Salute 10 più Nr. 10 Anno 2013

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MENSILE DI INFORMAZIONE SU SALUTE E BENESSERE - N. 10 - OTTOBRE 2013

RAVENNA

GENE GNOCCHI HUMOR E SALUTE

PAGINA 15

INOLTRE

PAGINA 19

L’ALLATTAMENTO AL SENO

· LE PATOLOGIE DELLA MANO · L’IPERMETROPIA · LA LUSSAZIONE ALLA SPALLA


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Il centro Bayermann di Ravenna si fonda sull'esperienza ventennale della titolare, Sig.ra Rosanna Bertoni, che dal 1986 ha fatto della tricologia e dei problemi dei capelli, la sua professione: ed oggi dopo 24 anni in cui ha operato con passione, entusiasmo e professionalità, il suo centro è diventato un punto di riferimento per tutti coloro che hanno problemi di calvizie. Promuovere il benessere dei capelli ha una rilevanza anche sociale, perché avere dei capelli sani e belli migliora la qualità della vita e fa aumentare nell’individuo la propria autostima. Una equipe specializzata Vi offrirà un servizio informativo completo e affidabile sui problemi del cuoio capelluto e dei capelli, affrontando con specifici trattamenti tricologici la caduta dei capelli e le calvizie. La Bayermann di Ravenna è composta da 3 DIVISIONI PRINCIPALI:

DIVISIONE TRICOLOGICA CHECK-UP del cuoio capelluto e del capello per individuare prevenire e risolvere le anomalie dei capelli; PRODOTTI E TRATTAMENTI Agiamo in modo mirato con cosmetici e apparecchi ad alta tecnologia per prevenire e correggere la perdita dei capelli e ridarne volume. Utilizziamo strumentazioni all'avanguardia per contrastare gli inestetismi del cuoio capelluto, il tutto accompagnato da principi attivi nutrienti e prodotti testati. Per esempio, il vaporizzatore igienizza e migliora l'ossigenazione follicolare e il laser stimola a fondo la microcircolazione permettendo fin dalle prime sedute il rafforzamento del bulbo pilifero: questo si traduce in poco tempo in capelli più forti, più sani e più brillanti.

DIVISIONE DONNA Il centro Bayermann da sempre pone particolare attenzione all’universo femminile e Divisione Donna è una sezione dedicata a loro, con un approccio che tiene conto della specificità dei problemi femminili e di conseguenza delle soluzioni adatte a loro. Capelli rovinati da tinte e decolorazioni aggressive, doppie punte e capelli sfibrati, queste sono alcune delle anomalie che possono subire i capelli di una donna, per arrivare poi a casi di diradamento e calvizie che oggi giorno sono sempre più numerosi. In questi casi si interviene con trattamenti appositamente studiati che stimolano l'ossigenazione follicolare e il rafforzamento del bulbo pilifero con preparati bioproteici. Sotto la guida esperta dei nostri operatori si possono ottenere, seduta dopo seduta, con la dovuta costanza, capelli sani, soffici e brillanti e prevenire problemi più seri e gravi.

DIVISIONE INFOLTIMENTO SISTEMI CAPILLARI: questo reparto è Dedicato alla soluzione estetica delle calvizie e delle problematiche relative al diradamento: mediante il sistema capillare , ovvero una metodologia brevettata che integra capelli naturali alla persona in modo graduale e senza alcun intervento invasivo, riusciamo ad ottenere un risultato estetico ottimale. La Bayermann, quindi è in grado di risolvere esteticamente e funzionalmente tutte le problematiche relative alla caduta dei capelli con l’ausilio di una gamma completa di prodotti per la prevenzione, il trattamento ed il benessere del capello e del cuoio capelluto: prodotti che il personale altamente qualificato e costantemente aggiornato, propone dopo attente e approfondite analisi. Con il sistema capillare siamo in grado di trovare rimedio a ogni gene-

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Nr. 10 - OTTOBRE 2013 - www.salute10piu.it

SALUTE

2 ALITOSI - Come si genera e come poterla eliminare Dott. Andrea Baldisserri UDITO

4 SORDITÀ E APPARECCHI ACUSTICI Riccardo Donati ORTOPEDIA

6 LE PATOLOGIE DELLA MANO Dott. Giuliano Musacchi OCULISTICA

10 L’IPERMETROPIA Dott. Ugo Cimberle CHIRURGIA ESTETICA

12 POSSIBILI COMPLICANZE CON IL FILLER Anna Danieli L’INTERVISTA

15 GENE GNOCCHI Intervista di Tiziano Zaccaria SPORT

18 LA PALESTRA PORTA BENESSERE Dott.ssa Fiorella Onofri PEDIATRIA

19 L’ALLATTAMENTO AL SENO Simonetta Ferretti - Federico Marchetti FISIOTERAPIA

22 LUSSAZIONE ALLA SPALLA Dott. Michele Ciani PSICOLOGIA

25 RESISTERE E REAGIRE IN TEMPI DIFFICILI Dott. Josè Aguayo Ph. D. SALUTE

28 STORIA DELLA MEDICINA

- Il secondo Novecento

I NOSTRI AMICI ANIMALI

30 “TINTO GRASS”

- Storia di una Pet Therapy fatta in casa

A cura di Tiziano Zaccaria

ERRATA CORRIGE Con riferimento al redazionale “Effetti dell’uso del computer sugli occhi” pubblicato alle pagine 17, 18 e 19 nel nr. 9.2013, la redazione di SALUTE 10+ specifica che Gianna Manna non è Dottoressa, bensì Optometrista. SALUTE 10+ - Anno 3 - N. 10.2013 - Aut. Trib. Ravenna n. 1381 del 23/11/2011 - www.salute10piu.it Proprietà, redazione e realizzazione - Multiservice sas: via A. Gnani, 4 - 48100 Ravenna Tel. 0544.501950 - multiredazione@linknet.it Stampa: Tipografica Derthona - Tortona (Al) - www.tipograficaderthona.it


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SALUTE

ALITOSI Emettere sgradevoli odori dalla bocca crea disagio. Quasi sempre il problema ha origine nel cavo orale, determinato da gengiviti, flogosi linguali o infezioni, ed è curabile senza grossi problemi. Ma in rari casi può nascondere patologie più gravi.

Dott.

Andrea Baldisserri

Diagnosi…

Medico-Chirurgo specialista in otorinolaringoiatria E-mail: abaldisserri@alice.it

Non sarà grave, ma è spiacevole. Parlo dell’alitosi, quel disturbo che si manifesta con l’emissione di odore sgradevole attraverso la respirazione o la fonazione. Recenti studi valutano che circa una persona su quattro ne soffra o ne abbia sofferto. Ci sono forme transitorie di alitosi legate a determinati fattori, come il consumi di certi alimenti quali la cipolla, ma queste forme non necessitano di particolari commenti. In questa sede ci interessa l’alitosi persistente, quella che crea disagio e problemi alle relazioni interpersonali. In quasi il 90 per cento dei casi l’origine è nel cavo orale, determinata da gengiviti, flogosi linguali, infezione del cavo orale, secchezza. Soltanto nel 10 per cento dei casi è dovuta invece a causa otorinolaringoiatriche, ovvero sinusiti e tonsilliti croniche, gastroentieriche, metaboliche (uremia) o polmonari (bronchiectasie). Poi c’è l’alitofobia, che è una condizione su base psicopatologica in cui la persone lamenta la presenza di cattivo odore nell’alito, che non è oggettivamente rilevato. Questo è tipico di persone affette da complesso di inferiorità e/o disturbi relazionali. 2

Ai fini della diagnosi dell’alitosi è innanzitutto utile approfondire se la persona prende farmaci che possono essere direttamente alitogeni o creare riduzione della secrezione salivare, favorendo quindi dismicrobismo (alterazione della flora batterica). Si passa poi all’ispezione del cavo orale.

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SALUTE La presenza di placca batterica interdentale, una lingua patinata o carie dentali sono spesso tali da permettere una diagnosi eziologica facilmente. Quando l’obiettività non evidenzia patologie, volendo c’è la possibilità di testare la concentrazione dei gas emessi con l’aria espirata mediante l’esame alitometrico, basato su uno strumento che è in grado di “leggere” i gas emessi. La causa gastrica, forse quella TONSILLITE più incolpata PUÒ ESSERE CAUSA dal comune DI ALITOSI credo popolare, in effetti rappresenta solo l’1 per cento dei casi, essendo l’esofago normalmente collassato e perciò non di facile sfogo, se non durante l’atto dell’eruttazione.

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www.naturhouse.it Invece, cripte tonsillari e sinusiti croniche sono già molto più frequentemente all’origine del problema.

…e terapia La cura dell’alitosi prevede dai comuni rimedi popolati atti a “profumare” l’alito masticando erbe aromatiche come salvia e basilico, fino a cure eziologiche (che intervengono sulle cause del problema) vere e proprie, per lo più odontoiatriche. Essendo la patina linguale spesso causa dell’alitosi, una più corretta igiene orale e l’abitudine di spazzolare delicatamen-

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te la lingua portano ad un netto miglioramento, rimuovendo la produzione dei composti volatili solforati che sono all’origine della problematica. Non voglio creare allarmismi, ma un’alitosi persistente, apparentemente senza causa, in rare occasioni purtroppo è legata a microrganismi putrefatti e cellule necrotiche di origine neoplastica collegati alla bocca, cioè tumori bronchiali o esofagei. In sostanza: buona igiene orale, ma se l’alitosi non passa, meglio considerare la possibilità di una FINE visita specialistica.

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sciuto dai medici come una valida alternativa alle forme convenzionali di medicina. È un potente e naturale antibatterico, antivirale, antiossidante, antisettico, antinfiammatorio ed è un validissimo vaccino naturale ma anche un ottimo rimedio in caso di mal di gola, raffreddore e tosse ricorrente. Sulle ferite crea un ambiente di guarigione che permette alle nuove cellule della pelle di crescere a filo della ferita, prevenendo defor-

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UDITO

CORREGGERE‘ LA SORDITA

CON APPARECCHI

ACUSTICI Riccardo Donati Audioprotesista E-mail: ravenna@medicalaudio.eu

Circa otto milioni di italiani hanno disturbi dell’udito; non tutti li risolvono e sono in pochi quelli che usano gli apparecchi acustici. OGGI LA TECNOLOGIA DIGITALE AIUTA A SENTIRE MEGLIO E L’ESAME AUDIOMETRICO CONSENTE UNA DIAGNOSI PRECOCE. Il 37 per cento non è cosciente del problema e molti non hanno mai effettuato un esame audiometrico pur sapendo di non sentire bene. Eppure, gravi sono le conseguenze di un intervento tardivo: scadente funzionalità uditiva, ridotta memoria dei suoni, recupero difficoltoso, rieducazione problematica, mancanza di stimoli intellettivi, deterioramento delle funzioni cognitive, depressione. Un tardivo intervento vuol dire anche maggiori costi e disagi per le famiglie e la collettività, in particolare 4

In Italia è ancora molto bassa la percentuale di persone che cercano una soluzione ai problemi di udito. Eppure oggi la tecnologia digitale aiuta tantissimo. E per le sue dimensioni molto ridotte, non disturba dal punto di vista estetico. quando si tratta di minori ed anziani, ovvero quando è più facilmente determinabile tutta una serie di alterazioni psichiche, intellettive e comportamentali, che complicano o accelerano il deterioramente cerebrale. A partire dai 40 anni la capacità di comprensione delle parole può diminuire gradualmente, ma la diagnosi arriva soltanto dopo i 60. Invece, quando i suoni diventano poco chiari, occorre ricorrere alla visita specialistica al più presto possibile.

L’ipoacusia viene notata prima nei luoghi rumorosi, con la conseguente difficoltà a sostenere una conversazione, oppure quando il paziente non può vedere le labbra della persona che sta ascoltando; ciò spiega perché molti pazienti si accorgono della perdita uditiva mentre parlano al telefono o ascoltano la radio. Il calo dell’udito, in genere, avviene graduamente e in maniera indolore.

I sintomi

AL VOSTRO MEDICO DI FAMIGLIA: dopo un colloquio ed un breve esame, saprà dirvi se è necessaria una visita specialistica.

Il sintomo più comune di perdita dell’udito è ovviamente quando un paziente non riesce a comprendere bene cosa viene detto. Il suono può essere attutito, ovattato e il paziente può non essere in grado di sentire la differenza dei vari suoni ed individuarne la provenienza.

A chi rivolgersi per poter sentire meglio?

ALL’OTORINOLARINGOIATRA E ALL’AUDIOLOGO: entrambi sono specialisti dell’udito e, dopo aver fatto la diagnosi, vi daranno i giusti consigli e le opportune terapie.


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UDITO ALL’AUDIOPROTESISTA: è il tecnico specializzato, capace di adattare i moderni e sofisticati apparecchi acustici alla vostra specifica perdita uditiva.

Gli apparecchi acustici I disturbi dell’udito non si risolvono da soli. E’ fondamentale che il paziente ricorra ad un controllo dell’udito, iniziando un percorso di riabilitazione con gli apparecchi acustici. Oggi quelli di ultima generazione sono leggeri, di ottima qualità, non creano impaccio per la forma ed un volume ormai ridottissimo, per cui non disturbano nemmeno esteticamente. Chi li utilizza, ha una buona definizione del suono ed una capacità di percezione simile a quella di una persona dall’udito standard. Non tutti gli ipoacusici cercano una soluzione alla sordità. L’Italia, rispetto ad altri Paesi, ha una percentuale alta di persone anziane, eppure la media dell’utente che ricorre all’apparecchio è di 74 anni, mentre in Europa è di 60.

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Non solo si arriva tardi all’apparecchio, ma è anche ridotto il numero di chi lo utilizza. Basti pensare che in Italia, su otto milioni di persone che secondo le stime soffrono di sordità, sono soltanto centomila quelli che

ogni anno acquistano per la prima volta un apparecchio acustico. In Europa, su 100 persone con problemi di udito, 30 sono portatori di apparecchi acustici; in Italia, per conto, FINE solo 11 su cento.

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ORTOPEDIA

LE PATOLOGIE della MANO Dott.

Giuliano Musacchi

Specialista in ortopedia, traumatologia e chirurgia della mano.

Il dottor Giuliano Musacchi si occupa di chirurgia protesica e artroscopica a spalla, ginocchio, anca, etc., ma anche di chirurgia della mano: specializzato nel 1986 a Modena, da allora tale disciplina ha occupato una parte importante della sua attività, con continui aggiornamenti anche all’estero, specie in Francia.

Dott. Musacchi quali sono le più frequenti patologie che colpiscono la mano? «Le più conosciute sono la Sindrome del

Tunnel Carpale e le cosiddette “Dita a scatto”. Ci sono poi il meno noto Morbo di De Quervain, gli esiti di frattura (derivanti da precedente frattura), tutte le deformità artrosiche come la rizoartrosi (affligge la base del pollice), e per finire, con percentuali molto inferiori, i tumori della ossa della mano come gli Encondromi, e dei tessuti molli come le cisti siniviali TCG».

Esiste una prevenzione per queste malattie? «Premesso che una predisposizione genetica esiste nella malattia artrosica e reumatica delle mani, sicuramente un’attività lavorativa adeguata e un corretto stile di vita possono rallentare o ritardare, ma anche eliminare, la comparsa di determinate malattie.

Mi riferisco per esempio alla Sindrome del tunnel carpale o alle tenovaginaliti dei flessori ed estensori delle dita, dove attività lavorative manuali ripetitive e pesanti, in pazienti predisposti, possono favorire la comparsa di queste patologie oramai considerate malattie professionali». «Noi tutti dovremmo adattare la nostra struttura fisica alle attività lavorative, sportive e ricreative.

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ORTOPEDIA

Cosa si intende per “corretto stile di vita”? Faccio un esempio banale, ma di riscontro frequente nel sesso femminile: se una donna con iniziale deformità artrosica delle dita delle mani (dolori e infiammazioni saltuarie) pretende di fare quotidianamente del

Dolore e intorpedimento colpiscono le prime tre dita.

Tunnel carpale Legamento carpale Nervo mediano

Affligge soprattutto le donne in età ultraqurantenne

SINDROME DEL TUNNEL CARPALE

giardinaggio in modo importante sollevare vasi, estirpare erba con trazione e torsioni delle dita, ecc. -, sicuramente avrà un peggioramento nel tempo della malattia artrosica, con dolore e deformità sempre più importante. Se però il giardinaggio lo farà saltuariamente, con maggiore attenzione alle proprie mani ed utilizzando gli strumenti adatti, non favorirà ATTIVITÀ MANUALI RIPETITIVE FAVORISCONO LA COMPARSA DI DOLORI ALLA MANO una progressione delle malattia».

Parliamo della “Sindrome del tunnel carpale” «Si tratta di una neuropatia dovuta all'irritazione o alla compressione del nervo mediano nel suo passaggio attraverso il canale carpale, una cavità localizzata a livello del polso. La sindrome è dovuta più frequentemente all'infiammazione cronica delle guaine tendinee dei flessori, che comprimono il nervo mediano. Può manifestarsi in corso di gravidanza, nei soggetti affetti da ipotiroidismo e nei soggetti affetti da artrite reumatoide.

La sindrome si manifesta più spesso nei soggetti femminili ultraquarantenni, con disturbi della sensibilità che colpiscono le prime tre dita (pollice, indice, medio) e metà del quarto dito della mano. Tali disturbi possono evolvere nei casi più gravi in una progressiva ed irreversibile perdita della sensibilità alle prime tre dita ed alla mano dal lato volare (palmo) e, sopratutto, ad una paralisi dei muscoli della Eminenza Thenare (muscoli alla base del pollice) con una perdita della opposizione del… »SEGUE

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Quali terapie per questa patologia? «La terapia nelle prime fasi consiste in riposo dai movimenti che causano il dolore utilizzando eventualmente anche dei tutori appositi, più antinfiammatori e terapia fisica che normalmente sono in grado di risolvere la maggior parte dei casi. AREA IN CUI SI MANIFESTA IL DOLORE

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» …pollice

con le altre dita della mano. Può colpire anche gli uomini trentenni che fanno sforzi lavorativi e sportivi come giocare a bowling, muovere mouse, usare il martello pneumatico. Quando la sindrome è diventata cronica e la EMG (elettromiografia) documenta una sofferenza nervosa importante, è preferibile il trattamento chirurgico in anestesia locale, che consiste in un release del nervo al carpo attraverso una piccola incisione di 1-2 cm. Ad intervento eseguito, il dolore si risolve velocemente».

Cos’è il “Morbo di De Quervain”? «E’ una patologia che interessa la zona del polso chiamata “stiloide radiale”, dove si trova una puleggia (canale) all’interno della quale scorrono due tendini che concorrono all’estensione-abduzione del pollice. In particolari situazioni patologiche a carico della puleggia o dei tendini, oppure di entrambi, si forma 8

una tenovaginalite stenosante degli estensori, ovvero un’infiammazione a carattere cronico che coinvolge i tendini stessi delle dita della mano e le pulegge e che determina dolore e gonfiore a livello del polso e con difficoltà ai movimenti del pollice e del polso stesso. TENDINI INFIAMMATI

IL TENDINE NON RIUSCIRÀ PIÙ A SCORRERE LIBERAMENTE CREANDO DOLORE NEI MOVIMENTI DEL POLLICE

Questa malattia può essere favorita da attività lavorative particolari e ripetitive, con movimenti laterali del polso, come per esempio adoperare un martello. Nella mia professione l’ho riscontrata con una certa frequenza nelle giovani mamme che devono eseguire movimenti diversi con le mani ed i polsi, dalla loro quotidianità, nella gestione del proprio bambino. Dal punto di vista diagnostico una semplice ecografia eseguita a livello della stiloide radiale è in grado di confermare l’eventuale sospetto clinico».

Quando il dolore e la deformità persistono nonostante le terapie effettuate, alcuni colleghi ortopedici eseguono infiltrazioni (una la settimana per 2-3 settimane) con cortisone a livello della puleggia e dei tendini, con miglioramenti il più delle volte temporenei. Personalmente sono contrario a queste, sia per i risultati scarsi, sia sopratutto per i danni che i tendini possono avere come conseguenza. Pertanto nei casi ribelli alle terapia si propone al paziente un intervento in anestesia locale e ambulatoriale di apertura della puleggia e tenolisi, che nel 99,99 per cento dei casi è risolutivo». FINE

TUTORE PER LA TERAPIA


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OCULISTICA

IPERMETROPIA Cos’è e come si tratta lontano va a fuoco posteriormente alla retina, sulla quale quindi la stessa immagine risulta sfuocata.

Dott.

Ugo Cimberle

Studio Oculistico Dal Fiume-Cimberle - Ravenna E-mail: cimberle@cidiemme.it

L’ipermetropia è un difetto refrattivo molto particolare. Valori non elevati di ipermetropia permettono un’ottima visione fino a un’età di oltre 4045 anni senza necessità di correzione. Non vuol dire che prima il difetto non era presente, ma solo che in età giovanile viene tranquillamente ed inconsapevolmente compensato dai meccanismi automatici di messa a fuoco dell’occhio. Valori più elevati di ipermetropia (sopra le 2-3 diottrie) possono a volte essere lo stesso ben tollerati senza necessità di occhiali, più spesso danno una sintomatologia particolare anche nel giovane (affaticamento, mal di testa, annebbiamenti transitori, a volte forme di strabismo ecc.) per cui necessita di una correzione ottica.

Cos’è l’ipermetropia A differenza della miopia, nella quale il sistema delle lenti dell’occhio (cornea e cristallino) è troppo forte in relazione alla lunghezza del bulbo oculare, nell’ipermetropia il potere refrattivo di tali lenti è troppo debole rispetto alla lunghezza dell’occhio (che di solito è un po’ più corto del normale), per cui l’immagine proveniente da un punto 10

anni, ma che incominciano ad accusare qualche disturbo da stanchezza. La loro situazione è talmente radicata che fanno una gran fatica a tollerare un occhiale (e lo stesso discorso vale anche per una correzione con lenti a contatto o chirurgica) con il quale paiono vedere peggio. E’ come se ci fosse uno stato di continua contrazione dei muscoli addetti alla messa a fuoco, che dopo tanti anni di superlavoro non riescono più a rilassarsi. Dover cambiare ‘modo di vedere e di usare i propri occhi’ è a volte così difficile che i disturbi soggettivi diventano imponenti. Affermiamo ciò per evidenziare la delicatezza di un qualsiasi intervento su un occhio ipermetrope, proprio per le caratteristiche assai particolari del modo di vedere di questi pazienti.

LA PARTICOLARITÀ DELL’IPERMETROPIA è però data dal fatto che l’occhio automaticamente riesce a mettere a fuoco tale immagine sulla superficie retinica regolando il proprio cristallino come se stesse fissando un’immagine vicina. In pratica è costretto a fare uno sforzo (che chiamiamo accomodativo) uguale a quello che tutti facciamo quando vogliamo portare lo sguardo da un paesaggio lontano ad un libro che abbiamo sottomano, solo che tale sforzo si compie anche per fissare immagini poste in lontananza. L’ipermetrope, quando deve fissare qualcosa da vicino, è quindi costretto a raddoppiare lo sforzo di Come si corregge? accomodazione rispetto ad una Come dicevo, per valori bassi di ipermetropia raramente c'è necessità di persona ‘normale’. Per valori non elevati di ipermetropia e correzione fino ai 35-40 anni. fino ad una certa età, oltre i quali è Val la pena correggerla solo nei casi in necessario un occhiale per correggere il cui ci siano sintomi soggettivi, quali difetto ipermetropico e sollevare i mec- stanchezza alla lettura, arrossamenti, canismi di messa a fuoco dell’occhio da visione alternante sfuocata. uno sforzo per loro COME VEDE non più sopportabiL’OCCHIO SANO le, va tutto bene. Uno dei problemi che noi oculisti dobbiamo risolvere Nell’occhio ipertropico quotidianamente è il bulbo oculare è più corto: le figure in primo piano dato da quei pazienCORNEA e un pò anche quelle ti ipermetropi che sullo sfondo sono sfocate. non hanno mai portato occhiali e che sono riusciti a conviCOME VEDE vere con il loro difetL’OCCHIO to anche abbastanza IPERTROPICO elevato per molti


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LAVORI GARANTITI 5 ANNI Nei bambini bisogna prestare attenzione a che lo sforzo di messa a fuoco sia perfettamente ed automaticamente tollerato, pena il rischio di occhio pigro (ambliopia). Può anche accadere che lo sforzo di mettere a fuoco provochi uno strabismo. In questi casi è obbligatoria una correzione ottica completa del difetto ipermetropico. La correzione con occhiali va benissimo, eventualmente si può proporre una correzione con lenti a contatto. Comunque l'ipermetrope classicamente entra un po' in difficoltà quando arriva l'età della presbiopia: senza occhiali non si vede più, né da lontano né tanto più da vicino.

In questi casi può essere interessante una correzione chirurgica con il laser ad eccimeri: correggendo l'ipermetropia si ottiene anche un ampliamento della profondità di campo che riduce

VISTA DI UN IPERMETROPE

anche la presbiopia, per cui si ha un grande vantaggio oltre che per il lontano anche per il vicino. Non tutti gli occhi ipermetropi sono idonei all'intervento, che quindi va valutato caso per caso. Inoltre non tutti i laser danno buoni risultati sull'ipermetropia, per cui bisogna informarsi bene prima di procedere. Il laser che abbiamo oggi in dotazione, ad esempio, sull’ipermetropia dà risultati molto più soddisfacenti rispetto a quelli sperimentati, tanto da considerare il trattamento ipermetropico ormai affidabile come quello per la miopia. FINE

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CHIRUGIA ESTETICA

FILLER SE QUALCOSA NON VA’

Come comportarsi quando le sostanze che si iniettano localmente per colmare le rughe, danno luogo a spiacevoli inconvenienti. di Anna Danieli Sono considerati una procedura assolutamente sicura, ma anche i filler, le sostanze che si iniettano localmente per colmare le rughe, possono dar luogo a inconvenienti e manifestazioni tutt’altro che estetiche. Se lividi e gonfiore tendono a scomparire nel giro di qualche giorno, ci sono complicanze molto più gravi che si manifestano anche a distanza di 5-10 anni. “È il caso dei granulomi – spiega Giorgio De Santis, socio della Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica, SICPRE, e professore ordinario di Chirurgia Plastica all’Università di Modena -. Si tratta di reazioni prodotte dall’organismo nel tentativo di ‘digerire’ quanto iniettato. Hanno l’aspetto di rigonfiamenti e spesso ostacolano l’attività dei muscoli del volto, alterando così la mimica”. Fino a qualche anno fa, non c’era possibilità di liberarsene se non quella di sottoporsi a un intervento chirurgico. Eliminato il granuloma, però, sul viso restava una cicatrice, in quanto il granuloma doveva essere inciso. Ancora, quindi, un effetto non del tutto gradevole.

Lotta al granuloma: una proposta terapeutica innovativa Responsabile del Centro di Riferimento Regionale per le Complicanze da Filler 12

(ambulatorio che opera all’interno del Reparto di Chirurgia Plastica del Policlinico di Modena), Giorgio De Santis e la sua équipe hanno messo a punto una tecnica per risolvere i granulomi che ha suscitato l’interesse delle principali Società internazionali di chirurgia plastica. Viene normalmente effettuata sui pazienti che si rivolgono a questo Centro, una struttura pubblica alla quale si accede con il pagamento di un normale ticket. Spiega De Santis: “Con l’ausilio di una sottilissima fibra ottica si penetra nei tessuti per raggiungere il granuloma. L’effetto del laser è quello di produrre un calore locale con lo scopo di agevolare la liquefazione del filler rimasto imprigionato. A questo punto, con semplici pressioni manuali, il materiale estraneo fuoriesce tramite i piccoli fori praticati, drenando quindi all’esterno. Molto poco invasiva, questa tecnica richiede da 1 a 4 sedute, sempre ambulatoriali. “Per il paziente il fastidio è minimo, ma comunque si pratica una leggera anestesia locale. Alla fine dei trattamenti, si riesce mediamente a eliminare dal 70 al 90% di materiale, con un notevole miglioramento estetico. I casi che non rispondono a questo trattamento possono poi essere trattati con la tecnica tradizionale.”

C’è filler e filler Il modo migliore per rimediare alle complicanze da filler resta però come sempre la prevenzione. Per evitare di doversi “salvare la faccia”, basta seguire due semplici consigli: - AFFIDARSI A MANI ESPERTE e competenti (quindi specialisti del settore) - FARSI INIETTARE solo sostanze riassorbibili. Specialisti del settore sono considerati i chirurghi plastici, i dermatologi, i medici estetici, mentre occorre essere molto cauti dai trattamenti eseguiti da medici di settori differenti. Assolutamente controindicato se non addirittura illegale il trattamento iniettivo di filler al volto da parte di non medici. “Inoculare un filler è comunque una procedura medica e richiede la perfetta conoscenza dell’anatomia e fisiologia dei tessuti”, spiega il professor De Santis.

LABBRA


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CHIRUGIA ESTETICA Per quanto riguarda i filler commerciali, i più indicati sono quelli completamente riassorbibili come l’acido ialuronico, sostanza normalmente presente nell’organismo e che, se di buona qualità, quando viene iniettato non dà luogo a reazioni. “I granulomi che ci troviamo a trattare sono quasi sempre causati da filler semipermanenti o permanenti, il più famoso dei quali è probabilmente il silicone liquido. Queste sostanze sono state ricercate e apprezzate per il loro effetto definitivo soprattutto negli Anni 90, quando però non si sapeva nulla delle complicanze che avrebbero potuto dare, anche molti anni dopo”.

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In alternativa, il grasso I filler non sono però l’unica possibilità per riempire i solchi che si delineano progressivamente sul volto con il passare degli anni. “Un’alternativa molto valida è il lipofilling – dice De Santis -,

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che migliora la qualità della pelle, sia in senso di aumento volumetrico, sia di miglioramento delle qualità elastiche. Questa metodica può anche migliorare l’aspetto estetico di cicatrici che rimangono, anche sul volto, dopo un trauFINE ma. Il Centro di Riferimento Regionale per le Complicanze da Filler è una struttura pubblica, alla quale si può accedere dopo una visita specialistica presso la Clinica di Chirurgia Plastica del Policlinico di Modena. Info: tel. 059.4224834.

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L’INTERVISTA

GENE GNOCCHI

I consigli del comico per tenersi in salute: «Fare tanto sesso, avere una costante attività intellettuale e “ascoltare” il proprio corpo». LA PAURA MAGGIORE? «AVERE UN’AMNESIA TOTALE SUL PALCO». Intervista di Tiziano Zaccaria Da qualche mese Gene Gnocchi è passato dall’Emilia alla Romagna. Il noto comico e showman televisivo ha traslocato da Fidenza (in provincia di Parma) a Faenza: appena un paio di lettere di differenza fra le due cittadine, ma un cambio di vita piuttosto radicale per Gene, che di recente è diventato anche padre: la sua compagna Federica gli ha regalato la piccola Irene. Attualmente il comico è in tour nei teatri italiani col suo nuovo spettacolo “Cose che mi sono capitate… ancora”. Nel frattempo prosegue la sua ventennale collaborazione con la Rai: la domenica sera è ospite fisso della Domenica Sportiva, dove si diverte a lanciare continue frecciatine alla truccatissima conduttrice Paola Ferrari, per la sua passione per la chirurgia estetica. A migliaia seguono quotidianamente Gnocchi anche nella divertente mini rubrica quotidiana “Il rompi-pallone”, una sorta di tweet che tiene sulla Gazzetta dello Sport.

Gene, intanto com’è il tuo rapporto col medico di base? «L’ho cambiato da quando sono venuto a vivere a Faenza. Mi sembra un dottore in gamba: mi ha subito risolto un problema di gola. Fra l’altro, per anni è stato il medico della squadra faentina di basket femminile, perciò abbiamo parlato anche di traumi nello sport».

Ci sono farmaci che usi frequentemente? «Faccio dei cicli di Benefibra per il traffico intestinale».

Quali sono le patologie che ti fanno più paura? «Sono quelle che limitano l’attività cerebrale. La mia paura principale è quella di avere delle amnesie, di salire sul… »SEGUE

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GENE CON PAOLA FERRARI

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L’INTERVISTA

Cosa fai per mantenerti in salute?

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…palco e non ricordarmi più niente. Non è bello vagare nel vuoto davanti al pubblico».

Ti sarebbe piaciuto fare il medico o il chirurgo? «Sinceramente ho sempre preferito le discipline umanistiche a quelle scientifiche. Mi sono sempre piaciute di più le attività che prevedono l’uso della parola. Certo, oggi il medico deve essere anche uno psicologo e un uomo di cultura».

E

L

Lo sport fa bene? «Lo sport fa molto bene. Io lo pratico da quando avevo cinque anni e ne ho sempre ricevuto dei benefici. A me per esempio il calcio ha dato moltissimo, al di là del fatto che l’ho praticato anche professionalmente. Ti dico solo questo: quando vado per teatri, arriva sempre qualcuno che mi dice “ti ricordi di me?”. Ed è sempre un ex calciatore, che ha giocato con me, o contro di me. Ciò significa che lo sport lascia un segno importante nella vita di chiunque».

«Non gioco più a calcio, ma mi tengo in forma col tennis. In realtà ho un problema ad un ginocchio, nel quale prima o poi G. GNOCCHI CON dovrò inserire una LA MAGLIA DEL protesi, perché non FIORENZUOLA ho più cartilagine. L’intervento va fatto con la muscolatura abbastanza tonica, perciò sto rinforzando il muscolo anche con delle sedute di ciclette».

Tre buoni consigli di Gene Gnocchi per restare in buona salute «Fare tanto sesso, avere un costante esercizio intellettuale, leggere, essere curiosi, e fare quel minimo di attività fisica che il corpo pretende. Perche è lui che si fa sentire: e bisogna ascoltarlo».

Per finire, qual è il tuo rapporto con gli animali? Ne hai uno domestico? «Qui a Faenza purtroppo no. Quest’estate avevo adottato una zanzara tigre, poi però è emigrata perché non trovava lavoro. Una volta nel mio giardino è entrato anche un riccio: lo avrei tenuto volentieri, ma è scappato pure lui».

M B A G FOODS ERI

Nel negozio Le Gamberi Foods si trovano prodotti sostitutivi di quelli farinacei, preparati con miscele contenenti proteine vegetali e fibre vegetali. Quindi tutto tipo croissant, biscotti, pane, pasta, cracker, grissini, pizza, fette biscottate dolci e salate, snack, cioccolata e tanto altro. Un’alimentazione aglucidica consente un’alimentazione iperlipidica. Croissant e burro? Va bene. Panino con la mortadella? Va bene. Pasta ben condita? Va bene. Snack fuori pasto? Va bene.

NIENTE PIÙ FAME. NIENTE PIÙ DIETE

Finalmente ora si può mangiare e dimagrire. E’ facile.

Dolci e cioccolata per coccolarsi? Va bene. Nulla da pesare? Va bene. Non si tratta di miracoli, ma di un metodo semplice e sicuro: l’irrilevante contenuto di carboidrati fa in modo che il corpo, per avere l’energia che gli serve, utilizzi quale fonte alternativa il grasso di riserva. Perciò niente più fame, niente più diete, niente più arrabbiature, niente più sensi di deprivazione. Finalmente ora si può mangiare e dimagrire. E’ facile.

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L’INTERVISTA

Alcune delle sue divertenti battute «STASERA QUI A TEATRO volevo fare il numero del “maiale che salta nel cerchio di fuoco”, ma me lo hanno impedito perché hanno detto che poi il maiale sporca, nelle prime file c'è gente vestita bene... Adesso vi vedo come siete vestiti, il numero lo potevo fare benissimo». «IO COME CANTANTE ho spaccato a metà la critica: quelli che mi volevano bene dicevano che ero il Ray Charles bianco; quelli che mi volevano male dicevano che ero il Toto Cutugno nero». «CI SONO DELLE API OPERAIE che come secondo lavoro fanno le punture agli anziani». «QUANDO A SCUOLA LA MAESTRA dava una punizione a Roberto Baggio, lui chiedeva sempre se era di prima o di seconda».

POTEVA ESSERE AVVOCATO, ROCKER O CALCIATORE Gene Gnocchi, pseudonimo di Eugenio Ghiozzi, è nato a Fidenza il 1º marzo 1955. Dopo la laurea in Giurisprudenza all’Università di Parma, alla fine degli anni Settanta si divide tra la carriera di avvocato («ma avevo solo tre clienti...») e quella di voce solista nel gruppo rocker I Desmodromici. Nei primi anni Ottanta inizia a calcare il palco dello Zelig di Milano. Durante la maturità artistica è anche attore cinematografico per Lina Wertmuller nel film “Metalmeccanico e parrucchiera in un turbine di sesso e politica”. Dopo alcune apparizioni come comico ALLA emergente al Maurizio Costanzo Show, all’inizio degli anni Novanta forma un'affiatata coppia artistica con Teo Teocoli, prima nella sit-com “I vicini di casa” e poi nelle trasmissioni della Gialappa's “Mai dire gol”.

«CONOSCO UN CICLISTA di Rovigo così sfortunato che quando stava per battere il record dell’ora di Moser, è scattata l’ora legale». «LA CANZONE “PURPLE RAIN” l’ho scritta io. Solo che Prince me l'ha sentita fischiettare in autobus mentre andavo a depositarla in Siae e l’ha fatto FINE prima lui».

A STRISCIA LA NOTIZIA

In seguito è in varietà televisivi come “Meteore” e “Striscia la notizia”, condotto per due edizioni insieme a Tullio Solenghi; è animatore del programma Rai “Quelli che il calcio”; è autore di libri, non solo comici; è protagonista di diversi spettacoli teatrali di successo. Da gennaio 2010 partecipa come comico monologhista ad alcune puntate del programma televisivo Zelig su Canale 5. Dal 2011 è membro fisso de La Domenica Sportiva.

DOMENICA SPORTIVA

Da giovane ha giocato anche nei campionati calcistici dilettantistici, nel Castiglione delle Stiviere, nel Fiorenzuola, nel Viadana e nel Guastalla. Nel 2006, durante la trasmissione “Quelli che il calcio”, Gnocchi chiese di essere ingaggiato da una qualsiasi società di Serie A. Numerosi furono i sostenitori di questa originale iniziativa e quattro squadre (Atalanta, Bologna, Siena e Torino) gli proposero un provino. Il 23 marzo 2007 Gnocchi firmò un contratto bimestrale da 1.500 euro mensili col Parma, ma non riuscì a giocare per via della difficoltà che la squadra emiliana incontrò nella lotta per la salvezza.

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SPORT

LA PALESTRA COME FARMACO “

Una buona attività fisica migliora la funzionalità dell’apparato muscolo-scheletrico e la circolazione venosa, stimola positivamente il sistema immunitario ed aiuta a scaricare le tensioni nervose.

Dott.ssa

Fiorella Onofri

E-mail: onofrifiorella@libero.it

Perchè è importante l’attività fisica e deve prescriverla un medico? L’attività fisica è per molti solo un divertimento e per altri soltanto una fatica. Ma non è proprio così. Se ben fatta, la “ginnastica” è una vera e propria cura, fondamentale per mantenere sano il corpo e la mente. “Mens sana in corpore sano”: già gli antichi l’avevano capito, peccato che oggi molti di noi, spesso per pigrizia o per mancanza di tempo, lo abbiano dimenticato. L’esercizio muscolare serve per moltissimi scopi, soprattutto se fatto in una palestra, con gli attrezzi giusti, l’istruttore competente, l’ambiente accogliente, allegro e rilassante, e con la gradualità giusta, tenendo sempre conto delle svariate patologie che possono essere presenti nel soggetto e dimensionando quindi progressivamente le difficoltà alle capacità personali. E’ importante che l’esercizio fisico sia personalizzato nel tempo e a seconda della finalità che ci si prefigge nei singoli casi. 18

COMUNQUE L’ESERCIZIO FISICO: 1 MIGLIORA LA FUNZIONALITÀ DELL’APPARATO MUSCOLARE ED OSTEOARTICOLARE, rendendo il corpo più armonioso e fluido, aiutando l’individuo a mantenere il peso e la forma ideale, con vantaggi dal punto di vista estetico, ma soprattutto è un toccasana contro i dolori osteoarticolari, che si riducono enormemente, mentre aumenta la forza e la resistenza alle attività della vita quotidiana, che risultano quindi molto più facili e meno faticose; 2 COMBATTE L’OSTEOPOROSI e, bruciando i grassi, è un nemico del grasso addominale e della sindrome metabolica (diabete, gotta, dislipidemia), che a sua volta è responsabile delle malattie cardiovascolari (ictus cerebrale, infarto miocardico, arteriopatie), perché brucia i grassi, riducendo il livello di colesterolo e trigliceridi nel sangue; 3 MIGLIORA LA CIRCOLAZIONE VENOSA favorendo ed attivando la pompa muscolare, con conseguente riduzione dell’edema e della stasi circolatoria a livello degli arti inferiori; 4 STIMOLA POSITIVAMENTE IL SISTEMA IMMUNITARIO, rendendoci più resistenti alle infezioni; 5 AIUTA A SCARICARE LA TENSIONE NERVOSA, favorendo il rilassamento mentale (ci si concentra sul lavoro muscolare e sullo stretching e si accantonano momentaneamente gli altri problemi della vita di tutti i giorni), anche per-

ché generalmente si lavora in un ambiente confortevole, sia per temperature, che per colori, che per presenza di musica (tutti conosciamo l’importanza e l’efficacia della musicoterapia). Quindi lavoro fisico + rilassamento mentale = miglioramento del sonno e della digestione, nonché della eventuale stipsi se presente. Inoltre la ginnastica in palestra favorisce gli incontri e la socializzazione fra persone che si vedono accumunate da difficoltà e problematiche simili e, facendo liberare endorfine, migliora il tono dell’umore che, assieme al miglioramento della propria immagine, contribuisce ad aumentare l’autostima e la sensazione di benessere. In ultima analisi, siccome generalmente colui che meglio è a conoscenza delle condizioni cliniche, psicofisiche e sociali delle persone è il medico di famiglia, proprio a lui spetta il compito di indicare le modalità per fare prevenzione e terapia delle varie patologie, presenti o latenti, attraverso lo svolgimento di un’adeguata attività ginnico-motoria, che poi, in alcuni casi, potrà spingersi oltre, se le condizioni del soggetto lo permetteranno. FINE


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PEDIATRIA

L’ALLATTAMENTO

AL SENO Costituisce l’alimentazione naturale ed ideale per il neonato, apportando al suo sviluppo basi biologiche ed affettive ineguagliabili. A Ravenna operano gli “Amici dell’allattamento”.

Il latte materno, alimento ad-hoc Fortunatamente di passi da allora ne sono stati fatti molti e non Responsabile U.O. abbiamo necessità di persuadere Consultori Familiari Ausl Ravenna nessuno circa gli effetti benefici dell’allattamento al seno. I pediatri, confortati dalla letteratura assai ricca sul tema, hanno recuperato ciò che la natura ha provveduto a forniFederico Marchetti re da sempre, per garantire l’evoluDirettore Dipartimento Maternità zione della specie animale: il latte ed etò evolutiva Ausl Ravenna materno. Simonetta Ferretti

E’ stato necessario chiamare in causa l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), sin dal lontano 1979, BANDIERA OMS per dichiarare quanto di più semplice esiste al mondo: “L’allattamento al seno è parte integrante del processo riproduttivo: esso costituisce l’alimentazione naturale ed ideale per il neonato e apporta allo sviluppo del bambino basi biologiche ed affettive ineguagliabili, la società ha dunque il dovere di promuovere l’allattamento al seno e di proteggere le donne gravide e quelle che allattano contro ogni tipo di influenza esterna che potrebbe comprometterlo”.

Il latte materno per le sue qualità specie-specifico è l’alimento migliore per il neonato proprio perché la natura ha previsto che ogni mamma produca un latte individuo-specifico, sulla base dei bisogni del suo bambino. Il latte materno aiuta il bambino a sviluppare un sistema immunitario più forte ed assicura il giusto apporto di proteine, grassi, zuccheri e sali minerali. Succhiando il seno il neonato si sente contenuto, protetto e sicuro, acquisisce »SEGUE fiducia verso il mondo…

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PEDIATRIA

Il Mese della Fitoterapia e della Medicina Naturale MEDEOR CUR ARE & RISANARE

XVI Edizione - Alfonsine - Cervia - Ravenna - Ottobre 2013 Alfonsine - Domenica 13 Ottobre

Alfonsine - Lunedì 21 Ottobre - Ore 20.45

Sala Gulliver - Piazza della Resistenza, 2

Museo del Senio - Piazza della Resistenza, 4

Allergie respiratorie, come riconoscerle Piante e alghe nella biografia del cancro e come affrontarle - Relatore: prof. Oreste Capelli e dei farmaci antitumorali - Dr. Riccardo Masetti Per maggiori informazioni - Tel. 0187.778336

Alfonsine - Lunedì 14 Ottobre - Ore 20.45 Sala Gulliver - Piazza della Resistenza, 2

Depurazione: una nuova prospettiva di salute Relatore: prof. Erus Sangiorgi

Cervia - Sabato 19 Ottobre - Ore 17.30 Teatro Comunale - Via XX Settembre, 125

L’intestino secondo cervello Prof. Erus Sangiorgi

»impara

a conoscere il corpo della mamma, il suo odore, la sua voce, il suo calore. L’allattamento al seno inoltre, favorisce l’autoregolazione dell’assunzione da parte del bambino, cosicché gli allattati al seno presentano una curva di crescita tendenzialmente diversa da quella dei bambini allattati con latte di formula, in particolare una crescita ponderale più lenta dopo i 3 mesi di vita. La capacità di modulare la crescita del tessuto adiposo in una fase di fisiologica iperplasia cellulare (aumento del volume di un tessuto) potrebbe stare alla base della ridotta frequenza di obesità infantile negli allattati al seno.

Quante mamme allattano al seno? A fronte dei benefici complessivi dell’allattamento al seno (anche per la stessa salute della donna oltre che per il risparmio economico che ne deriva), quello che ci si dovrebbe aspettare è che la maggioranza delle donne fossero nella condizione di allattare, non solo alla nascita ma anche per tempi ragionevolmente lunghi, nel pieno rispetto del loro sapere e della loro volontà nel farlo. 20

CON IL PATROCINIO DI: Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri Ordine dei Farmacisti Provincia di Ravenna - S.I.FI.T. - A.N.M.FIT

Di fatto, nella realtà delle cose, questo non è scontato e i dati ci dicono che negli ultimi anni c’è stato un incremento delle donne che allattano esclusivamente al seno, ma sempre in percentuali non del tutto soddisfacenti ed in modo variabile tra regione e regione, ma anche, a livello più ristretto, tra le diverse AUSL. Una rilevazione compiuta nella Regione Emilia Romagna ha evidenziato che la prevalenza di allattamento al seno completo a 3 mesi risulta essere pari al 55% mentre a 5 mesi al 37%. ALLATTAMENTO ESCLUSIVO Solo latte materno, senza aggiunte di altri liquidi, fatta eccezione per i farmaci (come, ad esempio, le gocce di vitamine). Dal 1999 al 2011 il nr. delle mamme che hanno adottato l’allattamento esclusivo nei primi 3 mesi di maternità è passato da 35 su cento (1999) a 48 su cento (2011). Per la durata invece dei primi 5 mesi di allattamento, tale nr. è passato da 16 su cento (1999) a 30 su cento (2011).

ALLATTAMENTO PREDOMINANTE Latte materno con aggiunte di liquidi non nutritivi come acqua, tisane, tè. Dal 1999 al 2011 il nr. delle mamme che hanno adottato l’allattamento predominante nei primi 3 mesi di maternità è diminuito, passando da 17 su cento (1999) a 7 su cento (2011). Per l’arco temporale invece dei primi 5 mesi di allattamento, tale nr. è rimasto pressochè costante. ALLATTAMENTO COMPLEMENTARE Latte materno con aggiunte di latte artificiale, liquidi nutritivi, alimenti semisolidi o solidi. Dal 1999 al 2011 il nr. delle mamme che hanno adottato l’allattamento complementare nei primi 3 mesi di maternità è rimasto costante, oscillando tra 20 e 21 su cento. Per la durata invece dei primi 5 mesi di allattamento, tale nr. è andato diminuendo, passando da 37 su cento (1999) a 30 su cento (2011).

La promozione dell’allattamento al seno E’ necessaria una corretta e completa informazione, unita a una modalità comunicativa che tenga conto delle sensibilità e si ponga come obiettivo comunque quello di rafforzare le competenze e la fiducia della donna in se stessa. Tutti noi possiamo dare, in forme diverse, il nostro contributo. Gli operatori sanitari devono essere in grado di acquisire queste competenze e questa attitudine, visto che le occasioni di formazione non mancano. Sarà poi la donna a decidere quale scelta migliore per sé: ciò che importa è la serenità con cui compie questa scelta. La comunità deve essere informata e sensibilizzata al tema, deve sapere accettare e accogliere le mamme che allattano superando pregiudizi e pudicizie insulse. E’ questo lo spirito con cui è nato il “Progetto amici dell’allattamento”. Il percorso è iniziato sensibilizzando le farmacie sino ad arrivare a coin-


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PEDIATRIA volgere tanti altri luoghi. L’obiettivo del progetto, pensato insieme all’Assessore ai Servizi Sociali e Sanità del Comune di Ravenna Giovanna Piaia, Viviana Cippone di Romagnamamma.it e Annalisa Venturini di Lega per l’allattamento, prevede che le donne possano passeggiare per la Città di Ravenna, presto speriamo anche in altri Comuni della Provincia, sapendo di poter contare su luoghi disponibili ad accoglierle per allattare il proprio bambino o la propria bambina. Infatti, da maggio 2013 è possibile allattare e cambiare il proprio bambino nei diversi esercizi commerciali che hanno aderito al progetto e che hanno messo a disposizione un fasciatoio e una comoda poltrona per l’allattamento. I luoghi che hanno aderito al progetto sono entrati a far parte del circuito “Amici dell’allattamento”. E’ possibile riconoscerli grazie ad una vetrofania che porta il logo specifico, in cui si legge in modo chiaro “Qui puoi entrare per allattare e/o cambiare il tuo bimbo o la tua bimba”. L’iniziativa è aperta a tutti coloro che desiderano aderire. Chiunque potrà scegliere di fare parte degli Amici dell’allattamento, contattando uno dei soggetti promoFINE tori. Consultori familiari Ausl di Ravenna: simonetta.ferretti@ausl.ra.it; www.lllitalia.org, www.romagnamamma.it. L'elenco dei punti che hanno aderito è disponibile sui siti: - www.ausl.ra.it - www.lllitalia.org, - www.romagnamamma.it 21


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FISIOTERAPIA

LA SPALLA

LUSSATA Quando parliamo di questa condizione, spesso usiamo frasi del tipo “mi è uscita la spalla”: clinicamente dobbiamo distinguere tra lassità e instabilità, due condizioni in presenza delle quali viene favorita la lussazione.

Considerazioni anatomiche

Dott. Michele Ciani Dottore in psicologia Osteopata - Fisioterapista c/o Studio di Terapia Manuale e Poliambulatorio Osteolab E-mail: ciani.michele08@gmail.com www.micheleciani.com

Distinzione tra lassità e instabilità La LASSITÀ viene definita come una normale condizione del soggetto il quale presenta una mobilità maggiore del consentito dell'articolazione glenoomerale, ovvero i legamenti che tengono saldo il braccio alla spalla. Questa condizione non comporta dolore. La lassità non presenta una condizione patologica ma può diventarlo se il soggetto subisce un trauma o esegue attività sportive o lavorative "al di sopra della testa" (imbiancare, pulire i vetri, pallavolo, pallanuoto, tennis, ecc...). 22

L’INSTABILITÀ è un evento patologico di origine traumatica che favorisce un’eccessiva traslazione della testa omerale rispetto alla glenoide, provocando così la lesione di alcuni tessuti periarticolari quali capsula, legamenti, cercine glenoideo, testa omerale, ecc…. L’instabilità comporta la presenza del dolore oltre che la necessità di ricorrere al “riposizionamento" nella normale sede anatomica. In alcuni casi l'evento traumatico di minore entità provoca la fuoriuscita della spalla non completa e tende a rientrare. Solitamente non necessita di un intervento medico ma è altrettanto dolorosa: in questo caso si parla di sublussazione.

L’articolazione della spalla, o meglio gleno-omerale, consente un ampio raggio di movimento all'arto superiore a scapito della stabilità. Questo sistema anatomico deve garantire un giusto compromesso fra mobilità e stabilità ma a volte tutto ciò viene meno. L’articolazione della spalla è formata dalla testa dell'omero e dalla glena della scapola. La testa omerale presenta una superfice 3 volte più ampia della glena della scapola la quale ha una superficie pari a quella di una moneta da 2 euro. SCAPOLA

SPALLA

CLAVICOLA ACROMION


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FISIOTERAPIA Attorno alla glena troviamo un anello fibrocartilagineo chiamato cercine glenoideo che ha lo scopo di aumentare la superficie di contatto e fornire stabilità. L'articolazione presenta una capsula (è un manicotto fibroso che avvolge l'articolazione, in pratica è il vestito dell'articolazione) e 3 legamenti gleno-omerali. La presenza dei 4 muscoli della cuffia dei rotatori completa il sistema articolare. I FATTORI STATICI che influenzano la gleno-omerale (l’articolazione della spalla) sono: - LA INTEGRITÀ ANATOMICA OSSEA - CERCINE GLENOIDEO - CAPSULA E LEGAMENTI I FATTORI DINAMICI che influenzano la gleno-omerale sono: - CUFFIA DEI ROTATORI - TENDINE DEL CAPO LUNGO DEL BICIPITE - PRESSIONE NEGATIVA - MOVIMENTO SCAPOLO-TORACICO.

Cosa accade quando la spalla si lussa? Questo tipo di lesione è più frequente nelle persone fra i 20 e 40 anni sia per il tipo di traumatismo sia per la consistenza dei tessuti. Ciò non toglie che può capitare a chiunque di dover combattere con una lussazione della spalla.

LA LUSSAZIONE DELLA SPALLA

SPALLA IN CONDIZIONE NORMALE

SPALLA CON DISLOCAZIONE ANTERIORE

Immediatamente si deve ricorrere al Pronto Soccorso dove verranno eseguite le procedure diagnostiche e confezionato un tutore da mantenere per 2025 giorni. Alla rimozione del tutore l'ortopedico può prescrivere una Risonanza Magnetica per controllare che tipo di seguito ha lasciato la lesione. Nello specifico la risonanza magnetica può evidenziare quanto segue: PRESENZA DI UNA CONCAVITÀ a livello della testa omerale dipesa dall'impatto con la cavità glenoidea. E' un danno anatomico osseo classificato e riconosciuta come lesione di Hill-Sachs. LESIONE DELLA CAPSULA o dei legamenti. In particolar modo la lesione del legamento gleno omerale

SPALLA CON DISLOCAZIONE POSTERIORE

inferiore, definita anche Lesione di Bankart. Se la lesione di Bankart è accompagnata da una lesione ossea della glena, tale lesione è denominata Bony Bankart. AVULSIONE PERIOSTALE (STRAPPO) della glena anteriore con periostio scapolare, trascritta sui referti con la sigla “ALPSA”. AVULSIONE (DISTACCO) LIGAMENTOSA a livello della testa omerale (rara) trascritta sui referti con la sigla HAGL. LESIONE DEL CERCINE (Anello fibrocartilagineo che troviamo attorno alla glena) Spesso il cercine non è sempre evidenziabile dalla RM per cui si deve ricorrere alla RM con mezzo di contrasto. »SEGUE

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FISIOTERAPIA In ogni modo la lesione più frequente si denomina SLAP lesion, acronimo di Superior Labrum from Anterior to Posterior lesion. Questa patologia, riconosciuta con l'avvento dell'artroscopia, fa parte delle instabilità e può richiedere l'intervento chirurgico. La lesione è determinata da un eccessiva trazione del capo lungo del bicipite che si inserisce tra il cercine e la glena provocando la lesione di quel complesso denominato ancora bicipitale.

AIOS (ACQUIRED INSTABILITY OVERSTRESS SURGERY). Il sintomo dominante è il dolore e colpisce soggetti sportivi praticanti attività "overhead". Inizialmente l'approccio è conservativo e solo successivamente si opta per la chirurgia.

EDEMA DELLA SPONGIOSA OSSEA. Richiede un tempo di guarigione variabile solitamente aiutato con l'uso della magnetoterapia.

Cosa può decidere il chirurgo?

LESIONE CONCOMITANTE della cuffia dei rotatori. Complesso tendineo che riveste la testa omerale formato da 4 tendini: sottoscapolare, sovraspinoso, sottospinoso, piccolo rotondo.

Classificazione delle instabilità TUBS (Traumatic Unidirectional Bankart-lesion Surgery). Lesione unidirezionale con associata la lesione di Bankart. Necessita di chirurgia. AMBRI (Atraumatic Multidirectional Bilateral Rehabilitation Inferior-caps-shift). Non richiede intervento chirurgico ma risponde bene al trattamento riabilitativo.

Infine possiamo concludere che la classificazione della instabilità si attua anche in base alla sede della fuoriuscita, denominandola in Anteriore, Posteriore o Multidirezionale.

Innanzitutto non dobbiamo mai parargonare quello che viene consigliato ad un professionista sportivo e quello che viene consigliato ad una persona "di tutti i giorni". Sarebbe un errore volere fare paragoni con queste figure. Nello specifico il trattamento chirurgico può essere consigliato dopo almeno 23 eventi di lussazione. Al primo episodio solitamente si consiglia un trattamento rieducativo.

Trattamento rieducativo La rieducazione avviene dopo rimozione del tutore. E' necessaria una valutazione attenta e soprattutto capire la sede della fuoriuscita (anteriore, posteriore o multidirezionale). La rieducazione prevede il recupero del movimento completo, il rinforzo della

muscolatura periscapolare e della cuffia dei rotatori seguita da una rieducazione propriocettiva che dovrà preparare il soggetto alla ripresa dell'attività. Ogni professionista ha il suo protocollo e il suo modo di trattare, seguendo le linee guida proposte ma utilizzando anche la propria personale esperienza. In tale campo, infatti non è difficile trovare iter riabilitativi diversi da terapeuta a terapeuta.

Trattamento chirurgico In caso di chirurgia attualmente si procede con la riparazione artroscopica, tecnica meno invasiva e meno demolitiva per l'articolazione. In caso di recidiva (6-10% dei casi), cioè quando la chirurgia fallisce e la spalla fuoriesce nuovamente, si ricorre ad un intervento di paracadute, chiamato Latarjet.

Trattamento post-chirurgico Mantenimento del tutore per 20-30 giorni a seconda del gesto chirurgico e del tessuto riparato. Inizio della riabilitazione che prevede diverse fasi fino alla graduale ripresa dell'attività che deve essere concertata TUTORE mediante il continuo colloquio paziente-fisioterapista-medico chirurgo. FINE

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PSICOLOGIA

RESISTERE E REAGIRE IN TEMPI DIFFICILI Ogni persona, partendo dalla propria unicità, può individuare metodo e tempi per ripartire dopo esperienze difficili, che siano esse affettive, di salute oppure economiche.

Dott.

José Aguayo Ph.D.

Psicologo - Psicoterapeuta Email: j.aguayo1345a@ordpsicologier.it

Trasformazione continua Le situazioni esistenziali che provocano grossi sconvolgimenti, ci riportano senza preavviso a contatto con qualcosa che pure fa parte di tutta la nostra esistenza, ma che spesso dimentichiamo, la mutabilità costante. Non esistono in natura condizioni statiche, tutto quanto si trasforma, tutto è in permanente divenire. Proprio perché ce lo dimentichiamo, tendiamo a vivere le novità inaspettate come delle potenziali sciagure, delle minacce da evitare che non sempre comprendiamo e che difficilmente accettiamo come sfide da affrontare, perché esiste il pregiudizio secondo il quale ciò che succede ma che non era stato da noi previsto, è qualcosa di terribilmente sconveniente. Appunto, il pregiudizio secondo il quale viviamo il controllo delle situazioni come garanzia di serenità e certezza, non ci permette di affermare il principio secondo il quale il vero controllo sta nel non essere limitati da ciò che ci accade.

La resilienza psicologica

Cosa imparare a fare

La saggezza che ci da una premessa apparentemente banale come può essere quella di riaffermare la propria capacità di agire, come una modalità cognitiva e relazionale standard con cui possiamo sempre affrontare la vita, è il principio su cui costruiamo ciò che viene chiamata resilienza. Essa si riferisce a quella capacità psicocognitiva che per analogia può essere paragonata alla capacità strutturale di movimento che ha il bambù, che per effetti dei venti forti si piega senza spezzarsi per riuscire dopo a raddrizzarsi. Una tale risorsa di adattamento è fondamentale quando di fronte abbiamo a che fare con avversità, traumi, tragedie, minacce, o altre significative fonti di stress – come problemi affettivi e relazionali, seri problemi di salute, o pesanti situazioni finanziarie e lavorative.

In proposito, l’Associazione Americana di Psicologi (APA) propone alcuni suggerimenti che possono essere utili per imparare ad affrontare con resilienza le condizioni di stress, in particolare quelle di maggiore intensità. Questi suggerimenti possono essere degli spunti che ci stimolino a sviluppare le modalità proattive (consapevoli e responsabili) proprie degli approcci e dei comportamenti resilienti.

Resilienza significa "riprendersi" dalle esperienze difficili. Si tratta di pensieri e comportamenti che chiunque può imparare e sviluppare. E’ un percorso di apprendimento personale secondo il quale ogni persona individua modalità e strategie a partire dalla sua unicità, perché ogni approccio si corrisponde in tutto e per tutto con le caratteristiche dell’individuo.

COLTIVA RAPPORTI Le buone relazioni con i familiari più prossimi, con gli amici, o con gli altri, sono importanti. Quindi accettare aiuto e sostegno da chi è interessato a voi e vi ascolta rafforza la resilienza. Alcune persone trovano che essere attivi, fare il volontariato in gruppi civici, organizzazioni religiose, o altri gruppi locali fornisca supporto sociale e che possa aiutare a recuperare speranza. Assistere gli altri nel momento del bisogno può beneficiare anche chi aiuta. EVITA DI VEDERE LE CRISI COME PROBLEMI INSORMONTABILI Non puoi impedire che eventi altamente stressanti succedano, ma puoi cambiare come interpreti e rispondi agli stessi. »SEGUE 25


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PSICOLOGIA puoi, agisci. Compi azioni decise, piuttosto che staccarti completamente dai problemi e dalle fonti di stress e desiderare soltanto che scompaiano. La SOLUZIONE PIÙ INNOVATIVA per realizzare il sogno di POSSEDERE la TUA CASA.

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Prova a guardare oltre al presente e a come le circostanze future possono essere un po’ migliori. Fai attenzione a qualsiasi esile possibilità di stare un po’ meglio quando hai a che fare con situazioni difficoltose. ACCETTA IL FATTO CHE IL CAMBIAMENTO È PARTE DELLA VITA Certi obiettivi possono non essere più conseguibili per effetto di circostanze avverse. Accettare le situazioni che non

possono essere modificate può aiutarti a focalizzarti su quelle che puoi cambiare. MUOVITI VERSO IL TUO OBIETTIVO Sviluppa obiettivi realistici. Fa’ qualcosa regolarmente, anche se sembra una realizzazione piccola, che permetta di muoverti verso i tuoi obiettivi. Invece di focalizzarti sui compiti che sembrano irrealizzabili, domanda a te stesso, " Che cosa posso compiere oggi che mi aiuti a muovermi nella direzione in cui voglio andare?". SVOLGI AZIONI DECISE

NUTRI UNA VISIONE POSITIVA DI TE STESSO Accrescere la fiducia nella capacità di risolvere problemi e fidarsi dell’aiuto del proprio istinto sviluppa resilienza. MANTIENI LE COSE IN PROSPETTIVA Anche quando si fa fronte a eventi molto dolorosi, prova a considerare le situazioni stressanti in un più ampio contesto e mantieni una prospettiva di lungo periodo. Evita di gonfiare oltre misura gli eventi. MANTIENI UNA VISIONE FIDUCIOSA

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PSICOLOGIA di aspettarti che nella tua vita succedano buone cose. Prova a visualizzare quello che vuoi, piuttosto che preoccuparti di quello che temi. PRENDITI CURA DI TE STESSO Presta attenzione ai tuoi bisogni e ai tuoi sentimenti. Impegnati in attività che ti piacciono e che trovi rilassanti. Esercitati regolarmente. Prenderti cura di te stesso aiuta a mantenere la tua mente e il tuo corpo pronti per affrontare le situazioni che richiedono resilienza. IMPARA DAL TUO PASSATO Focalizzare le passate esperienze e fonti di forza personale può aiutarti a capire quali strategie potrebbero funzionare per accrescere la resilienza. INOLTRE

DOLCE SALUTE

Alcune persone scrivono riguardo ai loro pensieri e sentimenti piĂš profondi relativi al trauma o agli altri eventi stressanti della loro vita. La meditazione e le pratiche spirituali aiutano alcune persone a sviluppare un senso di connessione e a riacquistare speranza. L’auto osservazione porta a sviluppare le proprie modalitĂ personali. La chiave è individuare i modi piĂš adatti e che funzionano meglio per ognuno nell’ambito della personale strategia per favorire la resilienza. Sono quindi degli atteggiamenti e dei pensieri che fanno della persona un soggetto resiliente.

Conclusioni Un soggetto resiliente è colui o colei che è consapevole delle proprie risorse e di quelle dell’ambiente, accetta la sofferenza e ha fiducia nel futuro. Grazie alla possibilitĂ che si da di apprendere dalle situazioni del presente è in grado di trasformare eventi dolorosi in occasioni di crescita. Il suo atteggiamento generale e le premesse psicocognitive con cui si affaccia alla vita gli porta a trovare in sĂŠ stessi, nelle relazioni umane, nei contesti di vita, gli ingredienti e la grinta per superare le avversitĂ . FINE

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SALUTE

STORIA DELLA MEDICINA

IL SECONDO CATENA DEL DNA

Novecento

La lotta contro malaria e tubercolosi

Dai sedativi agli antidepressivi

I farmaci di prevenzione cardiovascolare

Fino alla metà del secolo scorso l’unico rimedio efficace per il trattamento della malaria era stato il principio attivo ricavato dalla corteccia della pianta di Chincona, ovvero il "chinino”. Negli anni Cinquanta e PIANTA DEL CHININO Sessanta vengono finalmente scoperti farmaci più efficaci, come la clorochina, l'amodiachina, la pirimetamina e la meflochina, anche se col tempo compaiono nuovi ceppi di malaria resistenti a queste nuove medicine. Attualmente gli studi continuano, allo scopo di scoprire e sintetizzare nuovi antimalarici, sempre più efficaci e sicuri, mentre le biotecnologie consentono di sperimentare alcuni vaccini. Durante il secolo scorso è forte anche l'impegno contro la tubercolosi: nel 1944 si scopre la streptomicina, successivamente l'isoniazide e, nel 1965 in Italia, la rifampicina, tutti antibiotici attivi contro il bacillo di Koch. La malattia tubercolare, che nell'Ottocento ha avuto la sua massima diffusione, oggi tende a essere considerata un problema sanitario di secondo piano in Europa e del Nord America, tuttavia nel resto del mondo la gravità dell'infezione tubercolare resta altissima: tra gli 8 e i 10 milioni di nuovi malati all'anno, con 3-4 milioni di morti. Molti ceppi di bacilli sono nel frattempo diventati resistenti ai farmaci disponibili: oggi la ricerca sta facendo nuovi sforzi per ottenere terapie ancora più efficaci.

Negli anni Cinquanta del secolo scorso vengono introdotti sul mercato i primi farmaci per il sistema nervoso centrale, oggi fra i più utilizzati al mondo. Un primo passo significativo arriva da Henri Laborit nel 1952, quando propone l'uso della cloropromazina, già nota come antistaminico, capostipite di una nuova categoria di farmaci, i neurolettici, in grado di curare le psicosi gravi. Nel 1957 Leo Sternbach scopre il clorodiazepossido, che per i suoi esperimenti usa le scimmie rhesus, in genere aggressive, ma che si lasciano accarezzare docili quando viene loro somministrato il nuovo farmaco. Il primo antidepressivo è l'imipramina, una molecola scoperta da Rolan Kuhn nel 1958, dalla quale partono numerosi studi che portano alla realizzazione degli antidepressivi triciclici, che ancora oggi costituiscono un'importante categoria di farmaci psichiatrici. Negli anni Novanta compaiono sul mercato i cosiddetti farmaci antipsicotici atipici, olanzapina e risperidone, che rispetto ai composti più vecchi consentono di trattare i pazienti psichiatrici gravi, come gli schizofrenici, anche presso il proprio domicilio e con effetti collaterali minori rispetto ai neurolettici classici.

Negli anni Sessanta alcuni studi dimostrano per la prima volta che, riducendo la pressione sanguigna, diminuiscono i casi di infarto e ictus. Per intervenire sulla pressione, però, non ci sono farmaci, ma soltanto una dieta priva di sali minerali oppure un intervento chirurgico per recidere, a livello lombare, le terminazioni del sistema nervoso simpatico, metodo riservato solo ai pazienti più gravi, vista la sua invasività. Medici, ricercatori e imprese del farmaco comprendono l'importanza di trovare un rimedio per questo disturbo, che riguarda un gran numero di persone. I farmaci iniziali come metildopa, reserpina, pentaquina e idralazina hanno pesanti effetti collaterali, come vertigini, sonnolenza, impotenza e stipsi, poi vengono messi in commercio i primi diuretici, efficaci nel ridurre la pressione e con effetti collaterali meno pesanti dei precedenti, tuttora indicati in alcune situazioni cliniche.

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Sempre nella seconda metà del secolo scorso si scopre anche la relazione tra colesterolo elevato ARTERIE E COLESTEROLO nel sangue e rischio di infarto e ictus, trovando una soluzione nella lovastatina, messa in commercio dal 1987. Da allora sono state sviluppate diverse statine, sempre più potenti nell'abbassare il livello di colesterolo nell'organismo, oggi usate come farmaco di prevenzione cardiovascolare nelle persone a rischio.


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SALUTE

I trapianti e il “rigetto” Quando si effettua un trapianto d’organo è fondamentale evitare il fenomeno del rigetto: l'organismo, non riconoscendo come proprio l’organo trapiantato, sviluppa difese immunitarie nei suoi confronti. Perciò i farmacologi si sono impegnati nella ricerca di una terapia immunosoppressiva, che serva cioè a fare accettare all’organismo l’organo trapiantato. Nel 1962 il primo farmaco utilizzato a questo scopo è l’azatioprina, somministrata in associazione col cortisone. Ma una pietra miliare della terapia immunosoppressiva è la ciclosporina A, scoperta da Jean François Borel, che ha un vantaggio decisivo rispetto ai farmaci usati in precedenza: indebolisce la risposta immunitaria nei confronti dell’organo trapiantato, ma non toglie forza al sistema immunitario quando questo entra in contatto con virus e batteri. Entrata in commercio nel 1980, la ciclosporina A ha permesso di ridurre significativamente l’incidenza del rigetto acuto e di migliorare la sopravvivenza del paziente trapiantato, tanto che resta tutt’oggi il farmaco più utilizzato.

Le terapie anti-tumori Fino agli anni Cinquanta l’unica cura possibile per il cancro era la chirurgia, limitata ai casi di tumore scoperti in fase iniziale e completamente asportabili. È con la scoperta dei farmaci chemioterapici che il "male incurabile" diventa una patologia affrontabile e battibile. La prima terapia chemioterapica per il cancro metastatizzato viene somministrata nel 1956. Parallelamente allo sviluppo di questi farmaci, l'industria farmaceutica lavora alle terapie complementari in grado di rendere meno tossica e più tollerabile la chemioterapia. Anche grazie a questi sviluppi, è oggi possibile sottoporsi ad una chemio continuando, in alcuni casi, a condurre normalmente la propria vita. Ulteriori sviluppi si avranno con la messa a punto dei cosiddetti farmaci bio-

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campo della medicina e della scienza forense. I polimorfismi, cioè le variazioni nella sequenza di DNA da un individuo all’altro, introducono il concetto di impronta digitale del DNA. La scoperta che la maggior parte dei polimorfismi è associata alle possibili malattie, ha introdotto la diagnostica molecolare e introdotto il concetto di medicina predittiva, dove il rischio di contrarre una patologia può essere identificato prima del manifestarsi dei sintomi. Oggi, la LA SCOPERTA DEL DNA conoscenza del genoma umano sta Nel 1953 James Watson, Francis delineando una nuova tassonomia Crick e Maurice Wilkins identificadelle malattie che, sulla base della no la struttura molecolare del genetica e della medicina molecolaDNA, custodita nel nucleo di tutti gli re, è in grado di identificare rapidaorganismi vivenmente l’anorti, una scoperta malità che è che rivoluziona il alla base mondo scientifidella patoloco e vale ai tre gia. Ognuno padri della biopuò presentalogia molecolare re varianti il Premio Nobel, genetiche che Francis Crick James Watson Maurice Wilkins nel 1962. alterano il Il sequenziamento e l’amplificazione metabolismo, la risposta e la tossicità della molecola di DNA hanno di un farmaco: la conoscenza di queinfluenzato profondamente la scienza ste variazioni permetterà di fornire al e la biologia, ma la loro più grande paziente una terapia su misura, adatapplicazione è stata realizzata nel tata al suo caso specifico. FINE 29


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I NOSTRI AMICI ANIMALI

PET TERAPY

FATTA IN CASA “Tinto Grass” al secolo Romano Baldassarri di Casola Valsenio, da anni conduce una vita tranquilla e senza stress, traendo i massimi vantaggi dalla convivenza con diversi animali da fattoria.

A cura di Tiziano Zaccaria E-mail: zaccariatiziano@alice.it

Una combriccola allegra e affiatata L’asinello Giulio traina un carretto sul quale sono appollaiati due galli, due conigli e due colombi. Davanti, un’oca impettita avanza aprendo la strada al carro, seguita ordinatamente da un gruppo di quattro caprette. Il tutto sotto lo sguardo attento del cane Lady, che dirige le operazioni con fermezza ma delicatezza. A tanti sarà capitato di vedere questa scenetta bucolica, durante una festa paesana in Romagna o nel bolognese. Protagonista di questa eterogenea corte di animali è “Tinto Grass”, al secolo Romano Baldassarri, nato a Casola Valsenio 54 anni fa, di professione programmatore alla New Holland di Modena, dunque nei giorni feriali impegnato fra computer ed applicazioni digitali, ma in quelli festivi totalmente dedicato alla sua fattoria. «Il mio soprannome deriva dalla mia pesante corporatura – sorride Romano, iniziando a raccontare la propria storia – Tutto è nato una dozzina d’anni fa, quando a Baffadi (piccola località nei pressi di Casola Valsenio, sull’Appenino Tosco 30

RISPETTIVAMENTE DA SINISTRA VERSO DESTRA, GIULIO, LADY E TINTO GRASS

Romagnolo) ho iniziato a girare per i sentieri di collina su un calesse trainato da una cavalla. La cavalla aveva imparato a memoria il percorso da affrontare, perciò io dopo la partenza mollavo le redini e mi appisolavo sul calesse, mentre lei mi scarrozzava fra i sorrisi divertiti della gente. Da quella prima esperienza è nata l’idea di una vera e propria fattoria, realizzata negli anni grazie soprattutto alla passione di mio padre, oggi purtroppo scomparso». L’arrivo dell’asinello Giulio, una decina di anni fa, rappresentò il primo passo;

poi sono giunte le caprette e lentamente è stata messa assieme un’affiatatissima squadra di animali. Oggi Romano passa tutto il suo tempo libero assieme a loro in una baita gestita insieme al fratello, affollata anche da numerosi gatti («non so quanti ne ho esattamente»), alcune galline, un piccolo maialino che scorazza libero e perfino uno struzzo che convive tranquillamente in un recinto con un caprone. La cosa che lascia stupiti è la compattezza di questa stuola di amici, uniti nonostante le diversità morfologiche e non solo.


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I NOSTRI AMICI ANIMALI «Il segreto è di accudirli amorevolmente in mezzo al gruppo fin da piccoli – svela “Tinto” – Gli animali si abituano a vedermi come il loro punto di riferimento, ma allo stesso tempo entrano in contatto con le altre specie ed imparano a conviverci senza problemi. Uno dei messaggi che voglio diffondere è proprio la pace e tolleranza fra diversità». Durante le feste di paese di solito “Tinto” indossa un costume: «Il più apprezzato è quello del “frate da cerca”, cioè di quei confratelli laici che un tempo si muovevano nelle campagne con un saio scuro ed un somarello, confidando nella generosità dei contadini. Ma posso interpretare anche il contadino, il messicano, l’elfo, il prete o Babbo Natale».

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sti bambini, affascinato, un giorno possa ripetere quanto faccio io oggi, per continuare a regalare queste genuine emozioni». Romano Baldassarri viene premiato dal sorriso e dalle domande della gente: «Pensi che di recente, durante una sagra, un anziano si è avvicinato al carretto e, commosso, mi ha detto: “Voglio che lei venga coi suoi animali al mio funerale. Saranno esequie bellissime”. L’anziano ha voluto i miei riferimenti e mi ha detto che lascerà questa sua volontà nel testamento. E’ il più bel attestato d’affetto e gratitudine che potessi ricevere». FINE

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Rough Collies & Bassotti Così diversi morfologicamente ma al tempo stesso simili nel bisogno di affetto e di conoscere il mondo che li circonda; i nostri compagni pelosi, per crescere sani e felici hanno la necessità di sperimentare, di apprendere ed a volte di combinare qualche marachella. La condivisione col proprietario della vita quotidiana è di grande importanza per lo sviluppo psicologico e sociale del cane, ancor più se cucciolo. Animale gregario, infatti, il cane apprende la modalità di stare in gruppo e comprende le regole semplici e chiare di vita in comune mediante l'interazione con i cospecifici e con l'uomo. I primi sei mesi di vita del cucciolo sono a questo scopo i più sensibili.

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