Urbanistica - Politecnico di Milano - Polo di Como

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URBANISTICA Territorio, Suolo, Ambiente urbano, Qualitรก del Vivere

Prof. Angelo Caruso di Spaccaforno Arch. Santiago Caprio

Po l i t e c n i c o d i M i l a n o Po l o d i C o m o

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.Obbietivi

URBANISTICA I’insegnamento si prefigge di fornire alcuni concetti basilari nel campo della pianificazione urbanistica, a partire dalle nozioni stesse di territorio, suolo, ambiente urbano. Questi concetti verranno illustrati facendo riferimento ad un'ampia letteratura disciplinare, ma anche attraverso esempi ed esercitazioni pratiche, utili per capire come l'urbanista traduca in termini concreti, nel piano, una visione del territorio nel quale deve intervenire. Il risultato che si intende raggiungere e di formare una figura professionale tecnica in grado di agire sul territorio con consapevolezza e con l'abilita di confrontarsi con la pubblica amministrazione, con esperti di altre discipline, fra i quali architetti e urbanisti

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.Obbietivi

URBANISTICA L'insegnamento si propone di inquadrare i processi di programmazione e pianificazione urbanistica che contraddistinguono l'attuale scenario operativo relativo alla formazione e trasformazione della città e del territorio. • Richiami alla Storia della città e del territorio. • L'evoluzione legislativa in materia urbanistica. • Il regime dei suoli e i costi insediativi. • Dall'urbanistica di piano all'urbanistica di progetto. • La più recente strumentazione urbanistica indirizzata al "Governo del Territorio". • La qualità del vivere quale componente delle scelte di formazione e trasformazione della città e del territorio.

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.Indice

URBANISTICA • • • • • • • • • •

01. 02. 03. 04. 05. 06. 07. 08.

Introduzione: Territorio, Suolo, Ambiente urbano, Qualitá olistica. La valutazione delle scelte di trasformazione urbana in ottica olistica. Bisogni deIl’ uomo e funzioni nella cittá. Dalle funzioni alla forma della cittá e Il Territorio come bene economico. Densitá, tipologie insediative, costi urbani e I tempi della Cittá. L’architettura della cittá tra etica, estetica e marketing. Regime dei suoli ed Espropriazione per pubblica utilita’. Dall’urbanistica di piano all’urbanistica di progetto e la piú recente legislazione per il "Governo del Territorio". 09. L’Analisi del Valore per l’ottimizazzione delle scelte nel processo ambientale Territoriale urbano. 10. La qualità del vivere quale componente delle scelte di formazione e Trasformazione della città e del territorio.

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INTRODUZIONE: TERRITORIO, SUOLO, AMBIENTE URBANO, QUALITร OLISTICA.

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URBANISTICA Territorio, Suolo, Ambiente urbano, Qualitรก del Vivere

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.Definizioni Territorio, Urbanistica, Cittá, Mobilità. Da “Urbanistica e Movilitá - Concetti di Base” di Enrica Papa

Territorio: il territorio è lo spazio fisico sul quali si svolgono le attività dell’uomo, in cui si svolge la vita dell’uomo. Coincide quindi con il supporto fisico. Urbanistica: materia che individua tutte le discipline che riguardano il territorio e la città. Città: la città è una parte del territorio con una maggiore densità di attività. La mobilità è una prerogativa di base per l’esistenza della città. In termini scientifici, la vita dell’uomo si può articolare in attività, sarebbe a dire in ciò che si fa sul territorio, essendo il territorio il supporto fisico su cui si svolgono le attività. La città è quindi quella parte del territorio con alte densità di attività o concentrazione di attività per unità di spazio. Ad esempio il contadino in campagna occupa la sua casa con la sua famiglia, mentre in città sullo stesso spazio fisico occupato dalla casa del contadino insiste un palazzo di cinque piani. La città si può definire in funzione dell’attività piu importante che vi si svolge, ovvero lo scambio. La città si può definire come il luogo dello scambio, di informazioni, di merci, di malattie; è il luogo di massimizzazione dello scambio. URBANISTICA Politecnico di Milano - Polo di Como

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.Sistemi L’approccio: la teoria generale dei sistemi •Insieme: gruppo di elementi e di caratteristiche che definiscono gli elementi. •Sistema: insieme definito da elementi che sono in relazione tra loro. Gli elementi del sistema sono tutti in relazione tra loro. Dire che gli elementi di un sistema sono in relazione vuol dire che sono legati da leggi di comportamento, ovvero ad una variazione di un elemento corrisponde una mutazione di tutti gli elementi con cui è in relazione.

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.Sistema Urbano La città come sistema urbano Utilizzando questo approccio si può definire la città come un sistema urbano, e possiamo individuare all’interno della città gli elementi e le relazioni tra gli elementi. Individuiamo quindi quali sono gli elementi fondamentali della città ed applichiamo ad essi la Teoria Generale dei Sistemi. Gli elementi fondamentali del sistema urbano sono: Attori: coloro i quali svolgono attività nella città; Attività: ciò che si fa nella città; Spazi: luoghi in cui si svolgono le attività; Territorio: supporto fisico per lo svolgimento delle attività. Una volta definiti i quattro macro-elementi, dimostreremo che esistono delle relazioni tra questi elementi.

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.Sistema Urbano

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. S i s t e m a . RUerl b ano azioni Le relazioni tra gli elementi che costituiscono il sistema urbano – Relazioni attori-attività: è una relazione innanzitutto culturale, che riguarda gli aspetti dell’essere persona, che attiene alla cultura di un popolo. Ciascuno vive la propria vita in ragione della propria cultura, tradizione, educazione, storia, religione. E’ una relazione tra l’essere e il fare degli attori. Anche il reddito, le condizioni climatiche definiscono la relazione tra l’attore e le azioni che svolge. – Relazione attività-spazi: è la relazione tra l’attività e il luogo in cui si svolge; molte attività si possono svolgere in più spazi diversi, come l’attività del dormire o del mangiare, che sono attività delocalizzate; la maggior parte delle attività sono legate alla propria specializzazione ed hanno bisogno di un adattamento dello spazio. Il rapporto attività-spazio fa riferimento alla specializzazione dell’attività (esempio sala operatoria). Esistono anche spazi che possono ospitare lo svolgimento di più attività diverse come gli edifici destinati al culto religioso, in cui si possono svolgere anche concerti, assemblee o che possono essere utilizzati come luoghi in cui ripararsi, come luoghi di rifugio durante i bombardamenti. A ciascuna attività corrispondono uno o più spazi e viceversa a uno spazio corrispondono una o più attività. – Relazione spazi-territorio: è la relazione che si riferisce alla distribuzione degli spazi adattati sul territorio; è una relazione univocamente definita. URBANISTICA Politecnico di Milano - Polo di Como

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. S i s t e m a . RUerl b ano azioni

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.Sistema

.Struttura e Organizzazione La struttura e l’organizzazione di un sistema Se guardiamo alle relazioni di un sistema, possiamo applicare al sistema le stessi leggi degli insiemi. Possiamo dire che l’insieme delle relazioni costituisce la struttura del sistema. Se consideriamo l’esempio di un edificio, le travi ed i pilastri si possono interpretare come le relazioni tra i piani dell’edificio che ne costituiscono gli elementi. L’insieme delle relazioni dell’edificio ne costruiscono la struttura. Il Sistema delle relazioni, ovvero la struttura delle relazioni si definisce organizzazione del sistema. L’organizzazione corrisponde con il sistema delle relazioni di un sistema.

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.Sistema

.Sottosistema e Sovrasistema La definizione di sottosistema e di sovrasistema I concetti della Teoria Generale dei Sistemi che a noi interessano sono: 1. Un sistema può essere articolato in sottosistemi; 2. Qualunque sia il sistema, esso fa parte di un macrosistema.

Questo vuol dire che nella struttura di un sistema sono sempre riconoscibili dei sottosistemi al suo interno. Il sistema-territorio può essere articolato in sottosistemi, ad esempio il sottosistema-città. Si può comunque studiare il sistema analizzando il macrosistema in cui è inserito.

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.Sistema

.Sottosistema Urbano I sottosistemi del sistema urbano Il nostro sistema è costituito da elementi e relazioni; estrapoliamo ora dal suo interno i sottosistemi come parti del sistema, tenendo in conto le relazioni tra il sottosistema ed il resto del sistema. Scomponiamo il sistema in sottosistemi, con lo scopo di conoscerli, di governarli e poi di reinserirli all’interno del sistema. L’articolazione in sottosistemi ci serve per lavorare. Una volta fatte tutte le operazioni sui sottosistemi, dobbiamo ricostruire il sistema nel suo complesso e ritessere le relazioni o sollecitazioni esterne ai sottosistemi che agivano prima dell’articolazione. Il corpo umano si può paragonare ad un sistema complesso, in cui la caratteristica della complessità è l’autorganizzazione; il sistema si “difende” dalle sollecitazioni esterne e trova una forma di organizzazione che minimizza il dispendio di energie. Le leggi dinamiche che regolano e muovono il sistema sono quindi interne al sistema e non sono causate da fattori esterni. Se la città è costituita dai quattro elementi fondamentali sopra definiti e se può essere articolata in sottosistemi, allora si può far corrispondere a ciascun elemento un sottosistema.

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.Sistema

.Sottosistema Urbano I sottosistemi del sistema urbano

Attori = sottosistema antropico (riconducibile agli attori o ai soggetti) Attività = sottosistema funzionale ( riconducibile alle funzioni o a ciò che si fa) Spazi = sottosistema fisico ( riconducibile agli spazi adattati) Territorio = sottosistema geomorfologico (riconducibile ai supporto fisico agli spazi)

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. S o t t o s i s t e m a . RUerl b ano azioni Le relazioni tra i sottosistemi del sistema urbano Le relazioni tra tutti i sottosistemi individuati, che noi prenderemo in conto sono: Destinazione d’uso: rapporto tra attività e spazi adattati Intensità d’uso: rapporto tra spazi adattati e territorio Forma d’uso: rapporto tra attività, spazi e territorio (la forma che assume lo spazio per consentire lo svolgimento di una attività su una porzione di territorio. La morfologia spaziale dello spazio adattato).

Le tre relazioni variano in funzione del supporto fisico su cui insistono. Il valore che assumono queste tre caratteristiche può essere individuato in funzione del luogo nel quale si svolgono.

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. S o t t o s i s t e m a . RUerl b ano azioni

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.Sistema Dinamico La città come sistema spaziale dinamico P1 assume i valori (x,y,z), che corrispondono ai valori delle tra caratteristiche del sistema urbano. Ad ogni P dell’area urbana, corrispondono i valori assunti dalle tre caratteristiche. Al variare del punto P nell’area urbana, variano i valori caratteristici. Si può dire che il sistema urbano è funzione dello spazio. La città è un sistema spaziale: Sistema urbano SU= f(s)

Essendo la città un sistema fisico che evolve nel tempo, le cui caratteristiche Evolvono nel tempo; è un sistema dinamico e si può anche dire che è funzione del tempo: Sistema urbano SU= f(t)

La città quindi è un sistema spaziale dinamico.

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.Sistema Dinamico

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.Sistema Urbano Le caratteristiche del sistema urbano Per poter conoscere il sistema urbano dobbiamo conoscere, per ogni punto e per ogni istante, le caratteristiche che ne definiscono la struttura. E’ in realtà impossibile. I fenomeni verranno quindi conosciuti mediante l’utilizzo di discipline statistiche, per limitare la complicazione dei fenomeni. Effettueremo delle semplificazioni in termini quantitativi. Si fa per questo riferimento ad una “valutazione sintetica” di ciascuna caratteristica e si parlerà quindi di: destinazione d’uso PREVALENTE intensità d’uso MEDIA forma d’uso PREVALENTE Le caratteristiche risultano piu’ facilmente indagabili attraverso forme di semplificazione di tipo statistico. Si effettua una riduzione della complessità del sistema.

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.Sistema Urbano

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.Trasformazioni Urbane

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.Trasformazioni Urbane Il governo delle trasformazioni urbane Come possiamo perseguire il nostro obiettivo ovvero la definizione di tecniche e procedure per il governo della città? Affrontiamo quindi il governo della città, dando la definizione di Governo. E’ una parola che viene dal greco, che vuol dire timone della nave. Governare una nave consiste nel: • definire la località d’arrivo • definire la rotta • tenere il timone saldo nella posizione della rotta Governare un sistema consiste nel: • definire uno scenario-obiettivo • definire la traiettoria di evoluzione del sistema • creare le condizioni perché l’evoluzione del sistema sia quanto più vicino alla traiettoria fissata affinché raggiunga l’obiettivo definito. Governare un sistema urbano consiste nel: • definire uno stato desiderato • definire il percorso di evoluzione del sistema urbano • creare le condizioni affinché il sistema urbano evolva secondo il percorso evolutivo fissato ovvero raggiunga lo stato desiderato. URBANISTICA Politecnico di Milano - Polo di Como

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.Trasformazioni Urbane

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.Trasformazioni Urbane Il governo delle trasformazioni urbane

Stato desiderato

Traiettoria desiderata

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. T. Ur a sformazioni rbanistica Antica Storia dell' urbanistica antica Soluzioni e scelte progettuali nel rapporto tra strade ed isolati nell'urbanistica antica Preistoria e Protostoria La ricerca scientifico-tecnica, paletnologica e quella antropologica sul primo periodo di "attività" umana (dall'età della pietra a quella del ferro) può aiutare, anche se in parte, a capire quali furono i processi di sviluppo intellettuale e tecnico che determinarono l'origine di un processo urbanistico, e quindi la "creazione" di quelle forme e di quei tracciati ampiamente usati nei periodi successivi.

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. T. Ur a sformazioni rbanistica Antica Storia dell' urbanistica antica Varianti e scelte progettuali nel rapporto tra strade ed isolati nell'urbanistica antica Nell'età Paleolitica iniziano a costituirsi le prime forme sociali organizzate. La "società" di quel periodo ha come prima necessità la sopravvivenza, quindi la ricerca del cibo e di un riparo, necessità soddisfatta dalla caccia e dall'occupazione di anfratti naturali atti a difendere da aggressioni e dalle sfavorevoli condizioni climatiche. Da una condizione di utilizzo di luoghi naturali, le caverne, si passò man mano all'escavazione di grotte artificiali o alla suddivisione interna in ambienti, creando in questo modo agglomerati naturali distribuiti su terrazzamenti che, anche se testimonianze di primi villaggi, seguono come unica "norma" di formazione e sviluppo l'adattamento a condizioni naturali esistenti.

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. T. Ur a sformazioni rbanistica Antica Storia dell' urbanistica antica Varianti e scelte progettuali nel rapporto tra strade ed isolati nell'urbanistica antica Nell'età Neolitica un naturale processo sociale, accompagnato dall'acquisizione di basilari conoscenze tecniche, induce l'uomo ad abbandonare i rifugi naturali per dare vita a forme embrionali di insediamenti. La necessità di costruire uno "spazio" fisico, in quei luoghi dove è più facilitata la coltura e lo "sfruttamento" di risorse naturali (corsi d'acqua, terreni coltivabili,....), favorisce così l’organizzazione di una struttura proto-urbana formata da capanne che, come detto, ha una ubicazione nel territorio non rispondente a regole geometriche precise, ma ad esigenze di adattabilità al terreno. La capanna è la prima forma di tipologia sociale; essa presenta una forma planimetrica rotonda, ed evidenzia uno studio delle destinazioni d'uso interne (focolare, giaciglio,....).

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. T. Ur a sformazioni rbanistica Antica Storia dell' urbanistica antica Soluzione e scelte progettuali nel rapporto tra strade ed isolati nell'urbanistica antica Se la pianta e la forma delle capanne primitive rappresentano il primo procedimento costruttivo che sta all'origine dell'architettura, la disposizione sul territorio costituisce un elemento interessante ai fini della comprensione della storia dell'urbanistica. Una tipica composizione di un agglomerato impone che al centro del villaggio si trovi la capanna del "capo" (colui che detiene il culto o organizza la difesa del villaggio) ed il "magazzino". Davanti ad essa si colloca un piazzale con al centro un totem (divinizzazione rappresentata dalla verticalità del simbolo ) e intorno ad essa tutte le altre capanne. Si nota così l'esistenza di uno studio della distribuzione dei ruoli all'interno di una comunità con la differenziazione di zone private, le capanne, di zone pubbliche, il piazzale, e di zone sacre. Lo studio dei vari ritrovamenti di queste primitive forme di associazioni e di convivenza umana, dimostra la diffusione e la distribuzione di raggruppamenti planimetricamente circolari o subcircolari dove l'unico elemento reale di forma urbis intesa in censo perimetrale è dato, pur nella sua destinazione difensiva, dal muro che circonda il villaggio. Le prime forme di urbanizzazione sono comunque da identificare nelle prime città del medio oriente nel periodo del primo impero Mesopotamico dove le caratteristiche di città , cioè il contenitore della società che si trasforma al mutare della società stessa, sono ben definite dalle varie componenti sociali.

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. T. Ur a sformazioni rbanistica Antica Storia dell' urbanistica antica Soluzioni e scelte progettuali nel rapporto tra strade ed isolati nell'urbanistica antica

Alcuni esempi ci vengono dalla città di Uruk (Warka) del III millennio a.C., dove il tempio si eleva su una piattaforma e dall'alto domina la città o dalla città di Ur Babilonia, capitale di Hammurabi, viene pianificata verso il 2000 a.C.; di dimensioni rettangolari si adegua alle condizioni ambientali inglobando l'Eufrate che divide la città in due parti disuguali. Un altro esempio utile lo troviamo nel quartiere operaio del villaggio di Deir el Medina presso Tebe nella valle dei Re , 1400 a.C., dove il modulo singolo della cellula abitativa mantiene le proprie caratteristiche anche dopo ampliamenti successivi. La semplice tipologia edilizia, "assemblaggio" di cellule elementari, permette l'associazione lungo una muratura di spina e delinea l'isolato, modulo della struttura urbana, ripetibile in questo modo anche con l'introduzione di varianti in associazioni di più tipologie.

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.Trasformazioni

.Uruk .Babilonia. Deir el Medina.

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. T. Ur a sformazioni rbanistica Antica Storia dell' urbanistica antica Soluzioni e scelte progettuali nel rapporto tra strade ed isolati nell'urbanistica antica Nella storia dell'urbanistica nessun agglomerato si può definire spontaneo, ma, risultato di elaborazioni dettate da varie esigenze. La morfologia della cellula abitativa, rispondente a precise regole (ambientali, sociali, tecnologiche), è assunta a modulo urbanistico. La scelta della maglia viaria, ortogonale o articolata, dipende direttamente da principi sociali e culturali. Visivamente il percorso di una maglia viaria ortogonale tende a valorizzare, man mano che ci si avvicina, la scena rappresentata sullo sfondo; mentre una maglia articolata si presenta, all'orizzonte visivo di chi la percorre, con uno sfondo sempre diverso tendente a valorizzare le varie Scelte progettuali del suo percorso. Molto importante, specie in alcune civiltà , è la ricerca di forme e di regole atte ad integrare il Costruito con il contesto ambientale.

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- L. Benevolo, Storia della città: La città antica, Laterza, 1993 -’Form Informing Urbanism - Parametric Urbanism' - Zaha Hadid and Patrik Schumacher for the recent Global Cities exhibition at Tate Modern M. Coppa, Storia dell'urbanistica, Torino, 1968 - E. Greco, M. Torelli, Il mondo greco, Laterza,1983 - P. Gros, M. Torelli, Il mondo romano, Laterza, 1988 -Urbanistica e mobilità - Concetti di base, ing. Enrica Papa -Studiamo.it - Steve Round

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LA VALUTAZIONE DELLE SCELTE DI TRASFORMAZIONE URBANA IN OTTICA OLISTICA.

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La valutazione delle scelte di trasformazione urbana in ottica olistica.

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La valutazione delle scelte di trasformazione urbana in ottica olistica.

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La valutazione delle scelte di trasformazione urbana in ottica olistica.

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La valutazione delle scelte di trasformazione urbana in ottica olistica.

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La valutazione delle scelte di trasformazione urbana in ottica olistica.

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La valutazione delle scelte di trasformazione urbana in ottica olistica.

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La valutazione delle scelte di trasformazione urbana in ottica olistica.

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La valutazione delle scelte di trasformazione urbana in ottica olistica.

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La valutazione delle scelte di trasformazione urbana in ottica olistica.

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La valutazione delle scelte di trasformazione urbana in ottica olistica.

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La valutazione delle scelte di trasformazione urbana in ottica olistica.

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La valutazione delle scelte di trasformazione urbana in ottica olistica.

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La valutazione delle scelte di trasformazione urbana in ottica olistica.

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La valutazione delle scelte di trasformazione urbana in ottica olistica.

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La valutazione delle scelte di trasformazione urbana in ottica olistica.

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La valutazione delle scelte di trasformazione urbana in ottica olistica. Aspetti evolutivi in tema di nozione di qualità

- I° fase. Dopo guerra sino ai primi anni 60' dello scorso secolo. Nozione di qualità legata alle regole d'arte. - II° fase. Anni 70' dello scorso secolo. Nozione di qualità collegata al rispetto della norma tecnica di prodotto. - III° fase. Anni 80' dello scorso secolo. Nozione di qualità in una logica di progettazione integrale e integrata. “Costo della non qualità”.

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La valutazione delle scelte di trasformazione urbana in ottica olistica. - IV° fase. Anni 90' dello scorso secolo. Nozione di qualità riferita all'intero processo edilizio. Diffusione Sistemi di Qualità. - V° fase. Anni 2000 La nozione di qualità inizia ad assumere una connotazione olistica.

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La valutazione delle scelte di trasformazione urbana in ottica olistica. Aspetti evolutivi in tema di approccio alla progettazione - I째 fase. Dopo guerra sino ai primi anni 60' dello scorso secolo. Economia delle Costruzioni intesa quale ricerca della minimizzazione dei costi rivolta alle scelte tipologiche e funzionali. - II째 fase. Anni 70' dello scorso secolo. Economia delle Costruzioni nell'ambito dell'Industrializzazione edilizia Nascita normativa tecnica di prodotto. - III째 fase. Sino agli anni 80' dello scorso secolo. Trasferimento cultura esigenziale dell'industrializzazione edilizia all'edilizia tradizionale. Nascita normativa tecnica processuale. URBANISTICA Politecnico di Milano - Polo di Como

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La valutazione delle scelte di trasformazione urbana in ottica olistica. - IV° fase. Anni 90' dello scorso secolo. Nuovo regime appalti pubblici. Organizzazione del processo edilizio nelle sue fasi di programmazione e pianificazione. Garanzia di Qualità. - V° fase. Anni 2000 Attenzione per il soddisfacimento dei bisogni anche immateriali all'interno di un approccio esigenziale. Sviluppo dell'Economia e dell'Estimo ambientale.

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La valutazione delle scelte di trasformazione urbana in ottica olistica. Estetica e Architettura XVIII secolo

Architettura esclusa dalle Belle Arti

XIX secolo

Architettura al gradino piĂš basso delle Belle Arti

XX secolo

Architettura centrale nella riflessione estetica

XXI secolo

Rischio Architettura Estetizzazione della quotidianitĂ

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La valutazione delle scelte di trasformazione urbana in ottica olistica. Probabile Rischio nell'evoluzione della figura dell'architetto

Artista in senso rinnovato tende a diventare “Trend setter� che apre nuove direzioni al marketing. In un'economia dello spettacolo l'artista diventa l'elemento chiave, capace di produrre quella messa in scena di cui lo spettacolo ha bisogno per andare avanti.

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La valutazione delle scelte di trasformazione urbana in ottica olistica. Se è vero che il capitalismo è stato salvato dall'industria immobiliare, oggi si assiste ad una fase piÚ avanzata dello stesso in cui il settore del Real-estate ricorre all'arte dei creativi nella trasformazione urbana. L'archistar non lavora per la moda diventa moda egli stesso.

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La valutazione delle scelte di trasformazione urbana in ottica olistica. NecessitĂ di nuovi rapporti tra pensiero estetico e Architettura nel XXI secolo

E' opportuno ridefinire lo statuto dell'Estetica, ripensando la questione dei bisogni dell'essere umano e la stessa bellezza come un peculiare bisogno. La bellezza è un ulteriore bisogno. Va abbandonata l'opposizione bellezza/bisogno.

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La valutazione delle scelte di trasformazione urbana in ottica olistica. La bellezza va intesa in termini di ben-essere, ovvero star bene, percepiti sotto il profilo di spazio percettivo, conoscitivo, esistenziale.

La qualità della vita, meglio ancora la qualità del vivere deve risultare il principale riferimento per un giudizio estetico, nella consapevolezza che l'estetica è parte dell'etica.

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La valutazione delle scelte di trasformazione urbana in ottica olistica. Nuovi scenari della Scienza economica (anche se riconducibili alla Storia del pensiero economico) Felicità ed Economia Nuova Economia del ben-essere Il benessere è ben-vivere L'economista deve creare le condizioni oggettive del ben-vivere che rendono praticabile una vita felice, anche se la percezione della felicità è cosa soggettiva.

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La valutazione delle scelte di trasformazione urbana in ottica olistica. Dall'Economia del Costruire all'Economia dell'Abitare

L'uomo esiste in quanto abita un luogo Il luogo appare come segno di chi lo abita, va al di lĂ della semplice concezione spaziale. Abitare significa ordinare, dominare, coltivare, custodire.

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La valutazione delle scelte di trasformazione urbana in ottica olistica. Di qui il rapporto tra casa ed economia. L'uomo non può abitare senza misurare, calcolare, valutare le scelte. Il businees immobiliare perverte oggi la natura della convenienza che muove l'economia. L'economia non'è al servizio dell'abitare e della casa. Prevale il profitto sull'oggetto che si realizza.

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La valutazione delle scelte di trasformazione urbana in ottica olistica.

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La valutazione delle scelte di trasformazione urbana in ottica olistica.

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La valutazione delle scelte di trasformazione urbana in ottica olistica. Fonti bibliografiche ·

M. Botta, P. Crepet. Dove abitano le emozioni. La felicità e i luoghi in cui viviamo. Einaudi. Torino 2007.

·

L. Bruni, P. L. (a cura di). Felicità ed Economia. Quando il benessere è ben vivere. Guerini edizioni. Milano, 2004.

·

A. Caruso di Spaccaforno. La valutazione economica dei progetti nell'arte del costruire. Utet. Torino, 1999.

·

A. Caruso di Spaccaforno. (a cura di). Città costruita-qualità del vivere. Desideri valori regole. Marietti 1820. Genova-Milano, 2002.

·

A. Caruso di Spaccaforno, C. Vaccà, M. Santaroni. (a cura di). Architettura della città-qualità del vivere. Percorsi speranza partecipazione. Marietti 1820. Genova-Milano, 2002. F. Cecla. Contro l'architettura. Bollati Boringhieri. Torino, 2008.

·

A. De Botton. Architettura e Felicità. U. Guanda editore. Parma, 2006.

·

S. Petrosino. Capovolgimenti. La casa non'è una tana. L'economia non'è il business. Jaca Book. Firenze, 2007.

·

E. Rocca. Estetica e architettura (a cura di). Il Mulino. Bologna 2008.

·

M. Spada. Ecologia e bellezza. Alinea. Firenze, 2003.

·

Immagini: Getty Image free royalty

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BISOGNI DELL’ UOMO E FUNZIONI NELLA CITTÁ.

03

URBANISTICA Territorio, Suolo, Ambiente urbano, Qualitá del Vivere

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Bisogni Sociali La gerarchia dei bisogni secondo Maslow (1954) La piramide delle esigenze Inizialmente viene messa a punto per capire di cosa abbiamo bisogno e cosa chiedere alla nostra abitazione. E’ stato il prof. Abraham Maslow, fondatore della psicologia umanista, con la sua "piramide delle esigenze" a individuare un ordine dei bisogni secondo il quale alcuni vanno soddisfatti prima che nascano quelli del livello successivo. URBANISTICA Politecnico di Milano - Polo di Como

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Bisogni dell’ uomo e Funzioni nella cittá.

- Bisogni fisiologici: fame, sete, sonno, potersi coprire e ripararsi dal freddo, sono i bisogni fondamentali connessi con la sopravvivenza. - Bisogni di sicurezza: devono garantire all'individuo protezione e tranquillità. - Bisogno di appartenenza: consiste nella necessità di sentirsi parte di un gruppo, di essere amato e di amare e di cooperare con altri. É molto sentito Dall'adolescenza. - Bisogno di stima: riguarda il bisogno di essere rispettato, apprezzato ed approvato, di sentirsi competente e produttivo. - Bisogno di auto realizzazione : inteso come l'esigenza di realizzare la propria identità e di portare a compimento le proprie aspettative, nonché di occupare una posizione soddisfacente nel proprio gruppo. A questi cinque livelli si aggiunge il "Bisogno di trascendenza", inteso come tendenza ad andare oltre se stessi, per sentirsi parte di una realtà più vasta, cosmica o divina. URBANISTICA Politecnico di Milano - Polo di Como

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Bisogni e Soddisfazioni Sociali

I sei livelli che formano la piramide ci mostrano un Percorso ci sforziamo di far corrispondere lungo il quale ad ogni esigenza una soddisfazione. Non si può pensare di raggiungere gli obiettivi superiori (spirituali) se prima non si soddisfano le esigenze dei livelli inferiori (fisici); è anche vero che, comunque, non si arriva in cima alla piramide se ci si sofferma troppo a curare i primi quattro livelli; sebbene ciò si verifichi nella nostra civiltà. Attualmente, siamo intrappolati dalla convinzione che il quarto livello sia il vero obiettivo da raggiungere e ci intestardiamo nel voler imporre, con il nostro prestigio, la nostra posizione professionale e sociale.

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Bisogni e Soddisfazioni Sociali L’indicatore di felicità secondo A. White

PIL ben-essere in termini monetari

.EDUCAZIONE formazione-cultura

.SALUTE accessibilità delle cure

.IDENTITA multi culturalità - migrazioni

.PAESAGGIO culturale e naturale

.SICUREZZA psicofisica

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Bisogni Sociali Nostre Competenze

essere attenti alle dinamiche socioterritoriali delle popolazioni urbane, al mutamento dei bisogni sociali ed ai nuovi fabbisogni di servizi che spesso emergono nelle metropoli post-moderne a seguito dei processi di de-urbanizzazione, di riuso abitativo delle aree degradate, di ripopolamento dei quartieri abbandonati e/o dequalificati.

Nell’ambito di questa vasta area di utenza vi è un elevato fabbisogno di acquisizione di competenze specifiche nelle seguenti metodologie interdisciplinari:

- individuazione ed analisi dei fabbisogni abitativi; - progettazione concertata e partecipativa in campo abitativo e residenziale; - gestione dei rapporti interistituzionali nell’ambito delle politiche abitative. URBANISTICA Politecnico di Milano - Polo di Como

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Bisogni Sociali Nostre Competenze

promuovere in primo luogo una sensibilitĂ

interdisciplinare

per i problemi dell'abitare, e dei Fabbisogni abitativi nei diversi contesti.

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Bisogni Sociali Possibilità, Diversità, Contesto

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Bisogni Sociali Possibilità, Diversità, Contesto

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Si antepone spesso il protagonismo del architetto (diventare una Star), al r u o l o

d i

F a c i l i t a t o r e ,

d i

u n

P o l i s M a k e r.

Dobbiamo interpretare le necessità della nostra società e cosi avremo un prodotto che deriva da quest’unico dialogo con la realtà: arricchendo cosi la Qualità della V i t a

e

d a n d o l e

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m a g g i o r e

i d e n t i t à .

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Bisogni dell’ uomo e Funzioni nella cittá.

si considera

più il -fabbricato- che il contenuto, più l’urbs che la civitas.

...E questo non è l’approcio da seguire.

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Bisogni dell’ uomo e Funzioni nella cittá.

Alcune parole chiave della nostra filosofia POLISMAKER:

Luogo, Spazio, Identità, Desideri di appartenenza, Sicurezza reale..

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Bisogni dell’ uomo e Funzioni nella cittá.

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Bisogni dell’ uomo e Funzioni nella cittá.

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Bisogni dell’ uomo e Funzioni nella cittá.

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In quali elementi troviamo ispirazioni per progettare e dare risposte alle città?

Posiamo detettare nuovi spunti,

funzionali

ed

“drivers”

economiche, agiungendo d e i s u o i Utenti . Av v i c i n a n d o l i

Identità Appartenenza l’

nei quali oltre alle risposte

, Contestualizzazione nel senso più ampio e

Valori che Considerano e Potenziano la

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Qualità del Vivere.

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Bisogni dell’ uomo e Funzioni nella cittá. Possibilità, Diversità, Contesto

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La Qualità della Vita rappresenta l’obbiettivo che trova origine nella difesa di quei valori la cui presenza nella societa’ viene letta attraverso una lettura attraverso il bil -dal Prodotto Interno Lordo al Benessere Interno Lordo- , educazionecultura, accesso alla salute, identitá, paesaggio, autonomia, comunicazione, conoscenza, capacitá di azione e sicurezza.

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Bisogni dell’ uomo e Funzioni nella cittá. Nostre Competenze

L'individuazione e la valutazione dei bisogni abitativi L'analisi dei fabbisogni abitativi di specifici gruppi: anziani, immigrati, giovani, senza casa, comuità nomadi, etc... Sociologia Urbana per la progettazione dell’habitat Politiche pubbliche e legislazione edilizia. Le politiche di pianificazione urbana La sicurezza e il rischio nel contesto urbano Bisogni sanitari, assistenziali e i servizi sociali di comunità Qualità abitativa e riqualificazione dello spazio urbano La residenzialità per i disabili e l'adeguamento dello spazio abitativo La pianificazione dello sviluppo urbano e la logica metropolitana Le nuove forme di cittadinanza urbana. Pendolari, turisti e city users

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Bisogni dell’ uomo e Funzioni nella cittá. Bisogni Sociali

Il diritto reale di abitazione è un diritto reale minore di godimento su cosa altrui, disciplinato, insieme al diritto reale di uso dagli articoli 1021 e seguenti del Codice Civile.

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Bisogni Sociali “I poveri disturbano”

Nell’articolo Città insostenibili, N. Solimano, spiega come La globalizzazione economica abbia modificato radicalmente anche quel fenomeno di spostamento di popolazioni verso le città e gli aggregati urbani che si era avviato già alla fine del XVIII secolo con la rivoluzione industriale. La corsa verso le metropoli è irrefrenabile. In passato, però, era guidata soprattutto dalle opportunità economiche e sociali che la città offriva. Per quanto fosse difficile e conflittuale, l’integrazione dei nuovi cittadini e delle nuove popolazioni il più delle volte comunque si verificava. Oggi, a spingere i flussi migratori è ancora il dinamismo economico e sociale delle città, ma sono anche la crescita esponenziale delle povertà e delle disuguaglianze, che rendono più difficili i processi di inclusione in contesti urbani che hanno conosciuto uno sviluppo fisico enorme e nei quali la risorsa dello spazio e dell’abitazione è estremamente limitata.

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Bisogni Sociali “I poveri disturbano”

«Nel cantiere sociale della città i nuovi abitanti del mosaico urbano cercano un riparo, una casa, un lavoro, un luogo collettivo, un permesso di soggiorno, un diritto di cittadinanza. Inventano pratiche alternative, liberano e occupano territori, creano spazi di interazione e di nuova socialità, progettano e costruiscono i nuovi luoghi comuni. Cercano di riannodare i fili di un’esistenza collettiva – opponendosi alla morte sociale del sistema economico globalizzato – e in questo lavoro vitale provocano innovazione, esprimono una tensione politica ostinatamente orientata verso qualche forma di bene comune, e di comunità dei beni e delle esperienze. […] Città della differenza e del dialogo, delle tante identità e delle loro relazioni positive, socialmente diversa e tuttavia accogliente, Pluralista e tuttavia aperta e tollerante. La città-cantiere è una metafora della collaborazione attiva degli abitanti: mille differenze nel processo di edificazione della città nuova». (Paba, 2000) URBANISTICA Politecnico di Milano - Polo di Como

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Bisogni Sociali “I poveri disturbano”

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Bisogni Sociali “Los Barrios Cerrados”

El estudio particularizado de una ciudad permite observar cómo las dinámicas de la globalización afectan de manera más obvia a las ciudades situadas en las periferias del sistema global. Los procesos de destrucción, disgregación y pauperización de buena parte de la ciudad y de sus habitantes (que se produce simultáneamente a la opulencia, la regeneración y la riqueza de otra parte de la ciudad y, con ello, de sus habitantes). Da “Ciudad Proxima-Ciudad sin genero” Zaida Muxi

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Bisogni Sociali “Los Barrios Cerrados”

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Bisogni Sociali “Los Barrios Cerrados”

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Bisogni Sociali “Los Barrios Cerrados”

qualita di vita e aspetti estetico-architettonici america latina e suoi “barrios cerrados”. francia, cerdeña. estados unidos.

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Bisogni Sociali “Los Barrios Cerrados”

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Bisogni Sociali “Los Barrios Cerrados”

Los emprendimientos de uso residencial con equipo común y perímetro cerrado, autodenominados “urbanizaciones cerradas residenciales” nacen como grandes inversiones inmobiliarias de particulares que en algunos casos son asociaciones con bancos para vender sus productos financieros. En los desarrollados en la Argentina (ciudades como Buenos Aires, Cordoba, La Plata, Rosario, Tucuman) son numerosos los casos que forman parte de un régimen urbanístico especial, que para satisfacer una función común de vivienda permanente o transitoria, agrupan unidades parcelarias independientes, afectadas por restricciones o vínculos jurídicos, con servicios y partes comunes inescindibles de las parcelas que generalmente son administrativas por una entidad que agrupa a los participantes.

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Bisogni Sociali “Los Barrios Cerrados”

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Bisogni Sociali “Los Barrios Cerrados”

Aun es estos desarrollos del Real State y su analisis de consumidor de un target economico alto (según cada ciudad) donde para justificar su estilo y servicio intervienen “especialistas” para presentar un producto inmobiliario mas completo, no deja se ser un esfuerzo que daña con otros tipos de problemas sociales y urbanísticos. Ahora bien, una lectura estratégica con cierta sensibilidad a la calidad de vida, sobre estas construcciones que fragmentan las ciudades y generan exclusión social (con la globalización que se hace presente en la ciudad y la pauperización de las personas con accesos a los moderados a consumos y cultura) es inicialmente leer la identidad de los actores (los que viven dentro y fuera) para interpretar sus necesidades, y con estos elementos suponer un escenario positivo y futuro donde el espacio existencial sea el punto de encuentro, seguidamente analizar la calidad de vida (..5 puntos….), para confrontar asi, lo ideal de lo actual, y llegar a proponer la estrategia de mitigacion posible para que estos “esfuerzos economicos” no lesionen el tejido ni la trama, la ciudad ni sus integrantes y sean todavía emprendimientos inmobiliarios de mayor beneficio y responsabilidad.

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Bisogni Sociali “Los Barrios Cerrados”

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The Simple House. “For the interior, the architects introduced an imponderable element: a patio in the centre of the house to which all other spaces are available.” Manuel Aires Mateus e Francisco Aires Mateus – Portugal

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The Simple House.

Habitar, significa en este caso, una busqueda serena de lo elemental, de la reduccion al minimo de los elementos que componen la casa, para que se construya apenas lo esencial. Su respeto por el espacio invita a la contemplacion en el ambito domestico, reforzado por el sentido espacio excabado.. Como patio arcaico del mundo mediterraneo. URBANISTICA Politecnico di Milano - Polo di Como

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The Simple House.

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The Simple House.

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The Simple House.

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DALLE FUNZIONI ALLA FORMA DELLA CITTร e IL TERRITORIO COME BENE ECONOMICO.

04

URBANISTICA Territorio, Suolo, Ambiente urbano, Qualitรก del Vivere

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.Definizioni Forma.

Forma e Spazio Apertura – Luce - Vista Relazioni – Organizzazione Circolazioni Proporzione – Scala Principi - Ritmi

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Forma e Città

La forma della cittá r a d i a l e c e n t r a l e o r t o g o n a l e l i n e a r e s t e l l a r e p e r p o l i d i f f u s a m i s t a frammentata kevin LC-la

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lynch forma

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Forma e CittĂ

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Forma e CittĂ F

o

r

m

a

tipologie edilizie e c o n o m i a d e l l o s pa z i o d e n s i t a e d i l i z i a d e n s i t a u r b a n a p i a n i f i c a z i o n e m a s t e r p l a n v e r d e , s pa z i o p u b b l i c o q u a l i ta t i v o , q u a n t i ta t i v o medievale.squiera. densita edilizia forte, vicinato, mobilita, sicurezza, energia R a z i o n a l i s m o edificio al centro del lotto cortina di edifici C a s a m i n i m a

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Forma e Città Introduzione.

Da “Il progetto della cittá aperta” di Ludovico MILESI.

L’urbanistica come pratica di trasformazione dell’ambiente umano ha origini remotissime, ma è solo con la civiltà comunale europea che le città assumono il significato simbolico che tutt’ora conservano, consistente nel rappresentare negli spazi comuni, edifici, e case l’individualità dei cittadini, e nella bellezza dei temi collettivi l’identità della cittadinanza come corpo olistico. Le operazioni di trasformazione e costruzione delle città hanno infatti sotteso, a partire dal Mille, la bellezza come fine a cui tendere, perché in quella bellezza e nello spreco con cui è realizzata, impressa nelle cose fisiche delle città, sta il riconoscimento dell’identità stessa di ogni persona come facente parte di un organismo collettivo: la civitas.

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Forma - CittĂ

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Forma - CittĂ

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Forma - CittĂ

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Architettura, identità, etica, estetica, marketing ed economia Ci permettono meglio capire i “perché” delle forme delle città.

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.Le regole

Le regole e le forme con cui la città europea è stata costruita si sono sedimentate nella lunga pratica di trasformazione delle città, e la loro persistenza garantisce la conservazione del senso simbolico della città europea, nonché più semplicemente la comprensione da parte dei cittadini del loro ambiente di vita. Le città hanno dal Mille la forma delle attuali città, ma è innegabile che dal XIX sec. l’urbanistica assuma un compito inaudito fino ad allora: la necessità di prevedere, in un progetto unitario, l’ampliamento delle città esistenti, esteso a tutto il territorio comunale reso disponibile all’edificazione dalla liberalizzazione dei suoli. Si è trattato di una vera a propria fondazione disciplinare, con strumenti e retoriche efficaci, tuttavia innestati in una pratica di costruzione della città che non ha mai avuto sosta: le forme e le regole che garantiscono l’identità delle nostre città sono state mutuate interamente (e non poteva essere diversamente) proprio dal patrimonio di forme elaborate nei secoli precedenti. Semplificando, la specificità dell’urbanistica moderna è stata prima di tutto una questione dimensionale e di complessità gestionale, mentre il senso della costruzione della città non è mai cambiato e consiste nel garantire a tutti i cittadini il riconoscimento della propria identità, con all’orizzonte l’idea di realizzare una bella città.

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Ex-novo - Ampliamento Nelle storie dell’urbanistica solitamente si distinguono i piani di fondazione di città ex-novo i piani di ampliamento. Il confine concettuale è molto labile: infatti la disciplina progettuale è la stessa e consiste nel disporre i temi collettivi, le strade e piazze tematizzate con un certo criterio ritenuto esteticamente efficace; in secondo luogo qualsiasi classificazione dimensionale sarebbe insensata perché certi piani regolatori estesi su tutto il territorio comunale di città come Milano sono più piccoli di piani regolatori riferiti ai singoli ambiti urbani e più ampi del progetto di molte città nuove, che spesso sono semplici borghi.

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.Aspetti a Considerare Un piano di ampliamento deve fare i conti con la città esistente per cui le nuove esigenze devono disporsi in continuità con le esigenze espresse da temi collettivi attuali, inoltre il progetto è condizionato dall’esistenza di una cittadinanza con proprie richieste e preferenze che incidono sulle decisioni. Al contrario quando si tratta di fondare una città nuova il progettista opera sulla nuda terra e il suo disegno è in misura maggiore il prodotto dalla propria personale sensibilità di artista e del suo bagaglio di conoscenze, ma anche in questo caso la disciplina urbanistica impone che le scelte siano riconducibili a un campo di variabili note: il progettista metterà in campo infatti l’idea di città maturata nel momento storico in cui la disegna, con il corredo di tutte le strade tematizzate e temi collettivi fino ad allora maturati. Quando un tecnico deve disegnare una città, o una sua parte, ricorre prima di tutto a un’idea di città, a una figura planimetrica complessiva, che rimanda a tre archetipi: la città quadrata, la città lineare la città stellare. La forma della città considera tra l’altro i seguenti aspetti: Ambiente Naturale, Sicurezza, Identità, Architettura, Economia, Commercio, Etica, Estetica, Marketing e altri.

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. Tr i e s t e 1 9 3 5 , B a r i 1 8 6 5

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Bellinzona 1909, Bellinzona 2009

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Quadrata, Lineare e Stellare Città quadrata, lineare e stellare: Kimolos, Saint Nicolas de la Grave, Brive (da Lavedan 1926)

Le figure planimetriche tuttavia non hanno un significato condiviso perché, come già sosteneva Sitte, è importante esteticamente solo ciò che può essere percepito dallo sguardo e dai sensi, percorrendo le strade.

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Rettangolare, Curvilineo Esistono inoltre sistemi di divisione del terreno, o di lottizzazione, che rimandano prima di tutto a forme geometriche semplici da tracciare sul terreno con la tecnica agrimensoria: il sistema per isolati quadrati o rettangolari, che dà origine a strade più o meno gerarchizzate, e il sistema impostato su strade curvilinee, come avveniva in tutte le città prima del XIII sec. e nei quartieri di villette ottocenteschi. Anche questa strumentazione tecnica non ha significato dal punto di vista estetico perché la bellezza si legge nelle sequenze di temi collettivi, oltre che nella loro stessa consistenza fisica. Per cui sembra opportuno indagare nel dettaglio le forme specifiche con cui la città europea è stata costruita prima della vittoria del modernismo nel XX secolo.

C a r t a g i n e

( 8 0 0

a c )

Cartagine (dal fenicio Kart-Hadshå, "Città Nuova";

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Rettangolare, Curvilineo Risultano qui raffigurati il sistema per isolati quadrati o rettangolari, che dà origine a strade più o meno gerarchizzate, e il sistema impostato su strade curvilinee, come avveniva in tutte le città prima del XIII sec. e nei quartieri di villette ottocenteschi. Anche questa strumentazione tecnica non ha significato dal punto di vista estetico perché la bellezza si legge nelle sequenze di temi collettivi, oltre che nella loro stessa consistenza fisica.

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Rettangolare, Curvilineo

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l’approccio L’APPROCCIO AL PIANO URBANISTICO La studio della forma fisica delle città e dei piani urbanistici presenti in letteratura ha portato a confermare la validità di una griglia concettuale, allo stesso tempo interpretativa e operativa: L’approccio si riconduce in particolare al modo con cui è disegnato il piano, dipende dalle preferenze formali e culturali del professionista che lo disegna e forse in misura non minore dalle esigenze espresse dalla cittadinanza tramite gli organi rappresentativi. La matrice di un piano urbanistico si riconosce essenzialmente dalla forma delle strade e piazze tematizzate, e dalla sequenza con cui sono composte. Una sequenza è in primo luogo individuata dai temi collettivi fisici che vi si affacciano e in secondo luogo dal tipo di strada tematizzata che li connette simbolicamente. Nei piani ottocenteschi le strade tematizzate sono quasi esclusivamente viali alberati, boulevard e passeggiate, temi collettivi che si prestano a essere definiti a priori in un progetto urbano redatto necessariamente unitariamente molti anni prima della costruzione. A differenza dei temi fisici, infatti, le strade possono essere previste nel disegno del piano nella loro consistenza fisica: larghezza della sezione, tipo di alberatura e arredo.

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l’approccio

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l’approccio

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l’approccio Solitamente il piano, anche quando sembra formato secondo logiche strettamente razionali e utilitaristiche, è comunque oggetto di scelte arbitrarie che appartengono esclusivamente al mondo delle forme e delle preferenze estetiche. Ogni piano, anche il più rozzo e semplice, rimanda a una concezione estetica, a una specifica preferenza formale non giustificata da retoriche esterne. Lo stile di un piano è questa preferenza formale e l’intensità con cui viene messa in atto. Per costruire una guida alla lettura di un piano sono state individuate alcune famiglie morfologiche. Il loro scopo è quello di porre l’attenzione su alcune componenti di un giudizio estetico, con l’avvertenza che non necessariamente un piano è riconducibile a una sola categoria, anzi spesso in un piano sono riconoscibili contemporaneamente le intenzioni di diverse categorie.

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l’approccio

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Piano simmetrico PIANO SIMMETRICO Il piano simmetrico è il tipico piano ottocentesco in cui ricorrono piazze geometriche e sequenze che formano complessivamente figure regolari. Fino alla seconda metà dell’Ottocento costituiva l’unico patrimonio di forme disponibili, in buona parte mutuate dai disegni dei trattati. Per questo a volte il disegno della città ottocentesca indulge in simmetrie e corrispondenze, tuttavia si tratta pur sempre del disegno di una vera città, e la simmetria è solo lo stratagemma compositivo, lo stile con cui le piazze vengono disegnate.

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Piano simmetrico Caratteristiche del piano simmetrico: _Frequentemente il disegno delle strade e delle piazze ricorre a figure geometriche simmetriche che denotano una forte intenzionalità estetica: piazze simmetriche, tridenti di strade. Sono le piazze che troviamo anche nei manuali di Baumeister e di Stübben. _Le strade tematizzate sono disegnate con sezione generosa, l’andamento è generalmente rettilineo e regolare. _Viali, boulevard e passeggiate sono riccamente arredate con alberature e giardini, fatto di cui rende conto con chiarezza anche la planimetria del piano. _Le strade rettilinee sono spesso concluse da un edificio che ne chiude la visuale, risultando strade trionfali _Le piazze regolari e simmetriche sono a volte piazze monumentali, se sono circondate da architettura coordinata. Il piano può darne il suggerimento, con l’accentuata simmetria dei lati delle piazze. _La presenza di monumenti nel centro delle piazze non solo può tematizzare le piazze nazionali ma anche costituire il fondale di più strade trionfali.

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Piano simmetrico

Le piazze dei trattati: città di P.Cattaneo, città ideale di G.Vasari il Giovane, città militare di D.Speckle

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Piano simmetrico

Piazze tipiche del piano simmetrico (dal piano di Hobrecht, Berlino, 1862)

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Piano simmetrico

Piano simmetrico: piazza e passeggiata dal piano di Colonia, St端bben, 1880

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Piano simmetrico

La teoria estetica che rimanda implicitamente a un piano simmetrico è quella espressa da Laugier prima e poi da Milizia in quanto, al di là della tendenza per il pittoresco, prescrivono strade rettilinee che convergono verso piazze geometriche con una ricca variabilità di forme. Possiamo così considerare i due trattatisti come i padri teorici di questo tipo di piano, in particolare per l’enfasi posta nel concetto di abbellimento della città che risiede nel decoro degli ingressi, delle strade e degli edifici. L’evidente spreco in cui si esprime la bellezza del piano simmetrico si manifesta, infatti, nella ricchezza intrinseca dei temi collettivi, nella larghezza delle strade, nella magnificenza e numero dei filari di alberi nei boulevard e passeggiate. In secondo luogo nella simmetria e nella ricercatezza delle figure geometriche formate dalle strade che si intersecano.

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Piano simmetrico Tra le innumerevoli figure utilizzate ci sono le strade convergenti a ventaglio su una piazza, magari con un monumento centrale, citate da Laugier. Una tipica configurazione è quella delle strade che da diversi quartieri convergono verso una porta, come nel tridente di piazza del Popolo a Roma. A Versailles invece il tridente converge verso il palazzo reale (piano di J. F. Blondel). Un piano simmetrico può anche presentare un sistema di strade prevalentemente ortogonale perché le piazze sono poi disegnate liberamente con molte varianti all’interno della scacchiera, per esempio a Torino. Frequente, nelle scacchiere, è la piazza tipo square inglese ricavata al posto di un isolato, che si ritrova per esempio nel piano di Poggi per Firenze e anche nel piano di Hobrecht per Berlino. Piano simmetrico: piazza rettangolare tipo square: Firenze, Poggi, 1865

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Piano simmetrico Anche le piazze a stella si ritagliano un ruolo nel disegno della cittĂ , e le ritroviamo giĂ nei piani per Londra del 1666, sia in quello di John Evelyn sia in quello di C. Wren. Londra, C. Wren Londra, J. Evelyn

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Piano simmetrico Ricorderemo due esempi molto diversi: il piano di Strasburgo di Conrath redatto tra il 1872 e il 1880 all’indomani dell’annessione dell’Alsazia-Lorena alla Germania.

Piano simmetrico: Strasburgo, piano di Conrath, 1872-1880

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Piano simmetrico Il piano di Milano di Beruto (1884-1889) è invece caratterizzato dall’uso intensivo delle passeggiate; è un piano ricco di figure, piazze rotonde, poligonali, tridenti, tanto che viene spontaneo accostarlo alla varietà pittoresca prescritta da Laugier e Milizia. Piano simmetrico: Milano, dettaglio del piano Beruto, 1884

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Piano asimmetrico PIANO ASIMMETRICO Il discrimine, nel disegno delle città, è stata la pubblicazione del libro di Camillo Sitte, L’arte di costruire le città, nel 1889. Da questo momento sono stati introdotti due concetti fondamentali nel dibattito urbanistico: la rivalutazione della bellezza degli ambienti urbani antichi, premoderni, e l’importanza della pura percezione estetica delle città. In altri termini Sitte ha dimostrato perché ancora oggi consideriamo belle le città medievali, presentando la sua teoria come il recupero delle regole estetiche perdute con la modernità. Non limitandosi a enunciare un principio, ha elencato alcuni requisiti che le piazze devono avere, primo fra tutti che siano costruite da tutti i lati e che le strade siano sempre concluse da una prospettiva chiusa. La forma delle città antiche assolveva ottimamente a questo compito, per cui Sitte documenta nel suo libro il rilievo di numerose piazze che chiama, con espressione celebre, “a turbina”, in cui le strade non attraversano la piazza ma vi convergono a spirale.

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Piano asimmetrico La cosa interessante è che accanto ai rilievi Sitte pubblica anche delle piazze d’invenzione la cui forma è forse inedita fino a quel momento. Si tratta di piazze palesemente asimmetriche, in cui le strade che vi sboccano si concludono con un edificio che ne chiude la visuale.

Da Sitte 1889: a sin. piazza a turbina antica (Vienna); a des. piazza asimmetrica d’invenzione con prospettive chiuse

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Piano asimmetrico Si tratta di un vero suggerimento progettuale: come applicare i principi delle città antiche, che le rendono belle, in un progetto moderno che non può più imitare pedissequamente le forme antiche per banali ragioni tecniche. Si tratta insomma della regolarizzazione delle piazze antiche, preservandone però l’effetto delle viste prospettiche chiuse. Da questo momento le piazze asimmetriche si ricavano un ruolo nel disegno delle città. Lo stesso Sitte ne dimostra le possibilità di utilizzo nei pochi piani che redige, come in quello di Marienberg, introducendo un nuovo stile di disegno che non ha nulla a che fare con quello tradizionale-simmetrico fino ad allora praticato dagli urbanisti. Ma la fortuna delle piazze asimmetriche è dovuta soprattutto alla divulgazione che ne ha successivamente fatto R. Unwin nel Town Planning in practice (1909), criticando i piani neomedievali tedeschi e suggerendo il disegno delle piazze sittiane come il miglior compromesso tra ragioni estetiche e ragioni tecniche.

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Piano asimmetrico Piazze asimmetriche nel piano di Marienberg, Sitte, 1903 (da Piccinato 1974) Piazze asimmetriche da Unwin 1909

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Piano asimmetrico Tramite Unwin le forme asimmetriche dei piani regolatori sono state divulgate anche in Italia da Giovannoni. Ma da noi daranno luogo a una vera scuola urbanistica con tanto di importanti realizzazioni nelle città di fondazione degli anni ’30. Le città pontine di L. Piccinato e di C. Petrucci sono un’applicazione delle regole estetiche riscoperte più di quarant’anni prima da Sitte e affondano idealmente nella secolare pratica di costruzione delle belle città europee.

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Piano asimmetrico

Piazze principali di Aprilia (1936) e Pomezia (1938), progetti di C. Petrucci Sabaudia (1933), di Piccinato, Cancellotti, Montuori, Scalpelli

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Piano neo-medievale PIANO NEO-MEDIEVALE Accanto ai piani asimmetrici, individuiamo almeno altre due tendenze che hanno avuto origine dall’insegnamento sittiano: il piano neo-medievale e il piano paesaggistico. Entrambi introducono l’uso intensivo delle le strade curvilinee che nei piani asimmetrici erano invece utilizzate con moderazione in configurazioni il più possibile regolarizzate. Con criteri e regole diverse, la strada curva è usata per l’effetto estetico che produce: per la percezione non importa se un piano è ortogonale o radiale, è invece importante se le strade sono rettilinee o curvilinee: questa variabile comporta un’effettiva valutazione estetica. La questione non è nuova e l’alternativa formale è ben presente anche nei trattati classici: lo stesso Leon Battista Alberti per le strade principali suggerisce l’andamento rettilineo e la regolarità degli edifici, mentre per quelle secondarie concede che siano sinuose perché così sembreranno più ampie, belle, e permetteranno inoltre di apprezzare le facciate degli edifici (riportato in Giovannoni 1931).

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Piano neo-medievale Il piano neo-medievale raccoglie il suggerimento della bellezza delle antiche città storiche. Chiamiamo neo-medievali i progetti, realizzati soprattutto in Germania, che riproducono l’aspetto delle piazze e strade medievali con tutte le loro irregolarità, che quindi presentano strade rigorosamente curvilinee eintersezioni sempre sfalsate per interrompere le visuali. È un’applicazione letterale delle regole che Sitte aveva individuato nelle città antiche per spiegare il motivo per cui consideriamo belle le città del passato, le regole dell’arte dimenticate dalla modernità. Unwin nel Town Planning individua questa tendenza come “scuola tedesca”, e la critica parzialmente per via, a suo dire, dell’eccessiva arbitrarietà delle forme. Gli urbanisti tedeschi che appartengono a questa tendenza, come Henrici, sono certi che, capite le regole che sovrintendono all’arte urbana del medioevo, quelle stesse regole possano essere applicate coerentemente come una grammatica anche adesso, un po’ come le regole dell’arte gotica di Viollet-le-Duc possono essere riprodotte fedelmente per costruire una chiesa

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Piano neo-medievale gotica moderna. Piazze e incroci progettati in stile neo-medievale (da Unwin 1909)

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Piano neo-medievale L’unico piano regolatore generale di una grande cittĂ in stile neo-medievale, pur non realizzato, è stato quello di Henrici per Monaco (1893): un grande ampliamento organizzato per quartieri, ognuno sviluppato intorno a una piazza con i temi collettivi. Piano neo-medievale: Monaco, settore sud, Henrici, 1893

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Piano neo-medievale Piano neo-medievale: Flensburg, ampliamento, Henrici (da Unwin 1909)

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Piano paesaggistico PIANO PAESAGGISTICO L’ultimo stile di piano individuato è il piano paesaggistico, con il quale indicheremo il disegno di molti quartieri comunemente chiamati “città giardino”. Diffusi inizialmente in Inghilterra, i criteri di disegno e l’estetica sottesa dai quartieri paesaggistici sono chiaramente mutuati dall’arte dei giardini, sicuramente in modo improprio, ma la suggestione è molto forte e la assumiamo per motivi di chiarezza. Solitamente i piani inglesi hanno un aspetto piuttosto regolare; pur avendo come referente la teoria estetica sittiana, cercano di applicarla con forme geometriche più facilmente descrittibili, che non cercano di riprodurreun’improbabile naturalità dei tracciati stradali. È anche la posizione di Unwin, che viene messa in pratica nei piani per i sobborghi giardino inglesi. A maggior ragione è corretto parlare di piano paesaggistico per i quartieri inglesi, e in particolare per quelli di Unwin, perché il disegno è fatto tenendo conto delle visuali sulla campagna o su paesaggi ameni, in modo da garantire a ogni abitazione una porzione di bella vista. Si tratta di un programma tuttavia estraneo alla tradizione della città, che porta a trasgredire spesso la regola del rigoroso allineamento delle case, e a raggruppare le villette in gruppi e forme sinuose, allentando il rapporto con la strada come avviene negli isolati di Letchworth.

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Piano paesaggistico

Quartiere paesaggistico di Bournemouth (da Unwin 1909)

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Piano paesaggistico

A questo proposito occorre rilevare che la qualità dei quartieri giardino inglesi sta nella ricchezza di verde, alberature e nel carattere di “quasi-campagna” ricercato dalla middle-class inglese. Sono quartieri in realtà anti-urbani, coerentemente sconnessi e isolati dalla città. Per questo il loro linguaggio raramente ha dato vita a vere città, per l’impossibilità materiale di costruire una città con un così ridotto range di strade e temi: solo viali alberati, giardini, e una piazza di quartiere. Le strade curvilinee, disegnate paesaggisticamente e con i giardini antistanti delle villette, sono al contrario usate efficacemente per conferire qualità formale alle strade di lottizzazione interne ai quartieri, quindi non tematizzate.

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Piano paesaggistico La naturale propensione delle strade curve ad essere usate nei quartieri a bassa densità edilizia è poi evidente in certi piani dove la struttura simbolica è affidata ai sistemi delle strade trionfali e dei boulevard, mentre negli spazi risultanti, tra le strade tematizzate, sono disegnati quartieri paesaggistici di strade curvilinee. Molto chiaro è il progetto di Canberra (1912) che utilizza adeguatamente le strade secondo questa doppia alternativa.

Quartieri residenziali paesaggistici: Canberra, Griffin, 1912 URBANISTICA Politecnico di Milano - Polo di Como

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Piano paesaggistico I piani paesaggistici, tra cui le “città giardino” inglesi, sono accomunati dalle seguenti caratteristiche: _Le strade non sono tematizzate, sono solo di lottizzazione. Infatti nei sobborghi giardino la qualità di “strade verdi” con filari di alberi è diffusa in tutto il quartiere, quindi non c’è gerarchia. _Le strade curvilinee non connettono efficacemente in senso simbolico i quartieri al centro della città, tanto più che spesso sono state disegnate in modo da realizzare delle figure planimetriche ricercate ma autoriferite, che accentuano la separatezza del quartiere dalla città. _Solitamente i quartieri dei piani paesaggistici, come anche nei piani neomedievali tedeschi, hanno un “centro”, una piazza con qualche edificio pubblico che risulta essere l’unico spazio tematizzato del quartiere. Tuttavia è sconnesso dalle sequenze della città vista la scarsità di strade tematizzate. _L’estetica che ne è sottesa enfatizza unilateralmente pochi aspetti o esigenze di una vera città: in particolare la piacevolezza di un verde diffuso e suburbano lontano dalle costrizioni del centro. Viene però trascurata la complessità della città come entità simbolica attraversata da sequenze tematizzate. Così, naturalmente, i piani irregolari, come è avvenuto per i piani neo-medievali, hanno dato i migliori risultati nel progetto di singoli quartieri.

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Piano paesaggistico

Quartiere paesaggistico: Roma, Monte Sacro, Giovannoni, 1931 (da “Urbanistica” n. 28-29, 1959)

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IL TERRITORIO COME BENE ECONOMICO B. Antonini A. Rossi

- non riproducibile e non omogeneo

a) b) c)

AccessibilitĂ : il gradiente della rendita fondiaria Dimensione: gerarchia e centralitĂ nei sistemi urbani Attrazione: interrelazioni e intra-relazioni e sviluppo urbano

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A.

ACCESSIBILITÀ

• Il territorio è un bene non omogeneo e non riproducibile • Rendita fondiaria • Modelli americani di allocazione degli usi • Dalla città policentrica alla rete di centri urbani

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Modelli americani della struttura spaziale • Il modello a cerchi di Burgess A partire dal 1925, i sociologi dell’università di Chicago affrontano il problema della sociologia urbana, ossia di come i gruppi sociali sono distribuiti all’interno della città (fig. 2). • In una città che si sviluppa, ricchi e poveri sono in competizione per appropriarsi lo spazio urbano. Normalmente i ricchi abitano in zone diverse da quelle in cui si trovano i poveri. La città si costruisce nel tempo, dal centro verso la periferia. Case e appartamenti hanno una durata di vita molto lunga. • I ricchi possono permettersi di spendere di più dei poveri per la casa. • Nel corso del tempo le strutture residenziali centrali invecchiano e deperiscono. Esse vengono occupate dai poveri. I ricchi, invece si insediano nelle nuove case e villette di periferia. • Burgess ha verificato la portata del modello nel caso di Chicago, trovando che le diverse classi di popolazione si distribuivano concentricamente.

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• Il modello a settori di Hoyt Dieci anni più tardi, e sulla base dello studio di 100 città americane, H.Hoyt modifica il modello di Burgess. Per Hoyt gli usi (residenziali, commerciali e industriali) si distribuiscono dal centro verso la periferia seguendo degli assi che mantengono ai diversi settori la loro funzione, indipendentemente dalla distanza dal centro (fig. 2) • Il modello policentrico di Harris e Ullmann • Ancora dieci anni più tardi, alla fine della seconda guerra mondiale, Harris e Ullmann, partendo da un’analisi della realtà urbana americana, riformulano il modello di Burgess • La costruzione delle autostrade e i nuovi sviluppi della grande distribuzione portano alla creazione di nuovi centri all’interno dell’area urbana(fig.2)

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Dalla città policentrica alla rete di centri urbani • I progressi della mobilità urbana degli ultimi cinquantanni, l’affermarsi del web, hanno portato a nuovi sviluppi in materia di struttura spaziale, avvicinando i centri. • Oggi si parla di reti urbane nelle quali la distribuzione delle funzioni e degli usi può seguire la logica di una specializzazione all’interno della rete stessa.

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Burgess

Hoyt

Harris & Ullman

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B. DIMENSIONE • L’organizzazione dello spazio • Il rank-size rule • La teoria delle località centrali di Christaller • La dinamica dei sistemi urbani oggi: una situazione contradditoria

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L’organizzazione dello spazio • Nella prima parte ci siamo occupati degli approcci che intendono spiegare la ripartizione degli usi all’interno dell’area urbana. • In una regione, o in una nazione data, vi sono numerosi centri urbani, di dimensione diversa. Ci si può chiedere quali sono i principi che regolano la distribuzione di questi centri nel territorio, come si può insomma spiegare l’emergere di un determinato tipo di organizzazione dello spazio.

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Il rank-size rule • Il rank-size rule è stato messo in evidenza da G.K. Zipf nel 1949 e descrive la gerarchia dei centri di un dato sistema urbano (nazionale o regionale). Il rsr può essere misurato con la formula seguente: Pr = P1/rq Pr= popolazione della città con rango r; P1, popolazione della città più grande; q, un esponente che di solito ha un valore vicino a 1

• Esempio: Se la città maggiore del sistema ha una popolazione di 4 milioni di abitanti, e se q ha un valore di 1, la seconda e la decima città del sistema avranno una popolazione di: P2= 4/2 = 2 milioni di abitanti P10= 4/10 = 0,4 milioni di abitanti

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La teoria delle località centrali •Quando si cerca una spiegazione per la gerarchia urbana si approda inevitabilmente a una discussione sulle funzioni della città nel territorio che da lei dipende. • Beckmann ha dimostrato che esiste una relazio- ne tra la gerarchia dei centri, misurata dal rank-size rule e la teoria delle località centrali di Christaller. Le due teorie si basano sull’ipotesi che esiste una relazione stabile tra la popolazione di una città e quella dell’area che la città serve. • Nella teoria di Christaller la città è un centro di servizi per il suo hinterland. La centralità urbana dipende dal numero e dal tipo dei servizi offerti. • Servizi commerciali, bancari e legali; scuole e università; strutture del tempo libero,musei, teatri, amministrazioni, stadi, piscine; tribunali, servizi sanitari e ospedalieri. • Vi sono servizi di diverso ordine a seconda della loro soglia di domanda (popolazione minima necessaria per creare il servizio) e della ampiezza delle rispettive aree di mercato. • Tinbergen e Bos hanno esteso la teoria delle località centrali alle aziende del settore industriale.

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Vi sono rami di produzione che possiedono solo unità di grande di- mensione. Altri invece possiedono molte piccole aziende. La dimensione delle aziende dipende a sua volta dalla struttura dei costi e dalla possibilità di realizzare economie di scala. Le grandi aziende si troveranno solo in grandi città con ampi mercato del lavoro; le piccole e le medie, invece, si troveranno anche nei piccoli centri.

• Nella realtà dei sistemi urbani moderni, le con- dizioni restrittive del modello christalleriano non sono rispettate. Si pensi, per fare un solo esem- pio, alla distanza tra centri dello stesso ordine e all’influsso che su questo parametro possono avere i progressi nella mobilità. Si pensi ai molti criteri, non sempre razionali, che vincolano le decisioni politiche sulla localizzazione di servizi centrali.

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C.

ATTRAZIONE

• Città e corona urbana • Il modello gravitazionale • Applicazioni • Importanza nei modelli di sviluppo urbano

Città e corona urbana • La maggiore caratteristica dei modelli che abbiamo considerato sinora è quella di considerare la dimensione spaziale del fenomeno urbano come formata da una città o un centro e un’area di mercato o economica dipendente (corona). Centro Corona

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Misurare l’attrazione • Perchè così sia occorre che il centro possieda una forza di attrazione rispetto all’area che lo circonda. Per Von Thünen questa attrazione è data dal fatto che il centro è il mercato dei prodotti della corona. Per Christaller l’attrazione è data dal fatto che il centro offre servizi speciali ai consumatori residenti nella corona urbana • Come misurare l’importanza di questa forza? Negli anni cinquanta dello scorso secolo, negli Stati Uniti, Reilly, per primo, propose di applicare alla misura dell’attrazione urbana la formula della gravità derivata dalla fisica. L’attrazione di una città dipenderebbe quindi dalla taglia della stessa (misurata con la popolazione) e dalla distanza che separa il punto in cui si misura l’attrazione dal centro cittadino.

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DA CONSIDERARE

• Lo sviluppo urbano è un problema economico particolare perchè il territorio è un bene non omogeneo e non riproducibile • La localizzazione in area urbana è sempre accompagnata da una rendita che può essere più o meno grande a seconda della distanza della localizzazione dal centro • L‘economista ha sempre considerato la cittä come un organismo formato da un centro (mercato o Central Business District) e da almeno una corona, area di produzione o di residenza che lo circonda • Questa concezione porta a discutere in termini economici – del problema della centralità urbana – Del problema delle interrelazioni tra centro e corona e tra i diversi centri di un dato sistema urbano

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B

I

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L

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G

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_LAUGIER, Marc-Antoine, Essai sur l’architecture, Paris, 1753 _MILESI, Ludovico. Il progetto della citt´aperta _MILIZIA, Francesco, Principj di architettura civile, Bassano, Remondini, 1785 ( ed. 1781) _SITTE, Camillo, Der Städte-bau nach seinen Künstlerischen Grundsätzen, Wien, 1889 (tr. it. L’arte di costruire le città, Milano, Jaca Book, 1981) _STÜBBEN, Joseph, Der Städtebau, in AA.VV., Handbuch der Architektur, IVparte: Entwerfen, Anlage und Einrichtung der Gebäude, vol.IX, Darmstadt, Bergstrasser, 1890 (ristampa anastatica BraunschweigWiesbaden, Vieweg, 1980) (tr. it. parziale a cura di D. Calabi in Piccinato 1974) _UNWIN, Raymond, Town Planning in practice. An introduction to the art of designing cities and suburbs, London, T. Fisher Unwin, 1920 (I ed. 1909) _GIOVANNONI, Gustavo, Vecchie città ed edilizia nuova, Torino, UTET, 1931 _LAVEDAN, Pierre, Histoire de l’Urbanisme. Antiquité-Moyen Age, Paris, Laurens, 1926 _PICCINATO, Giorgio, La costruzione dell’urbanistica. Germania 1871-1914, Roma, Officina, 1974 _ROMANO, Marco, L’estetica della città europea, Torino, Einaudi, 1993 _L. Benevolo, Storia della città: La città antica, Laterza, 1993 _Form Informing Urbanism - Parametric Urbanism' - Zaha Hadid and Patrik Schumacher for the recent Global Cities exhibition at Tate Modern _M. Coppa, Storia dell'urbanistica, Torino, 1968 _E. Greco, M. Torelli, Il mondo greco, Laterza,1983 _P. Gros, M. Torelli, Il mondo romano, Laterza, 1988 _Urbanistica e mobilità - Concetti di base, ing. Enrica Papa URBANISTICA Politecnico di Milano - Polo di Como

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DENSITÁ, TIPOLOGIE INSEDIATIVE, COSTI URBANI e I TEMPI DELLA CITTA’

05

URBANISTICA Territorio, Suolo, Ambiente urbano, Qualitá del Vivere

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.Definizioni Densità.

Il concetto di densità è stato introdotto per misurare la vasta portata dei fenomeni demografici e insediativi che hanno condotto alla formazione e al consolidamento della "città industriale" in Europa, dove dinamica insediativa e andamento della popolazione si sviluppavano come processi direttamente proporzionali e in continua crescita.

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Densità edilizia e densità abitativa

Questa fase apparentemente inarrestabile, durata dalla fine dell'Ottocento fino ad almeno gli anni Settanta del Novecento, ha visto proiettati in modo unidirezionale l'intensa espansione urbana e gli strumenti urbanistici impiegati per regolamentarla e contenerne gli effetti. Densità edilizia e densità abitativa, che esprimono nella loro valenza originaria il riflesso della città "in crescita" e dell'occupazione del suolo per addizioni progressive di tessuti insediativi, diventano i parametri prestabiliti per controllare e guidare lo sviluppo urbano.

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Densità edilizia e densità abitativa

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Densità edilizia e densità abitativa

Il processo di crescita dell'uomo è stato caratterizzato da cambiamenti profondi in cui ogni elemento in grado di comportare un progresso ha conseguentemente mutato il significato della densità come elemento protagonista del fenomeno di aggregazione urbana, intesa quale fenomenologia dell'aggregazione umana di necessità, portando con se una nuova interpretazione di tutti gli elementi in gioco con un processo in atto continuamente valutabile e risignificabile, ossia portando con se il significato stesso della progettazione. La densità si manifesta storicamente nella città medioevale attraverso la dialettica tra il pieno e il vuoto attraverso l'interpretazione del significante consentendo la convivenza della pianificazione esplicita con la spontaneità non pianificata, del pubblico con il privato, dello stato con l'individuo. Una dialettica in cui nessuna delle due componenti è sconfitta, in quanto ogni elemento è in una visione unitaria di origine aristotelica dello spazio espressione e conseguenza della presenza dell'altro.

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Densità edilizia e densità abitativa

La città si costituisce come un recinto o un insieme di recinti in cui matura l'arte di concertare le medie e le piccole distanze. La visione unitaria inizia ad incrinarsi nel momento in cui la rappresentazione sinottica inizia ad articolarsi attraverso l'uso della prospettiva. Il frutto di un sapere scientifico cambia la rappresentazione del mondo: si scopre un nuovo mondo in cui ogni oggetto assume un valore diverso a seconda della sua posizione rispetto al punto di riferimento: cambia l'oggetto e la sua importanza rispetto alle distanze, vicino o lontano? La prospettiva seleziona il mondo delle immagini secondo una gerarchia di valori che va dalla loro posizione, ai rapporti proporzionali,i caratteri fisici. L'esperienza scientifica si rapporta alla città attraverso una maggiore consapevolezza dell'individualità volumetrica del singolo edificio.

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Densità edilizia e densità abitativa

Nel tessuto ereditato dalla città medioevale: si propone una nuova progettazione della città in cui si raccorda lo spazio esterno alla misura dell'uomo attraverso la creazione di ambienti tridimensionali percepibili all'occhio umano nel ambito della dimensione urbana ereditata dalla tradizione antica e medioevale. Grandi assi collegano visivamente punti diversi della città, si creano delle visuali, quelle. sperimentate nei borghi: l'edificio scelto per essere messo in evidenza assume così un ruolo di riferimento rispetto al tessuto della città e l'ordinamento prospettico di elementi riconoscibili crea una nuova dimensione del concetto di infinito. Si ripropone grazie all'inserimento della prospettiva un nuovo concetto nella progettazione della città e del territorio. La storia della città quindi dalla sua formazione si presenta legata all'idea di densità come un percorso di compattazione.

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Densità

LIVELLI CONOSCITIVI DELLE DENSITA’ RELATIVE VARIABILI DI TRASFORMAZIONE TERRITORIALE

L'analisi di ciascuna diversa tipologia di densità non intende proporre una lettura esaustiva del contesto esaminato, ma piuttosto mettere in evidenza le questioni rilevanti connesse al tema della densità urbana. Di conseguenza si cerca di osservare i diversi "piani conoscitivi" relativi densità, come se si trattasse di aspetti singolari e risolto in sé stessi, allo scopo di dare rilievo agli elementi fondamentali che caratterizzano i nodi critici della città contemporanea.

DENSITA’ POPOLAZIONE DENSITA’ EDILIZIA DENSITA’ USI DENSITA’ FLUSSI DENSITA’ ATTRATTIVITA’

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Densità

LIVELLI CONOSCITIVI DELLE DENSITA’ RELATIVE VARIABILI DI TRASFORMAZIONE TERRITORIALE

DENSITA’ POPOLAZIONE - dei residenti ( indice di etá, composizione dei nuclei familiari) - city users (fruitori di “funzioni stabili”, fruitori di eventi occasionali o periodici, fruitori di funzioni di rapido consumo, turisti) - popolazioni immigrate

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Densità

LIVELLI CONOSCITIVI DELLE DENSITA’ RELATIVE VARIABILI DI TRASFORMAZIONE TERRITORIALE

DENSITA’ EDILIZIA - modalità di occupazione dello spazio (superficie e volume in rapporto alla superficie territoriale e fondiaria, dislocazione degli edifici rispetto alle infrastrutture, dimensione e tipologia degli spazi liberi intorno agli edifici) - innovazione tecnologica applicata all’edilizia - caratteristiche del patrimonio insediativo (età, tipologia, materiali costruttivi)

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Densità

LIVELLI CONOSCITIVI DELLE DENSITA’ RELATIVE VARIABILI DI TRASFORMAZIONE TERRITORIALE

DENSITA’ USI - livello di integrazione degli usi per contiguità (residenza, servizi di base, aree verdi, infrastrutture – produzione, grande distribuzione, aree verdi, servizi, infrastrutture –poli direzionali, servizi, infrastrutture, ecc.) - modello produttivo - accessibilità e diffusione delle tecnologie di comunicazione (per residenza, per setori terziario e industriale, per servizi rari) - risorse culturali e ambientali

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Densità

LIVELLI CONOSCITIVI DELLE DENSITA’ RELATIVE VARIABILI DI TRASFORMAZIONE TERRITORIALE

DENSITA’ FLUSSI - tasso pendolarismo (per lavoro, studio, svago, altro) -spostamenti per eventi occasionali (fruizione city users) -innovazione nelle tecnologie di comunicazione

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Densità

LIVELLI CONOSCITIVI DELLE DENSITA’ RELATIVE VARIABILI DI TRASFORMAZIONE TERRITORIALE

DENSITA’ ATTRATTIVITA’ - tasso scolarizzazione - mercato del lavoro - diffusione dei saperi - accessibilità e diffusione delle tecnologie di comunicazione - reddito pro capite

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Densità e Tipologia

DENSITA’ E TIPOLOGIA La densita’ edilizia incide sulla scelta delle diverse tipologie insediative sotto il profilo non soltanto formale ma anche sotto il profilo dei costi di realizzazione, legati alla geometria del edificio. Nell ambito di un approccio olistico alla valutazione va tenuto in conto l’aspetto collegato alla contestualizzazione dell’intervento nel tessuto edilizio in cui si colloca.

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Densità e Tipologia Da “Density” Mozas-Fernandez Per

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DensitĂ e Tipologia

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DensitĂ e Tipologia

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DensitĂ e Tipologia

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DensitĂ e Tipologia

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DensitĂ e Tipologia

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DensitĂ e Tipologia

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DensitĂ e Tipologia

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DensitĂ e Tipologia

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DensitĂ e Tipologia

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DensitĂ e Tipologia

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DensitĂ e Tipologia

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DensitĂ e Tipologia

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DensitĂ e Tipologia

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DensitĂ e Costi

DENSITA

Rapporto fra una grandezza fisica e il volume o la superficie sulla quale si distribuisce.

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DensitĂ e Costi

DENSITA’ Rapporto fra una grandezza fisica e il volume o la superficie sulla quale si distribuisce.

In URBANISTICA essa costituisce uno degli elementi metrici fondamentali per la determinazione delle zone edificabili che condiziona in architettura la composizione volumetrica dei singoli edifici in relazione al diverso grado di sfruttamento del suolo edificatorio

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Densità e Costi

DENSITA’ DI POPOLAZIONE Rapporto tra il numero di abitanti di una data zona e la superficie di terreno in cui vivono. Si divide in DENSITA’ TERRITORIALE se la superficie comprende l’intera zona di insediamento ( se limitata ad un comprensorio è detta comprensoriale) e DENSITA’ FONDIARIA , quando fa riferimento all’area pertinente alle abitazioni escludendo i tracciati viari interni.

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DensitĂ e Costi

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Densità e Costi

DENSITA’ EDILIZIA Rapporto tra il volume edilizio e la superficie di suolo considerata. Si distingue a sua volta in densità territoriale quando la superficie è comprensiva della intera estensione dell’insediamento ( comprensoriale quando è riferita a un comprensorio) e densità fondiaria, se esprime il rapporto tra il volume costruibile e la superficie totale del lotto, strade escluse.

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Densità e Costi

DENSITA’ EDILIZIA E PROGETTO EDILIZIO Nell’impostazione di un progetto edilizio per individuare la tipologia di fabbricazione nell’ambito delle direttive fissate dallo strumento urbanistico per la zona comprensiva dell’area edificandola, si fa riferimento alla densità edilizia attraverso i seguenti principali indici metrici che essa definisce : • Indice di fabbricabilità • Indice di utilizzazione • Indice di densità relativa

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DensitĂ e Costi

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Densità e Costi

INDICE DI FABBRICABILITA’ Rapporto fra volume costruibile e unità di area disponibile. Si distingue in: • Comprensoriale, rapporto tra il volume lordo massimo degli edifici a uso residenziale, esclusi i vani ad uso diverso dall’abitazione, e la superficie dell’intero comprensorio • Fondiaria media, numero di mc di costruzione in rapporto ad ogni mq. di superficie destinata all’edilizia residenziale.

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DensitĂ e Costi

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Densità e Costi

INDICE DI UTILIZZAZIONE Quantità di superficie lorda abitabile per unità di area disponibile. Si distingue in: • Comprensoriale, rapporto tra la superficie lorda abitabile ( superficie coperta degli edifici moltiplicata per il numero dei piani fuori terra) e la superficie del comprensorio • Fondiaria media, numero di mq. di area lorda abitabile in rapporto ad ogni mq. di superficie edificabile

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DensitĂ e Costi

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Densità e Costi

TIPOLOGIE EDILIZIE •

Case isolate

Edifici monofamiliari/ ville/ villini

Case a schiera

Edifici in linea ad appartamenti

Edifici a ballatoio ad appartamenti

Edifici a blocco

Edifici a torre

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DensitĂ e Costi

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Densità e Costi

INDICE DI DENSITA’ RELATIVA Quantità di superficie lorda abitabile per unità di area disponibile non fabbricata. A seconda del valore dell’indice di edificabilità si ha: • Edilizia sparsa 0,03mc/mq • Edilizia semirurale 0,06mc/mq • Edilizia estensiva 0,60mc/mq • Edilizia semiestensiva 0,10mc/mq • Edilizia semintensiva 2,00mc/mq • Edilizia intensiva 3,00mc/mq e Oltre.

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Analisi economico-estimativa dei costi urbani

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Analisi economico-estimativa dei costi urbani costi pro-capite relativi alle opere a rete (urbanizzazioni primarie)

q1= a+b10-cp a>0 ; b>0 ; c>0 essendo q1=quantitĂ di opere pro-capite p=numero di abitanti c1=d+fp d>0 ; f>0 essendo c1=costo unitario dell'opera

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Analisi economico-estimativa dei costi urbani

C1=c1 +q1 essendo C1=costo pro-capite opere a rete

C1

P C1=c1 xq1 =( a+b10-cp)x(d+fp)

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Analisi economico-estimativa dei costi urbani

Incidenza oneri di urbanizzazione primaria nel caso della residenza*. strade spazi di sosta. parcheggi

32%

fognature impianti depurazione

11%

sistema distribuzione dell'acqua.

7%

sistema distribuzione energia elettrica, Forza motrice, gas, telefono

24%

pubblica illuminazione

10%

verde attrezzato

16% ___________ 100%

*dati forniti nell'ambito de una ricerca sulla normativa tecnica condotta per conto della Regione Emilia Romagna.

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Analisi economico-estimativa dei costi urbani

Costi pro-capite relativi alle opere puntuali (urbanizzazioni secondarie)

q2=

+

(sen >0; >è;

p+

)

>0 >0

essendo q2= quantitĂ opere pro-capite p = numero abitanti

c2=

+ p

>0; >0 essendo c2= costo unitario dell'opera URBANISTICA Politecnico di Milano - Polo di Como

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Analisi economico-estimativa dei costi urbani

C2=c2 +q2 essendo C2=costo pro-capite opere puntuali

C2

P C2=c2 x q2 = ( + p ) x [ +

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(sen p + ) ]

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Analisi economico-estimativa dei costi urbani Costi pro-capite di manutenzione e gestione delle opere di urbanizzazione primaria.

costi pro-capite

Popolazione

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Analisi economico-estimativa dei costi urbani Costi pro-capite di gestione e manutenzione delle opere di urbanizzazione secondaria.

costi pro-capite

dimensione demografica

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Analisi economico-estimativa dei costi urbani Stima parametrica opere di urbanizzazione. _ opere per le quali ciascuna unità fisica di esse fornisce lo stesso livello di utilità in presenza di qualsiasi dimensione e caratteristica degli agglomerati urbani. -biblioteca pubblica -asilo nido -scuole elementari / medie e di III° grado -nucleo elementare di verde -zone per il gioco e lo sport -centro sanitario elementare -ospedali generali e specializzati -cimitero -ufficio postale e telegrafico -carcere

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Analisi economico-estimativa dei costi urbani _Opere per le quali non risulta una corrispondenza diretta tra dotazione fisica e grado di soddisfazione, a fronte di realtĂ territoriali differenti.

-grandi parchi urbani. -uffici amministrativi e comunali -polizia urbana -impianti di nettezza urbana -servizi annonari

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Analisi economico-estimativa dei costi urbani _Opere soprattutto a rete per le quali la non corrispondenza tra standard e livello di utilità è dovuto essenzialmente, oltre alle caratteristiche tecniche delle opere stesse, variabili al variare della dimensione, anche agli aspetti funzionali connessi alla morfologia della città e alla struttura del tessuto edilizio. -fognature -acquedotti -elettricità -telefoni -illuminazione pubblica

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Analisi economico-estimativa dei costi urbani

Determinazione del carico urbanistico delle opere e impianti speciali in relazione agli interventi residenziali*. -palestre per attivitĂ sportive multidisciplinari e centri sportivi/ club pluridisciplinari

2,8

-autorimesse private (impianti meccanizzati per il rimessaggio delle autovetture e box interrati realizzati oltre la quota pertinenziale)

1,8

-teatri e cinema

3,5

-spazi polivalenti per grandi convenzioni

4,0

-sale semplici per congressi

3,8

-musei

1,0

*dati forniti nell'ambito de una ricerca sulla normativa tecnica condotta per conto della Regione Piemonte.

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Analisi economico-estimativa dei costi urbani

n.b. Dai valori riportati in tabella si evince come per ciascuna tipologia di opere speciali sia riscontrabile un numero di utenti generalmente maggiore del numero di abitanti in un'identica volumetria con destinazione residenziale.

Il carico urbanistico indotto dalle opere edilizie speciali risulta generalmente maggiore di quello relativo alla residenza a paritĂ di volumetria.

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I tempi della Citta’

Analizzare la città e i suoi layout temporali Dottsa. Emanuela Donetti Urbano Creativo -

Legge 8 marzo 2000, n. 53 • "Disposizioni per il sostegno della maternità e della paternità, per il diritto alla cura e alla formazione e per il coordinamento dei tempi delle città"

pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 60 del 13 marzo 2000

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I tempi della Citta’

Disposizioni generali

Cap. 1_La presente legge promuove un equilibrio tra tempi di lavoro, di cura, di formazione e di relazione, mediante: a) l’istituzione dei congedi dei genitori e l’estensione del sostegno ai genitori di soggetti portatori di handicap; b) l’istituzione del congedo per la formazione continua e l’estensione dei congedi per la formazione; c) il coordinamento dei tempi di funzionamento delle città e la promozione dell’uso del tempo per fini di solidarietà sociale.

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I tempi della Citta’

Capo VII

• Nell’elaborazione del piano si tiene conto degli effetti sul traffico, sull’inquinamento e sulla qualità della vita cittadina degli orari di lavoro pubblici e privati, degli orari di apertura al pubblico dei servizi pubblici e privati, degli uffici periferici delle amministrazioni pubbliche, delle attività commerciali, ferme restando le disposizioni degli articoli da 11 a 13 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114, nonchè delle istituzioni formative, culturali e del tempo libero.

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I tempi della Citta’

Non isolati

• I comuni capoluogo di provincia sono tenuti a concertare con i comuni limitrofi, attraverso la conferenza dei sindaci, la riorganizzazione territoriale degli orari. Alla conferenza partecipa un rappresentante del presidente della Provincia.

La Banca del Tempo • Per favorire lo scambio di servizi di vicinato, per facilitare l’utilizzo dei servizi della città e il rapporto con le pubbliche amministrazioni, per favorire l’estensione della solidarietà nelle comunità locali e per incentivare le iniziative di singoli e gruppi di cittadini, associazioni, organizzazioni ed enti che intendano scambiare parte del proprio tempo per impieghi di reciproca solidarietà e interesse, gli enti locali possono sostenere e promuovere la costituzione di associazioni denominate "banche dei tempi".

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I tempi della Citta’

Che cos'è un piano territoriale dei tempi e degli orari

• E’ un documento di indirizzo e di azione che descrive le problematiche e le criticità individuate a livello territoriale e definisce gli approcci, le attività e le metodologie da attuare:

Il Pto: chi lo approva? • Deve essere approvato dal Consiglio Comunale su proposta del Sindaco, il quale ha il compito di elaborare le linee guida attraverso forme di consultazione con le amministrazioni pubbliche, le parti sociali, le associazioni e gli organismi dei cittadini (Tavolo di concertazione); di promuovere accordi con le componenti del Tavolo e di emettere le ordinanze per l’attuazione del Piano; • E’ obbligatorio per i Comuni con oltre 30.000 abitanti;

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I tempi della Citta’

Il Pto • Può articolarsi in politiche e progetti, anche sperimentali o da attuarsi gradualmente; • Deve raccordarsi con gli strumenti generali di programmazione e pianificazione del territorio; • Deve basarsi sull’impiego di strumenti di concertazione istituzionale e coinvolgimento tra cittadini/e, attori sociali, portatori di interesse e amministrazioni locali;

• Deve basarsi sull’implementazione costante dell’analisi territoriale e su azioni di informazione e comunicazione efficace che permettano anche di far emergere le esigenze delle categorie portatrici di interessi “silenziosi” o difficili da individuare.

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I tempi della Citta’

Scambiarsi tempo Si inseriscono nel Pto • Azioni di mobilità sostenibile: miglioramento della viabilità e della qualità ambientale; • Accessibilità e fruibilità temporale dei servizi pubblici e privati: coordinamento tra orari e localizzazione dei servizi e pluralità dell’offerta; • Riqualificazione degli spazi urbani: miglioramento dei circuiti di socialità e promozione dei percorsi di mobilità lenta e sostenibile; • Coordinamento tra orari dei servizi e sistema degli orari di lavoro; • Promozione delle pari opportunità per favorire il riequilibrio tra impegni familiari e professionali e la ripartizione delle responsabilità familiari; • Uso del tempo per fini di reciproca solidarietà e interesse.

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I tempi della Citta’

Gli Obiettivi del Pto - favorire la conciliazione dei tempi di vita, di cura e di lavoro; - migliorare l'accessibilità e la fruibilità degli orari dei servizi pubblici e dei pubblici esercizi; - promuovere forme di mobilità sostenibile; - promuovere il "tempo sociale" attraverso azioni di volontariato e mutuo aiuto.

Marta Levi • La qualità della vita, da quella lavorativa a quella più intima e privata, dipende anche dall'organizzazione e dall'uso che facciamo dei tempi e degli orari. • La città contemporanea, con le sue continue trasformazioni sociali, economiche e fisiche, non può essere interamente compresa, progettata, governata – e resa più visibile e ospitale – se non si presta attenzione al tempo, a come lo si abita, alla concezione che si ha di esso, all'uso e all'esperienza che se ne fa, o che è possibile farne.

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I tempi della Citta’

PAROLE Già SENTITE

• EQUILIBRIO • ARMONIA • CONCERTAZIONE • CONDIVISIONE • COORDINAMENTO • MOBILITA’ SOSTENIBILE • INTEGRAZIONE

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I tempi della Citta’

La Mappa della Città

• La morfologia urbana viene normalmente analizzata secondo parametri spaziali. • Oggi si comincia ad utilizzare una quarta dimensione di analisi: quella temporale

Spazio-Tempo • Il Piano Territoriale degli Orari e dei Tempi impegna l’Amministrazione Comunale a progettare una città più “amica”, indirizzando la pubblica amministrazione a migliorare sempre più la qualità della vita del cittadino e adeguando il suo funzionamento alle esigenze ed alle richieste in continua trasformazione degli utenti.

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I tempi della Citta’

Le politiche temporali urbane in Italia La Legge 53 e le leggi regionali sui tempi rappresentano il punto di arrivo di un percorso sociale, politico-amministrativo e legislativo avviato a metà degli anni 80 grazie in particolare all’apporto e alla riflessione dei movimenti delle donne, incentivato dall’approvazione nel 1990 della Legge 42 “Ordinamento delle autonomie locali”, art. 36, che assegnava al Sindaco competenze specifiche in materia di coordinamento degli orari delle città.

Il Tempo e la Qualità • Tema centrale è come riuscire a coordinare, armonizzare, mettere in relazione i tempi sociali e quelli individuali, gli orari di lavoro per il mercato e quelli dell'organizzazione familiare, il tempo della cura (di sé e degli altri), gli orari della scuola e quelli del tempo libero affinché possa realmente aumentare la qualità della nostra vita individuale e comunitaria.

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I tempi della Citta’

Partecipazione

• Il PTO è uno strumento nato per impostare una lettura temporale del territorio e dei servizi, per generare riflessioni e scelte condivise, per formulare progetti di miglioramento degli equilibri temporali. Il metodo è quello della concertazione, che coinvolge gli Enti Locali, la Prefettura, le Amministrazioni della scuola, della sanità, degli enti previdenziali, delle aziende di trasporto, l'Università, il Politecnico, le organizzazioni sindacali dei lavoratori, le associazioni delle imprese, del commercio, dell'artigianato.

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I tempi della Citta’

Ad esempio il Comune di Torino • “Orari in rete” la banca dati on line, suddivisa per aree tematiche degli orari dei servizi di pubblico interesse. • “Torino alla buon’ora” una guida che raccoglie le esperienze innovative o inusuali (negozi, sportelli, servizi aperti con orario continuato, serale o notturno) in modo da consentire anche a chi lavora di trovare il tempo di fare tutto il resto. • “Torino dopo mezzanotte” una guida utile per una veloce individuazione di tutti i servizi che dall’una alle cinque di notte rispondono alle esigenze dei cittadini, che è stata realizzata con un’attenta attività di documentazione, tramite libri e mezzi di informazione e una dettagliata ricerca sul campo in collaborazione con le associazioni di categoria.

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I tempi della Citta’

Spazio+tempo • “Spazio + Tempo: Borgo San Paolo ripensa/progetta/inventa” è un “macro-progetto” innovativo, che ha come obiettivo generale la realizzazione di progetti e di politiche integrate per l’uso dello spazio pubblico e il miglioramento della qualità urbana che è stato realizzato insieme ai cittadini. • Le iniziative a favore della conciliazione dei tempi di vita e lavoro per uomini e donne garantendo informazioni e assistenza anche per l’utilizzo ottimale dei congedi parentali. • Le iniziative “Tempo in Comune” ovvero la costituzione di “Banche del Tempo”. Ricordiamo in particolare: “Nonno vigile”, “Nonno civico”.

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I tempi della Citta’

A Como

• Il Mercoledì del cittadino • Il Calendario integrato degli Eventi • I Percorsi sicuri Casa – Scuola • La desincronizzazione degli orari • La sperimentazione dello sportello “Fuori dal Comune” • La Banca del Tempo

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I tempi della Citta’

Como IN tempo2 Azione scuole • La mobilità cittadina subisce forti rallentamenti in concomitanza al funzionamento delle scuole. Anche le famiglie, proprio nel corso dell’anno scolastico, evidenziano maggiori difficoltà nel conciliare i tempi del lavoro, della scuola e della vita familiare. Le seguenti azioni, previste nel P.T.O. su sollecitazione del Consiglio Comunale, intendono sperimentare diverse soluzioni per contenere i disagi evidenziati: • definizione e applicazione in tutti gli Istituti cittadini di un calendario scolastico omogeneo • desincronizzazione dell’orario di funzionamento di alcune scuole situate in zone con particolare congestione del traffico • avvio di ulteriori esperienze di percorsi sicuri casa-scuola – piedibus • studio di fattibilità per l’attivazione di un servizio di trasporto mediante scuolabus

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I tempi della Citta’

Como IN tempo2 Calendario Integrato • Como sta esprimendo in modo sempre più incisivo la sua vocazione turistico-culturale. Sempre più numerosi sono gli eventi e le iniziative che attraggono popolazioni diverse (bambini, famiglie, studenti, anziani, turisti italiani e stranieri). L’azione individuata nel progetto intende favorire il coordinamento delle iniziative proposte sul territorio, rendere più omogenea la capacità attrattiva della città in tutti i periodi dell’anno, sincronizzare gli eventi con i servizi di supporto e aumentarne la visibilità: • costruzione e attivazione di un calendario integrato degli eventi, mediante piattaforma web

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B

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_LAUGIER, Marc-Antoine, Essai sur l’architecture, Paris, 1753 _MILESI, Ludovico. Il progetto della citt´aperta _MILIZIA, Francesco, Principj di architettura civile, Bassano, Remondini, 1785 ( ed. 1781) _SITTE, Camillo, Der Städte-bau nach seinen Künstlerischen Grundsätzen, Wien, 1889 (tr. it. L’arte di costruire le città, Milano, Jaca Book, 1981) _STÜBBEN, Joseph, Der Städtebau, in AA.VV., Handbuch der Architektur, IVparte: Entwerfen, Anlage und Einrichtung der Gebäude, vol.IX, Darmstadt, Bergstrasser, 1890 (ristampa anastatica BraunschweigWiesbaden, Vieweg, 1980) (tr. it. parziale a cura di D. Calabi in Piccinato 1974) _UNWIN, Raymond, Town Planning in practice. An introduction to the art of designing cities and suburbs, London, T. Fisher Unwin, 1920 (I ed. 1909) _GIOVANNONI, Gustavo, Vecchie città ed edilizia nuova, Torino, UTET, 1931 _LAVEDAN, Pierre, Histoire de l’Urbanisme. Antiquité-Moyen Age, Paris, Laurens, 1926 _PICCINATO, Giorgio, La costruzione dell’urbanistica. Germania 1871-1914, Roma, Officina, 1974 _ROMANO, Marco, L’estetica della città europea, Torino, Einaudi, 1993 _L. Benevolo, Storia della città: La città antica, Laterza, 1993 _Form Informing Urbanism - Parametric Urbanism' - Zaha Hadid and Patrik Schumacher for the recent Global Cities exhibition at Tate Modern _M. Coppa, Storia dell'urbanistica, Torino, 1968 _E. Greco, M. Torelli, Il mondo greco, Laterza,1983 _P. Gros, M. Torelli, Il mondo romano, Laterza, 1988 _Urbanistica e mobilità - Concetti di base, ing. Enrica Papa URBANISTICA Politecnico di Milano - Polo di Como

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L’ARCHITETTURA DELLA CITTÁ TRA ETICA, ESTETICA E MARKETING.

06

URBANISTICA Territorio, Suolo, Ambiente urbano, Qualitá del Vivere

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Prof. Angelo Caruso di Spaccaforno Arch. Santiago Caprio


Architettura

Progettazione e organizzazione dello spazio in cui vive l'essere umano, per questo è tra le discipline maggiormente presenti nella civiltà. Semplificando si può dire che essa attiene principalmente alla progettazione, costruzione e transformazione dell'ambiente naturale in ambiente costruito.

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Etica

fondamenti oggettivi e razionali che permettono di distinguere i comportamenti umani in buoni, giusti, o moralmente leciti, rispetto ai comportamenti ritenuti cattivi o moralmente inappropriati. È la ricerca di uno o più criteri che consentano all'individuo di gestire adeguatamente la propria libertà; essa è inoltre una considerazione razionale dei limiti entro cui la libertà umana si può estendere. i valori morali che determinano il comportamento dell'uomo e il Senso (significato profondo etico-esistenziale) della vita del singolo .

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Estetica L'estetica è un settore della filosofia che si occupa della conoscenza del bello naturale e artistico, ovvero del giudizio di gusto. L'estetica nacque "ufficialmente" nel 1750 con la pubblicazione del libro "Aesthetica" da parte di Alexander Gottlieb Baumgarten, e da questi intesa come "scienza del Bello, appartenente alle arti liberali e gnoseologia inferiore, sorella della Logica". In pratica, preposta allo studio dei concetti di Bello come categoria a sé stante e con propri criteri di valore. L'estetica illuminista trova in Denis Diderot l'abbandono degli schemi idealistici, e il senso estetico e la bellezza divengono per lui il frutto di un “rapporto” tra l’oggetto artistico e chi lo percepisce con la propria sensibilità individuale. In questo modo l' “estetico” non è più l’oggetto in sé, ma il “rapporto” soggetto-oggetto.

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Identitá

Identità Individuale: * rappresentazione delle proprie caratteristiche * evoluzione lungo le varie fasi della vita * effetto sia delle elaborazioni individuali sia delle influenze sociali è un costrutto che svolge mediazione tra SOGGETTO - MONDO PSICOLOGICO - MONDO ESTERNO L’IDENTIFICAZIONE CON L’AMBIENTE FISICO-SPAZIALE Vi è una interdipendenza tra persona e ambiente socio-fisico (Bonaiuto,1992) PERSONA- APPARTENENZA AI LUOGHI DELLA VITA QUOTIDIANA- AZIONE DELL’AMBIENTE FISICO-SPAZIALE SULLA COSTRUZIONE DELLA IDENTITA’ Per la Teoria del Processo di identità’ (Breakwell,1992) gli aspetti della identità di un individuo derivanti dal luogo dipendono dal fatto che i luoghi incarnano simboli sociali e hanno significati che emergono in relazione a: 1- i luoghi che rappresentano ricordi personali 2- i luoghi collocati nella matrice delle relazioni intergruppo

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Marketing

"piazzare sul mercato" comprende quindi tutte le azioni aziendali riferibili al mercato destinate al piazzamento di prodotti, considerando come finalitĂ il maggiore profitto e come causalitĂ la possibilitĂ di avere prodotti capaci di realizzare tale operazione.

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Economia

(oikos), "casa" inteso anche come "beni di famiglia", e (nomos), "norma" o "legge" - si intende sia l'utilizzo di risorse scarse per soddisfare al meglio bisogni individuali e collettivi contenendo la spesa, sia un sistema di organizzazione delle attivitĂ di tale natura poste in essere da un insieme di persone, organizzazioni e istituzioni (sistema economico). Normalmente si considerano i soggetti (detti anche "agenti" o "operatori" economici) attivi nell'ambito di un dato territorio. Si tiene conto, peraltro, anche delle interazioni con altri soggetti attivi fuori del territorio, ovvero con il "resto del mondo".

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L’Architettura etica, estetica, marketing ed economia Decostruttivismo Rem Koolhaas/OMA - TVCC, Beijing, China

M i c h i e d o . . Cosa pensano del decostruttivismo colori i quali postulano che non vi è rapporto tra tipologia e funzione? Che le tipologie sono state già tutte scoperte e che, nel fare un progetto, queste sono generalmente indifferenti alla soluzione di un qualsiasi problema funzionale? Che un codice architettonico non può più fondersi in un'opera di alto valore funzionale contribuendo alla definizione e all'evoluzione del tipo, perché in architettura si sono ormai esaurite tutte le parole significative? Che permette pensare in se stesso e non rapportarsi con il contesto.? Che aggiunge segni personali, firme sotto forme che “contribuiscono” una diversa identità ai luoghi e questo viene venduto come positivo per il territorio? Jacques Derrida: “li decostruiranno rispetto ai loro

stessi termini di riferimento. “ URBANISTICA Politecnico di Milano - Polo di Como

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1985

nouvelle vogue architettonica,

Bernard Tschumi, vincitore del concorso per costruire il Parc de la Villette a Parigi Edifici alla moda e incompatibili con il contesto urbano della cittĂ europea

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Dalla collaborazione con Eisenman nacque un abbozzo non realizzato, ma Derrida scrisse la presentazione dell' intervento al parco parigino realizzato da Tschumi intitolandola Point de folie - maintenant l' architecture,

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Decostruttivismo, nouvelle vogue architettonica,

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1985

Decostruttivismo, nouvelle vogue architettonica, contesto

I ÂŤpunti di folliaÂť di cui parla Derrida sono rappresentati materialmente dalle folies, ovvero 42 casotti quadrati di colore rosso disseminati nel parco secondo una griglia rigida, uguali di misura ma ogni volta decostruiti, con funzioni d' uso diverse e arricchiti con differenti elementi pop: un gigantesco orologio, un sottomarino che fa da hall di ingresso, la ruota di un mulino...

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Processi I-I Ideativi - Interpretativi

Le tecniche d'invenzione fano parte di un processo e sono proposte secondo una duplice valenza: come strumenti ideativi che favoriscono l'innesco del processo progettuale e come strumenti interpretativi attraverso cui analizzare e comprendere l'architettura. Il campo di indagine è rivolto al decostruttivismo, il movimento che ha concluso le ricerche del xx secolo.

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Filosofia

Questioni teoriche

Jacques Derrida attacca le verità fondamentali: il sospetto nei confronti dei valori superiori, dei grandi enunciati della morale, della metafisica, della religione, che Marx svelava come ideologie, cioè falsificazioni non consapevoli dirette alla difesa dei grandi interessi di individui e gruppi, Derrida lo radicalizza sulla traccia di Nietzsche; anche lui, come Nietzsche, non pensa che si possa davvero svelare la verità ultima degli errori dell'ideologia, giacché ogni esperienza è già sempre «seconda» rispetto ad un'origine che non è mai data in presenza [...] Derrida liquida il mito della presenza. Ogni esperienza che facciamo è sempre mediata dalla parola, dalla lingua, da un insieme di schemi che ereditiamo, e che «traducono» l'impressione immediata in rappresentazioni e concetti. [...] La nostra esperienza del mondo è dunque sempre mediata da codici, grammatiche, sistemi di aspettative che allontanano da noi la presenza immediata della cosa. URBANISTICA Politecnico di Milano - Polo di Como

Jacques Derrida, (El Biar, Algeria, 1930) è un filosofo francese che critica la fenomenologia e la psicoanalisi in quanto logocentriste. Prof. Angelo Caruso di Spaccaforno Arch. Santiago Caprio


Filosofia

Questioni teoriche

Anche l'architettura decostruttivista mette in crisi il portato e le presunte «verità» della tradizione architettonica. Il decostruttivismo afferma che non c'è «la via migliore», non c'è l'«International Style», non ci sono radici univoche dalle quali è sortita l'architettura, c'è invece una pluralità di interpretazioni che nascono dall'abilità del decostruttore nell'interrogare tutto, dal programma, alla struttura, alla forma... La decostruzione nega anche l'idea che ci siano degli «dei dell'architettura»; le figure deificate di questo o qualsiasi altro secolo vengono ridimensionate. I decostruttivisti non possono più idolatrare Le Corbusier, Mies van der Rohe, Wright o anche i suprematisti come Malevich o i costruttivisti come Tatlin, i fratelli Vesnin ecc. Come Derrida con i suoi scrittori-vittima, gli architetti decostruttivisti sceglieranno altri eroi e li tratteranno con totale mancanza di rispetto; li decostruiranno rispetto ai loro stessi termini di riferimento.

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Filosofia Museo Ebraico, Berlino - Daniel Libeskind

Lo zigzag del Museo Ebraico non è una novità per Libeskind, la sua scultura intitolata Lines of Fire (1987) possedeva la stessa forma ed era stata realizzata per commemorare il tragico incendio che aveva bruciato altre sue opere; anche le Writing Machine (1986) preludevano al giardino di E.T.A. Hoffmann. L'architetto di origine polacca, quindi, aveva già concepito e realizzato, anche se a una scala e con una funzione diverse, le forme degli elementi che avrebbero poi caratterizzato il Museo Ebraico.

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Filosofia

Questioni teoriche Derrida individua quattro invarianti tutte finalizzate al senso e al significato dell'architettura, questi valori determinano anche simbolicamente la struttura, la sintesi, la forma e la funzione dell'architettura; sono inoltre basati su fondamenti archetipici e indirizzati teleologicamente in ordine a fattori non specificamente architettonici. Un'invariante è costituita dall' oikos, ossia dal focolare: l'architettura serve per ospitare, per proteggere, per dare rifugio. Un'altra invariante è la gerarchia e la centralità dell'organizzazione architettonica legata a un'origine e a un termine ben definiti, a dei fondamenti non solo fisici e costruttivi, ma anche giuridico-politici, religiosi e simbolici. La terza invariante è la teleologia dell'abitare con tutte le finalità etiche, politiche, religiose, utilitarie, funzionali. La quarta invariante è il valore totalizzante dell'armonia e della bellezza, seppure variabili in funzione dello stile e della cultura contingente. Tutte queste quattro invarianti formano, come dice Claudio Roseti, un sistema totalizzante, continuo e permanente, un reticolo di valori che governa non solo la teoria e la critica dell'architettura ma anche, al di là di questa, dell'intera cultura occidentale.

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Filosofia

Questioni teoriche

La decostruzione interroga tutto questo patrimonio per sovvertire la tradizione architettonica, senza però distruggerla, cercando di svelarne l'ignoto, sfruttandone le debolezze al fine di turbarla. La decostruzione architettonica ha una sensibilità diversa rispetto ai valori di ordine e di purezza, di unità geometrica e formale, di armonia compositiva, di ordine strutturale, da sempre coltivati nella storia dell'architettura; destabilizza le tradizionali opposizioni come: for ma/decorazione, astrazione/figurazione, origine/ter mine, forma/contenuto, forma/funzione, interno/esterno, figura/sfondo; mette in dubbio i concetti di contesto, antropocentrismo e visiocentrismo.

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Etica

Contesto, Decostruttivismo, nouvelle vogue architettonica, Jewish Museum, Copenhagen / Spiral Extension to the Victoria and Albert Museum - Daniel Libeskind

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Estetica

Contesto, Decostruttivismo, nouvelle vogue architettonica, Lithuania - The Guggenheim Hermitage Museum, Vilnius / L Tower, Toronto, Canada

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Marketing

Nouvelle vogue architettonica, contesto

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Marketing

Contesto, Nouvelle vogue architettonica, Cincinnati -EUA- skyline into the 21st Century - 70 luxury homes and penthouses - Libeskind

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1983 decostruttivismo

antecedenti,

Qualche anno prima della mostra tenutasi a New York nel Luglio del 1988, già circolava in ambito architettonico la parola decostruttivismo. La percezione piÚ chiara della portata del fenomeno emergente è apparsa con il giudizio positivo espresso da Arata Isozaki sul progetto di Zaha Hadid risultato vincitore al concorso del 1983 "The Peak" di Hong Kong: URBANISTICA Politecnico di Milano - Polo di Como

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1983 decostruttivismo

antecedenti, "Il suprematismo, l'ultimo stile moderno, è riapparso dopo un'assenza di 50 anni in una nuova guisa, non per ereditare il ruolo dell'avanguardia ma per verificare, come i formalisti russi ...intendevano, l'autonomia dello stile e cosa lo stile potesse ottenere, senza aiuti esterni. Le leggi dello sviluppo dello stile hanno cosÏ violato e decostruito il programma architettonico (del concorso). In altre parole, a differenza dei metodi precedenti di composizione architettonica i quali si basavano su richieste formalmente astratte alle quali dare risposta architettonica, questo stile attiva quelle forze interne proprie dello stile stesso le quali producono la creazione di un arrangiamento compositivo senza uguali." In questo scritto di Isozaki la parola decostruttivismo è usata per indicare la ribellione operata nel progetto di Zaha Hadid al programma di concorso, ovvero per sottolineare come in questo caso sia il programma architettonico a essere smontato e come il suo riassemblaggio avvenga in un'architettura libera di produrre forme e contenuti in relazioni svincolate dalla tradizione moderna, risultando la proposta decostruttivista. Decostruttivista di cosa? Non della funzione in sÊ ma di un particolare rapporto fisso tra funzione e forma tradizionali e la decostruzione, quindi, come smembramento strutturale delle relazioni gerarchiche fra le parti e non soltanto come disarticolazione del percettibile, ovvero delle forme.

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Formalismi decostruttivismo - Urbanizzazione Hadid per Zorrozaurre, Bilbao.

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Formalismi decostruttivismo

antecedenti,

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Formalismi decostruttivismo

antecedenti,

Nata a Baghdad nel 1950, nel 1971 consegue un master in matematica pura presso l’Università americana di Beirut (“la matematica – ha dichiarato Zaha Hadid in un’intervista – è una disciplina che ti educa a organizzare e strutturare i processi della mente”) e dal 1972 al 1977 frequenta l’Architectural Association di Londra. E’ membro dell’OMA (Office for Metropolitan Architecture) con Rem Koolhaas ed Elia Zenghelis (1976-1978), e con loro inizia a insegnare presso l’Architectural Association (1980 – 1987): tiene inoltre numerose lezioni presso altre istituzioni tra le quali le università di Harvard e Columbia. La sua opera rivela l’influenza dell’avanguardia russa degli anni Venti, filtrata da uno spirito modernista. Hadid deve la sua notorietà internazionale alla vittoria nel concorso The Peak (Hong Kong, 1983), per il quale realizza disegni di straordinaria originalità.

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1984 decostruttivismo

antecedenti, Nell'articolo dal titolo Anti-tabula rasa: verso un Regionalismo critico, apparso su Casabella nel Marzo 1984

Kenneth Frampton usa il termine De-costruire riferendolo ad un atteggiamento architettonico: "... la pratica del Regionalismo Critico appare contingente con un processo di doppia mediazione. In primo luogo deve ' de-costruire ' l'intero spettro della cultura mondiale che si trova ad ereditare; in secondo luogo deve dar vita, attraverso una sintetica contraddizione, ad una chiara critica della civiltà universale. Decostruire la cultura mondiale significa distaccarsi da quell'eclettismo fin de siècle che si era appropriato di forme aliene ed esotiche per dar nuova vita all'espressività di una società ormai priva di forze.”

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Scuola Ebraica, Berlino - Zvi Hecker

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1989 decostruttivismo la vulnerabilitĂ . ,

Nella conferenza sul decostruttivismo che si è tenuta alla sede dell'In/Arch di Roma nel Gennaio del 1989 in occasione della presentazione dei lavori di Daniel Libeskind, Bruno Zevi ha sintetizzato le sensazioni di molti dei presenti nella sala di Palazzo Taverna dicendo che, con il decostruttivismo, ci troviamo di fronte all'ottava invariante dell'architettura c o n t e m p o r a n e a : la vulnerabilità .

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1996 Chiesa a Tor Tre Teste, Roma - Peter Eisenman la vulnerabilitĂ .

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1996 Chiesa a Tor Tre Teste, Roma - Peter Eisenman la vulnerabilitĂ .

URBANISTICA Rilano - Polo di Como P o lPi O t eLcI nSiM cA o K dE i M

Prof. Angelo Caruso di Spaccaforno A r c h . S aA n r ct hi .aSgaon tCi aagpo rCi ao p r i o Area Ambiente Costruito


1996 Chiesa a Tor Tre Teste, Roma - Peter Eisenman la vulnerabilitĂ .

URBANISTICA Rilano - Polo di Como P o lPi O t eLcI nSiM cA o K dE i M

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Polis-Maker - trasformazione della Cittá Linee Guide

Sono un cultore della forma, non mi metto a criticare i risultati formali, anzi sono stato sempre curioso nella ricerca morfologica. È questa una riflessione su “come arrivare” ai risultati, è una riflessione sul percorso progettuale che si rapporta con i veri problemi per dare una risposta, che contribuisca alla città e l’identità urbana. Posiamo detettare nuovi spunti, “drivers” nei quali oltre alle risposte funzionali ed economiche, alimentano l’Identità dei suoi Utenti. Avvicinandoli Appartenenza, Contestualizzazione nel senso più ampio e Valori che Considerano e Potenziano la Qualità della Vita con Etica, Estetica, Marketing ed Economia. L’atto creativo: dall’immagine “perfetta”, al luogo sostenibile ed esistenziale. Non dobbiamo essere preoccupati per quello che ci può accadere, se no per fare quello che dobbiamo fare. Dobbiamo trasgredire la tendenza, servire per trasformare la realtà, e disegnare luoghi rappresentativi della società, ambientamenti sapienti, economicamente viabili e politicamente governabili. Generando l’spazio esistenziale sensibile alla Qualità della Vita. Alcune parole chiave della nostra filosofia: Luogo, Spazio, Identità, Desideri di appartenenza, Sicurezza reale.. URBANISTICA Politecnico di Milano - Polo di Como

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2000 Hypo Alpe Adria Bank, Klagenfurt, Austria - Morphosis la vulnerabilitĂ .

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2001 Uffici Stealth, Culver City, CA - Eric Owen Moss la vulnerabilitĂ .

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Precursori Ginger & Fred, Praga - Frank Gehry

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1997 Guggenheim Museum Bilbao - Frank Gehry

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Marketing decostruttivismo in cittá Bilbao,

“With the ten year mark passing us by since the building of Frank Gehry’s Guggenheim Museum in Bilbao, Spain, the bureaucrats have decided that the ‘Bilbao Effect’ needs another shot in the arm”

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2006 Hotel in Alava, Spain- La Rioja - Spagna - Frank Gehry

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2006 Hotel in Alava, Spain- La Rioja - Spagna - Frank Gehry

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secondo l' antropologo Franco La Cecla, il decostruttivismo «ha invece favorito». «Il concetto di architettura è esso stesso un constructum mentale - scrive Derrida Un' assiomatica attraversa, impassibile, imperturbabile, la storia dell' architettura

Niola Emerly, . ...Pensare davvero il rapporto con l’Altro (che non va assunto quale mera contingenza) come condizione irrinunciabile per assumere un autentico (e si potrebbe dire sensato) atteggiamento «ecologico», ovvero una disposizione ad abitare e corrispondere alle pratiche che ogni giorno pratichiamo senza essere capaci di porci l’istanza del confine, che è in tutto e per tutto un confine «politico» (problema al quale meravigliosi pannelli solari non potranno mai attingere, né tanto meno pensare di risolvere); il che va di pari passo con il comprendere che soggetto e oggetto sono poli di riferimento inesistenti, «immaginari», che si costituiscono entro e per l’operazione conoscitiva (la quale, come direbbe Spinoza, prende per cose le affezioni dell’immaginazione). Si tratta di decostruire il soggetto nei modi in cui indica Sini, ovvero svuotarlo dalla superstizione del significato, dalla superstizione degli oggetti. Il punto allora è cercare di disporci ad un abito etico (che non ha nulla a che fare con la teorizzazione di scale di valori) verso il quale i pochi filosofi ci stanno da tempo richiamando nel tentativo quanto mai urgente e necessario di «tornare a casa» e ricostruire l’arte «rituale» della nostra formazione.

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2004 City Life - Milano - Italia - Liebeskind, Hadid, Isozaki

Le attività lavorative sono prevalentemente ospitate all’interno delle tre torri, firmate dal giapponese Arata Isozaki, l’angloirachena Zaha Hadid e l'architetto di or igine polacca Daniel Libeskind. I tre grattacieli sono alti r ispettivamente 218 (Isozaki), 185 (Hadid) e 170 metri (Libeskind). Si tratta di strutture dall’architettura fortemente emblematica che si caratterizzano per alto contenuto tecnologico, mater iali innovativi e soluzioni energetiche. URBANISTICA Politecnico di Milano - Polo di Como

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2004 City Life - Milano - Italia - Liebeskind, Hadid, Isozaki

Attualmente sono in corso operazioni di sondaggio del terreno, terminate le quali potranno avere inizio i lavori di demolizione dei vecchi padiglioni fieristici, per i quali si prevede una durata di 15 mesi circa. La consegna del primo lotto residenziale (progettato dall’arch. Libeskind), insieme a buona parte del parco, è attesa a partire dal 2010. L’ultimazione complessiva dei lavori è prevista entro il 2015. URBANISTICA Politecnico di Milano - Polo di Como

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Oggi trasformazione della Cittá Accompagnare ai Cambiamenti

Credo che possa essere utile il pensiero di Merleau-Ponty, per contribuire alla identitá dei luoghi, dove la percezione ha piuttosto una dimensione attiva in quanto apertura primordiale, innata e strutturale, al mondo della vita.

« Riflettere autenticamente significa darsi a se stesso, non come una soggettività oziosa e recondita, ma come ciò che si identifica con la mia presenza al mondo e agli altri come io la realizzo adesso. Io sono come mi vedo, un campo intersoggettivo, non malgrado il mio corpo e la mia storia, ma perché io sono questo corpo e questa situazione storica per mezzo di essi » (Phénomenologie de la perception, Gallimard, Paris 1945

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Oggi trasformazione della Cittá - Ambiti problematici -Lenci-Valentin: Accompagnare ai Cambiamenti 1 – Rapporti architettura/città costruita: Architettura protesa verso la città costruita per intaccarne le parti più statiche ed attivarne una reazione di riprogrammazione formale e funzionale. 2 – Leggi di crescita e di sviluppo interne al progetto:I volumi subiscono un'aggressione che inizia ad intaccarli al proprio interno e prosegue all'esterno. 3 – Caratteristiche linguistiche degli elementi compositivi: La purezza formale viene messa in crisi, dinamicizzata e resa vulnerabile. 4 – Rapporti tra piano del contenuto e piano dell'espressione: Risemantizzazione dei programmi architettonici attraverso un riesame dei tipi e delle regole. 5 – Caratteristiche volumetriche: Sono quasi sempre i volumi puri a subire un'alterazione ma è spesso possibile ricostruirne la dinamica. 6 – Spazio interno e rapporto con l'esterno: Architettura carica di frammenti e di schegge in moto perpetuo tra interno ed esterno. 7 – Promesse: La perfezione non è il bello o il pittoresco. E' necessario imparare a interrogare la realtà anche lì dove le risposte sono del tutto inaspettate. URBANISTICA Politecnico di Milano - Polo di Como

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REGIME DEI SUOLI ED ESPROPRIAZIONE PER PUBBLICA UTILITA’

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URBANISTICA Territorio, Suolo, Ambiente urbano, Qualitá del Vivere

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Regime dei suoli ed Espropriazione per Pubblica Utilita’

- NELL’ETA’ CLASSICA NON SI ACCETTAVA ALCUNA LIMITAZIONE AL DIRITTO DI PROPRIETA’ .

NEL DIRITTO ROMANO ALLA NOZIONE “DOMINIUM” CORRISPONDEVA UNA CONCEZIONE INDIVIDUALISTICA DEL DIRITTO DI PROPRIETA ‘.

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Regime dei suoli ed Espropriazione per Pubblica Utilita’

- NELL ‘ ETA’ FEUDALE E COMUNALE L’ESPROPRIAZIONE PER PUBBLICA UTILITA’ VIENE ACCETTATA DAL DIRITTO - CON LA RIVOLUZIONE FRANCESE E IL CODICE NAPOLEONICO SI AFFERMA L’ ESPROPRIAZIONE PER PUBBLICA UTILITA’

- DAL CODICE NAPOLEONICO L’ESPROPRIAZIONE PER PUBBLICA UTILITA’ PASSA NEI VARI DIRITTI EUROPEI

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Regime dei suoli ed Espropriazione per Pubblica Utilita’

- GIAN BATTISTA VICO NEL 700 INDICAVA IL FONDAMENTO DEL DIRITTO DI PROPRIETA’ NON NELLA CUPIDITAS MA NELLA RATIO CIOE’ NEL LIMITE AL PERSONALE INTERESSE POSTO DALL’INTERESSE COLLETTIVO

- LO STATUTO ALBERTINO SI SOFFERMAVA SUL CONCETTO DI “GIUSTA INDENNITA’ CONFERENTE ALLE LEGGI “

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Regime dei suoli ed Espropriazione per Pubblica Utilita’

- SECONDO LA L. 25/6/1865 N. 2.359 L’ESPROPRIAZIONE PER PUBBLICA UTILITA’ PUO’ ESSERE :

- ESPROPRIAZIONE PER MANENTE TOTALE - ESPROPRIAZIONE PERMANENTE PARZIALE. COSI’ PURE L’OCCUPAZIONE PUO’ ESSERE : - OCCUPAZIONE TOTALE TEMPORANEA - OCCUPAZIONE PARZIALE TEMPORANEA

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Regime dei suoli ed Espropriazione per Pubblica Utilita’

- IL CODICE CIVILE ALL’ ART. 832 “ LIBRO PROPRIETA’ “ COSI’ RECITA :

“ IL PROPRIETARIO HA DIRITTO DI GODERE E DISPORRE DELLE COSE IN MODO PIENO ED ESCLUSIVO ENTRO I LIMITI E CON L’OSSERVANZA DEGLI OBBLIGHI STABILITI DALL’ORDINAMENTO GIURIDICO

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Regime dei suoli ed Espropriazione per Pubblica Utilita’

- IL CODICE CIVILE ALL’ART. 834 “ LIBRO PROPRIETA’ “ COSI’ RECITA:

“ NESSUNO PUO’ ESSERE PRIVATO IN TUTTO O IN PARTE DEI BENI DI SUA PROPRIETA’ SE NON PER CAUSA DI PUBBLICO INTERESSE LEGALMENTE DICHIARATA E CONTRO IL PAGAMENTO DI UNA GIUSTA INDENNITA’ “

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Regime dei suoli ed Espropriazione per Pubblica Utilita’

- LA COSTITUZIONE ITALIANA ALL’ART. 42 COSI’ RECITA : “ LA PROPRIETA’ PRIVATA E’ RICONOSCIUTA E GARANTITA DALLA LEGGE, CHE NE DETERMINA I MODI DI ACQUISTO, DI GODIMENTO ED I LIMITI ALLO SCOPO DI ASSICURARE LA FUNZIONE SOCIALE E DI RENDERLA ACCESSIBILE A TUTTI “

“ LA PROPRIETA’ PRIVATA PUO’ ESSERE, NEI CASI PREVISTI DALLA LEGGE E SALVO INDENNIZZO, ESPROPRIATA PER MOTIVI DI INTERESSE GENERALE”

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Regime dei suoli ed Espropriazione per Pubblica Utilita’

- LA CORTE COSTITUZIONALE CON RIPETUTE SENTENZE HA AFFERMATO IL PRINCIPIO SECONDO IL QUALE L’INDENNIZZO NON SIGNIFICA INTEGRALE RISARCIMENTO MA SOLTANTO IL MASSIMO DI CONTRIBUTO E DI RIPARAZIONE CHE NELL’AMBITO DEGLI SCOPI DI GENERALE INTERESSE LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE PUO’ GARANTIRE ALL’INTERESSE PRIVATO

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Regime dei suoli ed Espropriazione per Pubblica Utilita’

STIMA DELL’INDENNITA’ DI ESPROPRIAZIONE L. 2359 DEL 25/6/1865

-NEL CASO DI ESPROPRIAZIONE PERMANENTE TOTALE L’INDENNITA’ VIENE COMMISURATA AL “GIUSTO PREZZO CHE A GIUDIZIO DEI PERITI AVREBBE AVUTO L’IMMOBILE IN UNA LIBERA CONTRATTAZIONE DI COMPRAVENDITA” LA VALUTAZIONE DEVE AVVENIRE AI PREZZI CORRENTI ALLA DATA DEL DECRETO DI ESPROPRIO.

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Regime dei suoli ed Espropriazione per Pubblica Utilita’

NEL CASO DI ESPROPRIAZIONE PERMANENTE PARZIALE L’INDENNITA’ VIENE DETERMINATA MEDIANTE IL PROCEDIMENTO DEL VALORE COMPLEMENTARE. - L. 2892 DEL 15/1/1885 “ RISANAMENTO DELLA CITTA’ DI NAPOLI”

L’INDENNITA’ DA CORRISPONDERE ALL’ESPROPRIAZIONE DEVE ESSERE “DETERMINATA SULLA MEDIA TRA IL VALORE VENALE DEL BENE E

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Regime dei suoli ed Espropriazione per Pubblica Utilita’

L. 2359 DEL 25/6/1865

NEL CASO DI ESPROPRIAZIONE PERMANENTE PARZIALE L’INDENNITA’ VA DETERMINATA NELLA “DIFFERENZA TRA IL GIUSTO PREZZO CHE AVREBBE AVUTO L’IMMOBILE AVANTI L’OCCUPAZIONE E IL GIUSTO PREZZO CHE POTRA’ AVERE LA RESIDUA PARTE DI ESSO DOPO L’OCCUPAZIONE” AUMENTATO DEGLI EVENTUALI DANNISPECIFICI CONSEGUENTI ALL’ESPROPRIO E STIMATO PRESCINDENDO DALLA NATURA DELL’OPERA PUBBLICA ESEGUITA.

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Regime dei suoli ed Espropriazione per Pubblica Utilita’

STIMA DELL’INDENNITA’ A NORME CONVENZIONALI

- LA TECNICA ESTIMATIVA HA INDIVIDUATO IL CRITERIO DI STIMA A NORME, VALORI CONVENZIONALI CHE HA ORIGINE

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Regime dei suoli ed Espropriazione per Pubblica Utilita’

- LEGGE URBANISTICA N. 1.150 DEL 17/8/1942

I COMUNI POSSONO FAR RICORSO ALL’ESPROPRIAZIONE PER PUBBLICA UTILITA’ NEI SEGUENTI CASI : - ATTUAZIONE DEL PIANO REGOLATORE GENERALE. - QUANDO I PROPRIETARI NON SIANO INTERVENUTI NELL’AMBITO DI UN PIANO PARTICOLAREGGIATO.

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Regime dei suoli ed Espropriazione per Pubblica Utilita’

L’ART. 37 DELLA LEGGE URBANISTICA RIMANDA ALLA LEGGE 25/6/1865 N. 2.359 PER QUANTO RIGUARDA I CRITERI DI STIMA DELL’INDENNITA’ DI ESPROPRIAZIONE :

- VALORE MERCATO ( ESPROPRIAZIONI TOTALI) - VALORE COMPLEMENTARE (ESPROPRIAZIONI PARZIALI) L’ART. 38 PRECISA : “NON SI TERRA’ CONTO DEGLI INCREMENTI ATTRIBUIBILI ALL’APPROVAZIONE E ATTUAZIONE DEL P.R.G.”

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Regime dei suoli ed Espropriazione per Pubblica Utilita’

EDILIZIA ECONOMICO-POPOLARE ED ESPROPRIAZIONE PER PUBBLICA UTILITA’ (LEGGE N. 167/1962)

- LEGGE N. 167 ART. 12 L’UFFICIO TECNICO ERARIALE DETERMINA L’INDENNITA’ DI ESPROPRIAZIONE DELLE AREE NELLA MISURA PREVISTA DALLA LEGGE 25/6/1865 N. 2359. IL VALORE VENALE E’RIFERITO A DUE ANNI PRECEDENTI ALLA DELIBERAZIONE COMUNALE DI ADOZIONE E VA DETERMINATA SENZA TENER CONTO DEGLI INCREMENTI DI VALORE DIPENDENTI DALLA ATTUAZIONE DEL PIANO.

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Regime dei suoli ed Espropriazione per Pubblica Utilita’

IN CONSEGUENZA DELL’EFFICACIA DEI PIANI 167 PARI A 12 ANNI ( ART. 9 LEGGE 167) L’INDENNITA’ DI ESPROPRIAZIONE CORREVA IL RISCHIO DI ESPRIMERE UN VALORE RIFERITO A 14 ANNI ANTECEDENTI AL MOMENTO DELLA CORRESPONSIONE.

DI QUI LA DICHIARAZIONE DI INCOSTITUZIONALITA’ DELL’ART. 12 DELLA LEGGE 167 CON SENTENZA N.2 DEL 9/4/1965 DELLA CORTE COSTITUZIONALE.

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Regime dei suoli ed Espropriazione per Pubblica Utilita’

SUCCESIVAMENTE IL LEGISLATORE HA SOSTITUITO L’ART. 12 DELLA L. 167/62 ABROGATO CON L’ART. 13 DELLA L. 15/1/1885 N . 2892 ( LEGGE DI NAPOLI )

L’INDENNITA’ RISULTA PERTANTO : I=

Vf + 10 R i 2

Vf = VALORE FONDIARIO OVVERO VALORE MERCATO

Ri = REDDITO IMPONIBILE CATASTALE

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Regime dei suoli ed Espropriazione per Pubblica Utilita’

A TALE INDENNITA’ SI AGGIUNGE UNA INTEGRAZIONE PARI AL 2 % DELL’IMPORTO MEDIO RELATIVO ALL’INDENNIZZO LIQUIDATO NELL’ANNO IN ZONA PER TUTTO IL PERIODO COMPRESO DALLA OLATA DI APPROVAZIONE DEL PIANO DI ZONA 167 SINO ALLA DATA DI ESPROPRIO.

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Regime dei suoli ed Espropriazione per Pubblica Utilita’

LEGGE PER LA CASA N. 865 DEL 22/10/1971 - ART. 16 L. 865/1971

“ L’UTE ( UFFICIO TECNICO ERARIALE ) DETERMINA OGNI ANNO NELL’AMBITO DELLE SINGOLE REGIONI AGRARIE IL VALORE AGRICOLO MEDIO DEI TERRENI CONSIDERATI LIBERI DA VINCOLI DI CONTRATTI AGRARI, SECONDO DIVERSI TIPI DI COLTURA”

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Regime dei suoli ed Espropriazione per Pubblica Utilita’

- ART. 16 L. 865/1971

“ L’INDENNITA’ DI ESPROPRIAZIONE PER LE AREE ESTERNE AI CENTRI EDIFICATI E’ COMMISURATA AL VALORE AGRICOLO MEDIO, CORRISPONDENTE AL TIPO DI COLTURA IN ATTO NELL’AREA DA ESPROPRIARE. NELLE AREE COMPRESE NEI CENTRI EDIFICATI L’INDENNITA’ E’ COMMISURATA AL VALORE AGRICOLO MEDIO DELLA COLTURA PIU’ REDDITIZIA TRA QUELLE CHE NELLA REGIONE AGRARIA IN CUI RICADE L’AREA DA ESPROPRIARE COPRONO UNA SUPERFICIE SUPERIORE AL 5 % “

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Regime dei suoli ed Espropriazione per Pubblica Utilita’

TALE VALORE VIENE POI MOLTIPLICATO PER TALI COEFFICIENTI : - CENTRI STORICI 4 – 5 COMUNI > 100.000 AB 2-4 IN ALTRI COMUNI

- CENTRI EDIFICATI 2 – 2,5 COMUNI > 100.000 AB 1,1 – 2 IN ALTRI COMUNI N.B: L’INDENNITA’ DI ESPROPRIAZIONE VA ANCHE RICONOSCIUTA ALL’EVENTUALE COLTIVATORE PRESENTE SULL’AREA.

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Regime dei suoli ed Espropriazione per Pubblica Utilita’

- A SEGUITO DELLE PRONUNCE DELLA CORTE COSTITUZIONALE N. 5/1980 E N. 223/1983 E SUCCESSIVE SENTENZE APPLICATIVE DELLA CASSAZIONE E’ ENTRATO IN VIGORE UN DOPPIO REGIME: - NEL CASO DI TERRENI CON NATURA E POTENZIALITA’ EDIFICATORIA L’INDENNITA’ SI CALCOLA AI SENSI ART. 39 LEGGE 1865 OVVERO SULLA BASE DEL VALORE DI MERCATO.

- NEL CASO DI TERRENI CON VOCAZIONE AGRICOLA L’INDENNITA’ SI CALCOLA AI SENSI DELL’ART. 15 LEGGE N. 865/71 OVVERO SULLA BASE DEL VALORE AGRICOLO.

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Regime dei suoli ed Espropriazione per Pubblica Utilita’

- IN ATTESA DI UN NUOVO REGIME DEI SUOLI, SUCCESSIVAMENTE SI E’ FATTO RIFERIMENTO AI DETTAMI DELLA LEGGE N . 359/92 IN BASE A QUEST’ULTIMA L’INDENNITA’, QUALORA L’AREA FOSSE STATA EDIFICABILE SOTTO IL PROFILO LEGALE E CONCRETO PRIMA DELL’IMPOSIZIONE DEL VINCOLO PREORDINATO ALLO ESPROPRIO, RISULTAVA COSI’ DETERMINATA : I=

Vm + 10 Rd 2

I = INDENNITA’ Vm = VALORE MERCATO ARCA AL MOMENTO DELL’ESPROPRIAZIONE DEFINITIVA Rd = REDDITO DOMENICALE

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Regime dei suoli ed Espropriazione per Pubblica Utilita’

ALTRIMENTI SE L’AREA NON FOSSE STATA EDIFICABILE PRIMA DELL’IMPOSIZIONE DEL VINCOLO L’INDENNITA’ RISULTAVA DETERMINATA SULLA BASE DEL VALORE AGRICOLO ALLA LUCE DELLA LEGGE N. 865/72

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Regime dei suoli ed Espropriazione per Pubblica Utilita’

- LA SENTENZA SCORDINO/ITALIA DELLA GRANDE CHAMBRE DELLA CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL’UOMO DEL 29/3/2006 HA RIBADITO QUANTO GIA’ ANNUNCIATO NEL 2004 OVVERO CHE :

L’ART. 5 BIS DELLA LEGGE 359/1992 VOLA L’ART. 1 DEL PROTOCOLLO N. 1 DELLA CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL’UOMO E CHE LA LIQUIDAZIONE DEL DANNO PATRIMONIALE COMPRENDE L’INTERO VALORE VENALE DEL BENE.

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Regime dei suoli ed Espropriazione per Pubblica Utilita’

CON DETTA SENTENZA LA CORTE EUROPEA HA EVIDENZIATO NELL’ORDINAMENTO GIURIDICO ITALIANO L’ESISTENZA DI UNA “DEFAILLANCE” IN QUANTO UNA INTERA CATEGORIA DI INDIVIDUI VIENE PRIVATA DEL SUO DIRITTO A GODERE LIBERAMENTE E PIENEMENTE DEI SUOI BENI.

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Regime dei suoli ed Espropriazione per Pubblica Utilita’

DI QUI ALCUNE SENTENZE DELLA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE IN BASE ALLE QUALI IL VINCOLO PREORDINATO ALL’ESPROPRIO, INDIPENDENTEMENTE DALLA SUA DECADENZA, NON VIENE TENUTO IN CONTO AI FINI DELLA VALUTAZIONE DEL BENE. QUESTO VA CONSIDERATO EDIFICABILE, SECONDO UN INDICE MEDIO CHE CONSIDERI L’INTERA ZONA URBANISTICA, CON SCOMPUTO DELLE SUPERFICI NECESSARIE ALLE OPERE DI URBANIZZAZIONE E AI SERVIZI PUBBLICI.

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DALL’URBANISTICA DI PIANO ALL’URBANISTICA DI PROGETTO E PIÚ RECENTE LEGISLAZIONE PER IL "GOVERNO DEL TERRITORIO".

08

URBANISTICA Territorio, Suolo, Ambiente urbano, Qualitá del Vivere

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Dall’Urbanistica di piano all’Urbanistica di progetto - Expo2015

Il Passaggio da un’urbanistica di piano, di tipo verticistico, ad un’urbanistica di progetto, in assenza di un organico regime dei suoli, ha nel nostro Paese a partire dagli anni 90’ dello scorso secolo consentito lo sviluppo di una città che i sociologici definiscono per parti, in un clima di deregulation legislativa. Tale tendenza, pur in presenza di una più recente legislazione urbanistica (v. ad esempio la Legge Regionale Lombardia n°12/2005) orientata allo sviluppo strategico della città, continua in una certa misura a caratterizzare la trasformazione urbana cosi come appare nelle realizzazioni in atto nell’area metropolitana milanese in vista della Expo 2015.

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Dall’Urbanistica di piano all’Urbanistica di progetto - Expo2015 Tale immagini sono state pubblicate da “UrbanCenter” del Comune di Milano.

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Dall’Urbanistica di piano all’Urbanistica di progetto - Expo2015

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Dall’Urbanistica di piano all’Urbanistica di progetto - Expo2015

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Dall’Urbanistica di piano all’Urbanistica di progetto - Expo2015

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Dall’Urbanistica di piano all’Urbanistica di progetto - Expo2015

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Dall’Urbanistica di piano all’Urbanistica di progetto - Expo2015

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Dall’Urbanistica di piano all’Urbanistica di progetto - Expo2015

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Dall’Urbanistica di piano all’Urbanistica di progetto - Expo2015

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Dall’Urbanistica di piano all’Urbanistica di progetto - Expo2015

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Dall’Urbanistica di piano all’Urbanistica di progetto - Expo2015

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Dall’Urbanistica di piano all’Urbanistica di progetto - Expo2015

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Dall’Urbanistica di piano all’Urbanistica di progetto - Expo2015

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Dall’Urbanistica di piano all’Urbanistica di progetto - Expo2015

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Dall’Urbanistica di piano all’Urbanistica di progetto - Expo2015

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G o v e r n o d e l Te r r i t o r i o LEGGE REGIONE LOMBARDIA N. 12 / 2005

Art. 1 ( Oggetto e criteri ispiratori)

La presente legge si ispira ai criteri di sussidiarietà, adeguatezza, differenziazione, sostenibilità, partecipazione, collaborazione, flessibilità, compensazione ed efficienza.

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G o v e r n o d e l Te r r i t o r i o LEGGE REGIONE LOMBARDIA N. 12 / 2005

European Policentric Model

La Regione provvede alla diffusione della cultura della sostenibilità ambientale con il sostegno agli enti locali e a quelli preposti alla ricerca e alla formazione per l’introduzione di forme di contabilità delle risorse

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G o v e r n o d e l Te r r i t o r i o LEGGE REGIONE LOMBARDIA N. 12 / 2005

Perequazione Compensazione Incentivazione

Regional & Interregional Polycentrism

nella L.R. Lombardia 12 / 05

Viene sottolineato il dato morale della prestazione. Perequazione e compensazione assunte a regola urbanistica marcano l’assunto secondo il quale è la comunità, nel senso più ampio, che si deve far carico delle diseguaglianze potenzialmente derivanti dalla pianificazione territoriale.

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G o v e r n o d e l Te r r i t o r i o LEGGE REGIONE LOMBARDIA N. 12 / 2005

Non è quindi la Pubblica Amministrazione in sé, entità sempre più distinta dalla somma dei suoi individui e segnatamente laica nel senso della indipendenza dalle tensioni morali degli stessi, che deve farsi carico.

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G o v e r n o d e l Te r r i t o r i o LEGGE REGIONE LOMBARDIA N. 12 / 2005

La perequazione ante L.r. Lombardia 12 / 05 Alcuni Comuni hanno approvato o adottato piani regolatori nei quali il regime edilizio di alcune zone di trasformazione è ispirato al principio di sussidiarietà orizzontale o altrimenti detto di giustizia distributiva.

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G o v e r n o d e l Te r r i t o r i o LEGGE REGIONE LOMBARDIA N. 12 / 2005

Gli strumenti di governo del territorio nella l.r. Lombardia 12 / 05 La legge 12 / 05 disapplica il D.M. n. 1444 / 68 in quanto non suddivide più in zone omogenee il territorio e determina attraverso il piano del Servizi quantità minime per servizi pubblici. A differenza della legislazione lombarda il DDL nazionale, nell’affidare alla Regione il compito di individuare i contenuti della pianificazione territoriale e al Comune quello di redigere analogamente al vecchio Piano Regolatore il Piano urbanistico,

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Distingue all’interno di quest’ultimo tra un piano strutturale e un piano operativo, assegnando al primo una funzione programmatoria e al secondo funzione di conformare la proprietà. Legge Lombardia comporta diversamente debutto nel panorama nazionale del piano direttore fatto solo di indici e funzioni per le aree di trasformazione ed attuato con elevate libertà dai piani attuativi, valutati caso per caso dalla Giunta senza passare per il voto del Consiglio Comunale

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G o v e r n o d e l Te r r i t o r i o LEGGE REGIONE LOMBARDIA N. 12 / 2005

Art. 2 ( Correlazione tra gli strumenti di pianificazione territoriale )

I piani si uniformano al criterio di sostenibilitĂ , intesa come la garanzia di uguale possibilitĂ di crescita del benessere dei cittadini e di salvaguardia dei diritti delle future generazioni.

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G o v e r n o d e l Te r r i t o r i o LEGGE REGIONE LOMBARDIA N. 12 / 2005

Il governo del territorio si caratterizza per: A) la pubblicitĂ e la trasparenza delle attivitĂ che conducono alla formazione degli strumenti b) la partecipazione diffusa dei cittadini e delle loro associazioni

c) la possibile integrazione dei contenuti della pianificazione da parte dei privati.

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G o v e r n o d e l Te r r i t o r i o LEGGE REGIONE LOMBARDIA N. 12 / 2005

Art. 4 ( Valutazione ambientale dei piani )

Al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile ed assicurare un elevato livello di protezione dello ambiente la Regione e gli enti locali provvedono alla valutazione ambientale degli effetti derivanti dall’ attuazione dei piani.

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L’ANALISI DEL VALORE PER L’OTTIMIZAZZIONE DELLE SCELTE NEL PROCESSO AMBIENTALE TERRITORIALE URBANO.

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URBANISTICA Territorio, Suolo, Ambiente urbano, Qualitá del Vivere

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L’ A n a l i s i d e l Va l o r e

PER L’OTTIMIZAZZIONE DELLE SCELTE NEL PROCESSO AMBIENTALE TERRITORIALE URBANO

Metodo e tecnica operativa a supporto delle decisioni COME VALORIZZARE I SISTEMI LUOGO - AMBIENTE - PAESAGGIO - TERRITORIO - COSTRUITO CENTRO STUDI PER L’ANALISI DEL VALORE - CeSAV Prof. Ing. Pier Luigi Maffei Presidente del Comitato Scientifico plmaffei@ing.unipi.it - www.cesav.info

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L’ A n a l i s i d e l Va l o r e

PER L’OTTIMIZAZZIONE DELLE SCELTE NEL PROCESSO AMBIENTALE TERRITORIALE URBANO

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L’ A n a l i s i d e l Va l o r e

PER L’OTTIMIZAZZIONE DELLE SCELTE NEL PROCESSO AMBIENTALE TERRITORIALE URBANO

QUALITA’ soddisfazione di esigenze UNI EN ISO 9000:2008 VALORE soddisfazione di esigenze in rapporto alle risorse da impiegare UNI EN 1325-1:1998 – UNI EN 1325-2:2005 UNI EN 12973:2003

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L’ A n a l i s i d e l Va l o r e

PER L’OTTIMIZAZZIONE DELLE SCELTE NEL PROCESSO AMBIENTALE TERRITORIALE URBANO

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L’ A n a l i s i d e l Va l o r e

PER L’OTTIMIZAZZIONE DELLE SCELTE NEL PROCESSO AMBIENTALE TERRITORIALE URBANO

Lawrence D. Miles USA 1943

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L’ A n a l i s i d e l Va l o r e

PER L’OTTIMIZAZZIONE DELLE SCELTE NEL PROCESSO AMBIENTALE TERRITORIALE URBANO

UNI EN 12973:2003 Gestione del Valore UNI EN 1325-1:1998 - UNI EN 1325-2:2005 Analisi Funzionale e Analisi del Valore ENTITÀ UNI EN ISO 8402:1995 ciò che può essere descritto e considerato attività – processo – prodotto - servizio organizzazione o una loro qualsiasi combinazione

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L’ A n a l i s i d e l Va l o r e

PER L’OTTIMIZAZZIONE DELLE SCELTE NEL PROCESSO AMBIENTALE TERRITORIALE URBANO

IL CONCETTO DI VALORE

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L’ A n a l i s i d e l Va l o r e

PER L’OTTIMIZAZZIONE DELLE SCELTE NEL PROCESSO AMBIENTALE TERRITORIALE URBANO

MODALITA’ DIVERSE PER OTTENERE INCREMENTI DI VALORE

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L’ A n a l i s i d e l Va l o r e

PER L’OTTIMIZAZZIONE DELLE SCELTE NEL PROCESSO AMBIENTALE TERRITORIALE URBANO

RAPPORTO COSTI / BENEFICI RAPPORTO UTILITÀ / COSTO GLOBALE UN RAPPORTO DA INVERTIRE PER MOTIVI EDUCATIVI E FORMATIVI

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L’ A n a l i s i d e l Va l o r e

PER L’OTTIMIZAZZIONE DELLE SCELTE NEL PROCESSO AMBIENTALE TERRITORIALE URBANO

INDICE DI VALORE

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L’ A n a l i s i d e l Va l o r e

PER L’OTTIMIZAZZIONE DELLE SCELTE NEL PROCESSO AMBIENTALE TERRITORIALE URBANO

INDICE DI VALORE

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L’ A n a l i s i d e l Va l o r e

PER L’OTTIMIZAZZIONE DELLE SCELTE NEL PROCESSO AMBIENTALE TERRITORIALE URBANO

COSTO GLOBALE

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LA QUALITÀ DEL VIVERE QUALE COMPONENTE DELLE SCELTE DI FORMAZIONE E TRASFORMAZIONE DELLA CITTÀ E DEL TERRITORIO.

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URBANISTICA Territorio, Suolo, Ambiente urbano, Qualitá del Vivere

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La qualità del vivere

Da: “Citta’´Costruita - Qualita’ del Vivere” di Angelo Caruso di Spaccaforno

Si assiste oggi nelle nostre città a un progressivo deterioramento della qualità del vivere. L’opinione pubblica e le istituzioni vedono soprattutto nel miglioramento della qualità dei servizi pubblici e sociali la possibilità di contenere tale fenomeno, attraverso interventi prevalentemente in tema di trasporti, sanità, inquinamento e sicurezza. Quasi mai si riconosce, tuttavia, l’adeguata importanza che la qualità della città costruita assume nel promuovere la qualità del vivere.

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La qualità del vivere

Il motivo di tutto ciò è da ricondurre da un lato all’estraneità a tale problematica da parte dei molteplici e diffusi interessi di ordine finanziario, dall’altro al comunque più complesso e articolato approccio che si richiede alla q u a l i t à dell’architettura della città piuttosto che alla qualità dei servizi.

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La qualità del vivere

La qualità della città costruita, difatti, ha a che fare con aspetti fattuali riguardanti, a differenza del mondo dei servizi, i contenitori stessi in cui si svolge la vita dell’uomo, anziché singoli aspetti che concorrono a definire il livello qualitativo del suo habitat.

E’ in particolare la componente dello spazio che connota e distingue la qualità dell’architettura da altre tipologie di qualità più strettamente legate alla capacità di soddisfare specifici requisiti riferiti ad un singolo oggetto e servizio.

Si rileva, in proposito, l’attuale scarsa propensione degli stessi maestri dell’architettura a incidere a livello operativo sulla qualità delle nostre città, in quanto sono portati piuttosto a sottolineare la qualità a livello puntuale di una singola opera in relazione a una loro personale poetica.

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La qualità del vivere

Così pure si constata una visione riduzionista, quasi mai olistica, da parte di quegli economisti che, impegnati nella valorizzazione degli ambiti urbani attraverso una disciplina di recente formazione denominata marketing strategico territoriale o più semplicemente marketing urbano, trascurano i benefici procurati dalla qualità della città costruita, a favore di vantaggi in particolar modo generati dalla messa a reddito di risorse architettonico – culturali.

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La qualità del vivere

Sulla possibilità che una più elevata qualità urbana possa migliorare la qualità della vita occorre, in particolare, sviluppare alcune considerazioni. Se per la qualità urbana si intende la capacità di generare per l’uomo uno stato di benessere non soltanto in termini fisico – tecnici ma anche psicologici e spirituali, il perseguimento della stessa passa necessariamente attraverso la ricerca dello spazio percettivo in relazione alle emozioni che suscita nel mondo dei sentimenti.

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La qualità del vivere

Al cittadino vanno comunicate la bellezza, la vivibilità di spazi collettivi e privati non tanto attraverso l’intervento di architetti demiurghi quanto attraverso il recupero di un’architettura anche minore, educando sin dalle scuole dell’obbligo all’uso e alla cura del proprio habitat. A un’usuale formazione rivolta all’educazione civica verrebbe così a sostituirsi un’attenzione per l’educazione alla città, alla base del miglioramento della qualità della vita.

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La qualità del vivere

Da: “La Contestualizzazione è condizione di miglioramento nella Qualità del Vivere” di Santiago Caprio

La qualità della vita come sintesi della complessità. Nella publicazione del Politecnico di Madrid, in “Città per un futuro più sostenibile”, il Prof. Julio A. Gómez, parla dell’abitabilità, della Qualità della vita e della Prassi urbana, di cui ho selezionato alcuni concetti. La Qualità della Vita è una costruzione sociale, relativamente recente, che nasce in una cornice di cambiamenti sociali rapidi e continui. È frutto dei processi sociali che dirigono una transizione incerta da una società industriale a una società post-industriale. Già abbiamo visto come per la conseguenza, relativamente generalizzata in occidente e socialmente accettata, delle necessità di base (alimentazione, abitazione, educazione, salute, cultura, sicurezza…), si riconoscono quegli effetti perversi provocati dalla ricchezza insita nel modello di sviluppo economico.

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La qualitĂ del vivere

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La qualità del vivere

Compaiono esternalità di carattere ambientale che producono nuove problematiche di difficile risoluzione nell’ambito dell’economia ortodossa o monetaria. Unite ad esse persistono le vecchie esternalità sociali, ma anche a queste esternalità tradizionali (disuguaglianza sociale,povertà, disoccupazione, sbilanci…) ci sono da aggiungerne nuove di natura psicosociale che derivano dai modelli di organizzazione e di gestione nella relazione dell’uomo con la tecnologia e con i modi di abitare. Le grandi organizzazioni e l’alienazione dell’individuo nei processi decisionali, l’impersonalità degli spazi e dei modelli produttivi, l’omogeneizzazione delle abitudini e della cultura determinata dai “mass media”, che rafforzano gli stili di vita unidimensionali, di impersonalità hanno prodotto la perdita di punti di riferimento sociali di appartenenza e di identificazione. L’interazione dell’ambiente con l’uso del tempo e dello spazio, del territorio, con la salute e il lavoro, la cultura e le relazioni sociali, riproducono fenomeni che mostrano con maggior chiarezza l’interdipendenza delle diverse dimensioni della vita umana e mostrano la convenienza a riconoscere l’esistenza di sitemi aperti e i limiti del proprio ecosistema.

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La qualità del vivere

Questa molteplicità di fattori, nel loro significato negativo, che sono a volte causa e a volte conseguenza della crisi del modello produttivo, e della conseguente messa in discussione dello stesso, è ciò che si può considerare come la nascita di una crescente inquietudine per un futuro che si presenta ogni volta più incerto e meno prevedibile. Proprio l’imprevedibilità del futuro induce all’esercizio della soggettività.

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La qualitĂ del vivere

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La qualità del vivere

La Qualità della Vita - Definizioni Secondo Blanch l’idea che la Qualità della Vita è «una sintesi vitale di contemplazione speranzosa e di lotta quotidiana» dove «la coscienza morale allarga il campo della propria esperienza della realtà del presente, dove il soggetto etico, ogni volta più capace di acquisire la certezza dell’incerto e del virtuale, e di realizzare ciò che lo ispira sul futuro reale utopico ». Così, la Qualità della Vita nasce come l’oggetto e l’obiettivo perseguito da una necessità radicale, di quei valori che preconizzano l’ottimizzazione delle necessità umane riconoscendo la sua molteplice natura (salute, autonomia, comunicazione, conoscenza, coscenza, azione e libertà reale).

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La qualità del vivere

Qualità della Vita: il superamento dell’idea del Benessere Prendendo come punto di partenza considerazioni di interpretazione storica e contestuale, e per sottolineare alcune differenze e non confondere la Qualità della Vita con espressioni di uso comune come: stili di vita, modi di vivere, livello della vita, il significato della vita, che sono aspetti tangenziali che ruotano attorno al significato di Qualità della Vita Per approfondirne il significato

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La qualità del vivere

Livello della Vita: è comune l’uso indistinto del concetto di livello della vita e di Qualità della Vita. È tanto comune quanto improprio identificare esclusivamente il livello della vita con il reddito per capita cui è legato il consumo privato. Il livello della vita comprende altri componenti come il consumo collettivo, nel quale a sua volta probabilmente andrebbero differenziati il consumo dei servizi pubblici (il quale unito al livello del reddito per capite costituirebbe in Benessere), e il consumo collettivo dei beni non misurabili che potrebbero derivare dalla carenza della qualità ambientale o della sicurezza personale, anche se questo avrebbe più a che fare coi modi di vita e soprattutto con l’esistenza dei diversi stili di vita. Il livello di vita comprende gli aspetti della vita più oggettivabili e misurabili e, per tanto, più comparabili in ambiti diversi.

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Modi di Vita: i modi di essere e vivere hanno un certo grado di omogeneità. Esiste un modo di sentire collettivo che si determina per luoghi di uguali matrice culturale (l’insieme dei costumi, valori, convinzioni e conoscenze acquisite e condivise da gruppi sociali attraverso una storia ed esperienza comune la quale fa sì che i soggetti si comportino socialmente allo stesso modo). I cambiamenti sociali accelerati, la temporaneità dei valori e la frenetica frammentazione sociale fanno sì che i modi di vita si degradino sempre più verso modelli instabili attraverso una diversificazione degli stili di vita.

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Stili di Vita: all’interno del livello di vita e in gran misura nei modi di vita, lo stile rappresenta il significato paradossale dell’opzione individuale e pertanto sarebbe l’espressione di una eterogeneità possibile e quella di un’eterogeneità probabile. L’eterogeneità possibile è vincolata dalla capacità di scelta volontaria (vivere solo o accompagnato, risiedere in un sito o in un altro, avere un orario o un altro, alimentarsi in uno o in un altro modo, avere una certa ragione sociale piuttosto che un’altra, etc.) L’eterogeneità probabile viene evidenziata dalla determinazione del livello della vita, l’esistenza del disequilibrio sociale che produce e riproduce abitudini sociali contraddittorie e non reciproche di bassa tolleranza (di dominio, potere, illegittimità, illegalità, povertà, etc.). una combinazione di fattori oggettivi (più comparabili) e soggettivi (non comparabili in ambiti distinti) caratterizza gli stili di vita.

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Senso della vita: La Qualità della Vita non può prescindere dal livello di vita o dal benessere, né può raggiungerla senza un contorno di libertà di opzioni che definiscano uno stile di vita. Il concetto di autonomia critica di DOYAL e GOUGH ci può aiutare ad entrare nella spirale della Qualità della Vita. Il senso della vita è un circolo virtuoso (una spirale, non un circolo vizioso): il divenire, l’orizzonte, la determinazione interiore e cosciente sopra le restanti componenti (livello, modo e stile), che si può raggiungere se si mantiene un certo grado di benessere, di identità e di libertà, che saranno la condizione per essere coscienti del processo (Coscienza > Azione) della Qualità della Vita, che sarà a sua volta la condizione per raggiungere il benessere, l’identità e la libertà. L’idea del processo nella Qualità della Vita la rende una realtà dinamica, aperta e continuamente emergente.

Ora siamo in condizione di stabilire una contestualizzazione diacrónica delle dinamiche culturali in cui la dimensione della Qualità della Vita si presenta come sintesi e superamento di concetti come la felicità e il suo concetto sostitutivo: di ben-essere. Diacronica: intesa come studio e valutazione dei fatti considerati secondo il loro divenire nel tempo, secondo una prospettiva dinamica ed evolutiva

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La qualità del vivere

La qualità della Vita è a sua volta un progetto (un’immagine del futuro) e un processo (una prassi sociale e politica) che implica l’applicazione di sistemi di valori nell’agire quotidiano e, pertanto, implica la considerazione di sviluppi che riqualifichino la vita quotidiana con strategie precise e obiettivi possibili da raggiungere, a scala di fattori di contestulizzazione, dove

la qualità del vivere diventa una componente delle scelte di formazione e trasformazione della città e del territorio. URBANISTICA Politecnico di Milano - Polo di Como

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La qualità del vivere La mancata interazione tra qualità della città costruita e qualità del vivere è, soprattutto dovuta all’assenza di adeguate politiche urbane maturate nell’interdisciplinarietà. Se l’obiettivo dell’interdisciplinarietà viene, nelle fattispecie, propagandato in alcuni simposi culturali, di fatto, più che generare l’integrazione di una molteplicità di apporti culturali di differente natura, il più delle volte è soltanto all’origine di un processo cumulativo di conoscenze esclusivamente sistemiche all’interno di una specifica disciplina. Non si caratterizza cosi il percorso conoscitivo qui delineato in quanto esso è maturato attraverso una comune sensibilità per la qualità urbana in rapporto alla qualità del vivere. In conclusione si può affermare quanto segue: _L’innovazione di processo non deve soltanto essere avvertita in chiave tecnologica e organizzativa ma anche in relazione alla centralità dell’uomo, costituendo il miglioramento della qualità del vivere l’obiettivo primario, con la conseguenza che viene a identificarsi un nuovo approccio alla trasformazione del territorio in un’ottica non di sola redditività dei beni territoriali. _La legislazione anziché limitarsi a un intento nei confronti di chi non agisce in regime di qualità, è bene favorisca, diversamente, con atteggiamento premiante, chi promuove la ricerca della qualità, in modo tale che anche il mondo della normazione tecnica sia da stimolo all’ottimizzazione delle scelte sin dalle prime fasi del processo edilizio. URBANISTICA Politecnico di Milano - Polo di Como

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La qualità del vivere

Il dibattito affrontato nella discussione di questi temi mira, pertanto, alla riscoperta della centralità dell’uomo, anche all’interno della stessa progettazione architettonica e urbana, e non soltanto, come oggi il più delle volte avviene, nei modelli organizzativi e di sviluppo della società, riconoscendo cosi alla qualità dello spazio esistenziale una condizione di imprescindibilità per quanto riguarda il Miglioramento della qualità del vivere.

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