Rendoconto

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www.altremuse.it ISBN 88-900995-2-0 © 2005 AltreMuse Associazione Culturale, Matera Questo volume è realizzato con carta riciclata

Non è il cammino che è difficile è il difficile che è cammino Percorriamolo insieme KIERKEGAARD




Premessa On. Luciano Violante

Quello del Parlamentare è un lavoro difficile. Occorre tenere un costante rapporto tra vicende nazionali e vicende locali, destreggiandosi con pari abilità sulle questioni di quartiere e sui grandi problemi del Paese. Occorre ascoltare e risolvere i problemi di chi ti parla, o per lo meno cercare di risolverli. Occorre prevedere gli sviluppi di vicende che apparentemente poco significative possono, invece, diventare decisive. Salvatore Adduce, in questa cronaca-racconto di cinque anni di lavoro a Montecitorio, ci presenta l’esempio di come si può essere un eccellente parlamentare nazionale ed un altrettanto eccellente rappresentante dei problemi e degli interessi locali. Molti, in fine legislatura, scrivono un rendiconto per gli elettori. Salvatore ha fatto molto di più. Chi legge queste pagine, e spero che siano in tanti, innanzitutto si avvicina a un Sud d’eccezione, che sfugge a tutti gli stereotipi. La Basilicata è da tempo considerata una delle regioni italiane meglio organizzate e meglio governate. Queste qualità dipendono dal temperamento fermo e operoso dei suoi abitanti, da un’educazione sobria, da un’idea di solidarietà basata sulla costruzione, non sulla distribuzione. Ma sono anche frutto della capacità che hanno avuto in quella regione i quadri del nostro partito e della DC, al momento del crollo della Prima Repubblica, di individuare nella salvezza e nella continuità del patrimonio migliore di quei partiti la base sulla quale costruire il futuro 5


della comunità. Leggiamo la cronaca della rivolta di Scanzano, quando i diritti dei cittadini vinsero, grazie al lavoro di uomini come Salvatore Adduce, sulla prepotenza di un Governo che pretendeva di avvelenare uno dei luoghi più fertili del nostro Paese. Nel racconto c’è una pagina quasi emozionante sulle concitate fasi che precedettero la sconfitta del governo e il ritiro dal decreto della norma relativa a Scanzano. Ma leggiamo anche del miracolo della burocrazia in favore dei Sassi di Matera. Il governo, nella proposta di legge finanziaria 2002, cancella il finanziamento per i Sassi. Adduce capeggia l’insurrezione dei parlamentari della regione e di una grande parte dell’opposizione sensibile allo straordinario valore culturale di quel patrimonio. Alla fine, il governo è costretto a dare parere favorevole all’emendamento Adduce e per uno strano gioco delle cifre addirittura il finanziamento si raddoppia. Pagine altrettanto vive sono dedicate a vicende nazionali, dal “Resistere, resistere, resistere” di Francesco Saverio Borrelli, procuratore generale di Milano, alla visita di Giovanni Paolo II a Montecitorio. Ci sono poi le vicende politiche del quinquennio, dal difficile congresso che tengono a Pesaro i DS alle vittorie elettorali del centrosinistra progressivamente crescenti anno dopo anno sino al successo straordinario nelle Regionali del 2005. Una cronaca, questa, da leggere tutta d’un fiato e da conservare come segno di un lavoro tanto scrupoloso quanto efficace. Uno dei problemi storici della politica nel Mezzogiorno è il superamento della visione notabilare e familistica del mandato parlamentare. Il deputato o il senatore costruiscono un proprio rapporto con le proprie clientele che non si colloca dentro un’organizzazione politica o all’interno di un movimento di idee. È un fenomeno che tutt’ora non è tramontato. Ma Salvatore Adduce con il suo impegno avveduto ed energico appartiene ad un’altra categoria, quella dei 6


dirigenti politici capaci di concepire l’impegno parlamentare come un servizio per il Paese e per il partito, senza fronzoli e con risultati visibili. Questo suo libro schietto e sintetico ne è la riprova.

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Una semplice ragione Paolo Tritto

Sono stato felice di aderire alla proposta che mi ha fatto Salvatore Adduce di collaborare alla realizzazione di questo libro, soprattutto perché dovevamo tracciare un resoconto della sua attività politica durante la XIV legislatura parlamentare. È giusto non disperdere quello che nella vita si costruisce; per questo, è necessario mantenere vivo anche tutto ciò che di buono la politica riesce a mettere in piedi. E qui sento già il lettore brontolare; si ritiene comunemente, infatti, che i politici non possano fare niente di buono. Non mi permetto di contestare la libertà di giudizio del lettore, che è una cosa sacrosanta. Anche in questo caso, vale il principio che il popolo è sovrano. Però, ai lettori faccio un invito: leggete questo resoconto politico. Poi giudicherete. Avrete qualche elemento in più per promuovere o per bocciare il lavoro fatto dal parlamentare Salvatore Adduce. A me preme che comunque ciascuno possa avere la consapevolezza di quello che è stato fatto e di quello che non è stato fatto. Perché non dobbiamo nascondere nemmeno l’esperienza del limite dell’azione politica, dell’impotenza. Si dice spesso “Se un politico vuole…”, “Se c’è la volontà politica, tutto si ottiene”. Magari fosse così. Ma chi di noi poteva fare qualcosa davanti alla scuola di Beslan? Qualcosa, a parte versare lacrime amare? Questa è la vita. E, come vedete, nemmeno la politica sfugge alla vita. Per fortuna – aggiungo. 9


Ho aderito, dunque, a questo progetto editoriale perché apprezzavo che un parlamentare volesse presentarsi ai cittadini con un bilancio del proprio lavoro. Lo ritenevo un atto di umiltà, di onestà intellettuale, ma anche di coraggio. Si sa che gli uomini politici evitano questo, cercano di sottrarsi al giudizio degli elettori. Ma bisogna trovarlo questo coraggio; io credo che la democrazia imponga il dovere di fornire ai cittadini tutti gli elementi per poter adeguatamente giudicare, anche se questo comporta una fatica non trascurabile e il rischio di essere mandati a casa. In questi anni – ormai non sono pochi – ho avuto la fortuna di osservare da vicino il lavoro politico portato avanti dall’onorevole Adduce. Ho notato, in particolare, che egli e Filippo Bubbico, insieme a tanti altri, hanno introdotto un nuovo metodo di lavoro. In loro ormai non rimane nessuna traccia del vecchio meridionalismo che aveva un approccio problematico alla nostra realtà locale. In questa ottica nuova – più che nuova, rivoluzionaria! – il punto di partenza non sono tanto i problemi che si presentano, quanto le risorse che il territorio può offrire. Ma il Mezzogiorno d’Italia ha delle risorse? Certo che sì. Anzi, Bubbico e Adduce ci hanno dimostrato quanto grandi siano queste risorse. In questo libro se ne parla diffusamente e il lettore potrà rendersi conto direttamente di ciò che voglio dire. Penso all’acqua; quanto scempio se ne è fatto in passato di questa che invece deve essere considerata la prima delle risorse. Ma penso anche, ovviamente, al petrolio, al turismo, ai giacimenti archeologici e alla cultura in generale, all’ambiente e non soltanto all’ambiente naturale, perché pure il paesaggio umano, l’architettura, devono essere considerate parte integrante delle risorse ambientali. Quanta saggezza c’è in questo nuovo metodo di lavoro. Qui voglio fare un esempio banale. Quale padre di famiglia si metterebbe a tavola all’ora di pranzo intrattenendo i figli con un bel libro sul triste problema della povertà? E invece di mettere il pane in tavola, cominciasse a leggere qualche toccante brano sul tema della mi10


seria? Anche se si è poveri in canna, il punto è cercare comunque qualcosa nella dispensa. Magari si troverà poco, soltanto un pezzo di pane; ma è meglio delle chiacchiere sull’arretratezza della nostra condizione. Perché avere cognizione dei problemi che ci affliggono, non serve più di tanto. Non serve, se c’è qualcuno che ci tende la sua scodella vuota. La piccola “rivoluzione” che è stata fatta in Basilicata consiste – credo – proprio in questa innovazione metodologica, in questo nuovo approccio alla realtà. Noi non possiamo guardare alla realtà come a un dato negativo. Ogni uomo ha bisogno di cogliere la positività del reale. Si sa che ogni attività economica ha il suo fondamento proprio in questo rapporto di fiducia con la realtà. È un po’ strano che sia io a dover sostenere questo, non avendo alcun titolo per farlo. Tra l’altro, io non sono uno di quelli che sono “scesi in campo” – come ama dire qualcuno – né, in politica, mi considero un “allineato”. Anzi, non lo nascondo: in occasione delle varie consultazioni elettorali, ho votato ora qua, ora là. Ritengo, in verità, di appartenere a quel gioiello antropologico che è il popolo degli indecisi. Sono un qualunquista? Può darsi; ma vorrei tentare di spiegare le mie idee politiche, per quel poco che possono valere. Se io fossi vissuto negli Stati Uniti, prima della seconda guerra mondiale, avrei seguito con entusiasmo le idee del presidente F.D. Roosevelt. Tra tutti gli uomini di Stato della storia recente, ritengo Roosevelt il più grande, il più vicino alla gente e anche il più attuale. Credo che sia necessario, soprattutto da parte della sinistra italiana, recuperare l’esperienza politica di quest’uomo. E ciò anche perché l’America degli anni Trenta era molto simile al nostro paese, in particolare al Mezzogiorno italiano di oggi. Il modello economico liberista aveva portato la nazione americana, pur ricca di risorse, sull’orlo del baratro e, come ha scritto qualcuno, c’era chi “in quell’inverno dell’anno 1930, non aveva soldi nemmeno per riscaldare la stanza dei bambini”. Inoltre, un lavoratore su quattro aveva perso il lavoro; e anche questo mi fa venire in mente il meridione italiano 11


di oggi. Il successo della campagna elettorale del 31° presidente americano fu legato a una frase che egli pronunciò all’inizio: «Io credo che possiamo ottenere quello che ai sindacalisti è stato negato». Benché fosse rimasto immobilizzato su una sedia a rotelle per la poliomelite, tirò fuori una forza straordinaria. E tutta la sua campagna elettorale fu una marcia trionfale; tanto è vero che il suo avversario dovette accontentarsi soltanto delle briciole, aggiudicandosi appena sei Stati. Non spetta a me suggerire le soluzioni per risollevarci da questo triste momento e per risolvere la grave crisi economica in cui si è venuta a trovare oggi la nostra nazione. Ma dico che chiunque voglia candidarsi a guidare questo nostro paese, deve avere la percezione netta del dato drammatico riguardo al disagio in cui versano troppe famiglie. Nessuno ha il diritto di passare sopra a questo dato di fatto. Perché non dobbiamo trascurare che come nell’America dell’anno 1930 molti di noi – Dio non voglia! – potrebbero avere qualche difficoltà perfino a riscaldare la stanza dei loro bambini. Ma nemmeno è il caso di lasciarsi prendere dallo sconforto. Anche qui voglio citare una frase di Roosevelt, piena di ironia e che mi piace molto: «Grazie a Dio le nostre difficoltà non riguardano che le cose materiali». «I titoli sono precipitati fino a livelli irrisori; le tasse sono salite; la nostra capacità di pagare è ridotta; ogni ramo dell’amministrazione è minacciato da una seria riduzione di entrate; i mezzi di scambio sono congelati nelle correnti commerciali; le foglie cadute dai rami dell’impresa industriale si ammonticchiano da ogni parte intorno a noi; gli agricoltori non trovano mercato per i loro prodotti; in migliaia di famiglie i risparmi accumulati da anni sono scomparsi. Fatto ancor più importante, schiere e schiere di cittadini disoccupati devono affrontare il terribile problema dell’assistenza, mentre altre si affaticano al lavoro con pochissimo profitto. Solo uno sciocco ottimista potrebbe negare la triste realtà di quest’ora…» Queste parole richiamano molto bene la situazione italiana di 12


oggi. Ma, in realtà, non sono riferite all’Italia dei nostri giorni. Queste parole le ha pronunciate F.D. Roosevelt all’inizio del suo mandato come 31° presidente degli Stati Uniti d’America. Dicevo che non dobbiamo lasciarci prendere dallo sconforto perché se ce l’hanno fatta gli americani, perché non possiamo farcela anche noi? So perfettamente che riguardo a ciò lo scetticismo di noi italiani è molto profondo, per noi non dovrebbero valere i paragoni con le nazioni più progredite della nostra. Ma perché no? Sono sicuro che il nostro paese possa fare meglio di ciò che è stato fatto fin qui. Come dimostra quello che è avvenuto in Basilicata, abbiamo tante risorse che non sono adeguatamente utilizzate. Non dobbiamo farci prendere dalla tentazione di incrociare le braccia, come se attendessimo tempi migliori; come se attendessimo, per esempio, un momento politico migliore. Questo è sbagliato. Bisogna rimboccarsi le maniche già adesso. Salvatore Adduce, per esempio, ha lavorato in un Parlamento dove la forza – parlo della forza numerica – della controparte politica era schiacciante. Eppure, ha costruito qualcosa. Dobbiamo vivere il nostro presente, in qualsiasi condizione ci troviamo a operare. Nell’ora del successo e in quella dell’insuccesso. Dobbiamo vivere nella maniera migliore il nostro presente, per la semplice ragione che questo è il nostro momento. Questo libro è stato costruito a più mani. Non è stata una necessità, ma una scelta consapevole. Perché è finito il tempo dell’intellettuale isolato dal mondo. Anche scrivere un libro è un “gioco di squadra”. Salvatore Adduce ha scritto i testi. Come potrete vedere, egli si rivolge al lettore in prima persona. Anche questa è stata una scelta. Io ho curato la struttura del volume, la successione cronologica degli avvenimenti. Qualche volta mi sono spinto anche oltre, sollecitando l’autore ad alcuni approfondimenti. Altre volte, soprattutto quando si toccavano argomenti generali di attualità, mi sono intro13


dotto indebitamente con qualche giudizio personale. Forse in alcuni punti sono stato un po’ banale o impreciso. La colpa è solo mia. L’obiettivo di questo libro è quello di tracciare una prima, anche se parziale, ricostruzione storica della XIV legislatura parlamentare. Lo abbiamo fatto nella consapevolezza di non avere a disposizione gli strumenti per un lavoro rigorosamente scientifico. Questo spetterà agli storici, quando verrà il momento. Più semplicemente, abbiamo messo a punto un resoconto di tipo giornalistico, avvalendoci, in particolare, della cronologia dei principali avvenimenti nazionali, messa a punto dalla Fondazione di ricerca Istituto Carlo Cattaneo di Bologna. Nello stesso tempo abbiamo voluto offrire al lettore un punto di vista particolare; queste pagine infatti possono documentare come appare la politica italiana vista lontano da Roma, da una regione periferica come la Basilicata. Devo ringraziare, per la collaborazione, alcuni preziosi amici. Innanzitutto Francesco Bianchi, collaboratore di Salvatore Adduce e nostro “archivio vivente”, cui abbiamo potuto attingere a piene mani e abusando talvolta della sua pazienza. Ringrazio anche Antonio Andrisani che come sempre, con il tocco delle sue soluzioni grafiche, sa trasformare un testo scritto in un oggetto di valore; merito, soprattutto, della sua creatività e della sua professionalità. Le immagini utilizzate in questo volume sono state cortesemente concesse da alcuni amici, in particolare da Benedetto Garofalo. Altre sono tratte dagli archivi dell’ANSA e di Antonio Genovese, un fotoreporter “figlio d’arte” che opera a Matera. Ringrazio tutti per la disponibilità e la cortesia.

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2001

Netta vittoria elettorale di Silvio Berlusconi Depenalizzato il falso in bilancio Introdotto lo “scudo fiscale” per il rimpatrio di capitali Vertice G8, scontri a Genova 11 settembre, attacco agli USA Operazione Enduring Freedom, inizia l’invasione dell’Afghanistan Incidente aereo a Linate, muoiono 118 passeggeri Referendum sul Titolo V della Costituzione Congresso DS a Pesaro Il diritto di voto è esteso agli emigrati

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New York, 11 settembre

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13 maggio. L’esito del voto per le politiche assegna al centrodestra una maggioranza di seggi parlamentari senza precedenti nella storia repubblicana: 368 seggi su 630 alla Camera, 177 seggi su 315 al Senato. La Lega scende sotto la soglia del quorum. Nel centrosinistra, sconfitto sonoramente, si registra una buona affermazione della Margherita di Rutelli, mentre i DS sono vicini al minimo storico. Rifondazione centra il quorum, Di Pietro lo manca, come pure Democrazia Europea di Sergio D’Antoni. In Basilicata, invece, ancora una volta vinciamo dappertutto con 11 seggi contro 3, tra Camera e Senato. Si è votato anche per le amministrative. Il 27 maggio si torna alle urne per i ballottaggi. Il risultato è una parziale rivincita per il centrosinistra che conquista alcune grandi città. A Roma viene eletto sindaco Veltroni, a Napoli si afferma la Jervolino e a Torino vince il DS Chiamparino. Quando il 30 maggio ha inizio ufficialmente la XIV legislatura del Parlamento, nessuno può immaginare la straordinaria portata degli eventi che si sarebbero succeduti. Noi deputati siamo consapevoli che la storia della democrazia italiana è giunta a una svolta. Gli anni precedenti, dopo una fase di parziale ripresa della speranza nei confronti della politica italiana, sono stati segnati, purtroppo, da un generale clima di sfiducia dell’opinione pubblica. Questo sentimento viene alimentato proprio 17


da Berlusconi e dalla sua ideologia dell’antipolitica, alla quale si deve in parte il suo successo. Saremmo stati in grado di rilanciare un’istituzione così importante come il Parlamento, luogo in cui si manifesta, nella sua pienezza, la sovranità popolare? Presidente della Camera è eletto Pierferdinando Casini, del gruppo UDC. L’ex-presidente Luciano Violante, dopo un braccio di ferro con Fabio Mussi, è eletto capogruppo dei DS.

Un impegno cruciale Lo stesso presidente della Camera fa riferimento, nel suo discorso di insediamento, all’impegno cruciale che attende il nuovo Parlamento. Ma quanto più alti sembrano l’impegno e la sfida che dobbiamo affrontare, tanto più sentiamo di dover assumerci una particolare responsabilità personale. Sono reduce da un’intensa esperienza di consigliere regionale, eletto nella lista PDS per la prima volta nel 1995 e primo e unico eletto dei DS, in provincia di Matera, alle elezioni del 2000. Dopo di me, Maria Antezza mancava il risultato pur con un ragguardevole numero di preferenze. I DS, infatti, avevano ottenuto circa 23.000 voti di lista, non sufficienti a far scattare l’elezione del secondo consigliere regionale. Il sistema elettorale delle regionali, infatti, finisce per premiare i piccoli partiti. Quelle elezioni avevano visto il trionfo di Bubbico presidente. Con lui avevo collaborato ininterrottamente, con una frequentazione quasi quotidiana, avendo io svolto sempre la funzione di capogruppo prima del PDS e poi dei DS. Dopo solo un anno dall’inizio della VII legislatura regionale mi era stata proposta la candidatura alla Camera. La decisione era stata assunta dai DS dopo un confronto piuttosto vivace. La sinistra interna al partito, infatti, sosteneva la candidatura dell’avv. Enzo Santochirico. E non erano pochi i compagni, a cominciare da Mimmo Smaldone, segretario provinciale, contrari a un mio passaggio in Parlamento proprio in considerazio18


ne del fatto che l’unico consigliere regionale in provincia di Matera avrebbe finito per essere Maria Antezza, che aveva aderito ai DS provenendo dai Laburisti di Valdo Spini, quella parte del vecchio PSI che non aveva condiviso le scelte dell’ultima fase politica di Bettino Craxi. Insomma, un po’ di rivalità personali, un po’ di vecchio spirito antisocialista, avevano provocato non poche discussioni. Io stesso, in verità, non ero propriamente entusiasta di dover lasciare la Regione dove avrei potuto continuare a lavorare intensamente anche sulla base dell’esperienza già maturata. Avevo deciso, infine, di accettare la candidatura anche per aprire maggiori spazi al gruppo dirigente della provincia di Matera. Confortato dai buoni consigli di un autorevole compagno, il sen. Angelo Ziccardi, storico leader riformista del vecchio PCI e poi dei DS con cui mi piace spesso confrontarmi.

Grandi trasformazioni Nel corso della VI legislatura regionale (1995-2000) il centrosinistra aveva messo mano a un’opera di grandi e importanti trasformazioni, a partire dall’apparato istituzionale. Risulteranno decisivi una nuova visione dell’uso delle risorse naturali e il tentativo di inaugurare una diversa politica industriale ma anche l’accesso di tutte le famiglie lucane alle nuove tecnologie informatiche attraverso il progetto “un computer in ogni casa” con cui sono stati erogati 82 mila contributi. Dal 18 gennaio 2002 è attivo il portale Basilicatanet.it che oggi ha 110 mila utenti e una media di 13 mila visite al giorno: un rarissimo esempio del genere, gestito da un soggetto pubblico. La decisione dell’ENI di procedere all’estrazione del petrolio nella Val d’Agri ha posto al centrosinistra problemi di enorme e inedita portata ambientale, economica e sociale. È proprio Bubbico, su delega del presidente Dinardo, che si occupa di questo problema in qualità di vice presidente. Così come si occuperà dell’altra grande 19


e irrisolta questione lucana: l’acqua. Il nostro progetto era chiaro: concepire le grandi risorse che madre natura ha regalato alla nostra piccola regione come nuova occasione di sviluppo e, soprattutto con l’acqua, assicurare l’erogazione di quel bene primario a tutti i cittadini lucani a un prezzo equo. In buona misura, gli obiettivi preposti sono stati raggiunti. Prima l’accordo con l’ENI poi quello con la Total, hanno consentito di reperire risorse aggiuntive a favore del territorio senza stravolgere l’ambiente. 350 milioni di euro sono stati destinati al solo Programma Val d’Agri per lo sviluppo dell’area. Progetti di monitoraggio e di salvaguardia ambientale vengono finanziati dai proventi dell’estrazione. Come la manutenzione idraulico-forestale del territorio che offre un supplemento di giornate lavorative a migliaia di braccianti agricoli nel settore della forestazione. Sull’acqua peraltro abbiamo operato una vera e propria rivoluzione. In Basilicata, nel corso di molti decenni sono stati realizzati molti invasi che soddisfano soprattutto il grande bisogno di acqua della Puglia per uso sia potabile sia industriale e agricolo. La nostra regione ha sempre contato poco nel governo dell’acqua che è andato assumendo un valore strategico crescente. La gestione degli acquedotti è in mano ad Acquedotto Pugliese. Una situazione emblematica e paradossale: l’acqua è in Basilicata ma la gestisce l’Ente Autonomo Acquedotto Pugliese (dal 1999 trasformato in Società per Azioni). E questo dall’inizio del secolo scorso. Era necessario, dunque, mettere mano a un’opera che consentisse finalmente ai lucani di esercitare il ruolo che loro compete. Questo è stato possibile anche grazie alle nuove disposizioni europee e statali varate negli anni precedenti, come la Legge Galli n. 36/1994. Preparato nel corso di innumerevoli riunioni, viene quindi firmato nel 1999 l’accordo di programma con la Puglia e il ministero dei Lavori Pubblici per l’utilizzazione delle risorse idriche. Nel 2001 la Regione dà piena attuazione alla legge 183/1989 sulla difesa del suolo e costituisce l’Autorità di Bacino interregio20


nale per prevenire il dissesto, avere una visione organica del territorio, supportare l’autorità di governo nelle scelte che riguardano gli invasi. Nel 2002 si costituisce ed entra in funzione Acquedotto Lucano S.p.A. (Presidente l’avv. Enzo Santochirico), partecipato dai comuni lucani e dalla Regione, che gestirà il servizio idrico integrato per il nostro territorio. Il 27 maggio 2004 si firmerà a Roma l’accordo che fissa la tariffa all’ingrosso con cui si stabilisce il prezzo dell’acqua a carico della Puglia, si trasferisce il servizio idrico in Basilicata ad Acquedotto Lucano e conseguentemente si procede alla vendita delle azioni di Acquedotto Pugliese detenute dalla Basilicata (13% circa) alla Regione Puglia: dopo quasi cento anni ci affranchiamo da questa dipendenza. Anche nelle politiche industriali la “piccola” Basilicata ha saputo fare la sua parte: è la prima regione del Sud ad approvare una legge (L.R. n. 1/2001) sull’istituzione dei distretti industriali e dei sistemi produttivi locali. La spinta è venuta innanzitutto dal polo del mobile imbottito di Matera che nel corso degli ultimi venti anni si è proposto all’attenzione internazionale grazie a due grandi imprenditori del luogo, Nicoletti e Calia. I quali, insieme a Natuzzi, hanno raccolto la sfida del mercato globale non solo producendo divani, ma determinando mutamenti economici e sociali in un’area che ancora risentiva dei retaggi di un’antica economia meridionale prevalentemente assistita. Questi imprenditori hanno realizzato non un semplice prodotto industriale ma anche una cultura del fare, della ricerca, dell’organizzazione, del design, del gusto, della qualità che è stata capace di incidere profondamente nel tessuto sociale di una vasta area della nostra regione e che anche tra tante difficoltà costituisce un patrimonio di prima grandezza del nostro territorio. Proprio grazie all’impegno di Nicoletti e Calia, infatti, è stato possibile mettere mano a uno strumento innovativo, il distretto, che servirà anche ad altri settori produttivi. Nel materano diventeranno 21


operativi, infatti, due distretti: quello del mobile imbottito e, dal maggio 2004, quello agroalimentare del Metapontino.

Compagni di viaggio La campagna elettorale per le politiche è stata intensa. Ho avuto la fortuna di svolgerla con un “compagno di viaggio” come il prof. Giampaolo D’Andrea, esponente nazionale della Margherita, candidato nel collegio senatoriale. D’Andrea giunge a Matera, reduce da una robusta esperienza di governo come sottosegretario ai Beni culturali e si integra quasi subito nel nostro ambiente. Abbiamo condotto la campagna elettorale praticamente da “siamesi”, come testimonia il materiale di propaganda. Non mi dispiaceva affatto presentarlo, per strada o negli incontri affollati, a tante persone che lo conoscevano solo per la sua fama di parlamentare europeo e nazionale, e prima ancora per essere stato consigliere regionale oltre che apprezzato assessore alla programmazione. D’altra parte, negli ambienti materani che “contano” non era passato inosservato il suo impegno a favore del nostro patrimonio culturale: il 13 febbraio 2001 con il ministro Giovanna Melandri aveva preso parte a Matera alla firma dell’accordo di programma in materia di beni culturali che prevedeva una spesa 125 miliardi di lire e che Giampaolo al ministero aveva personalmente seguito con molta cura. Curiosità di questa campagna elettorale: io ho come principale rivale il mio “compaesano” e avversario di sempre, il sen. Saverio D’Amelio. Sindaco del mio paese, Ferrandina, D’Amelio è stato un mattatore della politica d’altri tempi vissuta ed esercitata con la cultura tipica della vecchia classe dirigente meridionale: grande attenzione alla rete di rapporti personali e una bella predisposizione alle “relazioni corte”. Una spiccata capacità a stare dalla parte del governo a Roma e in posizione critica con lo stesso governo sul territorio, praticando e innovando la lezione dei classici del ribel22


lismo meridionale. Capace di un uso spensierato e non raramente improduttivo delle risorse del bilancio pubblico. Ma anche persona in grado di farsi carico con continuità impareggiabile dei problemi della gente. D’Andrea, invece, si trova di fronte non solo il candidato del centrodestra, il sen. Corrado Danzi, ma anche inaspettatamente l’on. Vincenzo Viti, candidato per Democrazia Europea. Singolare risulta il conflitto tra uomini provenienti dalla stessa esperienza e cultura politica. Viti è stato uno degli esponenti di primo piano della DC a livello regionale e nazionale come D’Andrea. È un uomo che ha una notevole formazione culturale ed è dotato di un’oratoria accattivante. Si stava lavorando all’ipotesi di una sua candidatura nella nostra coalizione; e invece, alla fine, insieme a Colombo, Viti decideva di provare l’esperimento di Sergio D’Antoni e di candidarsi con questa nuova lista. Il sen. Danzi e l’on. Viti contavano evidentemente su un voto che premiasse la loro “materanità” in contrasto con la presunta “estraneità” di Giampaolo. Si sbagliavano entrambi. Apriamo una decina di comitati elettorali a Matera città. In ognuno, c’è almeno un responsabile: quello centrale di via XX Settembre con la dottoressa Eleonora Lauro, Dina Laurino e Lello Lamanna che al computer è un vero drago. Lello è un ragazzone alto due metri. Parente di Corrado Danzi ma mio grande amico, per cui decide di stare dalla mia parte in campagna elettorale. È afflitto da un terribile male, la SLA, che nel giro di due anni se lo porterà via. In via Trabaci c’è Raffaella Olivieri, moglie di Gaetano Santarsia, assessore al comune di Matera, con il papà di Gaetano. In via Nazionale la sede viene consegnata a Maria Antezza e famiglia. Ancora un comitato nel Rione Agna. A S. Giacomo l’inesauribile Maria Antonietta Federico, “sisma”, con il marito Emanuele Tralli. La “voce” ufficiale di questa come di tante campagne elettorali è quella di Vincenzo Lionetti che con l’automobile fa il giro della città, annunciando dagli altoparlanti i vari eventi pubblici. Nei 14 paesi del collegio contiamo sulla rete e i gruppi dirigenti dei partiti 23


della coalizione a cominciare dai DS e La Margherita. A coordinare il tutto, l’instancabile Roberto Cifarelli, presidente del Parco delle Chiese Rupestri e della Murgia materana. Impareggiabile e prezioso organizzatore di eventi. Capace di coinvolgere singoli, associazioni, gruppi di ogni genere. Osservatore acuto della nostra realtà e mio amico personale. Accanto a lui quasi sempre Franchino Cosentino e Francesco Bianchi che si occupano della logistica: predisposizione delle sedi, distribuzione del materiale di propaganda; spesso mi accompagnano con l’auto nei vari tour per i paesi. In quest’ultimo ruolo, posso contare anche sulla preziosa collaborazione di Michele Motta. La campagna elettorale si apre a Matera al cinema Duni con una bella e affollata manifestazione. Sul palcoscenico ci siamo solo io e Giampaolo presentati da Giovanni Scandiffio, giornalista particolarmente versato nell’arte del conduttore televisivo. Tutti i giorni si svolgono decine di incontri e il clima è di grande serenità. Concluderemo anche con un concerto di Edoardo Bennato in piazza della Visitazione con una fugace apparizione mia e di Giampaolo e al seguito mio figlio Dario di sette anni: salutiamo migliaia di ragazzi e ragazze che sono lì per la musica. L’evento è organizzato da Elio Bergantino, il più stretto collaboratore di Angelo Minieri, sindaco di Matera. Il 30 maggio del 2001 faccio il mio ingresso a Montecitorio, per affrontare il mio impegno parlamentare. Come da tradizione, un collega “anziano” deve fare da cicerone per far conoscere al “novizio” il grande palazzo della democrazia. Nel mio caso è Antonio Luongo, entrato alla Camera già nel 1999 in occasione delle elezioni suppletive dopo le dimissioni di Gianni Pittella eletto al Parlamento Europeo. Il 13 giugno, terza seduta della legislatura, sono chiamato a far parte della Giunta delle elezioni e il 20 giugno inizio la mia attività nella IX Commissione (Trasporti, Poste e Telecomunicazioni). Già il 1° giugno firmo, insieme a tanti colleghi – primo firmatario l’avv. on. Pisapia di Rifondazione Comunista – una proposta 24


di legge che prevede l’istituzione della giornata nazionale contro la pena di morte. E, sempre a giugno, la proposta di legge per vietare l’impiego di animali in combattimenti clandestini o competizioni non autorizzate (diventerà la legge 20 luglio 2004 n. 189).

Una luna di miele Il 21 giugno il governo Berlusconi ottiene la fiducia della Camera dopo aver ricevuto, nella giornata precedente, quella del Senato. Per una singolare coincidenza, nello stesso giorno, la rivista economica americana Forbes pubblica la classifica degli uomini più ricchi del mondo. Ai primi posti c’è Silvio Berlusconi, presidente del Consiglio, il più ricco degli italiani. Nel nostro partito, invece, dopo la sconfitta elettorale affiorano i primi forti contrasti. Il 25 giugno si svolge un’infuocata direzione nazionale dei DS. Lo scontro più duro è tra D’Alema e Cofferati. Il leader della CGIL denuncia gli errori commessi da D’Alema: la bicamerale, le critiche rivolte al sindacato e quindi l’aver voluto governare al posto di Prodi. Cofferati riaccende le speranze della sinistra interna DS, sicura di aver trovato un candidato per la segreteria da contrapporre a quello che sembra ormai destinato a diventare il segretario nazionale: Piero Fassino. Due giorni dopo presento la prima interrogazione come primo firmatario, chiedendo conto al ministro delle Poste e Telecomunicazioni della soppressione del Centro postale operativo di Matera – per anni ha operato nell’area di sviluppo artigianale della città – e del trasferimento del personale in servizio, 37 unità, in uffici della provincia e dell’area murgiana. La risposta del ministro, come del resto era prevedibile, è burocratica. Solleverò un problema analogo ad agosto per la sede materana della Telecom. Siamo nel corso dei 100 giorni successivi all’insediamento di questo secondo governo Berlusconi. Già dai primi atti è chiaro quel25


lo che ci aspetta: l’Italia non ha molto da sperare per un futuro migliore. Il 2 agosto la Camera approva l’articolo 5 della legge sul diritto societario che colpisce duramente i benefici fiscali delle Società cooperative. Ma l’aspetto della riforma che ha scatenato le giuste ire dell’opposizione è la legge che depenalizza il falso in bilancio. I servizi giuridici della Commissione europea dichiareranno che le nuove regole introdotte nel Codice civile italiano (art. 2621) relative al falso in bilancio sono contrarie alle regole comunitarie. Noi deputati del centrosinistra escogitiamo un modo provocatorio e diretto per dire no a un provvedimento davvero scandaloso che non ha eguali nei paesi a economia capitalista. Infatti, persino l’amministrazione Bush, dopo lo scandalo Enron, ha inasprito le sanzioni per il falso in bilancio proprio per difendere i risparmiatori privati. Per decine e decine di volte, nell’aula di Montecitorio risuona una sola dichiarazione – ripetuta dai deputati dell’opposizione nei loro interventi – il cui testo, ripetitivo e martellante, è il seguente: Il paese deve sapere che la nuova disciplina del falso in bilancio è la soluzione legislativa dei guai giudiziari del Presidente del Consiglio in carica, onorevole Silvio Berlusconi. La formulazione proposta dal partito di Berlusconi e fatta propria dal governo presieduto dall’onorevole Berlusconi avrebbe un effetto immediato e diretto sui processi in corso che riguardano Silvio Berlusconi: tutti i reati di falso in bilancio, dei quali Berlusconi è oggi imputato nei processi All Iberian, Sme, Milan, saranno estinti per prescrizione. A ciò si aggiunga 1. che a legiferare sarà lo stesso governo presieduto da Berlusconi; 2. che la formulazione del falso in bilancio è stata proposta dal capogruppo del partito di Berlusconi in commissione giustizia; 3. che il relatore del provvedimento è il legale di Silvio Berlusconi. Inutili le accorate proteste della maggioranza. Ignazio La Russa 26


chiede di interrompere la seduta; il cauto Casini, invece, dopo i fischi e gli sberleffi che aveva ricevuto a Bologna in occasione del 22° anniversario della strage della Stazione, sa bene che un rinvio della discussione vuol dire conferire maggiore spazio e risonanza alla dichiarazione dell’opposizione, così imbarazzante per il Cavaliere. Ma l’Ulivo ha proposto anche un’altra iniziativa per evitare uno scandaloso conflitto di interessi che coprirebbe l’Italia di ridicolo agli occhi degli altri paesi democratici d’Europa; alcuni parlamentari della Margherita hanno presentato un ordine del giorno che ha il sapore della provocazione: si tratta della richiesta che Berlusconi rinunci alla prescrizione dei processi a suo carico che lo vedono imputato per falso in bilancio. È facile immaginare che il Cavaliere non accoglierà questa richiesta. Un altro provvedimento viene adottato in favore dei contribuenti più ricchi: dalla fine del 2001, in Italia non sarà più dovuta l’imposta sulle successioni ovvero sul trasferimento dei beni agli eredi. I governi dell’Ulivo avevano già stabilito una franchigia di 350 milioni di lire per successioni e donazioni, a vantaggio dell’80 per cento degli italiani che non dovevano pagare così nessuna tassa. Con l’eliminazione totale dell’imposta su successioni e donazioni si favoriscono, quindi, soltanto gli interessi dei più ricchi, in primo luogo quelli personali di Berlusconi. Particolarmente odiosa appare la decisione che il governo assume con il DL 25 settembre 2001 n. 350 – “Scudo fiscale” – che favorisce il rimpatrio e la regolarizzazione di beni e capitali illegalmente esportati all’estero. Con un prelievo fiscale di appena il 2,5%, chiunque potrà far rimpatriare in assoluta segretezza denaro prodotto in qualunque modo, anche illegalmente. Dopo esserci opposti inutilmente, proviamo a convincere la maggioranza che sarebbe almeno necessario tassare questo danaro alla stregua dei BOT (12,5%). Neanche questo è possibile ottenere.

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Un’estate terribile L’estate appena iniziata sarà segnata da fatti di cronaca molto gravi. Il 20 luglio, durante il vertice G8 in corso a Genova, in uno scontro con le forze dell’ordine intervenute per contenere le manifestazioni di dissenso, muore il giovane Carlo Giuliani, colpito da un giovane carabiniere. Altri incidenti si verificano due giorni dopo, durante un blitz della polizia nella scuola Pascoli-Diaz, occupata dai manifestanti; il bilancio è molto pesante: 89 feriti (66 occupanti e 23 agenti). Proponiamo, riguardo a questi fatti, l’avvio di un’inchiesta parlamentare. Il 31 luglio la proposta del presidente della Camera Casini, di un’indagine conoscitiva su ciò che è accaduto a Genova, è approvata a Montecitorio. Il nuovo ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, apre con un’intervista all’edizione serale del TG1 dell’11 luglio un’offensiva mediatica circa un presunto “buco” lasciato dai governi dell’Ulivo. È evidente che si tratta di un pretesto che serve al governo per giustificare l’impossibilità di mantenere gli impegni assunti con gli elettori. «Il risanamento attuato dai Governi dell’Ulivo ha solide basi – scrivo in un articolo per la Gazzetta del Mezzogiorno il 21 agosto – Berlusconi, invece, vuole realizzare solo due obiettivi: elargire a piene mani vantaggi alla parte più ricca del Paese… provocando in questo modo un buco vero e scaricando la responsabilità sui governi precedenti per presentarsi poi come il campione del risanamento…» Francesco Rutelli alla chiusura dell’assemblea costituente del 14 luglio, annuncia la nascita della Margherita, soggetto politico “unitario” che si fonda sulle culture dei quattro partiti aderenti: Democratici, PPI, Udeur e Rinnovamento italiano. Ma Clemente Mastella, leader Udeur, non interviene nel dibattito all’assemblea, e frena questo processo unitario. Indro Montanelli, decano dei giornalisti italiani, muore a Milano il 22 luglio. 28


Tenere costantemente aperto il dialogo con i cittadini del nostro collegio era l’impegno più importante che avevamo assunto io e il sen. D’Andrea nella campagna elettorale. Diventeranno abituali gli incontri pubblici a Matera e nei comuni della provincia sui vari temi di grande interesse collettivo. Cominciamo nel corso di questa estate con l’illustrazione del DPEF (Documento di Programmazione Economica e Finanziaria) che il governo presenta annualmente alle Camere, prima della pausa estiva e che anticipa l’elaborazione della finanziaria per l’anno successivo. Il documento appare lacunoso e soprattutto falsamente ottimistico sul futuro del paese. Tutti gli istituti di analisi dicono che le cose andranno molto male e il governo continua ad affermare il contrario. In questo modo si falsano le cifre e si rischia di aggravare ulteriormente la situazione. Inoltre, appare chiaro che il Mezzogiorno sarà lasciato ai margini: nel DPEF il sud non c’è. L’11 settembre, gli Stati Uniti sono colpiti da un attentato terroristico di inaudita violenza, messo in atto con aerei di linea: due Boeing 767 distruggono le Torri Gemelle, un Boeing 757 colpisce il Pentagono e un altro, pare diretto a Washington, viene abbattuto. Circa tremila i morti. «È la prima guerra del nuovo secolo», dichiara George W. Bush. Egli indica al mondo intero, nello stesso tempo, il nemico da affrontare: il terrorismo islamico e gli Stati che lo sosterrebbero. Il 7 ottobre comincia l’operazione militare denominata “Enduring Freedom” (Libertà Duratura) con la quale una coalizione, sotto la guida degli USA, invade l’Afghanistan. Preparo con i DS di Matera un incontro pubblico per il 28 settembre con Umberto Ranieri, già sottosegretario al ministero Affari Esteri e attualmente vice presidente della Commissione Esteri della Camera. Sosteniamo che agli attacchi terroristici è necessario dare una risposta forte sul piano delle relazioni internazionali. Grande solidarietà agli USA e massima determinazione contro il terrorismo. Il giorno 8 ottobre, su una pista dell’aeroporto milanese di Li29


nate, si verifica uno scontro tra due aerei. Muoiono 119 persone. Tra le cause c’è la nebbia, ma anche la mancanza di idonei strumenti per la sicurezza. Nella IX Commissione Trasporti della Camera avviamo un’approfondita e ampia inchiesta sull’affidabilità dei voli e degli scali aerei italiani. Sicurezza e crisi economica, sempre più marcata, saranno le preoccupazioni maggiormente presenti nei lavori parlamentari durante gli ultimi mesi dell’anno. Il 7 ottobre, per la prima volta nella storia della Repubblica, si vota per un referendum confermativo: gli italiani sono chiamati alle urne per approvare le modifiche del Titolo V della Costituzione sui poteri delle Regioni volute dall’Ulivo sul finire della scorsa legislatura. Vince il sì con il 64,2% dei voti. Ma vota solo il 34% degli italiani. Il referendum è valido ed è comunque una prova di maturità: gli italiani scelgono un federalismo temperato e affossano per sempre il progetto secessionista di Bossi. Nella seduta del 9 ottobre il Parlamento italiano dice sì all’attacco americano in Afghanistan, iniziato qualche giorno prima. Si spacca il centrosinistra. Divisioni nei DS. Nella Margherita affiorano dubbi. Verdi, PdCI e PRC sono contrari. Prevale il meccanismo delle astensioni incrociate sulle mozioni di maggioranza e opposizione. L’invio di militari italiani sarà votato a novembre. A ottobre mi rivolgo al ministro dei Trasporti per sapere se nel Piano Trasporti siano confermate le risorse già stanziate dai Governi dell’Ulivo per la ferrovia Ferrandina-Matera-Bari e i tempi per il completamento di un’opera attesa dall’intero territorio; chiedo anche se il governo consideri effettivamente tale infrastruttura tra le priorità del suo programma. Comincia da qui una lunga e controversa interlocuzione con il governo che porterà a conclusioni deludenti: i lavori per la costruzione della ferrovia saranno interrotti.

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Riformando e innovando Dal 16 al 18 novembre partecipo a Pesaro al 2° Congresso dei Democratici di Sinistra. In questa occasione vogliamo discutere sulle condizioni necessarie a passare dalla sconfitta alla ripresa, rilanciando l’identità riformista del partito e ripensando la nostra funzione in rapporto ai grandi mutamenti intervenuti negli ultimi anni. Al Congresso ci arriviamo nelle condizioni peggiori, dopo la sonora e prevedibile sconfitta elettorale del 13 maggio. Un bilancio complessivo non facile da svolgere: i cinque anni di governo dell’Ulivo; l’interruzione traumatica dell’esperienza di Prodi nel ‘98 per la decisione di Bertinotti di lasciare il centrosinistra; l’ingresso a Palazzo Chigi di D’Alema, prima volta per un ex-comunista, che si dimette dopo un anno e mezzo a seguito della sconfitta alle regionali del 2000; l’ultimo difficile anno della XIII legislatura con Giuliano Amato presidente del Consiglio che entra nel “tritacarne” di un centrosinistra che alla fine designa Rutelli come leader della coalizione per la campagna elettorale del 2001. Si ha l’impressione che i compagni attribuiscano la responsabilità della sconfitta e della conseguente difficile situazione, prevalentemente a Massimo D’Alema che sembra l’unico dirigente rimasto a fare da parafulmine in una situazione in cui il gioco preferito è quello di prendere le distanze da tutto quello che è avvenuto nei cinque anni di governo. Persino da parte di chi ricopriva la carica di ministro o segretario nazionale. Facciamo fatica a ragionare pacatamente. E ci vuole tutta la pazienza, che diventerà poi proverbiale, di Piero Fassino per rimediare ai danni che ci procuriamo con le nostre stesse mani. Sarà proprio lui il nuovo segretario eletto dagli iscritti con il 61,8%. Al Congresso sono state presentate tre mozioni: Fassino, Giovanni Berlinguer (fratello del grande Enrico) e Morando. In effetti la mozione Berlinguer, che ottiene il 34,1% dei consensi, viene sostenuta non solo dallo storico gruppo della “sinistra interna” ma anche da tutti quei compagni che si richiamano alle posizioni 31


di Veltroni che, pur non apparendo in modo diretto, di fatto va a rafforzare l’opposizione a Fassino. Ecco perché questo gruppo viene chiamato Correntone. Massimo D’Alema è eletto presidente del partito, dopo un teso dibattito e con l’opposizione del Correntone. A Pesaro si confrontano, innanzitutto, due diverse valutazioni sulla sconfitta elettorale di maggio e conseguentemente sulle strategie da mettere in atto per assicurare la ripresa del partito. Da una parte, la mozione Berlinguer ritiene che bisogna “declinare la propria identità” tornando ai valori di riferimento dai quali ci saremmo allontanati proprio nel corso dell’esperienza di governo che è fallita, secondo la sinistra interna, perché troppo “riformista”, poco attenta ai bisogni dei più deboli e dei lavoratori. Dall’altra, la mozione Fassino che, al contrario, ritiene che il profilo riformista del partito sia risultato appannato durante i cinque anni dell’Ulivo proprio perché ha prevalso la paura di realizzare vere trasformazioni. In definitiva, non abbiamo saputo approfittare della “grande occasione”, come già la definì Massimo D’Alema nel suo libro del 1997. Nonostante la netta vittoria della mozione Fassino, nei prossimi mesi assisteremo a un attacco, spesso violento, alle posizioni della maggioranza interna. Attacco che in alcuni casi riuscirà a modificare la linea congressuale. Un sostegno forte a questa operazione viene dato dalla CGIL di Cofferati. «Il tentativo più insidioso sarà quello di utilizzare l’indignazione suscitata dalle scelte del governo Berlusconi per imporre una correzione in senso estremistico della linea politica dell’opposizione», scriverà Umberto Ranieri in La sinistra e i suoi dilemmi (Ed. I Grilli di Marsilio). Pensando al faticoso lavoro che abbiamo fatto nella mia regione in questi anni e ai risultati congressuali che assegnano in Basilicata a Fassino oltre il 70% dei consensi, scrivo: «Abbiamo assicurato con equilibrio e senza lacerazioni il graduale ricambio dei gruppi dirigenti nel partito e a livello istituzionale. Siamo considerati in Italia, nei DS e fuori da questi, un modello, un caso da studiare per trarne spunti positivi. Tutto questo e tanto altro ancora è necessario leg32


gere nei risultati dei congressi delle sezioni. Dobbiamo continuare così, riformando e innovando». Sembra una mia critica neanche tanto velata a quello che accade a Roma nel partito. Il 20 novembre, la Camera licenzia la legge di attuazione per il voto degli italiani all’estero; diventano operative le modifiche alla Costituzione approvate durante la scorsa legislatura con la legge costituzionale 23 gennaio 2001, n. 1 con cui è stata istituita la circoscrizione “Estero”. Diciotto sono i parlamentari da eleggere: dodici deputati e sei senatori. Nella stessa giornata, insieme al collega Molinari, presento una proposta di legge per l’Istituzione del Centro italiano di studi storici sulla Resistenza meridionale con sede a Matera. Con questa proposta vogliamo anche fissare il 21 settembre, data dell’eccidio nazista di Matera, come giornata della memoria della resistenza meridionale, tuttora poco presente negli studi storici. Intervengo sui provvedimenti all’esame del Parlamento, in materia di rilancio dell’economia, di infrastrutture, di attività produttive, di accise sui prodotti petroliferi e sulla legge finanziaria per il 2002. Sollecito il governo a un maggiore impegno in favore del Mezzogiorno per offrire concrete opportunità alle nostre popolazioni e dare all’intero paese maggiore competitività utilizzando le grandi risorse umane e materiali del Sud: con gli altri parlamentari lucani dell’Ulivo ci mobilitiamo per introdurre alcuni emendamenti alla legge finanziaria.

Vinta la battaglia per i Sassi Mi tocca scoprire che nel disegno di legge finanziaria 2002 il governo, alla ricerca spasmodica di risorse per far tornare i conti, cancella completamente il finanziamento della legge 771/86 sui Sassi di Matera. Mentre con il sen. D’Andrea apriamo l’offensiva in Parlamento, si riuniscono in seduta congiunta i Consigli Comunale e Provinciale di Matera. Insieme al sindaco Angelo Minieri, ai DS e 33


all’intero centrosinistra ci adoperiamo per mobilitare intellettuali, uomini di cultura, esponenti di tante associazioni, sindacalisti, imprenditori che si pronunciano contro la decisione del governo. Poco prima che la Camera voti definitivamente la finanziaria, ricevo il sostegno dell’on. Violante, capogruppo DS, che vuole essere presente personalmente a una manifestazione sull’argomento che si tiene nel Cinema Comunale di Matera il 15 dicembre. Davanti a un pubblico molto numeroso – presenti anche esponenti del centrodestra – l’on. Violante assume l’impegno di fare tutto il possibile per scongiurare la “cancellazione” della legge 771. Anche i nostri avversari si dicono pronti a sostenere la proposta. Qualche giorno dopo, nel corso della seduta fiume alla Camera, il mio emendamento viene recepito dal relatore del disegno di legge: i Sassi avranno i finanziamenti. Scopriremo che nel passaggio al Senato è mancata la rettifica di alcune cifre. Grazie a questa “svista”, i Sassi non solo non rimarranno privi di risorse, ma riceveranno addirittura il doppio di quanto era stato concordato… Misteri della burocrazia parlamentare. Sempre nella finanziaria solleviamo il grave e mai risolto problema dei lavoratori in mobilità della Val Basento e della Interklim di Tito. Il governo accoglie la nostra proposta ma boccia il nostro emendamento con cui si dispone la proroga automatica del sussidio con l’approvazione della legge finanziaria. Purtroppo questo diniego ha provocato, dal 2002 in poi, un ritardo di otto-nove mesi nei tempi di erogazione del sussidio. Intervengo in aula anche in merito alla divisione delle azioni dell’Acquedotto Pugliese tra le due regioni Puglia e Basilicata. Sostengo di attribuire tali azioni non solo in base al numero di abitanti ma anche in ragione della quantità di acqua che viene trasferita dalla Basilicata alla Puglia. L’emendamento viene votato anche dall’on. Blasi di FI, ma questo non servirà a farlo passare. Replico a un’intervista del ministro per gli Affari Regionali, il siciliano di FI Enrico La Loggia, pubblicata dal CorrierEconomia 34


lunedì 3 dicembre. Il ministro lamenta che è «faticoso e difficile lavorare con Bassolino e con Bubbico» gli unici presidenti di regione del Mezzogiorno che appartengono al centrosinistra. Vorrebbe in sostanza un’assoluta omogeneità tra quadro nazionale, locale e regionale. Così scrivo: «La caduta di stile, che in verità non ci aspettavamo da un uomo dall’apparenza moderata, è poca cosa rispetto ai contenuti veri dell’intervista. Infatti, all’incalzare della giornalista Virginia Alimenti che gli domanda quali siano, “se pur a grandi linee, i provvedimenti che il governo sta attuando e quelli che attuerà a breve in favore dell’occupazione nel Mezzogiorno”, La Loggia risponde evasivamente, richiamando persino la famigerata legge Tremonti bis, che è stata pensata esclusivamente nell’interesse del Nord e contro il Sud. Parla il Ministro di un ancora inesistente piano delle infrastrutture. Balbetta il Ministro e la giornalista, con professionalità, insiste: “Alcuni esempi concreti, Ministro, – per pietà – esempi concreti!” E lui nulla…»

La mia giornata Questi primi mesi di lavoro alla Camera mi vedono come uno dei più assidui frequentatori dell’aula. Macino record di presenze, tanto che il settimanale l’Espresso mi dedica una citazione in un articolo sulle presenze – o, per meglio dire, sulle assenze – dei parlamentari. Sono in aula nel 98% delle votazioni. Manco solo quando l’abbandoniamo per protesta. Normalmente, la mia giornata come parlamentare, tra lavori in aula, votazioni e presenza in Commissione, inizia alle 8,30 del mattino per finire normalmente dodici ore dopo. Mi concedo una pausa di mezz’ora per il pranzo che consumo spesso in piedi alla “buvette”. Altre volte, invece, pranzo al ristorante interno della Camera, dove si cucina molto bene, si mangiano cibi sani e si spende poco: per il primo, il secondo, la frutta e l’acqua minerale si pagano solo 10.000 lire. Ma dal 2002, col passaggio alla moneta europea, anche qui il 35


prezzo passerà a 10,00 euro. Proprio al ristorante conosco il collega Riccardo Illy, re del caffè, che non può sottrarsi alla richiesta di esprimere giudizi sulla qualità della tazzina servita al bar. Il pomeriggio lo dedico al lavoro in aula e in Commissione, la serata a eventuali riunioni presso il gruppo parlamentare. Comincio a fare l’esperienza delle lunghe sedute notturne, in occasione della finanziaria. La sera in genere si cena fuori, nei ristoranti della zona. Il conto in questo caso, però, è più salato: una media di 50.000 lire che diventeranno di lì a poco 50,00 euro. Solitamente esco con i colleghi Antonio Luongo; Marisa Abbondanzieri e Renato Galeazzi, marchigiani; Alessandro Maran, friulano; Andrea Martella, veneziano; Riccardo Marone, già vice sindaco di Napoli e naturalmente Donato Piglionica di Altamura, oltre a tutta la pattuglia dei toscani. Tra loro il livornese Marco Susini che non manca, con i suoi scherzi, di tormentare assiduamente Saverio Vertone, rigoroso intellettuale torinese, saggista, traduttore dal tedesco ed editorialista del Corriere della Sera che, al di là delle apparenze, si sottopone volentieri alle burle del nostro collega. Nei giorni in cui sono a Roma, Francesco Bianchi resta nell’ufficio di Matera, mantenendosi in contatto con me per tutto il tempo. Segue insieme a me i lavori parlamentari sul canale satellitare, sempre pronto a ricevere un mio comunicato stampa o una telefonata per concordare qualche iniziativa. Oltre a ricevere ogni persona che passa dall’ufficio o che telefona, è attento anche a tutto quello che accade a Matera e in Basilicata: al mattino legge i quotidiani locali, le agenzie del portale Basilicatanet e soprattutto cerca di tenere i contatti per mettermi al corrente di tutto quello che accade. Mi manda via fax alla Camera una piccola rassegna stampa locale. Io lo informo dell’andamento dei provvedimenti e ci consigliamo su possibili sviluppi che dobbiamo dare alle questioni che seguo in Parlamento. Fornisce informazioni e documentazione a tutti coloro che lo chiedono. È come se stessimo tutto il tempo insieme, contemporaneamente a Roma e a Matera. E questo ci consente di pro36


durre buoni risultati. Infatti, è lui che predispone in ogni dettaglio gli incontri pubblici programmati. Spesso faccio appena in tempo ad arrivare a Matera il giovedì sera che già prendo parte a manifestazioni pubbliche o a riunioni. Anche il contributo organizzativo che diamo al partito e all’Ulivo è corposo. L’attività politica impegna tutto il mio tempo. Passano molti mesi senza una sosta neppure il sabato e la domenica. Un osservatore esterno potrebbe farsi l’idea che si lavora in continua emergenza. Invece è la normalità. D’altra parte ho sempre vissuto l’impegno politico, a prescindere dalla carica ricoperta, con la passione del militante e questo suscita energie straordinarie. È come se si fosse costantemente in campagna elettorale. Non posso evitare di occuparmi di ogni cosa che mi viene sottoposta direttamente o tramite gli avvenimenti che si susseguono. Non mi sottraggo neppure agli appuntamenti che Francesco o io stesso fisso a singole persone che chiedono di parlarmi di problemi personali. Se è vero che la vita di un uomo è fatta di incontri, quella del parlamentare lo è in maniera particolare. Quando esco di casa alla mattina, so già che devo andare incontro a qualcuno che mi aspetta. So che al bar o dal giornalaio o in qualsiasi posto mi fermerò, troverò qualcuno che vorrà parlarmi di qualcosa. Ognuno ha il suo problema che chiede di risolvere o almeno di affrontare insieme. Gran parte di questi problemi riguardano il lavoro: posti di lavoro da salvare, posti da inventare, soprattutto per i giovani. Per ogni persona che incontro ci vorrebbero almeno due posti di lavoro. Le richieste non riguardano, però, un lavoro qualunque, bensì il lavoro a misura di ciascuno. Ritengo che ciò sia dovuto all’elevata scolarizzazione dei miei interlocutori, e alla consapevolezza che il lavoro non è più soltanto il mezzo per procurarsi risorse per vivere, ma è lo strumento con cui realizzarsi, che perciò contribuisce al benessere della persona e, di conseguenza, di una società. Non è facile. Evitare questi incontri è praticamente impossibile e forse non sarebbe neanche giusto e poi svolgono una funzione di 37


informazione e di orientamento. In queste occasioni penso sempre al libro La raccomandazione. Clientelismo vecchio e nuovo di Dorothy Zinn, la concittadina americana che vive a Matera e che ha analizzato il fenomeno della raccomandazione. È vero, c’è una sorta di predisposizione dei nostri cittadini a ritenere che ogni problema, ogni ostacolo sia superabile attraverso una “buona parola”, o chiamiamola pure una raccomandazione, di un “politico”. Quando poi si è anche “onorevoli” la dose di influenza che ti viene attribuita supera ogni umano limite. È ancora il frutto dell’idea taumaturgica della politica che per decenni è stata coltivata. Ma c’è anche qualcosa di più. Sembra che i miei interlocutori avvertano il bisogno di condividere le loro ansie, i loro drammi con qualcuno. Questi contatti, questi incontri costituiscono un dovere civile che l’uomo pubblico deve ai membri della propria comunità. Cittadini sofferenti, in difficoltà che hanno bisogno qualche volta di aiuto, direi in molti casi di un “difensore civico” per sopperire ai ritardi della pubblica amministrazione. Raramente riesco a risolvere problemi personali; tuttavia, avverto che questo dedicare tempo ai problemi grandi e piccoli della gente sia una parte importante della mia missione. Con l’anno 2001 termina la circolazione della lira per far posto alla nuova moneta europea: l’euro. Una realtà che inciderà molto, nel bene e nel male, nell’economia nazionale e nelle tasche di tutti gli italiani. Nel tradizionale messaggio del 31 dicembre, il presidente Ciampi torna a invitare le forze politiche al dialogo e ammonisce nuovamente sull’indivisibilità dell’Italia. Richiami anche alla separazione dei poteri, cardine della democrazia. Non potevano mancare riferimenti ai fatti dell’11 settembre e alla partenza dell’euro. I commenti delle forze politiche sono tutti positivi.

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2002

Cessa la circolazione della Lira, parte l’Euro Borrelli invita a “Resistere, resistere, resistere” Nasce il movimento dei girotondi di Nanni Moretti L’unità sindacale si spacca Marco Biagi è ucciso dalle BR Raffaele Ciriello è ucciso a Ramallah Il governo riforma l’articolo 18 Il ministro dell’interno Scajola si dimette La crisi della Fiat si aggrava Approvata la legge Cirami sul legittimo sospetto Cofferati lascia la segreteria CGIL, nuovo segretario è Epifani Terremoto in Molise, muoiono trenta bambini Il Papa in visita a Montecitorio

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L’Euro è la nuova moneta

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Forti tensioni sociali caratterizzeranno questo nuovo anno, soprattutto intorno al tema dell’autonomia della magistratura. Il dibattito politico sarà particolarmente animato anche per la ricorrenza dei dieci anni dall’avvio delle inchieste giudiziarie del pool milanese di Mani Pulite. Primi scricchiolii del governo: il 6 gennaio il ministro degli Esteri Renato Ruggiero si dimette dopo aver avuto uno scontro, all’interno del governo, sui problemi dell’Europa. Berlusconi assume ad interim il ministero degli Esteri.

Tutto parte dalla libertà All’apertura dell’anno giudiziario, il giorno 12 gennaio, il dottor Borrelli, procuratore generale di Milano, invita i magistrati a «Resistere, resistere, resistere». Il procuratore, che andrà definitivamente in pensione ad aprile, fa un accenno anche all’unità, che definisce “problematica”, tra i «poteri dello Stato tutti promananti e perciò legittimati, direttamente o mediatamente, dalla volontà del popolo italiano». Con questo sembra voler esprimere una certa apprensione della magistratura nei confronti del rischio di tentativi di delegittimazione da parte di altri poteri e specialmente dalla politica. Siamo in molti a valutare eccessiva la presa di posizione di Borrelli che contribuisce a rendere ancora più teso il clima già abbastanza difficile e di fatto porta acqua al mulino di Berlusconi, già 41


incline al vittimismo e a cucirsi addosso l’abito del perseguitato. Ma tra i magistrati italiani non c’è soltanto questo motivo di disagio. Non bisogna sottovalutare l’annosa questione dell’inadeguatezza degli organici, soprattutto in considerazione dei carichi di lavoro che negli ultimi anni sono notevolmente cresciuti. Commentando la relazione del procuratore generale di Potenza, ho modo di condividere le «sue perplessità per il livello di tensione a cui è giunto il dibattito politico in questi ultimi giorni. Non meno severo è stato il richiamo, che condivido alla lettera, alla necessità che il governo provveda subito a organizzare il concorso per l’assunzione di mille nuovi magistrati così come prevede una legge voluta dal governo dell’Ulivo». Il 25 gennaio intervengo a Bernalda, con il senatore Ayala, in un convegno sul tema: “L’Italia che crede nella giustizia. Legalità e sviluppo”. Mi permetto di osservare, in questa occasione, che «il titolo dell’incontro, oltre a giustizia, legalità e sviluppo, doveva contenere anche la parola libertà. Tutto parte dalla libertà e porta alla libertà». Infatti, quello che sembra mancare in Italia è la consapevolezza dello scopo dell’azione politica e dell’azione della magistratura che, entrambe, devono concorrere a creare un clima di maggiore libertà per tutti. Esplode il caso dell’imbonitrice televisiva Vanna Marchi e del sedicente “maestro di vita” Do Nascimento, accusati di associazione a delinquere, truffa, estorsione e di una trentina di altre imputazioni. Dopo l’arresto della Marchi, di sua figlia Stefania e della loro combriccola, firmo una proposta di legge insieme alla collega di FI, l’on. Burani Procaccini, presidente della Commissione bicamerale per l’infanzia. Con questa proposta si vogliono reintrodurre gravi pene detentive per il reato di abuso della credulità popolare; potrebbe essere il ben servito a tanti maghi, streghe, veggenti e impostori di ogni stirpe.

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Qualcosa di sinistra A Roma, il 2 febbraio, Nanni Moretti prende la parola durante una manifestazione che si tiene a piazza Navona in difesa della magistratura; non risparmia critiche rivolte ai dirigenti dell’Ulivo. Quindici giorni dopo, allo stesso scopo, il regista organizza un girotondo intorno al palazzo di Giustizia. Controverse sono le valutazioni tra i dirigenti dell’Ulivo. Ma si apre una fase molto complessa nel paese. Ci sentiamo praticamente assediati. Dobbiamo allo stesso tempo tenere testa all’assalto del governo e della maggioranza di centrodestra in Parlamento, mentre fuori dobbiamo subire le critiche aspre e spesso sprezzanti di una parte della sinistra che ci imputa ogni sorta di responsabilità. Alla testa di questo “movimento” c’è l’“inflessibile” Flores D’Arcais. Il 21 febbraio Piero Fassino decide di incontrare, in una grande assemblea a Roma, nel complesso di San Michele a Ripa, intellettuali, professori, artisti per avviare un dialogo che si rivelerà particolarmente fruttuoso. «Dateci idee, aiutateci a costruire una cultura politica perché la nostra non interpreta più la maggioranza della società italiana», conclude il segretario DS. Sarà poi lo stesso D’Alema a sostenere, tre giorni dopo, un’impegnativa discussione al Palazzo dei Congressi a Firenze. Non sarà una serata facile per il presidente dei DS. La platea è stracolma, ci saranno almeno cinquemila persone che sono rimaste in attesa del suo arrivo per un’ora e mezza. Lui arriva alle 21. Non è un pubblico facile, è lo stesso della marcia dei diecimila del gennaio scorso. Docenti universitari che prima di allora erano scesi in piazza solo da studenti e che quel giorno si ritrovarono davanti alla sede dell’ateneo fiorentino in piazza San Marco per dar vita a una marcia fino al palazzo di giustizia. Tra loro l’ormai famoso Francesco Pardi, per gli amici Pancho, docente di analisi del territorio diventato un personaggio grazie a Moretti che lo ha indicato come nuovo leader dell’Ulivo. Ad attendere il presidente dei DS sul palco c’è lo studioso 43


di storia italiana Paul Ginsborg. Tra gli striscioni esposti dal pubblico, ne spiccano alcuni. «D’Alema, al G8 dov’eri, in barca?». Un altro riporta la fortunata espressione lanciata da Nanni Moretti nel celebre film del 1998 “Aprile”: «D’Alema, dì qualcosa di sinistra». Un solo slogan quello dei professori: «Contro un governo che mette in pericolo giustizia e informazione». D’Alema incomincia negando proprio quella parola d’ordine: «Non credo che in Italia ci sia un regime. Anche se condivido la preoccupazione per il logoramento e l’indebolimento della democrazia». La serata finisce bene per D’Alema che, come al solito, non rinuncia né alle sue idee né alle battute taglienti. Certo, le distanze fra lui e una parte dei cinquemila del palazzo dei congressi non si accorciano. Ma aver accettato di scendere “nell’arena” è una bella dimostrazione di coraggio e senso democratico. Nei giorni seguenti in Transatlantico, alla Camera, non si discute d’altro. Buona parte di noi è orgogliosa del “capo”. Si riunisce a Rimini, il 6 e 7 febbraio, il congresso della CGIL. Oltre cinque milioni sono gli iscritti e Sergio Cofferati ne è il leader da otto anni. Nel suo discorso il segretario della CGIL denuncia la fine del periodo della concertazione e invita anche le altre organizzazioni a una stagione di lotta in difesa dei diritti dei lavoratori. Dopo il rifiuto del governo di stralciare la riforma dell’articolo 18 dalla più generale riforma del mercato del lavoro, i sindacati si dividono. La CGIL si dichiara indisponibile a proseguire le trattative. CISL e UIL, con differenti posizioni, sono invece favorevoli, anche se si dichiarano contrarie all’abolizione dell’articolo 18. Si spacca il sindacato. Tutto ciò peserà nelle settimane e nei mesi seguenti. Le decisioni che va assumendo Cofferati hanno un’influenza diretta sul dibattito interno ai DS. Via via che passano i giorni apparirà sempre più chiaro che si va aprendo un solco tra il gruppo dirigente dei DS e il segretario della CGIL. Il sindacato viene spinto su un terreno di scontro politico forte, contro il governo e la maggioranza di centrodestra e, con asprezza 44


talvolta maggiore, contro le posizioni del centrosinistra e in particolare del gruppo dirigente dei DS ritenute da Cofferati troppo “morbide”. A un certo punto si insinua persino il sospetto che si possa giungere a una spaccatura insanabile dei DS e alla fuoriuscita del Correntone dal partito per costruire un nuovo partito la cui guida potrebbe essere affidata proprio al segretario della CGIL che ha già annunciato che lascerà il sindacato alla fine del suo mandato.

Un sito da bonificare Nella seduta del 5 febbraio dell’assemblea parlamentare è in discussione il disegno di legge “Disposizioni in materia ambientale”. Con un emendamento, chiedo al governo di inserire la Valle del Basento tra i siti industriali da disinquinare. Si tratta di un’area che necessita di un risanamento per i danni provocati dalla presenza delle lavorazioni del PVC, del cloruro di vinile e dell’amianto. Il governo e la maggioranza, dopo aver espresso in un primo momento parere negativo sul mio emendamento, in seguito a un serrato confronto in aula, rivedono le loro decisioni, accettando un mio ordine del giorno che recepisce il contenuto del mio emendamento. Con l’ordine del giorno il governo si impegna, nel passaggio al Senato, a inserire la Valle del Basento nell’elenco dei siti italiani di importanza nazionale da bonificare. Prontamente il sen. D’Andrea pochi giorni dopo chiede e ottiene il rispetto dell’impegno assunto. Ecco una sintesi del resoconto stenografico del dibattito tenuto alla Camera sull’emendamento: PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori dell’emendamento Adduce 10.2 se intendano accedere all’invito a ritirarlo. SALVATORE ADDUCE. No, signor Presidente e chiedo di parlare per dichiarazione di voto. PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo alla votazione dell’emendamento 45


Adduce 10.2. Ha facoltà di parlare, onorevole Adduce. SALVATORE ADDUCE. Signor Presidente, non ritiriamo l’emendamento in discussione perché, peraltro, non comporta alcun impegno di spesa. Si tratta semplicemente di inserire, così come fa l’articolo 10 in discussione, la valle del Basento, area industriale piuttosto grande della Basilicata, all’interno delle disposizioni della legge 9 dicembre del 1998 n. 426. Si tratta, in sostanza, di consentire anche alla valle del Basento, così come si permette alle aree Brescia-Caffaro e Broni di accedere in futuro alle disposizioni della legge n. 426. A tale proposito vorrei ricordare che questa area è stata particolarmente soggetta ad un pesante martellamento da parte dell’ENI e della SNAM per gli interventi che in un quarantennio si sono succeduti nei settori chimico e degli idrocarburi. Si tratta esclusivamente di consentire a quest’area di partecipare nel futuro al disinquinamento previsto dalla legge n. 426. PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l’onorevole Boccia. Ne ha facoltà. ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, vorrei aggiungere alcune considerazioni a quelle svolte dal collega Adduce. Con l’emendamento in esame non si impegna il Governo a fare alcunché, ma si crea solo una opportunità, nel senso che nel lungo elenco dei siti che avvertono problemi di inquinamento si aggiunge anche la Valbasento.… Chiedo, pertanto, al Governo e al relatore di accogliere questo emendamento e non altro. PRESIDENTE. Chiedo al relatore e al rappresentante del Governo, dal momento che non è stato accolto l’invito al ritiro, di chiarire quale sia il parere sull’emendamento Adduce 10.2. TOMMASO FOTI, Relatore. Il parere è contrario. PRESIDENTE. Il Governo? ROBERTO TORTOLI, Sottosegretario di Stato per l’ambiente e la tutela del territorio. Il parere è contrario. PRESIDENTE. Sta bene. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l’onorevole Piglionica. Ne ha facoltà. DONATO PIGLIONICA. Signor Presidente, intervengo perché gra46


direi comprendere la motivazione – nella vita non si finisce mai di imparare – per cui Brescia e Falconara sono previste nell’ambito delle misure in materia di siti inquinanti, mentre la Valbasento no…. TOMMASO FOTI, Relatore. Chiedo di parlare. PRESIDENTE. Ne ha facoltà. TOMMASO FOTI, Relatore. Signor Presidente, onorevole collega, in Commissione è stato espresso parere favorevole in ordine a quella serie di questioni di rilevanza nazionale che sono state evidenziate… Ci siamo trovati, dopo avere esaminato gli emendamenti proposti in Commissione, in presenza di altri siti dei quali nulla si sapeva, ad eccezione di quello di Falconara, provvisto di una documentazione idonea. L’invito al ritiro è stato di fatto giustificato dalla possibilità di impegnare il Governo, attraverso un ordine del giorno – considerato il successivo passaggio del provvedimento al Senato – per l’inserimento di nuovi siti… SALVATORE ADDUCE. Chiedo di parlare. PRESIDENTE. Ne ha facoltà. SALVATORE ADDUCE. Signor Presidente, mi sembra che l’onorevole relatore abbia lasciato trasparire la possibilità e l’opportunità di accogliere un ordine del giorno per definire in maniera più compiuta l’area di intervento. Personalmente sono intervenuto senza toni esuberanti. Quando si parla di Valbasento, per chiunque abbia qualche piccola nozione in campo industriale, la situazione è chiara. Se il Governo confermerà la disponibilità ad accettare un ordine del giorno che ne recepisca il contenuto, impegnativo per il Senato, in modo da consentirci di valutare positivamente questa proposta, ritirerei il mio emendamento 10.2. ROBERTO TORTOLI, Sottosegretario di Stato per l’ambiente e la tutela del territorio. Chiedo di parlare. PRESIDENTE. Ne ha facoltà. ROBERTO TORTOLI, Sottosegretario di Stato per l’ambiente e la tutela del territorio. Da parte del Governo vi è disponibilità. Vorrei ricordare ai colleghi che sono stati individuati 2.200 siti da bonificare e che, probabilmente, nel nostro paese, ve ne saranno più di 20 mila che 47


non sono stati individuati. È necessario essere disposti a compiere una seria analisi dei siti nazionali, analisi rispetto alla quale il Governo manifesta la sua disponibilità. Comunque, confermo la disponibilità del Governo ad accettare un ordine del giorno di contenuto analogo. PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che i presentatori dell’emendamento Adduce 10.2 accedono all’invito al ritiro. Nella seduta successiva presento un ordine del giorno particolarmente dettagliato sulla situazione della Val Basento. Il documento viene approvato. Alla Val Basento ho dedicato da sempre grande attenzione. Le mie prime esperienze politiche, d’altronde, si sono compiute proprio in quell’area. Sono di Ferrandina che costituisce, insieme a Pisticci, il nucleo industriale storico della nostra regione che, a partire dai primi anni ‘60, aveva visto l’ENI di Enrico Mattei iniziare l’estrazione del metano e la costruzione dei primi stabilimenti industriali.

Ferrandina anni Settanta Ho assistito, fin da bambino, alle grandi mobilitazioni dei lavoratori di Ferrandina che, insieme a tanti altri paesi della Valle del Basento, in quegli anni fu al centro di lotte di massa per rivendicare l’utilizzo del metano in loco. Fra gli animatori di quelle lotte, Saverio D’Amelio, giovane studente universitario, seppe raccogliere la ricca eredità di quelle grandi mobilitazioni e da quella fase in poi e per oltre quarant’anni, influenzò in modo determinante la vita politica a Ferrandina e in provincia di Matera. Una posizione preminente interrotta per soli quattro anni dalla sconfitta che gli infliggemmo nel 1994 con l’alleanza “Progressisti insieme per Ferrandina” capeggiata da Leonardo Recchia. Tornato al paese natale dopo gli studi e la laurea in ingegneria a Pisa dove aveva militato ne “Il manifesto”, Recchia, nei primi anni Settanta, era 48


passato al PCI iscrivendosi alla sezione di Ferrandina e divenendone subito dirigente e consigliere comunale insieme a Peppino Montefinese, una delle bandiere del “rinnovamento nella continuità” che fecero grande il partito di Berlinguer. Proprio grazie ai tanti innesti – come ad esempio Vincenzo David di Pomarico e Michele Andriulli di Pisticci, chiamati alla direzione della CGIL provinciale, e io stesso chiamato da Rocco Collarino e Roberto Mozzardi a dirigere a Matera la FGCI (Federazione Giovanile Comunista Italiana) – nei primi anni Settanta, sinistra e sindacato recuperano un ruolo da protagonisti nella Valle del Basento. Ero ancora al liceo e partecipavo attivamente, con la sezione del PCI e con la CGIL di Ferrandina, alle grandi battaglie per il lavoro insieme agli operai e ai braccianti. Organizzavamo grandi mobilitazioni per chiedere al governo di promuovere la “delocalizzazione” delle fabbriche dal Nord al Sud. Anche a livello nazionale il Sindacato Unitario si batteva perché le imprese riservassero più attenzione al Mezzogiorno. Uno dei frutti positivi di quelle lotte fu la realizzazione dello stabilimento Pirelli di Ferrandina. Il protagonista e animatore di quelle lotte, insieme a tanti altri – da ricordare il mitico Vincenzo Pirretti, Egidio Orlando Piconese, Leonardo Cirigliano, Leonardo Veglia, Innocenzo Adduci, Leonardo Giannotta, Girolamo Savino, il segretario della sezione del PCI Biagio Uricchio, mio maestro elementare con grandi doti di dialogo con i giovani – fu proprio un operaio di Ferrandina, Angelo Eustazio, che aveva lavorato per anni nella grande fabbrica dell’Alfa Romeo di Arese cui il partito aveva proposto di tornare in Basilicata. La CGIL gli aveva affidato l’incarico di segretario della Camera del Lavoro di Ferrandina. Eustazio guidò poi la FILCEA (Federazione dei Chimici), fino all’elezione, qualche anno dopo, a segretario provinciale della CGIL. Trovammo in quelle battaglie un “alleato” anomalo, il sindaco democristiano prof. Franco Lisanti, predisposto al dialogo e pronto a fronteggiare pacatamente le “esplosioni” sindacali. Ma la crisi della chimica, le scelte economiche poco oculate de49


gli anni ‘60 e ‘70 portarono quelle aree a un repentino declino con la perdita di migliaia di posti di lavoro. Imparammo a conoscere già nel 1978, quando fu “spenta” la grande ciminiera della Liquichimica, ex-Pozzi, le parole “cassa integrazione”, “ammortizzatori sociali” e altre espressioni che portavano il segno dell’assistenza e della sconfitta. Ci saremmo mai ripresi da quella brutta stagione di chiusure, dismissioni, abbandoni? Poi venne l’accordo di programma nel 1987: 300 miliardi di lire per le infrastrutture e per nuovi insediamenti. Si realizzò la SNIA e una serie di nuove aziende. Poi di nuovo crisi. I soldi c’erano ma non si utilizzavano perché – come si diceva – il “cavallo non beve”. Fu necessario riformulare l’accordo di programma. Ma i risultati non arrivarono. Finalmente, solo con le intese di programma tra governo e Regione – siamo nel 1998, a Palazzo Chigi Prodi e poi D’Alema e a Potenza, in Regione, Dinardo e Bubbico – per l’estrazione del petrolio, riusciamo a recuperare i 212 miliardi che non erano stati spesi. Verso la fine della legislatura regionale nel 2000 in Regione approviamo il “Bando Val Basento” che stanzia quelle risorse per attrarre nuove imprese. Per me e per gli altri uomini del centrosinistra in Regione, a cominciare da Carlo Chiurazzi, assessore alle attività produttive, fu questo un esperimento molto importante. Si trattava di sperimentare modalità nuove per contribuire allo sviluppo di un’area in forte declino industriale. C’era grande fiducia, eravamo convinti che fossimo alla svolta. Infatti, in Val Basento ci sono aree infrastrutturate, servizi, maestranze altamente professionalizzate, una grande arteria come la Basentana, la ferrovia, a 40 minuti il porto di Taranto…, insomma siamo in grado di far insediare in pochi mesi stabilimenti industriali importanti. Tutto sembrava favorire risultati eccezionali. Ciononostante il bilancio è fatto di luci e di ombre. Alcune aziende si sono rapidamente insediate altre no. I ritardi sono purtroppo grandi. La lezione da trarre è chiara: le risorse economiche sono un fattore necessario ma non sufficiente per fare decollare le aziende; è decisiva l’attenzione 50


all’innovazione e alla ricerca; è indispensabile la creatività degli imprenditori per aprire nuove frontiere sia nella scelta dei prodotti che in quella di nuovi processi produttivi; preminente rimane il problema dei mercati in cui collocare le produzioni. Tutto questo e altro ancora manca o non c’è sufficientemente in Basilicata. Né risulta agevole importarlo dall’esterno. Anche in sede parlamentare ho dedicato molti interventi alla Val Basento. Insieme a me, il collega on. Molinari di Potenza grazie all’attivissimo suo collaboratore, Salvatore Russillo figlio di un lavoratore della vecchia ANIC di Pisticci, giovane e valido assistente parlamentare del gruppo della Margherita. Ma un “monitoraggio” quasi quotidiano della situazione dei siti industriali è possibile grazie al lavoro dei sindacalisti a cominciare dai responsabili dei chimici della CGIL, Fernando Mega, della UIL, Franco Lavieri e della CISL, D’Amico. Non è facile per me tenerli a bada visto che spesso sono in “concorrenza” tra loro, ma il loro apporto è prezioso sia per le informazioni che per l’analisi dei difficili problemi della Val Basento.

L’articolo 18 Nel mese di febbraio, il governo annuncia l’intenzione di modificare l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, dichiarando di voler introdurre una maggiore flessibilità nei rapporti di lavoro. In realtà, nel corso degli ultimi decenni tale flessibilità è stata, gradualmente, già introdotta nel mercato del lavoro. Perché, dunque, insistere su questo argomento? Si ha la netta impressione che “i falchi” del governo vogliano da una parte provocare una rottura capace di assestare un colpo mortale all’unità sindacale, da sempre baluardo democratico in difesa dei lavoratori e bacino di consensi della sinistra, dall’altra provocare una lacerazione all’interno stesso della sinistra dove posizioni di apertura verso la flessibilità sono ben note. Infatti, nei DS e nella CGIL, una parte dei compagni attribuiscono la responsabilità della deciso51


ne del governo di mettere mano allo Statuto del Lavoratori (Legge 300/1970) al solito D’Alema – in verità alle posizioni riformiste che lui interpreta – che già da segretario dei DS e da presidente del Consiglio non nascondeva la necessità di intervenire sulle norme che regolano il mercato del lavoro, troppo rigide in rapporto ai paesi nostri concorrenti che sempre di più fanno sentire la loro forza e la capacità competitiva anche grazie a norme più “liberali”. Le conseguenze di questa strategia non tarderanno a manifestarsi. Quando la CGIL convoca una manifestazione a Roma per il 23 marzo e proclama uno sciopero generale per il 5 aprile, la CISL e la UIL si dissociano. Il 14 marzo il governo approva la modifica dello Statuto dei lavoratori. Il 19 marzo, puntuali come un cronometro, le Brigate Rosse uccidono a Bologna Marco Biagi, economista e consulente del ministero del Lavoro che stava preparando una proposta più complessiva di riforma del mercato del lavoro (Libro bianco). Per chi conosce le dinamiche in cui si svolgono le vicende del lavoro in Italia, questa ennesima tragedia non giunge completamente inattesa. Non appena si manifestano difficoltà e si producono lacerazioni nel mondo del lavoro vengono allo scoperto le iene brigatiste che si incaricano di seminare morte e ulteriore confusione. Biagi viene ucciso, come reciteranno i farneticanti comunicati delle BR, per il suo contributo alla «progettualità politica della frazione dominante della borghesia imperialista nostrana» e per il suo ruolo nella modifica delle regole del mercato del lavoro. Vengono assassinati gli uomini – come D’Antona nel 1999 – che dentro gli apparati dello Stato collaborano all’elaborazione delle strategie e dei progetti per adeguare le leggi, le regole, la struttura al mutare della situazione del mercato. Sembra che per le BR il conflitto classico definito da Karl Marx tra capitale e lavoro lasci il posto a quello tra Stato e lavoro. Nella teoria politica delle nuove BR, infatti, i capitalisti non esistono più. Esiste uno Stato Imperialista che rappresenta gli interessi del 52


capitale internazionale contrapposto alla classe operaia, o meglio, all’avanguardia militare del proletariato. Lo Stato, che è l’organo della dittatura della classe dominante, può essere tale in quanto e nella misura in cui è capace di mediare lo scontro antagonistico tra le classi su un piano politico… È lo Stato che ha una sua progettualità antiproletaria e controrivoluzionaria e che combattere è «modalità generale della prassi rivoluzionaria d’avanguardia». È questa la «prassi rivoluzionaria che qualifica la proposta delle BR come Strategia della Lotta Armata» quella del «combattimento contro lo Stato e la sua progettualità antiproletaria e controrivoluzionaria». Ecco spiegato, con linguaggio un po’ burocratico e astruso, il motivo dell’assassinio oggi di Biagi, ieri di D’Antona. Molto diverse le motivazioni che erano alla base degli omicidi che a partire dal 1970 le BR perpetrarono, aprendo una lunga e sanguinosa fase che andò sotto il nome di “strategia della tensione”. 2 marzo. Centinaia di migliaia di elettori dell’Ulivo manifestano a Roma contro il governo Berlusconi. I leader del centrosinistra dichiarano che «È suonata la sveglia». Il premier commenta «cercano la spallata con l’odio e la malagiustizia».

Efficienza meridionale Mentre la politica del governo tende a dividere il mondo del lavoro noi, invece, cerchiamo un dialogo con gli imprenditori. A Matera, alla presenza dell’on. Barbieri, responsabile Mezzogiorno dei DS, in una sala dell’Hotel Palace, il 25 febbraio incontriamo una cinquantina di imprenditori per uno scambio di idee “senza rete” sui temi dell’attualità politica ed economica e per avere dagli stessi un punto di vista sulle iniziative che il governo va assumendo e anche per chiedere un giudizio sulle nostre proposte. Nel pomeriggio, sempre con Barbieri, teniamo una pubblica assemblea su “I danni di otto mesi di governo del centrodestra”. I due incontri risultano utili e incoraggianti. Sia gli imprenditori sia i sindacati e i lavoratori 53


esprimono critiche molto forti sulla politica economica del governo. Il disagio, a pochi mesi dall’inizio dell’esperienza del governo Berlusconi, è palpabile. Ma ancora permane qualche nostra difficoltà a costruire un’azione di contrasto capace di mobilitare i cittadini. Non meno preoccupante è lo scenario internazionale, specialmente in Medio Oriente dove Yasser Arafat vive gli ultimi anni di vita prigioniero nel suo quartier generale a Ramallah. Proprio in questa città il 13 marzo è ucciso, da un carro armato israeliano, Raffaele Ciriello, un medico e fotoreporter originario della provincia di Potenza. Il 14 marzo il governo approva la riforma dell’articolo 18. Il premier asserisce che in questo modo si avranno “più occupati”. Con una ritrovata unità, i sindacati proclamano uno sciopero generale. Ma intorno al caso dell’omicidio Biagi, il clima è ancora arroventato. Noi accusiamo il governo di aver revocato la scorta a Biagi nonostante il professore avesse inviato a vari interlocutori istituzionali cinque lettere d’aiuto che erano state ignorate. Nei messaggi, anche due riferimenti al leader della CGIL Sergio Cofferati il quale osserva che si tratta di calunnie «per delegittimare il sindacato». A complicare ulteriormente le cose ci penserà qualche mese dopo il ministro dell’interno Claudio Scajola, che nel corso di una visita a Cipro si difende dalle accuse relative alla scorta negata al professor Biagi ricorrendo a espressioni sconcertanti sul giurista ucciso dalle Br. Dopo giorni di pressioni e polemiche, il ministro Scajola si dimette. Lo sostituisce Giuseppe Pisanu. Un’imponente manifestazione della CGIL si svolge il 23 marzo a Roma. Tre milioni di persone si riversano nella capitale per contrastare la “controriforma” del governo che vuole abolire l’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori. Nel mese di marzo, dopo aver trasferito i pazienti, si inaugura a Matera il nuovo ospedale. È una moderna struttura sanitaria, costruita in meno di quattro anni. Durante tutto il periodo dei lavori, nella centrale piazza Matteotti un display luminoso collocato su un 54


totem bene in vista, ha scandito il conto alla rovescia fino alla fine dei lavori. Per i tempi di realizzazione, quest’opera rappresenta un record non solo nel sud ma anche per gli standard nazionali. È un successo della Regione e in particolare di Bubbico che da assessore alla Sanità prima e da presidente poi ha seguito con assiduità e a volte con caparbietà tutte le fasi della costruzione. “Capocantiere”, questo l’appellativo che si è guadagnato il presidente. È il tormento dei responsabili del cantiere e almeno una volta a settimana si reca sul posto a verificare l’andamento dei lavori. Proprio grazie a questa tenacia è stato possibile il miracolo della costruzione di un ospedale con 500 posti letto, con una spesa di 140 miliardi di lire, in meno di quattro anni e senza varianti! Bisognerebbe far conoscere di più e meglio al resto d’Italia l’esistenza di un sud efficiente e non sprecone, in questo modo si potrebbe combattere meglio la battaglia della trasparenza contro l’assalto di certi leghisti. Servizi innovativi vengono progettati e realizzati dal Sistema Sanitario Regionale come il Progetto Basilicata Donna per la prevenzione dei tumori femminili. Una lettera del presidente della Regione viene inviata a tutte le donne lucane per informarle dell’avvio di uno screening di massa che si realizza anche grazie all’utilizzo di un laboratorio mobile che gira per i paesi della nostra regione. Non è facile superare i ritardi storici del sistema sanitario meridionale ma con innovazioni ed efficienza possiamo fare tanto. Quello della prevenzione è una tappa importantissima del percorso verso il traguardo del diritto alla salute. Così tante donne lucane hanno potuto curarsi per tempo, scongiurando gli effetti deleteri delle patologie oncologiche. All’età di 86 anni, l’8 aprile, muore a Cosenza il sindaco socialista Giacomo Mancini, uno dei protagonisti della storia del socialismo italiano. Il 18 aprile un aereo da turismo guidato da un imprenditore svizzero si schianta contro il “Pirellone” di Milano, il palazzo della 55


Regione Lombardia. Tre morti e decine di feriti. A Sofia, nel corso di una conferenza di stampa, rispondendo alla domanda di un giornalista bulgaro sul sistema televisivo, il nostro capo del governo afferma che Enzo Biagi, Michele Santoro e Daniele Luttazzi dovrebbero sparire dal video per «l’uso criminoso» che hanno fatto della televisione durante la campagna elettorale del 2001. Il suggerimento sarà subito accolto dai vertici RAI.

Qualche compagno mugugna Nel novembre 2001, al Congresso Provinciale dei DS, era stato eletto segretario provinciale Domenico Smaldone. Si dovrà attendere ancora molte settimane prima che il 7 gennaio 2002 sia eletto il nuovo segretario cittadino di Matera: toccherà a Roberto Cifarelli. Inizia praticamente così il lavoro che ci porterà alla campagna elettorale per il Comune di Matera. Grandi discussioni e anche posizioni divergenti tra di noi. Sia Angelo Minieri, sindaco in carica, sia l’avv. Enzo Santochirico, da poco uscito dalla Giunta Comunale, mostrano la loro determinazione a voler correre per la carica di primo cittadino. Il nostro partito si trova in imbarazzo anche per le richieste dei nostri alleati che sollecitano cambiamenti in altra direzione. Ci orientiamo alla fine a scegliere una personalità non legata direttamente ai DS ma che pure intrattiene con noi un rapporto privilegiato: l’avv. Michele Porcari. Noi DS apriamo per primi la campagna elettorale con un comizio di Fassino in piazza Vittorio Veneto. Folla delle grandi occasioni. Fassino è bravo a spronarci alla mobilitazione. A conclusione della manifestazione abbiamo preparato una cena di autofinanziamento al Palace Hotel. Pasto molto frugale, morale molto alto. Tra gli ospiti numerosi imprenditori e molti lavoratori loro dipendenti. Insomma a Matera i DS riescono a unire “capitale e lavoro”. L’esito elettorale va al di là di ogni più rosea previsione. Il centrosinistra ottiene oltre il 71% dei consensi, mentre i DS sono il primo partito con quasi il 22% e 10 consiglieri comunali eletti. Ma 56


la grande vittoria non ha sanato i contrasti emersi nei DS al momento della scelta del candidato sindaco. Alcuni mesi dopo, Cifarelli sarà costretto alle dimissioni. La campagna elettorale per le comunali mi vede particolarmente impegnato. Oltre a Matera si vota a Pisticci, Ferrandina, Grassano, Grottole, Montescaglioso, Stigliano e Garaguso. Viene anche Rosy Bindi che accompagno in un tour che tocca vari comuni. A Ferrandina avevamo candidato, tra non pochi contrasti, Anna Maria Mangieri, donna della Margherita. Sonora sconfitta. D’Amelio così, per l’ennesima volta, è sindaco. La nostra lista si afferma a Garaguso e Grottole; a Grassano conquistiamo la maggioranza con un solo voto di differenza. A Pisticci vinciamo al ballottaggio e finalmente è eletto alla carica di sindaco un uomo nuovo, il dott. Pasquale Bellitti, stimato endocrinologo. Perdiamo per soli 15 voti a Montescaglioso, il paese del presidente Bubbico. Perdiamo anche a Stigliano, in una grande confusione di liste. Visti i risultati di Ferrandina e Montescaglioso qualche compagno mugugna all’indirizzo mio e di Bubbico… Anche in altre regioni italiane l’Ulivo prevale sul Polo. Per il centrosinistra sembrano segnali che fanno pensare a una ripresa. Infatti, il 10 giugno, ai ballottaggi delle elezioni amministrative conquistiamo 9 capoluoghi di provincia, mentre 2 vanno al Polo. Neppure il tempo di festeggiare il grandioso risultato di Matera e degli altri Comuni, e un fulmine a ciel sereno colpisce la Basilicata: il 27 maggio i magistrati di Potenza ordinano l’arresto dei fratelli De Sio, imprenditori della Val d’Agri in provincia di Potenza, di dirigenti ENI-AGIP e anche del vice presidente della Giunta Regionale, Vito De Filippo e degli onorevoli Luongo e Sanza, nell’ambito di un’inchiesta sulle estrazioni di petrolio oltre che su vicende riguardanti l’INAIL. Per i due deputati, la magistratura chiede l’autorizzazione a procedere della Camera. Il giorno dopo, durante la seduta alla Camera, D’Alema, Fassino, Violante, oltre a tantissimi colleghi, preoccupati, mi chiedono informazioni sull’accaduto. Faccio uno slalom tra i banchi dell’aula per portare notizie 57


ai tantissimi che vogliono sapere. Siamo tutti increduli. L’evento danneggia l’immagine della nostra regione che fino a quel momento si è distinta per trasparenza e correttezza in ogni campo. Dopo qualche giorno, la Camera nega l’autorizzazione a procedere per i due deputati. Passerà un anno e mezzo prima che la magistratura scagioni pienamente i politici coinvolti.

Chi ha scippato l’autostrada? Intanto, nei primi giorni di marzo viene presentata al ministro delle Attività Produttive una mappa dei siti italiani per la messa in sicurezza delle scorie nucleari. Maggiormente interessati risultano i territori della Maremma toscana e del territorio pugliese e lucano della Murgia. A gestire la messa in sicurezza delle scorie radioattive dovrà essere la SOGIN, una società che si occupa dello smantellamento delle centrali spente. Insieme al deputato Piglionica di Altamura, presento una specifica interrogazione parlamentare. Il sottosegretario all’ambiente, rispondendo all’interrogazione, assicura che un deposito di scorie sulla Murgia «è in netto contrasto con la legislazione nazionale sulle aree protette». Ci stiamo preoccupando della Murgia che ovviamente interessa anche noi di Matera e partecipiamo in pompa magna alla marcia Gravina-Altamura (15 km a piedi) per sollecitare l’istituzione del Parco della Murgia e in tal modo allontanare qualunque pericolo di intromissione. Ma per la Basilicata, come si vedrà, ciò non basterà. Il pericolo delle scorie radioattive sarà tutt’altro che scongiurato. È nota la carenza di infrastrutture della provincia di Matera, non soltanto per essere l’unico capoluogo di provincia non servito dalla rete ferroviaria nazionale. Matera occupa il penultimo posto delle province italiane quanto all’intero sistema infrastrutturale. Non mi sono mai spiegato perché in tanti anni non si è mai pensato di realizzare un’opera che mi sembra ragionevole ed economicamente sostenibile: il collegamento in 25 km con il nodo autostradale di 58


Gioia del Colle. Ha dunque il sapore di una beffa la vicenda, che esplode in questo periodo. A marzo io e i miei colleghi lucani avevamo proposto di utilizzare una posta finanziaria inserita in una tabella denominata “Infrastrutture al servizio del polo del salotto di Matera, Altamura, Santeramo” per dotare l’Anas della somma disponibile di 6,5 milioni di euro finalizzati alla progettazione del raccordo autostradale Matera-Gioia e alla trasversale che dalla Sinnica arriva alla A14. La proposta, contenuta in un emendamento, era ritenuta ragionevole e passava all’unanimità alla Camera. Ma in Senato, in seconda lettura, si verifica un vero colpo di mano quando un senatore di Santeramo, il forzista Nocco, riesce a far passare un emendamento che destina le risorse stanziate per il raccordo autostradale alla costruzione della circonvallazione per la sua cittadina. Per fortuna riusciremo in seguito, con la Regione, a far inserire l’opera nelle priorità della cosiddetta “legge obiettivo” con cui il governo stanzia risorse per la realizzazione delle grandi opere. Ma intanto abbiamo perso ancora qualche anno.

Tempi di crisi Cresce il disagio nel Sud. I dati economici sono sempre più allarmanti. Mentre il governo opera pesanti tagli sulla base di un’ideologia che può essere riassunta nello slogan “ognuno per sé, Dio per tutti”, noi ci preoccupiamo di studiare proposte che costituiscono la base del nostro programma di governo. Sono tra i promotori di un pacchetto di proposte a favore del Mezzogiorno, primi firmatari Barbieri, D’Alema, Fassino e Violante. A maggio presentiamo tre specifiche proposte di legge: 1) Misure finanziarie in favore di nuova imprenditorialità nel Mezzogiorno; 2) Agevolazioni fiscali per le imprese e incentivi nel Mezzogiorno; 3) Norme in materia di politiche attive del lavoro e istituzione di un’indennità di inserimento al lavoro per partecipanti a pro59


grammi di politica attiva del lavoro. Nel mese di giugno sono eletto membro del comitato direttivo del gruppo DS alla Camera dei Deputati. Sollecitato più volte dai turisti, dagli operatori turistici e da tanti cittadini di Metaponto, in luglio riporto in Parlamento, attraverso un’interrogazione ai Ministri dell’Ambiente, dell’Agricoltura e della Difesa, la grave questione della pesca di frodo che si verifica durante il periodo estivo al largo della costa jonica lucana con imbarcazioni che, incuranti dei divieti, praticano la pesca a strascico; si rischia concretamente un disastro ecologico la cui conseguenza più visibile è l’eutrofizzazione delle acque con la presenza di mucillagini e alghe. In campo nazionale si manifesta, in tutta la sua complessità, la grave crisi della Fiat. L’avvocato Gianni Agnelli rivela di essere gravemente malato. Nello stesso tempo, la casa automobilistica dichiara perdite per oltre 500 milioni di euro e un piano di esuberi e cassa integrazione. Il destino di alcuni storici stabilimenti sembra segnato, in particolare di quelli di Arese a Milano e di Termini Imerese in Sicilia. Ma anche tra gli operai dei nuovi insediamenti, come quello di Melfi, c’è preoccupazione. Sul quotidiano L’Unità, intervengo per rilanciare la proposta del sindaco di Torino favorevole a una presenza degli Enti locali nel capitale Fiat, sull’esempio di una soluzione già adottata dalla Wolkswagen in Germania negli anni Novanta. «La crisi in atto è preoccupante» scrivo, «ed è per questo che l’idea del sindaco Chiamparino di non restare semplici spettatori ma di contribuire a trovare una via d’uscita che risollevi le sorti del gruppo industriale è da condividere e sostenere anche in altre aree del Paese». In luglio i conti pubblici mostrano tutta l’incapacità del governo che, con un provvedimento drastico denominato “decreto tagliaspese”, mette in ginocchio enti locali e imprese. Tagli a Comuni, Province e Regioni. Blocco del credito di imposta. Cancellazione del 60


bonus all’occupazione. Tremonti, sotto la spinta della Lega Nord, decide di varare nuovi strumenti che estendono ai territori del Nord gli incentivi prima riservati alle aree bisognose di sviluppo. In tal modo la “questione meridionale” viene praticamente cancellata dai programmi e dall’agenda del governo. Il 4 luglio si chiude la trattativa tra il governo e le parti sociali sulla proposta di un accordo sulle politiche economiche e sociali, il cosiddetto “patto per l’Italia”. CISL e UIL firmano, la CGIL no. Il governo approva il DPEF. Il capo dello Stato, il 23 luglio, rivolge un messaggio alle Camere sul tema dell’informazione, in particolare chiede “una legge di sistema”, che regoli «l’intera materia delle comunicazioni, delle radiotelediffusioni, dell’editoria di giornali e periodici e dei rapporti tra questi mezzi». Berlusconi si dichiara d’accordo col messaggio. L’opposizione ravvisa in questo messaggio un implicito richiamo a risolvere l’annosa questione del conflitto d’interessi che riguarda il capo dell’esecutivo e quindi chiede modifiche alla legge che lo regola.

Legittimo sospetto Durante l’estate riprendono vigore le polemiche, mai del tutto sopite, sulla magistratura. Il Senato approva per la prima volta, il 2 agosto, il testo della Cirami. Una legge discutibile soprattutto perché introduce la possibilità di ricusare i giudici per il principio del “legittimo sospetto”. Il presidente della Camera Casini annuncia che l’iter per il disegno di legge Cirami inizierà il 3 settembre alla Commissione giustizia, bloccando così il tentativo di Forza Italia di tenere aperta la Camera ad agosto. Contro questa legge, il 14 settembre, quasi un milione di persone prenderanno parte a Roma a una manifestazione organizzata dal movimento dei “Girotondi”. Partecipo volentieri con quasi tutti i colleghi alla maratona ora61


toria organizzata per contrastare la legge Cirami. Ho modo pertanto di esprimere anche il mio punto di vista più volte. Il 10 settembre, intervenendo nella Commissione parlamentare, evidenzio come il provvedimento Cirami costituisca un colpo letale per il sistema giudiziario italiano ed esprimo preoccupazione per il merito delle disposizioni in esame, che violano la Costituzione e sospenderebbero, se approvate, i processi in corso, determinando vantaggi anomali per imputati eccellenti. Quello della Cirami si sarebbe rivelato l’iter legislativo più lungo e faticoso di tutta la legislatura. Il nostro ostruzionismo ha impegnato quasi tutti i deputati. Io stesso ho assicurato la mia presenza in Commissione e in aula anche di notte. In due occasioni sono intervenuto alle 7 del mattino e alle 2 di notte. A settembre è prevista una serie di iniziative in tutta la provincia che terrò insieme al sen. D’Andrea. Cerchiamo così di mantenere saldi i legami con i nostri cittadini e di fornire loro tutte quelle informazioni che purtroppo solitamente non trapelano attraverso la televisione. Tocchiamo Grottole, Ferrandina, Pomarico, Miglionico, Grassano, Salandra, Montescaglioso e altri centri. Tutti insieme i parlamentari lucani del centrosinistra, il 17 settembre presentiamo una proposta di legge per il riconoscimento, la promozione e la valorizzazione delle associazioni Pro Loco. Il 20 settembre Guglielmo Epifani viene eletto segretario della CGIL al posto di Sergio Cofferati che dice di non sapere quale sarà il suo futuro; nel frattempo torna a lavorare alla Pirelli. L’attacco, da parte del governo, allo stato sociale e ai servizi fondamentali è continuo. La scuola è sottoposta a un “trattamento particolare” da parte del ministro Moratti. Raccogliamo con il sen. D’Andrea, in un’iniziativa del 12 ottobre a Matera, le preoccupazioni e le istanze del mondo della scuola e delle famiglie degli studenti. A questa assemblea partecipano tutti gli esponenti dei sindacati della scuola, senza distinzioni di sigle. Il 30 settembre il Consiglio dei ministri vara la finanziaria 2003. Comprende 46 articoli e prevede una manovra da 20 miliardi 62


di euro. Berlusconi assume nella sua persona anche la direzione del CIPE, al fine di superare i contrasti interni alla maggioranza sulla gestione dei fondi per il Mezzogiorno. Crollano le borse, anche quella di Milano. Si tratta di uno dei peggiori crolli dal 1987. Qualche giorno dopo a Capri, al convegno dei giovani imprenditori, anche il presidente di Confindustria D’Amato, nonostante sia un fiero alleato del governo, prende le distanze dalla legge finanziaria. Il governo annuncia di voler cancellare il Reddito Minimo di Inserimento che tra grandi difficoltà e qualche contraddizione aveva fornito ai sindaci uno strumento utile per contrastare fenomeni di povertà e di degrado sociale. Riusciamo a salvare solo i progetti in corso dopo un’enorme mobilitazione di tutti i Comuni di centrosinistra come di centrodestra. Una folta delegazione della provincia di Matera parteciperà il prossimo febbraio a una manifestazione a Roma con Livia Turco, finalizzata alla preparazione di una nuova proposta di legge, che firmo anch’io, per favorire l’inserimento delle tante persone che vivono ai margini della società in condizioni di estrema povertà. Quella del Reddito Minimo di Inserimento è una misura che è stata introdotta dal governo dell’Ulivo in modo sperimentale nel nostro paese ed è adottata anche in molti altri Paesi dell’Unione europea. In Italia sono circa 2.700.000 le famiglie povere; di queste quasi un milione sono in condizione di povertà assoluta. Molto pesante è la situazione nel Mezzogiorno, dove i poveri sono circa il 25 per cento della popolazione. Gran parte della povertà interessa le persone anziane, soprattutto gli anziani soli; ma tra le nazioni europee, l’Italia vanta anche il triste primato, dopo l’Inghilterra, della povertà dei minori. Il 14 ottobre a Potenza incontro le associazioni dei Comuni e delle Comunità Montane per discutere i tagli che si annunciano nella prossima finanziaria. La spaccatura sindacale giunge al culmine: la CGIL, isolata, dichiara lo sciopero generale senza CISL e UIL. La sensazione non è 63


buona e tuttavia organizziamo la partecipazione alla manifestazione prevista a Matera per il 18 ottobre. Ci ritroviamo tutti insieme i soliti molto compatti; non siamo pochi ma neppure tantissimi. Solidarizziamo con il nostro sindacato ma cerchiamo anche di non rendere irreversibile la spaccatura; affiorano anche in questa occasione i dubbi sull’opportunità di uno sciopero della sola CGIL. Soltanto adoperandoci per una ricucitura dei rapporti potranno arrivare tempi migliori. Il 31 ottobre un devastante terremoto colpisce il Molise. A San Giuliano di Puglia muoiono 30 persone, quasi tutti bambini. Si tratta di un’intera classe che in quel momento si trovava a scuola. Anche alla Camera l’unico parlamentare molisano del centrosinistra parla con voce triste e accorata. È troppo grande il dolore per la morte di quei bambini per dissimularlo. Con 310 voti favorevoli, 4 contrari e un astenuto – noi non partecipiamo alla votazione – la Camera dei Deputati, il 5 novembre, approva in via definitiva la legge Cirami. Si vedrà che la legge non raggiungerà neppure l’obiettivo che la Casa delle libertà si era proposta e cioè il trasferimento dei processi del premier da Milano a Brescia. Berlusconi se la prende con i suoi avvocati che alla Camera non «sanno fare il loro mestiere» ma intanto è stato creato un nuovo meccanismo anomalo nel sistema giudiziario italiano.

L’appello del Papa Il 14 novembre deputati e senatori al gran completo accolgono Giovanni Paolo II che viene in visita al Parlamento nell’aula di Montecitorio. Molti si chiedono se e come questo grande evento sia destinato a segnare i rapporti tra lo Stato italiano e la Chiesa. Non si tratta di un’iniziativa di Casini e Pera perché l’invito al papa era stato rivolto dai precedenti presidenti di Camera e Senato, Violante e Mancino. Per noi parlamentari si tratta di un privilegio unico. Mi domando, tuttavia, se sia una iniziativa opportuna e ossequiosa della 64


reciproca autonomia. È la prima volta, nella storia d’Italia, che un papa si reca nel Parlamento italiano. Particolarmente accorato è il suo appello per sollecitare un gesto di clemenza a favore dei detenuti per sopperire al grave fenomeno del sovraffollamento carcerario. Già il 29 ottobre avevo sottoscritto una proposta di legge, elaborata e firmata da colleghi di tutte le forze presenti in Parlamento, finalizzata a sospendere l’esecuzione della pena detentiva per reati minori – il cosiddetto indulto – per rispondere alle gravi condizioni di sovraffollamento delle carceri italiane dove sono detenute 56.000 persone (le carceri possono ospitare al massimo 41.000 detenuti). È il numero più alto in assoluto dal 1945 a oggi. Sul totale della popolazione carceraria, 16 mila sono stranieri, 15.500 sono tossicodipendenti, 1.421 sieropositivi. Di lì a pochi giorni sarebbe iniziata la discussione in aula. La lega Nord è contraria a qualunque azione umanitaria e avvia l’ostruzionismo. Andremo avanti tra mille ostacoli. Nel frattempo, accolgo l’appello dei Radicali e mi unisco a uno sciopero della fame di tre giorni. Insieme a me, aderiscono all’iniziativa tanti altri cittadini e rappresentanti delle istituzioni: l’on. Antonio Luongo, la presidente del Consiglio Comunale di Matera Wanda Mazzei, il Consigliere Comunale di Montescaglioso Angelo Garbellano, i giornalisti Massimo Brancati e Oreste Lopomo. Programmo, inoltre, una visita alle carceri di Potenza e Matera dove vengo accolto con grande affetto. Mi ero già recato in precedenza in visita al carcere di Secondigliano per incontrare il figlio di Peppe Quinto, Ivan, di Pisticci che mi scriveva ogni settimana per raccontarmi le sue pene e tutto ciò che a suo dire ingiustamente e illegalmente subiva. Constato che le condizioni delle carceri lucane, tutto sommato, sono sopportabili rispetto a quelle di regioni come la Campania! Tuttavia, la visita mi mette una grande tristezza. I direttori e gli agenti di polizia penitenziaria sono molto cortesi e mi accompagnano lungo i vari bracci del carcere. La comunicazione tra le celle dovrebbe essere impossibile e tuttavia mi rendo conto che in pochi minuti quasi tutti 65


i detenuti sono a conoscenza della mia visita. Nel carcere di Potenza incontro un giovane detenuto che sta preparando la sua tesi di laurea; gli faccio i miei complimenti e un grande in bocca lupo. È impressionante vedere spuntare fuori dalle sbarre le braccia dei carcerati che richiamano la mia attenzione. Non posso fare a meno di chiedere agli agenti di aprire ognuna delle celle. Chiedo ai detenuti il permesso di entrare. Trovo molti di loro occupati a prepararsi il pranzo. C’è anche un buon profumo, mi avvicino al tegame sul fuoco per assaggiare un sugo di pomodoro. Lo trovo molto gradevole. Constato quanto siano vere le aride cifre sulla popolazione carceraria: finiscono in carcere soltanto i “poveri cristi”, immigrati, poveracci, di cui una grossa percentuale sono tossicodipendenti. Quando esco, mi guardo indietro e penso che la restrizione della libertà è la sofferenza più grande che si possa infliggere a un uomo. L’iter della legge diventa faticoso. Arriveremo a varare il provvedimento solo a fine luglio 2003 con tanti rimaneggiamenti che lo renderanno poco efficace. Il 25 novembre accompagno la dott.ssa Anna Maria Mangieri, Capogruppo dell’Ulivo nel Consiglio Comunale di Ferrandina, dal Prefetto per esprimere le nostre rimostranze per la mancata convocazione del Consiglio; sono abituato ai “dispetti” dell’immarcescibile sindaco sen. D’Amelio che da 42 anni esatti siede in Consiglio Comunale! Nel mese di novembre, l’Agenzia Spaziale Italiana impedisce ai ricercatori del CNR di accedere al Centro di geodesia spaziale di Matera, loro sede di lavoro. Per risolvere il problema, legato a semplici problemi contrattuali, sarà necessario intervenire sui vertici degli enti interessati e formulare un’interrogazione parlamentare rivolta al ministro Moratti. È un piccolo ma chiaro esempio della scarsa considerazione rivolta alla ricerca scientifica nel nostro paese. Incontro a Montecitorio il presidente dell’Agenzia Spaziale, lo sollecito a trovare una soluzione al problema. In verità, la questione si risolverà nel giro di pochi giorni. 66


Signori, in carrozza! Anche la soppressione, nel mese di novembre, della fermata dell’Eurostar allo scalo di Garaguso-Grassano-Tricarico per carenza di passeggeri necessita di un intervento: interrogazione al ministro e, il 18 dicembre, incontro nella sala vip del club Eurostar alla Stazione Termini a Roma. Ci sono il direttore di Trenitalia Saccà (solo un omonimia con il direttore RAI) e i sindaci interessati: Auletta di Garaguso, Bonelli di Grassano, Marsilio di Tricarico, De Vito di Grottole, Bortaccio di Calciano, Cipriano Garofalo di Oliveto. Partecipano, inoltre, il consigliere Provinciale dei DS Raffaello Mangione, il presidente della Comunità Montana Medio Basento, Peppe Milici, il presidente del Parco Gallipoli Cognato, Innocenzo Loguercio e il parroco di Garaguso Scalo don Angelo Auletta. Grandi discussioni sui disagi subiti dagli utenti. Rimproveri a Saccà per la carenza di informazioni sugli orari dei treni. Vari scambi di consigli per pubblicizzare gli orari delle fermate. Suggerisco al presidente Innocenzo Loguercio di dare pubblicità e promuovere l’uso del treno con azioni mirate e concordate fra Trenitalia e gli Enti Locali: riservare uno spazio in un depliant del Parco di Gallipoli Cognato per pubblicizzare gli orari dei treni. Tutti entusiasti della proposta. Saccà si offre di pagare il conto della tipografia. Non so se sia stato fatto qualcosa… Comunque la fermata viene ripristinata. Chiedo infine a tutti a che ora parta il loro treno per tornare in Basilicata. Risposta: «Ma quale treno? Siamo venuti ognuno con la propria auto!» Forse è inevitabile che Trenitalia sopprima la fermata… A dicembre parte l’iter parlamentare della proposta di legge sulla procreazione medicalmente assistita. I primi segnali sono preoccupanti. Si mobilitano le donne dei DS. Maria Antezza, consigliere regionale, lancia un appello alle donne lucane: «Il ddl è ingiusto, ipocrita, nemico delle donne, avverso al desiderio di maternità e di paternità, lontano dalla comunità scientifica e dalle culture più civili dell’Europa». 67


Il 23 dicembre la finanziaria per il 2003 diventa legge, dopo l’approvazione definitiva alla Camera. Il testo finale presenta molte modifiche rispetto alla versione iniziale. A fronte dei 46 articoli iniziali, ora il testo comprende 86 articoli. I principali dispositivi comprendono il primo modulo della riforma fiscale, la riduzione dell’IRPEG e IRAP, il condono per i reati fiscali, il concordato, l’estensione alle società della sanatoria per i capitali esportati illegalmente, la cartolarizzazione degli immobili pubblici e il blocco delle assunzioni nell’amministrazione pubblica per tutto il 2003. Il tradizionale rapporto Censis sullo stato del paese descrive l’Italia come un paese «con le batterie scariche». Il governo non vara alcuna misura per “ricaricarle”! Il 28 dicembre partecipo alla partita di calcio tra FC Matera, allenata da Lamberto Magrini, e una rappresentativa delle autorità e della società civile, allenata da Franco Selvaggi, allo scopo di destinare fondi alla sezione materana dell’Associazione Italiana Persone Down. Questo è stato un anno critico per la politica italiana, soprattutto per l’economia e per la giustizia. Il lavoro parlamentare non è stato facile, considerando che ben cinque mesi sono stati dedicati alla discussione della sola legge Cirami: un esempio tra i più macroscopici di spreco e di inefficienza nella gestione dei tempi della politica! Nella conferenza di fine anno tenuta il 30 dicembre e trasmessa per la prima volta a reti unificate, il capo del governo Berlusconi definisce positivo il bilancio per il 2002 del suo governo. Elenca le cose fatte e promette che il 2003 sarà l’anno delle riforme. Non manca di precisare che la riforma dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, è uscita dall’agenda del governo perché irrilevante. Era dunque vero che l’invocata libertà di licenziamento costituiva solo lo strumento per spaccare il sindacato, aprire fratture a sinistra e creare confusione e disordine!

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2003

Emilio Colombo è nominato senatore a vita Muore Gianni Agnelli Il flagello della SARS, muore il medico Carlo Urbani Conflitto a fuoco sul treno Roma-Firenze, muoiono un poliziotto e un terrorista BR Inizia la guerra in Iraq Attentato a Nassirya contro i soldati italiani, 28 morti Il governo approva il decreto Scanzano Tutta la Basilicata si mobilita contro le scorie Arrestato Saddam Hussein

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Camera dei Deputati - Novembre

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In una ricerca pubblicata il 2 gennaio, l’istituto Eurispes sostiene che i prezzi dei prodotti alimentari, nel corso del 2002, sono cresciuti del 29%, contro il 3,8% dichiarato dall’Istat. Il ministro delle Attività produttive Antonio Marzano difende i dati Istat. La Regione Basilicata, il 3 gennaio, pubblica il Bando che stanzia 50 milioni di euro per sostenere investimenti di imprenditori della provincia di Treviso (Bando Matera-Treviso) in vari comparti del manifatturiero nella provincia di Matera. Continua così l’impegno della Regione nelle politiche industriali. L’iniziativa si realizza grazie all’intesa delle Associazioni degli Industriali delle due province e riaccende le speranze del nostro territorio e dei tanti giovani che attendono una collocazione nel mercato del lavoro. Anche questo è un generoso tentativo a livello locale di arginare le difficoltà nei vari settori dell’industria. Meno attento risulta invece il governo che di fronte a quello che molti definiscono “declino industriale” dell’Italia e del Mezzogiorno non riesce a organizzare politiche che attraggano capitali dall’esterno. Gli stessi analisti a più riprese richiamano l’attenzione sulla perdita da parte dell’Italia di quote di mercato nel commercio internazionale.

Tirare la carretta A sinistra non si placano le polemiche e i conflitti. Non riusciamo a trovare la sintesi per proporre ai cittadini l’alternativa alle 71


politiche del governo. Il dibattito continua tanto incessante quanto improduttivo. Non raramente, d’altronde, la sinistra si è trovata paralizzata dai suoi contrasti ideologici o di principio, alle perenne ricerca della soluzione perfetta a tutti i mali. Soluzione che, ovviamente, non esiste. Nonostante gli sforzi per riportare a unità tutta questa ricca discussione sono ancora tanti i compagni fuori e dentro i DS che pensano che i contrasti non si comporranno e che la spaccatura sarà definitiva con l’unico esito possibile in questi casi: la nascita di una nuova formazione politica. Ma proprio all’inizio di questo nuovo anno qualcosa di positivo si muove. Un dialogo a distanza si svolge tra i “movimenti”, Sergio Cofferati e i massimi esponenti dei DS. Il 10 gennaio, promossa dal “Laboratorio per la Democrazia”, il movimento dei professori, dal gruppo “Aprile” e dall’Arci, alla presenza di più di 10 mila persone, si tiene a Firenze la prima grande manifestazione dell’anno nuovo, che ha per titolo: “Politica e movimenti, costruiamo insieme un futuro diverso”. Moderato da Nanni Moretti, l’incontro vede la presenza di Sergio Cofferati, che espone a tutto campo le sue idee per un rinnovamento, per un ritorno allo spirito d’origine delle forze che sostengono l’opposizione al governo di centrodestra. Oltre a esponenti della società civile, sono presenti anche personalità del sindacato e della scuola e parlamentari come Rosy Bindi, Fabio Mussi, Nichi Vendola; il governatore della Toscana Claudio Martini e il sindaco di Firenze Leonardo Domenici, che si erano mostrati fin dal primo momento attenti al nuovo fenomeno dei girotondi e che tanto si erano impegnati per la pacifica riuscita del grande Social Forum fiorentino sulla pace del novembre 2002. L’incontro di Firenze è anche l’occasione per annunciare la grande manifestazione per la pace del 15 febbraio. La manifestazione era stata preceduta da non poche polemiche. Qualche giorno prima lo stesso Fassino aveva messo in guardia gli organizzatori dal rischio di delegittimarsi reciprocamente. L’ex-se72


gretario della CGIL replica a Piero Fassino: «Non voglio delegittimare nessuno, voglio unire la sinistra». E D’Alema: «Spero che Cofferati venga qui con noi a tirare la carretta, perché la strada è in salita». Qualche giorno dopo in un faccia-a-faccia televisivo Cofferati dice a Massimo D’Alema: «Non sono uno scissionista» replica il secondo: «Nessuno ha il monopolio delle passioni». Entusiasta l’Unità che in un articolo di Piero Sansonetti il giorno dopo il convegno fiorentino scrive: «La sinistra è più unita, dal momento che si era avuta l’impressione che fossimo a un passo da nuove scissioni dentro i partiti, e invece oggi è evidente che l’ipotesi della rottura è lontanissima e irreale. Però esce anche più divisa, perché non si può non prendere atto del fatto che è composta da molte anime, da molti pensieri, da gruppi consistenti che si ispirano ad analisi politiche diverse tra loro e talvolta contrastanti». Il dibattito continua… Alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario 2003, il procuratore generale della Cassazione Francesco Favara indica la necessità di riformare il sistema giudiziario: la giustizia è troppo lenta. I partiti e l’ANM giudicano equilibrata la sua relazione. Durante la cerimonia i magistrati esibiscono una copia della Costituzione perché, dice l’ANM, «l’attacco alla magistratura, alle garanzie di indipendenza permane». Via libera del governo al ponte sullo Stretto di Messina. Berlusconi sostiene che il Pil italiano è cresciuto più di quanto rilevato dall’Istat. Dall’Istituto di statistica replicano che Berlusconi non applica i criteri di calcolo europei.

Applausi a Emilio Colombo Il 14 gennaio, il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi nomina Emilio Colombo senatore a vita «per aver illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo sociale». In questa occasione rivolgo un messaggio di congratulazioni al presidente Colombo 73


«per il contributo che Lei ha dato alla elaborazione della Costituzione Italiana e alla realizzazione del sogno europeo che alla luce di quanto oggi sta avvenendo consegna Lei alla storia come uno statista aperto e lungimirante». Qualche tempo dopo insieme a tutti i deputati lucani, di ogni schieramento, invitiamo Colombo a cena in un ristorante romano. È presente anche il sottosegretario Viceconte al quale Colombo riserva una buona dose di tirate di orecchio sull’efficacia delle politiche economiche del governo Berlusconi. È una serata ricca di aneddoti, raccontati dal vecchio e navigato politico lucano. Colombo riferisce un episodio particolarmente divertente e che risale ai tempi in cui era già un personaggio della politica italiana e internazionale. Reduce da Roccanova, in provincia di Potenza, giunse davanti all’ingresso di un teatro napoletano dove era atteso per partecipare a una manifestazione. Notò che la folla applaudiva calorosamente e – confessa – ne rimase alquanto compiaciuto. Il suo autista, da “uomo di mondo”, gli sussurrò che poco distante stava passando Gigliola Cinguetti e che gli applausi erano tutti per lei. Potenza della televisione e delle canzonette! Il 15 gennaio giunge dalla Corte costituzionale il parere favorevole sul referendum per l’abolizione dell’articolo 18. L’Ulivo è diviso. Cofferati, che non aveva mai nascosto la sua contrarietà, invita i sostenitori del referendum a «fermarsi e riflettere». Qualche giorno dopo al Congresso di Magistratura democratica dove gli viene riservata un’accoglienza calorosa dice: «È un errore molto grave perché divide ciò che a fatica avevamo unito». Il 22 gennaio la Camera boccia l’indulto. Resta plausibile solo l’ipotesi dell’indultino. Il 24 muore a Torino Gianni Agnelli. Toccante la partecipazione dei torinesi al dolore per la scomparsa del più grande imprenditore italiano. Il governo approva il 5 febbraio il decreto “salva-calcio”. Anche questo è un provvedimento che vede il presidente del Consiglio in 74


conflitto di interessi. Lo Stato si accolla parte dei debiti delle società di calcio sull’orlo del fallimento e che spendono milioni di euro per i calciatori. A settembre il commissario europeo alla Concorrenza Mario Monti annuncia che la Commissione condurrà un’indagine per aprire una «procedura di infrazione» contro l’Italia perché questo decreto si prefigura come un aiuto di Stato vietato dalle norme europee. Il 3 febbraio Cofferati annuncia la sua disponibilità all’elaborazione del programma del nuovo Ulivo. Soddisfazione esprimono Fassino e D’Alema. Tre milioni di persone (650.000 secondo la questura) sfilano il 15 febbraio a Roma dietro lo striscione «No alla guerra senza se e senza ma. Fermiamo la guerra all’Iraq». In Parlamento vengono presentate tre diverse risoluzioni sulla guerra all’Iraq: maggioranza, Ulivo e PRC. Nonostante le lunghe e faticosa riunioni del Gruppo finalizzate a ricercare una posizione comune, il Correntone DS vota insieme a Verdi e PdCI, sia la mozione dell’Ulivo, che quella di Rifondazione. Il 22 febbraio le forze di polizia si scontrano con i no-global che cercano di fermare alcuni treni carichi di armi destinate alla guerra in Iraq. I militari sostituiscono i macchinisti in sciopero contro la guerra. Anche in Basilicata si verificano piccoli incidenti a seguito di manifestazioni di protesta che bloccano i binari della ferrovia. A una di queste manifestazioni partecipa anche Dino Collazzo, assessore regionale del PRC e magistrato, il quale viene attaccato da più parti. Rilascio una dichiarazione in difesa del diritto di ognuno a manifestare, soprattutto su temi di grande rilevanza politica e morale come la guerra. Collazzo mi chiama per ringraziarmi.

Un gruppo di carbonari Apprendiamo in Parlamento che in un’imprecisata zona, situata tra la Basilicata e la Puglia, potrà essere realizzato il deposito unico 75


nazionale delle scorie radioattive. Il deputato pugliese DS Donato Piglionica, nel corso dei lavori della VIII Commissione, ai quali per l’occasione partecipo anch’io, interviene per contestare la carenza di informazione e il clima di segretezza che l’ENEA ha imposto riguardo all’identificazione dei siti, comportandosi «come se si trattasse di un gruppo di carbonari». Nel mese di febbraio si rimettono in moto le procedure per l’affidamento dei lavori relativi al collegamento di Matera alla rete ferroviaria nazionale. Secondo il progetto, il tracciato da Matera dovrebbe proseguire fino ad Altamura tramite un tratto di ferrovia a tre rotaie che consentirà il transito sia dei mezzi a scartamento ridotto, ancora in circolazione, sia dei nuovi treni a scartamento ordinario. Mi sembra una soluzione ragionevole. Come ho modo di dichiarare alla stampa, si potranno così risolvere i disagi «di un territorio che è rimasto fin troppo tempo emarginato dai grandi progetti infrastrutturali del Paese. Abbiamo tutti il dovere di stare ai fatti e di contribuire all’avanzamento dell’unico progetto realistico e utile per la Basilicata». Ma ci attende l’ennesima delusione. Infatti, in una manifestazione di Forza Italia tenuta a Matera l’8 marzo, il sottosegretario Viceconte coglie l’occasione per rimettere in discussione il progetto messo a punto nei mesi precedenti. Egli rilancia l’idea della validità dell’attuale scartamento ridotto e per completare l’asse trasversale Tirreno-Adriatico propone di collegare Matera a Bari tramite una tratta ferroviaria a scartamento ordinario da costruire ex-novo. L’idea di Viceconte è così poco convincente da apparire addirittura provocatoria: come è possibile realizzare un progetto così ambizioso senza alcuna copertura finanziaria? «Dobbiamo prendere atto che dopo due anni di governo del centrodestra e di Forza Italia l’unica cosa concreta che è stata fatta è bloccare il progetto del collegamento ferroviario di Matera, lasciando quello antidiluviano delle Ferrovie Appulo Lucane». Così ci esprimiamo nel corso della manifestazione appositamente convocata il 28 marzo 76


nel Cinema Comunale alla presenza dell’on. Claudio Burlando, ex ministro dei Trasporti il quale afferma: «Questa non deve essere considerata una vicenda locale. È invece una vicenda che deve essere seguita con attenzione nazionale. Dopo due anni di governo non ci sono opere nuove, anzi, le opere già finanziate e avviate dal centrosinistra vengono bloccate o rallentate». Come nel caso della nostra ferrovia. Dopo le dichiarazioni di Viceconte, registriamo una presa di posizione dell’assessore regionale pugliese Pietro Franzoso che chiede al ministero delle Infrastrutture e alle Ferrovie dello Stato di sospendere le gare relative alla realizzazione della tratta ferroviaria Ferrandina-Matera-Venusio. Che competenza ha un assessore regionale pugliese su lavori che interessano il territorio materano? Ebbene, sembra incredibile, ma i lavori della ferrovia saranno effettivamente bloccati con l’annullamento delle relative gare d’appalto da parte delle Ferrovie dello Stato. Attraverso un’interrogazione e una dichiarazione per la stampa, denuncio questa «indebita ingerenza dell’assessore Franzoso» e il suo «inusitato cinismo», considerato che, per l’assunzione dei relativi impegni finanziari, era stato necessario anche un atto formale della giunta regionale della Basilicata. In una nota, il centrosinistra materano scrive: «Mentre i lucani offrono proprie risorse (quanta acqua viene trasferita alla Puglia?) il governo del Polo e il centrodestra di Puglia e Basilicata, si accaniscono contro di noi, difendendo una situazione che perdura da 120 anni». Con Burlando incontro, pochi giorni dopo, il presidente delle FS Cimoli per chiedere lumi. Lo stesso Cimoli ci confida che purtroppo l’ordine di bloccare i lavori è arrivato direttamente dal governo. La partita sembra ormai chiusa. Va registrata la posizione contraddittoria del sindacato confederale trasporti che – denuncio pubblicamente – ha assunto una posizione contraria alla nostra, preoccupandosi soltanto di difendere vecchi privilegi all’interno delle FAL. Nel corso di una riunione 77


convocata presso la sezione DS di Altamura, da sempre contraria alla adeguamento della ferrovia, sono costretto ad alzare i toni per contrastare una posizione che danneggia Matera irrimediabilmente. Anche con l’on. Piglionica, di Altamura, polemizzo aspramente e senza tanti complimenti. La storia si ripete. È successo già agli inizi del secolo scorso. Quando con un vero e proprio imbroglio fu realizzata la ferrovia a scartamento ridotto Calabro-Lucana. Così, dopo un secolo, l’opposizione dei pugliesi che utilizzano la ferrovia Matera-Bari come una sorta di metropolitana di superficie, produce l’ennesimo blocco. In verità è apparso chiaramente che gli interessi pugliesi sostenuti dalla lobby sindacale delle FAL cercano di emarginare Matera e la Basilicata.

Opportunità A Ferrandina concludo i lavori di un’iniziativa della locale sezione dei DS dal titolo “Legge 215: opportunità per l’imprenditoria femminile”. All’incontro organizzato dal segretario di sezione Paolo Schiavone intervengono anche la consigliera provinciale Maria Rosaria Chetti e la vice presidente del Consiglio regionale Maria Antezza. Il mio sito internet - www.adduce.org - già in funzione dalla campagna elettorale viene potenziato in questo periodo grazie al lavoro della società HSH che gestisce il servizio e, soprattutto, di Francesco Bianchi, il mio collaboratore, che cura quotidianamente l’aggiornamento. È un utile tentativo per collegare, con la rete web, tutti i cittadini al proprio rappresentante in Parlamento. Nel momento in cui avviamo questo strumento di comunicazione sono uno dei pochi parlamentari italiani ad avere un sito internet personale, costantemente aggiornato. Si tratta di un mezzo che si rivela estremamente utile per la consultazione in rete, per seguire l’attività parlamentare e politica, per approfondimenti su temi politici na78


zionali, per essere costantemente informati tramite una newsletter settimanale, per comunicare direttamente attraverso la posta elettronica a una mailing-list che diventa via via sempre più ampia. È necessario riformare la legge 257/92 sui rischi dell’amianto e la tutela dei lavoratori che ne sono stati esposti. In una specifica proposta di legge, prevediamo una significativa rivalutazione del trattamento pensionistico per quei lavoratori che sono venuti a contatto con questi materiali dannosi per la salute. Si tratta di casi particolarmente numerosi proprio nella provincia di Matera, dove hanno operato aziende come la Materit (ex-Cemater), la Ferbona, la Ferrosud. Il governo non mostra sensibilità rispetto a questa nostra proposta, anzi con il decreto 1° ottobre 2003 riporta indietro le lancette della storia e modifica gli stessi indici della legge 257 in senso peggiorativo per i lavoratori. Un’attività legislativa particolarmente impegnativa mi attende in questo periodo. Nel mese di febbraio sottoscrivo alcuni importanti progetti di legge, come quelli per fronteggiare la crisi dell’industria automobilistica italiana e per l’accesso alle risorse informatiche da parte dei disabili. Per quanto riguarda la crisi del settore automobilistico, il comparto più significativo dell’industria manifatturiera italiana con 190 mila addetti – oltre ai 380 mila che si occupano di distribuzione e assistenza – la proposta di legge prevede un contributo di 2.500 euro per coloro che passano a una vettura con motore a metano, a GPL o elettrico. Sono previsti anche crediti d’imposta per le imprese, snellimento delle pratiche burocratiche per il possesso di automobili e soppressione dell’imposta di trascrizione per gli autoveicoli usati. Le “Disposizioni per favorire l’accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici” sono un progetto di legge per garantire l’utilizzo delle risorse informatiche e telematiche ai cittadini disabili. L’accesso alla rete informatica si configura come un nuovo diritto di cittadinanza che non può essere precluso ai disabili, anzi 79


deve essere l’occasione per una loro integrazione e per una maggiore equità sociale. Queste disposizioni diventeranno legge nel gennaio del 2004. Lo scontro politico di questi mesi si concentra da una parte sulle gravissime vicende internazionali (Iraq) e dall’altro sui due temi caldi dell’agenda interna: giustizia e informazione. Mentre si susseguono le iniziative del governo che tenta di mettere sotto controllo l’una e l’altra, particolarmente attivo appare il presidente della Repubblica che torna ripetutamente su tali argomenti invitando tutti al rispetto della Costituzione. Ma è la RAI al centro delle polemiche. Un anno fa, l’elezione del presidente, dopo la gestione Zaccaria, ha registrato una spaccatura inedita. Infatti, dei cinque consiglieri, Antonio Baldassarre, Ettore Albertoni, Marco Staderini, per la maggioranza e Luigi Zanda e Carmine Donzelli per l’opposizione solo tre votano come nuovo Presidente Baldassarre. Si dimettono in tre. Baldassarre e Albertoni avviano una sorta di resistenza nel fortino RAI che dura un anno. Non è mai accaduto prima che la grande azienda pubblica dell’informazione rimanesse in balia di sé stessa. Fioccano le battute e le vignette sui giornali. In particolare il quotidiano Il Riformista affibbia ai due “irriducibili” l’epiteto che rimarrà proverbiale di “consiglio della Smart” o “i giapponesi” per simboleggiare i due eroi che rimasti soli, l’elmetto calato sulla fronte,continuavano a combattere contro chi non si sa e senza nessun sostegno di truppe. Alla fine anche questi ultimi due si dimettono. I presidenti di Camera e Senato nominano il nuovo Consiglio d’Amministrazione: Paolo Mieli (presidente), Giorgio Rumi, Marcello Veneziani, Francesco Alberoni, Angelo Maria Petroni. Mieli accetta ma con riserva: vuole la reintegrazione di Enzo Biagi e Michele Santoro in prima serata e la facoltà di nominare un nuovo direttore generale. Prevedibile la risposta negativa. Pochi giorni dopo Mieli rinuncia. Sarà nominata presidente Lucia Annunziata.

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Esempi di fedeltà A metà marzo si diffonde nel mondo il primo allarme riguardo a un virus misterioso, proveniente dall’Estremo Oriente. I primi casi si sono registrati qualche settimana prima in una regione cinese e nei sei mesi successivi causerà la morte di circa mille persone. Si tratta di una forma di polmonite atipica, letale ed estremamente contagiosa, poi identificata col nome SARS. Carlo Urbani, un medico italiano, nonostante la pericolosità della sua ricerca, riuscirà a isolare il virus. Lo stesso Urbani, a causa del contagio, morirà poco dopo. Ma grazie al suo sacrificio, il contagio sarà finalmente arginato nel mese di luglio. Un altro esempio di fedeltà al proprio dovere e di grande generosità, ci è offerto dal soprintendente di polizia Emanuele Petri. Il quale, mentre si trova sul treno Roma-Firenze, è ucciso in un conflitto a fuoco con il terrorista Mario Galesi, delle nuove Brigate Rosse. Anche il brigatista muore, ma nella stessa occasione viene arrestata la sua complice: Nadia Desdemona Lioce. Sarà un duro colpo inferto al tentativo di ricostruzione della formazione terroristica. Al dottor Carlo Urbani e al poliziotto Emanuele Petri il presidente Ciampi assegnerà una medaglia d’oro alla memoria. Ma purtroppo il loro sacrificio non può ricevere dai mass media l’attenzione che merita. L’attenzione dell’opinione pubblica sarà dirottata su quello che avviene in Medio Oriente. Il presidente George W. Bush, il 18 marzo ingiunge al dittatore Saddam Hussein di lasciare l’Iraq entro 48 ore. La guerra sembra inevitabile. Scaduto l’ultimatum, il 20 marzo inizia la guerra: Baghdad è bombardata, missili Cruise vengono lanciati sul territorio iracheno, mentre sbarcano i marines e le truppe corazzate angloamericane. Nella giornata precedente, il Parlamento era stato chiamato a pronunciarsi sulle modalità di partecipazione degli italiani a questa guerra. Il gruppo dei Democratici di sinistra manifestava la propria opposizione. Per noi parlamentari DS questa guerra rappresenta una 81


sconfitta per la politica; ma inaccettabile è soprattutto la dottrina che la sostiene, quella della “guerra preventiva”. Il Parlamento concede l’uso delle basi, ma non per attacchi diretti all’Iraq. Anche tra i centristi vi sono malumori. Ciampi convoca il Consiglio di guerra. Manifestazioni pacifiste si svolgono in molte città italiane. A Roma, Ulivo e movimenti (tra cui la CGIL) organizzano due manifestazioni contemporanee, ma distinte. Sul tema della guerra all’Iraq, in provincia di Matera siamo mobilitati già dall’inizio del mese di febbraio, mentre l’attacco all’Iraq sembra imminente, esponiamo le ragioni del nostro dissenso rispetto alla guerra, con una manifestazione tenuta nel capoluogo che vede la partecipazione dell’on. Marco Minniti. Intervenendo, tra l’altro, a un dibattito a Rotondella, dove vive una piccola comunità di curdi, insisto sul ruolo centrale dell’ONU che al momento ha perso di credibilità e di peso internazionale. Questa perdita di credibilità esporrà le Nazioni Unite a gravi rischi. Ce ne renderemo conto nel mese di agosto, quando a Baghdad si verifica un attentato contro il quartier generale dell’Onu. Muoiono 22 persone tra le quali lo stesso rappresentante speciale dell’Onu, Sergio Vieira de Mello. Sarà l’inizio di un’interminabile catena di attentati, con migliaia di morti, feriti e atroci sofferenze. Il tutto in un clima di sempre maggiore instabilità. Le manifestazioni si susseguono senza sosta. Aderiamo ai comitati contro la guerra. Esponiamo anche noi la bandiera arcobaleno della pace dalle finestre del nostro studio di via Ascanio Persio. A febbraio, nel corso di una manifestazione tenuta a Matera, registro l’assenza del centrodestra e dichiaro a un giornalista del Quotidiano: «dobbiamo fare tutti molta attenzione e noi faremmo bene a innalzare cartelli anche contro il dittatore Saddam e non solo contro l’intervento armato unilaterale degli USA». Ad aprile un anonimo visitatore del mio sito web mi informa che l’ENEA di Trisaia in Rotondella non procede a effettuare ben 50 assunzioni di laureati e diplomati, vincitori di un regolare con82


corso bandito nel 2000. Rivolgo un’interrogazione al ministro delle Attività Produttive. A giugno l’ENEA provvede. Esprimo soddisfazione! Il 2 aprile la maggioranza è battuta alla Camera sulla riforma televisiva. 17 franchi tiratori e 70 assenti nel centrodestra fanno sì che venga approvato un emendamento dell’on. Giuseppe Giulietti dei DS che vieta a qualsiasi soggetto di essere titolare di più di due reti televisive. La discussione sulla linea politica è sempre molto tesa all’interno del nostro partito. All’assemblea programmatica del partito a Milano, tenuta il 5 aprile, D’Alema attacca Cofferati: «Pensare che l’esasperazione delle differenze porti più consenso alla coalizione è sbagliato a meno che non si pensi che l’unità alla fine sarà la sintesi plebiscitaria e personalistica della leadership. Ma la strada antidemocratica del plebiscitarismo da noi non è praticabile, come lo è invece dall’altra parte». In un’intervista rilasciata il 21 aprile al Tg3, il presidente della Commissione europea Romano Prodi, in vista del semestre italiano di presidenza dell’UE, si augura una «proficua collaborazione con il governo italiano». Rispondendo all’appello di Prodi, Berlusconi dichiara polemicamente: «Tra Commissione e Consiglio europeo non è necessaria una cooperazione così forte. I due organismi hanno funzioni distinte». Replica Prodi: «Sono dispiaciuto e preoccupato. Sarebbe come dire che in uno stato nazionale non serve una stretta collaborazione tra governo e parlamento». Il 7 maggio il direttivo della CGIL approva, con 127 voti favorevoli su 140 votanti, la proposta del segretario Epifani di votare sì al referendum sull’articolo 18. Ma all’interno della segreteria nazionale, su 12 membri, 5 si esprimono in modo contrario. Epifani ritiene, comunque, che il 15 giugno non sarà raggiunto il quorum. Cofferati annuncia che non andrà a votare il referendum sull’articolo 18. Le posizioni dell’ex-segretario della CGIL si avvicinano così a quelle dell’Ulivo. 83


Il 25 maggio si vota in 2 regioni, 12 province e circa cinquecento comuni. L’affluenza è molto bassa (46,4% alle provinciali e il 59,2% alle comunali). Comunque, l’Ulivo vince alla Provincia di Roma. Il Polo si conferma in Sicilia. La lista di centrosinistra vince anche le elezioni regionali in Friuli-Venezia Giulia e in Valle d’Aosta, le provinciali a Siracusa e a Caltanisetta, le comunali a Brescia, Pescara, Ragusa ed è in vantaggio al primo turno a Udine. Dopo la sconfitta alle provinciali di Roma, AN chiede una verifica di governo, specialmente su sanità, lavori pubblici e pubblico impiego. Fini, inoltre, non apprezza l’asse Tremonti-Bossi e il peso del “senatùr” nella coalizione.

Tagli La tradizionale relazione annuale della Banca d’Italia, presentata il 31 maggio, è una severa critica allo stato dell’economia italiana. Il governatore Antonio Fazio rileva la mancanza di un’adeguata azione di politica economica incentrata su un’evoluzione virtuosa dei conti pubblici e non su misure una tantum. Lamenta anche la perdita di competitività del paese, ritornata al livello della metà degli anni Sessanta a causa anche delle imprese che tendono a rimanere piccole, e l’andamento dei conti pubblici non in linea con gli obiettivi fissati. Il ritratto dell’Italia delineato da Fazio mette in luce anche i fattori di crisi congiunturali internazionali. Tuttavia, per l’Italia questi fattori sembrano essere amplificati. A maggio denuncio l’ennesimo taglio (15%) al fondo sociale da parte del governo: a conti fatti il SUNIA calcola che nel 2003 ben 646 famiglie lucane rimarranno senza contributo per l’affitto della casa. Sempre in maggio, c’è la visita a Matera del sottosegretario ai Beni Culturali on. Bono che trova modo di criticare l’Amministrazione Comunale per la gestione della legge 771/86 sui Sassi. Intervengo sulla stampa con un comunicato molto duro: «Gli interventi 84


degli uomini di Governo della Casa delle Libertà a Matera e in Basilicata creano confusione e disinformazione, quando non procurano danni. Matera ha prodotto uno dei più importanti esperimenti di recupero e riutilizzo di un centro storico a livello mondiale». In realtà l’obiettivo dell’on. Bono e della destra è quello di centralizzare la gestione del patrimonio sottraendola al Comune in spregio a tutte le conquiste federaliste e del decentramento fatte negli anni. Nel Consiglio dei ministri del 6 giugno, viene approvato il maxi-decreto di attuazione della riforma del mercato del lavoro, la cosiddetta “legge Biagi”. Sono previsti: l’apertura ai privati nella gestione del collocamento; la creazione della Borsa telematica del lavoro; l’istituzione di nuovi contratti atipici; il lavoro ripartito tra più persone. Previsto un limite nell’uso dei cosiddetti “Co.co.co.” Il 13 giugno Cofferati accetta la candidatura a sindaco di Bologna. Il 15 giugno si va alle urne per il referendum sull’articolo 18. L’Ulivo si divide: DS e Margherita sono favorevoli all’astensione; Clemente Mastella è per il no; il Correntone DS, i Verdi e i Comunisti italiani (oltre al PRC) sono favorevoli al sì. Il secondo quesito referendario riguarda l’abrogazione della servitù di elettrodotto, stabilita da un regio decreto del 1933 e dall’articolo n. 1056 del Codice civile che recita: «Ogni proprietario è tenuto a dare passaggio per i suoi fondi alle condutture elettriche». Per la prima volta neanch’io vado a votare. Si reca a votare appena il 25,7% degli aventi diritto. Il referendum non è valido. Il 16 giugno illustro a Matera la proposta di legge elaborata insieme all’on. Livia Turco che detta norme per la tutela delle persone con grave disabilità che rischiano di rimanere prive di sostegno familiare. L’affollata assemblea, cui partecipano famiglie di disabili, operatrici e operatori sociali è stata preparata da Tina Iacovuzzi, presidente della Lilith, cooperativa sociale di Matera. Il Convegno è significativamente intitolato “Dopo di noi”. L’iniziativa è maturata dopo un incontro, qualche mese fa, con Antonio Dilettuso di 85


Matera la cui famiglia vive un dramma che mi ha particolarmente colpito. La chiusura a metà giugno della Nylstar in Val Basento e la perdita di 113 posti di lavoro mi spinge a proporre al collega on. Blasi di FI un passo ufficiale congiunto nei confronti del governo e della Regione. Scriviamo una lettera al presidente Bubbico e al vice ministro Miccichè per chiedere un tavolo di negoziazione nazionale vista la gravità della situazione in cui versa l’area industriale. La stampa locale apprezza l’iniziativa “bypartisan”. Si costituirà di lì a poco un’unità di crisi presso la Prefettura di Matera. Proprio a seguito di questa ennesima crisi e in considerazione della gravità della situazione che si sta verificando non solo in Val Basento ma anche in altri siti industriali lucani, la Direzione regionale dei DS, in vista anche del Congresso regionale, decide di tenere proprio a Pisticci un attivo di tutti i quadri del partito, aperto ai dirigenti sindacali e agli imprenditori. Siamo ospiti del salone di Tecnoparco, dove svolgo la relazione introduttiva. Affronto, elencandoli, tutti i casi di crisi industriale sparsi nella regione e propongo di alzare il nostro livello di attenzione e quello di tutti i soggetti interessati. Parla anche Vincenzo Folino, segretario regionale che, a suo modo, bacchetta le resistenze di alcuni di noi ad affrontare con maggiore determinazione le difficoltà della Val Basento. Le conclusioni vengono affidate a Bubbico che rilancia, tra l’altro, il progetto di costruzione della centrale termoelettrica a Pisticci. La questione ha creato grandi contrasti in quella comunità e fuori da essa. Si è anche costituito un comitato che ha raccolto migliaia di firme contro il progetto di costruzione di una centrale di 1200 megawatt. L’argomento di punta di chi si oppone alla centrale riguarda i problemi delle emissioni in atmosfera che potrebbero procurare danni all’ambiente e all’uomo. Gran parte di noi, compreso il sindacato, ritiene invece che tra la vecchia centrale a olio e una moderna centrale a metano è preferibile anche per quel che riguarda le emissioni una 86


struttura più moderna e tecnologicamente avanzata. Attribuiamo poi alla centrale un valore economico per attrarre nuovi insediamenti industriali visto che potremmo fornire energia a prezzi più competitivi. Le posizioni rimangono molto distanti e, come spesso accade in questi casi, mentre si continuano a costruire centrali altrove, anche in prossimità di grandi centri abitati come, solo per fare un esempio, Modugno, noi registriamo chiusure. Per parte mia propongo di elaborare una proposta con il coinvolgimento della città Pisticci che impegni tutti i soggetti a predisporre un nuovo progetto finalizzato ad attrarre investimenti in Val Basento. Registro scarsa attenzione al tema.

Scivoloni di Berlusconi Il 26 giugno ha inizio il semestre di presidenza italiana dell’UE. I giornali stranieri si interrogano se Berlusconi abbia le qualità morali e la competenza per guidare l’Europa. In un’intervista alla radio francese Europe1, Berlusconi afferma di immaginare un’«Europa complementare agli Stati Uniti» e dotata di un sistema di difesa comune, perché «senza una forza militare non si ha potere né politico né diplomatico». In Parlamento con la presentazione di quattro mozioni – della CdL, dell’Ulivo, dei Verdi e del PRC – si apre il dibattito sul programma del governo per il semestre europeo. Il 2 luglio, durante la presentazione al Parlamento europeo delle linee programmatiche della presidenza italiana, Berlusconi risponde alle aspre critiche dell’eurodeputato tedesco Martin Schulz dicendo che lo avrebbe visto volentieri recitare in un film nella parte di un «kapò nazista». Si apre una crisi diplomatica con l’Europarlamento e con la Germania. Entra in vigore, intanto, il nuovo Codice della strada, che introduce la patente a punti, norma decisa dal precedente governo dell’Ulivo. Il 13 luglio, con il sen. D’Andrea, partecipo a Ferrandina a un 87


incontro pubblico che si tiene nel chiostro di S. Domenico sull’operato del governo Berlusconi. Abbiamo preparato alcune schede su singoli problemi, come il blocco del credito d’imposta per gli investimenti e gli incentivi all’occupazione, il reddito minimo di inserimento. Al tempo stesso presentiamo le nostre proposte fatte alla Camera e al Senato nei due anni di attività parlamentare. Il giorno successivo, siamo tutti in Val Basento per partecipare alla manifestazione organizzata da CGIL, CISL e UIL nel giorno dello sciopero indetto per richiamare l’attenzione sulla crisi delle industrie. In pieno luglio, interrogo il governo sulla situazione della Ritrimat di Matera. Chiedo a Tremonti di chiarire i particolari del suo progetto di costituzione di una nuova società interamente pubblica per la riscossione dei tributi e che il ministro si attivi perché la Ritrimat riveda radicalmente la sua proposta di riorganizzazione del personale, tenendo conto delle esigenze che in modo responsabile sono state poste dal sindacato. In un’intervista pubblicata il 18 luglio dal Corriere della Sera, Romano Prodi propone al centrosinistra «una lista unica dell’Ulivo per le elezioni europee del 2004, senza sigle di partito». Prodi afferma che «anche in caso di elezioni anticipate in Italia escludo di dimettermi dal mio incarico. Quella europea è una missione che intendo portare a termine» e auspica che il governo Berlusconi duri tutta la legislatura perché «c’è bisogno di stabilità politica in tutti i paesi europei». A fine agosto Romano Prodi incontra Massimo D’Alema: c’è l’accordo sulla lista unica dell’Ulivo alle europee, ma la discussione verte principalmente sulla costruzione di un soggetto riformista che operi in Italia e in Europa. In verità, D’Alema già qualche tempo prima, sulla rivista “Italiani Europei” che dirige insieme a Giuliano Amato, aveva avanzato un’ipotesi di costruzione di una nuova grande forza politica riformista frutto dell’incontro tra le grandi tradizioni politiche democratiche cattoliche, socialiste e laiche di sinistra. 88


Il 28 luglio, con Luciano Violante e Nicola Rossi, presentiamo alla Camera una proposta di legge per il rafforzamento del sistema italiano delle piccole e medie imprese. In Basilicata assicuro la massima pubblicità a tale iniziativa e, per discuterne insieme, organizzo vari incontri con Confindustria, API e associazioni di artigiani. La Commissione giustizia della Camera, in sede legislativa, approva il 1° agosto il provvedimento che riduce la pena di due anni per i detenuti che abbiano scontato almeno metà della pena (indultino). Al momento della votazione, la Lega Nord esce dell’aula. Il provvedimento non risolve del tutto i problemi del sovraffollamento delle carceri italiane che più volte abbiamo evidenziato e su cui persino il papa ci ha richiamato a compiere un gesto umanitario. Tuttavia, meglio di niente!

Vitalità e radicamento Nei mesi estivi, in diverse località della provincia, si svolge la tradizionale Festa dell’Unità. Sono presente a Bernalda, Salandra, Accettura, Grottole, Matera, dove intervengo per esprimere un giudizio sull’attuale momento politico e sulle grandi emergenze che abbiamo di fronte, come la concentrazione del potere dell’informazione, l’autonomia della magistratura, la caduta verticale della produzione industriale. «Il declino dell’economia» aggiungo, «potrà arrestarsi solo con il rilancio e lo sviluppo della regioni meridionali». Ma in questa circostanza si affrontano anche problemi più strettamente legati al territorio, come la crisi delle aree interne e quella del polo industriale del salotto. Intervenendo a Matera in piazza Mulino, Giuseppe Nicoletti, presidente del distretto del mobile imbottito, sottolinea che «siamo di fronte a una sfida epocale, quella della Cina, che se non riusciremo a vincere ci porterà alla fine in pochissimo tempo». La Festa dell’Unità, però, è soprattutto il momento in cui il mio partito mostra tutta la sua vitalità e il radicamento nella base po89


polare. E queste caratteristiche sono anche la forza dei Democratici di sinistra. In occasione dell’elezione del nuovo segretario cittadino dei DS, invio una lettera a Espedito Moliterni, neoeletto, per esprimergli il mio personale compiacimento. Il Foglio, quotidiano diretto da Giuliano Ferrara, dedica alla mia corrispondenza un articolo nel quale riferisce su «L’intasata casella delle lettere del diessino Adduce». Si tratta di un divertente e dettagliato resoconto sulle missive che ricevo: un invito a iscriversi all’Associazione amici del cavallo, un invito scaduto allo spettacolo Notre Dame de Paris, una pubblicazione intitolata “Nostalgia d’Europa”, un invito di partecipazione a un convegno su “Il bambino straniero” o a un altro dell’Associazione tecnico-economica del calcestruzzo preconfezionato. Ancora lettere, come quella sulla brevettabilità degli algoritmi, e vari giornali, alcuni inviati in diverse copie. Uno di questi è un numero de Il Campanile, giornale dell’Udeur, nel quale sono segnalate «due bellissime fotografie di Lorenzo Acquarone sul palco». Amenità della vita parlamentare. Il 2 settembre il ministro dell’Istruzione Letizia Moratti e Giulio Tremonti firmano il decreto che stanzia 90 milioni di euro in 3 anni come rimborso parziale per la retta di iscrizione agli istituti privati negli anni della scuola dell’obbligo: provvedimento molto controverso che rende paritarie le scuole private. Il settimanale inglese The Spectator pubblica l’11 settembre la seconda parte di un’intervista a Silvio Berlusconi. Il premier sostiene che «Mussolini non ha ucciso nessuno. Al massimo mandava la gente in vacanza al confino». Interviene il presidente Ciampi per ricordare la «catastrofe del fascismo» e dichiara: «Senza la Resistenza, senza il Risorgimento, questo paese sarebbe oggi peggiore… Non dimenticare è un comandamento». Il 13 settembre, intervenendo alla Fiera del Levante, Berlusconi illustra la prossima finanziaria: «Non ci sono risorse sufficienti. Almeno per soddisfare tutte le richieste». Secondo il premier occorre 90


la riforma previdenziale perché lo Stato «non ha i soldi per pagare le pensioni di tutti i cittadini» e annuncia che la manovra sarà composta per due terzi da interventi una tantum, tra cui il condono edilizio. Che fine hanno fatto le doti miracolistiche del premier? Il 28 settembre si verifica un black-out totale in tutta Italia. L’intera penisola rimane al buio per 12 interminabili ore. È il più grande guasto della storia italiana. La preoccupazione, i disagi e le situazioni a rischio che si vengono a creare sono indescrivibili. Tra l’altro, 30.000 passeggeri rimangono bloccati a bordo di 110 treni. Roma vive una notte da incubo; nella capitale, infatti, si svolgono le manifestazioni della “Notte bianca”; un milione di persone rimangono al buio per strada e la metropolitana deve essere evacuata. Si dirà che l’incidente è stato provocato da una causa banalissima. Ma è davvero così? Dobbiamo credere – come si sostiene – che è tutta colpa di un albero caduto? L’episodio dimostra comunque quanto sia fragile il sistema della rete elettrica italiana, in gran parte dipendente dalle forniture straniere, provenienti soprattutto dalle centrali nucleari site in altri paesi europei. È un sistema del tutto inadeguato a un paese industriale come il nostro. Il “buco” più vistoso nella rete nazionale di trasmissione elettrica si trova proprio nel territorio della Basilicata, presso Rapolla dove la linea che proviene dal Sud si interrompe a pochi chilometri da quella che si dirige verso il Tirreno. Da tempo la popolazione è mobilitata contro il tracciato previsto dall’ENEL che attraversa parte dell’abitato. Da Napoli, Ciampi ha parole dure che sembrano riguardare anche noi: «Non deve accadere mai più… Non si può rallentare la costruzione di nuove centrali… Con il voto si nomina. E poi si giudica chi abbiamo nominato la volta precedente». Ferve il dibattito sulle proposte del ministro del Lavoro Maroni sul sistema pensionistico. “In pensione a 80 anni?” questo è il titolo particolarmente significativo di un convegno, a cui partecipo con D’Andrea e i tre segretari provinciali dei sindacati, organizzato a 91


Tricarico il 10 ottobre dalla consigliera regionale Adeltina Salierno che critica duramente l’annuncio della riforma fatto da Berlusconi con un messaggio televisivo, andato in onda a reti unificate. La riforma delle pensioni danneggerà soprattutto i giovani del Sud che stentano a trovare lavoro in giovane età e che non accumuleranno contributi sufficienti alla pensione.

Il nostro patrimonio culturale A novembre presentiamo in Parlamento, primo firmatario l’on. Vigni, una proposta di legge per tutelare i beni culturali e ambientali inseriti nella “Lista del patrimonio mondiale” dell’Unesco. Le disposizioni contenute nella nostra proposta, impegnerebbero lo Stato a definire ogni anno, nella legge finanziaria, un apposito finanziamento da destinare ai siti italiani dell’Unesco, cui si riconosce la priorità negli interventi di valorizzazione. Questa legge consentirebbe una ripresa del finanziamento costante per il recupero dei Sassi di Matera, ma soprattutto potrebbe ridare un nuovo impulso a quanti con tanto entusiasmo si sono adoperati, nel corso di vari decenni, per far diventare questo sito una realtà apprezzata in tutto il mondo. Il governo, invece, si muove in direzione opposta: emana un bando per la redazione di un modello di piano di gestione dei siti Unesco italiani. Sceglie tra i siti sperimentali il Parco nazionale del Cilento e i Sassi di Matera senza coinvolgere i soggetti che fino a questo momento sono stati protagonisti del recupero, sottraendo di fatto le competenze al Comune e ai soggetti locali. Una visione verticistica del governo territoriale. Secondo il presidente del Parco delle chiese rupestri Roberto Cifarelli, bisogna sostenere proprio le realtà legate al territorio. «Il museo demoantropologico» dice Cifarelli, «l’intero sistema museale, i Sassi, l’accesso ai siti archeologici, le politiche di collegamento con il territorio più ampio, di tanti beni culturali e bellissimi centri storici, il grandioso patrimonio dell’habitat rupestre, le bellezze 92


paesaggistiche, le tante produzioni tipiche locali devono spingere gli enti territoriali a elaborare proposte e a realizzare sinergie di azione per costruire insieme nuove politiche di progresso culturale ed economico». La realtà, al di là di queste battaglie di principio, è molto semplice e lo affermo in una dichiarazione rilasciata in questi giorni alla stampa: «I governi di centrosinistra resero stabile il rifinanziamento della 771. Con una forte mobilitazione di Matera e il peso del capogruppo DS, on. Luciano Violante, in occasione della finanziaria 2002, costringemmo la maggioranza a finanziare i Sassi. Quest’anno, come abbiamo più volte denunciato, nella legge di Bilancio dello Stato, non c’è un euro per il recupero dei Sassi». Circa 1700 ricercatori, vincitori di un regolare concorso, alcuni da oltre due anni, minacciano di trasferirsi all’estero visto che non possono venir assunti a causa del blocco delle assunzioni imposto dalla finanziaria 2003. Il governo non tiene in alcun conto una risorsa fondamentale: i nostri scienziati, i nostri ricercatori, la ricerca scientifica. Durante la sesta Giornata per la ricerca sul cancro, Ciampi interviene su questa situazione invitando il governo a reperire i fondi necessari per impedire questa “fuga di cervelli dall’Italia”.

Morire a Nassirya Il 12 novembre, alcuni kamikaze iracheni si scagliano con un camion contro il quartier generale del contingente militare italiano a Nassirya. Si contano 28 morti, di cui 19 sono italiani, e 40 feriti; tra i carabinieri si registrano le perdite maggiori. Tra i 12 carabinieri uccisi, c’è anche il maresciallo Filippo Merlino, 46 anni, di Sant’Arcangelo in provincia di Potenza; lascia la moglie e un bambino dodicenne. Prima di Nassirya, era stato impegnato a Durazzo e nella città kosovara di Pristina; prima ancora si era recato in missione in Russia, Kuwait, Bosnia, Macedonia. Tanto impegno per mettere da parte i soldi necessari a costruire una casa in provincia di Reggio 93


Emilia adatta al figlio, affetto da una grave malattia muscolare congenita. La sua dolorosa storia commuove tutta l’Italia. Spiegano i familiari: «Aveva partecipato a molte missioni per pagare le cure al suo bimbo». Il fratello Eugenio gli aveva sconsigliato di partire. E lui gli aveva risposto: «ma come, non sei contento di avere un fratello che va a dare una mano agli altri?» Mancava poco al suo ritorno a casa. Qualche giorno prima di essere ucciso, aveva scritto alla sorella: «Mia sorellina carissima… tra pochi giorni torno in Italia. Non vedo l’ora di riabbracciarti, tu sei la sorellina più dolce del mondo e mi dai tanta serenità quando ti guardo». Ai funerali a Roma, una folla incalcolabile saluta i martiri di Nassirya. “La patria è risorta” è il commento di molti di fronte a una così grande manifestazione di unità del popolo italiano. Ma il giorno successivo alla strage di Nassirya, un altro fatto provocherà un’inimmaginabile mobilitazione popolare. Il Consiglio dei ministri, dopo appena sette minuti di discussione, approva un decreto col quale si individua il luogo dove realizzare il sito unico nazionale per il deposito delle scorie nucleari. Il sito prescelto, a sorpresa, è all’interno di un giacimento di salgemma che si trova nel sottosuolo di Scanzano Jonico, in provincia di Matera. Immediata la presa di posizione del governatore Filippo Bubbico: «Se il governo pensa di poter usare il territorio della Basilicata a proprio piacimento, ha sbagliato i suoi calcoli, perché incontrerà la più ferma opposizione delle istituzioni e delle comunità locali». Insieme all’on. Luongo, presento subito un’interrogazione parlamentare urgente al ministro Marzano. Ma è soprattutto il popolo a scendere in piazza per far sentire la propria voce. In breve, Scanzano sarà al centro dell’attenzione dei mass-media italiani e internazionali. La fermezza e la compattezza che il popolo lucano sa mostrare in questa occasione rivela una grande consapevolezza della sua identità di popolo. Nella protesta popolare non c’è particolarismo, non ci sono distinzioni di appartenenza politica anche se il centrodestra lucano, 94


spiazzato e annichilito, avverte che la protesta popolare si rivolge direttamente all’indirizzo del governo che diventa il bersaglio prescelto di ogni manifestazione. Tuttavia, da parte di tutti, si è coscienti che è in gioco il bene di questa terra, la salute e il benessere della gente, soprattutto delle generazioni future. Non ci sono distinzioni di età, di cultura o di provenienza sociale: è un popolo unito. Tra l’altro, le ragioni che sconsiglierebbero la realizzazione di un deposito di scorie radioattive a Scanzano sono evidenti a tutti. Si tratta di un territorio a rischio sismico, soggetto a inondazioni e all’azione erosiva del mare, che dista appena trecento metri. Qui, infatti, si registra un vistoso arretramento della costa che, nel corso del lunghissimo periodo necessario all’esaurimento dell’effetto della radioattività, porterà inevitabilmente il sito a essere sommerso dal mare. Per non parlare del danno all’economia, all’ambiente e al patrimonio archeologico. Ma il governo sembra essere animato da una misteriosa fretta.

Decreto Scanzano Il 13 novembre il Consiglio dei Ministri vara il DL 314/2003 sulla costruzione del sito. È giovedì e la Camera chiude; non riaprirà fino a martedì 19. Intanto fervono i preparativi per il rientro delle salme dei carabinieri uccisi a Nassirya. Ci saranno i funerali di Stato, ma non sappiamo ancora quando. Nel frattempo, il 14 e 15 a Roma, al Palazzo dei Congressi, si svolge l’Assemblea Congressuale dei DS. Prodi nel mese di luglio aveva lanciato la proposta di dare vita alla Federazione Uniti nell’Ulivo e di presentare liste unitarie alle elezioni europee del 2004. L’assemblea è dunque chiamata a fare una valutazione su quella proposta. Infatti Fassino, in sintonia con D’Alema, sostiene che la lista unica per le europee sarà il primo passaggio per arrivare a un «soggetto politico riformista di tipo federativo». Altrettanto importante è la discussione che i nostri 95


compagni pretendono nell’Assemblea sull’incandescente situazione irachena dove ormai è guerra visto anche l’attacco subito dai nostri a Nassirya. Approfittiamo dell’assemblea per assumere con Bubbico, Folino, Luongo, Colangelo, Altobello, Lacorazza le prime decisioni sul “decreto Scanzano”. Stendiamo un programma minimo per i giorni successivi e indichiamo subito la domenica 23 novembre per la mobilitazione generale. Vedo Bubbico molto preoccupato. Decidiamo di informare D’Alema e Fassino, proponendo che l’Assemblea Congressuale approvi un ordine del giorno – primi firmatari i nostri due leader – che esprima netta contrarietà alla decisone del governo. L’ordine del giorno passa all’unanimità. Torniamo in Basilicata. Lunedì 17, tutti a Potenza da Bubbico. Arrivano le prime notizie su nuovi blocchi stradali e ferroviari. La stazione di Metaponto è bloccata. Mi chiamano il Questore e il Prefetto. Conveniamo sulla necessità che io mi rechi a Metaponto. Dalla macchina chiedo al Questore di aspettarmi. Lui mi informa che entro pochi minuti dovrà ordinare la carica contro i manifestanti per liberare i binari. Chiamo il Prefetto, gli assicuro che lavoreremo per non far precipitare la situazione. Arrivato a Metaponto mi avvicino ai manifestanti che sostano sui binari. Molti giovani. Tanti nostri amici e compagni. Bambini. C’è il parroco di Scanzano don Filippo Lombardi. Cerco di rassicurare la gente. Stiamo aspettando notizie da Roma dove, nel frattempo, a Palazzo Chigi è stato convocata una riunione con il presidente della Regione, assessori, parlamentari. Parcheggiata sul marciapiede della stazione una vecchia auto su cui sono stati sistemati degli altoparlanti: mi spingono all’interno. Un manifestante, Mario Franco Marciugliano – scoprirò poi che si tratta di un militante di Forza Nuova – mi “intima” di parlare. La tensione è forte. Mi assale una forte emozione. Riesco a riordinare le idee e rivolgo pacatamente un appello a tutti a mantenere la calma: «il decreto non passerà, sarà ritirato, ne sono certo! Ma dobbiamo lottare civilmente». Applausi. 96


Esco dall’auto. Sento di aver detto cose giuste con il tono giusto. Ma accadrà davvero quello che auspico? Intanto decidiamo subito di aprire a Scanzano una sede del partito o del centrosinistra. Incarichiamo l’efficiente Roberto Cifarelli di provvedere. Lui in poche ore riuscirà a trovare il locale e collegare luce e telefono: da quel momento sarà la nostra sede operativa. Il martedì 18 novembre la Camera è chiusa per i funerali dei carabinieri. Si riparte mercoledì 19. Devo trovare un modo per coinvolgere l’Aula nella vicenda. Non ho strumenti. Tutti, giustamente, sono concentrati sulla strage di Nassirya. A notte fonda martedì 18, dopo aver accettato l’invito di Fernando Petrocelli a mangiare qualcosa a casa sua a Bernalda, sono ancora a Scanzano con Vittorio Condinanzi, Antonio Stasi, i ragazzi e le ragazze a frotte. Vedo i primi cartelli dove campeggia la scritta NO SCORIE. Lampo: domani espongo in aula uno di questi cartelli per protestare. Ne esamino alcuni. Non vanno bene. Chiamo la tipografia, parlo con Uccio Antezza. Gli chiedo di stampare subito un certo numero di cartelli di ogni dimensione – ma siamo a mezzanotte!

Battaglia in Parlamento La mattina del 19 novembre parto con i cartelli nella borsa. Prendo un caffè alla bouvette con Violante. Gli racconto la situazione. Gli dico che ho intenzione di inscenare una protesta in Aula, visto che non abbiamo altro modo per far sapere al Paese quello che sta succedendo. Mi ricorda che sono un deputato della Repubblica e devo assumermi le mie responsabilità… responsabilmente… Ho capito. Vado avanti. All’on. Piero Ruzzante, segretario d’aula del gruppo, che cura la nostra organizzazione durante le sedute della Camera, chiedo consiglio sul momento giusto per aprire i cartelli. Stiamo discutendo sul voto di fiducia al “decretone” del 1° ottobre. Sul voto al decreto, è previsto che noi abbandoniamo l’aula per protesta. Per cui, potrò chiedere la parola solo se dichiaro di parlare 97


in dissenso dal gruppo. Lo farò! Avverto i colleghi lucani della mia intenzione e in particolare Luongo. Concordano. Presiede Publio Fiori. Sono le 17 circa del 19 novembre. Ecco il resoconto stenografico: SALVATORE ADDUCE. Signor Presidente, naturalmente, parlo contro la fiducia al Governo, ma parlo anche in dissenso dalla decisione presa dal mio gruppo di uscire dall’aula. Io, invece, voglio rimanere in aula per sottolineare la mia totale e drastica contrarietà al decretone, al merito del decretone ed al metodo seguito dal Governo: in un colpo solo, tale metodo ha tolto di mezzo un dibattito, una discussione presente non solo tra i banchi dell’opposizione, tra i rappresentanti delle opposizioni, ma anche, e direi soprattutto, all’interno della maggioranza, la quale si vede calare dall’alto decreti su decreti, come l’ultimo che ci riguarda direttamente. Ancora una volta, con un metodo non solo discutibile, ma sicuramente negativo, il Governo ha deciso di compromettere per sempre la vita degli italiani residenti nel Mezzogiorno, in Basilicata, decidendo la costruzione di un deposito nazionale delle scorie nucleari e radioattive a Scanzano, in provincia di Matera. Nel corso di una riunione del Consiglio dei ministri il 13 novembre, mentre l’Italia, attonita, piangeva i suoi figli morti a Nassiriya, mentre il Presidente della Repubblica era fuori dall’Italia per una visita di Stato negli Stati Uniti, il Governo in sette minuti ha deciso di cambiare il destino di un territorio che comprende l’intero arco del Golfo di Taranto, rischiando di desertificare una delle più belle zone d’Italia. PRESIDENTE. Onorevole... SALVATORE ADDUCE. Ho finito, Presidente. Tutto questo senza nessuna consultazione delle istituzioni locali, a cominciare dalla regione, e in spregio delle leggi dello Stato. Le chiedo, Presidente, che il Presidente del Consiglio dei ministri venga a riferire subito in quest’aula come si è arrivati a tanto. Noi pensiamo che questo problema sia di enorme interesse nazionale ed europeo. Non è tollerabile che il Governo 98


lo affronti e lo liquidi in sette minuti. L’Italia ha il diritto e il dovere di discutere. Il Governo ritiri il decreto, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l’Ulivo – I deputati Piglionica, Luongo, Adduce e Potenza espongono cartelli recanti la scritta: «No scorie in Basilicata»). PRESIDENTE. Sono francamente sorpreso di vedere che colleghi parlamentari utilizzino per fare politica questi metodi da squallide manovre propagandistiche (Vivi commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale)! Prego i commessi di rimuovere i cartelli (I commessi ottemperano all’invito del Presidente – Vivi commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale). Colleghi, questo episodio sarà sottoposto all’Ufficio di Presidenza per le sanzioni previste dal regolamento. Sono così esaurite (Il deputato Adduce espone un nuovo cartello recante la medesima scritta, che viene rimosso dai commessi)... Onorevole Adduce, la richiamo all’ordine per la prima volta (Proteste dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale – Il deputato Adduce espone un ulteriore cartello recante la medesima scritta). Onorevole Adduce, lei è espulso dall’aula! Onorevole Adduce, fuori, si accomodi fuori! Si accomodi fuori, onorevole Adduce! La prego, si accomodi fuori (Il deputato Adduce esce dall’aula)! Dopo l’intervento salgo sulla mia sedia in modo da rendere più difficile il lavoro dei commessi che hanno il dovere di eseguire l’ordine di togliermi i cartelli che espongo. Ne ho preparati così tanti che i commessi non riescono a starmi dietro. Loro strappano e io ne isso un altro. Con me Luongo, Potenza, Molinari, Maran, Pennacchi, De Luca, Marone. Gli altri purtroppo sono costretti a stare fuori visto che abbiamo deciso di abbandonare l’aula sulla fiducia al decreto. Dopo un po’ osservo l’invito di Fiori a uscire dall’aula e in pochi minuti tutte le agenzie diramano la notizia e le foto dell’accaduto. Mi arrivano le prime telefonate di solidarietà. A sera, la notizia e 99


il filmato è nei TG. La trasmissione televisiva Blob manda in onda il filmato, lo farà anche nei giorni successivi. Missione compiuta! Scrivo a Casini per chiedergli di rivedere la decisione del presidente di turno. Il presidente della Camera mi risponde subito cortesemente dicendomi che non può smentire l’operato del suo vice e che in ogni caso potrò tornare in Aula il giorno dopo. Comincia da qui la battaglia parlamentare che porterà alla riscrittura completa del decreto. Giovedì 20 novembre interpellanza urgente in Aula. Sono le ore 18. Aula vuota, ma tensione alle stelle. Al tavolo del governo, il sottosegretario Tortoli che dovrà subire i nostri assalti per le prossime lunghe settimane, soprattutto in Commissione Ambiente. Siamo in aula io, Boccia, Molinari, Luongo, Lettieri e Pisicchio, per l’Udeur, (l’on. Potenza è in Basilicata). Decidiamo di parlare tutti. Io illustro l’interpellanza, primo firmatario Violante e dopo la risposta molto evasiva e del tutto insoddisfacente di Tortoli faccio anche la replica. I toni sono duri, il volume è alto anche quando parla Boccia, solitamente moderato. Nel Transatlantico risuonano le nostre voci. All’improvviso vedo entrare in Aula l’on. Blasi lucano di FI che si avvicina ai nostri banchi. È agitato, forse ha le lacrime agli occhi. Lo sento sussurrare ai suoi: «io sto qua, non posso che stare qua!». Viene a sedersi dietro di noi, quasi a voler sottolineare fisicamente il suo dissenso dai suoi. Poi accetta le sollecitazioni del suo gruppo, si alza e va via. La cosa mi impressiona molto. A conclusione della seduta, lo cerco per salutarlo e anche consolarlo.

Un popolo unito Al rientro in Basilicata, trovo i blocchi stradali, mi avvicino. I ragazzi mi salutano con affetto e considerazione. La protesta alla Camera ha contribuito a far conoscere all’Italia quello che sta accadendo. I manifestanti mostrano gratitudine. 100


Intanto cominciano a pervenire alla Basilicata attestati di solidarietà da ogni parte d’Italia. Già il giorno successivo all’emanazione del decreto, la Conferenza delle Regioni aveva manifestato «stupore e preoccupazione» per quella che viene definita una decisione unilaterale che «viola il principio di leale collaborazione» tra lo Stato e le Regioni. E cominciano ad aggregarsi ai manifestanti di Scanzano anche delegazioni provenienti dalle regioni vicine. La partecipazione alla protesta è diventata veramente massiccia. Tutte le vie di comunicazione della regione sono interrotte. Domenica 23 novembre, alla manifestazione indetta dai sindacati, si ritrovano a Scanzano circa 100 mila persone, il doppio di quelle che si attendevano. È la più grande manifestazione di tutti i tempi a memoria d’uomo in Basilicata. L’evento scuote l’opinione pubblica. «Generale Bubbico, l’esercito lucano è pronto» c’è scritto su uno striscione. «A sentir parlare la gente» commenta Il Resto del Carlino, «lo striscione non sembra proprio uno scherzo. Nichi Vendola del PRC scorge “un principio di guerra civile” se il governo non farà marcia indietro». Ma la realtà, fortunatamente, è assai diversa. Anzi, la protesta di Scanzano si distinguerà proprio per la sua compostezza e il grande senso di responsabilità dimostrato dai manifestanti. In seguito avremmo più volte ricordato che neppure un graffio a una automobile era stato procurato! Ai frequenti collegamenti con le varie edizioni dei telegiornali nazionali, si aggiungono il servizio molto ben curato di “Ambiente Italia” che fa vedere la zona dall’alto con un elicottero su cui è salito Bubbico e la diretta televisiva con la trasmissione Rai “Che tempo che fa” condotta da Fabio Fazio. A dare alla vicenda una nota divertente nella stessa trasmissione televisiva sarà il comico Antonio Cornacchione, che sul tema delle scorie radioattive concepisce un esilarante monologo. Recita Cornacchione: Povero Silvio... Mettono in giro delle voci infondate. 101


Come quella che dice che lui ha voluto mandare le scorie nucleari in Basilicata pur di non averle in Sar­degna. Menzogna, non è vero! E poi anche se fosse? Ma se voi aveste una casa ad Arcore, vorreste che vi mettessero una scoria nucleare in giardino? NO. E se voi aveste una casa a Macherio, vorreste che vi mettessero una scoria nucleare nell’orto? NO. E se voi aveste una casa a Portofino, vorreste che vi mettessero una scoria nucleare sotto il balcone? NO. E se voi aveste una casa a Porto Cervo, vorreste che vi mettessero una scoria nucleare sotto la veranda? NO. E se voi aveste una casa a Roma, vorreste che vi mettessero una scoria nucleare in salotto? NO. E se voi aveste una casa a Capri, vorreste che vi mettessero una scoria nucleare sotto l’insalata capre­se? NO. Vedete che resta libera solo la Basilicata? Cosa do­veva fare? Povero Silvio... Agli amici della Basilicata do un consiglio per evitare futuri ripensamenti circa il sito di stoccaggio: regalate una villa a Silvio, così state tranquilli per l’eternità. Povero Silvio... Anche la comunità scientifica interviene a sostegno delle richieste del popolo lucano. Il premio Nobel per la Fisica Carlo Rubbia ritiene che occorre abbandonare definitivamente l’idea di un sito geologico perché non utile né necessario al caso italiano e non giustificabile né in termini scientifici, né sul piano economico e meno che mai su quello sociale e ambientale. Significativa la visita del premio Nobel per la pace Betty Williams a Scanzano, su invito della consigliera Salierno, che propone di realizzare sui terreni di Terzo Cavone una “città dei bambini” che è un progetto di accoglienza e di formazione che la Williams sta realizzando in varie parti del mondo. La forte pressione popolare e le nostre proteste costringono il 102


governo a indietreggiare: nella riunione del 27 novembre il Consiglio dei Ministri decide di cancellare la parola Scanzano dal decreto 314/2003. È un primo risultato. Ma a noi non basta. Vogliamo che il governo si renda conto che un deposito geologico è inutile, non è conveniente, né soprattutto tecnicamente fattibile, come confermano gli scienziati.

Una delle più belle pagine della nostra storia Il 27 novembre, dunque, scompare dal decreto del governo il riferimento a Scanzano. Sono in piazza Colonna con Bubbico verso le 17. Dopo l’annuncio del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Paolo Bonaiuti, veniamo chiamati nella sala stampa di Palazzo Chigi con Bubbico, Blasi, Viceconte per rilasciare dichiarazioni. Il presidente Bubbico afferma: «Scanzano è diventata in queste due settimane di passione non soltanto la bandiera di una delle più belle pagine della storia democratica meridionale, ma anche un punto di non ritorno di una presa di coscienza di massa di problemi e di scelte sinora affrontate in maniera avventata e sbrigativa e con forzature davvero sconcertanti». Ma il nostro lavoro non finisce qui. Inizia adesso il percorso parlamentare vero e proprio. Lavoriamo in Commissione per molti giorni. Noi deputati lucani sostituiamo alcuni colleghi dei gruppi del centrosinistra della VIII Commissione Ambiente per tutta la durata dell’iter del provvedimento, prendendo parte direttamente e personalmente alla battaglia annunciata. Le riunioni vengono trasmesse dall’ufficio stampa della Regione Basilicata tramite il canale satellitare e attraverso internet in diretta da 15 radio locali. Si rivela questo uno degli strumenti più utili per fornire informazione non solo ai lucani ma anche ai cittadini delle regioni limitrofe. Più in generale, la capacità di utilizzo della comunicazione risulterà determinante nella strategia messa in essere dalla Regione. All’artefice del sistema, Maurizio Vinci, capo ufficio stampa del pre103


sidente andranno diversi pubblici riconoscimenti tra cui quello del Corriere della Sera. A questo proposito è singolare l’episodio che si verifica durante una delle audizioni più importanti in Commissione. È la volta del prof. Rubbia e del presidente Bubbico. L’audizione è informale, quindi non viene trasmessa neppure dal circuito interno della sala stampa di Montecitorio. Ricevo una telefonata dalla Regione. Mi chiedono come sta andando l’audizione. Alla fine della conversazione dimentico di chiudere il telefonino. Evidentemente è in funzione il collegamento con l’ufficio stampa della Regione: mi diranno in seguito che l’audizione era andata in diretta su tutte le radio collegate. Un colpo scuro, inconsapevole… Durante quella stessa seduta, mentre parla Bubbico, vedo il sottosegretario Tortoli che si allontana dal banco del governo. Lo richiamo severamente. Lui torna subito al suo posto. Solo dopo mi confiderà che gli ho impedito di andare al bagno…

Il pericolo è scampato Si conclude l’iter in Commissione Ambiente. La parola passa all’Aula. Al Comitato dei nove sono seduti Piglionica e Vianello. Si concorda quasi subito che occorrono modifiche. Io preparo un intervento a nome del gruppo. Mi scateno. Accade anche un piccolo miracolo. L’on. Antonio Luongo, che notoriamente non interviene mai, prende la parola e fa un bellissimo discorso, molto apprezzato. Non prenderà più la parola per tutta la legislatura. Il governo è costretto ad accettare modifiche sostanziali. Il Decreto non raggiungerà più il suo scopo iniziale. Nel corso dei lavori in Commissione e poi in Aula distribuisco informazioni ai giornalisti delle redazioni lucane. Edmondo Soave del TG3 Basilicata mi chiama con grande assiduità. A volte è assillante. Mi chiama a qualsiasi ora anche durante le sedute quando sto

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seguendo i lavori e non posso distrarmi. Si informa sulle procedure. Vuole sapere tutto. Non si accontenta delle mie a volte sbrigative risposte. Esprime preoccupazione non soltanto come cronista ma come cittadino lucano. Partecipa insomma in prima persona e anche per questo i suoi servizi in televisione appaiono particolarmente efficaci. Cessato il pericolo delle scorie, Edmondo mi cerca. Viene a Matera, vuole tutti i documenti su cui abbiamo lavorato in Parlamento. Mi confida che è sua intenzione scrivere un libro sui giorni di Scanzano. Lo pubblicherà a un anno dall’emanazione del decreto, si intitolerà Dopo Scanzano – Storie di scorie e lo presenterà a Terzo Cavone in una fredda serata di fine novembre 2004. Me ne regalerà una copia con una bella dedica che è un riconoscimento e che mi fa piacere: «All’on. Adduce prezioso collaboratore senza il quale sarebbe stato difficile scriverlo». Il 5 dicembre arriva a Scanzano D’Alema. Visita al campo base di Terzo Cavone. Dopo il pranzo all’Hotel Miceneo, è prevista un’assemblea nello stesso albergo, nel corso della quale prendo anch’io la parola. Infine, comizio a Policoro. Piazza Heraclea è gremita. D’Alema dice: «questa regione ha subito un attentato. Si è mossa una società matura e civile». E, rivolto a chi gli chiedeva perché è venuto solo a pericolo ormai scongiurato, risponde: «eravamo pronti ma siete stati così bravi da non richiedere il rinforzo della cavalleria!» Il 24 novembre, Fini, in visita ufficiale in Israele, definisce “infami” le leggi razziali approvate dal fascismo nel 1938 e usa parole di condanna della Repubblica di Salò che ritiene «Tra le pagine più vergognose dell’umanità». Dichiara inoltre di aver cambiato idea su Mussolini, che in passato aveva considerato un “grande statista”, e definisce il fascismo come parte del “male assoluto”. Un altro passo verso lo “strappo” di AN dal suo passato. A dicembre sottoscrivo la proposta di legge per l’Istituzione del Museo Nazionale di storia contemporanea intitolato a “Giacomo Matteotti”. Diventerà la Legge 5 ottobre 2004 n. 255.

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Il Senato approva il 2 dicembre, in via definitiva, la legge Gasparri sul riassetto del sistema radiotelevisivo (155 favorevoli, 128 contrari).

Ciampi: Non cresciamo In questi giorni si manifesta, in tutta la sua gravità, la crisi alla Parmalat per il mancato pagamento di 150 milioni di bond in scadenza. Dopo tre giorni di sospensione, il titolo perde in borsa il 47,4% del suo valore. Due settimane dopo viene arrestato a Milano il presidente di Parmalat Calisto Tanzi. Si aprirà un confronto serrato tra le forze politiche dentro e fuori il Parlamento sui controlli sul risparmio. Molto dura è la posizione dello stesso Giulio Tremonti che va fiero di ripetere che sulla sua scrivania al ministero dell’Economia tiene sempre un barattolo di pelati Cirio per ricordare la sua posizione critica nei confronti del Governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio, reo, secondo il ministro, di non aver esercitato i controlli necessari. Fazio risponde alle critiche di Tremonti sul caso Parmalat: «il crack è stato causato da azioni criminali, non ci sono state colpe da parte della Banca d’Italia» e bolla il ministro dell’Economia come «un esperto di paradisi fiscali». Tra queste polemiche centinaia di migliaia di cittadini vedono andare in fumo i risparmi di una vita. Vista la gravità della situazione alla Camera si producono i primi tentativi di dialogo per elaborare una proposta di legge condivisa sul risparmio. Il giorno 14 dicembre viene catturato in Iraq Saddam Hussein. Berlusconi commenta: «Abbiamo trovato l’arma di distruzione di massa» e incalza l’opposizione: «Riconosca che l’Italia stava dalla parte giusta». Il giorno dopo il presidente Ciampi non firma la legge Gasparri, avanzando obiezioni sul Sistema Integrato delle Comunicazioni, sul passaggio al digitale terrestre e sul rischio di posizione dominante nel mercato della raccolta pubblicitaria. Il Consiglio dei ministri 106


prontamente approva il decreto che proroga fino al 30 aprile le trasmissioni in analogico di Rete4 evitando il suo trasferimento sul satellite e lasciando inalterata la pubblicità su una rete Rai. Conferenza stampa di fine anno di tutti i parlamentari del centrosinistra a Potenza. È inevitabile che al centro dell’attenzione nostra e dei giornalisti ci sia il decreto scorie. Il giorno 31 dicembre, nel tradizionale discorso di fine anno, Ciampi invita gli italiani alla fiducia: «La fiducia è la forza che ci muove e ci permette di costruire il futuro». E prosegue: «oggi, in Italia e in Europa, la fiducia manca» ed è «per questo che non cresciamo». Ci sono i «primi segni di ripresa – sostiene il presidente – ma si deve fare sistema, e accertare le responsabilità delle crisi aziendali». Ciampi chiede alle forze politiche di fare le riforme «con spirito costituente, perché le istituzioni non si cambiano a ogni mutare di maggioranza». Consensi dei poli, critiche da Bossi e da Bertinotti.

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2004

Attentato alla metropolitana di Mosca La Camera approva la legge sulla procreazione assistita Attentati a Madrid, circa 200 morti Zatapero vince le elezioni spagnole Quattro operatori italiani rapiti in Iraq Scontri alla Fiat di Melfi Montezemolo alla presidenza della Confindustria e della Fiat Si vota per le europee e per le amministrative, alle provinciali schiacciante vittoria dell’Ulivo Approvata la riforma delle pensioni Enzo Baldoni è ucciso in Iraq 1100 ostaggi di terroristi ceceni in una scuola a Beslan, è strage di bambini Violento terremoto al largo di Sumatra, uno tsunami provoca 300 mila vittime.

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Strage di Beslan

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Per la Basilicata, l’anno appena trascorso passerà certamente alla storia; soprattutto per ciò che ha significato la vicenda di Scanzano e per la forte esperienza di popolo che ne è scaturita. Ma, ovviamente, la battaglia sul nucleare ha lasciato non pochi strascichi polemici.

Insinuazioni A poche settimane di distanza dall’epica battaglia che ha visto tutte le forze politiche schierarsi contro il decreto voluto dal governo, si aprono le prime crepe. Il Polo semina sospetti. L’on. Blasi si spinge a dichiarare: «Bubbico sapeva di Scanzano» accusandolo di aver “custodito” in silenzio la notizia della scelta sul deposito di scorie. Insorgiamo coralmente. Io rilascio una dichiarazione al calor bianco contro Blasi: «Le insinuazioni di Blasi mirano esclusivamente a distogliere l’attenzione dalle gravissime responsabilità del Governo, ieri come oggi». Intanto i consiglieri regionali della Casa delle Libertà, dopo le dichiarazioni di Blasi, propongono l’istituzione di una commissione regionale d’inchiesta sul caso Scanzano. Folino aderisce subito alla proposta. Non altrettanto fa Blasi quando io deposito alla Camera una proposta di legge per l’istituzione di una Commissione di Inchiesta Parlamentare per chiarire come e perché il 13 novembre 2003 il governo aveva deciso di approvare quel decreto, urgente e indifferibile, che abbiamo poi scoperto non essere né urgente né 111


indifferibile. Anzi era del tutto lacunoso e infondato. Con gli onorevoli Boccia e Potenza, illustreremo questa proposta, il 16 marzo presso l’hotel Miceneo di Scanzano. Il 16 gennaio il governo dà il via libera al disegno di legge delega per il riordino dello stato giuridico dei docenti universitari che dovrebbe introdurre la forma del contratto a termine per molte categorie di docenti e abolire la figura del ricercatore. Si apre un periodo di forti tensioni fuori e dentro le Università. Anche in Basilicata veniamo coinvolti da professori e studenti per sostenere le loro ragioni contro l’iniziativa del governo. Insieme a tutti i parlamentari lucani partecipo a un’affollata assemblea nell’aula magna dell’Università di Potenza dove tengo il mio intervento. Altre manifestazioni si svolgono anche contro la riforma della scuola voluta dal ministro Letizia Moratti. Intanto si registra una lunga assenza di Silvio Berlusconi dalla vita pubblica. Il capo del governo tornerà a farsi vedere soltanto a fine gennaio, dopo quasi un mese, giustificando così la sua assenza: «Ho fatto il tagliando, mi sono preso cura di me». Il premier, cioè, si è sottoposto a un intervento di chirurgia estetica. Il lifting è riuscito benissimo; era necessario perché l’illustre paziente presentava, secondo le parole dei chirurghi: «un marcato rilassamento della pelle del collo. Ora il collo è fresco, la linea della mandibola ben definita, il volto ha un’aria fresca». Ognuno si oppone come può all’inesorabile trascorrere del tempo. Secondo i dati Istat l’economia italiana, invece, nel 2003 è cresciuta appena dello 0,4%. Particolarmente disastroso il quarto trimestre dell’anno scorso, che è stato caratterizzato da crescita zero. Non c’è un lifting per il paese che boccheggia? Intanto Silvio Berlusconi attacca l’euro: «non è una menzogna dire che ha causato aumenti dei prezzi». Carlo Azeglio Ciampi replica che la moneta unica è un «momento decisivo per la stabilità monetaria, che è condizione essenziale per una crescita duratura». Pochi giorni dopo, il premier deve intervenire nuovamente per dire 112


di non aver «mai attaccato la moneta unica» e riconosce che «senza la valuta comune il caso Parmalat avrebbe fatto più danni». È sempre lo stesso uomo che parla?... Il commissario europeo, Mario Monti, chiede ai politici italiani di non speculare sull’euro perché «erode la credibilità dell’Italia». Monti giudica “inammissibili” le opinioni «eterogenee ed oscillanti» spesso «manifestate in modo pittoresco» che sono state espresse «all’interno del governo o da una stessa personalità». Trova anche inspiegabile tutta questa disinvoltura nel cambiare parere in un volgere di tempo «non di anni, ma di giorni».

Grazie, Adamesteanu All’età di 91 anni, il 21 gennaio 2004, muore a Policoro l’archeologo Dinu Adamesteanu; era considerato uno dei maggiori archeologi del mondo. Nato in Romania, era venuto in Italia, stabilendosi poi definitivamente in Basilicata. Giunto nel nostro paese negli anni del fascismo, ha condotto le sue ricerche di nascosto, braccato dalla polizia, ma protetto da numerosissimi amici. Soltanto nel 1954 aveva ottenuto la cittadinanza italiana e aveva potuto vivere liberamente, portando avanti i suoi straordinari studi e il suo rivoluzionario metodo di ricerca: prima di cominciare a scavare, egli si alzava con un aereo in volo di ricognizione e raccoglieva una documentazione aerofotografica dettagliatissima. Erano imprese da pionieri di mezzo secolo fa, impensabili per l’epoca. Se oggi la Basilicata è considerata una zona archeologica di interesse primario, lo dobbiamo essenzialmente al suo lavoro. È doveroso esprimere ad Adamesteanu, in una circostanza come questa, tutta la nostra gratitudine di lucani. Insieme all’on. Luongo, consegno alla stampa questa dichiarazione: «Con la scomparsa di Dinu Adamesteanu, la Basilicata e il Paese hanno perso un protagonista della scoperta e della valorizzazione del patrimonio culturale italiano. Le sue innovative tecniche di ri113


cerca hanno consentito di riportare alla luce aree archeologiche di immenso valore contribuendo in modo rilevante alla ricostruzione della storia della Basilicata e dell’intero Mezzogiorno. Ma attraverso il suo impegno quotidiano ha saputo anche offrire, con interessanti produzioni editoriali, momenti di riflessione che oggi rappresentano una pietra miliare nel pensiero moderno della storia e dell’identità lucana aprendo nuove prospettive allo sviluppo culturale, sociale ed economico del territorio. Adamesteanu ha, inoltre, saputo intrecciare rapporti umani e professionali che lo hanno fatto diventare, a tutti gli effetti, cittadino lucano amato e stimato da tutti». Il 28 gennaio il governo francese approva una legge che fa molto scalpore perché vieta alle studentesse islamiche di indossare il velo durante le lezioni scolastiche. Oltre al velo islamico, sono vietate anche la kippa ebraica e quelle croci cristiane ritenute “smisurate”. È un controverso provvedimento col quale la Francia vorrebbe contrastare il fanatismo islamico. Ma è davvero così necessario tutto questo accanimento legislativo? Il 31 gennaio si svolge il Congresso costitutivo della Margherita in Basilicata. L’evento, a poche settimane dalle vicende delle scorie, si svolge emblematicamente proprio a Scanzano. Dalla tribuna del Congresso il segretario regionale, ing. Salvatore Margiotta, annuncia ufficialmente che il suo partito rivendica la candidatura di un proprio esponente a presidente della Regione nelle elezioni 2005. Vincenzo Folino, segretario regionale dei DS, presente al Congresso con un’autorevole delegazione, prende la parola per sostenere che la richiesta di Margiotta è legittima e che per quanto dipenda dai DS la strada è spianata: si può lavorare all’avvicendamento di Bubbico. Sembra un idillio tra i due più grandi alleati del centrosinistra lucano. Passano, invece, pochi giorni e si scatena il putiferio. Bubbico l’11 febbraio ritira la delega al dott. Gennaro Straziuso della Margherita, assessore alla sanità. Il segretario Margiotta, dichiara che «la decisione del presidente della Giunta mi turba e mi amareggia molto, ed è destinata a incidere profondamente nei rapporti all’in114


terno della coalizione». Pochi giorni dopo rassegna le dimissioni l’assessore Erminio Restaino e infine anche il riluttante Carlo Chiurazzi è costretto a lasciare. Azzerata la delegazione della Margherita nella Giunta regionale, si avvia una difficile trattativa per ricomporre il quadro politico.

Brindisi di compleanno con giro di valzer Proprio in quei giorni e precisamente il 13 febbraio inizia a Roma la convention della lista unica di DS, Margherita, Socialisti democratici italiani (SDI) e Repubblicani Europei in vista delle elezioni europee. Sarà singolare incontrarsi tutti insieme a Roma per varare il progetto unitario mentre in Basilicata siamo quasi già “separati in casa”. La sera del 13 febbraio, approfittando del mio 49° compleanno (14 febbraio), invito a cena proprio i due contendenti, Folino e Margiotta. Prenoto al Myosotis, un ristorante del centro, piazza delle Coppelle. A tavola sembra quasi che si fronteggino due delegazioni. Da una parte con me Folino, Lacorazza, Santochirico, Cifarelli, dall’altra Margiotta, D’Andrea, Salierno. Da parte mia non nascondo l’intenzione di contribuire, con quell’invito, ad abbassare la tensione che si era determinata. Il clima non sembra particolarmente teso. Anzi, la Basilicata e le sue dispute politiche sembrano abbastanza lontane… La vicenda evidentemente cela molto più di quanto era apparso con il “licenziamento” di Straziuso. Qualcosa si intuisce dalle frecciate che Folino lancia all’indirizzo di Margiotta. Ma il linguaggio è cifrato, a tratti criptico. Finiamo a mezzanotte, in tempo per un brindisi: “Buon compleanno e in bocca al lupo per la crisi”. Solo a distanza di qualche settimana sarebbe emerso cosa bolliva in pentola. Alla fine di marzo, infatti, si delinea la soluzione a quella che, per la prima volta dal 1995, era divenuta una vera e propria crisi: entra a far parte della giunta regionale Nino Carelli, che si dimette da presidente della Provincia di Matera dove arriva il commissario prefettizio fino alle elezioni che 115


si terranno il 12 e 13 giugno. Un’operazione analoga farà l’Udeur che porterà nella Giunta Regionale il sindaco di Potenza, “Tanino” Fierro al posto di Carmine Nigro che viene candidato a presidente della Provincia di Matera, tra non poche polemiche proprio all’interno dei DS. Alla carica di sindaco di Potenza viene designato Vito Santarsiero, attualmente presidente della Provincia, dove sarà candidato il diessino Sabino Altobello che si dimetterà da consigliere regionale, consentendo l’ingresso in Consiglio Regionale a Pinuccio Maggio. Un bel “giro di valzer”, non c’è che dire. Ma il quadro si ricompone. Il risultato elettorale premia la capacità di coesione del centrosinistra e di stabilizzazione dei gruppi dirigenti, opera non certamente facile. Qualche dubbio, tuttavia, rimane di fronte a quello che qualcuno ritiene un eccesso di tatticismo e di manovra. In vista della revisione del contratto di programma 2001-2005 con le Ferrovie dello Stato che il governo ha inviato alla Commissione Trasporti della Camera per il parere, convoco a Matera una conferenza stampa. Nella tabella 2 di questo documento programmatico sono riportati i progetti delle nuove opere ferroviarie previste. Se si escludono la Sicilia e la linea Battipaglia-Paola-Reggio Calabria, non è previsto alcun intervento in tutto il Sud. Per la rete ferroviaria della Basilicata, in particolare, siamo all’anno zero. «Matera è una città dell’Unesco» sostengo nel corso dell’incontro con i giornalisti opportunamente invitati, «è il cuore del distretto del salotto, ha grandi potenzialità e non può che essere collegata in modo adeguato e diretto a un centro di eccellenza come Bari. Sia attraverso la ferrovia a scartamento ordinario (FS) sia tramite una strada a scorrimento veloce come la SS 99 che è in fase di adeguamento. Altre soluzioni servono a poco».

Terrore in Europa Il 6 febbraio, esplode una bomba all’interno della metropolitana di Mosca. I morti sono 41 e 134 i feriti. Le autorità attribuiscono 116


la responsabilità dell’attentato alla guerriglia cecena. Il 2004 sarà un anno segnato da un’ondata di violenza terroristica spaventosa, particolarmente in Europa. La Camera approva il 10 febbraio, in via definitiva, la legge sulla procreazione assistita: si possono produrre solo tre embrioni, no ai donatori esterni alla coppia, al congelamento degli embrioni, ai test genetici preventivi, all’uso di embrioni congelati dopo la morte di uno dei genitori. L’opposizione pensa al referendum abrogativo. L’Ulivo polemizza con Rutelli, che ha votato a favore del provvedimento del governo. Il 17 febbraio Berlusconi dichiara di volersi candidare alle elezioni europee nonostante l’incompatibilità e annuncia che nel 2005 il governo ridurrà le tasse; sostiene che «chi paga più del 50% è moralmente autorizzato all’evasione fiscale». Berlusconi critica inoltre la Corte costituzionale, guidata, a suo dire, da «una maggioranza di sinistra» e che ha agito «contro la volontà del popolo sovrano». Rientro da Roma venerdì 20 febbraio. Alle otto di sera sono raggiunto da una telefonata di mio fratello Pierluigi. Mi dice di aver avuto notizia di un incidente stradale in cui è rimasto coinvolto il nostro amico Francesco Cosentino, “Franchino”, mio collaboratore per molti anni al Consiglio regionale. Non ci mettiamo molto a controllare la notizia: verso le 17 Franchino è morto sulla A14, nei pressi di Pescara mentre andava a Bologna. La sua automobile è andata a schiantarsi contro un autotreno. Chiamo il mio collega Nicola Crisci che è di quelle parti e che si reca immediatamente all’ospedale di Gulianova, dove mi hanno detto è stato trasportato. Mi conferma tutto. Parlo con Paolo Tritto, con Francesco Bianchi, con Adeltina Salierno. Torno a casa, dove avevo già chiamato. Dario, ha 10 anni e Laura 19; fin da neonati hanno giocato e scherzato con lui: sono avviliti. Antonietta piange in continuazione. Dario per interrompere la grande tristezza dice: «Basta piangere! Franchino faceva sempre ridere!» 117


Partiamo la mattina presto io, Pierluigi, Lillino Iula e Claudio Viggiano. Giunti sul posto, mi tengo a distanza. Non ho il coraggio di guardarlo. Ogni tanto mi avvicino. È una grande perdita per tutti noi. Ai funerali riesco solo a dire poche parole, forse senza senso. Franchino aveva un posto speciale nella mia vita. E nella vita di molti amici. Gli impegni vengono rispettati: il 24 febbraio la Regione Basilicata assegna l’area del vecchio ospedale di Matera all’Università. L’avvio dei lavori è previsto per 27 ottobre 2004. Il 29 febbraio Bossi lancia un attacco contro la Chiesa: «la Transpadania mantiene non solo Roma ladrona, ma anche monsignori, cardinali e sarabande varie... Bisogna togliere l’8 per mille». Interviene Berlusconi con una nota ufficiale per dichiarare che «non è mai stata avanzata nessuna ipotesi di abolire il regime dell’8 per mille». Qualche giorno dopo Umberto Bossi viene colpito da una crisi cardiaca. È trasportato all’ospedale di Varese in condizioni gravissime. Il 5 marzo Ciampi si oppone alla grazia a Erich Priebke, l’exufficiale nazista condannato per la strage delle Fosse Ardeatine. Alle ore 7,30 dell’11 marzo Madrid piomba nel terrore. In diverse stazioni della capitale spagnola, alcuni kamikaze fanno esplodere una serie di bombe su quattro treni. I morti sono 191 e circa 1.400 i feriti. A rendere ancora più sinistro l’evento sono alcune circostanze. Innanzitutto la data, che non può essere casuale: sono trascorsi esattamente due anni e sei mesi dall’attentato alle Torri Gemelle. E poi, il fatto che la strage avviene nel pieno della campagna elettorale spagnola; questo sembra avere un significato preciso: i terroristi tenterebbero di inserirsi all’interno della dialettica politica occidentale. Il primo ministro uscente Aznar attribuisce precipitosamente la paternità degli attentati ai terroristi baschi dell’Eta. Quando, invece, giunge la rivendicazione da parte di formazioni legate ad Al 118


Qaeda, gli spagnoli scendono in piazza, protestando contro quelle che definiscono “manipolazioni informative”. Forse anche a seguito di quelle dichiarazioni, Aznar viene sconfitto. Gli succede il socialista Josè Luis Zapatero. Il 18 aprile, il nuovo capo del governo ordina il ritiro dei 1300 soldati spagnoli impegnati in Iraq. Le polemiche non si placano; perché il gesto di Zapatero viene interpretato dagli oppositori politici come un atto di debolezza, se non addirittura come un cedimento al ricatto dei terroristi. Due giorni più tardi, in occasione dell’anniversario dell’occupazione militare dell’Iraq, si svolgono in tutto il mondo manifestazioni pacifiste per protestare contro la guerra. I contrasti sulle posizioni delle forze politiche del centrosinistra in questa occasione si rivelano in tutta la loro asprezza: il segretario dei DS, Piero Fassino, viene contestato, aggredito e addirittura è costretto a ritirarsi dal corteo che sfila per le strade di Roma. È il risultato di una campagna odiosa contro le forze come i DS che non si accodano allo slogan “No alla guerra senza se e senza ma”. I tanti che giustamente vogliono essere presenti nelle grandi manifestazioni spesso diventano terreno di manovra per speculazioni e strumentalizzazioni. Intanto, il Parlamento approva la legge Gasparri in materia di assetto del sistema radiotelevisivo. A poco sono valsi i 14 mila emendamenti e il rinvio alle Camere da parte del presidente della Repubblica; a maggio la Gasparri diventa legge dello Stato. Il governo vara una proroga delle agevolazioni fiscali per le ristrutturazioni edilizie. Sono favorevole a un provvedimento che fu promosso dai governi dell’Ulivo. Penso in particolare che dal 1998 a oggi circa 1.700.000 famiglie sono state aiutate a ristrutturare la propria abitazione, senza considerare le ricadute positive sull’economia cui contribuisce il settore edilizio. In un emendamento presentato dal mio gruppo parlamentare avevamo anche proposto di rendere permanenti queste agevolazioni, finalizzandole soprattutto alla sicurezza degli edifici, al risparmio energetico, alla riqualifica119


zione delle città. Il 20 marzo mons. Salvatore Ligorio e don Vincenzo Orofino sono nominati vescovi delle diocesi, rispettivamente, di Matera-Irsina e di quella di Tricarico. Trasmetto messaggi di felicitazioni. Parteciperò alle cerimonie di insediamento ufficiale a Matera il 24 aprile e a Tricarico il 15 maggio. Barbieri mi invita a un dibattito alla Festa dell’Unità meridionale che si tiene a Taranto dal 26 marzo al 4 aprile. Parlo insieme a Enrico Letta, a Papaleo, segretario regionale della CGIL e a Barbieri stesso. Ci torno poi insieme a Bubbico, in occasione del comizio finale di Fassino.

La Basilicata pagherà di più Si avvicinano le elezioni europee, previste per il 12 e 13 giugno prossimi. A Roma definisco con il Gruppo la data per presentare il nuovo simbolo “Uniti nell’Ulivo” con cui parteciperemo ufficialmente alle elezioni. Mi accordo con Smaldone, segretario provinciale dei DS con D’Andrea, e fisso la data per il 28 marzo. Al Cinema Comunale, intervengono i tre capigruppo alla Camera dei Deputati: Ugo Intini, SDI, Pierluigi Castagnetti della Margherita, e Luciano Violante, presidente DS. In tutti gli interventi emerge la soddisfazione per questa esperienza unitaria, ma anche la preoccupazione per l’attuale momento politico. Commentando la riforma costituzionale, la cosiddetta devolution, Violante afferma: «Il più svantaggiato sarà il Sud, che è la parte più povera della nazione. Nonostante le promesse di Berlusconi, il Mezzogiorno pagherà più tasse rispetto al Nord per i costi fiscali della devolution. Secondo l’Eurispes la Basilicata pagherà l’8,5% di tasse in più». La Regione sta effettuando un’indagine su tutti i lavoratori che hanno operato in Val Basento nell’ex-Liquichimica a contatto con agenti cancerogeni CVM (Cloruro di vinile monomero) e il PVC (polivinilcloruro). L’iniziativa nasce da una sollecitazione del sinda120


cato e in particolare di Pasquale Piancazzi della UIL. Intervengo ripetutamente per accelerare la presentazione dei risultati e cominciare a costruire una risposta alle esigenze degli operai contaminati. Oltre quella elettorale, l’Unione Europea ha davanti un’altra importante scadenza: il primo maggio, dieci nuovi paesi entrano a far parte dell’Unione: Polonia, Rep. Ceca, Ungheria, Slovacchia, Estonia, Lettonia, Lituania, Slovenia, Malta e Cipro. In questa occasione, cominciano a emergere riserve riguardo al processo di allargamento a nuovi paesi, con particolare riferimento alla Turchia. Secondo alcuni, l’ingresso di questo paese, con circa 70 milioni di cittadini di religione islamica, metterebbe a rischio l’identità cristiana del nostro continente. Si sviluppa un grande dibattito sulle radici cristiane. Ma non sono proprio in Turchia le nostre lontane radici cristiane? Il 13 aprile quattro nostri connazionali sono rapiti da una formazione terroristica islamica che chiede il ritiro dell’esercito italiano dall’Iraq e le scuse di Berlusconi. Si tratta di Salvatore Stefio, Umberto Cupertino, Fabrizio Quattrocchi e Maurizio Agliana, operatori militari non inquadrati negli eserciti regolari. Il giorno successivo Quattrocchi è ucciso, mentre gli altri tre rimarranno nelle mani dei rapitori fino all’8 giugno, quando saranno liberati dalle unità speciali della forza di coalizione internazionale. È un caso che alimenterà ulteriormente le polemiche sulla nostra partecipazione alla guerra in Iraq. L’opposizione si divide tra chi sostiene il ritiro italiano incondizionato, come la sinistra radicale, e noi dell’Ulivo che vogliamo piuttosto un maggior coinvolgimento dell’Onu. Il premier spagnolo José Zapatero annuncia il ritiro dei soldati spagnoli dall’Iraq entro 15 giorni. Il Correntone DS chiede che la posizione spagnola diventi la posizione del centrosinistra italiano. Il 22 aprile si raggiunge l’intesa sull’elettrodotto Matera-Santa Sofia. Anche questa battaglia contro il progetto che prevedeva l’attraversamento della linea elettrica nella zona abitata di Rapolla ha visto mobilitato il popolo che insieme alle istituzioni locali, con 121


grande civiltà ma con fermezza, ha costretto l’ENEL con la mediazione della Regione e del governo a definire un diverso tracciato. Ma era proprio necessario perdere tutto quel tempo per giungere a un accordo visto che era largamente prevedibile che i cittadini di Rapolla mai e poi mai avrebbero accettato di farsi passare sulla testa i fili dell’alta tensione? Comunque, la Basilicata non è solo protesta. Diventiamo famosi per Scanzano e un po’ per l’elettrodotto, ma anche per l’efficienza dell’amministrazione. La capacità di spesa della Regione è portata ad esempio in Italia e in Europa; questo ci fa guadagnare un premio aggiuntivo di 437 milioni di euro, con un +35% rispetto alla dotazione iniziale del POR. Il 3 maggio prende l’avvio il servizio di emergenza-urgenza del 118. Altra conquista di civiltà della nostra regione. Il Servizio, già previsto nel Piano Sanitario del 1996, comincia a funzionare dopo una serie di peripezie e intoppi che ne avevano ritardato l’avvio. La scommessa è quella di riuscire a prestare soccorso con autoambulanza o eliambulanza e personale specializzato entro 20 minuti dalla chiamata. I primi esperimenti danno risultati soddisfacenti. Ma è necessario migliorarlo ulteriormente. Il concerto del primo maggio a Roma, organizzato dai sindacati, viene trasmesso per la prima volta in differita di 15 minuti per prevenire discorsi a sfondo politico in tempo di campagna elettorale.

Scontri a Melfi Il clima di tensione che si respira in questi giorni è aggravato dalla crisi della Fiat. Il più importante gruppo industriale italiano sta attraversando un momento di grave difficoltà. Il presidente Umberto Agnelli, succeduto al fratello Gianni alla guida dell’industria automobilistica appena l’anno scorso, è malato gravemente e morirà il 27 maggio all’età di 69 anni. Questa tragedia familiare si aggiungerà, purtroppo, a molte altre che hanno investito gli Agnelli 122


nel corso degli ultimi anni. E sono vicende che incidono pesantemente anche sul destino di tanti operai del settore automobilistico. Particolarmente delicata è la situazione che contemporaneamente si viene a creare alla Fiat di Melfi dove gli operai bloccano la produzione, chiedendo una riorganizzazione dei turni e l’equiparazione dei salari a quelli degli altri stabilimenti. Gli operai di Melfi, infatti, percepiscono una paga inferiore a quella di altre fabbriche Fiat pur assicurando un’alta produttività. I lavoratori decidono di bloccare completamente la produzione attuando picchetti che impediscono a chiunque di entrare nello stabilimento. Anche tra i sindacati serpeggia l’imbarazzo. La FIOM CGIL, diretta dal Segretario Nazionale Gianni Rinaldini guida la protesta che diventa ogni giorno più radicale. Solidarizziamo con i lavoratori e partecipiamo ad alcune manifestazioni presso lo stabilimento. In alcune giornate di sciopero, come in quella del 26 aprile, sale la tensione. Mentre da New York il vicepresidente Gianfranco Fini dichiara che il blocco di Melfi è intollerabile, la polizia carica i manifestanti. Al termine degli scontri si conteranno 16 feriti, tra i quali tre poliziotti. Ovviamente episodi di questa gravità non possono non avere forti ripercussioni in Parlamento. Il giorno successivo intervengo alla Camera, a nome del Gruppo, per ricordare che «questo stabilimento è nato sulla base di un forte incentivo pubblico e di una seria e rigorosa concertazione sindacale che hanno consentito la nascita della cosiddetta fabbrica integrata, costruita insieme a una serie di aziende satelliti che costituiscono l’indotto del grande cuore Fiat. In quella fabbrica, fin dall’inizio, si assumono solo diplomati, cioè solo maestranze con un livello di scolarizzazione medio alto, perché si concerta con le rappresentanze sindacali alta flessibilità insieme a meccanismi di alta partecipazione. Si concordano anche – dobbiamo dirlo – un livello di retribuzioni nettamente inferiore a quello degli altri stabilimenti del gruppo e soprattutto rispetto a quello di altre zone del paese e turni di lavoro che consentono di far funzionare la fabbrica ventiquattro ore su ventiquattro, sabato 123


compreso. Si tratta di un’esperienza aziendale all’avanguardia, che ha saputo spingere la Fiat verso alti livelli di competitività. La Fiat non ha saputo fare tesoro di questo grande patrimonio professionale e del clima eccellente che per un lungo periodo ha caratterizzato le relazioni sindacali. I lavoratori e i sindacati hanno rispettato tutti gli impegni, l’Azienda no. Dopo dieci anni andava superata la situazione di partenza dello stabilimento. La protesta operaia riguarda innanzitutto l’organizzazione del lavoro in fabbrica. Turni massacranti. Viene contestata la cosiddetta “doppia battuta” cioè il fatto che i lavoratori fanno fino a 12 notti di lavoro consecutivamente. In tal modo perdono i contatti con le famiglie e il loro ambiente. A questo si deve aggiungere il forte pendolarismo che costringe i lavoratori a viaggi che in molti casi superano le quattro ore giornaliere. Non è casuale, d’altra parte, che una protesta di questa portata scoppi proprio in questo periodo. Infatti, la politica economica del governo ha impoverito le famiglie e oggi i salari e gli stipendi non bastano più per arrivare a fine mese. Il governo non ha preso atto di queste gravi difficoltà e non ha garantito l’autorevole mediazione necessaria. La protesta di Melfi ha aperto un fronte nevralgico nelle relazioni industriali che saranno influenzate anche nel futuro da quello che sta avvenendo nello stabilimento lucano della FIAT. Gli esponenti del governo, a cominciare dal ministro del lavoro non hanno gli strumenti culturali per affrontare una discussione di questa portata. Tant’è vero che alla Camera risponde alla nostra interpellanza un sottosegretario al Ministero dell’Interno. Come se fosse un problema di ordine pubblico! Non si tratta di una qualsiasi vertenza aziendale. Nel concludere il mio intervento, mi rivolgo al governo: «Invece di aprire una discussione e di contribuire in questi giorni a individuare le condizioni, come tutti chiedono, per consentire all’azienda e ai sindacati di trovare un terreno comune, come ha fatto, ad esempio, in modo intelligente il Presidente della Regione Basilicata che si è mosso con saggezza ed equilibrio, voi non avete 124


fatto altro che acuire e complicare la vicenda con interventi irresponsabili. Noi pensiamo che non abbiate svolto il vostro dovere». La grande vertenza si conclude con una netta vittoria del sindacato. La Fiat sottoscrive un accordo che diventa un riferimento importante nelle relazioni industriali non soltanto al Sud. Ad aprile sottoscrivo una proposta di legge per interventi straordinari per la sanità nel Mezzogiorno. È un’iniziativa voluta da D’Alema e alla quale ha lavorato Livia Turco e il Dipartimento politiche sociali del partito, in considerazione delle condizioni particolarmente difficili in cui versa il servizio sanitario nelle regioni del sud. La proposta sarà oggetto di discussione in diversi incontri che Livia Turco e D’Alema avranno in vista del voto europeo. A Matera il 30 aprile presso l’Hotel S. Domenico si svolge un affollato incontro preparato da Maria Antezza e dal Gruppo Consiliare alla Regione. Intervengo brevemente anch’io, prima di dare la parola alla Turco. Poi visitiamo varie realtà impegnate nel sociale come l’Associazione Dumbo e il Centro di Serra Rifusa.

L’Accademia di Belle arti Il 4 maggio presento alla Camera, come primo firmatario, una proposta di legge per l’istituzione dell’Accademia di Belle arti nella città di Matera. Aderiscono alla mia proposta alcuni colleghi dei Democratici di sinistra, come Walter Tocci e Antonio Luongo, ma anche due esponenti della maggioranza come l’UDC Michele Ranieli e Maria Burani Procaccini del gruppo di Forza Italia, presidente della Commissione parlamentare per l’Infanzia e componente di alcune importanti commissioni, come quella per il Premio intitolato a Ilaria Alpi e Maria Grazia Cutuli. L’istituzione dell’Accademia risponde alla necessità di orientare i giovani verso le risorse culturali della città di Matera e le potenzialità artistiche che troverebbero qui un terreno certamente favorevole. Rispetto ai tradizionali sbocchi occupazionali, si tratta di un 125


cambio di prospettiva che i giovani potranno trovare interessante. «Oggi in particolare» si legge nella relazione alla proposta, «in una situazione in cui i settori produttivi del primario e dell’industria versano in forte stato di crisi e appare strategico puntare sullo sfruttamento razionale delle ricchezze storico-culturali del Paese, è più pressante l’esigenza di adeguare la distribuzione territoriale delle istituzioni di alta formazione artistica e musicale, segnatamente nelle regioni che ne sono tuttora prive». Insieme ai deputati lucani dell’Ulivo e agli onorevoli Calzolaio, Vigni e Piglionica torno ancora sulle scorie nucleari con un’interrogazione urgente al ministro dell’Ambiente per conoscere i motivi dell’assenza del governo italiano dalla Conferenza internazionale che si svolgeva in quei giorni in Lussemburgo proprio sul problema della gestione dei rifiuti radioattivi. Questa assenza non trova alcuna giustificazione, se si considera la grande importanza che ha il problema dello smaltimento delle scorie radioattive. «Particolarmente inquietante» sottolineo in una nota, «è stata invece la presenza della SOGIN S.p.A. visto che tutti gli altri Paesi erano presenti con esponenti di governo, istituzioni di governo o organi amministrativi dei governi». Si riaccende, ancora una volta, la mai del tutto sopita polemica sul comportamento ambiguo del governo italiano su una questione così delicata. Questa ambiguità, come faccio notare in una dichiarazione alla stampa, deriva dalla scomoda verità che «anche dalla Conferenza di Lussemburgo è emerso che un sito geologico è soluzione difficilmente praticabile oltre che particolarmente antieconomica per Paesi con piccoli programmi nucleari. Una soluzione del genere richiede comunque studi approfonditi per molti anni. Era evidente l’imbarazzo del rappresentante del governo, in considerazione del fatto che tutte le decisioni assunte finora dall’Italia contrastano in modo stridente con quello che si sta decidendo in Europa».

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Forse interessi inconfessabili Già nei mesi scorsi i cittadini della Basilicata avevano dovuto assistere al grottesco caso della “commissione regionale di inchiesta” sui fatti di Scanzano. In Consiglio regionale, il centrodestra proponeva, con una certa animosità, l’istituzione di una commissione per accertare eventuali connivenze della Regione Basilicata col progetto governativo del sito per la raccolta delle scorie. Una commissione che, a pensarci bene, non aveva alcuna ragion d’essere; il centrodestra non avrebbe avuto alcuna difficoltà a individuare l’identità di questi “complici” – se davvero ce ne sono stati – dal momento che è stato proprio il governo di centrodestra ad aver deciso tutto. È come se un rapinatore si rivolgesse alla polizia per conoscere il nome dei suoi complici. Per questo, mi ero battuto con determinazione perché fosse invece il Parlamento a istituire una commissione d’inchiesta sull’operato del governo in una vicenda così ambigua e torbida. Torno nuovamente sull’argomento nel mese di luglio per denunciare: «Forse interessi inconfessabili che nulla avevano a che vedere con la messa in sicurezza dei rifiuti nucleari erano alla base di quella assurda decisione». Il 5 maggio il governo Berlusconi taglia l’ambìto traguardo dei 1060 giorni di attività; per un governo, è la durata più lunga di tutta la storia repubblicana. Ma nessuno bada, in questo momento, a questo tipo di celebrazioni, anzi l’attività politica è particolarmente febbrile per l’avvicinarsi della duplice consultazione elettorale delle europee e delle amministrative. In vista delle elezioni provinciali, il centrosinistra candida Carmine Nigro dell’Udeur alla presidenza della Provincia di Matera. Il 21 maggio presentiamo pubblicamente i candidati DS al consiglio provinciale. Il centrodestra, dopo molte settimane di discussione, si è lacerato. L’UDC si presenta con un candidato “nuovo”, l’immarcescibile Saverio D’Amelio, FI e AN decidono di candidare Luciano Adorisio, direttore dell’ATER, l’Isti127


tuto case popolari, già consigliere comunale DC ai tempi di Saverio Acito e successivamente assessore nella giunta Minieri. Forma anche una propria lista: “Nuovo Corso per lo sviluppo”. Cambio di guardia in Confindustria. Luca Cordero di Montezemolo è eletto il 26 maggio presidente con il 98,5% dei voti. Nel suo primo discorso, Montezemolo evidenzia la necessità di rafforzare il made in Italy, far crescere le imprese, migliorare il rapporto con il sistema bancario, aumentare l’efficienza della pubblica amministrazione e promuovere lo sviluppo del Mezzogiorno. Nel discorso che inaugura il suo mandato di fronte all’Assemblea generale di Confindustria, Montezemolo auspica la ripresa della concertazione, tende una mano al sindacato, critica il governo. Tutt’altra musica rispetto al presidente D’Amato. Luca Cordero di Montezemolo viene anche nominato nuovo presidente di Fiat, John Elkann vicepresidente. Anche a Matera Saverio Calia conclude il suo secondo mandato svolto con passione e puntualità. Gli succede alla presidenza dell’Unione degli Industriali Pino Moramarco, un imprenditore di origini pugliesi, molto radicato a Matera e coriaceo sia nell’aspetto che nei modi. Partecipo all’assemblea di insediamento dei nuovi dirigenti al Palace Hotel in una cornice sapientemente studiata dal direttore Giuseppe Carriero.

In Europa a testa alta Berlusconi apre ad Assago (Milano) il secondo congresso di Forza Italia e lo chiude invitando gli elettori a non votare per i partiti piccoli, suscitando così l’ira della Lega Nord e dell’UDC. Il presidente DS Massimo D’Alema, candidato al Parlamento europeo, nel suo giro elettorale, fa tappa in provincia di Matera. Grande curiosità e interesse suscita tra la gente di Matera la sua presenza il 26 maggio al mercato rionale di Serra Venerdì. Ma il momento più toccante per il presidente è forse la sua visita a Miglionico, paese di origine della sua famiglia. «Sono orgoglioso» di128


chiara, «di avere queste origini, le radici miglionichesi, e di essere un uomo del Sud». Mi colpisce molto lo slogan della sua campagna elettorale: “Il sud in Europa a testa alta” e la foto che esprime questo messaggio. Tappa a Ferrandina dove lo aspettano alle 15,30. Orario insolito, ma la gente è tanta. Tutti vogliono mettersi in posa con lui per una foto ricordo, compresa mia madre e mia sorella. Tocca a me presentarlo nella sala consiliare dopo che il presidente D’Alema è passato a salutare il sindaco D’Amelio al quale augura ogni bene visto che è candidato alla presidenza della Provincia contro di noi. Poi di corsa a Pisticci, in piazza parla Bellitti. Folla straordinaria a Montescaglioso dove Bubbico presenta D’Alema davanti ai suoi concittadini. Quindi, velocemente a Gravina in macchina dove qualche settimana prima aveva mancato un appuntamento: era necessario che noi “cedessimo” D’Alema per qualche ora ai pugliesi. D’Alema ritorna a Matera in serata, per il comizio in una piazza Vittorio Veneto stracolma di gente. Molti gli interventi previsti prima che lui prenda la parola. Parla il sindaco Porcari, il sen. D’Andrea, Piro dello SDI. Il tempo vola e si fa tardi, devo prendere la parola io prima di D’Alema. Decido di tagliare e mi limito a un saluto affettuoso. Lo ringrazio per aver accettato di capeggiare la lista Uniti nell’Ulivo. E mi complimento anche per aver preso la decisione di dimettersi dalla Camera dei Deputati, sottolineando così che la sua è una vera candidatura per l’Europa e non come quella finta di Berlusconi e di tanti suoi ministri che sono consapevoli di essere incompatibili con quella carica e “prendono in giro” gli elettori ai quali chiedono il voto pur sapendo che a Strasburgo non ci andranno affatto. Una sfida politica e anche personale per l’impegno meridionalistico che la sua scelta ci invita a fare. «Ma tutta questa gente» concludo, «è qui per ascoltare te non i nostri saluti!» Il discorso del presidente D’Alema tocca i punti più caldi dell’attuale momento politico. Non è semplicemente una campagna elettorale per eleggere il nuovo Parlamento europeo, ma l’occasione per affermare quella che egli chiama “un’idea per il futuro”. «La 129


realtà è quella di un Mezzogiorno che ha bisogno dell’Europa. Ne ha bisogno per crescere sotto il profilo economico, civile, culturale. L’Europa in questo è la nostra polizza sull’avvenire. Per la prima volta, quattro partiti del centrosinistra (i DS, la Margherita, lo SDI e i Repubblicani europei) insieme a molte altre associazioni, personalità e singoli cittadini hanno deciso di unirsi. È un grande progetto politico per un governo democratico della nazione». Anche Giorgio Napolitano viene a Matera per le europee, come fece cinque anni fa quando lui era il capolista per la circoscrizione meridionale e si affidò alle mie “cure” organizzative. A lui mi lega una grande condivisione delle battaglie riformiste sin da quando nel PCI queste opinioni erano ritenute non molto ortodosse e ci “schedavano” con l’epiteto di “miglioristi”. Noto che rispetto a cinque anni prima è leggermente più lento. D’altra parte, l’anno prossimo compirà 80 anni! Ma è sempre velocissimo nel pensiero e nella memoria. Mi chiede di non fargli fare troppi incontri. Decido con Roberto Cifarelli di portarlo in alcuni luoghi di lavoro. Così ci ospita Tito Dimaggio della Chateau d’Ax salotti e la fabbrica di occhiali “La Vecchia Occhialeria”. Poi a pranzo con Bubbico, Giuseppe Carriero e il sindaco Porcari al ristorante Rivelli. Napolitano apprezza tutto, ma come sempre chiede di non fare tardi e si ritira in albergo. Vado a riprenderlo per l’incontro pubblico che abbiamo preparato al Cinema Comunale con Pittella. Quando arriviamo davanti al Cinema che è già pieno, prima di entrare confida a me e a Peppino Pace: «Sai dopo tanti anni, non mi entusiasmano più i comizi». Per rassicurarlo gli dico che sarà un’assemblea, tutti seduti in poltrona… Non l’ho convinto. Grandi lodi all’efficiente europarlamentare Pittella e poi un discorso di alto profilo politico e morale. Lo ringraziamo tutti. Subito in macchina alla volta di Roma dove vuole arrivare in serata visto che il giorno dopo ha un impegno a Montecitorio dove presiede la Fondazione Camera dei Deputati. Passerà poco più di un anno e il presidente Ciampi lo nominerà Senatore a vita. Grandi polemiche perché due giorni prima del voto, la Presi130


denza del Consiglio invia a tutti gli utenti di telefonini un messaggio tramite sms in cui si ricorda la scadenza elettorale: accusiamo Berlusconi di usare milioni di euro del bilancio pubblico per mettere argine al dilagante astensionismo dei suoi. La nostra proposta è comunque premiata dagli elettori. Le elezioni europee del 12 e 13 giugno mostrano un arretramento di FI (dal 29% delle politiche 2001 al 21,0% di oggi) a vantaggio di UDC (5,9%) e AN (11,5%). Tiene la Lega (5,0%). La lista Uniti nell’Ulivo raggiunge il 31,1%. Nel complesso il centrosinistra ottiene 37 seggi e il centrodestra 36. La prova della nuova “creatura”, Uniti nell’Ulivo, è positiva ma non brillante. Molti dicono che addirittura è deludente rispetto alle aspettative (in effetti si pensava che superasse la fatidica soglia del 33%, un terzo degli elettori). Ma un progetto politico può essere giudicato solo sulla base di un paio di punti in meno o in più? In verità la decisione di dare vita alla lista unitaria non ha ancora trovato una convinta adesione di diversi settori delle singole forze politiche preoccupate della perdita delle proprie identità che vengono da una lunga storia politica. Non sono ragioni da sottovalutare. Noi abbiamo fatto una campagna elettorale impegnativa e faticosa. Centriamo l’obiettivo delle preferenze per D’Alema e Pittella che viene rieletto al Parlamento europeo. Massimo D’Alema con oltre 850 mila preferenze è il più suffragato in Italia – nella circoscrizione ha quasi il doppio dei voti di Berlusconi – e Gianni Pittella ottiene quasi 140 mila preferenze.

Ulivo-Polo 54 a 8 Particolarmente delicato era anche il test delle provinciali. La candidatura a presidente della Provincia di Carmine Nigro dell’Udeur ha comportato qualche problema in casa DS visto che sembrava scontato che toccasse a noi esprimere il candidato. Nigro è eletto al primo turno con il 61% dei consensi. Il risultato ci ripaga 131


dei malumori. Anche il partito ottiene un discreto risultato con il 18% e 5 consiglieri che diventeranno 6 dopo qualche mese e un ricorso al TAR. Tra i 6 eletti anche due donne che così sono rappresentate… al 33%! A livello nazionale l’affermazione dell’Ulivo alle provinciali è stata schiacciante: 54 province contro le 8 che vanno al centrodestra. Governiamo nel 70% delle province italiane! Conquistiamo, inoltre, la Regione Sardegna, le città di Bologna (sindaco Cofferati) e Padova. Ombretta Colli di Forza Italia, presidente uscente della Provincia di Milano, va al ballottaggio ma viene sconfitta da Filippo Penati dei DS. Al ballottaggio conquistiamo persino Bergamo. Il centrodestra è attraversato da sussulti. Tanto che si ipotizza una crisi di governo. Berlusconi convoca i vertici di FI e si dice disponibile ad “aggiustamenti” nella composizione del governo. In una nota ufficiale, Fini chiede al premier una «significativa inversione di rotta» nell’azione dell’esecutivo e «una nuova politica economica e sociale». Il 6 giugno ricorrono i sessant’anni dello sbarco alleato in Normandia. Nessun politico italiano è invitato alle celebrazioni europee. Scontro in Consiglio dei ministri, tra Fini e Berlusconi, sul Documento di programmazione economico-finanziaria (DPEF) e sulla verifica interna alla maggioranza. Confindustria chiede una manovra correttiva sui conti pubblici e si dice pronta a rinunciare agli incentivi pubblici in cambio di una riduzione dell’IRAP. AN e UDC contestano il piano fiscale proposto da Tremonti giudicandolo «squilibrato e iniquo». La maggioranza raggiunge l’accordo sulla manovra economica correttiva da 5,5 miliardi di euro. Pochi giorni dopo diventeranno 7,5. Si dimette Giulio Tremonti, dopo essere stato accusato da Fini di “truccare i conti” pubblici. Berlusconi assume ad interim il ministero dell’Economia. Il Quirinale chiede al Capo del governo che questo periodo transitorio sia breve. Follini minaccia l’appoggio 132


esterno al governo se, entro il 16 luglio, Berlusconi non avrà nominato un nuovo ministro dell’Economia. In una lettera al premier, Follini detta le condizioni per la permanenza dell’UDC al governo: ritorno al proporzionale, un nuovo ministro dell’Economia in tempi brevi, un ridimensionamento della devolution voluta dalla Lega, una soluzione rapida al conflitto di interessi. Il 16 luglio Domenico Siniscalco, direttore generale del Tesoro, viene nominato ministro dell’Economia. Toccherà a lui preparare la finanziaria 2005. Intanto Bossi, sempre gravemente malato, opta per il seggio di Strasburgo e si dimette da ministro delle Riforme. Prende il suo posto Roberto Calderoli. Il governo designa Rocco Buttiglione come commissario italiano nell’Unione europea. Il 28 luglio è approvata, con il voto di fiducia, la riforma delle pensioni. Dal 2008 si potrà andare in pensione a 60 anni solamente dopo aver versato 35 anni di contributi o con 40 anni di contributi a prescindere dall’età. I lavoratori che avranno maturato i titoli per andare in pensione entro il 31 dicembre 2007, ma decideranno di restare al lavoro, riceveranno un bonus esentasse del 32,7% dello stipendio. Passa una nostra proposta: la Camera approva in via definitiva la fine anticipata del servizio di leva obbligatorio. Dal 2005 le forze armate saranno formate soltanto da professionisti.

Segretario traghettatore Il 30 luglio sono eletto segretario provinciale di Matera del partito dei Democratici di sinistra. All’origine di questa elezione c’è un’incrinatura dell’unità del partito che negli ultimi tempi aveva condizionato non poco la vita politica del centrosinistra materano. È una difficoltà che si era manifestata già da qualche tempo, ma che è esplosa in occasione della decisione assunta dal centrosinistra lucano di attribuire la candidatura a presidente della Provincia di Matera a un esponente dell’Udeur, Carmine Nigro. Non era un mistero per 133


nessuno che a quella carica aspirava il nostro segretario provinciale, Smaldone. Dopo accese discussioni, a maggio, nel corso della riunione della Direzione provinciale dei DS, Smaldone aveva annunciato le sue dimissioni, confermate successivamente. L’Assemblea Congressuale tra grandi difficoltà e imbarazzi decide la mia elezione. Nelle dichiarazioni seguite a quel voto, sostengo che accompagnerò il partito al Congresso, già previsto per la fine dell’anno, cercando di assicurare “agibilità” politica a tutti, singoli e gruppi. I giornali titolano: “Adduce il traghettatore”. Partecipo a Policoro alla Festa della Sinistra Giovanile. Sono invitato con Pittella a un dibattito. Arrivo con molto anticipo. Vedo Mirna Mastronardi che con un microfono e un cameraman al seguito mi chiede un’intervista. «Cosa ci fai qua tu con questo microfono?» le chiedo. Mi spiega la sua nuova passione per il giornalismo televisivo e dice che le hanno offerto un’occasione. Sembra che BLU-TV, l’emittente con cui lavora, sia vicina a esponenti di centrodestra. Lei proviene da una famiglia di sinistra. Giovanni, suo padre, è stato un dirigente del PCI e della CGIL e oggi, dopo un’esperienza con i Democratici di Prodi, milita nella Margherita e siede in consiglio comunale. Anche Mirna ha militato nelle file dei giovani del mio partito. Non ci vedo nulla di male se lavora in quella TV. Anzi... la incoraggio a fare bene il suo lavoro. Lei sorride. Credo di essere il primo “compagno” che non ha disapprovato quella sua forse non facile decisione. Ancora problemi per la presenza italiana in Iraq. Il 20 agosto è rapito il nostro Enzo Baldoni, un bravo giornalista che lavora per la testata Diario. È ucciso barbaramente sei giorni dopo. Il 7 settembre, inoltre, sono rapite due ragazze italiane, Simona Torretta e Simona Pari, mentre si trovano nel loro ufficio, nella sede di un’organizzazione umanitaria ubicata nel centro di Baghdad. L’emozione provocata da questi avvenimenti spinge governo e opposizione a cercare un terreno comune per reagire in modo adeguato. Berlusconi invita a Palazzo Chigi i leader dell’opposizione 134


per fare il punto sulla situazione irachena. Persino Bertinotti concorda con i Ds di anteporre l’obiettivo della liberazione delle due volontarie al ritiro italiano dall’Iraq. Ciampi va in televisione: «attendiamo con ansia la liberazione delle due volontarie... la richiede, unito, tutto il popolo italiano». Le due volontarie sono liberate il 28 settembre. Beslan è una sconosciuta località nella sperduta regione dell’Ossezia del nord, nella Russia meridionale. Sono le ore 10.20 del primo settembre quando un commando di kamikaze ceceni penetra in una scuola elementare prendendo 1100 ostaggi; la maggior parte, purtroppo, sono bambini. I terroristi chiedono al governo russo la liberazione di alcuni separatisti ceceni. In seguito a un primo incauto intervento della polizia locale, che costerà la vita a 12 persone, i terroristi minano la scuola minacciando di farla saltare in aria. Tutto il mondo è col fiato sospeso. Tre giorni dopo fanno irruzione nell’edificio le teste di cuoio russe. La situazione sfugge loro di mano e iniziano orrendi scontri che si protrarranno fino a tarda notte; nell’operazione saranno utilizzati anche lanciafiamme Shmel, un’arma vietata dalle convenzioni internazionali. All’alba del 4 settembre, quando cessano gli spari, la scena che si presenta è agghiacciante; ci sono circa quattrocento morti: una carneficina di bambini. Sono in grave pericolo di vita anche gli altri bambini scampati: in tre giorni non hanno potuto mangiare nulla e nemmeno bere. Quello di Beslan è stato definito «il più grave bagno di sangue a causa di un atto terroristico nella storia della Russia». Le autorità russe si rifiuteranno di spiegare all’opinione pubblica cosa è realmente accaduto in Ossezia, verosimilmente per coprire le complicità della polizia locale con i terroristi ceceni. Nessuno saprà la verità su questi tre giorni nella scuola elementare di Beslan, su questa tragedia che ha colpito tanti bambini innocenti e le loro povere maestre. Di fronte a un inferno come questo, ognuno di noi si sente impotente. Cosa possiamo fare, se non ricordare? Forse la memoria è la 135


sola cosa che può sopravvivere a un inferno come quello di Beslan.

Il dovere della memoria Come segretario provinciale dei Democratici di sinistra avverto la responsabilità e la necessità di affermare il “dovere della memoria”. Quella del prossimo 21 settembre, anniversario della liberazione della città di Matera dagli occupanti nazisti, mi sembra l’occasione giusta. Quest’anno cade in un momento di immenso dolore e di grande tensione a livello mondiale; il pensiero va proprio a quello che è successo qualche giorno fa a Beslan. Per questo, il 6 settembre rivolgo un appello pubblico per celebrare “la nostra giornata della memoria”: Il tragico epilogo degli scontri nella scuola russa occupata dai terroristi che ha visto centinaia di vittime, soprattutto bambini, e tantissimi feriti, le continue violenze in Iraq, la ripresa degli attentati in Israele da parte delle forze estremiste palestinesi e la ripresa della costruzione del muro richiamano direttamente quelle immagini che arrivano dal fondo più oscuro del Novecento. Giovanni Paolo II, a poche ore dalla tragedia di Ossezia, aveva lanciato un appello contro la violenza del terrorismo ricordando che proprio mercoledì 1° settembre, ricorreva “l’anniversario dell’invasione della Polonia e dell’inizio della seconda guerra mondiale, che seminò di lutti l’Europa ed altri continenti”. Quel che è accaduto in Ossezia, quello che sta accadendo in Iraq, in Palestina e in Israele, in altri paesi del mondo richiede non solo la più ferma condanna, ma anche la mobilitazione di tutte le coscienze democratiche che tornino a gridare il proprio rifiuto alla guerra, al terrorismo, ai rigurgiti nazifascisti e la propria adesione alla pace ed ai diritti umani. Noi non possiamo e non dobbiamo assistere inermi a questa carneficina. E dobbiamo iniziare da qui, dalla nostra terra. Ricordando quest’anno i martiri del 21 settembre non solo con la tradizionale solennità ma organizzando e promuovendo una larghissima 136


partecipazione di popolo e soprattutto di giovani. Perciò desidero rivolgere ai rappresentanti delle istituzioni democratiche, a tutte le forze politiche comunque schierate, ai parlamentari, ai consiglieri regionali, provinciali e comunali, ai rappresentanti del mondo del lavoro, delle imprese e delle professioni, al mondo della scuola, alle associazioni culturali, del volontariato, ambientaliste, sportive un invito caloroso e pressante ad organizzare insieme al Comune di Matera una grande manifestazione contro la violenza, contro il terrorismo per costruire e difendere la pace. Il 21 settembre deve essere anche l’occasione per aderire all’appello lanciato, all’indomani della tragedia russa, dal Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi: “Questo dramma deve rinsaldare la determinazione delle nostre coscienze di cittadini e di membri responsabili di una comunità internazionale, che ponga al centro della propria azione la convivenza tra i popoli e la dignità della persona umana”. Questa ricorrenza deve rappresentare per noi qualcosa di più anche perché nelle scorse settimane, per ben due volte, mani ignote hanno gravemente ferito proprio il monumento ai caduti di via Lucana disegnando svastiche su questo simbolo del coraggio dei materani. Si è trattato di un gesto provocatorio che non dobbiamo sottovalutare. Anche perché è arrivato all’indomani della richiesta da parte dell’intero Consiglio comunale della medaglia d’oro al merito civile per i fatti sanguinosi del 21 settembre 1943. Quei simboli del nazismo hanno ferito la dignità di tutti coloro che ieri come oggi rivendicano il proprio diritto alla libertà e alla pace. Anche per dare una risposta civile e democratica, ferma e composta a questi atti vili incontriamoci, tutti insieme davanti al cippo che ricorda il sacrificio del 21 settembre 1943 per ribadire il nostro comune impegno contro ogni forma di intolleranza e per continuare insieme a coltivare la cultura della civile convivenza tra tutti i popoli, tutte le culture, tutte le religioni. Per non dimenticare. Nella serata del 21 settembre alla manifestazione si presenta una folla inattesa. Mons. Ligorio celebra la Messa davanti a un nu137


mero mai visto di cittadini in occasioni simili. Il Comune aveva predisposto mille fiaccole. Vengono accese tutte. Ce ne vorrebbero almeno altrettante. È visibile il desiderio di unità che ognuno vuole esprimere. È chiaro a tutti, infatti, che le divisioni non aiutano a uscire dalla spirale di violenza in cui siamo precipitati. Sono tante le persone che devo ringraziare per la riuscita di questa pacifica manifestazione: a cominciare da S.E. Mons. Salvatore Ligorio, Arcivescovo della Diocesi di Matera-Irsina che ha voluto aprire la fiaccolata insieme al Vice Prefetto Vicario, dott. Striccoli. Ma anche tutti coloro che hanno partecipato attivamente all’organizzazione della manifestazione: il sindaco di Matera, Michele Porcari, la presidente del Consiglio comunale, Wanda Mazzei, il presidente della Regione, Filippo Bubbico, il presidente della provincia, Carmine Nigro, i sindaci di tanti Comuni; tanti consiglieri regionali, provinciali e comunali, i parlamentari, le associazioni di categoria, culturali e di volontariato, il quintetto dei fiati che Cosimo Pompeo ha fatto esibire al Cippo di via Lucana, e i tantissimi cittadini che hanno espresso la loro sensibilità accendendo la fiaccola della pace per dire no alla guerra, no al terrorismo, no all’intolleranza. Mancano gli esponenti di AN. Avevo chiamato personalmente il segretario provinciale avv. Giuseppe Labriola. Penso che abbiano perso una bella occasione. Su questo ha mostrato più coraggio il loro presidente nazionale, Gianfranco Fini. Il giorno successivo, 22 settembre, si verifica un gravissimo incidente ferroviario sulla linea Potenza-Foggia, a circa 200 metri dalla stazione di Lagopesole di Avigliano. Muoiono due operai addetti alla manutenzione dei binari. Noi parlamentari lucani, di entrambi gli schieramenti politici, ci rivolgiamo con un’interrogazione a risposta urgente al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti per sapere l’esatta dinamica dell’incidente e sollecitare il governo a intervenire in favore delle vittime e delle loro famiglie e per mettere in sicurezza quella tratta ferroviaria sia nella fase di manutenzione sia nella fase di normale esercizio. 138


Il 19 settembre la comunità di Grassano conferisce la cittadinanza onoraria alla giornalista Carmen Lasorella, nostra conterranea. Partecipo alla cerimonia. Siedo con Bubbico accanto al nuovo vescovo della diocesi di Tricarico Mons. Vincenzo Orofino e ai genitori della giornalista che hanno abitato a Ferrandina per un certo periodo. Molta emozione. Finale con concerto di un giovanissimo pianista del luogo che meraviglia tutti con i suoi virtuosismi.

Carletto Stigliano Vorresti non riceve mai certe telefonate. Il 24 ottobre mi chiamano per annunciarmi che un infarto ha stroncato la giovane vita di Carlo Stigliano di Rotondella. Incredulità, impotenza, sconforto. Carlo, giovane militante del PCI, iniziò un lungo e proficuo percorso nel mondo della cooperazione sin dal 1981. Da pochi mesi ero uscito dalla segreteria provinciale del PCI per assumere un incarico nella Lega delle cooperative della Basilicata presieduta da Vincenzo Montagna dove poi sono rimasto per quasi quindici anni, prima come responsabile di settore e dal 1990 al 1995 come presidente regionale. Fu in quel periodo che con Carlo (Carletto) abbiamo dato vita a tutta una serie di cooperative, soprattutto tra i giovani. Carlo era abituato a scontrarsi con le difficoltà e i ritardi tipici della nostra realtà. Ma ciò che gli conferiva spinta e forza erano proprio le “difficoltà politiche”. Quegli ostacoli che troppo spesso costringono molti al conformismo. Sono proprio questi comportamenti che consentono la costruzione di veri e proprio sistemi di potere. Contro questo stato di cose lottava Carletto. Non l’ho mai visto mollare o darsi per vinto. In quei primi anni si lavorava con mezzi molto scarsi. Ci spronava molto anche Mario Dimatteo che si occupava di cooperative edili e che poi sarebbe diventato sindaco di Rotondella. Eravamo anche aiutati dai compagni emiliani. Insieme, ci recavamo spesso a Reggio Emilia per imparare, con139


sultarci, costruire strategie. In quelle occasioni venivamo ospitati a casa di cooperatori, compagni del partito che con grande generosità ci riservavano una stanza per me e per lui. Una volta una famiglia ci ha messo a disposizione una stanza con un letto matrimoniale. Ricordo che dopo un attimo di perplessità, ci guardammo in faccia, scoppiammo a ridere e andammo a dormire. Carletto stava lavorando al consolidamento di Assofruit, associazione di produttori agricoli, bella e importante realtà che aveva curato con impegno e senza risparmio di energie. Come segretario provinciale dei DS mi tocca ricordarlo a Rotondella il 25 ottobre ai suoi funerali, davanti a una folla straboccante. Non riesco a trattenere la commozione e le lacrime. Alcuni importanti eventi interessano la politica internazionale. Il 29 ottobre, in Campidoglio, a Roma, i capi di Stato e di governo dei 25 Paesi dell’Unione Europea firmano la nuova Costituzione dell’Unione. Nonostante le felicitazioni, il papa non nasconde il suo rammarico per il mancato riferimento alle radici cristiane dell’Europa. Il 2 novembre negli Stati Uniti il repubblicano George W. Bush viene rieletto presidente degli USA con un largo consenso. Buttiglione lascia l’incarico alla Commissione europea dopo un lungo e defatigante scontro interno e internazionale. Il Parlamento Europeo lo aveva bocciato due volte: la Commissione Giustizia respinge la risoluzione di candidatura a commissario e quella che lo avrebbe confermato alla vicepresidenza con un diverso portafoglio.

Barilla annuncia la chiusura Intanto a Matera, diviene critica la situazione del pastificio Barilla. La chiusura dello stabilimento sembra inevitabile. Il piano industriale presentato dall’azienda prevede di tagliare ben 162 posti di lavoro di cui 120 a Matera, di spostare a Parma le attività innovative, come il centro ricerche di Foggia e di rivedere le iniziative di Caserta e Termoli. Insieme all’on. Roberto Barbieri, responsabile 140


del Mezzogiorno nella segreteria nazionale dei DS, decidiamo di presentare un question time in aula il 3 novembre. «Il partito dei Democratici di sinistra» affermo in un comunicato, «esprime solidarietà ai lavoratori e ai sindacati, assicurando il pieno e convinto sostegno a tutte le iniziative di lotta che essi intraprenderanno per tutelare i lavoratori e la città di Matera che non può perdere l’ultimo baluardo della sua antica e gloriosa tradizione di molini e pastifici». Ecco il resoconto stenografico del question time tenuto alla Camera sulle “Iniziative volte a garantire il mantenimento dei livelli occupazionali della Barilla e a evitare la chiusura di stabilimenti del sud”: PRESIDENTE. L’onorevole Adduce, al quale ricordo che ha un minuto a disposizione, ha facoltà di illustrare la sua interrogazione. SALVATORE ADDUCE. Signor Presidente, signor ministro, la Barilla chiude lo stabilimento di Matera, tra i più produttivi del gruppo (costruito, peraltro, con i fondi del terremoto del 1980), chiude il mulino di Termoli, trasferisce il centro di ricerca e sviluppo di Foggia a Parma, cessa la produzione di fette biscottate a Caserta. Si perdono, in tal modo, almeno 220 posti di lavoro diretti ed altrettanti indiretti, tutti al sud! Nel contempo, Barilla annuncia investimenti per 162 milioni di euro nel prossimo triennio, senza garantire concrete possibilità di sviluppo. Le dichiarazioni di Barilla sono contraddittorie: ad esempio, vuole chiudere lo stabilimento di Matera perché lo ritiene logisticamente inadeguato, ma poi aggiunge che esistono problemi di mercato, vale a dire – cito testualmente – «debolezza della domanda, determinata dalla diminuzione del reddito disponibile delle famiglie» (quindi, il problema sarebbe più generale). Quale coerenza c’è tra queste dichiarazioni, l’annuncio di chiusura e gli ipotetici investimenti? Senza una politica economica ed industriale, soprattutto a favore del sud, continuano le crisi industriali. 141


Poiché il settore della pasta è un pezzo della storia meridionale, ci aspettiamo serie iniziative del Governo per scongiurare le chiusure annunciate. PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Giovanardi, ha facoltà di rispondere. CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, Barilla è la prima marca, in Italia e nel mondo, nella produzione di pasta; anche nei prodotti da forno è la prima in Italia, con un fatturato di circa 1642 milioni di euro e con 4655 dipendenti (dati riferiti al settembre 2003). Come affermato dagli onorevoli interroganti, Barilla ha annunciato, il 29 ottobre 2004, un piano di riorganizzazione delle attività produttive nel settore della pasta che prevede investimenti per 162 milioni di euro nel periodo 2004-2007, la chiusura dello stabilimento di Matera e del mulino di Termoli ed il trasferimento del centro di ricerca da Foggia a Parma. Ciò premesso, si deve fare presente che il Ministero delle attività produttive – pur manifestandosi disponibile a porre in essere tutto quanto può essere utile per la salvaguardia delle attività produttive e dei livelli occupazionali, specialmente nel meridione – non può interferire nella politica aziendale di una società a meno che non venga richiesta l’apertura di una vertenza al fine di esaminare la problematica di volta in volta evidenziata. Com’è noto, è all’uopo istituito, presso il ministero, un apposito ufficio che si occupa delle situazioni definite vertenze o crisi e che si attiva su richiesta dell’azienda o anche delle organizzazioni sindacali. Finora, richieste di questo tipo non sono pervenute, ma il ministero è disponibile a svolgere la predetta funzione qualora, nella sua autonomia, qualcuna delle parti in causa ne chieda l’intervento. Gli interroganti enfatizzano l’affermazione della Barilla circa la debolezza della domanda determinata dalla diminuzione del reddito disponibile delle famiglie. L’affermazione, che a dire degli interroganti dimostrerebbe l’assenza di una politica industriale ed economica da parte del Governo, offre l’occasione per confermare l’intenzione del Governo 142


di intervenire sul versante della riduzione delle tasse, al fine di sostenere la domanda interna e di incentivare i consumi, già nell’ambito dei provvedimenti collegati al disegno di legge finanziaria. Da tale manovra industrie come la Barilla, che operano nel settore dei beni di largo consumo familiare, trarrebbero indirettamente beneficio. PRESIDENTE. L’onorevole Roberto Barbieri, cofirmatario dell’interrogazione, ha facoltà di replicare. ROBERTO BARBIERI. Signor Presidente, nel porgere il mio saluto al ministro Giovanardi, colgo l’occasione per rilevare che alle molteplici interrogazioni a risposta immediata da me presentate sugli argomenti più disparati ha risposto sempre lui. Mi complimento, quindi, con il ministro per le sue vastissime competenze culturali e politiche; è sempre un piacere interloquire con lui. CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. È reciproco...! ROBERTO BARBIERI. Ciò premesso, esprimo la nostra insoddisfazione per una risposta che, in pratica, affermando che il ministero non può interferire nelle vicende aziendale, fa abdicare la politica al suo ruolo. Forse, il ministro non sa che esistono una politica economica, una politica industriale ed una politica per il Mezzogiorno. Ovviamente, se si cancella qualsiasi intervento di politica economica e di fiscalità di vantaggio nel sud, si spingono le imprese localizzate nel Mezzogiorno ad andare via e quelle che vorrebbero impiantarvi nuovi stabilimenti a non venire più. Questi sono i risultati dell’assenza di politica industriale ed economica da parte del Governo. Se il ministro Giovanardi (lo vorrei sottolineare con forza) condivide quanto affermato dalla Barilla nel suo documento interno, ossia che si registra la caduta della domanda dei consumi primari, come la pasta, dovrebbe rispondermi per quale motivo il Presidente del Consiglio e la sua maggioranza chiedono l’abbassamento delle tasse per i redditi più alti che certamente non hanno tale propensione al consumo. Se, invece, si abbassassero le aliquote per i redditi più bassi, certamente, sul piano tec143


nico, si alzerebbe la propensione al consumo e si troverebbe una domanda crescente anche per questi settori cosiddetti maturi, ma che, in realtà, in tutto il mondo esistono e troveranno sempre domanda. Chiedo pertanto al ministro, che ha il dovere di monitorare l’azione della Barilla, anche perché si è insediata utilizzando soldi pubblici, in particolare con riferimento allo stabilimento di Matera, di occuparsi, diversamente da come è stato fatto in questa legge finanziaria, di politica del Mezzogiorno per favorire ed incentivare gli investimenti nel sud e consentire alle aziende di espandersi. Questo della Barilla (certamente metteremo in piedi la vertenza) è un piccolo esempio dei risultati prodotti dalla cancellazione dall’agenda politica del paese del sud e dei suoi problemi (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L’Ulivo, della Margherita, DL-L’Ulivo e Misto-PopolariUDEUR). Momenti di tensione anche alla Ferrosud di Matera, dove alcuni lavoratori hanno iniziato una disperata protesta, salendo sul tetto di un capannone all’interno dell’area aziendale; con questo, vogliono sollecitare il ministro on. Marzano a convocare un incontro con il Gruppo Mancini, nuovo proprietario degli impianti, e con la Breda, che aveva gestito in precedenza la struttura. Insieme all’on. Piglionica il 16 dicembre incontriamo alla Camera dei Deputati il ministro delle Attività Produttive on. Marzano per prendere in considerazione le proteste degli operai e fissare per i prossimi giorni l’incontro con le due aziende interessate. Il 9 novembre la maggioranza di governo è battuta alla Camera sul primo articolo della legge finanziaria 2005. Viene approvato il primo emendamento firmato dal nostro collega Boccia. I giornali scrivono della vera e propria imboscata che abbiamo teso alla maggioranza fingendo di non essere presenti in aula e piombandovi invece all’improvviso dopo aver coordinato il tutto con i messaggini dai cellulari. Il Corriere scrive che Boccia e i lucani Adduce, Molinari, Luongo, Lettieri, Potenza hanno orchestrato il trabocchetto. 144


In verità troppi vuoti nei banchi della maggioranza lasciano pensare a difficoltà interne al centrodestra. Boccia tuttavia vive il suo migliore momento di notorietà. Il nostro collega e conterraneo in effetti svolge con grande professionalità il lavoro di vice presidente del Gruppo della Margherita. I suoi interventi in aula a difesa delle prerogative dei parlamentari e per far rispettare il regolamento sono ormai divenuti proverbiali. È lui che molto spesso “mette in riga” lo stesso presidente Casini. Nel corso della legislatura, Boccia si è guadagnato comunque la considerazione e la stima di tutta la Camera. E noi non nascondiamo l’orgoglio. Il Financial Time pubblica, il 13 novembre, la classifica dei 25 uomini più ricchi del mondo: Silvio Berlusconi è al quarto posto, subito dopo personaggi del calibro di Bill Gates, Rupert Murdoch e George Soros. Lo stesso Berlusconi ha un occhio di riguardo nei confronti dei ricchi e non si smentisce quando si tratta di premiare questa categoria di personaggi già baciati dalla fortuna: la finanziaria che approviamo a fine anno include il cosiddetto 2° modulo della riforma delle tasse, in sostanza, una riduzione dell’IRPEF che produce un costo per il bilancio dello Stato di ben 6,5 miliardi di euro. Tale cifra va quasi tutta a favore dei redditi più alti. Infatti, mentre per pensionati e lavoratori dipendenti la riduzione nella migliore delle ipotesi si risolverà con uno sgravio di pochi spiccioli al mese, per i redditi oltre i 70 mila euro, invece, il “regalo” è ben più consistente. Tutto questo costa caro al capitolo delle politiche sociali che registra un ulteriore ridimensionamento. Siamo in buona compagnia nel contestare la manovra: oltre alle opposizioni, fanno sentire il loro dissenso i sindacati e la Confindustria che avrebbero preferito sgravi per le imprese (IRPEG) e risorse per gli investimenti. Non mancano dissensi nella stessa maggioranza che alla fine però vota compatta.

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Le cose che contano È necessario far conoscere questi squilibri, per questo Livia Turco e Rosy Bindi organizzano un viaggio che tocca molte località italiane. “Le cose che contano” è lo slogan che hanno voluto dare all’iniziativa. Prendono contatto con i cittadini sui temi delle politiche sociali. Per esempio, sulle condizioni critiche in cui molte persone vivono anche per l’insensibilità del governo che ha soppresso il reddito minimo d’inserimento, misura particolarmente importante dei governi dell’Ulivo che affrontava i gravi problemi delle vecchie e nuove povertà, soprattutto nel Mezzogiorno. Abbiamo continuato a polemizzare infatti per la mancanza di politiche “di inclusione” da parte del governo che ha abbandonato al loro destino milioni di cittadini in stato di indigenza. Insieme al sen. D’Andrea e al segretario regionale dello SDI, Salvatore Blasi, abbiamo organizzato un’assemblea a Matera con la partecipazione delle due “pasionarie” del centrosinistra già ministre nei governi della passata legislatura l’una delle politiche sociali e l’altra della sanità e con il presidente della Regione Filippo Bubbico. Propongo che la manifestazione si tenga nel cinema Duni che conta ben mille posti a sedere. Francesco Bianchi osserva che sarebbe meglio il cinema comunale che di posti ne ha molti di meno. Lo stesso suggerimento, mi dice Francesco, viene sia dal sen. Ziccardi, che vigila sempre affettuosamente su di noi – «cercando di non farci commettere troppi errori», come ama dire – che da Roberto Cifarelli. Temono che l’evento possa avere un successo limitato. Insisto. Per me è necessario osare e mobilitare tutta la provincia. Con Francesco elaboro il manifesto con i nomi dei tre protagonisti (Turco, Bindi e Bubbico), scegliamo anche le musiche che faranno da sottofondo durante l’attesa e le pause. Le due onorevoli signore, dopo aver fatto tappa a Potenza, arrivano a Matera nel tardo pomeriggio accompagnate da Salvatore Russillo, che è sempre pronto a contribuire all’organizzazione di 146


questi eventi. Quando la loro macchina si ferma in via Roma davanti all’ingresso del teatro Duni vengono accolte da una folla di cittadini che vogliono salutarle e stringere loro la mano. Rosy e Livia mi confidano subito che non si aspettavano tutta quella gente. Stessa osservazione mi fa Bubbico. Rapide interviste alle TV presenti e poi immersione nel teatro. La sala è piena. Il colpo d’occhio dal palcoscenico è splendido. Operazione riuscita. Apre Salvatore Blasi. La parola al dott. Tonino Valentino, medico e volontario dell’AVIS e ADMO cui avevo chiesto di parlare. Intervento di Tonino Lacarpia, operaio in mobilità di Ferrandina. Parlo io e D’Andrea. Poi assistiamo a un fuori programma: una donna chiede insistentemente di parlare. È un po’ agitata. Gli agenti di polizia la trattengono. Mi faccio avanti e dico ai poliziotti di affidarmela. Sale sul palcoscenico, le do il microfono. Lei espone i suoi gravissimi problemi con poche, dolorose ma efficaci parole. La ringrazio e la riaccompagno al suo posto. Parla il presidente Bubbico che annuncia la presentazione di una proposta di legge regionale per l’istituzione del reddito di cittadinanza per far fronte al vuoto causato dall’abolizione da parte del governo del reddito minimo di inserimento. La parola passa infine alle due ospiti. Molti applausi. Missione compiuta. L’anno si conclude in modo sconvolgente. Il giorno dopo Natale, un violento terremoto si scatena al largo di Sumatra. È il più violento terremoto della storia e provoca uno tsunami che coinvolge Indonesia, Sri Lanka, India, Thailandia, Malaysia. Il maremoto cancella intere coste e i maggiori centri del turismo balneare come le Isole Maldive, che proprio in quei giorni di festività natalizie sono gremite di turisti occidentali. In quella che sarà ricordata come una delle più gravi catastrofi mai abbattutesi sul genere umano, perderà la vita un numero incalcolabile di persone. Secondo uno degli ultimi bilanci, le vittime sono state 280 mila, di cui 127 mila soltanto in Indonesia.

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2005

Congresso DS a Roma Eccezionale ondata di freddo, automobilisti bloccati per giorni sulla SA-RC Elezioni regionali, successo del centrosinistra Muore Giovanni Paolo II Il card. Ratzinger è papa Benedetto XVI L’UDC si ritira dal governo Approvata la nuova legge elettorale Oltre quattro milioni di elettori alle primarie del centrosinistra.

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Giovanni Paolo II e Joseph Ratzinger

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«Signor presidente… Sono molto pentito e so che la sua fede cattolica mi perdonerà». Chi scrive questa lettera a Silvio Berlusconi è Roberto Dal Bosco, un giovane mantovano, muratore e appassionato di fotografia, che il 31 dicembre scorso aveva scagliato il suo cavalletto fotografico contro il nostro premier, ferendolo al collo. Non si tratta di un teppista, anzi dimostra di essere un bravo ragazzo e chiede scusa per il suo inqualificabile gesto: «Mi creda sono addolorato tantissimo, la mia famiglia è angosciata e vede crollare la consolidata certezza di essere una famiglia per bene». Dal Bosco coglie anche l’occasione per condannare il tentativo di strumentalizzare il suo gesto impulsivo – qualcuno lo acclama addirittura come un vero eroe – da parte di alcuni soggetti animati da sentimenti di ostilità. Berlusconi è molto felice e non pensa più al cerotto che ha sul collo. Non solo lo perdona, ma telefona alla madre per tranquillizzarla. «Signora, stia tranquilla» la assicura Berlusconi, «non farò nessuna querela, nessuna denuncia, per me la vicenda è chiusa». Tutto è bene quel che finisce bene. E per il presidente del Consiglio finisce anche meglio…

Imprese nel tunnel Già dai primi giorni, si comprende che quello appena cominciato sarà un anno difficile per l’economia della città di Matera. Su questo problema, il 12 gennaio, nell’auditorium di piazza del 151


Sedile, si svolge una seduta aperta del Consiglio comunale interamente dedicata alla crisi che sta colpendo alcune grandi aziende come la Ferrosud, la Barilla e i salottifici. «Centinaia di famiglie» sostiene il sindaco Michele Porcari, «rischiano di entrare nel tunnel della disperazione per aver perso il lavoro. Colpa della crisi che sta colpendo soprattutto quelle grandi aziende che hanno la centrale operativa fuori del nostro contesto. Ma non vengono risparmiate le imprese nate proprio qui, come appunto quelle del salotto. Occorre, pertanto, uno sforzo congiunto di istituzioni, sindacati, associazioni e di tutti i cittadini perchè il sistema economico possa trovare una via di uscita alla crisi e riprendere la strada dello sviluppo che negli ultimi anni ha caratterizzato il territorio». Ai gravi problemi economici della nostra provincia dedico gran parte della relazione introduttiva al 3° Congresso provinciale dei DS di Matera. Riporto i dati delle difficoltà del nostro territorio: Val Basento in testa. Ma anche Ferrosud, Barilla e ovviamente il settore del salotto che sta attraversando la fase più difficile dalla sua giovane storia. Problemi gravi nell’agricoltura, nell’artigianato. Sottolineo che occorre fare di più per tutelare il nostro sistema di imprese e per svilupparlo e che grazie alle iniziative messe in essere dalla Regione abbiamo potuto impedire un vero e proprio tracollo dell’apparato produttivo. Al Congresso eravamo arrivati con qualche affanno. La speranza di una ricomposizione delle fratture che avevano portato alla convocazione a luglio dell’assemblea congressuale e alla mia elezione a segretario, sembra sfumare. Avevo deciso di non continuare nell’incarico. Di fatto non c’è accordo e accetto subito la proposta che mi viene avanzata la sera prima del congresso da Folino e su cui sembra esserci l’adesione di Maria Antezza e Mimmo Smaldone di eleggere segretario Pinuccio D’Alessandro, già sindaco di Miglionico per 9 anni e attuale assessore provinciale all’ambiente. Anche Santochirico concorda. Non sappiamo ancora come ci presenteremo alle elezioni regionali previste per la primavera: con la lista Uniti nel152


l’Ulivo, come nella campagna elettorale europea l’anno scorso o con il simbolo DS? Comunque, Folino ci comunica che Bubbico sarà il capolista a Matera, lista unitaria o meno. D’Alessandro viene eletto con un largo consenso. Già nei giorni successivi, Roberto Cifarelli, lanciatissimo per una candidatura alla Regione, mi comunica che in presenza della candidatura di Bubbico si farebbe certamente da parte. D’altra parte, con la lista unitaria i posti in lista sono di fatto automaticamente occupati: Bubbico capolista, Maria Antezza donna e consigliere uscente e un rappresentante della minoranza interna ai DS, senza dubbio l’avv. Enzo Santochirico, presidente di Acquedotto Lucano. Sono dispiaciuto per Roberto che avrebbe potuto sostenere con dignità una bella battaglia. Ciononostante parteciperà come al solito alla campagna elettorale con un impegno straordinario e al fianco di Bubbico. Il Congresso nazionale DS a Roma del 3, 4 e 5 febbraio ratifica tutte le decisioni: si procede sulla strada della Federazione dei riformisti del centrosinistra secondo il progetto di Prodi. Fassino, già eletto dagli iscritti che hanno votato nelle sezioni, raccoglie oltre il 79%. Il resto va a Mussi con il 16% e alle due piccole correnti di Salvi con circa il 4% e Bandoli con meno dell’1%. D’Alema viene rieletto presidente del partito con l’81,4%. Dopo tante polemiche e sofferenze, un bellissimo riconoscimento anche al “leader maximo”. Due giorni dopo, presso il ministero delle attività produttive, partecipo a un incontro sulla situazione venutasi a creare alla Ferrosud. Nel corso della riunione emerge una situazione dell’azienda poco chiara: troppi punti oscuri nei documenti, nel piano industriale, nelle commesse e nei bilanci presentati. Faccio fatica a contenere l’ira di fronte ai dirigenti del ministero che appaiono troppo arrendevoli di fronte alla evidente inaffidabilità del rappresentante dell’imprenditore Mancini che ha rilevato lo stabilimento di Matera dall’Ansaldo-Breda, azienda a partecipazione pubblica. I rappresentanti sindacali nazionali, d’altronde, non nascondono le loro riserve sul gruppo Mancini anche per i suoi comportamenti in Sicilia, in Sardegna dove ha fatto operazioni analoghe. Ci diamo appuntamen153


to a un nuovo incontro.

Soffia la bufera Negli ultimi giorni di gennaio, un’eccezionale ondata di freddo investe le regioni meridionali. Decine di paesi rimangono isolati a causa delle abbondanti nevicate. Bastano poche ore e il traffico stradale è al collasso. A nulla vale l’intervento dei mezzi spazzaneve; subito dopo il loro passaggio per l’intensità delle precipitazioni, la neve è di nuovo alta. La scena è apocalittica: mille automobilisti rimangono bloccati al gelo per due giorni e due notti sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria in prossimità del tratto lucano. La protezione civile impiegherà giorni per raggiungere i casolari più isolati e per riattivare la circolazione stradale. Non è soltanto la neve a causare questa disastrosa situazione; assolutamente inadeguate sono l’assistenza e la manutenzione sul tratto autostradale in cui si sono verificati i disagi. Molte sono le voci di protesta che si levano all’indirizzo del governo, in particolare del ministro dei Trasporti. Il 16 febbraio, in Parlamento si svolgerà una movimentata seduta, nella quale si discute una mozione di sfiducia individuale al ministro Lunardi presentata da tutto il centrosinistra. Riporto di seguito una sintesi del mio intervento in aula. SALVATORE ADDUCE. Signor Presidente, condivido le considerazioni svolte dai miei colleghi fino a questo momento. Sono convinto, infatti, che in questi quattro anni di lavoro al Ministero lei, signor ministro, si sia distinto più per le cose non fatte, più per le grosse gaffe, dovute a una non conoscenza del territorio e delle sue infrastrutture di cui lei ha la responsabilità, che per i risultati concreti che il paese si aspettava, annunciati all’inizio del suo mandato. Tuttavia, mi sono chiesto se noi non stiamo approfittando di un incidente, dovuto peraltro principalmente ad una causa non soggettiva, per sferrarle un attacco – rimanendo in tema – a «freddo». 154


A favore della viabilità i risultati sono assolutamente deludenti ed il consuntivo del tutto irrisorio rispetto agli annunci: pochissimi i cantieri aperti, pochissimi i soldi spesi, poche o nulle le realizzazioni per mettere in sicurezza le strade e le ferrovie. Mi domando, cioè, se ciò che è accaduto sia attribuibile alle sue responsabilità e quindi sufficiente a motivare la presentazione della mozione di sfiducia. La cosa che più meraviglia, e sulla quale insisto, è che centinaia e centinaia di cittadini siano stati lasciati in balia degli agenti atmosferici senza che potessero neanche usufruire dell’intervento dell’ANAS, società del cui operato lei ha la responsabilità. Mentre l’autostrada era bloccata, non era bloccata la viabilità minore, tanto che esclusivamente grazie all’intervento della provincia di Potenza e dei sindaci dei comuni della zona è stato possibile soccorrere gli automobilisti e portare loro qualche aiuto. L’ANAS, invece, era sprovvista persino di sale. Personalmente, mi aspettavo che lei, signor ministro, anche per la sua esperienza di imprenditore e dirigente di una grande azienda, venisse a chiarire le responsabilità dell’accaduto. Lei, invece, cerca di sorvolare sulla questione, di non affrontare il problema e – come ha fatto anche in Commissione – mena il can per l’aia. Addirittura, con un’ironia fuori luogo ha voluto attribuire le responsabilità agli automobilisti e, più in generale, ai cittadini italiani che sarebbero “lamentosi”. Tanto che persino l’ANAS oggi si sente autorizzata a chiamare in causa i camionisti. Come spiegate lo spot televisivo che invitava i cittadini a viaggiare tranquillamente sulla Salerno-Reggio Calabria? Come giustificate la proposta di qualche mese addietro di far pagare il pedaggio sulla SARC e l’ammissione odierna che quella non è una autostrada? Ministro, la motivazione di fondo che ci muove è la constatazione che lei non ha il controllo della situazione, non conosce il territorio, non conosce la rete stradale italiana, non ha il polso della situazione. È questo che desta in noi maggiore preoccupazione, perché chi non conosce la realtà in 155


cui opera rischia di commettere ulteriori danni. Signor ministro, credo sia utile che lasci questo incarico, perché ha dimostrato di non avere gli elementi sufficienti per dirigere il Ministero delle infrastrutture (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L’Ulivo, della Margherita, DL-L’Ulivo e Misto-Comunisti italiani). La mozione è respinta dopo un intervento in aula dello stesso presidente del Consiglio Berlusconi che difende senza esitazioni il suo ministro.

Una corsa contro il tempo Il 15 febbraio, presso il ministero delle Attività Produttive, si tiene una riunione sulla vicenda degli investimenti del Consorzio Nuova Valsud. Questo Consorzio dovrebbe rilevare alcune attività che in Val Basento sono state abbandonate: Nylstar, Calbas, Inca International, PNT. Contiamo molto su questo progetto visto che la Val Basento rischia la desertificazione. Purtroppo non emerge la volontà del governo di affrontare seriamente questa crisi, ed è concreto il rischio che alla prossima riunione del CIPE il progetto non sarà posto nemmeno all’ordine del giorno. Questa incertezza ha effetti molto negativi sugli imprenditori che sostengono il Consorzio e potrebbe portare a un loro disimpegno. I giorni successivi, perciò, mi impegno in una corsa contro il tempo per evitare la perdita di tanti posti di lavoro. Il 22 febbraio telefono all’on. Gianni Letta, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, per sottoporgli la questione. Al termine dei lavori parlamentari, insieme all’on. Antonio Boccia, intervengo in aula per denunciare la drammaticità della situazione invitando il presidente della Camera, Pierferdinando Casini, a interessare il governo alla vicenda. Qualcosa si muove e finalmente con una deliberazione dell’11 marzo, il governo inserirà Pisticci tra le località oggetto delle «misure per lo sviluppo del mercato nelle 156


aree sottoutilizzate e degli incentivi al sistema produttivo». La cosa riaccende le speranze anche se dobbiamo scontare l’ennesimo ritardo visto che cambiano le procedure per accedere agli incentivi statali. Il 19 febbraio, proprio ad un anno dalla pubblicazione della legge n. 40 sulla Procreazione medicalmente assistita, il dr. Tonino Valentino mi invita a tenere una relazione sul tema nell’ambito di un convegno dell’ADMO (associazione donatori di midollo osseo) sulle cellule staminali. Mi è stato chiesto di trattare gli aspetti legislativi. Non posso dunque fare a meno di richiamare il duro confronto in atto anche in vista del referendum che sicuramente si terrà tra qualche mese vista la pronuncia favorevole della Corte Costituzionale. “Voglio evitare di avventurarmi lungo l’impervio cammino delle valutazioni su una delle più controverse norme che il Parlamento ha licenziato negli ultimi anni. Per onestà devo però dichiarare la mia posizione che, peraltro, ho espresso pubblicamente assumendomi interamente la responsabilità come è doveroso da parte di un parlamentare votando NO alla Camera dei Deputati alla legge sulla PMA e sottoscrivendo i 4 referendum. Sono convinto, infatti, che le leggi non devono mai invadere la sfera delle libertà individuali e personali quanto a valutazioni di tipo etico e morale. Più in generale, penso sia mio dovere difendere il principio della laicità dello stato”. Nella sala della Mediateca provinciale di Matera, il 26 febbraio, intervengo a una manifestazione in memoria di Francesco Cosentino. L’occasione è la presentazione del suo ultimo libro di poesie che aveva già portato in tipografia prima di andarsene. I suoi amici, Paolo Tritto, Claudio Viaggiano, Antonio Andrisani e Angela, sorella di Franchino, hanno deciso di pubblicarlo per i tipi della casa editrice AltreMuse che Franchino volle fondare per dare voce a tanti giovani e a tante iniziative culturali. Il libro è intitolato Inoltre. Quasi una profezia visto che è il titolo di una sua poesia. A questo incontro semplice ma intenso ha voluto essere presente anche il nostro governatore Filippo Bubbico. L’attrice Lucianna De Falco ha recitato le poesie tante volte declamate personalmente da 157


Franchino. Nella prefazione, Fulvio Abbate, della redazione culturale dell’Unità, scrive: «Le poesie di Francesco Cosentino somigliano a una lettera aperta nella quale si racconta un dolore ma anche la canzone, meglio, il disincanto che permette di andare oltre, di scherzare e sorridere comunque d’ogni inciampo, d’ogni dolore». Tanta commozione tra i numerosi amici venuti anche da lontano; una testimonianza di quanto forte è stato questo legame tra noi. Nello stesso giorno, presso la Curia di Matera è presentato il bozzetto del carro di cartapesta per la festa della Madonna della Bruna, del 2 luglio. Alla presenza dell’arcivescovo, e del presidente del comitato, Francesco Palumbo, l’artista materano Michelangelo Pentasuglia, che realizzerà l’opera, illustra i temi cui si è ispirato. Quest’anno c’è un altro motivo di interesse perché, come sottolinea l’artista, l’opera ripropone le linee del carro trionfale realizzato nel 1996, che i materani non poterono vedere a causa di un incendio di stampo mafioso.

Elezioni regionali La legislatura regionale volge al termine. Si vota il 3 e 4 aprile. Il bilancio di questi cinque anni è certamente positivo. Bubbico potrebbe aspirare al secondo mandato senza alcuna difficoltà. I cittadini si fidano di lui e si fidano di noi. Il partito ha progetti su di lui a livello nazionale e poi abbiamo stretto un patto con la Margherita, con il “centro” del centrosinistra e, come accadde nel 2000 con Dinardo che lasciò il testimone nelle mani di Bubbico tocca, questa volta, a quest’ultimo ricambiare, a favore di un giovane dirigente della Margherita: il dott. Vito De Filippo che dal 2000 al 2002 fu il suo vice nella Giunta Regionale fino alle dimissioni rassegnate in segno di rispetto nei confronti dei magistrati che indagavano su di lui. De Filippo è ora il presidente del Consiglio Regionale. È uscito a testa alta e con una piena assoluzione dalla vicenda giudiziaria. I DS confermano, dopo un serio dibattito interno, la volontà 158


di candidarlo alla elezione a presidente della Regione. Aderiamo, unica regione meridionale, all’invito di Fassino a presentarci con la lista “Uniti nell’Ulivo”. In provincia di Matera tutto confermato: Bubbico capolista, poi ordine alfabetico: Antezza, Carelli, Chiurazzi, Loguercio, Rizzi, Salierno, Santochirico. In provincia di Potenza in lista Folino, Marcello Pittella, Giannino Romaniello, Domenico Vita, poi un giovane, Luigi Simonetti, e Pinuccio Maggio insieme a tutti gli altri della Margherita, dello SDI e dei Repubblicani. Trovo Bubbico particolarmente impacciato nelle prime battute di una competizione che si annuncia difficile anche per la preferenza unica che amplifica la concorrenza all’interno della stessa lista. Non è facile far sapere che Filippo è candidato e che bisogna votarlo scrivendo il suo nome sulla scheda. Nell’immaginario collettivo il presidente della Regione non deve essere votato perché viene eletto automaticamente. Ma lui non è candidato a presidente! L’informazione viaggia con difficoltà. Seguo il presidente praticamente dovunque e lo presento nella varie iniziative. L’11 marzo Castagnetti è a Irsina dove si vota anche per il Comune. Lo aspettiamo a lungo nella palestra di una scuola. Fa ancora freddo. C’è il candidato sindaco che è della Margherita e che mi fa una buona impressione. Castagnetti è accolto con grande cordialità. Parto subito per Matera dove ci attende una cena di autofinanziamento per Bubbico. Ci sono quasi 400 persone. Nei giorni 16 e 17 marzo, il presidente dei DS, Massimo D’Alema è in Basilicata per partecipare alla campagna elettorale. Il 16 in provincia di Potenza e a sera D’Alema tiene un comizio a Irsina davanti a una grande folla. Rientro da Roma per essere presente. Irsina è il paese simbolo della forza e del radicamento della “sinistra storica”. Si racconta che anche durante il fascismo in questo paese persino il podestà era comunista. Insomma la tappa a Irsina dei nostri leader è quasi obbligatoria. E gli irsinesi non deludono mai le aspettative. Ci spostiamo poi a Matera; andiamo a cena nella “casa di Lucio”, 159


un bellissimo bed & breakfast nei Sassi. Menù semplice e raffinato preparato da Anna Calia e Nicola Ruscigno. La mattina un bel sole illumina lo splendido scenario del nostro centro storico e D’Alema ne rimane ammirato tanto che salutando al telefono la moglie confida di essere tentato di rimanere a Matera perché «tanto le elezioni le vinciamo alla grande». Deve, invece, proseguire per Francavilla sul Sinni. Durante il viaggio lo preghiamo di fermarsi a Bernalda per salutare i cittadini; fa una sosta davanti a un caffè: accoglienza calorosa. Anche Rosy Bindi viene in Basilicata, accompagnata dal fedele Russillo. Andiamo a Ferrandina nella sala consiliare del Municipio. Poi a Montalbano Jonico dove si vota per il Comune. Grande accoglienza anche per lei. Il palco è pronto ma comincia a piovere. Ripariamo in un grande locale che non contiene tutti coloro che vogliono entrare. Sembra di buon auspicio per l’esito elettorale. Ma neanche Bindi può rimediare a una situazione compromessa da scelte sbagliate del centrosinistra del luogo. Infatti, il risultato delle comunali sarà negativo. La manifestazione più imponente è quella che si tiene a Matera con Prodi il 20 marzo, domenica delle Palme. Abbiamo allestito un palco enorme, la piazza è gremita. Dopo Bubbico e De Filippo, Prodi parla pochi minuti ma entusiasma e incoraggia. Saluta e stringe le mani dal palco. Girolamo Lacertosa gli porge una girandola coloratissima che richiama proprio il simbolo dell’arcobaleno scelto per l’Unione, la grande coalizione del centrosinistra. Girolamo chiede a Prodi di firmarla e lui accetta volentieri. Poi lo accompagno al bar di Giovanni Schiuma che è orgoglioso di esporre una grande foto scattata durante una precedente visita di Prodi. Scattiamo nuove fotografie. Un singolare incidente disturberà il normale svolgimento delle elezioni. Il Consiglio di Stato riammette alle elezioni regionali in Basilicata la lista “Unità Popolare”, esclusa per ritardi nella presentazione delle firme. È necessario, perciò, rifare schede e manifesti 160


elettorali. Non solo, ma siccome la lista non intende rinunciare al diritto di disporre di 15 giorni di campagna elettorale, le elezioni dovranno essere rinviate. Si voterà il 17 e il 18 aprile quando tutte le altre regioni avranno già votato. Questi sono anche gli ultimi giorni di vita di Giovanni Paolo II, il grande papa “venuto da lontano”. Il suo pontificato è stato uno dei più lunghi della storia. Soprattutto per tanti giovani, nati nel corso del pontificato e ormai ventenni, questo papa è stata una presenza costante e quasi familiare. Inizia un inedito pellegrinaggio di folla; un numero enorme di persone affluisce a Roma da ogni dove per essere vicino al papa nelle sue ultime ore di vita. Giovanni Paolo II muore la sera di sabato 2 aprile. Fino ai funerali che si svolgeranno il venerdì successivo si calcola che in piazza San Pietro siano transitate circa cinque milioni di persone. In tutta Italia sospendiamo la campagna elettorale già dal giovedì 31 marzo in segno di rispetto verso il papa morente. A Giovanni Paolo II succede Joseph Ratzinger che prende il nome di Benedetto XVI. È evidente che la Chiesa, con questa scelta, mostra di voler proseguire sul cammino intrapreso da Giovanni Paolo II, ma anche richiamare un’altra grande figura di pontefice, quella di Benedetto XV, il papa che definì la guerra “un’inutile strage”. Al di là delle convinzioni personali che ciascuno può avere, bisogna riconoscere che la Chiesa possiede una chiara consapevolezza della gravità del momento storico nel quale ci troviamo a vivere e della devastante realtà della guerra. Inoltre, nonostante Ratzinger sia stato uno degli uomini più autorevoli della Santa Sede e gli viene riconosciuta una grande cultura e autorevolezza, alla prima uscita affacciandosi dal balcone sulla grande piazza S. Pietro gremita come non mai si presenta come «un semplice e umile lavoratore della vigna del Signore» che parla del cristianesimo come di una «amicizia che ci apre a tutto ciò che è buono e ci dona il criterio per discernere tra vero e falso, tra inganno e verità». Il 4 aprile i risultati del voto in tutte le regioni, tranne quel161


li della Basilicata che voterà tra 15 giorni. Sono dati eccezionali: l’Unione vince dappertutto tranne in Lombardia e Veneto. Il risultato va oltre qualsiasi più ottimistica aspettativa: vince Marrazzo nel Lazio di Storace. Vince il candidato “anomalo” Vendola nella Puglia di Fitto. Stravince Bassolino. E tutti gli altri. Dopo le politiche del 2001 abbiamo vinto tutte le elezioni. Le regionali di quest’anno sono uno schiaffo al governo e particolarmente al presidente del Consiglio. Il suo partito registra un vero crollo che influenza il risultato di tutto il centrodestra. Infatti, nella Casa delle Libertà si apre una discussione piuttosto violenta. Sia l’UDC che AN sono in agitazione. La sconfitta nazionale del centrodestra ci spinge a moltiplicare le forze in Basilicata. Negli ultimi giorni saranno tanti i leader nazionali che terranno manifestazioni da noi. Torna anche D’Alema. Gli abbiamo organizzato un tour massacrante. Ma non abbiamo il coraggio di dirglielo. Cominciamo da Grottole già alle tre e mezza del pomeriggio del 15 aprile. E senza sosta a Grassano, a Marconia, a Ferrandina, a Pomarico, nella sua Miglionico, a Matera e infine a Montescaglioso. Neanche il tempo di respirare. Ma lui è inossidabile. E soprattutto è molto contento. A notte inoltrata ceniamo a Miglionico, al ristorante di D’Alesandro. Rispondendo a una mia domanda, Massimo D’Alema mi confida che quando viene in Bisilicata è come se ritrovasse le sue radici, lui che gira tutto il mondo. Il 17 e 18 aprile si svolgono le elezioni regionali anche in Basilicata. Grande successo del centrosinistra che qui ottiene la più alta percentuale di consensi a livello nazionale. Vito De Filippo è il nuovo governatore. Siamo orgogliosi del record di Matera città. La coalizione supera il 78%. La lista Uniti nell’Ulivo raggiunge il 54%. Abbiamo mantenuto la promessa fatta a Prodi il giorno delle Palme. Grande successo anche per il governatore uscente Filippo Bubbico, il più suffragato tra tutti i candidati in lizza in Basilicata per il Consiglio Regionale. Per lui è un successo meritatissimo. In questi 162


anni alla guida della Regione Basilicata ha lavorato tanto e bene e questo risultato lo ripaga di tante fatiche. I risultati elettorali nazionali influenzano negativamente i rapporti tra i partiti del centrodestra. Il 15 aprile si ritira dal governo tutta la delegazione dell’UDC. Dopo un discorso al Senato, tenuto il 20 aprile, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi presenta al capo dello Stato le dimissioni e il 26 forma un nuovo governo. Ma anche la nostra coalizione dopo i primi giorni di euforia si ritrova nel bel mezzo dell’ennesima crisi. Rutelli dichiara di non voler proseguire verso la Federazione unitaria con i DS e lo SDI e che alle elezioni politiche dell’anno prossimo la Margherita nella quota proporzionale alla Camera si presenterà comunque con il suo simbolo. Grande imbarazzo dei DS, ma soprattutto di Romano Prodi che, visto il risultato incoraggiante della lista Uniti nell’Ulivo alle regionali, sembrava aver messo da parte qualunque ipotesi di elezioni primarie. Dopo pochi giorni, invece, sarà inevitabile rilanciare la proposta di elezioni primarie e viene fissata la data: 16 ottobre.

Rilanciare il Conservatorio Da alcuni mesi sono emersi gravi dissensi tra la direzione e il corpo docente e gli allievi del Conservatorio Musicale di Matera. Mi colpisce particolarmente un episodio di cui danno notizia i giornali: nel corso di una riunione piuttosto tesa del collegio docente del Conservatorio, il direttore ha chiesto l’intervento dei carabinieri. I contrasti sono testimoniati da tanti comunicati che da una parte e dall’altra vengono emessi. I sindacati sono sul piede di guerra e hanno proclamato lo stato di agitazione del personale chiedendo l’intervento del Prefetto. Vengo coinvolto perché si teme di non poter assicurare il corretto ed ordinato svolgimento delle imminenti elezioni del Direttore. Mi documento: l’attività didattica è nel caos e non si riesce ad attivare tutti i corsi. Per le attività di produzione 163


rimangono inutilizzati ben 52 mila euro, che rischiano di essere restituiti al ministero. Infine, l’attività artistica è pressoché nulla: in tre anni sono stati organizzati appena 15 concerti, mentre precedentemente se ne tenevano 150 in un solo anno. Dopo qualche esitazione, decido di intervenire rivolgendo una interpellanza urgente al Ministro dell’Università. Il 5 maggio, illustro in aula la mia interpellanza, di fronte a me il sottosegretario avv. Giovanni Ricevuto. Fornisco al rappresentante del governo alcune informazioni sul Conservatorio musicale di Matera che è stato istituito nel 1965 e intitolato al musicista materano Egidio Romoaldo Duni, fondatore nel ‘700 dell’opera comica in Francia. È un’istituzione culturale da sempre fiore all’occhiello della nostra città e della provincia. Sin dai primissimi anni, a questa importante istituzione culturale fu attribuito un ruolo significativo, come testimonia la decisione di affidarne la direzione al celebre musicista Nino Rota, che lo dirige fino al 1970, sostituito da Raffaele Gervasio, grande compositore pugliese che lo diresse fino agli anni Ottanta. Dalla sua istituzione fino ai primi anni Ottanta il Conservatorio di Matera raggiunse la media di settecento allievi all’anno, diventando punto di riferimento culturale per Matera, la sua provincia e per buona parte dei territori delle province di Bari e Taranto. La notevole attività musicale dei suoi allievi e docenti portò il conservatorio materano all’attenzione nazionale come esempio di scuola musicale moderna e innovativa. Di questo troviamo testimonianza nei tantissimi articoli di numerose testate giornalistiche, specialistiche e meno, e soprattutto nello spazio che la RAI dedicò con servizi sull’innovazione didattica di questa nuova realtà musicale nazionale, diretta da grandi nomi del panorama musicale, come appunto i direttori Rota e Gervasio. Quindi aggiungo che non possiamo proprio permetterci di attendere oltre per intervenire e riportare la necessaria serenità nel Conservatorio. Il sottosegretario mi comunica di condividere le mie preoccupazioni e che promuoverà una 164


ispezione. Mi dichiaro moderatamente soddisfatto. In pochi giorni viene disposta l’ispezione. Sembra che si riesca a tornare a un clima di maggiore serenità. Non siamo immuni da gravi episodi di violenza. È il giorno 8 maggio quando Francesco Mitidieri, 23 anni, imbianchino, è ucciso in un pub di Policoro dove era in corso una rissa tra coetanei. Il giovane interviene per proteggere un suo amico disabile che qualcuno aveva fatto cadere dalla sedia a rotelle. Al suo funerale, nella piazza di fronte alla chiesa del Buon Pastore di Policoro, c’è tutto il paese. Tony, un ragazzo del posto scrive su un blog: «Conoscevo Francesco appena e ricordo solo una cosa: sorrideva spesso. Ciao Fra». Un’altra ragazza, invece: «tvtb Anna».

Ancora nucleare Il 17 maggio si vota alla Camera la “Ratifica ed esecuzione della Convenzione congiunta in materia di sicurezza della gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi, fatta a Vienna il 5 settembre 1997”. Si tratta di un atto particolare perché le ratifiche di provvedimenti comunitari vengono promossi dal governo. In questo caso invece l’iniziativa è stata assunta da noi deputati visto che stranamente il governo non vi ha provveduto. Intervengo per una dichiarazione di voto: Signor Presidente, intervengo solo per sottolineare l’importanza di questa iniziativa parlamentare. In verità, i contenuti della Convenzione furono richiamati a più riprese proprio in quel teso e vivace dibattito che si tenne sulla vicenda di Scanzano. Richiamammo ripetutamente proprio i contenuti di questa Convenzione per motivare la nostra contrarietà al Decreto 314/2003 che sceglieva il sito geologico per un deposito di scorie nucleari a Scanzano Jonico. Se il Governo avesse seguito le direttive comunitarie non avrebbe commesso l’imprudenza di quella decisione. Noi rivendichiamo con orgoglio proprio l’aver assunto questa iniziativa di 165


ratifica che generalmente è prerogativa del governo. Vi abbiamo costretto a presentare un disegno di legge che si è aggiunto al nostro. Ritengo che, anche a partire da questa Convenzione, si possa cercare di porre rimedio ai danni che sono stati prodotti in questi anni, affrontando il tema del trattamento e della messa in sicurezza delle scorie radioattive e nucleari. Dal dicembre del 2003 nulla più abbiamo sentito da parte del Governo su questa materia, che rimane altamente sensibile e rispetto alla quale avremmo voluto almeno che il Governo mettesse in atto le iniziative che pure sono contenute, contraddittoriamente, nel decreto-legge n. 314 del 2003, poi convertito in legge. Credo che si possa riconsiderare il problema e riaprire una seria discussione sul trattamento e la messa in sicurezza delle scorie radioattive (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L’Ulivo).

Non siamo rassegnati al declino La crisi dell’industria in Basilicata ha assunto nell’ultimo periodo proporzioni preoccupanti, finché si verifica l’evento più temuto: la crisi di un settore cardine dell’industria del nostro territorio, quella dei salotti. Il 18 maggio, a Roma, nel corso di un incontro con i sindacati presso il ministero del lavoro, la Natuzzi chiede l’avvio della cassa integrazione per 1320 dipendenti. L’azienda giustifica lo stato di crisi col calo degli ordini e il deprezzamento del dollaro, ma il problema sembra più complesso di quanto appaia. Non si tratta solo di una crisi congiunturale, di quelle già conosciute. Sembra invece che anche i salotti come tante attività industriali manifatturiere in Italia siano destinate al declino. Troppi sono gli imprenditori che delocalizzano, cioè spostano le loro fabbriche nei paesi dove i costi, a cominciare da quello della manodopera, sono decisamente più bassi. Il problema coinvolge rapidamente tutti gli ambienti della città e di tanti paesi della provincia. 166


La discussione sulla bassa competitività dell’Italia e sugli effetti della “globalizzazione” da argomento riservato a esperti e competenti economisti diventa materia delle nostre conversazioni nei capannelli davanti alle fabbriche in sciopero, nei bar e in piazza dove non si parla d’altro. Noi insistiamo che il problema investe tutta l’industria italiana e che è aggravato dall’assoluta assenza di una strategia governativa per difendere la competitività del nostro sistema industriale. Ma questo non basta. Serve una risposta concreta alle migliaia di lavoratori che improvvisamente intravedono lo spettro della cassa integrazione, della perdita definitiva del posto di lavoro. Moltissimi tra loro sono giovani, da poco hanno messo su famiglia, hanno figli piccoli, il mutuo casa da poco contratto. Non basta analizzare il problema: ci vogliono soluzioni. La mente corre al dramma tante volte vissuto quando chiudono le fabbriche in Val Basento. Gli stessi imprenditori stentano a farci comprendere se esistono e quali siano le soluzioni. Ridurre il costo del lavoro, ridurre le tasse, risolvere i problemi degli onerosi costi del trasporto e della logistica. Ma tutto questo non servirà a “costringere” gli americani o i nordeuropei ad acquistare salotti. Forse è venuto il momento di pensare a investimenti in nuovi settori e soprattutto è venuto il momento di ripensare lo sviluppo del nostro territorio. Troppi sono i segnali di difficoltà in ogni settore. Dall’agricoltura all’industria, dall’artigianato al commercio. Abbiamo bisogno di confrontarci su questi temi. Intanto si susseguono le manifestazioni, le fiaccolate, gli incontri. Ci vediamo prima a Bari dal Presidente Vendola e dopo qualche giorno a Roma nella solita sala del Ministero dell’Industria. Con l’on. Donato Piglionica, concordiamo due iniziative per fronteggiare questa che è la crisi più grave da quando circa 20 anni fa decollava l’industria del salotto che avrebbe dato lavoro a circa 15 mila persone, con un fatturato di oltre 2 miliardi di euro. Inviamo una lettera all’on. Borghini che coordina il Comitato delle crisi industriali della Presidenza del Consiglio dei Ministri, per riprendere 167


immediatamente gli incontri con i rappresentanti delle imprese, dei sindacati e delle istituzioni, sospesi nel lontano maggio 2004, e presentiamo, in accordo col capogruppo on. Violante, un’interrogazione urgente al governo sull’argomento. Avverto l’on. Barbieri della necessità di incontrare a Matera gli imprenditori e i sindacati. Organizziamo l’incontro in pochi giorni. La stampa dà molto rilievo a questa iniziativa. Nelle parole di Angelo Cotugno, segretario provinciale CGIL, si può cogliere la gravità della situazione: «La crisi economico-produttiva che sta colpendo il territorio materano è tra le più gravi del dopoguerra. Siamo di fronte ad un declino che colpisce tutti i settori produttivi, nessuno escluso». Sono parole dure, ma la realtà è questa, considerando la crisi che ha colpito un altro storico settore industriale della provincia di Matera, quello della produzione della pasta. «Senza un immediato intervento per salvaguardare l’esistente» conclude il segretario della CGIL, «sarà ancora più difficile progettare il futuro». È una vera emergenza. Il presidente della Camera di commercio di Matera Domenico Bronzino si fa promotore di un incontro con tutti i sindaci della provincia allo scopo di individuare le cause e gli eventuali rimedi alla situazione che colpisce indiscriminatamente l’imprenditoria in ogni Comune della nostra provincia.

Trovare la strada giusta In realtà, appare sempre più ineludibile un ripensamento delle politiche finalizzate allo sviluppo. Mentre è necessario lavorare per “salvare il salvabile”, non possiamo non pensare alle tante cose che possono essere fatte nei nostri territori. Dobbiamo promuovere la capacità delle nostre comunità di sapersi mettere in discussione. Di saper osare puntando sulla creatività e sulle risorse a cominciare proprio da quella umana e intellettuale. Non possiamo più cavarcela con la stanca ripetizione dello slogan sulla «difficoltà del Mezzo168


giorno e delle responsabilità dei governi»! Abbiamo il dovere di ripiegarci di più noi, qui tutti insieme, per trovare la strada giusta. Intanto provando a non farci prendere dal panico. Le imprese nascono, crescono, vanno in crisi, poi si riprendono, a volte muoiono. Questo è fisiologico. Quello che è patologico è la desertificazione, la scomparsa delle aziende senza che siano sostituite da altre. Faccio spesso questo esempio: io sono calvo non perché sono caduti i miei capelli. Anche un capellone perde costantantemente i capelli. La differenza sta nel fatto che a lui ne crescono di nuovi a me no. Il problema non è costituito dalla chiusura di fabbriche, di aziende ma nel fatto che non ne nascano di nuove in numero sufficiente a “coprire i vuoti” lasciati dai “capelli caduti”. E allora tocca a noi rimboccarci le maniche. Ha scritto G. Viesti nel suo libro Abolire il Mezzogiorno, Editori Laterza: «Una delle illusioni più perniciose del passato e del presente è che qualche grande evento, qualche scelta romana… possa rapidamente cambiare le cose: che l’economia muova tutto; che si possa produrre sviluppo distribuendo incentivi senza che cambi “la testa della gente”. Occorre al contrario un percorso lungo, durante il quale cambino progressivamente valori e comportamenti dei cittadini… Servono strategie di sviluppo locale disegnate e gestite da coalizioni pubblico-private: occorre incentivare il più possibile la cooperazione e il coordinamento fra le istituzioni pubbliche e poi tra queste e le imprese e le loro rappresentanze… Occorre imparare a governarsi». È per questo, ad esempio, che insieme a Bubbico ci rechiamo in Val Basento per incontrare un gruppo di aziende che, ammesso al finanziamento della legge 488 senza ottenere i contributi dal governo per esaurimento dei fondi, era stato soddisfatto dai fondi regionali del Bando Val Basento. Un segno di disponibilità e fiducia che la regione vuole dare a un’area in difficoltà. E tuttavia non basta. Siamo chiamati a fare di più.

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Piove governo ladro Il giorno 24 maggio, in soli 90 minuti, un’imponente grandinata distrugge interi raccolti nel metapontino. Il giorno successivo mi rivolgo al ministro delle Politiche agricole perchè si adoperi, urgentemente, per quantificare l’entità dei danni. Secondo le prime stime della Regione Basilicata, sarebbero stati coinvolti dal nubifragio oltre undicimila ettari di terra, provocando danni per oltre 60 milioni di euro a colture di albicocche, pesche e fragole. Centinaia di imprese agricole sono in ginocchio; questa calamità, infatti, va ad aggiungersi a una situazione già critica che non aveva consentito loro di provvedere alla copertura assicurativa dei raccolti. Purtroppo il governo mostra scarsa disponibilità ad affrontare adeguatamente la situazione e addirittura non riesce a cogliere la portata catastrofica degli eventi atmosferici che hanno colpito il nostro territorio. «Tonnellate di prodotti erano già pronti per essere raccolti» scrivo in un comunicato, «e sono andati completamente distrutti, gran parte delle colture arboree sono saltate per aria con conseguenze catastrofiche per oggi e anche per gli anni futuri, distrutte sono andate anche le strutture fisse: capannoni, serre, stalle, fienili… ». Nel corso del Premio internazionale di giornalismo che si tiene il 27 maggio a Ischia, viene conferito il riconoscimento di “giornalista dell’anno” a Enzo Quaratino, un giornalista potentino, della redazione romana dell’Ansa. È stato lui, alle ore 21 e 52 del 2 aprile, a dare al mondo intero la notizia della morte del papa. Giustamente l’Associazione della Stampa di Basilicata esprime grande gioia e soddisfazione per il riconoscimento conferito al loro collega. Cento fusti di rifiuti tossici Il settimanale L’Espresso pubblica il 3 giugno un lungo memoriale di un pentito della ‘ndrangheta, nel quale rivela le operazioni di smaltimento di cento fusti di rifiuti tossici avvenute nel 1987 170


nella provincia di Matera, in località Coste della Cretagna, tra Pisticci e Ferrandina. Insieme ai colleghi della Commissione Bicamerale sulle ecomafie, formulo un’interrogazione urgente, sollecito una visita della Commissione in Basilicata e la raccolta di tutti gli atti relativi alle inchieste svolte dalla Commissione negli anni per poter contribuire a comprendere davvero cosa sia successo. La vicenda provoca apprensione nel materano. Incontro il 6 giugno in una prima riunione i DS di Pisticci. Sezione piena di compagni insieme a Bubbico, l’assessore Rondinone, Santochirico, il sindaco Bellitti, il segretario provinciale del partito D’Alessandro. Poi con i compagni di Ferrandina sempre con l’assessore regionale all’ambiente, Gianni Rondinone, e Giuseppe D’Alessandro. Nell’incontro, i DS chiedono «che siano svelati i contorni di un’oscura vicenda che chiamerebbe in causa il ruolo di apparati dello Stato e di uomini di passati governi italiani. I cittadini di Ferrandina e della Basilicata hanno diritto a un’informazione dettagliata e trasparente a cominciare da questa brutta vicenda ma senza trascurare che ormai è arrivato il momento di sapere cosa nasconde davvero il Centro ENEA di Trisaia a Rotondella». Nel frattempo si mette in moto un’imponente ispezione su un’area vasta della nostra provincia coordinata dal Corpo Forestale dello Stato. Si va alla ricerca dei fusti, ma è come cercare un ago nel pagliaio. Il pentito fa sapere sempre tramite il giornalista dell’Espresso che se portato sul posto è in grado di indicare il punto esatto dove lui interrò i fusti. Con Violante presentiamo una interrogazione urgente. Il governo non sa che pesci pigliare, come al solito. Affiorano i dubbi sull’affidabilità del pentito e la mente torna anche alla vicenda del deposito di rifiuti nucleari che si voleva costruire a Scanzano. Neanche il viaggio del pentito nelle nostre campagne darà alcun esito. La polemica che va avanti da anni sulla procreazione medicalmente assistita è diventata rovente dopo l’approvazione della legge 40/2004 e la successiva raccolta di firme per chiederne l’abrogazione con un referendum. I radicali propongono un quesito netto sulla 171


completa abrogazione della legge. Mentre la sinistra e una parte del mondo laico propongono quattro distinti quesiti con cui si prospetta l’abrogazione di alcune norme che appaiono più contraddittorie e lesive delle libertà individuali: i limiti alla libertà di ricerca scientifica, la insufficiente tutela della salute della donna, l’equiparazione dei diritti del “concepito” e quelli della donna, l’impedimento della fecondazione eterologa. Dopo la pronuncia della Corte Costituzionale, parte la “campagna elettorale”. Si vota il 12 e 13 giugno. Lo scontro è anomalo. Il sostegno alle ragioni dell’una e dell’altra parte proviene da due schieramenti del tutto trasversali. Ma ciò che caratterizza questo aspro confronto è la discesa in campo delle gerarchie ecclesiastiche in una posizione apparentemente agnostica: invito agli elettori a disertare le urne. Di fatto la Chiesa boicotta il referendum e indirettamente si schiera per il mantenimento della legge così com’è. L’obiettivo è quello di non far raggiungere il quorum, perché il referendum è valido solo se va a votare almeno la metà più uno degli aventi diritto. La campagna elettorale si accende soltanto quando si manifestano significative prese di posizione di leader di partiti che hanno sostenuto la legge in parlamento ma che invitano ad andare a votare e in qualche caso a votare sì. Significativo il caso del presidente di AN e ministro degli Esteri Gianfranco Fini che in dissenso dal suo partito annuncia che andrà votare. Così come l’on. Stefania Prestigiacomo, ministra forzista delle Pari opportunità, che svolge la campagna elettorale per modificare la legge. La tensione con la Chiesa raggiunge livelli acuti. Sembra che con il nuovo papato le posizioni su materie sensibili come questa si radicalizzino. Non che Papa Wojtyla fosse meno radicale. Non bisogna, infatti dimenticare che era pur sempre Ratzinger a custodire l’ortodossia della Chiesa nella qualità di Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede durante il lungo pontificato di papa Giovanni Paolo II. Ma negli ultimi anni, la salute malferma del pontefice, la sua figura di “grande nonno” avevano prodotto meno attriti. Finisce male per 172


noi: si reca a votare poco più del 23% degli elettori. Il referendum non è valido. La legge 40 rimane così com’è. Ma dei 10 milioni di elettori che si sono recati a votare, l’85,5% ha votato per l’abrogazione. Il 18 giugno, nel salone della Mediateca, l’Amministrazione Provinciale presenta la mia proposta di legge sull’istituzione dell’Accademia di Belle arti a Matera. Insieme a Francesco Bianchi abbiamo con cura preparato l’evento. Nei giorni scorsi abbiamo incontrato un bel gruppo di rappresentanti di associazioni culturali, artisti, intellettuali, uomini impegnati da sempre a sostenere le attività culturali per invitarli all’iniziativa. È presente anche l’on. Maria Burani Procaccini (FI), che ha voluto firmare la mia proposta. Apre il presidente Carmine Nigro. Parla Palumbo dello storico Circolo “La Scaletta”. Intervengono anche Raffaello De Ruggeri, la professoressa Maria Adelaide Cuozzo dell’Università della Basilicata in rappresentanza del Rettore. Il Preside del Liceo Artistico ma anche l’on. Blasi e il sen. Danzi. Il presidente del Consiglio Regionale, Filippo Bubbico. Conclude il sen. Giampaolo D’Andrea. Il governo, con un decreto-legge, istituisce un nuovo ministero per le aree depresse che deve occuparsi, in sostanza, del Mezzogiorno. Alla testa di questo ministero è chiamato l’onorevole Miccichè il quale ha ricoperto finora la carica di viceministro al Ministero dell’Economia e Finanze con le delega al Mezzogiorno. È una soluzione burocratica e demagogica, come dimostra anche il fatto che al titolare del dicastero sono attribuite competenze addirittura inferiori a quelle precedenti. Intervenendo alla Camera il 22 giugno, dichiaro: «Il paradosso è che Miccichè ministro conterà meno del Miccichè vice-ministro. La verità è che tutti i dati sull’andamento dell’economia e, soprattutto, quelli sull’occupazione e sulla disoccupazione dimostrano che voi, in quattro anni, non vi siete occupati dei problemi veri del paese. Il sud e le aree bisognose di politiche di coesione sono stati lasciati al loro destino. Voi non avete attuato le politiche industriali. Voi avete lasciato morire migliaia di aziende. 173


Avete abbandonato a se stessi le regioni, i territori e le imprese. In quattro anni, il ministro delle attività produttive, prima Marzano e, da alcuni mesi, Scajola, non ha detto mai una parola su ciò che servirebbe al paese e al Mezzogiorno». Dopo 31 anni, incontro la mia professoressa di filosofia del liceo classico. Lei e il marito mi invitano a cena a casa loro a Roma. Arrivo con una certa emozione. Ho portato un fascio di girasoli e una bottiglia di vino. Scopro che sono i fiori che preferiscono e che sono due buongustai. Li invito a tornare in visita in Basilicata. Lo faranno in occasione del “Dirupo d’oro”, una manifestazione che la Pro-loco di Pisticci organizza ogni anno per premiare cittadini che si sono distinti particolarmente in varie attività. A sera con il sindaco Bellitti li portiamo a cena sul mare. Il 30 luglio, con il sen. D’Andrea, presso l’hotel S. Domenico, facciamo un incontro pubblico per lanciare la campagna per le elezioni primarie. Le scalate agli istituti di credito hanno tenuto banco per tutta l’estate in seguito alle intercettazioni delle conversazioni telefoniche del Governatore della Banca d’Italia, Antonio Fazio, di sua moglie, di Fiorani, Consorte e tanti altri. Un vero “gossip” nazionale e internazionale. Il governo, chiamato in causa per dire la sua, si guarda bene dal prendere posizione. Il ministro Siniscalco, unico esponente della maggioranza a esplicitare le sue critiche a Fazio, viene lasciato solo e il 22 settembre si dimette anche perché le linee della finanziaria da lui appena abbozzata ricevono aspre critiche dagli alleati. Il governo è in balia delle onde. Sembra che le dimissioni del presidente del Consiglio siano inevitabili. Ma ancora una volta Berlusconi dimostra di non essere lo sprovveduto che qualcuno si ostina a dipingere. Richiama Tremonti al ministero più importante e dichiara che Fazio ha provocato danni all’immagine e al livello di affidabilità dell’Italia. Nel frattempo alla Camera l’UDC presenta un emendamento alla proposta di modifica alla legge elettorale che dal marzo scorso la I Commissione, Affari Costituzionali, stava stan174


camente esaminando. La proposta, appoggiata da tutta la Casa delle Libertà, stravolge la normativa in vigore: cancella il sistema dei collegi uninominali, introduce un sistema puramente proporzionale senza preferenze con premio di maggioranza e di fatto impedisce alla coalizione che risultasse vincente di ottenere più del 54% dei seggi. Introduce un sistema differenziato tra Camera e Senato che rischia di rendere ingovernabile il Paese. In tal modo la più che probabile sonora sconfitta di Berlusconi alle prossime elezioni politiche risulterebbe meno catastrofica. Una nuova “legge vergogna”, questa volta non ad personam come quelle sulla giustizia ma – si potrebbe dire – “ad coalitionem”. Inizia quindi dalla metà di settembre un duro scontro parlamentare che ci tiene impegnati per mesi in una battaglia ostruzionistica su ogni provvedimento in discussione alla Camera.

Alle primarie un plebiscito Intanto fervono i preparativi per le elezioni primarie. L’Unione ha definito ogni particolare. Anche noi in provincia di Matera organizziamo vari incontri. Il clima sembra non particolarmente positivo. Invitiamo alla partecipazione. Organizziamo con Francesco Bianchi una sventagliata di mille messaggini per mobilitare i nostri amici. Alle nove del 16 ottobre mi reco ai seggi presso il Municipio a Matera e con grande meraviglia scopro che c’è già da fare un’attesa di almeno mezz’ora per votare. Via via che passano le ore le notizie che provengono dai seggi della nostra provincia e quelle che riusciamo ad avere dai TG e dalla radio danno conto di un’afflusso inatteso di cittadini ai seggi. Alle dieci di sera si parla di due milioni. Il doppio del miglior risultato prevedibile. Scopriremo con il passar delle ore che ben 4 milioni e 300 mila elettori si sono recati in questa bella domenica autunnale a votare, contribuendo anche finanziariamente con più del doppio di quanto fissato. Un messaggio democratico di proporzioni sconosciute nel nostro paese, dove i cittadini vengono 175


troppo spesso considerati poco sensibili, poco disponibili. Un messaggio di fiducia che all’improvviso ha ridestato le nostre speranze e i nostri entusiasmi, spezzando l’incantesimo del quale noi stessi eravamo rimasti prigionieri dal momento in cui il centrodestra alla Camera aveva presentato la proposta di riforma della legge elettorale. Spesso ho ripetuto nelle ore e nei giorni successivi a quella grande giornata che il popolo ci aveva voluto dire: «datemi una leva e vi solleverò il mondo», ovvero datemi uno strumento concreto di decisione e vedrete come saprò ben utilizzarlo. Certo, proprio così. Abbiamo il dovere di studiare e costruire strumenti di partecipazione, di decisione da mettere al servizio dei cittadini per affrancare la politica dal “teatrino” nel quale troppo spesso, e non raramente anche per nostra responsabilità, viene confinata e costretta.

La parte migliore del paese Matera è una città dove nel rapido volgere di qualche decennio si è assistito a una trasformazione davvero radicale delle condizioni di vita. Non solo, ma nel panorama culturale italiano questa città ha saputo anche conquistare un posto di rilievo. E questo, grazie alla vivacità dei suoi abitanti e al felice rapporto di collaborazione che si è instaurato con le istituzioni presenti sul territorio. Si comprende bene, quindi, la ragione che ha provocato, in una realtà come questa, la ferma opposizione alla volontà del governo di accorpare la locale Soprintendenza ai beni artistici a quella di Potenza. Si moltiplicano le prese di posizione contro il ventilato accorpamento. Vengo sollecitato anch’io a una iniziativa. Ma non riesco a rassegnarmi all’idea di dover fare un semplice comunicato di dissenso. Quando martedì 8 novembre giungo alla Camera, inizio a preparare una interpellanza urgente. Per i contenuti utilizzo la nota molto puntuale inviata dalla Fondazione Zètema al Presidente del Consiglio dei Ministri. Devo raccogliere almeno trenta firme di colleghi 176


per poterla presentare e ottenere la risposta in 24 ore. È a questo punto che penso di chiamare Vittorio Sgarbi. Lo rintraccio tramite la sua segreteria. Accetta volentieri non solo di firmare l’interpellanza ma anche di replicare, dopo la mia illustrazione, alla risposta del governo. Sono contento. Potrò dare molto risalto a questa iniziativa. Parlo con Michele Saponaro della Soprintendenza e con la Direttrice Agata Altavilla. È in corso lo sciopero generale dei giornalisti. Non potremo dare notizia dell’evento. Chiamo il sindaco Porcari e gli suggerisco di far montare un grande schermo in piazza Vittorio Veneto per proiettare la diretta dell’interpellanza. Mi comunicano dagli uffici comunali che ci sono problemi. Chiamo Roberto Cifarelli. Si mobilita subito. Dopo appena mezz’ora mi comunica che tre associazioni ambientaliste con l’aiuto di Francesco Bianchi organizzano la diretta satellitare in piazza per il pomeriggio di giovedì 10 novembre quando si svolgerà l’interpellanza. Illustrando l’interpellanza, contesto la logica burocratica che mira a cancellare un presidio culturale molto importante, che ha fatto tanto per la crescita anche economica del territorio di Matera. Sarebbe un errore grossolano interrompere una tradizione in cui il reale rapporto tra la comunità locale e lo Stato si è, via via, vivificato; una tradizione iniziata nei primi anni del secolo scorso, quando l’archeologo Ridola donò all’Italia, il 21 giugno 1910, la propria straordinaria collezione di reperti preistorici rinvenuti nel territorio materano. «Questo complesso di opere» affermo, «questo complesso di eventi, questo straordinario giacimento, questo straordinario patrimonio sono presenti in un territorio molto ricco, fatto non soltanto di cose materiali, ma anche di presenza umana, di uomini, di energie, di intelligenze ed esperienze che bisogna valorizzare, e che il ministero ha valorizzato in questi anni, anche attraverso la dirigenza della soprintendenza per i beni artistici, storici e demoantropologici». Sgarbi non è ancora arrivato. Il sottosegretario on. Bono, incaricato di rispondere all’interpellanza se la cava leggendo le poche 177


righe preparate dagli uffici del Ministero. Mentre sta per concludere arriva finalmente Sgarbi trafelato. Gli do le ultime informazioni. Ma è superfluo perché lui conosce bene il problema e poi è uno dei più competenti. Rivolgendosi al rappresentante del governo dice: «Se c’è stata in questi anni una sovrintendenza che si è fatta apprezzare per l’impegno, il lavoro e la qualità della sua identità e distinzione, è quella di Matera. Né si dimentichi che, in un rapporto felice fra il pubblico e il privato, Matera – ben più di Ferrara, di Pisa, di Mantova e di altre città – ha avuto il beneficio della presenza travolgente di un grande regista che, con un film sulla passione di Cristo, ha reso quel luogo, dai sassi di memoria di povertà e di desolazione, un luogo frequentato e fortunato, una capitale della grande civiltà italiana, che non può immaginarsi dipendente o succube di Potenza. Allora, sia di guida il modello di Lucca rispetto a Pisa: separare due capitali, affinché l’occhio vigilante del funzionario o dei sovrintendenti sia tale da garantire la massima tutela e non accorpare ciò che non ha senso unire, neanche per ragioni economiche. Né quell’economia porterebbe frutti. Infatti, l’economia sta proprio nell’investire su Matera, nel dare da parte dello Stato quanto sia utile perché i privati - come è accaduto con le produzioni cinematografiche - trovino in quel luogo la possibilità di investire non nobis domine, per tutti e non soltanto per il loro vantaggio. Se si opera in quella direzione per Lucca, non si può operare a ritroso per Matera. Non si può tornare indietro quando si è andati avanti». Ma come prevedevamo, il fatto più singolare di questa battaglia non avviene nell’aula del Parlamento, ma in Piazza Vittorio Veneto a Matera. Mentre a Montecitorio si svolge il dibattito una grande folla si riunisce davanti a un maxi-schermo che trasmette in diretta le immagini dei lavori parlamentari. Alla fine della trasmissione, interviene il sindaco Michele Porcari, il quale esprime parole di apprezzamento per la manifestazione, ma si dichiara insoddisfatto della risposta del governo, invitando la città a non abbassare la guardia su questa importante vicenda. 178


Il senatore Angelo Ziccardi, che come sempre ci segue e ci sorveglia, ci tiene a manifestarmi tutta la sua approvazione. Basterebbe solo il giudizio di Angelo a ripagarci del lavoro svolto. Se non che la sorte ha voluto che due giorni dopo, la domenica sera, Sgarbi su invito del FAI (Fondo Ambiente Italia) è venuto a Matera per illustrare il bellissimo dipinto di nature morte del pittore del ‘600 Abraham Brueghel nell’auditorium di piazza del Sedile. Il critico d’arte non ha potuto fare a meno di richiamare quello che era successo alla Camera e il mio pressante invito a occuparsi del problema. Tantissimi cittadini all’uscita, salutandomi, mi hanno ringraziato. Queste sono le gratificazioni del lavoro svolto da un parlamentare. Voglio concludere così, con l’immagine di questa città del Mezzogiorno italiano dove può capitare di ritrovarsi tutti insieme in piazza, davanti a un maxi-schermo per seguire in diretta i lavori parlamentari. Non so quante siano le città italiane dove si manifesta un altrettanto grande livello di partecipazione popolare alla vita civile del paese. C’è ancora qualcuno che continua a dipingere il meridione d’Italia a tinte fosche, scarsamente evoluto. Sì è vero, c’è un sud pesantemente condizionato dalla criminalità, ostile alla presenza delle istituzioni. Ma ci sono anche realtà come la nostra. Sarebbe nefasto negare la gravità di fenomeni che affliggono il territorio dell’Italia meridionale. Contro la mafia e le altre organizzazioni criminali dobbiamo moltiplicare i nostri sforzi, pur essendo già elevato l’impegno di quanti attualmente operano tanto efficacemente. A cominciare dalle forze di polizia, dalla magistratura, dalla grande maggioranza degli amministratori; sappiamo quanto notevole sia il contributo che essi hanno dato per il nostro riscatto. Ma il meridione deve essere degnamente rappresentato anche da città come Matera, da regioni come la Basilicata che hanno creduto nella possibilità di farcela, di riscattare un territorio dallo stereotipo del sottosviluppo, di affermare e praticare una pacifica convivenza civile. Alla luce di ciò, si può immaginare quanta amarezza si provi 179


assistendo a una battaglia di retroguardia come quella della devolution, che proprio in questi giorni viene approvata dal Parlamento. Chi pensa che allentare i legami che tengono unita la nostra nazione possa servire a sentirsi piĂš liberi, ha capito poco del significato della libertĂ . Chi vuole prendere le distanze da questa parte della nazione, si accorgerĂ presto che sta allontanandosi dalla parte migliore del paese.

180


I numeri dell’attività politica

Attività legislativa (fino a Ottobre 2005) Proposte di legge presentate in Parlamento

171

Proposte di legge presentate in Parlamento e divenute legge dello Stato nel corso della XIV Legislatura

10

Interventi in Assemblea per attività legislativa

49

Interventi in Assemblea per attività non legislativa

17

Interventi in Commissione per attività legislativa

14

Interventi in Commissione per attività non legislativa

22

Interrogazioni a risposta scritta come primo firmatario

6

Interrogazioni a risposta immediata in assemblea (question time)

3

Interrogazioni a risposta in Commissione come primo firmatario Interpellamze urgenti come primo firmatario

10 4

Risoluzioni in commissione

10

Ordini del giorno su PDL come primo firmatario

36

Ordini del giorno e risoluzioni come cofirmatario

55 181


Proposte di legge presentate come primo firmatario PdL 4961 Istituzione dell Accademia di belle arti nella citt di Matera. (presentata il 4 maggio 2004, annunziata il 5 maggio 2004)

PdL 4796 Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle procedure e sui criteri di individuazione del sito di Scanzano Ionico per il deposito delle scorie radioattive. (presentata il 9 marzo 2004, annunziata il 10 marzo 2004)

Partecipazioni a votazioni dal 30/05/2001 al 27/10/2005 Totale votazioni

Presenza

%

missioni

24.035

94,45

0

25.458

Questi atti possono essere consultati on-line sul sito www.camera.it

I numeri dell attivit politica Contatti con i cittadini — tempo impiegato, in ore Chilometri percorsi Ore di volo

2880 375000 500

Ore riunioni di partito

1250

N. comunicati stampa

255

N. persone iscritte alla newsletter

1140

N. newsletter inviate

120

N. interventi pronunciati nel corso di convegni, manifestazioni, ecc.

260

N. iniziative pubbliche direttamente promosse

52

182


Entrate e uscite mensili Entrate IndennitĂ di carica Diaria Contributo spese rapporto con il collegio Contributo spese di viaggio Contributo spese telefoniche Recupero fiscale dei contributi al partito Totale entrate Uscite Contributo alla Direzione Naz. DS Agenzia servizi parlamentari DS Contributi e donazioni varie Affitto abitazione Roma Altre spese permanenza Roma Spese di viaggio da/per aeroporto Manutenzione carburante polizze vettura Affitto studio Matera Telefonia fissa e mobile N. 1 dipendente Macchine, arredi e cancelleria studio Matera Enel, Acqua, Gas, Tarsu studio Matera Organizzazione manifestazioni Giornali, riviste, abbonamenti Contributi figurativi Inps Totale uscite

5250 4003 4190 1108 250 392 15193

2065 960 200 1200 600 400 800 370 750 2075 150 105 300 200 300 10475 183



Indice

Premessa p. 5 On. Luciano Violante Una semplice ragione p. 9 Paolo Tritto 2001 p. 15 Un impegno cruciale. Grandi trasformazioni. Compagni di viaggio. Una luna di miele. Un’estate terribile. Riformando e innovando. Vinta la battaglia per i Sassi. La mia giornata. 2002 p. 39 Tutto parte dalla libertà. Qualcosa di sinistra. Un sito da bonificare. Ferrandina anni Settanta. L’articolo 18. Efficienza meridionale. Qualche compagno mugugna. Chi ha scippato l’autostrada? Tempi di crisi. Legittimo sospetto. L’appello del Papa. Signori, in carrozza!

2003 p. 69 Tirare la carretta. Applausi a Emilio Colombo. Un gruppo di carbonari. Opportunità. Esempi di fedeltà. Tagli. Scivoloni di Berlusconi. Vitalità e radicamento. Il nostro patrimonio culturale. Morire a Nassirya. Decreto Scanzano. Battaglia in Parlamento. Un popolo unito.

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Una delle più belle pagine della nostra storia Il pericolo è scampato. Ciampi: Non cresciamo.

2004 p. 109 Insinuazioni. Grazie, Adamesteanu. Brindisi di compleanno con giro di valzer. Terrore in Europa. La Basilicata pagherà di più. Scontri a Melfi. L’Accademia di Belle arti. Forse interessi inconfessabili. In Europa a testa alta. Ulivo-Polo 54 a 8. Segretario traghettatore. Il dovere della memoria. Carletto Stigliano. Barilla annuncia la chiusura. Le cose che contano.

2005 p. 149 Imprese nel tunnel. Soffia la bufera. Una corsa contro il tempo. Elezioni regionali. Rilanciare il Conservatorio musicale. Ancora nucleare. Non siamo rassegnati al declino. Trovare la strada giusta. Piove governo ladro. Cento fusti di rifiuti tossici. Alle primarie un plebiscito. La parte migliore del paese.

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Indice dei nomi

Abbate Fulvio, 158. Abbondanzieri Marisa, 36. Acito Saverio, 128. Acquarone Lorenzo, 90. Adamesteanu Dinu, 113-114. Adduci Innocenzo, 49. Adduci Pierluigi, 117-118. Adorisio Luciano, 127. Agliana Maurizio, 121. Agnelli Gianni, 60, 74, 122. Agnelli Umberto, 122. Alberoni Francesco, 80. Albertoni Ettore, 80. Alimenti Virginia, 35. Alpi Ilaria, 125. Altavilla Agata, 177. Altobello Sabino, 96, 116. Amato Giuliano, 31, 88. Andrisani Antonio, 14, 157. Andriulli Michele, 49. Annunziata Lucia, 80. Antezza Maria, 18-19, 23, 67, 78, 125, 152-153, 159. Antezza Uccio, 97. Arafat Yasser, 54. Auletta don Angelo, 67.

Auletta Francesco Antonio, 67. Ayala Giuseppe Maria, 42. Aznar JosĂŠ MarĂ­a, 119. Baldassarre Antonio, 80. Baldoni Enzo, 134. Bandoli Fulvia, 153. Barbieri Roberto, 53, 59, 120, 140, 143, 168. Bassolino Antonio, 35, 162. Bellitti Pasquale, 57, 129, 171, 174. Benedetto XVI Joseph Ratzinger, 161, 172. Bennato Edoardo, 24. Bergantino Elio, 24. Berlinguer Enrico, 31, 49. Berlinguer Giovanni, 31-32. Berlusconi Silvio, 18, 25-28, 32, 41, 53-54, 61, 63-64, 68, 73-74, 83, 87-88, 90, 92, 106, 112, 117, 120-121, 127, 128-129, 131-134, 145, 151, 156, 163, 174-175. Bertinotti Fausto, 31, 107, 135. Biagi Enzo, 56, 80. Biagi Marco, 52-54. Bianchi, Francesco, 14, 24, 36, 78, 117, 146, 173, 175, 177.

187


Bindi Rosy, 57, 72, 146, 160. Blasi Gianfranco, 34, 86, 100, 103, 111, 173. Blasi Salvatore, 146-147. Boccia Antonio, 46, 100, 112, 144145, 156. Bonaiuti Paolo, 103. Bonelli Nicola, 67. Bono Nicola, 84-85, 177. Borghini Gianfranco, 167. Borrelli Francesco Saverio, 6, 41. Bortaccio Rocco, 67. Bossi Umberto, 30, 107, 118, 133. Brancati Massimo, 65. Bronzino Domenico, 168. Brueghel Abraham, 179. Bubbico Filippo, 10, 18-19, 35, 50, 55, 57, 86, 94, 96, 101, 103-104, 111, 114, 120, 129-130, 138-139, 146-147, 153, 158-160, 162, 169, 171, 173. Burani Procaccini Maria, 42, 125, 173. Burlando Claudio, 77. Bush George W., 26, 29, 81, 140. Buttiglione Rocco, 133, 140. Calderoli Roberto, 133. Calia Anna, 160. Calia Saverio, 21, 128. Calzolaio Valerio, 126. Carelli Giovanni, 115, 159. Carriero Giuseppe, 128, 130. Casini Pierferdinando, 18, 27-28, 61, 64, 100, 145, 156. Castagnetti Pierluigi, 120, 159. Chetti Maria Rosaria, 78. Chiamparino Sergio, 17, 60.

188

Chiurazzi Carlo, 50, 115, 159. Ciampi Carlo Azeglio, 38, 73, 81-82, 90-91, 93, 106-107, 112, 130, 135, 137. Cifarelli Roberto, 24, 57, 92, 97, 115, 130, 146, 153, 177. Cimoli Giancarlo, 77. Cinguetti Gigliola, 74. Ciriello Raffaele, 54. Cirigliano Leonardo, 49. Cofferati Sergio, 25, 32, 44-45, 54, 62, 72-75, 83, 85, 132. Colangelo Rocco, 96. Collarino Rocco, 49. Collazzo Dino, 75. Colli Ombretta, 132. Colombo Emilio, 23, 73-74. Condinanzi Vittorio, 97. Consorte Giovanni, 174. Cordero di Montezemolo Luca, 128. Cornacchione Antonio, 101. Cosentino Angela, 157. Cosentino Francesco, 24, 117, 157158. Cotugno Angelo, 168. Craxi Bettino, 19. Crisci Nicola, 117. Cuozzo Maria Adelaide, 173. Cupertino Umberto, 121. Cutuli Maria Grazia, 125. D’Alema Massimo, 25, 31-32, 43-44, 50, 52, 57, 59, 73, 75, 83, 88, 95-96, 105, 125, 128-129, 131, 153, 159, 160, 162. D’Alessandro Giuseppe, 152-153, 162, 171.


D’Amato Antonio, 63, 128. D’Amelio Saverio, 22, 48, 57, 66, 127, 129. D’Amico Gino, 51. D’Andrea Giampaolo, 22-24, 29, 33, 45, 62, 87, 91, 115, 120, 129, 146-147, 173, 174. D’Antona Massimo, 52-53. D’Antoni Sergio, 17, 23. Dal Bosco Roberto, 151. Danzi Corrado, 23, 173. David Vincenzo, 49. De Falco Lucianna, 157. De Filippo Vito, 57, 158, 160, 162. De Luca Vincenzo, 99. De Ruggeri Raffaello, 173. De Sio fratelli, 57. De Vito Angelo, 67. Di Pietro Antonio, 17. Dilettuso Antonio, 85. Dimaggio Tito, 130. Dimatteo Mario, 139. Dinardo Angelo Raffaele, 19, 50, 158. Domenici Leonardo, 72. Donzelli Carmine, 80. Duni Egidio Romoaldo, 164. Elkann John, 128. Epifani Guglielmo, 62, 83. Eustazio Angelo, 49. Fassino Piero, 25, 31-32, 43, 56-57, 59, 72-73, 75, 95-96, 119, 153, 159. Favara Francesco, 73. Fazio Antonio, 84, 106, 174. Fazio Fabio, 101. Federico Maria Antonietta, 23. Ferrara Giuliano, 90.

Fierro Gaetano, 116. Fini Gianfranco, 84, 105, 123, 132, 138, 172. Fiorani Gianpiero, 174. Fiori Publio, 98-99. Fitto Raffaele, 162. Flores D’Arcais Paolo, 43. Folino Vincenzo, 86, 96, 111, 114-115, 153, 159. Follini Marco, 132-133. Foti Tommaso, 46-47. Franzoso Pietro, 77. Galeazzi Renato, 36. Galesi Mario, 81. Garbellano Angelo, 65. Garofalo Benedetto, 14. Garofalo Cipriano, 67. Gates Bill, 145. Genovese Antonio, 14. Gervasio Raffaele, 164. Giannotta Leonardo, 49. Ginsborg Paul, 44. Giovanardi Carlo, 142-143. Giovanni Paolo II Karol Wojtyla, 6, 64, 136, 160, 172. Giuliani Carlo, 28. Giulietti Giuseppe, 83. Iacovuzzi Tina, 85. Illy Riccardo, 36. Intini Ugo, 120. Iula Lillino, 118. La Loggia Enrico, 34-35. La Russa Ignazio, 26. Labriola Giuseppe, 138. Lacarpia Tonino, 147. Lacertosa Girolamo, 160.

189


Lacorazza Piero, 96, 115. Lamanna Lello, 23. Lasorella Carmen, 139. Laurino Dina, 23. Lauro Eleonora, 23. Lavieri Franco, 51. Letta Enrico, 120. Letta Gianni, 156. Lettieri Mario, 100, 144. Ligorio mons. Salvatore, 120, 137138. Lioce Nadia Desdemona, 81. Lionetti Vincenzo, 23. Lisanti Franco, 49. Loguercio Innocenzo, 67, 159. Lombardi don Filippo, 96. Lopomo Oreste, 65. Lunardi Pietro, 154. Luongo Antonio, 24, 36, 57, 65, 94, 96, 98-100, 104, 113, 125, 144. Luttazzi Daniele, 56. Maggio Pinuccio, 116, 159. Magrini Lamberto, 68. Mancini Giacomo, 55. Mancino Nicola, 64. Mangieri Anna Maria, 57, 66. Mangione Raffaello, 67. Maran Alessandro, 36, 99. Marchi Stefania, 42. Marchi Vanna, 42. Marciugliano Mario Franco, 96. Margiotta Salvatore, 114-115. Marone Riccardo, 36, 99. Maroni Roberto, 91. Marrazzo Piero, 162. Marsilio Raffaello Mariano, 67.

190

Martella Andrea, 36. Martini Claudio, 72. Marx Karl, 52. Marzano Antonio, 71, 94, 144, 174. Mastella Clemente, 28, 85. Mastronardi Mirna, 134. Mattei Enrico, 48. Matteotti Giacomo, 105. Mazzei Wanda, 65, 138. Mega Fernando, 51. Melandri Giovanna, 22. Merlino Filippo, 93. Miccichè Gianfranco, 86, 173. Mieli Paolo, 80. Milici Giuseppe, 67. Minieri Angelo, 24, 33, 56, 128. Minniti Marco, 82. Mitidieri Francesco, 165. Molinari Giuseppe, 33, 51, 99-100, 144. Moliterni Espedito, 90. Montagna Vincenzo, 139. Montanelli Indro, 28. Montefinese Peppino, 49. Monti Mario, 75, 113. Moramarco Pino, 128. Morando Enrico, 31. Moratti Letizia, 62, 66, 90, 112. Moretti Nanni, 43-44, 72. Motta Michele, 24. Mozzardi Roberto, 49. Murdoch Rupert, 145. Mussi Fabio, 18, 72, 153. Mussolini Benito, 90, 105. Napolitano Giorgio, 130. Natuzzi Pasquale, 21.


Nicoletti Giuseppe, 21, 89. Nigro Carmine, 116, 127, 131, 133, 138, 173. Nocco Giuseppe Onorato Benito, 59. Olivieri Raffaella, 23. Orofino mons. Vincenzo, 120, 139. Pace Peppino, 130. Palumbo Francesco, 158, 173. Papaleo Domenico, 120. Pardi Francesco, 43. Pari Simona, 134. Penati Filippo, 132. Pennacchi Laura Maria, 99. Pentasuglia Michelangelo, 158. Pera Marcello, 64. Petri Emanuele, 81. Petrocelli Fernando, 97. Petroni Angelo Maria, 80. Piancazzi Pasquale, 121. Piconese Egidio Orlando, 49. Piglionica Donato, 36, 46, 58, 76, 78, 99, 104, 126, 144, 167. Piro Vincenzo, 129. Pirretti Vincenzo, 49. Pisanu Giuseppe, 54. Pisapia Giuliano, 24. Pisicchio Pino, 100. Pittella Gianni, 24, 130-131, 134. Pittella Marcello, 159. Pompeo Cosimo, 138. Porcari Michele, 56, 129-130, 138, 152, 177, 178. Potenza Antonio, 99-100, 112, 144. Prestigiacomo Stefania, 172. Priebke Erich, 118. Prodi Romano, 25, 31, 50, 83, 88, 95,

153, 160, 163. Quaratino Enzo, 170. Quattrocchi Fabrizio, 121. Quinto Peppe, 65. Ranieli Michele, 125. Ranieri Umberto, 29, 32. Recchia Leonardo, 48. Restaino Erminio, 115. Ricevuto Giovanni, 164. Rinaldini Gianni, 123. Rizzi Nicola, 159. Romaniello Giannino, 159. Rondinone Giovanni, 171. Roosevelt Franklin Delano, 11-13. Rossi Nicola, 89. Rota Nino, 164. Rubbia Carlo, 102, 104. Ruggiero Renato, 41. Rumi Giorgio, 80. Ruscigno Nicola, 160. Russillo Salvatore, 51, 146, 160. Russo Jervolino Rosa, 17. Rutelli Francesco, 17, 28, 31, 117, 163. Ruzzante Piero, 97. SaccĂ Vincenzo, 67. Saddam Hussein 81-82, 106. Salierno Adeltina, 92, 102, 115, 117, 159. Salvi Cesare, 153. Sansonetti Piero, 73. Santarsia Gaetano, 23. Santarsiero Vito, 116. Santochirico Enzo, 18, 21, 56, 115, 152-153, 159, 171. Santoro Michele, 56, 80.

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Sanza Angelo, 57. Saponaro Michele, 177. Savino Girolamo, 49. Scajola Claudio, 54, 174. Scandiffio Giovanni, 24. Schiavone Paolo, 78. Schiuma Giovanni, 160. Schulz Martin, 87. Selvaggi Franco, 68. Sgarbi Vittorio, 177-178. Simonetti Luigi, 159. Siniscalco Domenico, 133, 174. Smaldone Domenico, 18, 56, 120, 134, 152. Soave Edmondo, 104. Soros George, 145. Spini Valdo, 19. Staderini Marco, 80. Stasi Antonio, 97. Stefio Salvatore, 121. Stigliano Carlo, 139. Storace Francesco, 162. Straziuso Gennaro, 114-115. Striccoli Carlo, 138. Susini Marco, 36. Tanzi Calisto, 106. Tocci Walter, 125. Torretta Simona, 134. Tortoli Roberto, 46-47, 100, 104. Tralli Emanuele, 23. Tremonti Giulio, 28, 61, 88, 90, 106, 132, 174. Turco Livia, 63, 85, 125, 146. Urbani Carlo, 81. Uricchio Biagio, 49. Valentino Tonino, 147, 157.

192

Veglia Leonardo, 49. Veltroni Walter, 17, 32. Vendola Nichi, 72, 101, 162, 167. Veneziani Marcello, 80. Vertone Saverio, 36. Vianello Michele, 104. Viceconte Guido, 74, 76-77, 103. Vieira de Mello Sergio, 82. Viesti Gianfranco, 169. Viggiano Claudio, 118, 157. Vigni Fabrizio, 92, 126. Vinci Maurizio, 104 Violante Luciano, 18, 34, 57, 59, 64, 89, 93, 97, 100, 120, 168, 171. Vita Domenico, 159. Viti Vincenzo, 23. Williams Betty, 102. Zaccaria Roberto, 80. Zanda Luigi, 80. Zapatero Josè Luis, 119, 121. Ziccardi Angelo, 19, 146, 179. Zinn Dorothy, 38.


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