato. L’Amministrazione di Pergola non può che essere grata all’Associazione “Pergola Nostra” e ai familiari del pittore poiché, grazie alla loro intuizione e disponibilità, ci permettono di riscoprire un talento dimenticato e di approfondire dal punto di vista artistico un’epoca fondamentale a livello storico.

Giordano Borri Sindaco del Comune di Pergola

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Maria Pia Fratini

Assessore alla Cultura del Comune di Pergola


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Gino Ginevri a Sappada (circa 1927) Un momento sereno tra le sue amate montagne. 8


Note biografiche Lucia Lucarelli 11 novembre 1857 - Gino Ginevri nasce a Pergola da Paolo e Sofia Brilli. 1869 - Urbino - Frequenta il Liceo-Ginnasio “Raffaello”. 1874-1877 - Urbino - È allievo del “Regio Istituto di Belle Arti delle Marche”. 10 maggio 1887 - È nominato da Egidio Calzini Vice Presidente del “ Circolo Artistico di Studio e Lavoro” di Urbino. 1881-1882 - Insegna Disegno nella Scuola Tecnica di Pergola in qualità di supplente. 18 agosto 1882 - Il pittore Giuseppe Gabani dichiara la frequenza di Gino Ginevri nel suo studio di pittura a Roma. 4 agosto 1882 - È confermato per tre anni Prof. Reggente di Disegno nella Scuola Tecnica di Pergola. 26 luglio 1883 / Virginio Felicioli, Direttore della Scuola Tecnica di Pergola, dichiara che Gino Ginevri insegna il Disegno da due anni nella sua Scuola e nella Scuola Domenicale applicata alle arti, “dando prova di abilità didattica e perizia in ogni parte della materia…”. 1884 - La “Regia Accademia di Belle Arti” di Firenze gli conferisce la “Patente di Maestro di Disegno nelle Scuole Tecniche Normali e Magistrali del Regno”. 1884-1886 - Insegna Disegno nella Scuola Tecnica e nell’Istituto Giannini a Pergola. 1898-1901 - Insegna Disegno a Cagliari. 1901 - È trasferito alla Scuola Tecnica di Pergola. 1901-1905 - È Direttore “senza stipendio”della “Scuola serale per gli artieri”. Nella stessa scuola, fino al 1905, Archimede Santi è insegnante di Disegno. 1902 - Fa parte della commissione istituita dalla “Compagnia di S. Secondo” per decidere del restauro della facciata del Duomo di Pergola. 9


1905 - È nominato insegnante di Disegno nella “Scuola d’Arte applicata all’industria” di Pergola. Nel 1907 la Scuola ottiene la medaglia di bronzo “per le Scuole Artistiche Industriali”, in occasione di una “Mostra didattica” tenutasi a Roma. 1906 - Ottiene la cattedra di Disegno, in qualità di Prof. Ordinario, nella Scuola Tecnica di Pergola. 1 ottobre 1907 - È trasferito da Pergola a Cesena “per ragioni di servizio”. 5 dicembre 1907 - Il consiglio Comunale di Gambettola (Forlì - Cesena) lo nomina insegnante della Scuola facoltativa di Disegno applicata alle Arti e ai Mestieri. 1910 - A Gambettola (Forlì - Cesena) fa parte della commissione giudicatrice del progetto del nuovo edificio comunale. *1915-1927 - È trasferito nella Scuola Tecnica di Castellamare Adriatico (Pescara), e ne è nominato Vice Direttore. 1918 - Insegna a Milano. Incarico temporaneo. 1927 - Va in pensione e si trasferisce a Trieste. Ritorna periodicamente a Pergola. 1935 - Torna definitivamente a Pergola dove muore il 15 marzo.

(*) La nipote, Maria Torlontano Redeghieri, ricorda che il Nonno insegnò anche ad Arcevia (AN) e Loano (SV). Al momento manca la documentazione che potrà essere reperita negli archivi scolastici delle due città.

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Per Gino Ginevri, pittore dimenticato Marisa Baldelli Questa mostra di dipinti del pittore Igino Ginevri Blasi o Gino Ginevri, come egli si firmava, scelti dalla collezione della nipote Maria Torlontano Redeghieri, ha come fine principale l’avvio alla conoscenza di un artista pergolese finora trascurato. Sarà compito di futuri studiosi ricercarne altre opere, evidenziarne con maggiore sicurezza il valore e collocarlo al posto che merita nel panorama artistico del suo tempo e nella storia dell’arte. L’iniziativa di oggi, pur con dei limiti, credo sia un modo per aggiungere una piccola tessera al mosaico storico-artistico della Provincia e per farci prendere coscienza di quanta ricchezza ci sia ancora da scoprire nella nostra Città. Inoltre l’esposizione nell’ex Istituto Giannini, l’orfanotrofio oggi “Museo dei Bronzi Dorati e della Città di Pergola”, che fu sede della “Scuola Serale”per gli operai in cui Gino Ginevri si prodigò con generosità come direttore “senza stipendio” e insegnante di disegno, fa sì che l’evento acquisisca anche una valenza sociale.

Gino Ginevri (Igino Ginevri Blasi) nasce a Pergola l’11 novembre 1857 da Paolo e da Sofia Brilli. La sua è una antica, nobile famiglia che ha una notevole parte negli eventi che porteranno all’unità nazionale (1). Non fa in tempo a conoscere la madre che muore solo nove giorni dopo la sua nascita; a sei anni perde anche il padre e la sua infanzia si svolge sotto la tutela dei nonni materni. Il primo periodo della sua vita scorre tra Pergola e Urbino: frequenta, infatti, le Scuole Elementari nella città natale, poi passa al Liceo Ginnasio di Urbino, ed è ospite del Collegio Raffaello, retto dai Padri Scolopi; ha come compagno di convitto Giovanni Pascoli che si ricorda di lui in una lettera (2.) Nel 1874, a 17 anni, si iscrive all’Istituto di Belle Arti delle Marche (3). Vi rimane fino al 1877, completando il triennio, durante il quale segue i corsi di Elementi di Figura, Storia delle Arti, Anatomia Pittorica e Disegno Superiore (4). Nella città feltresca si fa presto conoscere e apprezzare: il 10 maggio 1877 Egidio Calzini, presidente del “Circolo Artistico di Studio e Lavoro”, comunica all’ “Egregio Signor Ginevri Gino Pittore” la nomina a Vice Presidente (5). Del resto le sue qualità e il suo impegno sono 11


testimoniati nel 1882 dal suo professore di disegno Francesco Serafini, il quale dichiara che “il Sig. Gino Ginevri, alunno in questo Istituto di belle Arti, nel frequentare per più anni le sue lezioni di Disegno con assiduità, ne seppe ritrarre lodevole profitto anche nel disegnare dal gesso con accurata diligenza, esattezza ed intendimento, tanto che lo scrivente lo ritiene capace di disimpegnare con ottimo risultato l’ufficio di insegnante in una scuola tecnica”(6). Negli anni in cui Gino frequenta l’Istituto di Urbino gran parte dell’insegnamento è legato agli schemi accademici, per la formazione dei docenti che dipendeva dall’Accademia di San Luca di Roma, orientata verso il purismo pittorico. Anche Il Serafini, dopo una prima formazione a Urbino presso Francesco Antonio Rondelli, era passato a Roma con Tommaso Minardi. E’ ricordato per la sua “amorosa opera di insegnante” e per avere eseguito alcune pale d’altare e il sipario del teatro “Sanzio” di Urbino. Non sappiamo quanto Gino abbia assorbito da lui, poiché non conosciamo sue opere assegnabili a questo primo periodo. La scuola di Urbino, però, fu certo fondamentale: dallo studio fatto sui gessi e i modelli, che pretendeva il quotidiano esercizio del disegno, egli sicuramente apprese il rigore, il culto per il magistero dell’arte, il senso del dovere, della misura, l’autodisciplina. Dopo il periodo urbinate, Gino Ginevri, verosimilmente verso il 1880, si trasferisce a Roma, dove frequenta a lungo lo studio del pittore Giuseppe Gabani (7). Nell’aprile 1882, a 25 anni, inizia a dedicarsi all’insegnamento del disegno nella Scuola Tecnica di Pergola. Nel 1884 la Regia Accademia di Belle Arti di Firenze gli conferisce “all’unanimità” la “patente di Maestro di Disegno nelle Scuole Tecniche e Magistrali” (8). La sua attività di insegnante si protrae per 47 anni, snodandosi secondo un percorso che tocca vari luoghi d’Italia: da Pergola (1882-1898) a Cagliari (1898-1901), ancora a Pergola (1902-1906), poi a Cesena (1907-1914), ed infine, dal 1915 al 1927, in Abruzzo, a Castellamare Adriatico (9), con un intervallo a Milano tra il 1917 e il 1918 (10). Dopo il 1927, ormai in pensione, si trasferisce a Trieste (11). Egli tiene, però, sempre stretti i rapporti con la città natale (12), dove 12


per i suoi allievi della Scuola Tecnica e gli studenti-operai della Scuola Serale è “il Professor Gino”, amato, stimato e seguito con passione (13). E’ del 1935 il ritorno definitivo a Pergola, in cui il 15 marzo chiude i suoi giorni. Gino Ginevri sente l’insegnamento come una vera e propria missione: crede in ciò che fa e per questo riesce ad infondere negli alunni l’interesse e l’amore per l’arte, a scoprirne le attitudini, a seguirli con entusiasmo generoso. Furono molti gli allievi della Scuola Tecnica di Pergola che orientò alla Scuola di Urbino, a cominciare, forse, da quel “Paris Parisio”, studente pergolese di cui poco sappiamo, ma che si faceva onore nell’Istituto, come nel 1886 attesta lo scultore e pittore Ettore Ximenes, direttore in quegli anni, rivolgendo al Professor Ginevri le sue “sincere congratulazioni per il metodo suo efficace nel preparare i Giovani allo studio dell’Arte”(14). Ricordiamo, tra di essi, Teresita Domenichelli, artista ed insegnante di Disegno, che verso di lui manifestava un’ammirazione profonda e affettuosa gratitudine (15), il valente pittore Igino Fagioli, Giuseppe Carboni, Gaetano Ginevri, Aristene Papi che raggiunse il successo in Argentina (16), Archimede Santi, artista da poco rimesso in luce (17), e il fratello Marcello. Dopo, o insieme all’insegnamento, per Gino veniva la sua arte: adempiuto il dovere quotidiano, e soprattutto nei periodi di vacanza, se ne usciva con la cassettina dei colori, per fermare, nel momento giusto, quanto colpiva il suo occhio, trovando nei luoghi diversi che scandirono la sua vita un motivo per abbandonarsi al sogno della pittura. Ed è proprio seguendo le scarne note biografiche che si può immaginare, almeno in parte, il suo itinerario artistico (18). Un punto fermo ed importante, dopo gli studi in Urbino, è il suo soggiorno a Roma dove frequenta, probabilmente intorno al 1880, “per molto tempo” e “dando sempre luminose prove di capacità e progresso in ogni suo lavoro”, lo studio del pittore d’origine senigalliese Giuseppe Gabani (19). Non è dato sapere il perché della sua scelta, ma forse è proprio presso questo artista che la sua naturale disposizione per la pittura di paesaggio si definisce e si rafforza. Infatti il Gabani, pittore di soggetti militari e orientaleggianti allora in voga, si dedicava anche alla 13


ritrattistica, e a tematiche naturalistiche, specie ai paesaggi della campagna romana, raccontati attraverso visioni aperte (20). E’ certo quest’ultimo aspetto che può attrarre Gino di più. Soprattutto, però, egli a Roma può ampliare il proprio orizzonte, conoscere opere e artisti di vari orientamenti e correnti. In particolare appare evidente nei suoi dipinti di fine Ottocento l’influenza su di lui esercitata dal mondo napoletano, in quegli anni dominante nella capitale. Ed è l’arte di Gioacchino Toma, il suo sentimento discreto, a colpirlo maggiormente. Si nota nella Piccola caldarrostaia, nel Ritratto di Annetta e, soprattutto, nella Convalescente del 1884, la cui immagine sembra tratta dalla donna seduta, col capo appoggiato sui cuscini, dipinta dal Toma nella Ruota dell’Annunziata. In seguito, tra il 1911 e il 1925-’26, sente l’influenza del mondo toscano dei macchiaioli, tra Fattori e Lega, lo notiamo in alcune vedute della campagna marchigiana, con case contadine, come quella di Piobbico con la ripida scaletta e la vecchierella in cima seduta (21), ed altre dei dintorni di Serra Sant’Abbondio, località a lui cara, che ritrarrà molte volte, dandoci immagini di una vita di cui si è perso il ricordo. Adotta il formato orizzontale, consueto agli artisti della campagna romana, a Fattori, ma anche al pesarese Giuseppe Vaccaj, per dipingere su tela uno scorcio del Laghetto di Bellisio, che oggi non c’è più, in cui mostra anche i tetti rossi e il fumo della raffineria dello zolfo, che arrivava dalla vicina miniera di Cabernardi, rendendo così testimonianza storica di un’ attività scomparsa. Sulla scia dei macchiaioli ottiene risultati decisamente apprezzabili ne I cipressi del 1925, in cui la luce scopre le variazioni del verde, giocando tra i rami e sul sentiero in collina. Si accosta infine, negli anni in cui soggiorna a Trieste e si porta in vacanza in Cadore, poi in Valtellina, a correnti artistiche settentrionali che si intersecano con il divisionismo segantiniano. E questo appare ad evidenza nelle opere tarde, attorno al 1929-’30 e, soprattutto, in alcuni disegni: il Ritorno all’ovile, La boscaiola, La lavandaia, in cui compaiono animali ed umili figurine che esegue con matite colorate, a tratti orizzontali, verticali, a vortice, raggiungendo 14


esiti suggestivi. In definitiva, però, bisogna dire che per Gino Ginevri la pittura è vita: ha grande facilità nel dipingere e, al di fuori delle correnti e delle scuole, applica la logica dell’arte, ascolta la voce dell’alba e del tramonto, sente il variare delle ore e delle stagioni, forma così la sua tavolozza e nascono quelle piccole raffigurazioni, ricche di luce e colori, rasserenanti per noi, e forse anche per lui (22), che sembrano susseguirsi secondo un tragitto sostanzialmente unitario. La pittura è il motivo conduttore della sua vita, è quasi una melodia dolce da sottofondo, un discorso sottovoce, solo fedele all’occhio che ferma sulla tela, sulla carta, sul cartone, sulla tavoletta, forme, luci, colori. Si immerge nella natura con vero amore, e la guarda con stupore incontaminato; si volge ai paesaggi di campagna, di collina e di montagna: li ritrae tutte le volte che può, portandosi nei luoghi prescelti, nei momenti prescelti. Sa cogliere la magia della luce che per un attimo fa brillare di rosso e di giallo gli arbusti e i sentieri resi molli dalla pioggia o arsi dal sole (23). Nelle sue opere si susseguono colline, montagne e case. Case sempre rustiche, della campagna marchigiana, di Pescosansonesco in Abruzzo, di Sappada, di Bormio, di Monrupino, ai confini con la Slovenia (24). Dipinge fino agli ultimi anni, ed è il paesaggio della terra natia ad attrarlo ancora, così fa scaturire dalla roccia e accende di rosso il piccolo santuario della “Madonna del Sasso”, poi ci regala l’“azzurra visione” del Catria, i viottoli e le case di Serra Sant’Abbondio assolate, con la staccionatina di canne e i panni sopra appoggiati ad asciugare e infine, quasi ultimo saluto, un sentiero e i monti toccati dal sole in un tramonto d’estate.

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Note* (1) Lo zio Ascanio Ginevri Blasi prepara, attua e dirige la sollevazione marchigiana contro il governo pontificio, in cui Pergola ha il suo momento di gloria quando insorge, l’8 settembre 1860, prima fra le città della regione. Allora Gino non ha ancora tre anni; è il padre Paolo, in quel giorno, a issare il vessillo tricolore sul palazzo del Comune. Vedi L. Nicoletti, Di Pergola e dei suoi dintorni, Pergola, Tipografia Gasperini, 1899-1903, p, 357 ss. La madre, Sofia, è figlia di Alessandro Brilli, ricco proprietario terriero, originario della Romagna, e sorella di Pietro. Patrioti anch’essi, saranno sindaci a Pergola; Pietro nel 1877 scoprirà lo zolfo nei terreni di sua proprietà a Percozzone. Vedi S. Sebastianelli, Attività pergolese nei secoli, ed. Sanguerone, Sassoferrato, in corso di stampa. (2) Urbino, 9 luglio 1956: lettera del prof. Orlando Emanuele alla famiglia Ginevri Blasi. Il Pascoli si trovava in Urbino con i fratelli Luigi e Giacomo, che fu compagno di studi di Gino Ginevri (3) Istituito nel 1861 da Lorenzo Valerio e attivo dal 1864, stava crescendo d’importanza. Tutte le notizie sull’Istituto sono tratte da F. Carnevali, Cento anni di vita dell’Istituto d’Arte di Urbino, AGE, Urbino 1961, consultato in: www.prourbino.it/scuolalibro. (4) Urbino, 4 agosto 1883: Giovanni Battista Pericoli, Direttore dell’Istituto di Belle Arti, certifica che Gino Ginevri ha frequentato l’Istituto “dando prova, tanto nello studio quanto nei lavori d’intelligenza, di capacità e profitto, in modo da meritarsi lode e premi nei concorsi annuali”. (5) Comunicazione di Egidio Calzini, Urbino, 10 maggio 1877. Il Calzini diverrà insegnante di Storia dell’Arte nell’Istituto, storico dell’arte e direttore della rivista “Rassegna Bibliografica dell’Arte Italiana”. (6) Urbino, 22 luglio 1882: dichiarazione di Francesco Serafini Professore Insegnante. Vedi anche note 4, 19. (7) Vedi avanti, note 19-20. (8) Firenze, 24 gennaio 1884: comunicazione del Segretario della Commissione giudicatrice. (9) Allora in provincia di Teramo. Nel 1927, unendosi al borgo di Pescara, ne assumerà il nome. Nel periodo abruzzese ha amico e collega nella Scuola Tecnica- di cui è vicedirettore- il giovane Tommaso Cascella (1890-1968), figlio di Basilio, capostipite della famiglia di artisti che dura tuttora. (10) Vedi anche le Note biografiche a p. 8. (11) A Trieste risiedeva la figlia Giuseppina, madre di Maria Torlontano Redeghieri, per la quale, in occasione delle nozze aveva dipinto nel 1925 la copia della raffaellesca Madonna del Granduca, ornandola di un fregio di gusto floreale. (12) È presente in diverse iniziative: ad esempio nel 1902 è nella commissione istituita dalla Compagnia di San Secondo per decidere sui restauri della facciata del Duomo (Centenario di S. Secondo, n. 6, 2 novembre 1902). Nel 1910 fa parte del comitato, presieduto da Sisto Franceschini, che festeggiò “con spirito laico e democratico” il cinquantesimo anniversario dell’insurrezione pergolese, in contrapposizione al comitato ufficiale, diretto da Luigi Nicoletti, che solennizzò la stessa ricorrenza il 6 novembre (S. Sebastianelli, Il patriottismo pergolese nell’unità d’Italia, S.T.E.U., Urbino 1961, pp. 115-117). 16


(13) Egli si dedica all’insegnamento con abnegazione profonda, rivolgendosi anche alla classe più debole. Oltre che nella Scuola Tecnica, infatti, opera gratuitamente nell’Istituto Giannini (l’orfanotrofio istituito, con l’intervento di Ascanio Ginevri Blasi, nel 1865 a seguito della disposizione testamentaria del conte Bartolomeo Giannini) e nella Scuola Domenicale di Disegno applicato alle Arti. All’inizio del Novecento è “Direttore senza stipendio” della Scuola Serale per gli artieri, e ne è insegnante quando, nel 1905, diviene Regia Scuola Serale Applicata all’industria. In occasione di una mostra didattica tenutasi a Roma nei mesi di novembre-dicembre 1907 la Scuola viene premiata con la medaglia di bronzo e il conte Gaetano Mattei, Presidente della Giunta di vigilanza, esprime a Gino Ginevri i suoi rallegramenti, ricordando “lo zelo e capacità con cui la impiantò e diresse” (Pergola, 17 settembre 1908: comunicazione di Gaetano Mattei). Sulla Scuola serale sarebbe doveroso uno studio approfondito. Alcuni disegni di allievi, firmati da Gino Ginevri, rinvenuti nel 1990 dall’arch. Vincenzo Fusco, vennero messi in mostra nella sede dell’Archeo Club di Pergola, allora diretto da Tina Torcellini (M. Baldelli-A. Oradei, Archimede Santi ( 18761947), Sayring, Pergola 2006, p. 38, n. 53). (14) Urbino, 2 ottobre 1886: dichiarazione firmata da Ettore Ximenes. (15) Così ricorda il nipote dott. Arturo Domenichelli.. (16) Nato a Pergola il 25 novembre 1877, dopo la sua formazione con Gino Ginevri, imprecisamente definito “Direttore della Scuola di Belle Arti di Urbino”, e Domenico Bruschi, operò a Roma. Trasferitosi a Salta, in Argentina, si distinse per dipinti di carattere storico e religioso e per avere fondato, nel 1928, la prima Scuola di Belle Arti della Provincia, fondamentale per la formazione di docenti di arti plastiche. Morì a Salta il 26 dicembre 1954 (www.campdisalta.gov.ar/INFSALTA /papi.htm). (17) M. Baldelli - A. Oradei, Archimede Santi (1876-1947), Sayring, Pergola 2006. La pubblicazione, con la mostra che ne è seguita (Pergola, Loggetta di San Francesco, 19 giugno-3 settembre 2006), è stata finanziata dalla Banca di Credito Cooperativo di Pergola che ha acquisito gran parte delle opere dell’artista. (18) Gino Ginevri, schivo e poco proclive a parlare di sé, sembra raccontarsi con i suoi dipinti, forse convinto che, come diceva Francesco Milizia più di duecento anni fa, la biografia di un artista è nelle sue opere. (19) Roma, 18 Agosto 1882: “Giuseppe Gabani Pittore” dichiara “che il Sig. Gino Ginevri di Pergola ha frequentato per molto tempo il suo studio di Pittura dando sempre luminose prove di capacità e progresso in ogni suo lavoro; quindi lo reputa capacissimo di insegnare il disegno in una Scuola Tecnica ”. (20) Il Gabani (Senigallia 1846-Roma 1900), formatosi a Roma presso Cesare Maccari, si astenne dal partecipare alle Accademie. Uomo d’azione, aveva partecipato alle campagne risorgimentali del 1866 e del 1870, lasciandone il veritiero ricordo in opere, come La carica di Genova Cavalleria a Custoza (Pinerolo, Museo della Cavalleria), “notevole per la felicità d’impianto della composizione, per l’equilibrio delle parti, per la splendida esecuzione dei cavalli…”. Espose i suoi lavori a Roma, Torino, Venezia, Melbourne, con buon successo. La sua arte “rivela al di sopra di ogni valutazione di ordine estetico il balzo in avanti fatto dalla cultura figurativa, che ormai lascia alle spalle la preparazione scolastica ed accademica e i soggetti legati a valori obsoleti”. Vedi P. Zampetti, Pittura nelle Marche. Dal barocco all’età moderna, IV, Nardini, Firenze 1991, pp. 419, 430, fig. 2; A. M. Comanducci, I pittori italiani

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dell’Ottocento. Dizionario critico e documentario, Casa Editrice Artisti d’Italia, Milano 1934, p. 258. (21) Sembra vagamente richiamarsi alla tavola raffigurante Don Giovanni Verità dipinta dal Lega nel 1885. Sarebbe interessante appurare se Gino Ginevri conosceva Virginio Bartolucci. Nato a Piobbico nel 1886, allievo a Firenze di Giovanni Fattori, questo artista è attratto dal grande maestro, ma partecipa alle esperienze artistiche degli ultimi macchiaioli ed è aperto ad altre esperienze, tra cui quella di Silvestro Lega. Arriva ad adottare moduli divisionisti, dopo il probabile incontro con Pellizza da Volpedo, per chiudersi, infine, dopo il ritorno a Piobbico, dagli inizi del Novecento al 1918, anno della morte, “in una pensierosa solitudine, nella contemplazione del paesaggio della sua terra” che dipinge arrivando “ad una sintesi scarna ed essenziale che sa cogliere il tutto, con una sobria semplicità di mezzi e di forme”. Vedi P. Zampetti, Pittura nelle Marche, cit. , p. 419; R. Gresta, Virginio Bartolucci (Piobbico, 1866 – Piobbico, 1918), in Arte e immagine tra Otto e Novecento. Pesaro e Provincia, Catalogo mostra, Pesaro, Palazzo del Seminario 24 maggio / 20 luglio 1980, AGE, Urbino, 1980, pp. 140-146. (22) Nella vita di Gino Ginevri non mancarono momenti dolorosi: la perdita dei genitori di cui si è detto, della moglie Giulia Beni appena ventottenne nel 1890 e di tre figli: Paolo e Remo, a sei e tre anni, e Giovanni, caduto in guerra nel 1918. (23) I suoi dipinti saranno senza dubbio piaciuti a Basilio Cascella, da lui sicuramente conosciuto in Abruzzo, che raccomandava ai figli di fissare nelle opere l’attimo fuggente in cui la luce appare (Michele Cascella, Forza zio Mec, Garzanti, Milano1969). (24) Tra le opere della Collezione di Maria Torlontano Redeghieri, ne risulta solo una, Il gregge nell’uliveto, degli anni in cui Gino Ginevri si trovava in Sardegna, nessuna del periodo in cui fu insegnante a Cesena. Certamente esse esistono, col tempo riaffioreranno e ci aiuteranno a meglio definire la personalità dell’autore. * Tutti i documenti e le notizie biografiche sull’artista sono stati forniti da Maria Torlontano Redeghieri che ringrazio. Ringrazio anche il Prof. Pietro Scarpellini e Rosalba Barbanti per le osservazioni sull’opera di Gino Ginevri.

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Appendice Maria Torlontano Redeghieri I concittadini contemporanei di Gino Ginevri, consci del valore dell’uomo e dell’artista, alla sua scomparsa gli tributarono riconoscimenti e ogni onore. Riporto di seguito e il necrologio e il “ricordo” di un suo allievo, conservati tra i documenti di Casa Ginevri Blasi. CITTA’ DI PERGOLA Circondato dalle visioni della sua arte sublime, dalla quale ha saputo trarre forme concrete di meravigliosa bellezza, con la serenità semplice degli Spiriti Eletti che, nell’incessante travaglio delle nobilissime aspirazioni, danno il vivido bagliore della vera umana grandezza, è passato al di là della vita terrena il N.H. Prof. Igino Ginevri Blasi cui si è schiuso per sempre il mistero della sola ed infinita bellezza incorruttibile che da Dio unicamente proviene e in Dio esclusivamente si manifesta. Attorno all’immota spoglia, dalla quale lo spirito immortale si è distaccato, per rivestirsi in eterno della divina essenza, che morte non conosce, la Cittadinanza intera si raccoglie nella mestizia del suo grande dolore, ricordando su tutto il Gentiluomo munifico, il Sommo Artista celebrato, l’Educatore e Insegnante che nelle nostre scuole ha infuso e suscitato in moltissimi discepoli devoti il culto sacro dell’arte vera, il Cittadino esemplare. Nel ricordo e nel nome di Lui, la Città di Pergola può passare orgogliosamente alla propria storia già gloriosa, un nuovo capitolo, che eternerà, in una delle più belle pagine, l’esaltazione duratura dell’inobliabile dilettissimo Figlio. Pergola, 15 marzo 1935-XIII

Il Comune di Pergola

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RICORDO “DEL PROFESSOR GINO” È stato un pittore innamoratissimo della sua arte. Un’arte del ritratto in cui eccelleva, ma soprattutto del paesaggio, che sognava, riamando così, in visione spirituale di bellezza, l’Italia. L’Italia delle campagne e delle selve, delle rive dei fiumi e delle montagne. Soprattutto delle verdi valli e delle cilestrine montagne, che amava di puro amore, quando non poteva dipingerle sul posto, da vicino. Impegnato nella scuola (e poiché era professore di disegno non meno bravo, assiduo, stimato che pittore e artista), egli attendeva le vacanze con la stessa ansia ingenua e un poco consumante degli scolari. E del resto la sua scuola, con quella sua bravura didattica sì, ma più per la umana simpatia e la confidenza familiare nativa che ispirava, tuttavia mai esente dal rispetto, era la scuola più piacevole fra tutte… Ed era l’unico fra i professori cui gli scolari, anzi…studenti (eravamo in una scuola tecnica), dessero solo il nome di battesimo senza il cognome. Un bellissimo cognome, del resto, e di molta nobile origine fra tutti del paese e ricordava, sebbene modificato e un po’ addolcito, un arbusto di quelle montagne fra i più ispidi e odorosi, con coccole minute vagamente colorate di viola, delle quali sono ghiotti i tordi del doppio passaggio primaverile e autunnale. L’amato professore ci teneva alla nobile origine sua, ed era giusto, senza tuttavia vantarsene affatto, ché la prima e più vera e visibile nobiltà era nel suo semplice gran cuore, non solo, ma nella innata distinzione dei modi e dell’educazione, del parlare, del trattare col prossimo tanto era amato dagli scolari, altrettanto nel paese in cui era, pur col dovuto rispetto, assai popolare. Se la faceva volentieri con la gente del popolo, con gli operai, gli artigiani i semplici, in mezzo ai quali era proverbiale il suo disinteresse del denaro del quale non faceva alcun calcolo. E come se non fosse materia di quotidiana necessità di vita. E come se a lui, artista, sognatore di paesaggi naturalistici e ideali, non toccasse confondersi con quella materia. Il “professor Gino”, per il denaro e per la vita pratica era come un fanciullo ignaro di certi rapporti

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e problemi che non lo riguardavano e come se il Disegno stesso, esercitato quale dovere di ogni giorno e l’Arte, la pittura della sua innamorata vocazione, lo avessero predestinato, malgrado tutto, a sfere di idee e di atti ben diversamente alti e lontani dalle stesse contingenze impegnative materiali di ogni giorno. Della sua arte seppe fare un vivaio di allievi, professori ed artisti a loro volta, coltivandone e risvegliandone (rivelazione a se stessi), le disposizioni speciali e caratteristiche. E se degli scolari in genere rimase il “professore” per antonomasia, “il professor Gino”, per elezione più affettuosa e confidenziale, degli allievi avviati all’Accademia d’Urbino, fu il maestro e l’amico indimenticabile. Almeno dei buoni, modesti e valorosi, illuminati di riconoscenza. Ma soprattutto dell’Arte come pittura paesaggistica nella vaga e pur rispondente rappresentazione delle scene popolate di alberi, nel segreto e nell’incanto delle luci, delle ombre, delle colorazioni, seppe fare il suo sogno. Seppe fare la sua consolazione quasi mistica, certamente poetica, trasognata, forse la sua stessa felicità, la sua meravigliosa ricchezza, allorquando nel puro “studio”, e nel quadro riusciva a cogliere, sollecito ognora delle tecniche rinnovatrici, il segreto, l’essenza di una espressione o di una colorazione che sapesse ridire, nei riflessi dei cieli, il carattere di un paese. E di ogni paese nostro, marchigiano, non solo, ma italico, peninsulare e perfino isolano, coltivò, ricercò, fermò, nelle piccole tele, l’innamorato suo sogno puro e inesausto. Facendosi viandante ilare, felice nel tempo delle vacanze, andando per valli e monti, agile, ognora giovanile sotto le cassette di rispettabile peso. Ancor giovane la montagna del Catria l’ebbe più assiduo dipintore di faggi frondosi che ogni anno, rivestendosi del loro cangiante verde, dopo le bufere invernali, sembrava attendessero attoniti proprio lui, il loro pittore, insieme ai bianchi frati del convento camaldolese. Poi la Valtellina un giorno lo chiamò e l’attirò quasi con la suggestione di una fata morgana. Ma l’Engadina, l’Engadina di Segantini, il suo Segantini, sublime maestro, il suo poeta profeta, fu a un certo punto il suo sogno più alto… Un allievo anonimo del Professore Gino Ginevri 21


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Le opere

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Autoritratto, 1927

olio su cartone telato, 39x29 cm a destra, in basso: “Gino Ginevri / Autoritratto / 1927”; sul retro, etichetta: “N. 23 autoritratto”

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Ritratto della moglie Giulia Beni, s. d. (ante 1890) olio su tavola, 58x42,5 cm

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Ritratto di vecchio, 1882

olio su tela, 30,5x21 cm a destra, in basso: “G. Ginevri 1882”; sul retro, in basso: “D G G”

Ritratto di vecchia, s.d. pastello, 35x27 cm

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La convalescente, s. d. (1884)

olio su tela, 88x66 cm È la “prova libera” dell’esame sostenuto all’Accademia di Firenze nel 1884.

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La piccola caldarrostaia, s.d. (fine 1800) olio su tavola, 40x20 cm

Ritratto di giovane contadina - Annetta, 1893

olio su tavola, 52x37,5 cm a sinistra in alto: “Annetta”; a sinistra in basso: “1893” a destra, in basso: “GGinevri” (le due G sono sovrapposte)

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Pini marittimi, s.d. (fine 1800) olio su tavola, 44x36 cm

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Paesaggio fluviale, 1882

olio su tavoletta, 17x24 cm a sinistra, in basso: “Gino Ginevri 1882”

Torrente Cesano, s.d. (inizi 1900)

olio su cartoncino telato, 28,5x44 cm firma in basso non più leggibile sul retro: “N. 18 Pergola/Torrente Cesano”

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Vallato di Pergola, s.d. (inizi 1900) olio su cartoncino telato, 18x26 cm a sinistra, in basso: “Ginevri” sul retro in alto, etichetta: “Vallato di Pergola”

Torrente- Pergola (Il Cesano), 1907

olio su cartoncino telato, 19x26 cm a destra, in basso: “Gino Ginevri 1907” sul retro, in alto: “Torrente Pergola”

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Il gregge nell’uliveto, s.d. (1898-1901)

olio su cartone telato, 36x55 cm firma a sinistra, in basso non piÚ leggibile. L’opera risulta dipinta da Gino Ginevri nel periodo in cui insegnava in Sardegna.

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L’albero grande, 1903

olio su cartoncino telato, 22,5x16 cm a sinistra, in basso: “Gino Ginevri 1903”

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Il bosco, s.d. (inizi 1900)

olio su cartone telato, 16x23,5 cm

Il campanile, s.d.

tela applicata su cartoncino, 19,3x25 cm

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Casa di campagna con pagliaio, 1900 olio su cartone telato, 30x20,5 cm a destra, in basso: “Gino Ginevri 1900�

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Case, 1911

olio su cartone, 26x33cm a destra, in basso: “Gino Ginevri 1911”

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Il laghetto di Bellisio, s.d. (inizi 1900) olio su tela, 29x100 cm

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Case a Piobbico, 1911

olio su cartone, 18x21 cm a sinistra, in basso: “Piobbico - Marche” a destra: “Gino Ginevri 1911”

L’albero antico, s.d.

acquarello su carta, 24x32 cm

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S. Mariano - Piobbico, 1911

pastello, 32x19,5 cm a sinistra, in basso: “S. Mariano - Piobbico 28/11/11”; a destra, in basso: “GGinevri” (le due G sono sovrapposte)

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Il pagliaio, 1911

olio su cartone telato, 18,5x21cm a destra, in basso: “G. Ginevri 1911”

Case di Serra Sant’Abbondio, 1913 (?) olio su cartone, 26x32 cm a destra, in basso: Gino Ginevri 1913 (?)

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Paesaggio montano, 1913

olio su cartone, 29,5x30 cm a destra, in basso: “Gino Ginevri 1913”

La casa, 1913

olio su cartone telato, 17x17,5 cm a sinistra, in basso: “GGinevri 1913” (le due G sono sovrapposte)

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Casa in collina, 1916

olio su cartone, 30x43,5 cm a sinistra, in basso: “Gino Ginevri 1916�

Casa tra gli arbusti, s.d.

olio su cartone, 30x44 cm

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La balza della penna - Piobbico, 1915

olio su cartone, 20x25 cm a destra, in basso: “Gino Ginevri 1915” sul retro: “La balza della penna - Piobbico”

Il monte azzurro, 1917

pastello su carta, 29x39,5cm a destra, in basso: “G. Ginevri/ 22 agosto 1917”

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Paesaggio azzurro, 1917

pastello su carta, 29x39,5 cm a destra, in basso: “G. Ginevri /10-VIII-1917”

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Dopo il temporale, s. d. (1917) pastello su carta, 29x42 cm a sinistra, in basso: “G Ginevri�

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Casolare rustico a Serra Sant’Abbondio, 1918

olio su tavoletta, 18x20 cm a sinistra in basso: “Gino Ginevri 1918” sul retro, in alto: “A Serra Sant’Abbondio Marche/Casolare rustico”

Strada bianca tra le colline, 1918

olio su tavoletta, 18x19,5 a sinistra, in basso: “Gino Ginevri 1918”

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La casa tra gli alberi, s.d.

olio su tavoletta, 26 x 35 cm

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Monte Amaro, 1922

olio su cartone telato, 19x27 cm a destra, in basso.: “Gino Ginevri 1922”; sul retro: “Monte Amaro Abruzzo”

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Luce del mattino, 1924 olio su cartoncino telato, 19x21 cm a sinista, in basso: “Gino Ginevri 1924” sul retro: “A Pescosansonesco (Teramo). Luce mattina”

Verso la sera

olio su cartoncino, 20,5x25 cm a destra, in basso: “Gino Ginevri 1924” sul retro, in alto: “Pescosansonesco. Teramo / Verso la sera”

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Case coloniche di Pescosansonesco, 1924

olio su cartoncino telato, 20x25 cm a destra, in basso: “Gino Ginevri 1924” sul retro, in alto: “Case coloniche - Pescosansonesco”

Paesaggio montano (Abruzzo?), 1924 olio su cartoncino telato, 18x24 cm a destra, in basso: “Gino Ginevri 1924”

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Chiesa di campagna, 1924 olio su cartoncino telato, 21,5x25 cm a destra, in basso: “Gino Ginevri 1924�

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Madonna del Granduca (copia da Raffaello), 1925

tempera su tela, 78x57 cm Dipinta nel 1925 e donata alla figlia Giuseppina, madre di Maria Torlontano Redeghieri, in occasione delle nozze.

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I cipressi, 1925

olio su tela applicata su cartoncino, 27x35cm a sinistra, in basso: “Gino Ginevri 1925�

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Viuzza di paese, 1925

acquarello su carta, 32,5x23 cm a destra, in basso: “Gino Ginevri / 1925”

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Lo steccato, 1925

acquarello su carta, 24x33 cm a sinistra, in basso: “Gino Ginevri 1925”

Il sentiero nel bosco, 1926

olio su tela applicata su cartoncino, 23x31 cm a sinistra, in basso: “Gino Ginevri 1926”

55


Il ruscello, 1926

olio su cartoncino, 24x32 cm a destra, in basso: “Gino Ginevri / 1926�

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Paesaggio montano con case, 1926

olio su cartone, 22x30 cm a destra, in basso: “Gino Ginevri 1926�

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Paesaggio azzurro e verde, 1926

olio su cartone telato, 23,5x30 cm a destra, in basso: “Gino Ginevri 1926�

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Alberi controluce, 1927

pastello, 33,5x40 a destra, in basso: “Gino Ginevri / 1927�

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Sentiero di montagna, 1926

olio su cartone, 20x25 a sinistra, in basso: “Gino Ginevri 1926”

Case in collina, 1928

olio su cartone telato, 25x33 cm a sinistra, in basso: “Gino Ginevri 1928” sul retro: “Quando dipinsi questa impressione conobbi il pittore Mario Vellani Marchi del quale / amico e ciò fu nell’agosto del 1928 a Pescocostanzo in Abruzzo”.

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Casolari del Carso, 1929

olio su cartone, 25,5x33 a sinistra, in basso: “Ginevri 1929” sul retro, in alto: “Casolari del Carso” sull’etichetta: “N 35 / Cortile contadino”

Casa carsica, s.d. (1929 ca.) pastello, 31x44 cm sul retro: “Monrupino”

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Edicola grande, s.d. (1929 ca.) olio su cartone telato, 22,5x16

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Case, s.d. (1929 ca.)

acquarello su carta, 26x30 cm

Verso l’alba, s.d. (1929 ca.) olio su tela, 43x73,5 cm

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Sappada, 1930

olio su cartone, 25x32 cm a destra, in basso: “Gino Ginevri 1930”

Terza grande - Sappada, 1930

olio su cartone, 27x30 cm a destra, in basso: “Gino Ginevri 1930” sul retro, in alto: “Terza grande-Sappada / Cadore” etichetta: “Terza grande / 4”

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Borgata Fontana a Sappada, 1930

olio su cartone, 26x35 cm a destra, in basso: “Gino Ginevri 1930”

Bormio, 1931

olio su cartone, 25,5x32,5 cm a destra, in basso: “Gino Ginevri 1931” sul retro, in alto verso destra.: “Bormio”

65


Paese tra i monti, 1931

olio su cartone telato, 25x33 a sinistra, in basso: “Gino Ginevri 1931”

Bormio, 1931

olio su cartone, 25x33 cm a destra, in basso: “Gino Ginevri 1931” sul retro, in alto: “Bormio”

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Ritorno all’ovile, s.d.

Matite colorate su carta, 24,5x28 cm

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Effetto di luna, s.d.

Matite colorate su carta, 18x25cm

68


La boscaiola, s.d.

Matite colorate su carta, 19,5x21,5 cm

69


La lavandaia, s.d.

matite colorate su carta, 19,5x21,5 cm

70


Ritorno al villaggio, s.d.

matite colorate su carta, 18x25 cm

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Casa con pagliaio (campagna marchigiana), 1931 olio su cartone, 26x33 cm a sinistra, in basso: “Gino Ginevri 1931”

Case in collina, 1931

olio su cartone, 25,5x32,5 cm a sinistra, in basso: “Gino Ginevri / 1931”

72


Madonna del Sasso (Bellisio Solfare), s.d. (1933 ca.) olio su cartone telato, 19x25 cm

73


Paesaggio con il Catria, 1933

olio su cartone, 26x32,5 cm a destra, in basso: “Gino Ginevri 1933”

74


Casa rustica - Serra S. Abbondio, 1933

olio su cartone, 33x26 cm a destra, in basso: “Gino Ginevri 1933”; sull’etichetta, in alto: “N.9 / Casa rustica / Serra S. Abbondio”

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Casolari in collina, 1933

olio su cartone, 26x32 cm a destra, in basso: “Gino Ginevri / 1933”

La stradina, 1933

olio su cartone, 26x32 cm a destra, in basso: “Gino Ginevri 1933”

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Viottolo rustico - Serra Sant’Abbondio, 1933

olio su cartone, 33x25,5 cm a sinistra, in basso: “Gino Ginevri 1933” sul retro, etichetta: “N. 8 / Viottolo rustico / Serra Sant’Abbondio”

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Case di Serra Sant’Abbondio, 1933

Olio su cartone, 26x33 cm a destra, in basso: “Gino Ginevri 1933”

Stradina di paese (Serra Sant’Abbondio?), 1933 Olio su cartone, 26x33 cm a destra, in basso: “Gino Ginevri 1933”

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Serra Sant’Abbondio - Tramonto d’estate, 1933

olio su cartone, 26x32 cm a destra, in basso: “Gino Ginevri 1933”; sul retro: “Serra S. Abbondio Tramonto d’estate”

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INDICE

5

Aldino Guiducci

6

Giordano Borri

Maria Pia Fratini

9

Note biografiche

11

Per Gino Ginevri, pittore dimenticato

19

Appendice

23

Le opere

Presidente Associazione Culturale “Pergola Nostra�

Sindaco del Comune di Pergola

Assessore alla Cultura del Comune di Pergola

Lucia Lucarelli

Marisa Baldelli

Maria Torlontano Redeghieri

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Finito di stampare nel mese di luglio 2008 dalla Tipolitografia Sayring di Pergola Grafica & Stampa: Federico Possanza

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