Peripezie

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soprattutto il pc e internet. Oggetti che riempiono gratuitamente gli scenari urbani – volantini, manifesti pubblicitari, scatole e contenitori di vario tipo – vengono piegati, manipolati e assemblati in organismi modulari che a volte si espandono fino a coprire interi ambienti. Passando dalla terza alla quarta dimensione, Formenti piega e riassembla la banalità del reale per rivelarne angoli nascosti, punti di vista alternativi, possibili e soprattutto liberi.

do visuale quotidiano dei frammenti formali, li isola dal caos e li impone all’attenzione di uno sguardo non più distratto. A Sala 1 compone in una nicchia diverse costellazioni di opere di piccole dimensioni. Scatole di formaggi e di biscotti divengono supporto di delicati interventi di frottage e collage, dove le trame di altri oggetti raccontano storie che si richiamano e sovrappongono. Antiche fotografie tombali vengono salvate dall’oblio e riportate in vita con interventi pittorici. Mentre nella teca Morandi colloca Gesto ludico: Nei titoli dei lavori esposti in questa occasione (Roma Ta- preziosa reliquia costituita da un foglio pregno di impasti di ke-Away, Info point) è racchiusa, con l’ironia arguta che sem- colore, frutto delle attività di laboratorio per bambini, condotpre contraddistingue Formenti, la chiave di significato che to dall’artista. lega queste sculture leggerissime all’identità del luogo Sala 1. Si intravedono vecchie prove di stampa per un calendario del Giubileo del 2000, con San Pietro, il Colosseo e altre icone del turismo mordi e fuggi: fanno riferimento alla particolare collocazione della galleria, in territorio di proprietà del Vaticano. Oppure manifesti pubblicitari che invitano a investire nel mattone, con riferimento alle pareti di Sala 1 ma anche al problema della speculazione edilizia nella capitale. Si lega invece a una ricerca prettamente formale, che parte dalla riflessione critica sul linguaggio della pittura e in particolare sull’astrattismo di primo Novecento, il lavoro di Albano Morandi (Salò, 1958 – vive e lavora a Brescia). Nelle sue opere infatti la funzione pittorica è delegata alla superficie composita delle cose usate e raccolte, nelle trame e nei pattern “trovati” nel processo automatico di esplorazione e prelievo di frammenti di realtà. Come ha ben spiegato Francesco Tedeschi, Morandi recupera tracce visive come un archeologo. Così facendo seleziona dal “rumore” di sottofon-

Emanuela Termine 13 febbraio 2014

A destra Sala 1 Veduta della mostra


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