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I liquidatori

I tre supereroi di Chernobyl

E’ una delle vicende più note del nostro tempo: il 26 aprile 1986, il reattore n.4 della centrale nucleare di Chernobyl esplode nel corso di una prova di sicurezza mal eseguita, prodotto di una

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serie di operazioni insensate e di più di duecento violazioni del Regolamento di Sicurezza Nucleare

dell’Unione Sovietica. Su Chernobyl sono state raccontate molte menzogne e le hanno raccontate tutti; le autorità

sovietiche dell’epoca, l’industria nucleare occidentale, oltre a tutti i propagandisti di qualunque tendenza politica. La bugia in assoluto più fastidiosa è quella che definisce “gli addetti ai lavori” (quasi mezzo milione di persone) ad una banda di poveri ignoranti portati lì senza sapere cosa si

trovavano davanti. Questa è la versione più odiosa, perché anziché onorare il loro eroismo li

disprezza e li condanna. Le squadre di tecnici erano formate soprattutto da vigili del fuoco, militari

dell’esercito e dell’aviazione addestrati alla guerra nucleare, ingegneri minerari, geologi e minatori specialisti di uranio.

Si decise di procedere a svuotare la piscina radioattiva ed i primi due soggetti ad offrirsi volontari

furono Alexei Ananenko, un ingegnere che aveva partecipato alla costruzione della centrale di

Chernobyl, cooperò al disegno delle saracinesche e sapeva dov’erano piazzate esattamente le

valvole e Valeriy Bezpalov, un altro ingegnere che lavorava nella centrale con un ruolo di

responsabile. Sapevano benissimo che stavano per camminare incontro alla morte. Mentre

indossavano le tute, notarono che avrebbero avuto bisogno di un aiutante per sostenere la

lampada subacquea sul bordo della piscina mentre loro avrebbero lavorato immersi. Un giovane

operaio della centrale di nome Boris Baranov si unì in aiuto ai due ingegneri.

Da sinistra verso destra:

Boris Baranov, Alexei Ananenko e

Valerj Bezpalov

Sotto gli occhi umidi di chi era rimasto indietro, i tre compagni percorsero i 1.200 metri,

chiacchierando normalmente fra loro. Sotto quel cielo grigio e i resti fumiganti di un reattore

nucleare, gli eroi Alexei Ananenko e Valeriy Bezpalov s’immersero nella piscina mentre il compagno

Boris Baranov piazzava la lampada subacquea. Dall’esterno non li vide più nessuno. Ma le

saracinesche si aprirono ed un milione di metri cubi di acqua radioattiva iniziò a fluire verso l’invaso sicuro preparato appositamente. Gli eroi Ananenko, Bezpalov e Baranov avevano salvato l’Europa. Baranov morì di attacco cardiaco nel 2005 mentre Bezpalov e Ananenko sono ancora in vita. La

trama della loro storia ha conosciuto giri incredibili.

Alexey Ananenko, ha recentemente raccontato in maniera dettagliata la sua vita a Chernobyl e

come andarono realmente le cose durante il loro gesto eroico, Alexey sottolineando che lo

svuotamento della piscina era un'operazione ordinaria per un tecnico. "Mi sono offerto volontario,

perché lavoravo in quel settore e conoscevo tutti i dettagli. L'acqua arrivava fino alle ginocchia.

L'operazione stessa è stata rapida e senza complicazioni."

A pochi metri dal reattore 4 venne eretto un monumento in onore a tutti i liquidatori che recita

quanto segue: "A coloro che salvarono il mondo".

Il monumento ai liquidatori