La reazione Borbonica durante i moti del 1848

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in. Per qualche tempo non si pensò più a l'inproblema ma il continuo incalzare della stampa, le sue calde invettive, le anormali con-

crescioso

;

dizioni in cui

si

trovava

il

regno dopo

la

rot-

tura delle relazioni diplomatiche con la Francia e l'Inghilterra

:

tutto

premeva

sul

governo e su

la

Corte per costringerli a trovare una via di uscita.

Non

si

stia,

ma

Ad

voleva a niun patto consentire un'amnid'altra parte

non

si

poteva durare cosi!

alcuni detenuti politici, che avevano riportato

condanne meno gravi, restava un breve periodo la pena e si poteva abbreviarlo anche di più mediante un atto di clemenza. Molti

per compiere

per età avanzata, per malattie, per

altri

strazione d'animo in cui erano caduti,

la pro-

non pote-

vano ormai più considerarsi pericolosi, quindi niun inconveniente a liberarli. Ma quali erano poi i pericolosi? Per parecchi mesi nell'autunno del 1858 gli uffici della polizia della capitale

del re

tori

dei

non

si

affaticarono

in

i

procura-

pericolosi: e stabilitolo definitivamente si

compilò un decreto con cui

pena

ed

ad elaborare l'elenco

modo che poco

si

riduceva loro

la

dopo, a grado a grado,

dovessero riacquistare la libertà.

Ma

come

liberarsi dei

detenuti pericolosi e

«li

condanna a l'ergastolo od a molti anni di ferri? Si andò a l'idea di commutare ad essi la pena nell'esilio perpetuo dal regno e di trasportarli in America, internandoli in guisa da rendere loro assai malagevole il ritorno in Europa. Si poteva fare un esperimento su un buon numero di detenuti; se esso riusciva bene si coloro che avevano riportata


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