8 minute read

VENIAMO AL PUNTO

Next Article
BUONO A SAPERSI

BUONO A SAPERSI

Rendere il mio ambiente più vivibile

Erika Kuczynski non avrebbe mai voluto assumere la presidenza della sezione samaritana di Regensdorf e dintorni, ma… ora è in carica da ben 40 anni. La sua motivazione: impegno sociale e lavoro di squadra.

Advertisement

TESTO: Paolo D’Avino / m.z / FOTO: Streiflicht, Nicole Wagner

Erika Kuczynski è una persona impegnata. Lo è stata fin dall’infanzia, dice lei, e lo è tuttora a 70 anni. Forse, rispetto al passato, non è più attiva su tanti fronti allo stesso tempo, ma il suo impegno per la comunità non è diminuito. «Fin che la salute è dalla mia parte, voglio fare qualcosa per il prossimo», confessa con un sorriso la docente di scuola media in pensione.

Assumere delle responsabilità

Lei stessa non sa bene come mai questo tratto del suo carattere sia così marcato. «Ovviamente, tuttavia, questa mia attitudine mi è stata trapassata dai miei genitori.» In effetti, Erika Kuczynski è cresciuta con le attività associative: «Mia madre era già nella sezione samaritana, mentre mio padre era membro del coro maschile.» Ma il suo desiderio di aiutare non è semplicemente fine a sé stesso: «Voglio infatti contribuire a rendere il mio ambiente un po’ più vivibile. Almeno nel mio raggio di azione personale.» Nel corso della sua vita, si è sempre assunta delle responsabilità. Anche come presidente della sezione samaritana di Regensdorf e dintorni. «E sono già al 40º anno di mandato.» Inoltre è presidente dell’Harmonika Club Regensdorf e dintorni, Accordissimo, e

questo da oltre 40 anni. E, per 20 anni, è stata pure politicamente attiva nel Municipio di Regensdorf: «Di questi, 12 anni come sindaca.» Senza dimenticare il suo impegno nel comitato dell’Associazione samaritana del Canton Zurigo e nella FSS: «Tra le altre cose, ho passato 12 anni nel Comitato centrale.»

Il membro di comitao più giovane

Quello che fa, lo fa con convinzione, mettendosi al servizio degli altri e lavorando per il bene della comunità. Ricorda ancora molto bene che, quando da giovane fu eletta nel comitato della sezione di Regensdorf, prese la parola all’Assemblea generale solo perché un membro della sezione, che stava cercando nuovi membri per il comitato, criticò la mancanza di volontà dei giovani. Questa persona disse che i giovani non sanno mai da che parte stare: vanno e vengono, senza continuità. Ebbene, Erika non poteva assolutamente tacere: «Si può dire lo stesso delle persone più anziane», rispose allora.

Andamento diverso dal previsto

A quei tempi, accettò l’elezione con la speranza di non dover mai assumere la carica di presidente. Ma le cose poi andarono diversamente. «In seno alla sezione c’erano grossi disaccordi.» Occorreva trovare una soluzione e così Erika Kuczynski è stata sollecitata ad assumere la presidenza dopo l’annuncio delle dimissioni dell’allora presidente. «Nella mia memoria serbo moltissime esperienze vissute.» Ad esempio le torna subito in mente l’anno del 75 º anniversario della sezione, con l’organizzazione dell’Assemblea cantonale dei delegati e la prima consegna delle medaglie Henry Dunant, avvenuta in chiesa; ricorda anche la serata commemorativa dell’anniversario con ospiti provenienti dalla politica, dall’economia e, ovviamente, dal mondo samaritano. «Poi, nel 2002 e nel 2010 ricordo l’evento dedicato alla salute svoltosi nella sala della chiesa parrocchiale riformata, poi il ‹Samariterbeizli› alla Rägifäscht del 2009 e i servizi sanitari alla Watterfäscht, alla Furttalmesse e alla Dälliker Chilbi. Senza dimenticare gli impegnativi servizi sanitari ai concorsi ippici a Sigg, l’organizzazione di tre azioni di donazione di sangue all’anno e i numerosi corsi per popolazione e individuali.»

Contro ogni previsione

Quando una persona è in carica da così tanto tempo, potrebbe essere facilmente accusata di far «politica da poltrona». Ma Erika Kuczynski non ha mai vissuto questa esperienza. Al contrario! In tutti questi anni, la sua prima preoccupazione è sempre stata quella di non mettere sé stessa al centro, «bensì il prossimo, soprattutto quando ha bisogno di aiuto», afferma senza esitazione. Un aiuto che va ben oltre la cura delle ferite visibili; come presidente e samaritana, era infatti spesso presente nei casi in cui a soffrire era piuttosto l’animo dei suoi simili. «Un presidente o una presidente, nel lavoro quotidiano della sezione, non è migliore del suo comitato e dei responsabili tecnici.» I numerosi incarichi l’hanno arricchita di esperienze e l’hanno aiutata ad affrontare le situazioni della sua vita o di crisi. Soprattutto gli anni della politica: «Spesso c’erano scontri duri e talvolta metodi sleali.»

Un ritiro in vista…

Non si pente di nessuno dei passi compiuti; naturalmente ci sono stati alti e bassi durante il suo lungo periodo di presidenza dell’Associazione samaritana. Per lei, ad esempio, erano sempre un problema e una preoccupazione i posti vacanti nel comitato, posti che dovevano essere occupati di continuo. Fortunatamente, però, gli aspetti positivi hanno sempre superato quelli negativi e la dedizione dimostrata dai samaritani e dai quadri dell’associazione la rendevano sempre fiduciosa. «Anche in futuro, i samaritani saranno ancora necessari.» E questo sia per i servizi sanitari in occasione di eventi sportivi e culturali, sia per fornire assistenza in ambienti più ristretti o privati. Infine, una domanda resta aperta. «Quest’anno, con i festeggiamenti per il centenario della sezione, c’è ancora bisogno di me e della mia rete di conoscenze», dice strizzando l’occhio. Ammette che la sua successione non è ancora definita anche se, in seno all’associazione, intravede due o tre giovani e validi candidati. Nomi non ne fa. Afferma solo che i potenziali successori sono persone che si impegnano nella comunità. Un requisito indispensabile, secondo Erika Kuczynski.

CHI È ERIKA

Nome e cognome: Erika Kuczynski Professione: docente di francese scuola media (lic. phil.), ora in pensione Età: 70 anni Stato civile: sposata, madre di due figli, 4 nipotini

Indipendente e samaritano

Di giorno fa il giardiniere, mentre nel tempo libero è un appassionato samaritano. Malgrado una malformazione dalla nascita, Fabian Kästli vive la sua vita in modo indipendente. Con un sogno nel cassetto: diventare paramedico o paramedico di trasporto. E si sta impegnando proprio per raggiungere questo obiettivo professionale.

TESTO: Paolo D’Avino / m.z / FOTO: Streiflicht, Nicole Wagner

Fabian Kästli si presenta di buon umore all’appuntamento per l’intervista; si sente evidentemente a suo agio nella propria pelle. Non è per nulla agitato e, anzi, si mette subito di buzzo buono al lavoro, sprizzando energia da ogni poro. Con molto entusiasmo, ci racconta la sua carriera nel campo dei primi soccorsi: all’età di 16 anni ha frequentato il corso soccorritori, a 18 anni è entrato a far parte

del Corpo pompieri dell’azienda di trasporti Schutz & Rettung di Zurigo e, oggi 28enne, è in possesso del brevetto Soccorritore livello 3 IAS ed è attivo nella sezione samaritana di Binningen. È innegabile, comunque, che Fabian sia stato «infettato» dal virus samaritano e del volontariato sin da bambino: «Mio padre era nel Corpo di milizia dei pompieri, mentre mia madre è socia della sezione samaritana di Zurigo Seebach», afferma subito all’inizio della conversazione. E da ogni sua frase traspare un grande entusiasmo per il mondo dei primi soccorsi.

Restare sempre in movimento

Entusiasmo, ma non solo: Fabian Kästli ha un’irrefrenabile voglia di fare carriera. Cosa che non è assolutamente scontata: nato con una malformazione, ha dovuto superare molti ostacoli nella vita. Tuttavia, ora è nel pieno della sua vita professionale ed è ben integrato nella Fondazione Weizenkorn, dove persone come Fabian trovano un sostegno, sono accompagnate e assistite. «Voglio affrontare la vita nel modo più indipendente possibile», afferma senza mezzi termini; quando non è attivo come samaritano, lavora come giardiniere. «Ma non il classico giardiniere», sottolinea il 28enne, bensì «sono coinvolto nella conservazione della natura.» Oggi, ad esempio, si trovava in una cava con i suoi colleghi di lavoro. Bisognava eliminare i cespugli di more. Così lui descrive la sua professione: «Facciamo tutto il lavoro di un giardiniere o di un giardiniere paesaggista, dallo sfalcio alla manutenzione delle siepi, fino al controllo delle neofite.»

Giardiniere di professione, samaritano nel cuore

A causa della sede di lavoro, Fabian – originario di Zurigo – ha dovuto traferirsi da Seebach a Muttenz. È una persona che ha bisogno di movimento e di incontri, cose molto importanti per lui, e quindi non sorprende che gli piaccia molto il suo lavoro. Ma, come detto, Fabian ha un sogno nel cassetto: diventare paramedico o paramedico specialista nel trasporto. Rinuncerebbe al suo lavoro, anche se la parola «rinunciare» non gli si addice del tutto. «Trasformerei piuttosto il mio attuale hobby in una professione e la mia professione in un hobby.» Tipico del carattere di Fabian: non stare fermi, andare sempre avanti. Davanti a sé ha ancora molta strada da fare. Tra l’altro, oggi non ha ancora le specifiche patenti di guida e deve chiarire quali altri requisiti dovrebbe soddisfare.

Aiutare attivamente

Come samaritano, aiuta dove può. Ad esempio, come volontario presso il Centro federale d’asilo della Croce Rossa Svizzera (CRS) di Basilea o, nel dicembre 2021, è intervenuto quando molti dipendenti di Spitex dovettero rimanere a casa colpiti da Omicron. «La CRS cercava soccorritori per fornire assistenza.» Fabian Kästli si è offerto volontario. E durante le vacanze di Natale, dopo aver lavorato come assistente di cura, è stato al servizio di Spitex. «Sono compiti e lavori che mi piace svolgere.» La televisione svizzera lo ha accompagnato in uno dei suoi incarichi. «È stata un’esperienza incredibilmente positiva», afferma, aggiungendo con entusiasmo che gli operatori della TV svizzera sono stati davvero professionali. «Tutto è stato organizzato e preparato molto bene.»

In attesa del prossimo servizio sanitario

Fabian guarda con fiducia al futuro e, come nel suo lavoro, anche in seno alla sezione samaritana vuole progredire. «I samaritani della sezione sono nel mio cuore.» I quadri della sezione lo vedono come un possibile monitore. «Posso immaginarmi, più in là nel tempo, nella funzione di monitore o responsabile di un corso e trasmettere così il mio entusiasmo e le mie conoscenze nei primi soccorsi.» Ma per ora si concentra sulle sue priorità, ossia il lavoro e un possibile nuovo riorientamento. La sua esperienza di samaritano, acquisita durante i servizi sanitari, lo aiuta in questo. «A causa della pandemia, tuttavia, molti esercizi sono stati annullati e quindi non ho potuto mettere in pratica quello che avevo imparato», dice il ventottenne. Pertanto adesso non vede l’ora di riprendere i servizi sanitari, come volontario, anche al di fuori della sua sezione di appartenenza. Con molto piacere ricorda infatti i servizi prestati in occasione della Festa federale di ginnastica di Aarau, della grande Festa federale di lotta svizzera di Zugo o all’Open Air di Gampel. «Senza i volontari tutti questi eventi non sarebbero possibili.»

CHI È FABIAN

Nome e cognome: Fabian Kästli Professione: giardiniere Età: 28 anni Stato civile: celibe, senza figli

This article is from: