Cassandra 110

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NARRATIVA

TRAMONTO INVERNALE

N

on ti sei mai sentito una bestia. Nemmeno quel primo giorno, quando ti hanno messo addosso quello stupido nastro colorato: aveva un’orrenda fantasia ad agrifogli e prudeva un sacco, ma Loro ti guardavano e ti sorridevano e tu eri felice. Già, Loro. Difficile credere che siano gli stessi umani che ora si stanno allontanando alla fredda luce del tramonto: nonostante tutto senti ancora il solito impulso di seguirli, di correre loro incontro scodinzolando, come sempre, come ti sembra naturale. Fai qualche passo verso di Loro, ma non puoi, non puoi e lo sai: senti un improvviso dolore alla gola, una corda ti tiene ancorato a un lampione sul ciglio della strada scura. Non che, altrimenti, le cose sarebbero andate come avresti voluto tu. Insomma, tu non hai mai smesso di correre loro incontro e saltare e leccare le loro dita e strofinare il muso sui loro palmi: era quello che avevi fatto quel primo giorno, piccolo e disorientato eppure allegro e pieno di energie, stimolato da tanti volti nuovi. Ora sei vecchio e quei volti li conosci fin troppo bene ma, benchè le energie stiano iniziando a lasciare le tue ossa sempre più stanche, quel che cerchi è la stessa cosa di tanti anni fa: i loro sorrisi. Loro però non sorridono più da tempo. Non a te. A uno come te, il cambiamento è sembrato tanto inesplicabile quanto improvviso. Un giorno il bambino arriva a casa a braccia aperte aspettando solo di accoglierti e il giorno dopo protesta irritato se solo provi a strofinare il muso sulle sue mani perchè gli fai cadere il cellulare che “già ha lo schermo mezzo rotto, se ti ci metti anche tu poi…” Un giorno il padre ritorna alla sua infanzia divertendosi un mondo a fare due lanci con il bastone e il giorno dopo non ha più tempo, mai più tempo, nemmeno un 22


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