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in. Per qualche tempo non si pensò più a l'inproblema ma il continuo incalzare della stampa, le sue calde invettive, le anormali con-
crescioso
;
dizioni in cui
si
trovava
il
regno dopo
la
rot-
tura delle relazioni diplomatiche con la Francia e l'Inghilterra
:
tutto
premeva
sul
governo e su
la
Corte per costringerli a trovare una via di uscita.
Non
si
stia,
ma
Ad
voleva a niun patto consentire un'amnid'altra parte
non
si
poteva durare cosi!
alcuni detenuti politici, che avevano riportato
condanne meno gravi, restava un breve periodo la pena e si poteva abbreviarlo anche di più mediante un atto di clemenza. Molti
per compiere
per età avanzata, per malattie, per
altri
strazione d'animo in cui erano caduti,
la pro-
non pote-
vano ormai più considerarsi pericolosi, quindi niun inconveniente a liberarli. Ma quali erano poi i pericolosi? Per parecchi mesi nell'autunno del 1858 gli uffici della polizia della capitale
del re
tori
dei
non
si
affaticarono
in
i
procura-
pericolosi: e stabilitolo definitivamente si
compilò un decreto con cui
pena
ed
ad elaborare l'elenco
modo che poco
si
riduceva loro
la
dopo, a grado a grado,
dovessero riacquistare la libertà.
Ma
come
liberarsi dei
detenuti pericolosi e
«li
condanna a l'ergastolo od a molti anni di ferri? Si andò a l'idea di commutare ad essi la pena nell'esilio perpetuo dal regno e di trasportarli in America, internandoli in guisa da rendere loro assai malagevole il ritorno in Europa. Si poteva fare un esperimento su un buon numero di detenuti; se esso riusciva bene si coloro che avevano riportata