Book of Abstracts final version

BOOK OF ABSTRACTS

COMITATO SCIENTIFICO: / SCIENTIFIC COMMITTEE

Roberto Bestetti (CESMAR7) Paola Buscaglia (Centro Conservazione Restauro La Venaria Reale) Barbara Caranza (CESMAR7) Michela Cardinali (Centro Conservazione Restauro La Venaria Reale) Paola Croveri (Centro Conservazione Restauro La Venaria Reale) Matteo Montanari (CESMAR7) Davide Riggiardi (CESMAR7) Ilaria Saccani (CESMAR7) Dominique Scalarone (Universita’ degli Studi di Torino)

RIFLESSIONI METODOLOGICHE SULLA CONSERVAZIONE DEI BENI CULTURALI IN LEGNO Marco FIORAVANTI DAGRI - Università di Firenze

* marco.fioravanti@unifi.it Abstract L’invecchiamento del legno, e del legno nei beni culturali, deve essere considerato un fenomeno complesso, nel significato che viene attribuito ai comportamenti dei sistemi biologici e di quelli chimico fisici, caratterizzati da dinamiche non-lineari che ne rendono poco prevedibile il comportamento. Le variabili che contribuiscono a determinare il comportamento di ogni opera d’arte in legno sono rappresentate dalla variabilità intrinseca del materiale (specie legnosa, variabilità individuale, fattori di accrescimento), dalle tipologie strutturali e le scelte tecnologiche operate al momento della realizzazione, dalla tipologia di degrado (biologico, chimico fisico, meccanico), dalla storia igroscopica (caratteristiche climatiche degli ambienti di conservazione) e da quella meccanica. Queste variabili interagiscono fra loro nel dominio del tempo sviluppando dinamiche relazionali nelle quali la variazione di un fattore produce risultati differenti a seconda delle condizioni degli altri fattori. Il risultato di queste interazioni produce singolarità e non-linearità nei comportamenti, rendendo peculiare ogni opera, anche nell’ambito di categorie omogenee.

In questo contributo dopo una illustrazione ed esemplificazione dei fenomeni sopra descritti, si intende esaminare, alla luce di circa 30 anni di ricerche applicate alla conservazione dei beni culturali in legno – dipinti su tavola, legni archeologici, strumenti musicali, strutture - le implicazioni pratiche nella conservazione dei manufatti lignei ed in particolare circa: - la necessità di caratterizzare il comportamento fisico meccanico delle singole opere, secondo un approccio metodologico che parte dalla difficoltà di modellizzare il comportamento di sistemi non lineari, introducendo la logica di apprendimento dall’oggetto; - i limiti della trasferibilità dei risultati degli interventi di conservazione e di restauro anche nell’ambito di categorie ontologiche comuni; - l’importanza della riflessione metodologica nell’ambito della ricerca applicata alla conservazione dei manufatti lignei, e la necessità di concorrere alla definizione di modelli transdisciplinari adeguati alla complessità sistemica delle opere.

METHODOLOGICAL REFLECTIONS ON THE CONSERVATION OF WOODEN CULTURAL HERITAGE. Marco FIORAVANTI DAGRI - Università di Firenze

* marco.fioravanti@unifi.it Abstract The aging of wood, and particularly of wood in cultural heritage, must be considered like a complex phenomenon, in the meaning that is attributed to the behavior of biological and chemical-physical systems, characterized by non-linear dynamics that make their behavior unpredictable. The variables that contribute to determining the behavior of each wooden work of art are represented by the intrinsic variability of the material (wood species, individual variability, growth factors), by the structural types and technological choices made at the time of creation, by the typology of degradation (biological, chemical-physical, mechanical), from the hygroscopic history (climatic characteristics of the conservation environments) and from the mechanical one. These variables interact with each other in the time domain developing relational dynamics in which the variation of a factor produces different results depending on the conditions of the other factors. The result of these interactions produces singularity and non-linearity in behaviors, making each work unique, even in the context of homogeneous categories. In this contribution, after an illustration and exemplification of the phenomena described above, we intend to examine, in the light of about 30 years of research applied to the conservation of cultural heritage in wood - paintings on wood, archaeological woods, musical instruments, structures - the practical implications in conservation of wooden artefacts and about: - the need to characterize the physical and mechanical behavior of individual works, according to a methodological approach that starts from the difficulty of modeling the behavior of non-linear systems, introducing the logic of learning from object; - the limits of the transferability of the results of conservation and restoration interventions also within the context of common ontological categories; - the importance of methodological reflection in the field of research applied to the conservation of wooden artefacts, and the need to contribute to the definition of transdisciplinary models suitable for the systemic complexity of the works.

Keywords: wood, Cultural Heritage, complexity, transdisciplinarity

MATERIALI DELL'ANTICO EGITTO Criticità conservative, linee guida di intervento e attività sperimentale.

Paola BUSCAGLIA , Tiziana CAVALERI , Francesca ZENUCCHINI , Sara AICARDI , Matilde BORLA , Michela CARDINALI 1,4*

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Fondazione Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale. Via XX Settembre 18, 10078 Venaria Reale (Torino).

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Fondazione Museo delle Antichità Egizie di Torino. Via Accademia delle Scienze 6, 10123 Torino

Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città Metropolitana di Torino, 10124 Torino

Politecnico di Torino, Dipartimento Scienza applicata e Tecnologia (DISAT), Corso Duca degli Abruzzi, 24, 10129 Torino 5

Università della Tuscia, Dipartimento di Economia, Ingegneria, Società e Organizzazione Aziendale, Via del paradiso, 47. 01100 Viterbo * paola.buscaglia@centrorestaurovenaria.it Abstract Il contributo propone una riflessione in merito alle criticità riscontrate nel corso di interventi su sarcofagi e sculture lignee di epoca egizia, a valle di sette anni di attività continuativa di studio e conservazione. La ricorrenza di materiali particolarmente reattivi ai mezzi chimici, abbinata alla presenza di finiture disomogeneamente distribuite sulla superficie e di non facile comprensione nella composizione (Geldof, 2017; Buscaglia, et al., n.d.), rappresenta una delle problematiche principali. In aggiunta a questo la presenza di interventi di stabilizzazione o restauro complicano ulteriormente la possibilità di definizione di linee guida di intervento: a partire dall’attività in scavo, infatti, queste attività hanno comportato l’applicazione di materiali interferenti con la materia originale, e spesso la rimozione di depositi che hanno criticamente alterato la corretta leggibilità delle decorazioni. Lo studio condotto negli anni dal Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale (CCR), in costante collaborazione con i partners del Vatican Coffin Project (1) (Amenta, 2014), ha permesso di incrementare le conoscenze relative alla storia conservativa dei manufatti (scarsamente documentata) e di strutturare, in parallelo alla definizione di linee guida generali (Prestipino, et al., n.d.), attività sperimentali progettate ad hoc in relazione alle peculiarità riscontrate sui reperti della collezione del Museo Egizio di Torino. Tale attività ha riguardato in particolar modo materiali e metodi di pulitura, sia superficiale sia per la rimozione di sostanze filmogene superficiali, in alternativa al solo dry cleaning (Buscaglia, et al., 2018 ; Manfredda, et al. 2021). Per ciò che riguarda la possibilità di rimozione di resina acrilica deteriorata (Paraloid B72), la cui presenza porta in alcuni casi all’aumento della brillantezza superficiale, in altri a opacizzazione o ingiallimento o, ancora, ad inglobamento del particolato atmosferico, alcune prime valutazioni sull’applicabilità di mezzi fisici o chimici, anche innovativi sono possibili, sebbene questa risulti particolarmente complessa in presenza di finiture resinose. Per ciò che riguarda, infine, la

risoluzione di problemi strutturali, specialmente a carico di strutture complesse come i modellini, è ancora in via di definizione la messa a punto di un metodo di intervento minimamente invasivo, ripetibile ed applicabile a tutti i reperti, che preveda la messa in opera di elementi di supporto non incollati alla materia originale.

La narrazione delle criticità riscontrate negli anni sarà strutturata su specifici casi studio e sulle relative soluzioni adottate, delineando anche le future prospettive di studio e ricerca.

Keywords: Policromie egizie; archeometria; metodi fisici; gel ad alta ritenzione; consolidamento; stabilizzazione.

Note: (1) La cooperazione internazionale di ricerca del Vatican Coffin Project, istituita nel 2008 tra il Dipartimento di Antichità Egizie dei Musei Vaticani, diretti da Alessia Amenta, e il Laboratorio di Diagnostica per la Conservazione dei Musei Vaticani, diretto da Ulderico Santamaria, coinvolge attualmente le seguenti istituzioni: Musei Vaticani, Musée du Louvre, Rijksmuseum van Oudheden di Leiden, Museo Egizio di Torino, Centre de Recherche et de Restauration des Musées de France, Centro Conservazione e Restauro ‘La Venaria Reale’, Xylodata Paris. Il progetto ha, tra gli obiettivi principali, anche la definizione di materiali e metodi di intervento adeguati alle stratigrafie in opera.

Bibliografia: Amenta, A. 2014 The Vatican Coffin Project. In: E. Pischikova, J. Budka and K. Griffin, eds. Thebes in the First Millennium BC. Newcastle upon Tyne: Cambridge Scholars Publishing, pp. 483–499.

Geldof, E. 2017. Painting techniques of the Leiden Coffins. In L. Weiss, eds., The Coffins of The Priests Of Amun. Egyptian coffins from the 21st Dynasty in the collection of the National Museum of Antiquities in Leiden. Leiden: Sidestone Press, pp. 49-67.

P. Buscaglia, M. Cardinali, T. Cavaleri, E. Ferraris, in press. Study and conservation of some Late Period coffins coming from Queens’ Valley, postprints of the conference Second Vatican Coffin Conference. Città del Vaticano, 6-9/06/2017.

Prestipino, G., Buscaglia, P., Krudop, H., Timbart, N., in press. Working at the vocabulary and at the guidelines for egyptian wooden polychrome coffins’ conservation. In postprints of the conference Second Vatican Coffin Conference. Città del Vaticano, 6-9/06/2017.

Buscaglia, P., Cardinali, M., Cavaleri, T., Croveri, P., Ferraris di Celle, G., Piccirillo, A. and Zenucchini, F., 2018. Nesimenjem and the Valley of the Queens’ Coffins. In H. Strudwick, J. Dawson, eds., Ancient Egyptian Coffins: Past Present Future. Oxford: Oxbow Books, pp. 83-95.

Manfredda, N., Buscaglia, P., Gallo, P., Borla, M., Aicardi, S., Poggi, G., Baglioni, P., Nervo, M., Scalarone, D., Borghi, A., Re, A., Guidorzi, L., Giudice, A.L., 2021. An Ancient Egyptian Multilayered Polychrome Wooden Sculpture Belonging to the Museo Egizio of Torino: Characterization of Painting Materials and Design of Cleaning Processes by Means of Highly Retentive Hydrogels. Coatings 2021, 11, 1335. https://doi.org/10.3390/coatings11111335 Consonni, A., Quirino, T., Buscaglia, P., Solera, E., in press. Hidden colors: coffins and cartonnages at the temple of Amenhotep II - Western Thebes. A case study. In: postprints of the conference Second Vatican Coffin Conference. Città del Vaticano, 6-9/06/2017.

Cavaleri, T., Buscaglia, P., Caliri, C., Ferraris, E., Nervo, M., Romano, F.P. 2020. Below the surface of the coffin lid of Neskhonsuennekhy in the Museo Egizio collection. X-Ray Spectrometry SPECIAL ISSUE ARTICLE 07 August 2020. https://doi.org/10.1002/xrs.3184.

ANCIENT EGYPTIAN MATERIALS Conservation issues, guidelines of intervention and experimental activity.

Paola BUSCAGLIA , Tiziana CAVALERI , Francesca ZENUCCHINI , Sara AICARDI , Matilde BORLA , Michela CARDINALI 1*

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Fondazione Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale. Via XX Settembre 18, 10078 Venaria Reale (Torino).

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Fondazione Museo delle Antichità Egizie di Torino. Via Accademia delle Scienze 6, 10123 Torino

Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città Metropolitana di Torino, 10124 Torino 4

Politecnico di Torino, Department of Applied Science and Technology (DISAT)

5 University of Tuscia, Department of Economics, Engineering, Society and Business Organization (DEIM), Via del paradiso, 47. 01100 Viterbo, Italy * paola.buscaglia@centrorestaurovenaria.it Abstract This paper offers a reflection on the main conservation issues emerged in the frame of studies and treatments carried on Egyptian coffins and wooden sculptures, downstream seven years of dedicated activity. The recurrence of materials extremely reactive to chemical means, combined with the presence of unevenly distributed and not easy to characterize finishes (Geldof, 2017), is one of the main issues. Moreover, general intervention guidelines not always seem adequate observing several stabilization interventions, starting from the excavation activity, with application of materials interfering with the original ones, as well as previous cleaning treatments, that have critically altered aspect of the painted and finished decorations.

The study carried by the Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale (CCR), in constant collaboration with the partners of the Vatican Coffin Project (1) (Amenta, 2014), has allowed to increase the knowledge on the conservation history of the artefacts, poorly documented, and to add to the general guidelines (Prestipino, et al., nd) activities specifically designed on the peculiarities of the finds in the collection of the Museo Egizio of Turin. An important focus has been given to cleaning methods for the removal of superficial substances, comparing physical (Buscaglia, et al., 2018) and chemical methods, including innovative ones (Manfredda, et al.

2021) in alternative to dry cleaning only. In particular, the recurrence of deteriorated acrylic resin (Paraloid B72), whose removal is extremely complex in case of presence of resinous finishes and is still on study, has led in some cases to an increase in surface brilliance, in others to opacification or yellowing or, again, incorporation of dust. Finally, structural problems, especially in complex structures such as craft models, the development of a minimally invasive intervention method, repeatable and applicable to all finds, is still being defined and, generally, focused on providing support elements without gluing the original material.

The narration of the issues we faced in the years will be based on specific case studies and on the solutions applied; experimental future perspectives will be outlined.

Keywords: Egyptian polychromies; archaeometry; Laser Cleaning; High retentive gels; consolidation; stabilization.

Notes: 1. The international research cooperation of the Vatican Coffin Project, established in 2008 between the Department of Egyptian Antiquities of the Vatican Museums, directed by Alessia Amenta, and the Diagnostic Laboratory for the Conservation of the Vatican Museums, directed by Ulderico Santamaria, currently involves the following institutions : Vatican Museums, Musée du Louvre, Rijksmuseum van Oudheden of Leiden, Egyptian Museum of Turin, Center de Recherche et de Restauration des Musées de France, Conservation and Restoration Center 'La Venaria Reale', Xylodata Paris. The project has, among the main objectives, also the definition of materials and methods of intervention suitable for the stratigraphy in place.

Bibliography: Amenta, A. 2014 The Vatican Coffin Project. In: E. Pischikova, J. Budka and K. Griffin, eds.

Thebes in the First Millennium BC. Newcastle upon Tyne: Cambridge Scholars Publishing, pp.

483–499.

Geldof, E. 2017. Painting techniques of the Leiden Coffins. In L. Weiss, eds., The Coffins of The Priests Of Amun. Egyptian coffins from the 21st Dynasty in the collection of the National Museum of Antiquities in Leiden. Leiden: Sidestone Press, pp. 49-67.

P. Buscaglia, M. Cardinali, T. Cavaleri, E. Ferraris, in press. Study and conservation of some Late Period coffins coming from Queens’ Valley, postprints of the conference Second Vatican Coffin Conference. Città del Vaticano, 6-9/06/2017.

Prestipino, G., Buscaglia, P., Krudop, H., Timbart, N., in press. Working at the vocabulary and at the guidelines for egyptian wooden polychrome coffins’ conservation. In postprints of the conference Second Vatican Coffin Conference. Città del Vaticano, 6-9/06/2017.

Buscaglia, P., Cardinali, M., Cavaleri, T., Croveri, P., Ferraris di Celle, G., Piccirillo, A. and Zenucchini, F., 2018. Nesimenjem and the Valley of the Queens’ Coffins. In H. Strudwick, J. Dawson, eds., Ancient Egyptian Coffins: Past Present Future. Oxford: Oxbow Books, pp. 83-95.

Manfredda, N., Buscaglia, P., Gallo, P., Borla, M., Aicardi, S., Poggi, G., Baglioni, P., Nervo, M., Scalarone, D., Borghi, A., Re, A., Guidorzi, L., Giudice, A.L., 2021. An Ancient Egyptian Multilayered Polychrome Wooden Sculpture Belonging to the Museo Egizio of Torino: Characterization of Painting Materials and Design of Cleaning Processes by Means of Highly Retentive Hydrogels. Coatings 2021, 11, 1335. https://doi.org/10.3390/coatings11111335 Consonni, A., Quirino, T., Buscaglia, P., Solera, E., in press. Hidden colors: coffins and cartonnages at the temple of Amenhotep II - Western Thebes. A case study. In: postprints of the conference Second Vatican Coffin Conference. Città del Vaticano, 6-9/06/2017.

Cavaleri, T., Buscaglia, P., Caliri, C., Ferraris, E., Nervo, M., Romano, F.P. 2020. Below the surface of the coffin lid of Neskhonsuennekhy in the Museo Egizio collection. X-Ray Spectrometry SPECIAL ISSUE ARTICLE 07 August 2020. https://doi.org/10.1002/xrs.3184.

Reconservation of alum-treated wood from the Oseberg finds - first steps towards understanding potential reconservation strategies Susan Braovac1*, Calin Steindal1, Angeliki Zisi1, Pia Edqvist1, Fabrizio Andriulo1, Stephen Harding2, Michelle Cutajar2, Jeannette Lucejko3 1

Museum of Cultural History, University of Oslo, Kabelgata 34, 0580 Oslo, Norway 2 3

School of Biosciences, University of Nottingham

Dept. of Chemistry and Industrial Chemistry, University of Pisa * susan.braovachm.uio.no

Abstract In the early 1900s the most degraded wooden objects from the Viking Age Oseberg find were treated with alum salts (Rosenqvist, 1959). Unfortunately, this treatment led to the incorporation of sulfuric acid into the wood, which in turn caused its slow degradation over a 100 year period. Today, the artefacts show variable levels of degradation (Braovac et al., 2016; Łucejko et al., 2018; Caitlin M.A. McQueen, Tamburini, & Braovac, 2018; C. M. A. McQueen et al., 2017). Many have also been reconstructed from hundreds of fragments. The artifacts must be reconserved in order to remove the acid and strengthen them (Braovac et al., 2018). The challenge lies in finding appropriate retreatment methods. Objects which have not been reconstructed and which are not heavily degraded can withstand re-immersion in water to remove the acids. Alum salts are also removed during this process. Subsequently the objects are impregnated with polyethylene glycol (PEG) and freeze dried. For the remaining objects, non-aqueous methods must be applied. For deacidification, alkaline nanoparticles (Ca(OH)2) suspended in isopropanol were investigated (Andriulo, Braovac, Kutzke, Giorgi, & Baglioni, 2016). For strengthening, several thermoplastic and thermosetting polymers in organic solvents were also tested on fragments from the Oseberg collection. All retreatment methods have positive and negative aspects. These will be described in this presentation. Based on these results, future research is being planned for this collection.

Keywords: Oseberg, alum, retreatment, deacidification

Bibliography: Andriulo, F., Braovac, S., Kutzke, H., Giorgi, R., & Baglioni, P. (2016). Nanotechnologies for the restoration of alum-treated archaeological wood. Applied Physics A, 122(4), 322. doi:10.1007/s00339-016-9833-0 Braovac, S., McQueen, C. M. A., Sahlstedt, M., Kutzke, H., Łucejko, J. J., & Klokkernes, T. (2018). Navigating conservation strategies: linking material research on alum-treated wood from the Oseberg collection to conservation decisions. Heritage Science, 6(1), 77. doi:https://doi.org/10.1186/s40494-018-0241-y

Braovac, S., Tamburini, D., Łucejko, J. J., McQueen, C., Kutzke, H., & Colombini, M. P. (2016). Chemical analyses of extremely degraded wood using analytical pyrolysis and inductively coupled plasma atomic emission spectroscopy. Microchemical Journal, 124, 368-379. doi:http://dx.doi.org/10.1016/j.microc.2015.09.016 Łucejko, J. J., La Nasa, J., McQueen, C. M. A., Braovac, S., Colombini, M. P., & Modugno, F. (2018).

Protective effect of linseed oil varnish on archaeological wood treated with alum. Microchemical Journal, 139, 50-61. doi:https://doi.org/10.1016/j.microc.2018.02.011 McQueen, C. M. A., Tamburini, D., & Braovac, S. (2018). Identification of inorganic compounds in composite alum-treated wooden artefacts from the Oseberg collection. Scientific Reports, 8(1), 2901. doi:https://doi.org/10.1038/s41598-018-21314-z McQueen, C. M. A., Tamburini, D., Łucejko, J. J., Braovac, S., Gambineri, F., & Modugno, F. (2017). New insights into the degradation processes and influence of the conservation treatment in alumtreated wood from the Oseberg collection. Microchem J, 132. doi:10.1016/j.microc.2017.01.010 Rosenqvist, A. M. (1959). The Stabilizing of Wood Found in the Viking Ship of Oseberg: Part I. Studies in Conservation, 4(1), 13-22. doi:https://doi.org/10.1179/sic.1959.004

“L’ULTIMA FASE DELL’INTERVENTO DI RESTAURO SUI REPERTI LIGNEI POLICROMI DEL CONTROSOFFITTO ROMANO RINVENUTO A ERCOLANO, RISULTATI E BILANCI.”

Elisabetta CANNA1* Annunziata LAINO2* Domenico CAMARDO3* 1

Parco Archeologico di Ercolano Corso Resina 187, 80056, Ercolano (NA); 2 Herculaneum Conservation Project, Corso Resina 187, 80056 Ercolano (NA); 3 Herculaneum Conservation Project, Corso Resina 187, 80056 Ercolano (NA); * elisabetta.canna-01@beniculturali.it Abstract La scoperta del tetto e del controsoffitto in legno del Salone dei marmi della Casa del rilievo di Telefo è avvenuta fra 2009 e 2010, durante le lavorazioni volte alla sistemazione e alla valorizzazione dell’antico litorale ercolanese. Al di sotto del compatto strato di fango sono stati scoperti 211 reperti lignei in stato di imbibizione che, per le peculiarità del seppellimento vulcanico, risultavano perfettamente conservati e si presentavano sostanzialmente come legno vivo e non carbonizzato. Dallo scavo sono emerse travi a sezione rettangolare di grandi dimensioni e molti travetti a sezione circolare, appartenenti alla struttura portante del tetto, nonché molteplici elementi decorati a rilievo con tracce di policromia e doratura appartenenti al cassettonato.

La sperimentazione condotta per l’individuazione di un’idonea metodologia di consolidamento di legni policromi imbibiti, avviata nel 2012 con la collaborazione di diversi enti di ricerca tra i quali CNR-IVALSA, ha permesso di realizzare una prima campagna d’intervento tra il 2017 e il 2019 su 75 reperti del cassettonato, di maggiore valore archeologico, con tracce di policromia e doratura, mediante impregnazione di una miscela a base di lattitolo e trealosio, zuccheri idrogenati in soluzione acquosa e successiva essicazione, già oggetto di una pubblicazione “Restauro dei reperti lignei policromi del controsoffitto romano rinvenuto ad Ercolano” (IGIIC – Lo Stato dell’Arte 2019).

Il presente contributo, frutto della collaborazione tra Parco Archeologico di Ercolano e la fondazione Packard Humanities Institute e altri partner, nell’ambito del partenariato pubblico privato l’Herculaneum Conservation Project, propone alla comune riflessione il secondo ciclo dell’intervento, terminato nel 2020, ed ha come obiettivo la descrizione dei risultati della pulitura delle superfici policrome, a fronte anche degli effetti del consolidamento a base di polisaccaridi sulle superfici pigmentate. Data la difficoltà di rimozione dalle cromie sia della terra di scavo, ormai concrezionata, sia dei residui dello zucchero riconducibili all’applicazione del consolidante, sono stati definiti metodi differenziati a seconda della maggiore o minore coesione delle policromie al supporto e della tipologia di pigmento. Il protocollo messo a punto ha previsto una pulitura selettiva, chimico-fisica, alternata all’utilizzo localizzato dell’irraggiamento laser Nd: YAG LQS1, variando la fluenza operativa.

Ulteriore obiettivo è presentare i risultati del ripristino, mediante incollaggi di porzioni frammentate, dei sistemi di assemblaggio originali ad incastro utilizzati all’epoca, fornendo degli interessanti approfondimenti per lo studio dei sistemi antichi di lavorazione del legno e di connessione degli elementi, ad incastro, per giunzione, mediante cavicchi.

Keywords: legno archeologico, legno bagnato, consolidamento con polisaccaridi, pulitura laser, tecniche di carpenteria, restauro.

Bibliografia: Camardo D., Notomista M., 2015. The roof and suspended ceiling of the marble room in the House of the Telephus Relief at Herculaneum, Journal of Roman Archaeology, 28, pp. 39-70.

Camardo D., Notomista M., 2011. Lo scavo e il recupero del tetto in legno dell’ambiente 18 della Casa del Rilievo di Telefo, Rivista di Studi Pompeiani, XXI, pp. 154-155.

Guidobaldi M.P., Zolfo G., Labriola M., Capretti C., Macchioni N., Morgos A., Pecoraro E., Pizzo B., 2016.

Conservation of the waterlogged precious roman composite forniture plated with carved ivory found in Villa dei Papiri, Herculaneum, 13th ICOM-CC Wet Organic Archaeological Materials Conference (WOAM), Firenze, May 16-2.

Macchioni N., Pizzo B., Capretti C., Pecoraro E., Sozzi L., Lazzeri S., 2016. New wooden archaeological finds from Herculaneum: state of preservation and hypothesis of consolidation of the material from the House of the Relief of Telephus in: Archaeometry, volume 58 (6) pp.1024-1037. ISSN 1475-4754.

Zhang J.P., Imazu S., Morgos A., 2007. Lactitol Conservation of the 1st c. BC Extremely Degraded Waterlogged Archaeological Wooden Figures and Objects Excavated at the Tomb of one of the Kings of the Ancient Sishui Kingdom in China, in Proceedings of the 10th ICOM Group on Wet Organic Archaeological Materials Conference, Amsterdam, 11-15 September.

“THE LAST PHASE OF CONSERVATION WORK ON THE POLYCHROME WOODEN FINDS OF THE ROMAN DECORATIVE CEILING FOUND AT HERCULANEUM, RESULTS AND EVALUATIONS.”

Elisabetta CANNA1* Annunziata LAINO2* Domenico CAMARDO3* 1

Parco Archeologico di Ercolano Corso Resina 187, 80056, Ercolano (NA); 2 Herculaneum Conservation Project, Corso Resina 187, 80056 Ercolano (NA); 3 Herculaneum Conservation Project, Corso Resina 187, 80056 Ercolano (NA); * elisabetta.canna-01@beniculturali.it Abstract The wooden roof and decorative ceiling of the Marble Hall of the House of the Relief of Telephus were discovered between 2009 and 2010 during work to tidy up and improve Herculaneum’s ancient shoreline.

Beneath the compact layer of volcanic material, 211 waterlogged wooden fragments were found which were uniquely buried by the volcanic eruption, and therefore perfectly preserved and, for the most part, in the form of waterlogged, not carbonized, wood. The excavation unearthed large rectangular beams and smaller circular beams from the load-bearing structure of the roof, as well as many decorated relief elements from the coffered ceiling with traces of polychromy and gilding.

Experiments to find a suitable consolidation method for the waterlogged polychrome wood began in 2012 with the support of various research organizations among which CNR-IVALSA. It enabled an initial conservation campaign to get underway between 2017 and 2019 on 75 of the most archaeologically important finds from the coffered ceiling with traces of polychromy and gilding by impregnating a mixture containing lactitol and trehalose, hydrogenated sugars in an aqueous solution, and subsequently drying it, which is discussed in the paper “Restauro dei reperti lignei policromi del controsoffitto romano rinvenuto ad Ercolano” (IGIIC – Lo Stato dell’Arte 2019).

This analysis, the result of a collaboration between the Parco Archeologico di Ercolano and the Packard Humanities Institute and other partners as part of a public-private partnership the Herculaneum Conservation Project, deals with the second conservation cycle, which ended in 2020, and its aim is to describe the results of cleaning the polychrome surfaces, also involving the effects of consolidation using polysaccharides on the pigmented surfaces. Given the difficulty of removing both the already-cemented excavated earth from the colours and the sugar residues used when applying the consolidant, different methods were decided on depending on the extent of the colours’ cohesion to the support and on the type of pigment. The established protocol involved selective chemical-physical cleaning, or alternatively the localized use of ND YAG LQS1 laser, varying the operating fluence.

The results of the conservation (involving the gluing of fragmented portions) of the original dovetail joint systems used at the time will also be presented, providing an interesting in-depth analysis of the study of ancient woodworking systems and of the ways elements were connected, using dovetails, joints, and pins.

Keywords: archaeological wood, waterlogged wood, polysaccharide consolidation, laser cleaning, carpentry techniques, conservation.

Bibiography: Camardo D., Notomista M., 2015. The roof and suspended ceiling of the marble room in the House of the Telephus Relief at Herculaneum, Journal of Roman Archaeology, 28, pp. 39-70.

Camardo D., Notomista M., 2011. Lo scavo e il recupero del tetto in legno dell’ambiente 18 della Casa del Rilievo di Telefo, Rivista di Studi Pompeiani, XXI, pp. 154-155.

Guidobaldi M.P., Zolfo G., Labriola M., Capretti C., Macchioni N., Morgos A., Pecoraro E., Pizzo B., 2016.

Conservation of the waterlogged precious roman composite forniture plated with carved ivory found in Villa dei Papiri, Herculaneum, 13th ICOM-CC Wet Organic Archaeological Materials Conference (WOAM), Firenze, May 16-2.

Macchioni N., Pizzo B., Capretti C., Pecoraro E., Sozzi L., Lazzeri S., 2016. New wooden archaeological finds from Herculaneum: state of preservation and hypothesis of consolidation of the material from the House of the Relief of Telephus in: Archaeometry, volume 58 (6) pp.1024-1037. ISSN 1475-4754.

Zhang J.P., Imazu S., Morgos A., 2007. Lactitol Conservation of the 1st c. BC Extremely Degraded Waterlogged Archaeological Wooden Figures and Objects Excavated at the Tomb of one of the Kings of the Ancient Sishui Kingdom in China, in Proceedings of the 10th ICOM Group on Wet Organic Archaeological Materials Conference, Amsterdam, 11-15 September.

Il soffitto ligneo della casa del rilievo di Telefo (Ercolano): sperimentazione dell’efficacia conservativa dei trattamenti del legno imbibito e della loro compatibilità con la policromia Gianna GIACHI1, Nicola MACCHIONI2, Benedetto PIZZO2, Alessandra DE VITA3, Elisa PECORARO2*, 1 2 3

Museo e Istituto Fiorentino di Preistoria, Via S. Egidio, 21 - Firenze

CNR IBE- Istituto per la BioEconomia, Via Madonna del Piano, 10- Sesto Fiorentino(FI)

HCP- Herculaneum Conservation Project, Parco Archeologico di Ercolano, Via Mare 44-Ercolano (NA)

* elisa.pecoraro@ibe.cnr.it Nel 2009, nell’area dell’antica spiaggia del sito archeologico di Ercolano, nell’ambito dei lavori dell’Herculaneum Conservation Project (HCP) fu portata alla luce parte della copertura lignea del Salone dei Marmi della Casa del Rilievo di Telefo. L’eccezionale scoperta dei reperti lignei appartenenti alla struttura del tetto e del controsoffitto cassettonato, conservatisi in condizione di imbibizione e con ancora ampie porzioni della policromia originale, pose fin da subito la necessità di elaborare un progetto a lungo termine per la loro tutela. La complessità del lavoro portò l’allora Soprintendenza, oggi Parco Archeologico di Ercolano, e l’equipe interdisciplinare dell’HCP - un'iniziativa del Packard Humanities Institute -, oltre alla British School at Rome, a formulare un accordo con un più ampio gruppo di istituzioni ed esperti con il fine di intraprendere una fase di diagnostica multidisciplinare propedeutica al restauro.

Il primo punto dell’indagine diagnostica ha avuto l’obiettivo di caratterizzare i materiali - legno e pittura - costituenti il manufatto, ai fini conoscitivi e conservativi [1],[2].

Una seconda fase del lavoro diagnostico ha riguardato la sperimentazione dell’efficacia di diverse metodiche di consolidamento del legno archeologico imbibito (in relazione alla presenza di più specie legnose con uno stato di conservazione estremamente vario) in termini sia di stabilizzazione dimensionale e chimico-fisica del legno sia di compatibilità rispetto alla policromia ancora presente negli elementi decorati. Il raggiungimento di questi obiettivi ha previsto la comparazione dell’applicazione di prodotti e tecniche di impregnazione utilizzando provini di legno opportunamente preparati in combinazione con i risultati analitici (varietà di legno e delle cromie), insieme ad altri provini con testimonianza di colore provenienti dallo scavo e scelti in base al minore o nessun interesse archeologico. La sperimentazione ha previsto l’uso di materiali naturali, quali, ad esempio, la colofonia e il lattitolo [3], e quello di materiali di sintesi, quali la kauramina [4] e l’aquazol, e i più conosciuti polietilenglicoli (PEG)[5].

Nello specifico, il lavoro ha inteso valutare contemporaneamente l’efficacia dei trattamenti per la conservazione del legno degradato e imbibito e la compatibilità di questi con la cromia ancora esistente in termini di mantenimento dello stesso tono di colore e mantenimento dell’aderenza della

pellicola pittorica. A questo fine, dopo le prove chimico fisiche per valutare la stabilizzazione del legno trattato, è seguito uno studio colorimetrico delle superfici dipinte mediante l’utilizzo di uno spettrocolorimetro e di uno scanner ad alta capacità di risoluzione con l’acquisizione d’immagini in formato TIFF-RGB. Questo contributo illustra gli esiti raggiunti dagli approfondimenti scientifici nel contesto di un ricco percorso interdisciplinare che ha, infine, individuato come metodo di consolidamento migliore agli scopi prefissi quello che utilizza zuccheri idrogenati (lattitolo), risultato il più efficace nel fornire la stabilità dimensionale al legno, a conservare la pittura e a preservare la tonalità del colore.

Il lavoro diagnostico ha così agito, fattivamente, da indirizzo per la progettazione e realizzazione del restauro del cassettonato policromo di Ercolano, raro esempio conservato fino ai nostri giorni di testimonianza tecnica e di gusto estetico.

Keywords: Legno archeologico imbibito, Tetto romano, Conservazione del legno, Legno policromo, Colorimetria

Bibliografia: [1] N. Macchioni, B. Pizzo, C. Capretti, E. Pecoraro, L. Sozzi, and S. Lazzeri, ‘New Wooden Archaeological Finds from Herculaneum: The State of Preservation and Hypothesis of Consolidation of the Material from the House of the Relief of Telephus: New wooden archaeological finds from Herculaneum’, Archaeometry, vol. 58, no. 6, pp. 1024–1037, Dec. 2016, doi: 10.1111/arcm.12213.

[2] D. Tamburini, J. J. Lucejko, F. Modugno, M. P. Colombini, P. Pallecchi, and G. Giachi, ‘Microscopic techniques (LM, SEM) and a multi-analytical approach (EDX, FTIR, GC/MS, Py-GC/MS) to characterise the decoration technique of the wooden ceiling of the House of the Telephus Relief in Herculaneum (Italy)’, Microchemical Journal, vol. 116, pp. 7–14, 2014, doi: 10.1016/j.microc.2014.03.008.

[3] A. Alonso-Olvera, S. Imazu, D. Mendoza-Anaya, A. Morgos, and M. T. Tzompantzi-Reyes, Eds., ‘The Lactitol® conservation of wet polychrome wooden objects found in a 15th-century Aztec archaeological site in Mexico’, London, 2002.

[4] M. Wittköpper, ‘Current development in the preservation of archaeological wet wood with melamine/amino resins at the Römisch–Germanisches Zentralmuseum’, Archäologisches Korrespondenzblatt, vol. 28, pp. 637–64, 1998.

[5] P. Hoffmann, ‘On the Stabilization of Waterlogged Oakwood with PEG. II. Designing a Two-Step Treatment for Multi-Quality Timbers’, Studies in Conservation, vol. 31, no. 3, Art. no. 3, 1986, doi: 10.2307/1506256.

The wooden ceiling of the house of the relief of Telefo (Herculaneum): experimentation of the conservative efficacy of the treatments of the waterlogged wood and their compatibility with polychromy.

Gianna GIACHI1, Nicola MACCHIONI2, Benedetto PIZZO2, Alessandra DE VITA3, Elisa PECORARO2* 1 2 3

Museo e Istituto Fiorentino di Preistoria, Via S. Egidio, 21 - Firenze

CNR IBE- Istituto per la BioEconomia, Via Madonna del Piano, 10- Sesto Fiorentino(FI)

HCP- Herculaneum Conservation Project, Parco Archeologico di Ercolano, Via Mare 44-Ercolano (NA)

* elisa.pecoraro@ibe.cnr.it Abstract In the area of the ancient beach of the archaeological site of Herculaneum, as part of the work of the Herculaneum Conservation Project (HCP), part of the roof of the Marble Hall of the House of the Relief of Telephus was unearthed in 2009. The wooden structure of the roof and the coffered false ceiling were found. The exceptional discovery immediately created the need to develop a longterm project for their protection. The findings were preserved in waterlogged condition and still have large portions of the original polychromy. The complexity of the work led the Superintendency, today the Archaeological Park of Herculaneum, and the interdisciplinary team of the HCP - an initiative of the Packard Humanities Institute -, in addition to the British School at Rome, to formulate an agreement with a wider group of institutions and experts with the aim of undertaking a multidisciplinary diagnostic phase preparatory to restoration.

The first step of the diagnostic investigation aimed at characterising the materials making up the elements of the ceilings, wood and paint [1], [2].

The presence of several wood species with an extremely variable state of conservation made it necessary to evaluate the efficacy of different methods of consolidation in terms of both dimensional and chemical-physical stabilization of waterlogged archaeological wood. Another need was the evaluation of the compatibility of the consolidants with the polychromy still present in the decorated elements. The achievement of the latter objective involved the comparison of the application of impregnation products and techniques using appropriately prepared wood specimens in combination with the analytical results (variety of wood and colors), together with other specimens with testimony of color coming from the excavation, chosen on the basis of minor or no archaeological interest. The experimentation involved the use of natural materials, such as, for example, rosin and lactitol [3], and that of synthetic materials, such as kauramine [4] and aquazol, and the well-known polyethylene glycols (PEG)[5].

Specifically, the work aimed at evaluating both the efficacy of the treatments for the conservation of decayed waterlogged wood and its compatibility with the colour scheme still existing. Colour compatibility means maintaining both the same colour tone and the adhesion of the paint film. To this end, after the chemical-physical tests to evaluate the stabilization of the treated wood, a colorimetric study of the painted surfaces followed, through the use of a spectrocolorimeter and a high-resolution scanner with the acquisition of images in TIFF-RGB. This contribution shows the results achieved by scientific insights in the context of a rich interdisciplinary path. Finally, hydrogenated sugars (lactitol) were identified as the best consolidation method for the intended purposes, being the one that gave the most effective result in providing dimensional stability to the wood, to preserve the paint and to preserve the colour tone.

The diagnostic work thus acted effectively as an address for the design and implementation of the restoration of the polychrome coffered ceiling in Herculaneum, a rare example of technical testimony and aesthetic taste preserved to today.

Keywords: Waterlogged archaeological wood, Roman roof, Wood conservation, Wood polycrhomy, Colorimetry

Bibliography: Alonso-Olvera, A. et al. (eds) (2002) ‘The Lactitol® conservation of wet polychrome wooden objects found in a 15th-century Aztec archaeological site in Mexico’, in. Triennial meeting. ICOM-CC, London: James & James.

Hoffmann, P. (1986) ‘On the Stabilization of Waterlogged Oakwood with PEG. II. Designing a Two-Step Treatment for Multi-Quality Timbers’, Studies in Conservation, 31(3), pp. 103–113. doi: 10.2307/1506256.

Macchioni, N. et al. (2016) ‘New Wooden Archaeological Finds from Herculaneum: The State of Preservation and Hypothesis of Consolidation of the Material from the House of the Relief of Telephus: New wooden archaeological finds from Herculaneum’, Archaeometry, 58(6), pp. 1024–1037. doi: 10.1111/arcm.12213.

Tamburini, D. et al. (2014) ‘Microscopic techniques (LM, SEM) and a multi-analytical approach (EDX, FTIR, GC/MS, Py-GC/MS) to characterise the decoration technique of the wooden ceiling of the House of the Telephus Relief in Herculaneum (Italy)’, Microchemical Journal, 116, pp. 7–14. doi: 10.1016/j.microc.2014.03.008.

Wittköpper, M. (1998) ‘Current development in the preservation of archaeological wet wood with melamine/amino resins at the Römisch–Germanisches Zentralmuseum’, Archäologisches Korrespondenzblatt, 28, pp. 637–64.

LA TRAVE CARBONIZZATA DEL DECUMANO MASSIMO: PROBLEMI DI CONSERVAZIONE E D’INTERVENTO NEL SITO ARCHEOLOGICO DI ERCOLANO. Annunziata LAINO1* Elisabetta CANNA2* Ulderico SANTAMARIA3 Claudia PELOSI3 Giorgia AGRESTI3 Angela LO MONACO4 1

Herculaneum Conservation Project, Corso Resina 187, 80056 Ercolano (NA) 2 Parco Archeologico di Ercolano Corso Resina 187, 80056, Ercolano (NA); 3 Università degli Studi della Tuscia, Dipartimento di Economia, Ingegneria, Società e Impresa, Largo dell’Università, 01100, Viterbo; 4 Università degli Studi della Tuscia, Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali, Via S. Camillo De Lellis, 01100, Viterbo * n.laino@herculaneum.org Abstract La particolare tipologia di seppellimento dell’antica città di Ercolano ha permesso la conservazione di moltissimi reperti in legno carbonizzato, manufatti di arredo, ma soprattutto elementi di tipo architettonico che rendono questo sito archeologico cosi unico. Le lungimiranti operazioni di scavo condotte dall’archeologo Amedeo Maiuri durante i suoi anni di attività come soprintendente, hanno permesso il recupero di questi delicati elementi e il loro contestuale restauro, consegnandoci una grande eredità da salvaguardare e gestire.

Le difficoltà d’intervento ad oggi riscontrate sul legno carbonizzato sono da attribuire sia al degrado congenito del materiale, estremamente fragile, sia all’interazione e all’invecchiamento dei prodotti di restauro utilizzati dopo lo scavo. La tipologia di degrado prevalente su un materiale depauperato dalle componenti cellulosiche a seguito dell’eruzione, è la perdita di adesione tra gli anelli di accrescimento e la formazione di fratture ortogonali di tipo cuboide. Questo effetto, causa del naturale invecchiamento, si accentua con l’esposizione diretta agli agenti atmosferici ed è aggravato dalle interferenze causate dall’utilizzo massiccio della paraffina, adottata in epoca Maiuri come consolidante e applicata su tutti i legni carbonizzati rinvenuti durante i primi interventi di restauro.

L’obiettivo del contributo è presentare lo stato dell’arte sulle attività condotte negli ultimi anni dall’equipe costituita dai funzionari del Parco Archeologico di Ercolano e dal team interdisciplinare incaricato dalla fondazione Packard Humanities Institute nell’ambito dell’Herculaneum Conservation Project. In particolare modo, l’intervento pilota avanzato sull’imponente trave lignea carbonizzata situata sul portico con botteghe del Decumano Massimo ha rappresentato una importante occasione per approfondire gli interventi di Mauri e valutare i possibili approcci conservativi sui manufatti carbonizzati trattati a paraffina.

Nelle fasi di studio finora svolte sono stati raccolti alcuni campioni di legno carbonizzato appartenenti a specie arboree diverse, per determinare con un’indagine FT-IR le sostanze soprammesse presenti e osservare con il SEM l’effettiva distribuzione della paraffina all’interno dei campioni. Successivamente alla fase di pulitura, eseguita seguendo un protocollo operativo già impiegato in altri interventi su legno

carbonizzato, si è osservato che l’estrazione è avvenuta solo parzialmente e i trattamenti consolidanti ipotizzati e testati hanno dovuto coesistere con la paraffina residua. Ciò ha evidenziato l’impossibilità, ad oggi, di una rimozione totale del consolidante adottato da Maiuri e le conseguenti complicazioni sorte per ritrattare il manufatto.

Questo primo approccio, lontano dall’essere completamente esaustivo, apre la strada a nuove ricerche scientifiche, fondamentali per stabilire l’efficacia di un intervento di restauro e finalizzate alla messa a punto di un nuovo protocollo di pulitura e all’utilizzo di consolidanti in grado di raggiungere gli strati più profondi del legno carbonizzato.

Keywords: scavo archeologico, legno carbonizzato, consolidamento, paraffina, reversibilità, indagini diagnostiche

Bibliografia: Amoroso G.G., 2002, Trattato di Scienza della conservazione dei monumenti. Etica della conservazione, degrado dei monumenti interventi conservativi, consolidanti e protettivi, Alinea Editrice, Firenze.

Beall F.C., Blankenhorn P.R., Moore G.R., 1974, Carbonized wood: Physical properties and Use as an SEM preparation, «Wood Science», 6/1974, pp. 212-219.

Caramiello R., Fioravanti M., Griffa A., Macchioni N., Uzielli L., Zeme A., Analisi e conservazione del materiale ligneo degli scavi di Ercolano: problematiche e primi risultati, in «Allionia», Vol. 31, pp.47-59, Roma 2002.

Cobb C. K., 2005, Charred wood consolidated with thermoplastic resins, Queen’s University, presented at the 2005 Annual Conference of the Association of North American Graduate Programs in the Conservation of Cultural Property (ANAGPIC), Buffalo State College Art Conservation Department.

De Carolis E., 1998, I legni carbonizzati di Ercolano: storia delle scoperte e problematiche conservative, in «Archeologia, uomo, territorio», n. 17, pp. 43-57.

De Carolis E., 1998, Il recupero di due impianti commerciali ercolanesi in «I Beni Culturali, tutela e valorizzazione», IV/2, pp. 34-37.

De Vita A.- Martelli Castaldi M., Studio preliminare sul degrado dei reperti in legno carbonizzato e valutazione dei sistemi di consolidamento, Report dell’Herculaneum Conservation Project, Ercolano 2008, pp. 23-25 Meucci C., Trattamenti conservativi di legni archeologici carbonizzati provenienti dagli scavi di Ercolano, in «Science and Technology for cultural heritage», 16, 1/2, 2007.

Pizzo B., Garabelli G., Varetto M., Brancati L. E., Locandieri M., Pecoraro E., Macchioni N., 2011, On site consolidation of burnt and partially charred wood in dry conditions, Journal of Cultural Heritage, N. 12, 19– 27.

Torraca G., 2005, Studio della conservazione del legno carbonizzato esposto all’esterno, Report dell’Herculaneum Conservation Project, Ercolano.

THE CARBONISED BEAM OF THE DECUMANUS MAXIMUS: CONSERVATION AND TREATMENT CHALLENGES IN THE ARCHAEOLOGIC SITE OF HERCULANEUM. Annunziata LAINO1* Elisabetta CANNA2* Ulderico SANTAMARIA3 Claudia PELOSI3 Giorgia AGRESTI3 Angela LO MONACO4 1

Herculaneum Conservation Project, Corso Resina 187, 80056 Ercolano (NA) 2 Parco Archeologico di Ercolano Corso Resina 187, 80056, Ercolano (NA); 3 Università degli Studi della Tuscia, Dipartimento di Economia, Ingegneria, Società e Impresa, Largo dell’Università, 01100, Viterbo; 4 Università degli Studi della Tuscia, Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali, Via S. Camillo De Lellis, 01100, Viterbo * n.laino@herculaneum.org Abstract The particular type of burial of the ancient city of Herculaneum allowed the conservation of many features in carbonized wood, fixtures and fittings but above all architectural elements that are what makes this archaeological site so unique. The farsighted excavation operations, conducted by the archaeologist Amedeo Maiuri during his years of activity as superintendent, allowed recovery and immediate conservation measures for these delicate elements to be take place, giving us a rich legacy to safeguard and manage.

The difficulties encountered to date in intervening on carbonized wood can be attributed both to the inherent degradation of the extremely fragile material, and to the interaction and aging of the restoration products used after excavation. The most prevalent type of decay on a material depleted of cellulosic components following the eruption is the loss of adhesion between the growth rings and the formation of orthogonal cuboid-type fractures. This effect, due to natural aging, is accentuated with direct exposure to atmospheric agents and is aggravated by interference caused by the extensive use of paraffin, adopted in the Maiuri era as a consolidator and applied to all carbonized woods found during the first interventions of restoration.

The aim of the contribution is to present progress made by specialist staff of the Parco Archeologico di Ercolano and the interdisciplinary team appointed by the Packard Humanities Institute foundation as part of the Herculaneum Conservation Project. In particular, the experimental work carried out on the imposing carbonized wooden beam located on the portico with the shops of the Decumanus Maximus constituted an important opportunity to investigate Mauri's interventions and evaluate possible conservative approaches on situ carbonized wooden elements treated with paraffin.

In the study phases carried out so far, some samples of carbonized wood belonging to different tree species were collected, to determine the above-mentioned substances with an FT-IR survey and observe with the SEM the actual distribution of paraffin within the samples. After the cleaning phase, performed following an operational protocol already used in other interventions on carbonized wood, it was observed that the

extraction took place only partially and the hypothesized and tested consolidating treatments had to coexist with the residual paraffin. This has highlighted the impossibility, to date, of a total removal of the consolidant adopted by Maiuri and the consequent complications that have arisen to retreat the carbonized wood.

This first approach, far from being completely exhaustive, opens the way to new scientific research, fundamental for establishing the effectiveness of a conservation intervention and aimed at the development of a new cleaning protocol and the use of consolidants capable of reaching the deepest layers of carbonized wood.

Keywords: archeological site, carbonized wood, consolidation, paraffin, reversibility, diagnostic investigation

Bibliography: Amoroso G.G., 2002, Trattato di Scienza della conservazione dei monumenti. Etica della conservazione, degrado dei monumenti interventi conservativi, consolidanti e protettivi, Alinea Editrice, Firenze.

Beall F.C., Blankenhorn P.R., Moore G.R., 1974, Carbonized wood: Physical properties and Use as an SEM preparation, «Wood Science», 6/1974, pp. 212-219.

Caramiello R., Fioravanti M., Griffa A., Macchioni N., Uzielli L., Zeme A., Analisi e conservazione del materiale ligneo degli scavi di Ercolano: problematiche e primi risultati, in «Allionia», Vol. 31, pp.47-59, Roma 2002.

Cobb C. K., 2005, Charred wood consolidated with thermoplastic resins, Queen’s University, presented at the 2005 Annual Conference of the Association of North American Graduate Programs in the Conservation of Cultural Property (ANAGPIC), Buffalo State College Art Conservation Department.

De Carolis E., 1998, I legni carbonizzati di Ercolano: storia delle scoperte e problematiche conservative, in «Archeologia, uomo, territorio», n. 17, pp. 43-57.

De Carolis E., 1998, Il recupero di due impianti commerciali ercolanesi in «I Beni Culturali, tutela e valorizzazione», IV/2, pp. 34-37.

De Vita A.- Martelli Castaldi M., Studio preliminare sul degrado dei reperti in legno carbonizzato e valutazione dei sistemi di consolidamento, Report dell’Herculaneum Conservation Project, Ercolano 2008, pp. 23-25 Meucci C., Trattamenti conservativi di legni archeologici carbonizzati provenienti dagli scavi di Ercolano, in «Science and Technology for cultural heritage», 16, 1/2, 2007.

Pizzo B., Garabelli G., Varetto M., Brancati L. E., Locandieri M., Pecoraro E., Macchioni N., 2011, On site consolidation of burnt and partially charred wood in dry conditions, Journal of Cultural Heritage, N. 12, 19– 27.

Torraca G., 2005, Studio della conservazione del legno carbonizzato esposto all’esterno, Report dell’Herculaneum Conservation Project, Ercolano.

TOCOWO Tomography of Congolese Wooden Objects Sofie DIERICKX1*/ Siska GENBRUGGE1 / Dr. Hans BEECKMAN1 / Prof. dr. ir. Jan VAN DEN BULCKE2 1

2

Royal Museum for Central Africa, Leuvensesteenweg 13, 3080Tervuren, Belgium Department of environment, University of Ghent, Coupure Links 653, 9000 Ghent, Belgium * sofie.dierickx@africamuseum.be

Abstract The Belgian Royal Museum for Central Africa hosts a large body of wooden objects: more than 55.000 sculptures, musical instruments, equipment, furniture, and alike are made of wood or contain wooden elements. Yet for only 6% of this vast collection of objects the wood species have been identified. An identification is very important however, as discovering more about the wood species represented in the collection can provide insight into the processes surrounding the making of them and knowledge about their provenance. Knowing the wood species of an object can also aid the conservators of the museum in determining the best treatment course, considering the specific characteristics of the wood species and its ageing properties.

To date, the practice for identifying African wood species remains a destructive one: a sample of wood is removed, and its anatomical features studied microscopically. Such an invasive method permanently removes a part of the object, ranging from 2 mm3 to 2 cm3. The TOCOWO project, which started in September 2020, aims to explore the possibility of micron and sub-micron computer tomography as a non-invasive alternative for the identification of wood species. This technique has shown promise in the field of wood biology and is now being applied to a larger selection of ethnographical museum objects. X-ray computer tomography allows for a visualisation, not only of the object’s surface but also of its interior. As the object turns 360° while being scanned a 3D-rendition can be obtained. Consequently, any coating the object has been treated with will have little impact on the image obtained with CT scanning.

The preliminary results within this project, based on the scans made in the first half of 2021, are very promising. An important prerequisite to a successful wood species identification is the achieved resolution, which in turn is determined by the object’s dimensions, positioning, and added materials. The final objective of this 2-year project is to culminate in a reference database of positive identifications of Congolese wood species, as well as in a comprehensive protocol for the use of computer tomography for the purposes of systematically identifying wooden objects.

Apart from its promising applications for wood identification, the CT technique has also yielded some additional and important conclusions from a conservator’s point of view. Thanks to the CT images of collection objects, new insights could be gained with regards to the manufacturing process of an object, as well as (before undetected) insect activity, the structural stability of the wood, and old conservation treatments (such as consolidations or additions).

Keywords: Wood anatomy, species identification, tropical wood species, Computer tomography

Bibliography: Marco Fioravanti and others, ‘Non-invasive wood identification of historical musical bows’, IAWA Journal, 38(2017), 285-296.

Kayoko Kobayashi and others, ‘Non-destructive method for wood identification using conventional Xray computed tomography data’, Journal of Cultural Heritage, 38 (2019), 88-93.

Rose Whitau and others, ‘X-ray computed microtomography and the identification of wood taxa selected for archaeological artefact manufacture: Rare examples from Australian contexts’, Journal of Archaeological Science: Reports, 6(2016), 536-546.

Studio del Trono del Buddha del Monastero Shwenandaw Kyaung, XIX sec, Mandalay,Myanmar.

Analisi della tecnica decorativa tradizionale birmana Hman-zi-Shwe-Cha; evoluzione stilistica, problematiche di conservazione e possibili metodologie di intervento.

Urszula A. Strugala e Htet Htet Phyo mail: ursu.rest@yahoo.it

World Monuments Fund, Empire State Building, 350 Fifth Avenue, Suite 2412, New York, NY 10118

Abstract Il legno e i suoi derivati hanno storicamente rappresentato la maggiore risorsa nella realizzazione di opere mobili e immobili in Myanmar, grazie alla disponibilità delle più pregiate specie lignee nel territorio. La scultura, una delle dieci arti superiori, veniva tradizionalmente corredata da decorazioni a base di lacca, una oleoresina estratta dal tronco dell’albero Melanorrhoea Usitata, diffuso negli altipiani settentrionali del paese. Le superfici intagliate venivano decorate con motivi policromi a base di lacca, additivi derivanti dal legno quali polvere, cenere, oli vegetali, pigmenti minerali combinati con materiali di pregio come foglia d’oro, pietre rare, lamine in vetro colorato o specchi nel caso di opere di commissione reale o di uso cerimoniale Buddista, raggiungendo il massimo grado di raffinatezza durante la dinastia Konbaung 1752- 1885 d. C, un periodo di rinascita delle arti e della letteratura birmane.

Il Trono del Buddha sito presso il monastero Shwenandaw Kyaung, oggetto di questa ricerca, rappresenta una rara testimonianza di tale magnificenza. Situato nella sala principale del monastero e rivolto ad est, esso consiste in una struttura in legno finemente scolpita secondo lo schema iconografico dell’universo Buddista e decorato con la tecnica tradizionale Hman-Zi-Shwe-Cha a rilievi floreali e geometrici in lacca dorata e tarsia vitrea. La varietà di espressioni artistiche, tecniche e materiali contenute in questo genere di manufatti sono al centro della presente ricerca.

Gli studi preliminari sono stati condotti nel 2019-20 in concomitanza con la campagna di restauro del monastero, “Shwenandaw Kyaung Conservation Project” promossa da World Monuments Fund, in

collaborazione con le facoltà di architettura e archeologia della Technological University of Mandalay e Mandalay University.

Lo scopo del progetto consiste nel promuovere il riconoscimento del valore e l’importanza della preservazione di tali manufatti presso le comunità locali, il recupero di tecniche decorative tradizionali in declino, la stesura di un protocollo che delinei le modalità di intervento più adeguate alla conservazione e manutenzione dei manufatti, in rispetto della loro peculiare natura composita, seguendo standard internazionali e valori di sostenibilità.

Gli aspetti storici dell’opera sono stati esaminati dalla coautrice del presente studio, Htet Htet Phyo, nella sua tesi di master in archeologia “A study on Mosaic Throne from late Konbaung Period”, 2020-21. Lo studio dei materiali costituenti l’opera e la loro interazione tramite osservazione diretta del manufatto con microscopio digitale, parallelamente all’analisi delle tecniche decorative tradizionali condotto durante sopralluoghi in laboratori artistici e colloqui con mastri artigiani superstiti in varie regioni del paese.

La documentazione del manufatto è stata eseguita tramite rilevo con laser scanner dalla Florida University e successivamente sviluppata nel dettaglio in Autocad dagli studenti di architettura di Mandalay, fornendo basi grafiche per un accurata registrazione dello stato di conservazione dell’opera.

Gli studi preliminari hanno permesso di valutare possibili interventi di conservazione con impiego di materiali tradizionali e innovativi col fine di realizzare un progetto pilota da replicare nella salvaguardia di tale inestimabile patrimonio.

Keywords: Myanmar, trono Buddha, legno, teak, lacca, vetro.

Bibliografia: Hlaing Win Swe, 2014. Throne and Dage, Yangon:Sarpay Beikman.

Dr. Than Tun, 2003 Royal Regalia. Yangon: Phoewa.

Chit Oo, 1967. Myanmar Taditional Mosaic Art. Yangon: Botahtaung.

Fraser-Lu S., 1994. Burmese Crafts, Past and Present. Kuala Lumpur: Oxford University Press .

Fraser-Lu, S. 1985. Burmese Lacquerware. Orchid Press.

Yi Yi, 1960. The Thrones of the Burmese Kings. Journal of Burma Research Society, vol.43 n.2.

Webb, M. 2000. Lacquer: Tecnology and Conservation: A comprehensive guide to the technology and Conservation of Asian and European Lacquer. Journal of American Institute of Conservation, Butterworth Heinemann.

Coueignoux, C., Rivers, S., 2015. Conservation of photodegradated Asian lacquer surfaces: Four case studies.

Journal of the American Institute for Conservation.

A study of 19th century Buddha Throne at Shwenandaw Kyaung, Mandalay, Myanmar.

Analysis of traditional Hman- Zi-Shwe-Cha decorative technique; stylistic evolution, conservation challenges and possible methodologies of intervention.

Urszula A. Strugala and Htet Htet Phyo mail: ursu.rest@yahoo.it

World Monuments Fund, Empire State Building, 350 Fifth Avenue, Suite 2412, New York, NY 10118

Abstract Wood and its derivates have historically represented the main resource in creation of movable and immobile works of art in Myanmar, as its territory yielded a wide variety of valuable ligneous species.

Sculpture, one of the Burmese ten arts, was traditionally enriched with lacquer, an oleo resin drawn from Melanorrhea Usitata tree, widely diffused in northern regions of the country. Carved surfaces were often embellished with polychrome patterns based on lacquer and its derivates as saw, ashes, vegetal oils and mineral pigments, often combined with precious materials as gold leaf, rare gems, coloured glasses and mirrors. The highest craftmanship was employed in royal and Buddhist ceremonial artifacts and architecture, reaching an incomparable magnificence during the Konbaung period 1752-1885 AD, time of renaissance of Burmese literature and arts.

The Buddha Throne in Shwenandaw Kyaung, subject of this research, represents a rare testimony of such grandeur. It is located in the main hall of the monastery facing east and consists of a wood structure finely carved according to Buddhist universe iconographic scheme, further decorated with Hman-Zi-Shwe-Cha, the traditional combination of lacquer relief and glass inlay in floral and geometrical patterns. The variety of artistic, technical and material expressions of this works of art are the core of this paper.

Preliminary studies have been carried in 2019-2020, concurrently to the restoration campaign of the monastery, “Shwenandaw Kyaung Conservation Project” promoted by World Monuments Fund, in collaboration with architecture and archaeology faculties of Technological University of Mandalay and Mandalay University.

The aim of the project consists of in promoting knowledge of the values and preservation of this invaluable artifacts among local communities, the revival of declining traditional crafts and the definition of a protocol of most appropriate methodologies for their conservation and maintenance, according to international standards and sustainability values.

The historical aspects of the throne have been examined by Htet Htet Phyo, the coauthor of this paper, in her master thesis, “A Study of Mosaic Throne from Late Konbaung Period”, 2020-21. The analysis of constituent materials and their interaction was conducted through direct observation of the artifact with the aid of a digital microscope, in parallel with the study of traditional lacquer crafts through visits to workshops and surviving lacquer masters in different regions of the country.

The documentation of the structure was carried with a laser scanner by University of Florida then further developed in Autocad by the architecture students of Mandalay, providing a detailed graphic base for recording condition assessment.

The preliminary studies allowed to evaluate possible conservation intervention employing both traditional and innovative materials, aiming to set a pilot project to replicate in the preservation of this unique heritage.

Keywords: Myanmar, Buddha throne, wood, teak, lacquer, glass.

Bibliography: Hlaing Win Swe, 2014. Throne and Dage, Yangon:Sarpay Beikman.

Dr. Than Tun, 2003 Royal Regalia. Yangon: Phoewa.

Chit Oo, 1967. Myanmar Taditional Mosaic Art. Yangon: Botahtaung.

Fraser-Lu S., 1994. Burmese Crafts, Past and Present. Kuala Lumpur: Oxford University Press.

Fraser-Lu, S. 1985. Burmese Lacquerware. Orchid Press.

Yi Yi, 1960. The Thrones of the Burmese Kings. Journal of Burma Research Society, vol.43 n.2.

Webb, M. 2000. Lacquer: Tecnology and Conservation: A comprehensive guide to the technology and Conservation of Asian and European Lacquer. Journal of American Institute of Conservation, Butterworth Heinemann.

Coueignoux, C., Rivers, S., 2015. Conservation of photodegradated Asian lacquer surfaces: Four case studies.

Journal of the American Institute for Conservation.

Microclimatic and microbiological monitoring of Norwegian medieval buildings A new method for ensuring conservation in the event of climate change Johan MATTSSON1* and Mari Sand AUSTIGARD1 1

Mycoteam, P.O. Box 5 Blindern, 0313 Oslo, Norway * johan@mycoteam.no

Abstract Many people find it difficult to assess established mould damage on various surfaces in buildings with a view to when and why the damage has occurred. There is also often uncertainty about how various changes in climate, use and building physics affect the risk of developing mould damage.

There is a need for both a better understanding of the basic causes of mould growth and to be able to predict what may happen of mould damages in the future. A simple and reliable methodology for early warning sign would therefore be valuable to be able to predict and prevent future problems with mould. Because altered moisture conditions that are favorable for mould can also represent an increased risk for wood-decaying fungi and wood-boring insects, such early warning will be a good way to ensure future protection of historic buildings.

Actual effects of climate change effects is unknown, especially for single buildings and objects.

General modelling of consequences due to climate change is based on mesoclimate. The EUproject “Climate for culture” was based on regional climate models with a high resolution of 10x10 km and coupled with whole building simulation tools to identify the most urgent risks for specific regions. On the other hand, several studies have shown that microclimatical conditions is of crucial importance to understand and predict the risk for biodeterioration in built environment, regardless the climate zones. This shows the need for a local monitoring to be able to clarify what is happening in adjacent structures. With this background, a microclimatic biodeterioration monitoring panel (MBM-panel) was constructed.

The panels have so far been placed in crawlspace and attic in 38 medieval and historical buildings in various geographical and meteorological conditions around in Norway.

The results shows that it is a fast contamination and growth of certain mould species, such as Aspergillus penicilloides and A. versicolor. These species are generally regarded to growing at microclimatic conditions that is defined as “summer condensation”. A comparison between old wood surfaces and the new wood on the MBM panels shows that there is a significant difference in both the amount and type of mold that occurs.

The results shows that growth of mould fungi on the wooden test block gives an early warning sign of critical moisture conditions regarding risk for biodeterioration at climate change.

Keywords: Climate change, monitoring, microclimate, mould fungi.

Notes: Bibliography: Austigard, MS, Mattsson J. 2020. Monitoring climate change related biodeterioration of protected historic buildings. International Journal of Building Pathology and Adaption, Vol. 38 No. 4, 2020, pp. 529-538.

Bertolin C. 2019. Preservation of cultural heritage and resources threatened by climate change. Geosciences 2019, 9, 250.

Cassar M, Pender R. 2005. The impact of climate change on cultural heritage: evidence and response. ICOM Committee for conservation, 2005. Published in the 14th triennial meeting The Hague preprints.

Gobakken, L.R. 2009. Surface mould growth on painted and unpainted wood; - influencing factors, modelling and aesthetic service life. Norwegian University of life sciences.

Gobakken, L.R., Mattsson, J. & Alfredsen, G. 2014. The importance of critical in-situ conditions for in-service performance of wood. Agarica, 34, pp. 29–36.

Gobakken, L.R. & Vestøl, G.I. 2012. Effects of microclimate , wood temperature and surface colour on fungal disfigurement on wooden claddings. In IRG/WP 12-20490. Stockholm: The Interntional Research Group on Wood Protection, p. 10.

Haugen A, Bertolin C, Leijonhufvud G, Olstad T. 2018. A methodology for long-term monitoring of climate change impacts on historic buildings. Geoscience 2018, 8, 370.

Leissner J, Kilian R, Kotova L, Jacob D, Mikolajewicz U, Broström T, Ashley-Smith J, Schellen HL, Martens M, Schijndel J van, Antretter F, Winkler M, Bertolin C, Camuffo D, Simeunovic G, Vyhlídal T. 2015. Climate for Culture: assessing the impact of climate change on the future indoor climate in historic buildings using simulations. l. Herit Sci (2015) 3:38 DOI 10.1186/s40494-015-0067-9.

Loli A, Bertolin C. 2018. Indoor multi-risk scenarios of climate change effects on building materials in Scandinavian countries. Geosciences 2018, 8, 347.

Mattsson J. 2005. Tape lift versus contact agar plates - Evaluation of analysis methods. In Proceedings to Indoor Air 2005. Beijing: Indoor Air 2015.

Mattsson J. 2017. The impact of microclimate on biodeterioration of wood in historic buildings Dotctor Philosophiae (Dr. philos.) Thesis at NTNU, 2017:13.

Nunez M. 2014. Critical factors for mould growth in Scandinavian buildings – A review. Agarica vol. 34, pp. 63-68.

Viitanen, H. 1996. Factors affecting the development of mould and brown rot decay in wooden material and wooden structures. Effect on humidity, temperature and exposure time.

Dissertation at The Swedish University of Agricultural Sciences, Department of Forest Products.

Consolidation of burned wood by epoxy Pro and cons of epoxy as a consolidant for severely degraded wood Kim Hou Alberdi & Bodil Stauning

The National Museum of Denmark, kep@natmus.dk * Corresponding author’s e-mail address

Abstract In August 2018 a mentally ill man set fire to an exquisite 17th century carved and richly decorated pulpit in the Church of Our Savior in the provincial town of Horsens in Denmark. Since the fire was a result of arson the degradation of the pulpit caused by the fire was more severe than it would have been in case of an accidental fire. The catalyst of the research was a specific assignment to consolidate firstly the back side of the portal of the pulpit. Since the arsonist had ignited the pulpit itself, the portal was almost exclusively burned on the backside, facing the pulpit. This portal was to be consolidated, conservated and remounted in the church as a sort of epitaph. The article focuses on the benefits of the chosen consolidation treatment of Dancast WCER/WCEH from Danlube a two component epoxy for burned wood. A review of coal as a material is presented with focus on the structural and chemical make-up of the coal layer in need of consolidation as opposed to the un-degraded wood as well as a theoretical review of the effect of the completed treatment. The various optimizing adjustment methods for epoxy as a consolidant will be presented.

Keywords: consolidation, fire degraded wood, epoxy, (ir)reversibility

Bibliography: The article has not been written yet, so there are no bibliography to present yet. If absolutely essential we can produce a preliminary bibliography on request.

Il restauro dell’altare della Cappella della Sindone di Torino Metodologie e tecniche di intervento sull’apparato ligneo combusto.

Marina FEROGGIO1*/ Giorgio GARABELLI2/ Nicola MACCHIONI3/Tiziana SANDRI1 1

Musei Reali di Torino 2 Consorzio San Luca 3 CNR IBE

* marina.feroggio@beniculturali.it Abstract Nell’aprile del 1997 un incendio di vaste proporzioni danneggiava gravemente la cappella della Sindone: dopo un complesso intervento strutturale e architettonico è stata riaperta al pubblico solo nel settembre del 2018. L’ultimo tassello che ne ha completato la restituzione è stato il restauro dell’altare centrale, un’opera monumentale che fino al 1993 ha accolto la reliquia, commissionata dal duca Vittorio Amedeo II e realizzata dall’ingegnere e matematico Antonio Bertola tra il 1688 e il 1694. Fondato sullo stesso intento ricostruttivo che ha guidato le scelte metodologiche nell’intera cappella, l’intervento, durato in tutto 333 giorni, ha interessato l’apparato ligneo, quello marmoreo e le parti in metallo, ripristinando inoltre all’interno dell’altare il complesso sistema di carrucole che consentiva l’accesso al reliquiario. In questa sede si vuole porre l’attenzione sull’apparato ligneo superstite, in particolare sulla balaustra collocata lungo il perimetro del basamento che, presentandosi in condizioni conservative assai variegate, ha posto le maggiori problematiche, sia dal punto di vista prettamente metodologico che da quello della tecnica d’intervento. Solo poche porzioni della balaustra, collocate sul lato prospiciente all’ingresso, erano scampate all’incendio: del restante perimetro rimanevano pochi elementi e parte delle basi, completamente carbonizzati, mentre le porzioni collocate sul lato opposto, verso il Duomo, erano andate completamente perdute. Era invece scampata alle fiamme e si presentava perfettamente integra la serie di 8 putti dorati che originariamente trovava posto sui pilastri della balaustra, opera degli scultori Francesco Borrello e Cesare Neurone.

Riuscire ad armonizzare e ripresentare coerentemente l’intero insieme della decorazione lignea ha rappresentato una sfida sia per i progettisti che per i restauratori: il fatto che tutta la balaustra fosse stata ridipinta e rigessata, presumibilmente nel corso dell’800, ha permesso di individuare nella sottostante doratura originale, presente in lacerti anche nelle porzioni raggiunte dalle fiamme, un punto di incontro tra le parti bruciate, quelle in buono stato e quelle che sarebbe stato necessario ricostruire mediante l’utilizzo di rilievi laserscanner.

La presentazione descrive nel dettaglio le problematiche conservative, le indagini effettuate sui diversi materiali e le metodologie prescelte: sia le porzioni ancora integre che quelle combuste, una volta liberate dagli strati di ridipintura fortemente alterati dall’incendio, sono

state consolidate ed integrate delle porzioni lignee mancanti e nella finitura dorata più antica.

L’intervento sulle parti deturpate dalle fiamme, ormai quasi ridotte a carbone, è stato particolarmente complesso, ma ha potuto avvalersi delle esperienze precedentemente condotte sui legni combusti dagli stessi restauratori e dello studio del CNR IBE di Sesto Fiorentino (Fi) che, già nel 2009, individuava nell’Aquazol® (poli-2-ethyloxazoline) un materiale utile al loro consolidamento. Per restituire complanarietà al supporto è stato utilizzato localmente uno stucco bicomponente a base epossidica (Balsite®). La completa reversibilità delle integrazioni a foglia d’oro è stata assicurata, sulle porzioni bruciate, grazie alla frapposizione di uno strato d’intervento in carta di riso, in modo da consentire anche in futuro un agevole accesso alle superfici combuste.

L’intervento è stato eseguito dal restauratore Giorgio Garabelli del Consorzio San Luca di Torino, con la direzione dell’arch. Marina Feroggio e della restauratrice Tiziana Sandri dei Musei Reali.

Keywords: Cappella della Sindone, Legno combusto, Aquazol®, carbone, consolidamento, doratura

Bibliografia: Dardanello, G., Klaiber, S. & Millon, H.A. (a cura di) 2006. Guarino Guarini, Torino, Umberto Allemandi.

Garabelli, G. & alii, 2009. Prove di consolidamento e di trattamento superficiale del legno combusto e carbonizzato di una struttura architettonica lignea del XIX secolo, in “Atti del Convegno Scienza e Beni Culturali XXV. 2009 - Conservare e restaurare il legno”, Bressanone 23 - 26 giugno 2009.

Garabelli, G. & alii, 2011. On site consolidation of burnt and partially charred wood in dry conditions, in “Journal of Cultural Heritage”, n. 12: 19-27.

The restoration of the altar of the Turin Shroud Chapel Methods and intervention techniques on the burnt wooden apparatus.

Marina FEROGGIO1*/ Giorgio GARABELLI2/ Nicola MACCHIONI3/Tiziana SANDRI1 1

Musei Reali di Torino 2 Consorzio San Luca 3 CNR IBE

* marina.feroggio@beniculturali.it Abstract In April 1997 a massive fire seriously damaged the Holy Shroud's chapel. In September 2018, after a structural and architectural intervention, the chapel was reopened to the public. The last step to complete the restoration was to recover the central altar. The majestic altar was used until 1993 to hold the Holy Shroud. It was commissioned by the Duke Vittorio Amedeo II and developed by engineer and mathematician Antonio Bertola between 1688 and 1694.

The same methodological guideline used in the restoration for the whole chapel was followed here too. The conservative work, which lasted 333 days, dealt with the wood, the marble and the metallic parts. The complex pulley system which gave access to the reliquary was also restored.

We hereby want to focus on the wood work, namely on the balustrade placed on the perimeter of the base of the altar.

The sections of the balustrade were in very different condition of conservation, and this situation required to solve several major methodological and technical problems.

Only a few parts of the balustrade located at the entrance of the chapel survived the fire. A few elements and the base of the colonnade were completely charred, while other parts were totally lost. However, the series of the eight putti, sculptures by Francesco Borello and Cesare Neurone that were placed on the little pillars of the balaustrade, escaped the fire and are now perfectly preserved.

The goal to harmonize and consistently represent the entire wooden decoration was a challenge that confronted both designers and restorers. The balustrade had been repainted and plastered in the past, probably in the 19th century; the original gilding under the layer of paint, also part of the burnt portions, was found as well. This became the meeting point between the elements in good conservation condition, the burned parts and those that needed rebuilt. Laser scanner surveys were used to reconstruct correctly the lost portions.

This presentation describes in detail the conservation issues, the scientific investigations carried out and the methodological choices implemented. Both the still intact portions and the

burnt ones were cleaned up by the previous paint damaged by the fire. The wooden parts were then consolidated (integrating where the wood was missing) and then gilded.

Thanks to the previous experiences made by restorers and technicians of CNR-IBE of Sesto Fiorentino (FI) in 2009 on burnt wood, which identified Aquazol® for coal consolidation, it was possible to carry out an effective consolidation intervention. To restore planarity to the substrate, a two-component epoxy resin (Balsite ®) was used locally. To ensure the complete reversibility of the gold leaf additions, a layer of rice paper was applied to the burned areas.

This process will allow an easy removal of the new additions if necessary.

The work was carried out by restorer Giorgio Garabelli of the Consorzio San Luca of Turin under the direction of architect Marina Feroggio and restorer Tiziana Sandri of the Royal Museums of Turin.

Keywords: Holy Shroud's Chapel, burnt wood, Aquazol®, coal, consolidation, gilding.

Bibliography: Dardanello, G., Klaiber, S. & Millon, H.A. (edited by) 2006. Guarino Guarini, Torino, Umberto Allemandi.

Garabelli, G. & alii, 2009. Prove di consolidamento e di trattamento superficiale del legno combusto e carbonizzato di una struttura architettonica lignea del XIX secolo, in “Atti del Convegno Scienza e Beni Culturali XXV. 2009 - Conservare e restaurare il legno”, Bressanone 23 - 26 giugno 2009.

Garabelli, G. & alii, 2011. On site consolidation of burnt and partially charred wood in dry conditions, in “Journal of Cultural Heritage”, n. 12: 19-27.

Del sotto in su L’intervento di restauro del cassettonato e delle capriate lignee della Chiesa di San Pietro a Majella di Napoli.

Barbara BALBI1*, Giuseppe GIORDANO2, Flavia CASTAGNETO1, Luigi RONDINELLA1 1

Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Napoli, Palazzo Reale, https://sabap.na.it 2

R.O.M.A CONSORZIO, http://www.romaconsorzio.it *barbara.balbi@beniculturali.it

Abstract Il lavoro che si presenta ha ad oggetto il restauro delle capriate lignee e le operazioni di consolidamento e parziale presentazione estetica sul cassettonato ligneo, ad esse ancorato, della Chiesa di san Pietro a Majella di Napoli.

Il cassettonato in legno policromo e dorato, a lacunari e elementi decorativi fitomorfi, con cornici a sbalzo, piatte e dipinte, fu realizzato su disegno di Bonaventura Presti, monaco certosino e realizzato negli anni ’50 del Seicento da una bottega di artigiani napoletani. Le dieci tele di Mattia Preti, ospitate dalle grandi cornici del cassettonato, furono realizzate tra il 1657 e il 1659, testimonianza di una delle più importanti commissioni di questo genere nel sud Italia barocco. Lo scoprimento del soffitto viene descritto da Rubino, cronista seicentesco, il 18 Maggio 1659 nei quadri di questo soffitto dimostrò Mattia il suo intendimento del sotto in su, la svolta che Preti impone con una nuova concezione decorativa assolutamente organica.

L’intervento reso possibile grazie al Grande Progetto Centro Storico di Napoli, Valorizzazione Sito UNESCO, Asse 6, obiettivo operativo 6.2, si è concentrato sulle operazioni di consolidamento strutturale della Chiesa partendo dalla totale revisione della stabilità delle capriate, che risalgono in parte al XIV secolo e del sistema di ancoraggio ad esse del sottostante cassettonato, per poi affrontare il miglioramento dei vincoli dei grandi elementi decorati in legno scolpito e dorato.

Il lavoro è stato condotto attraverso la stretta e confluente relazione tra opere di OG2 e OS2: l’occasione della sostituzione totale del tetto della chiesa su transetto e navata (ancora in corso) ha reso possibile indagare puntualmente la tecnica costruttiva e lo stato di conservazione di capriate e cassettonato visibile in questo modo all’estradosso. Il sistema portante di copertura della chiesa, a cui è sospeso il cassettonato seicentesco, è costituito da capriate assimilabili alla tipologia della palladiana semplice rinforzata. Il sistema delle pendinature che sorreggono il cassettonato ligneo è articolato e complesso in quanto presenta un vasto numero di elementi che sospendono la pesante struttura sottostante lignea decorata e le tele. Sul recto, gli elementi aggettanti in legno policromo e dorato e le pesanti cornici sono fatte aderire tramite chiodature e incastri.

Sono conservate ancora oggi parte delle capriate trecentesche con successivi rimaneggiamenti e sostituzioni (ad esempio quelli della fase di installazione del cassettonato ligneo (1647) ed il restauro del 1840)

Le opere sono consistite in un significativo restauro e consolidamento delle capriate al fine di contrastare la parzializzazione delle sezioni resistenti a causa della apertura di profonde lesioni e la sostituzione delle parti lignee non più recuperabili con un sistema di innesti tra le parti portanti sostituite ed i corpi esistenti con barre in fibra di vetro. Questo intervento, oltre a garantire il ripristino della continuità delle catene, delle mensole dei puntoni, si integra perfettamente nel sistema senza alterare l’aspetto delle capriate stesse (poiché non fa uso di fasciature, cerchiature, elementi di sostegno aggiuntivi). È stata inoltre realizzata la sostituzione dei bauletti di contenimento e delle teste ammalorate, la revisione degli agganci in travetti lignei per l’ancoraggio del cassettonato e, nell’intradosso, la revisione e sostituzione degli agganci degli elementi decorativi (fioroni, cornici, teste di putti) alle cornici, la riadesione della pellicola pittorica in tempera grassa e delle lamine metalliche in oro delle cornici dorate e dipinte, la sarcitura di disconnessioni tra le travi.

Il progetto ha inoltre migliorato l`accessibilità e la manutenibilità di tutti gli elementi della chiesa presenti nel sottotetto con l`introduzione di una passerella al livello delle coperture, messa in opera sulle catene delle capriate.

Le alterne vicende di un cantiere monumentale e lungo sono state occasioni per approfondire la conoscenza di un apparato decorativo coerente con la sua struttura, ancora sopravvissuto nelle sue forme e materiali costitutivi originari e per integrare lavorazioni strutturali su superfici differenti per costituzione e funzione, mettendo in opera tecniche che integrassero le diverse istanze conservative riuscendo ad equilibrare le esigenze delle strutture con quelle della conservazione degli apparati decorativi, questione centrale nel restauro dei manufatti lignei di grandi dimensioni.

Keywords: consolidamento delle fibre legnose, miglioramento sismico, consolidamento delle lamine metalliche e della policromia su legno, consolidamento delle capriate, appalti integrati OG2 OS2.

Bibliografia: Bergamonti, L., Graiff, C., Isca, C., Predieri, G., Lottici, P. P., Di Maggio, R., ... & Montanari, M. (2017).

Trattamenti sostenibili per la protezione e il consolidamento di legno e carta.

Castelli, C., Gigli, M. C., Lalli, C., Lanterna, G., Weiss, C., & Speranza, L. (2002). Un composto organico sintetico per il consolidamento del legno. Sperimentazione, misure e prime applicazioni. OPD restauro, (14), 144-152.

Ciocchetti, C., & Munzi, C. (2007). La Balsite: un nuovo materiale per il risanamento dei supporti lignei e per la realizzazione di parti mancanti. Bollettino Icr, (15), 19-37.

Gheno, G. (2018). Advanced polymeric and nanostructured coatings for Cultural Heritage conservation and restoration.

Jurina, L. (2003). La possibilità dell'approccio reversibile negli interventi di consolidamento strutturale. Atti del XIX Convegno Scienza e Beni Culturali La reversibilità nel restauro. Riflessioni, Esperienze, percorsi di ricerche, Bressanone, 1-4.

Napoli Sacra, Settimo Itinerario, anno 1994, De Rosa Editore

Ferraro, I. (2002). Napoli: atlante della città storica (Vol. 3). Clean.

Filangieri, G. A. G. (1884). Chiesa e convento di S. Pietro a Maiella in Napoli: descrizione storica ed artistica.

Tipografia dell'Accademia reale delle scienze.

Del sotto in su The restoration work on the coffered wooden ceiling of San Pietro a Majella church in Naples.

Barbara BALBI1*, Giuseppe GIORDANO2, Flavia CASTAGNETO1, Luigi RONDINELLA1 1

Soprintendenza Archeologia Belle arti e paesaggio per il Comune di Napoli, Palazzo Reale https://sabap.na.it 2

R.O.M.A CONSORZIO http://www.romaconsorzio.it *barbara.balbi@beniculturali.it

Abstract The work being presented concerns the restoration of the wooden trusses and the consolidation and the esthetic presentation on the coffered wooden ceiling in the church of San Pietro a Majella in Naples. The polychrome and golden coffered ceiling, with lacunars and phytomorphic decorative elements, with embossed frames, plain and painted, was realised based on a project by Bonaventura Presti, a Carthusian monk, by a workshop of Neapolitan artisans during the fifties of the seventeenth century. The ten ceiling paintings, by Mattia Preti, painted from 1657 to 1659, are some of the greatest evidence of this kind of commision in the baroque southern Italy. The inauguration of the ceiling was described by Rubino, a seventeenth century chronicler, the 18th of May of 1659 with these words: nei quadri di questo soffitto dimostrò Mattia il suo intendimento del sotto in su. This was the revolution imposed by Preti, realised through a completely organic approach to decoration. The intervention, made possible by the Grande Progetto Centro Storico di Napoli, UNESCO site valorization, Axis 6, operative objective 6.2, was centered around the process of structural consolidation of the church starting by a complete revision of stability of the trusses, most of which date back to the fourteenth century, and of the system that connects them to the coffered ceiling, and then it approached the strengthening of the anchorages of the great elements decorated in golden and carved wood. The work was executed by sinergy between Og2 and Os2 operations: the opportunity given by the complete replacement of the church’s ceiling on transept and nave (operation still to be completed) made possible a deep investigation on the building techniques and on the state of conservation of the trusses and the coffered ceiling, now visible from the extrados. The load-bearing system to which the coffered ceiling is supported consists of trusses similar to the palladiana semplice rinforzata. The whole system that support the coffered ceiling is complex and articulated, because it presents a vast number of elements which are supposed to maintain both the heavy wooden structure and the paintings. On the recto, the elements decorated in golden polychrome wood and the heavy frames are blocked through rivets and joints. Part of the fourteenth century trusses (with some notable later substitutions, especially those made during the installment of the wooden caisson ceiling in 1647 and the restoration in 1840) is still preserved to this day.

The operations consisted in a significative restoration and consolidation of the trusses to avoid the partialization of the resistant sections due to the opening of deep lesions and the substitution of the unrecoverable wooden segments with a system of grafts between the load-bearing segments which are to be swapped out and the existing elements with glass fiber bars. This intervention not only guarantees the

restoration of the chains and the consolidation of the struts, but also perfectly integrates itself with its surroundings, managing to not alter the appearance of the trusses (since it doesn’t use bandages, hoops or other load-bearing elements). Some segments of the trusses have also been replaced, the wooden anchorages to the coffered ceiling have been revised and, in the intrados, the anchorages between the decorative elements (flowers, frames, angel’s heads) and the frames were revised and sometimes replaced; the paintings film and the metallic laminates of the golden and painted frames were also fixed and the disconnections between the beams were consolidated. The project has also improved the accessibility and the maintainability of all the architectural elements in the extrados by adding a walkway on the roofing level next to the trusses chains. The events that happened during this monumental and long lasted construction site were perfect to investigate a decorative apparatus coherent with its structure, which survived to modern day still in its original forms and materials, and to integrate structural works on surfaces different both structurally and functionally, using techniques which needed to integrate the various conservative instances with one another while also balancing the structural needs with those of the decorative apparatus, which is always a central theme during the restoration of monumental wooden works.

Keywords: wooden fibers consolidation; seismic improvement; trusses’ consolidation; metallic laminates’consolidation; integrated contract OG2 OS2.

Bibliography: Bergamonti, L., Graiff, C., Isca, C., Predieri, G., Lottici, P. P., Di Maggio, R., ... & Montanari, M. (2017).

Trattamenti sostenibili per la protezione e il consolidamento di legno e carta.

Castelli, C., Gigli, M. C., Lalli, C., Lanterna, G., Weiss, C., & Speranza, L. (2002). Un composto organico sintetico per il consolidamento del legno. Sperimentazione, misure e prime applicazioni. OPD restauro, (14), 144-152.

Ciocchetti, C., & Munzi, C. (2007). La Balsite: un nuovo materiale per il risanamento dei supporti lignei e per la realizzazione di parti mancanti. Bollettino Icr, (15), 19-37.

Gheno, G. (2018). Advanced polymeric and nanostructured coatings for Cultural Heritage conservation and restoration.

Jurina, L. (2003). La possibilità dell'approccio reversibile negli interventi di consolidamento strutturale. Atti del XIX Convegno Scienza e Beni Culturali La reversibilità nel restauro. Riflessioni, Esperienze, percorsi di ricerche, Bressanone, 1-4.

Napoli Sacra, Settimo Itinerario, anno 1994, De Rosa Editore Ferraro, I. (2002). Napoli: atlante della città storica (Vol. 3). Clean.

Filangieri, G. A. G. (1884). Chiesa e convento di S. Pietro a Maiella in Napoli: descrizione storica ed artistica.

Tipografia dell'Accademia reale delle scienze.

Documentare complesse macchine d’altare.

Proposta di un manuale tecnico di montaggio.

Veronica TRONCONI1*, Francesca GASPARETTO1, Laura BARATIN1 1

Scuola di Conservazione e Restauro, DiSPeA, Università degli Studi di Urbino Carlo Bo

*v.tronconi@campus.uniurb.it Abstract Nella pratica del restauro di opere antiche e contemporanee è ormai riconosciuta l’importanza e l’utilità della documentazione di ogni fase dell’intervento conservativo (Apollonio, et al., 2017; Santana Quinteiro, et al., 2019; Gasparetto, et al., 2019; Devecchi, et al., 2019). In particolare, la documentazione diventa centrale se si tratta di complessi sistemi altaristici o cornici monumentali, poiché può capitare che il restauratore debba predisporre il rimontaggio degli elementi costitutivi appena restaurati, i quali spesso sono numerosi, di svariate dimensioni e talvolta differenti per tecniche esecutive, finiture e sistemi di incastri.

Il contributo propone un approccio standardizzato alla fase della documentazione digitale, sperimentato nell’ambito di un cantiere della Scuola di Conservazione e Restauro dell’Università di Urbino. La letteratura scientifica descrive uno stato dell’arte tecnico avanzato, che coinvolge alla stessa maniera beni architettonici, archeologici e museali, le cui modalità di documentazione sono diverse, possono sfruttare la tecnologia 3D ed essere eseguite attraverso più strumenti software, offrendo un ampio range di possibilità in termini di costi, tempistiche, professionalità da coinvolgere ed accuratezza del dato (Abate, 2019; Gaiani, et al., 2019; Shults, 2017).

Nonostante i risultati delle applicazioni sperimentali, spesso all’interno di un progetto di restauro le fasi documentative ricoprono un ruolo marginale, e raramente vengono utilizzate in maniera integrata e al fine di restituire un documento operativamente utile al restauratore (Baratin&Gasparetto, 2019).

La ricerca ha come oggetto una cornice lignea monumentale, proveniente dalla Chiesa di San Francesco di Ostra (AN). Il manufatto è stato oggetto di un complesso intervento di restauro, ora in fase di completamento, all’interno dei laboratori della Scuola. In occasione dell’intervento strutturale che ha interessato gli elementi costitutivi del manufatto, è stata eseguita una campagna di rilevamento secondo diverse tecniche digitali, range-based e image-based. Un'ulteriore fase di acquisizioni fotografiche ortogonali ha portato alla realizzazione di schemi 2D del fronte e del retro di ogni elemento, riassumendo così gli ingombri generali e i dettagli costruttivi dell’intero sistema ligneo. A partire dalle informazioni digitali raccolte è stato applicato il workflow standard di rielaborazione dei dati laser scanner e fotogrammetrici (Ioannidis, et al., 2019). Ciò ha permesso di ottenere una rappresentazione integrata del manufatto ligneo, combinando un’alta risoluzione fotografica a una corretta geometria dell'opera. Da qui è stato organizzato il manuale documentativo di montaggio dell’opera, composto da una sezione di

istruzioni tecniche operative e da una seconda parte di descrizione del sistema e del suo stato conservativo. In questo modo è stato possibile mettere a sistema le esigenze descrittive del meccanismo strutturale con le necessità di documentazione dello stato di fatto e dell’intervento conservativo.

Il lavoro ha messo in luce come un intervento di restauro su un manufatto ligneo composito di grandi dimensioni debba essere caratterizzato da un approccio documentativo sistematico, poiché il processo di documentazione gestisce e rende fruibili i dati prodotti dal restauro. Infatti, con l’applicazione di strumenti di rilevamento digitale è stato possibile redigere un manuale di montaggio funzionale, sintetico, capace di rappresentare e raccogliere tutte le istanze storiche e conservative che l’opera stessa presenta.

Keywords: documentazione digitale, rappresentazione per il restauro, manuale di rimontaggio, altaristica lignea

Bibliografia: Abate, D. 2019. Documentation of painting restoration through photogrammetry and change detection algorithms. Heritage Science, 7:13.

Apollonio, F. I., Basilissi, V., Callieri, M., Dellepiane, M., Gaiani, M., Ponchio, R., Rizzo, F., Rubino, A.R., Scopigno, R. & Sobrà, G. 2017. A 3D-centered information system for the documentation of a complex restoration intervention. Journal of Cultural Heritage, 29:89-99.

Baratin, L., & Gasparetto, F. 2019. Contemporary restoration as an inclusive process. The new digital documentation challenges. In Disegnarecon, Experiential Design for Heritage and Environmental Representation, Vol.12, n.23.

Devecchi, A., Gasparetto, F., & Baratin, L. 2019. Rilevare un’opera cinetico - programmata per gestire le sue trasformazioni. I Il patrimonio culturale in mutamento. Le sfide dell’uso, Conference Proceedings Scienza e Beni Culturali, 1-5 luglio 2019, Edizioni Arcadia ricerche, 343-53.

Gaiani, M., Apollonio, F. I., & Fantini, F. 2019. Evaluating smartphones color fidelity and metric accuracy for the 3D documentation of small artifacts. Int. Arch. Photogramm. Remote Sens. Spatial Inf. Sci., XLII2/W11:539–47.

Gasparetto, F., Baratin & L., Devecchi, A. 2019. A multidisciplinary documental representation method for kinetic and environmental art. Int. Arch. Photogramm. Remote Sens. Spatial Inf. Sci., XLII-2/W-15:503–08.

Honorati, M. T. 1993. Arredi lignei nelle Marche, Bolis Editore.

Ioannidis, C., Piniotis, G., Soile, S., Bourexis, F., Boutsi, A.M., Chliverou, R., & Tsakiri, M. 2019. Laser and multi-image reverse engineering systems for accurate 3D modelling of complex cultural artefacts, Int. Arch. Photogramm. Remote Sens. Spatial Inf. Sci., XLII-2/W11:623–29.

Santana Quintero, M., Fai, S., Smith, L., Duer, A., & Barazzetti, L. 2019. Ethical framework for heritage recording specialists applying digital workflows for conservation, Int. Arch. Photogramm. Remote Sens.

Spatial Inf. Sci., XLII-2/W15:1063–70.

Shults, R. 2017. New opportunities of low-cost photogrammetry for culture heritage preservation, Int. Arch. Photogramm. Remote Sens. Spatial Inf. Sci., XLII-5/W1:481–86.

Documenting complex altarpieces.

Proposal for a technical assembly manual

Veronica TRONCONI1*, Francesca GASPARETTO1, Laura BARATIN1 1

Scuola di Conservazione e Restauro, DISPeA, Università degli Studi di Urbino Carlo Bo * v.tronconi@campus.uniurb.it

Abstract In the restoration practice of ancient and contemporary artworks, the importance and usefulness of the documentation of each phase of the conservation intervention are now recognized (Apollonio, et al., 2017; Santana Quinteiro, et al., 2019; Gasparetto, et al. ., 2019, Devecchi, et al., 2019). In particular, the documentation becomes central when dealing with complex altarpieces or monumental frames, since the restorer may have to arrange the reassembly of the newly restored constituent elements, which are often numerous, of various sizes and sometimes different for execution techniques, finishes and joint systems.

This contribution proposes a standardized approach to the digital documentation phase, tested within the restoration laboratory of the School of Conservation and Restoration of the University of Urbino.

The scientific literature describes an advanced technical state of the art, which involves in the same way architectural, archaeological and museum assets, whose documentation methods are different, can exploit 3D technology and be performed through multiple software tools, offering a wide range of possibility in terms of costs, timing, professionals to be involved and data accuracy (Abate, 2019; Gaiani, et al., 2019; Shults, 2017).

Despite the results of experimental applications, within a restoration project, the documentary phases often play only a marginal role and are rarely used in an integrated manner and to return a document that is operationally useful to the restorer (Baratin&Gasparetto, 2019).

The research focuses on a monumental wooden frame, coming from the Church of San Francesco di Ostra (AN). The frame was the subject of a complex restoration, now being completed, within the School's laboratories. During the structural intervention that involved the constituent elements of the artwork, a survey campaign was carried out using different digital techniques, both range-based and image-based. A further phase of orthogonal photographic acquisitions led to the creation of 2D representations of the front and back of each element, thus summarizing the overall dimensions and construction details of the entire wooden system. Starting from the digital information collected, the standard workflow for reprocessing laser scanner and photogrammetric data was applied (Ioannidis, et al., 2019). This made it possible to obtain an integrated representation of the wooden artefact, combining a high photographic resolution with the correct geometry of the artwork. From these data,

the documentative manual for the reassembly of the frame was organized, consisting of a section of technical operating instructions and a second part describing the system and its state of conservation.

In this way, it was possible to systematize the descriptive needs of the structural mechanism with the need for documentation of the state of affairs and the conservation intervention.

The work has highlighted how a restoration intervention on a large composite wooden artefact must be characterized by a systematic documentative approach since the documentation process manages and makes the data produced by the restoration usable. In fact, with the application of digital survey tools, it was possible to draw up a functional, synthetic assembly manual, capable of representing and collecting all the historical and conservative instances that the artwork itself presents.

Keywords: digital documentation, representation for restoration, reassembly manual, wooden altarpieces Bibliography: Abate, D. 2019. Documentation of painting restoration through photogrammetry and change detection algorithms. Heritage Science, 7:13.

Apollonio, F. I., Basilissi, V., Callieri, M., Dellepiane, M., Gaiani, M., Ponchio, R., Rizzo, F., Rubino, A.R., Scopigno, R. & Sobrà, G. 2017. A 3D-centered information system for the documentation of a complex restoration intervention. Journal of Cultural Heritage, 29:89-99.

Baratin, L., & Gasparetto, F. 2019. Contemporary restoration as an inclusive process. The new digital documentation challenges. In Disegnarecon, Experiential Design for Heritage and Environmental Representation, Vol.12, n.23.

Devecchi, A., Gasparetto, F., & Baratin, L. 2019. Rilevare un’opera cinetico - programmata per gestire le sue trasformazioni. Il patrimonio culturale in mutamento. Le sfide dell’uso, Conference Proceedings Scienza e Beni Culturali, 1-5 luglio 2019, Edizioni Arcadia ricerche, 343-53.

Gaiani, M., Apollonio, F. I., & Fantini, F. 2019. Evaluating smartphones color fidelity and metric accuracy for the 3D documentation of small artifacts. Int. Arch. Photogramm. Remote Sens. Spatial Inf. Sci., XLII2/W11:539–47.

Gasparetto, F., Baratin & L., Devecchi, A. 2019. A multidisciplinary documental representation method for kinetic and environmental art. Int. Arch. Photogramm. Remote Sens. Spatial Inf. Sci., XLII-2/W15:503–08.

Honorati, M. T. 1993. Arredi lignei nelle Marche, Bolis Editore.

Ioannidis, C., Piniotis, G., Soile, S., Bourexis, F., Boutsi, A.M., Chliverou, R., & Tsakiri, M. 2019. Laser and multi-image reverse engineering systems for accurate 3D modelling of complex cultural artefacts, Int. Arch. Photogramm. Remote Sens. Spatial Inf. Sci., XLII-2/W11:623–29.

Santana Quintero, M., Fai, S., Smith, L., Duer, A., & Barazzetti, L. 2019. Ethical framework for heritage recording specialists applying digital workflows for conservation, Int. Arch. Photogramm. Remote Sens.

Spatial Inf. Sci., XLII-2/W15:1063–70.

Shults, R. 2017. New opportunities of low-cost photogrammetry for culture heritage preservation, Int. Arch. Photogramm. Remote Sens. Spatial Inf. Sci., XLII-5/W1:481–86.

Progetto analitico-diagnostico su un esemplare di “Armario”, mobile ligneo policromo della collezione del Museo di Palazzo Davanzati di Firenze.

Costanza CUCCI1*, Giovanni BARTOLOZZI1, Francesco GRAZZI1, Marcello PICOLLO1, Nicola MACCHIONI2, Lorena SOZZI2, Simona LAZZERI2, Silvia BENSI3, Paola D’AGOSTINO4, Daniele RAPINO5 1

Istituto di Fisica Applicata “Nello Carrara” (IFAC) - CNR, via Madonna del Piano 10, 50019 Sesto Fiorentino (FI)

2 Istituto per la Bioeconomia (IBE) - CNR, via Madonna del Piano 10, 50019 Sesto Fiorentino (FI) 3 Bensi Silvia Restauro d’Arte, Via Santa Maria, 14/r, Firenze 4 Direttore Musei del Bargello, Via del Proconsolo 4, Firenze 5. Funzionario Responsabile Museo di Palazzo Davanzati, Via Porta Rossa 13, Firenze * c.cucci@ifac.cnr.it Abstract Nel presente contributo si illustrano i risultati di un progetto analitico eseguito con tecniche multimodali su un mobile ligneo appartenente alla collezione del Museo di Palazzo Davanzati a Firenze. Il mobile, in legno di pioppo, è un raro esemplare di armadio dipinto a quattro ante, destinato alla conservazione delle armi e per questa ragione prende il nome di “armario”. Il suo uso è confermato dalla scritta in lettere capitali dorate sulla trabeazione superiore, che recita: NON BACCHO SED GRADIVO MARTI DICHATU, così da chiarire che esso non serviva a conservare vino ma oggetti dedicati al dio della guerra Marte. Il mobile era già presente nell’arredo di Palazzo Davanzati, operato dall’antiquario Elia Volpi nei primi del Novecento. La ricca decorazione a grottesche che arricchisce il fronte del mobile mostra delle assonanze con i motivi ornamentali realizzati, nel primo decennio del Cinquecento, dal Pinturicchio nella Libreria Piccolomini del duomo senese. In questo medesimo ambito operavano vari pittori, più o meno noti al grande pubblico, quali ‘il Sodoma’, a cui è stata già attribuita la decorazione del mobile, il Beccafumi e Bartolomeo di David, tra lori amici e sodali. Proprio a quest’ultimo la critica recente attribuisce questo manufatto, mettendo a confronto altre opere dell’artista, e in particolare la decorazione ad affresco di un piccolo ambiente di Palazzo Francesconi a Siena dove è documentata l’attività del pittore. Data l’esigua e frammentaria documentazione disponibile su questo raro manufatto, in occasione del recente intervento di restauro conservativo, è stato avviato anche un progetto di studio finalizzato ad acquisire nuovi dati sui materiali costitutivi, sulle policromie e sulle tecniche costruttive e pittoriche. Per l’analisi delle policromie sono state impiegate tecniche spettroscopiche non-invasive, sia puntuali sia ad immagine, implementate in-situ con

strumentazione portatile, la cui combinazione consente in genere di ottenere un’identificazione esauriente della tavolozza pittorica. Più specificamente sono state impiegate le seguenti tecniche: spettroscopia in riflettanza con fibre ottiche (FORS) nella regione spettrale UV-Vis-NIR (350-2200nm) (Bacci, et al., 2009: 197-200), Imaging iperspettrale nella regione spettrale Vis-NIR (400-900nm)(Cucci, et al., 2016), spettroscopia infrarossa a trasformata di Fourier in modalità di riflettanza totale (TR FT-IR) (Miliani, et al., 2012) e spettroscopia micro-Raman (Burgio & Clark, 2001: 1491-1521). Inoltre, al fine di identificare e caratterizzare le specie lignee, sono state eseguite analisi su micro-campioni prelevati da diverse parti strutturali del mobile. Nella loro globalità, le analisi effettuate hanno consentito di ottenere informazioni utili non solo a fini documentativi, ma anche per coadiuvare la complessa fase dell’intervento di restauro conservativo.

Keywords: Mobile policromo, FORS (Fiber Optics Reflectance Spectroscopy), Imaging Iperspettrale (Hyperspectral Imaging -HSI), spettroscopia micro-Raman , FT-IR in riflettanza totale, Analisi specie legnose Bibliografia: Cucci, C., Delaney, J.K., Picollo, M. 2016. Reflectance Hyperspectral Imaging for Investigation of Works of Art: Old Master Paintings and Illuminated Manuscripts. Acc. Chem. Res., 49: 2070−2079.

Bacci, M., Boselli, L., Picollo, M., Radicati, B. 2009. UV, VIS, NIR Fibre Optic Reflectance Spectroscopy (FORS). In: D. Pinna, M. Galeotti, R. Mazzeo, eds. Practical handbook on diagnosis of paintings on movable support. European Project ARTECH, Firenze: Centro Di, pp. 197-200.

Miliani, C., Rosi, F., Daveri, A., Brunetti, B.G. 2012. Reflection infrared spectroscopy for the non-invasive in situ study of artists’ pigments. Appl. Phys. A, 106: 295-307.

Burgio, L. & Clark, R.J. 2001 Library of FT-Raman spectra of pigments, minerals, pigment media and varnishes, and supplement to existing library of Raman spectra of pigments with visible excitation.

Spectrochim Acta A Mol. Biomol. Spectrosc., 57(7): 1491-1521. doi: 10.1016/s1386-1425(00)00495-9.

PMID: 11446703

Analytical project on the ‘Armario’, a polychrome wooden furniture from the collection of the Palazzo Davanzati Museum in Florence Costanza CUCCI1*, Giovanni BARTOLOZZI1, Francesco GRAZZI1, Marcello PICOLLO1, Nicola MACCHIONI2, Lorena SOZZI2, Simona LAZZERI2, Silvia BENSI3, Paola D’AGOSTINO4, Daniele RAPINO5 1

Istituto di Fisica Applicata “Nello Carrara” (IFAC) - CNR, via Madonna del Piano 10, 50019 Sesto Fiorentino (FI)

2 Istituto per la Bioeconomia (IBE) - CNR, via Madonna del Piano 10, 50019 Sesto Fiorentino (FI) 3 Bensi Silvia Restauro d’Arte, Via Santa Maria, 14/r, Firenze 4 Direttore Musei del Bargello, Via del Proconsolo 4, Firenze 5. Funzionario Responsabile Museo di Palazzo Davanzati, Via Porta Rossa 13, Firenze * c.cucci@ifac.cnr.it Abstract The results of an analytical project carried out on a wooden polychrome furniture belonging to the collection of the Museum of Palazzo Davanzati in Florence are presented. The furniture, made in poplar wood, is a rare example of a painted wardrobe with four doors, intended for the storage of weapons and therefore named “Armario” (from ‘arma’ = ‘weapon’ in Italian). Its use is indeed confirmed by the Latin inscription in golden capital letters: “NON BACCHO SED GRADIVO MARTI DICHATU” which clarifies that it was not intended to store wine but objects dedicated to Mars, the god of war. The Armario was part of the Palazzo Davanzati collection by the antiquarian Elia Volpi since the beginning of the twentieth century . The rich grotesque decoration that enriches the front of the wardrobe shows similarities with the ornamental motifs created, in the first decade of the sixteenth century, by Pinturicchio in the Piccolomini Library in the Siena cathedral. In this area many painters worked, such as ‘Sodoma’, to whom the decoration of the furniture has already been attributed in the past, as well as Beccafumi and Bartolomeo di David. More recently, the Armario was tentatively attributed to the latter, based on comparison with his artworks, and in particular with the fresco decorations in Palazzo Francesconi in Siena where Bartolomeo di David activity is documented. Due to the fragmentary documentation available on this unique artefact, on the recent conservative restoration, an investigations program was carried out, aimed at acquiring new data on the constituent materials, on the polychromies and on the construction and painting techniques. For the analysis of the polychromies non-invasive spectroscopic techniques, both punctual and imaging, were implemented in-situ with portable instrumentation. The following techniques were used: reflectance spectroscopy with optical fibers (FORS) in the UV-Vis-NIR spectral region (350-2200nm) (Bacci, et al., 2009: 197-200), Hyperspectral imaging in the Vis-NIR spectral region (400-900nm)(Cucci, et al., 2016), transform infrared spectroscopy Fourier in total reflectance mode (TR FT-IR)(Miliani, et al., 2012) and micro-Raman spectroscopy(Burgio & Clark, 2001: 1491-1521). The analytical multimodal approach enabled an almost complete identification of the painting palette. In order to identify and characterize the wood species,

analyzes were also performed on micro-samples taken from different structural parts of the furniture. In the whole, the analytical project lead to update the available documentation on the Armario and provided new insights, which served to assist in the complex conservative restoration intervention and not only for documentary purposes.

Keywords: wood polychrome furniture, FORS (Fiber Optics Reflectance Spectroscopy), Hyperspectral Imaging (HSI), micro-Raman spectroscopy, total reflectance FT-IR spectroscopy,, wood species analysis Bibliography: Cucci, C., Delaney, J.K., Picollo, M. 2016. Reflectance Hyperspectral Imaging for Investigation of Works of Art: Old Master Paintings and Illuminated Manuscripts. Acc. Chem. Res., 49: 2070−2079.

Bacci, M., Boselli, L., Picollo, M., Radicati, B. 2009. UV, VIS, NIR Fibre Optic Reflectance Spectroscopy (FORS). In: D. Pinna, M. Galeotti, R. Mazzeo, eds. Practical handbook on diagnosis of paintings on movable support. European Project ARTECH, Firenze: Centro Di, pp. 197-200.

Miliani, C., Rosi, F., Daveri, A., Brunetti, B.G. 2012. Reflection infrared spectroscopy for the non-invasive in situ study of artists’ pigments. Appl. Phys. A, 106: 295-307.

Burgio, L. & Clark, R.J. 2001 Library of FT-Raman spectra of pigments, minerals, pigment media and varnishes, and supplement to existing library of Raman spectra of pigments with visible excitation.

Spectrochim Acta A Mol. Biomol. Spectrosc., 57(7): 1491-1521. doi: 10.1016/s1386-1425(00)00495-9.

PMID: 11446703

METODI ALTERNATIVI PER IL RICONOSCIMENTO DELL’INTEGRAZIONE DELLA DORATURA A GUAZZO Roberta CAPEZIO1 *, Paolo TRIOLO1, Tiziana CAVALERI1, Anna PICCIRILLO1 1

Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale”

* roberta.capezio@centrorestaurovenaria.it Abstract Il trattamento conservativo delle superfici dorate brunite, soprattutto per quanto riguarda l'integrazione delle lacune, richiede di considerare una doppia questione: da un lato, la tessitura del materiale, costituito da una sottilissima lamina metallica; dall'altra la caratteristica ottica dell'oro che ha un fattore di riflettanza spettrale insolito / singolare, soprattutto se brunito.

Secondo il moderno concetto di conservazione, l'integrazione delle lacune della decorazione in foglia d'oro richiede il rispetto dei paradigmi di riconoscibilità e ritrattabilità, al di là della soddisfazione estetica, presentando quindi difficoltà pratiche.

Il nostro studio mira a rendere riconoscibile e localizzabile l'integrazione della foglia d'oro attraverso tecniche di imaging non invasive e possibilmente a basso costo, agendo su una leggera modifica della composizione dello strato preparatorio.

Sulla base dei primi incoraggianti risultati, che avevano portato a una parziale soluzione del problema (2014), abbiamo proseguito la sperimentazione aggiungendo al bolo dei pigmenti che producono un'intensa fluorescenza visibile indotta dai raggi UV. Un set di 10 mock-up che simulano l'integrazione della foglia d'oro brunita sono stati preparati seguendo la tecnica del gouache modificando la composizione del bolo.

Test su mock-up hanno dimostrato che l'integrazione è riconoscibile se irradiamo la superficie al buio con una comune lampada Wood. Tra le diverse immagini multibanda applicate ai modelli (imaging a riflettanza ultravioletta e infrarossa, fluorescenza visibile indotta da UV, luminescenza a infrarossi indotta da visibile), l'imaging a fluorescenza visibile indotto da UV eseguita in sovraesposizione controllata ha mostrato i migliori risultati.

Inoltre le misure colorimetriche hanno permesso di confrontare la foglia oro e la foglia oro modificata confermando che quest'ultima soddisfa anche l'esigenza estetica in quanto il bolo modificato sottostante non altera visibilmente il colore della foglia oro.

Infine, l'invecchiamento artificiale dei mock-up in box solare ha permesso di confermare che la riconoscibilità è garantita anche dopo lunghi periodi di esposizione indoor.

Keywords: restauro foglia oro riconoscimento integrazione doratura guazzo tecniche di imaging non invasive low-cost

Bibliografia: Capezio, R., Cavaleri, T., Piccablotto, G., Pisani, M., Triolo, P. & Zucco, M., 2016. Innovative methods for a recognizable golf leaf integration. In Vol. Colour and Colorimetry.

Multidisciplinary Vol. XII B, pp.173-184.

Capezio, R., Zenucchini, F. & Triolo, P., 2018. Innovative methods for the treatment of an altar frontal by Giuseppe Maria Bonzanigo (1787). Treatment of a gilded altar frontal from San Francesco d’Assisi church in Turin, using laser and other cleaning techniques, and modified filling materials for re-gilding. International conference “Ebenist”, Amsterdam, 23-24 Novembre 2018 (postprints in press).

AA.VV., 2018. Genio e maestria. Mobili ed ebanisti alla corte sabauda tra Settecento e Ottocento. Torino, Allemandi, p. 188.

Shelton, C., 2017. The use of Aquazol-based gilding preparations. In Postprints of the Wooden Artifacts Group, pp. 39-45.

Bestetti, R., Saccani, I. 2014. Materials and methods for the self-production of retouching colours. In Postprint Rech 2, Porto (Portugal), pp. 26-38.

Triolo P., 2019. Manuale pratico di documentazione e diagnostica per i BB.CC., Padova, Il Prato, pp.56-64.

ALTERNATIVE METHODS FOR RECOGNIZING THE INTEGRATION OF GAUCHE GILDING Roberta CAPEZIO1 *, Paolo TRIOLO1, Tiziana CAVALERI1, Anna PICCIRILLO1 1

Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale”

* roberta.capezio@centrorestaurovenaria.it Abstract The conservation treatment of burnished golden surfaces, especially regarding the integration of lacunae, requires considering a double question: on the one hand, the texture of the material, consisting of a very thin metallic sheet; on the other side, the optical characteristic of gold which has an unusual/singular spectral reflectance factor, especially when burnished.

According to the modern concept of conservation, the integration of lacunae of gold leaf decoration requires respecting the paradigms of recognizability and retractability, beyond the aesthetical satisfaction, therefore presenting practical difficulties.

Our study aims at making the gold leaf integration recognizable and localizable through noninvasive and possibly low-cost imaging techniques, acting on a slight modification of the composition of the preparatory layer. Based on the first encouraging results, that had led to a partial solution to the problem (2014), we continued the experimentation by adding the bole with pigments producing an intense UV-induced visible fluorescence. A set of 10 mock-ups simulating the burnished gold leaf integration have been prepared following the gouache technique while modifying the composition of the bole.

Tests on mock-ups showed that the integration is recognizable if we irradiate the surface in the dark with a common Wood lamp. Among the different multiband imaging applied to the mockups (ultraviolet and infrared reflectance imaging, UV-induced visible fluorescence, visibleinduced infrared luminescence), the UV-induced visible fluorescence imaging performed in controlled overexposure showed the best results.

Moreover, the colorimetric measurements allowed us to compare the gold leaf and the modified gold leaf confirming the latter satisfying also the aesthetic requirement since the modified bole underneath does not affect visibly the colour of the gold leaf.

Finally, the artificial aging of the mock-ups in a solar box allowed us to confirm that the recognizability is guaranteed even after long periods of indoor exposure.

Keywords: gold leaf restoration gouache gilding integration recognisability noninvasive imaging techniques

Bibliography: Capezio, R., Cavaleri, T., Piccablotto, G., Pisani, M., Triolo, P. & Zucco, M., 2016. Innovative methods for a recognizable golf leaf integration. In Vol. Colour and Colorimetry.

Multidisciplinary Vol. XII B, pp.173-184.

Capezio, R., Zenucchini, F. & Triolo, P., 2018. Innovative methods for the treatment of an altar frontal by Giuseppe Maria Bonzanigo (1787). Treatment of a gilded altar frontal from San Francesco d’Assisi church in Turin, using laser and other cleaning techniques, and modified filling materials for re-gilding. International conference “Ebenist”, Amsterdam, 23-24 Novembre 2018 (postprints in press).

AA.VV., 2018. Genio e maestria. Mobili ed ebanisti alla corte sabauda tra Settecento e Ottocento. Torino, Allemandi, p. 188.

Shelton, C., 2017. The use of Aquazol-based gilding preparations. In Postprints of the Wooden Artifacts Group, pp. 39-45.

Bestetti, R., Saccani, I. 2014. Materials and methods for the self-production of retouching colours. In Postprint Rech 2, Porto (Portugal), pp. 26-38.

Triolo P., 2019. Manuale pratico di documentazione e diagnostica per i BB.CC., Padova, Il Prato, pp.56-64

La croce dipinta del Museo dell’Accademia Etrusca di Cortona (XIII secolo).

Un caso di trasporto parziale su nuovi materiali.

Rossella Cavigli1* 1

Direzione regionale musei della Toscana - Museo nazionale d’arte medievale e moderna, via S. Lorentino, 8 52100 Arezzo.

* rossella.cavigli@beniculturali.it Abstract L'opera del “Maestro della croce di Cortona” (Speranza, 1992: p. 140), per la sfortunata storia conservativa (Lenzini Moriondo, 1953: p. 37) che ne aveva provocato una consistente perdita di materia sia pittorica che di supporto, ha presentato problematiche complesse per ognuna delle fasi dell’intervento di restauro, svolto nel periodo 2004-2021 in 3 anni effettivi di lavoro.

La pulitura della superficie pittorica è stata condotta largamente sotto microscopio, a bisturi, e con l'ausilio di gel rigidi, per l'area dell’azzurrite della croce.

La restituzione estetica dell’opera ha cercato di conferire unitarietà ad un'immagine per larga parte disarticolata, anche con l’impiego di calchi in silicone per creare la superficie, sempre in accordo con l’impostazione teorica del restauro italiano.

Per quanto riguarda il supporto, oltre al risarcimento di larga parte del legno eroso dagli insetti xilofagi, la soluzione alle problematiche non risolte rappresentate dal “trasporto” di due porzioni del manufatto - il tondo apicale con il Pantocratore e uno dei tabelloni - realizzati in passato con differenti modalità, hanno comportato scelte innovative.

La necessaria sostituzione dei due supporti non idonei, uno per problemi conservativi, l’altro per la visione dell’insieme, ha portato alla scelta di materiali leggeri ed inerti, quali i pannelli alveolari in alluminio e fibra di vetro1 rivestiti di tela sintetica, modellati e resi esteticamente accettabili con l’applicazione di stucco cellulosico. Per il sistema di contenimento del supporto si è potuto ricorrere all’applicazione di lame in acciaio flessibile, adattandosi alla tipologia di costruzione della croce stessa.

L’intervento è stato eseguito presso il laboratorio di restauro del Museo nazionale d’arte medievale e moderna di Arezzo, afferente alla Soprintendenza per la provincia di Arezzo agli inizi dell'intervento e confluito nell’attuale Direzione regionale dei Musei della Toscana.

Un importante contributo al lavoro è stato offerto dallo stage svolto presso l’Opificio delle Pietre Dure nel 2009, con il restauratore Luciano Sostegni. L’impegno finanziario del Ministero della Cultura ha consentito di effettuare anche la campagna di indagini scientifiche comprensiva di IR, UV (Thierry Radelet), XRF (Giuseppe Laquale), RX (Panart) e sezioni stratigrafiche (Stefano Volpin), quando i lavori di restauro erano sotto la direzione di Paola Refice.

L'impiego dei pannelli alveolari, accompagnato da quello dello stucco cellulosico, nella risoluzione di problemi di ricostruzione del supporto nei dipinti su tavola, presenta caratteristiche di facile lavorabilità e può comportare minori problematicità rispetto al ricorso a materiali più tradizionali, suggerendo buone potenzialità per questo genere di manufatti.

Keywords: trasporto, pannelli alveolari, stucco cellulosico.

Note: 1 [accesso 18 Maggio 2021]. Consultabile in: https://www.ctseurope.com/en/schedaprodotto.php?id=2032 www.brescianisrl.it/newsite/ita/xprodotto.php?id=8566&hash=e22c90c623b896e903a71b9b0928f894 18/5/2021.

Bibliografia: Lenzini Moriondo, M. 1953. Le opere d’arte dell’epoca medioevale e moderna nel Museo dell’Accademia etrusca di Cortona, Nono Annuario, Nuova Serie, vol. II, Cortona, pp. 35-48.

Speranza, L. 1992. Maestro della Croce di Cortona. In: P. Bocci Pacini e A. M. Maetzke, eds. Il museo dell’Accademia Etrusca di Cortona. Firenze, p. 140, con bibliografia.

The painted Cross of the Museum of the Etruscan Academy of Cortona (13th century).

A case of partial transfer on new materials.

Rossella Cavigli1* 1

Direzione regionale musei della Toscana – Museo nazionale d’arte medievale e moderna, via S. Lorentino, 8 52100 Arezzo. * rossella.cavigli@beniculturali.it

Abstract Due to its ill-fated physical history (Lenzini Moriondo, 1953: p. 37), which has caused a substantial loss of both, pictorial and supporting materials, the artwork of the "Master of the Cross of Cortona" (Speranza, 1992: p. 140) posed complex challenges during all phases of the restoration, which lasted three years during the period 2004-2021.

The cleaning of pictorial surface was carried out largely under microscope, by scalpel and with rigid gels on the azurite of the cross.

The aesthetic goal of the artwork aims to provide unity to a largely disrupted image, using silicon casts to

recreate the surface, but maintaining the theoretical approach of Italian restoration.

In regard to the support, in addition to repairing a large part of the wood, which was eroded by hylophagous insects, innovative solutions were taken to resolve the awkward transfer of the apical plate with the Pantocrator and of one tabellone, previously made with two different methodologies.

The necessary replacement of the two unsuitable supports – the first problematic due to conservation problems, and the second odd, when considering the artwork in its entirety – led to choosing light and inert materials, such as honeycomb panels in aluminium and fiberglass1, covered with synthetic fabric, modelled and made aesthetically coherent through the use of cellulosic plaster. For the crossbar system, we applied flexible steel blades, adapting to the construction of the cross itself.

The restoration was carried out at the Laboratory of the Museo Nazionale d’Arte Medievale e Moderna di Arezzo, managed by the Soprintendenza administering the province of Arezzo at the beginning of work and now belonging to the Direzione Regionale Musei della Toscana.

An important contribution to restoring the painting was provided by the internship taken at the Opificio delle Pietre Dure in 2009 with the restorer Luciano Sostegni. When the work was under the direction of Paola Refice, the financial contribution of the Ministery of Culture further allowed to conduct the scientific

investigations including IR, UV (Thierry Radelet), XRF (Giuseppe Laquale), RX (Panart) and cross-sections (Stefano Volpin).

The application of honeycomb panels to resolve reconstruction issues in the support of wooden paintings, in combination with cellulosic stucco, offers easy handiness and can limit the problems that arise when using traditional materials, suggesting a good potential when applied on similar handiworks.

Keywords: transfer, honeycomb panels, cellulosic plaster.

Notes: 1 [accessed 18 May 2021]. Available at: https://www.ctseurope.com/en/schedaprodotto.php?id=2032 www.brescianisrl.it/newsite/ita/xprodotto.php?id=8566&hash=e22c90c623b896e903a71b9b0928f8 94 Bibliography:

Lenzini Moriondo, M. 1953. Le opere d’arte dell’epoca medioevale e moderna nel Museo dell’Accademia etrusca di Cortona, Nono Annuario, Nuova Serie, vol. II, Cortona, pp. 35-48.

Speranza, L. 1992. Maestro della Croce di Cortona. In: P. Bocci Pacini and A. M. Maetzke, eds. Il museo dell’Accademia Etrusca di Cortona. Firenze, p. 140, with bibliography.

Collaborative Research and Writing of The Conservation of Medieval Polychrome Wood Sculpture Michele Marincola1, and Lucretia Kargère2 1

Conservation Center, Institute of Fine Arts, NYU 2

The Metropolitan Museum of Art * Michele Marincola : mm71@nyu.edu

Abstract Book-length scholarship in conservation remains scarce. Time commitment and resources to publish comprehensive overviews of a conservator’s work often prohibit the undertaking of such projects. This presentation will describe the content of the book: The Conservation of Medieval Polychrome Wood Sculpture: History, Theory, Practice, Getty Publications 2020. It will touch on the challenges encountered in developing a compendium of materials on these highly complex objects. Polychrome sculptures are objects with long histories, from original carving and polychromy through centuries of repainting, deterioration, restoration and conservation. The fruit of ten years of work, the talk will describe the process of collaboration in researching and writing a book-length manuscript, from articulating the various themes in the book, to dividing workload, sharing knowledge, navigating between university and museum settings, and working with editors.

Keywords: scholarship -sculpture- polychromy- wood- theory

Notes: not mandatory

Bibliography:

Marincola, M. & Kargère, L. 2020. The Conservation of Medieval Polychrome Wood Sculpture: History, Theory Practice. Los Angeles: Getty Conservation Institute.

Kargère, L. & Marincola, M. 2014. Conservation in Context: The Examination and Treatment of Medieval Polychrome Wood Sculpture in America. Metropolitan Museum Studies in Art, Science and Technology 2: 11-49.

Sistemi di controllo elastico per dipinti su tavola Quaranta anni di studi, ricerche ed esperienze Ciro CASTELLI1*, Luciano RICCIARDI1** 1

Opificio delle Pietre Dure e Laboratori di Restauro - Firenze *ciro.castelli@gmail.com **luciano.ricciardi@beniculturali.it

Abstract Il contributo si propone di analizzare lo sviluppo delle soluzioni adottate dall’Opificio delle Pietre Dure nel corso dell’ultimo quarantennio nella progettazione di sistemi di controllo elastici per i dipinti su tavola. Il percorso, recentemente arricchito dell’intervento ancora in corso sulla Vergine in gloria con otto santi di Giovanni Bellini, inizia nei primi anni Ottanta con il restauro della Deposizione dell’Ortolano del Museo Nazionale di Capodimonte per poi conoscere una svolta fondamentale durante il complesso intervento sulla Discesa al Limbo del Bronzino, una tavola di grande formato rimasta alluvionata nel 1966. Privata, così come fu allora consuetudine per tutte le tavole danneggiate dall’alluvione, delle sue traverse originali, essa fu lasciata in deposito fino agli anni Novanta quando ne fu poi ripreso il restauro. Proprio in quell’occasione fu progettato un innovativo sistema di traversatura elastica costituito da più elementi sovrapposti a rigidità crescente, in modo da garantire il controllo elastico delle deformazioni e, al tempo stesso, il sostegno della grande struttura alta più di quattro metri.

Partendo da quella fondamentale esperienza, nel corso degli anni è stato possibile mettere a punto una metodologia d’intervento adattabile, con opportune variazioni, anche ad altre tipologie di tavole ricercando, durante ogni intervento, per ogni traversa la rigidezza flessionale più idonea per la struttura dell’opera. Nel tempo si è inoltre tentato di ridurre al minimo l’invasività di questi interventi e di preservare, quando presenti, i sistemi di traversatura autentici. Questi ultimi sono stati infatti rifunzionalizzati, come si illustrerà nei recenti restauri dell’Adorazione dei Magi di Leonardo, della Pala di San Marco e del Ritratto di Leone X, per ottenere strutture elastiche e regolabili, pur mantenendo il loro sostanziale aspetto originale.

I restauri sinteticamente presi in considerazione in questo contributo e gli studi condotti su numerose tavole riconoscono oggi alle traverse un ruolo centrale nella corretta conservazione dei dipinti su tavola. Appare inoltre evidente come tutti i sistemi di controllo presenti sul retro di questi manufatti debbano ormai rispondere a determinate caratteristiche per far fronte alle esigenze deformative del legno e al progressivo invecchiamento dei materiali, ma anche al loro adattamento alle brusche variazioni microclimatiche che purtroppo negli ultimi decenni stanno interessando in maniera drasticamente crescente gli ambienti espositivi.

Keywords: traverse, rifunzionalizzazione, flessibilità, deformazione

Note: Bibliografia: Castelli, C., Ricciardi, L. & Santacesaria, A., 2020. Il supporto ligneo del Ritratto di papa Leone X con i cugini cardinali. In: M. Ciatti and E.D. Schmidt eds. Raffaello e il ritorno del Papa Medici: restauri e scoperte sul Ritratto di Leone X con i due cardinali. Firenze: Edifir, pp. 169-179.

Castelli, C. & Santacesaria, A., 2017. La struttura lignea dell’Adorazione. Vicende conservative e restauro di un supporto costruito “al risparmio”. In: M. Ciatti and C. Frosinini eds. Il restauro dell’Adorazione dei Magi di Leonardo. La riscoperta di un capolavoro. Firenze: Edifir, pp. 191-202.

Ciatti, M., Castelli, C. & Santacesaria, A., eds. 2012. Dipinti su tavola. La tecnica e la conservazione dei supporti. 5th ed. Firenze: Edifir.

Castelli, C., Parri, M. & Santacesaria, A., 2006. Alcune considerazioni sugli interventi di restauro dei supporti alluvionati. In: M. Ciatti, C. Frosinini and C. Rossi Scarzanella eds. Angeli, santi e demoni: otto capolavori restaurati. Santa Croce quaranta anni dopo. Firenze: Edifir, pp. 103-110.

Ciani Passeri, F., Castelli, C., Parri, M. & Santacesaria, A., 1994. Compianto sul Cristo morto: Giovan Battista Benvenuti, detto 'L'Ortolano', datato 1521 Napoli, Pinacoteca Del Museo Nazionale Di Capodimonte. Opd Restauro, 6 (8): 180-187.

Elastic control systems for panel paintings Forty years of studies, researches and experiences.

Ciro CASTELLI1*, Luciano RICCIARDI1** 1

Opificio delle Pietre Dure e Laboratori di Restauro - Firenze * ciro.castelli@gmail.com **luciano.ricciardi@beniculturali.it

Abstract The present work aims to analyse the development of solutions adopted by OPD during the last forty years regarding Elastic control systems’ for panel paintings projects.

The development, recently enriched by the ongoing intervention on Vergine in gloria con otto santi by Giovanni Bellini, begins in the eighties with the restoration of Deposizione by Ortolano (Museo Nazionale di Capodimonte) and experiences a fundamental turning point during the complex restoration of Discesa al Limbo by Bronzino, a large-format panel that was flooded in 1966. The latter, deprived of its original crossbars, according to a practice dedicated to all the panels damaged by the flood in that period, it was then left in storage until the nineties when the restoration started again. In that occasion, an innovative system of elastic crossbar was projected, consisting of several superimposed elements with a growing rigidity. This system guarantees the elastic control of the deformations and, at the same time, a good support of the big structure, higher than four meters.

Starting from that foundational experience, over the years, it has been possible developing an effective intervention methodology that can be adapted, with appropriate variations, to other types of panel paintings, studying, during each intervention, for each crossbar the most suitable flexural stiffness according to the structure of the painting.

Over time, attempts have also been made with the specific aim of minimizing the invasiveness of these interventions as well as preserving the authentic crossing systems, when present. The latters have in fact been re-functionalized to obtain elastic and adjustable structures, while maintaining their substantial original appearance; this will be shown in the recent restorations of Adorazione dei Magi by Leonardo, Pala di San Marco and Ritratto di Leone X. The restorations briefly analysed in this contribution together with the studies conducted on several panels now recognize to crossbars a central role in the correct conservation of panel paintings It is also clear that all the control systems on the back of these artefacts have now to respond to certain characteristics, in order to cope with the deformation needs of the wood, the progressive aging of materials and also to their adaptation to the quick microclimatic

variations which, unfortunately, have drastically increased within the environments of exhibition Keywords: crossbars, refunctionalization, flexibility, strain

Notes: / Bibliography: Castelli, C., Ricciardi, L. & Santacesaria, A., 2020. Il supporto ligneo del Ritratto di papa Leone X con i cugini cardinali. In: M. Ciatti and E.D. Schmidt eds. Raffaello e il ritorno del Papa Medici: restauri e scoperte sul Ritratto di Leone X con i due cardinali. Firenze: Edifir, pp. 169-179.

Castelli, C. & Santacesaria, A., 2017. La struttura lignea dell’Adorazione. Vicende conservative e restauro di un supporto costruito “al risparmio”. In: M. Ciatti and C. Frosinini eds. Il restauro dell’Adorazione dei Magi di Leonardo. La riscoperta di un capolavoro. Firenze: Edifir, pp. 191-202.

Ciatti, M., Castelli, C. & Santacesaria, A., eds. 2012. Dipinti su tavola. La tecnica e la conservazione dei supporti. 5th ed. Firenze: Edifir.

Castelli, C., Parri, M. & Santacesaria, A., 2006. Alcune considerazioni sugli interventi di restauro dei supporti alluvionati. In: M. Ciatti, C. Frosinini and C. Rossi Scarzanella eds. Angeli, santi e demoni: otto capolavori restaurati. Santa Croce quaranta anni dopo. Firenze: Edifir, pp. 103-110.

Ciani Passeri, F., Castelli, C., Parri, M. & Santacesaria, A., 1994. Compianto sul Cristo morto: Giovan Battista Benvenuti, detto 'L'Ortolano', datato 1521 Napoli, Pinacoteca Del Museo Nazionale Di Capodimonte. Opd Restauro, 6 (8): 180-187

Alcune considerazioni sul controllo delle deformazioni dei dipinti su tavola.

Il ruolo dei sistemi di traverse nell'esperienza dell'Opificio delle Pietre Dure Andrea Santacesaria* 1

Opificio delle Pietre Dure Firenze

* andrea.santacesaria@beniculturali.it Abstract

L’argomento di questa presentazione riguarda il ruolo dell’Opificio all’interno di una ricerca che vede la collaborazione con Università di Firenze, che analizza in modo puntuale alcune caratteristiche e comportamenti dei dipinti su tavola.

Partendo dall’osservazione dello stato di conservazione della pellicola pittorica e dai danni causati da tensioni interne alla struttura, vengono analizzate le interazioni tra dipinto su tavola e ambiente espositivo; in particolare viene valutato il comportamento del supporto alle variazioni termoigrometriche ambientali ed insieme quelli che possono essere gli effetti negativi di un sistema di controllo troppo rigido, soprattutto quelli a carico degli strati preparatori e pittorici.

Le domande che fanno da traccia sono: • Cosa succede ad un dipinto quando avviene una variazione dei valori di umidità ambientale?

• Che forze e di quali entità si sviluppano nel supporto?

• È possibile stabilire quanto e con quanta energia una traversa debba controllare i movimenti del supporto?

• È possibile stabilire una serie di misurazioni specifiche, un protocollo di misura applicabile su qualsiasi dipinto senza danneggiarlo, ma cercando di trarre le maggiori informazioni?

La domanda che raccoglie tutte le precedenti è: • Quale funzione devono avere le traverse? Come vanno concepite durante un intervento di restauro?

La collaborazione tra OPD e Unifi dura da diversi decenni e ha avuto negli ultimi anni una serie di risultati importanti.

Verranno brevemente presentati due studi recenti attraverso i quali è stato possibile individuare l’indice di contenimento delle traverse sul supporto e anche effettuare un dimensionamento preciso delle nuove traverse in modo da conferire un grado di elasticità adeguato per le caratteristiche deformative del tavolato.

Infine, alla luce degli importanti risultati di queste ricerche, verranno illustrate le caratteristiche dei sistemi di traversatura adottati dall’Opificio e il loro grado di risposta e di adattabilità alle esigenze conservative dei dipinti su tavola.

Keywords: dipinti su tavola, sistemi di traversatura, deformazioni del supporto

Bibliografia:

Dipinti su tavola. La tecnica e la conservazione dei supporti. A cura di M. Ciatti, C. Castelli, A. Santacesaria Firenze 2012 L. Cocchi, B. Marcon, P. Mazzanti, L. Uzielli, C. Castelli, A. Satacesaria. “Verifica del funzionamento di una traversatura elastica applicata su un dipinto su tavola: la Deposizione dalla Croce di Anonimo Abruzzese”, XVI secolo in “O.P.D. Restauro”, 26, 2014 pp. 83- 94.

C. Castelli, G. Gualdani, L. Gusmeroli, P. Mazzanti, L. Riparbelli, A. Santacesaria, M. Togni, L. Uzielli, “Il restauro del supporto ligneo della Natività attribuita a Cesare da Sesto. Messa a punto di un metodo per il dimensionamento e l’adeguamento elastico della traversatura originale”. In OPD Restauro n. 30 – 2018, pp. 186- 205. Firenze, 2018

Some considerations on the control of the deformations of the panel paintings.

The role of crossbar systems in the experience of the Opificio delle Pietre Dure

Andrea Santacesaria* 1

Opificio delle Pietre Dure Firenze

* andrea.santacesaria@beniculturali.it Abstract The topic of this presentation concerns the results of a research, focused on the detailed analysis of some characteristics and behaviors of panel paintings, conducted by the Opificio delle Pietre Dure in collaboration with the University of Florence.

Starting from the observation of the state of conservation of the pictorial film and the damage caused by internal actions present in the wooden structure, we analyze the interactions between panel paintings and the exhibition environment; specifically, we evaluate the behavior of the wooden support, subject to environmental thermo-hygrometric variations, and the negative effects of a too rigid control system, that can be observed through alterations in the preparatory and pictorial layers.

The key questions that arise are: What happens to a painting when there is a variation in the values of Relative Humidity in the environment in which it is stored?

What is the nature and the magnitude of the forces that may develop in the support?

Is it possible to comprehend how much and with how much energy a crossbeam should control the movements of the support?

Is it possible to establish a series of specific measurements, a measurement protocol, totally non-invasive, to correctly characterize the art piece?

The question that collects all the above is: What function should the crossbeams have? How should they be conceived during a restoration intervention?

Two recent studies will be briefly presented through which it was possible to identify the containment of deformation between crossbeams and support and also to carry out a precise sizing of the new crossbeams in order to give an adequate degree of elasticity for the deformation characteristics of the planking.

Finally, in the light of the important results of these researches, the characteristics of the crossbeam systems adopted by the Opificio and their degree of response and adaptability to the conservation needs of panel paintings will be illustrated.

Keywords: panel paintings, crossbars, deformation of wood

An holistic approach to comprehend the deformation mechanics of panel paintings and its extension to the scientifically based dimensioning of the crossbeam system Lorenzo Riparbelli1*, Paola Mazzanti1, Marco Fioravanti1, 1

DAGRI, Univ. Florence, Florence, Italy

* lorenzo.riparbelli@unifi.it Abstract The behaviors of panel paintings can be considered like those of complex systems. The origin of such complexity is attributable to the unicity of each work of art(Castelli, Parri, and Santacesaria 1992) (in term of material composition, construction technique, conservation history and past restoration work, ageing phenomena) and more specifically, in case of wooden objects, to the different mechanical and hygroscopic behavior of wood in its anatomical directions (Uzielli and Fioravanti 2006), the phenomenon of the diffusion of humidity, the rigidity of the preparatory layers and their permeability to vapor.

In the presence of environmental thermo-hygrometric variations(Danti et al. 1989) the deformative wills or tendencies expose the paintings to developing contrasting forces with frames and crosspieces that can become dangerous for their correct conservation and in particular for the conservation of the pictorial layers.

In order to correctly take into account all these variables, a systematic procedure of experimental tests has been elaborated to scientifically characterize the deformation tendencies of the painting based on non-invasive mechanical and hygroscopic tests.

The knowledge of the painting makes it possible to propose a protocol for the dimensioning of the crossbars, in the case of restoration work, adapted to each individually characterised work (Castelli, Parri, and Santacesaria 1992; Marcon, Goli, and Fioravanti 2020). Starting from the analysis of the conservation and the restoration project by the Restorer(Castelli, Parri, and Santacesaria 1991), a method is proposed for quantifying the thickness of the crossbars compatible with the deformation of the support and its correct conservation.

Keywords: wood, panel paintings, non-invasive test, protocol, conservation

Bibliography: Castelli, Ciro, Mauro Parri, and Andrea Santacesaria. 1991. “Il Supporto: Costruzione, Stato Di Conservazione e Intervento Di Restauro = The Support: Construction, State of Conservation, and Restoration Treatment.” In Raffaello a Pitti: “‘La Madonna Del Baldacchino’’’’: Storia e Restauro: Firenze, Palazzo Pitti, 23 Giugno-15 Settembre 1991.’”

Castelli, Ciro, Mauro Parri, and Andrea Santacesaria. 1992. “Supporti Lignei: Problemi Di Conservazione = Wooden Supports: Conservation Problems.” In Problemi Di Restauro: Riflessioni e Ricerche: I Sessanta Anni Di Attività Del Laboratorio Di Restauro Dei Dipinti 1932-1992.

Danti, Cristina, Roberto Boddi, Ciro Castelli, and Andrea Crescioli. 1989. “Relazioni Tra UR e Variazioni Dimensionali Delle Tavole Lignee Dipinte. TT - Relations between Relative Humidity and Dimensional Variations of Painted Wooden Panels.” In Legno e Restauro: Ricerche e Restauri Su Architetture e Manufatti Lignei = Wood and Restoration: Research and Restoration of Wooden Architecture and Objects NV - Tables.

Marcon, Bertrand, Giacomo Goli, and Marco Fioravanti. 2020. “Modelling Wooden Cultural Heritage. The Need to Consider Each Artefact as Unique as Illustrated by the Cannone Violin.” Heritage Science. https://doi.org/10.1186/s40494-020-00368-1.

Uzielli, L., and M. Fioravanti. 2006. “Physical and Mechanical Behavior of Wood Used for Panel Paintings.”

In Panel Painting : Technique and Conservation of Wood Supports.

Metodi innovativi di conservazione preventiva applicati a materiali igroscopici: l’integrazione di informazioni deformometriche ai dati climatici per la previsione degli scenari di rischio Giovanni GUALDANI 1*, Chiara MANFRIANI 1, Marco FIORAVANTI1 1

Dipartimento DAGRI, Università degli Studi di Firenze

* giovanni.gualdani@unifi.it Abstract La conservazione preventiva dei beni culturali va intesa e considerata come l’insieme di azioni che limitano le situazioni di rischio a cui essi sono esposti, sia in modo permanente che temporaneo, nell’ambiente. Il controllo della qualità ambientale e lo sviluppo di efficaci strategie di preservazione dei beni risultano azioni imprescindibili, specialmente per materiali altamente igroscopici come il legno. In questa visione esse vanno inserite nella definizione di un percorso metodologico che riduca l‘esplicazione di fenomeni di degrado e il rischio di danneggiamento sulle opere.

Il concetto di “clima storico”, proposto dalla normativa europea UNI EN 15757:2010, risulta uno strumento efficace per la comprensione delle tendenze climatiche ambientali e delle conseguenti necessità conservative delle opere. Si tratta di un approccio metodologico che risulta flessibile e adeguato agli specifici e complessi bisogni delle collezioni, oltre che sostenibile dal punto di vista energetico ed economico. I manufatti lignei, ed i dipinti su tavola in particolare, rappresentano per antonomasia la problematicità del rapporto fra clima e conservazione: le loro tipicità e le criticità conservative appaiono, in questo contesto, come evidenziatori di una relazione in equilibrio mutevole con l’ambiente.

Le innovative tecnologie basate sull’approccio Internet of Things (IoT) offrono la possibilità di applicare efficacemente la logica del “clima storico”: tali strumentazioni, connesse ad un’unica piattaforma gestionale, permettono di effettuare monitoraggio ambientale e azioni correttive direttamente in remoto. L’impatto di tali tecnologie è da ritenersi considerevole soprattutto per contesti museali che fanno fatica a implementare sistemi di controllo delle proprie collezioni: la duttilità d’utilizzo, l’accessibilità ai dati e l’economicità gestionale sono garanzia di un sistema funzionale ed efficace.

Questa metodologia di ricerca è stata impiegata in vari casi di studio nel progetto PREMUDE1.

In primo luogo essa è stata applicata su due violini storici della collezione di Palazzo Doria-Tursi (Genova), all’interno del quale sono state sviluppate le tecnologie di monitoraggio e l’approccio teorico (Manfriani, et al. 2021). In secondo luogo, il progetto sta tutt’ora

1 Il progetto PREMUDE vede la collaborazione tra il Gruppo Tecnologie del Legno del Dipartimento DAGRI (Università di Firenze), il Sistema Museale di Ateneo e l’istituto dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze. Esso è cofinanziato dalla Regione Toscana all’interno del piano GiovaniSì per l’alta formazione e la ricerca in ambito culturale.

sperimentando il metodo presso il Museo di Antropologia ed Etnologia dell’Università di Firenze e i laboratori di restauro dell’Opificio delle Pietre Dure presso i quali sono state individuate alcune opere rilevanti dal punto di vista conservativo e storico-culturale. In quest’ultimi contesti i manufatti, successivamente alla fase di valutazione conservativa, sono stati sottoposti ad un monitoraggio ambientale mirato alla valutazione delle previsioni di comportamento in relazione alle variazioni climatiche. Il sistema IoT è stato, inoltre, implementato integrando specifiche strumentazioni: collegamento agli impianti di regolazione dell’umidità e kit deformometrici (DK), messi a punto per lo studio del comportamento meccanico ed igroscopico dei manufatti lignei.

La finalità operativa consiste nella redazione di un protocollo di conservazione preventiva che, impiegando queste tecnologie, sia adeguabile ad ogni realtà museale con requisiti di flessibilità specifici, necessari per la buona conservazione delle corrispettive collezioni.

Keywords: patrimonio culturale, legno, conservazione preventive, Internet of Things (IoT); UNI EN 15757:2010.

Bibliografia: UNI EN 15757:2010 - Conservazione dei Beni Culturali - Specifiche concernenti la temperatura e l'umidità relativa per limitare i danni meccanici causati dal clima ai materiali organici igroscopici Manfriani, C., Gualdani, G., Goli, G., Carlson, B., Certo, A.R., Mazzanti, P. & Fioravanti, M. 2021. The Contribution of IoT to the Implementation of Preventive Conservation According to European Standards: The Case Study of the “Cannone” Violin and Its Historical Copy.

Sustainability, 13: 1900. https://doi.org/10.3390/su13041900

Innovative preventive conservation methods applied to hygroscopic materials: the integration of deformometric information to climate data for predicting risk scenarios Giovanni GUALDANI 1*, Chiara MANFRIANI 1, Marco FIORAVANTI1 1

Dipartimento DAGRI, Università degli Studi di Firenze

* giovanni.gualdani@unifi.it Abstract Preventive conservation of cultural heritage should be considered as the set of actions that limit the risk situations to which cultural objects are exposed, both permanently and temporarily, in their environment. Environmental control and the development of effective strategies for the preservation of goods are essential actions, especially for highly hygroscopic materials such as wood. These actions must therefore be inserted in the definition of a methodological path that reduces the implication of phenomena of degradation and the risk of damage on the works.

The concept of "historic climate", proposed by the European standard (EN 15757:2010), is a paradigmatic tool for understanding environmental climate trends and the consequent conservation needs of the objects. This methodological approach is flexible and adapted to the specific and complex needs of single collections, as well as sustainable from an energy and economic point of view. Wooden artifacts, such as paintings on wood and musical instruments, perfectly represent this tendency to climate adaptation: their typicality and conservative criticality appear, in this context, as evidence of a relationship in changing balance with the environment.

Innovative technologies based on the Internet of Things (IoT) approach offer the possibility to effectively apply the logic behind the "historic climate": multiple instruments connected to the same management platform allow, on a remote approach, environmental monitoring and corrective actions on indoor contexts. The impact of these technologies is very significant especially for museum contexts that struggle to implement control systems of their collections: data accessibility and cost-effectiveness are a guarantee of a functional and effective system.

This research methodology has been used in various case studies in the context of PREMUDE project2. It was applied on the study of two historical violins from the collection of Palazzo Doria-Tursi (Genoa), where monitoring technologies and theoretical approach were first developed (Manfriani, et al. 2021). Furthermore, the experimentation has been carried out in

2

The PREMUDE project sees the collaboration between the Wood Technologies Group of the Department DAGRI (University of Florence), the Museum System of University and the Institute of the Opificio delle Pietre Dure in Florence. It is co-financed by the Tuscany Region within the Youth Plan for higher education and research in the cultural field.

the context of the Museum of Anthropology and Ethnology of the University of Florence and the restoration laboratories of the Opificio delle Pietre Dure, where a few important case studies have been identified from conservation and cultural-historical point of view. In the latter contexts, after a conservation state evaluation, the cultural objects have been subjected to an environmental monitoring aimed at assessing their behaviour in relation to climate variations. The IoT system has also been implemented by integrating specific instruments: connection to humidity control systems and deformometric kits (DK), developed for the study of the mechanical and hygroscopic behaviour of wooden artifacts.

The operational purpose consists in the preparation of a preventive conservation protocol.

This, using the described technologies, would be adapted to any museum with specific flexibility requirements, necessary for the proper conservation of the corresponding collections.

Keywords: cultural heritage; wood; preventive conservation; Internet of Things (IoT); UNI EN 15757:2010 Bibliography:

UNI EN 15757:2010 - Conservazione dei Beni Culturali - Specifiche concernenti la temperatura e l'umidità relativa per limitare i danni meccanici causati dal clima ai materiali organici igroscopici Manfriani, C., Gualdani, G., Goli, G., Carlson, B., Certo, A.R., Mazzanti, P. & Fioravanti, M. 2021. The Contribution of IoT to the Implementation of Preventive Conservation According to European Standards: The Case Study of the “Cannone” Violin and Its Historical Copy.

Sustainability, 13: 1900. https://doi.org/10.3390/su13041900

Il restauro strutturale di due grandi pale d’altare di fine ‘500 di Santi di Tito Riflessioni sulla progettazione d’intervento: l’importanza della comprensione della tecnica di costruzione e dei passati interventi di restauro.

Luigi ORATA1* 1

Restauratore privato di dipinti su tela e tavola; docente di restauro di dipinti su supporto ligneo, Accademia di belle Arti di Bologna; docente di restauro di dipinti su supporto tessile, Accademia di Belle Arti di Brera. Via della Cernaia 100, Firenze.

* luigiorata@tiscali.it

Abstract Grazie agli interventi di restauro realizzati in tempi differenti su due grandi pale d’altare di Santi di Tito (il Martirio di santo Stefano del 1599, 284x184 cm e la Madonna della Cintola del 1600, 276x192 cm) si è presentata l’occasione per studiarne la tecnica di costruzione, la tipologia del precedente intervento eseguito sul retro di una delle due e, infine, di progettare e realizzare un nuovo apparato di controllo dei movimenti del tavolato, mediante delle traverse curve in legno lamellare ancorate al supporto in modo puntiforme tramite un sistema elastico regolabile.

Le due opere, simili per quanto riguarda la tecnica di costruzione, presentavano problematiche conservative differenti. Il Martirio di santo Stefano manteneva le due traverse originali a coda di rondine, che però erano fuoriuscite per gran parte dalla propria sede per differenti fattori: l’estrema rigidità dovuta alle dimensioni, in particolare al notevole spessore, e un avanzato stato di degrado del legno per l’attacco di insetti xilofagi. Nella Madonna della Cintola le due traverse originali erano state sostituite da quattro traverse di restauro. Per applicare queste ultime erano state spianate delle porzioni di supporto per incollare e avvitare, in modo molto ravvicinato, degli elementi lignei definiti nottole, così da creare delle sedi dove inserire le nuove traverse a sezione trapezoidale. In ambo i casi delle traverse troppo rigide hanno causato la comparsa di danni strutturali sul fronte pittorico, come spacchi lungo alcune linee di commettitura e sollevamenti degli strati di colore e preparazione.

Partendo da questa riflessione si è cercato di delineare un protocollo operativo pratico che nel progetto del nuovo sistema di controllo dei movimenti del supporto ha tenuto in considerazione proprio il rapporto esistente tra caratteristiche del tavolato e funzione delle traverse. Si illustrerà, quindi, la modalità di realizzazione in legno lamellare delle traverse, relazionato alla curva del tavolato; il tipo di vincolo utilizzato per ancorarle al supporto e in particolare come, dove e in che misura sono stati posizionati gli ancoraggi; come sono state selezionate le molle elicoidali regolabili e la forza applicata.

Keywords: restauro supporti lignei, dipinti su tavola, traverse lamellari, molle, nottole.

Bibliografia: Ciatti, M., Bartolozzi, E., Bettini, F., Orata, L., Santacesaria, A., Cagnini, A., Innocenti, F., Lalli, C., Lanterna, G., Rizzi, M. 2016. Il restauro della grande tavola di Niccolò di Pietro Gerini nella chiesa di San Carlo dei Lombardi a Firenze: tecnica esecutiva, stato di conservazione e intervento di restauro. OPD, 28: 71-103.

Ciatti, M., Castelli, C., Santacesaria A. 2012. Dipinti su tavola, La tecnica e la conservazione dei supporti.

Firenze: Edifir.

Dardes, K., Rothe, A. 1998. The Structural Conservation of Panel Paintings: Proceedings of a Symposium at the J. Paul Getty Museum, 24-28 April 1995. Los Angeles: Getty Conservation Institute.

The structural restoration of two large late 16th century altarpieces by Santi di Tito Reflections on treatment planning: The importance of understanding the construction technique and past restorations.

Luigi Orata1* 1

Private restorer of canvas and panel paintings; professor of restoration of panel paintings,

Academy of Fine Arts of Bologna; professor of restoration of canvas paintings, Brera Academy of Fine Arts. Via della Cernaia 100, Florence, Italy. * luigiorata@tiscali.it Abstract Thanks to conservation treatments carried out at different times on two large altarpieces by Santi di Tito (The Martyrdom of St. Stephen of 1599, 284x184 cm and The Madonna della Cintola of 1600, 276x192 cm) the opportunity arose to study the construction technique, the past repairs on the back of one of the two and, finally, to design and implement a new system for restraining the movements of the wood by means of curved crossbars in laminated wood anchored to the panel with a point system, minimally invasive, and providing flexible support.

The two panels, similar in terms of construction technique, presented different structural problems. The Martyrdom of St. Stephen still had its two original dovetail battens, which however had largely come out of their channels for two reasons: their extreme rigidity due to their size, in particular their considerable thickness, and advanced erosion of the wood from wood-boring beetles. On the Madonna della Cintola, the two original battens had been replaced by four crosspieces in a past restoration. Part of the panel had been planed away in order to attach nottole (wooden cleats) very close together with glue and screws to create a channel for the trapezoidal crossbars. In both cases, a restraint system that was too rigid caused visible damage on the paint surface, such as cracks along some join lines and lifting of the paint and ground layers.

Starting from these observations, an attempt was made to outline a practical operating protocol which, in the design of the panel restraint system, took into consideration the relationship between the characteristics of the wood planks and the function of the crossbars. How laminated wood crossbars were made will be illustrated, along with how they are adapted to the curve of the panel; the type of attachment used to anchor them to the wood, in particular how and where the anchors were positioned; how the adjustable coil springs were selected, and how the tension was adjusted.

Keywords: structural conservation, panel paintings, laminated crossbars, springs, cleats.

Bibliography: Ciatti, M., Bartolozzi, E., Bettini, F., Orata, L., Santacesaria, A., Cagnini, A., Innocenti, F., Lalli, C., Lanterna, G., Rizzi, M. 2016. Il restauro della grande tavola di Niccolò di Pietro Gerini nella chiesa di San Carlo dei

Lombardi a Firenze: tecnica esecutiva, stato di conservazione e intervento di restauro. OPD, 28: 71-103.

Ciatti, M., Castelli, C., Santacesaria A. 2012. Dipinti su tavola, La tecnica e la conservazione dei supporti.

Firenze: Edifir.

Dardes, K., Rothe, A. 1998. The Structural Conservation of Panel Paintings: Proceedings of a Symposium at the J. Paul Getty Museum, 24-28 April 1995. Los Angeles: Getty Conservation Institute.

La revisione “morbida” di una parchettatura.

L’intervento strutturale su un’ opera della Collezione Gualino alla Galleria Sabauda.

Gherardo FRANCHINO1 / Tiziana SANDRI2 1

Restauratore privato, Via Castiglione 6bis/9 Torino 2 Musei Reali di Torino

* tiziana.sandri@beniculturali.it Abstract La lunetta raffigurante L’incontro di Anna e Gioacchino a Gerusalemme, attualmente attribuita al maestro marchigiano Luca di Paolo da Matelica, faceva parte delle collezioni dell’imprenditore e collezionista Riccardo Gualino. La storia conservativa di quest’opera è molto particolare: dopo essere partita da Torino nel 1934 per decorare l’ambasciata italiana a Londra, ha fatto rientro in Italia per essere sottoposta intorno agli anni cinquanta ad un intervento conservativo presso l’Istituto Centrale del Restauro di Roma, dove è rimasta sino al suo recentissimo rientro nella Galleria Sabauda, in occasione della mostra I mondi di Riccardo Gualino collezionista e imprenditore del 2019.

L’opera, composta da tre tavole assemblate disposte orizzontalmente, è dipinta a tempera, mostra diversi personaggi inseriti in un ambiente architettonico di grande suggestione, con le mura turrite di una città che simboleggia Gerusalemme e un prato con elementi naturalistici estremamente dettagliati. Il ritorno a Torino ha evidenziato le problematiche conservative innescate dalla presenza sul retro di una fitta e rigida parchettatura, realizzata, forse agli inizi del secolo scorso nel laboratorio parigino Bouvard, presumibilmente precedentemente all’acquisto da parte dell’imprenditore.

L’intero sistema presentava le traverse scorrevoli bloccate, sia a causa del ritiro del legno della parchettatura stessa, sia per il forte attrito causato dall’impossibilità di incurvarsi del supporto La tavola non presentava tuttavia criticità attribuibili ai punti fissi della parchettatura e, in corrispondenza degli incollaggi delle traverse fisse, non erano presenti segni di degrado attribuibili alle stesse.

Nell’intervento di risanamento del supporto si è scelto di non rimuovere la parchettatura in opera ma di rifunzionalizzarla, mantenendone l’orditura fissa e sostituendo esclusivamente le traverse mobili controvena implementandone il principio di funzionamento. Le nuove traverse sono state realizzate in legno di frassino che ha ottime caratteristiche di elasticità e flessibilità, dotate di un sistema di molle a balestra che garantiscono ulteriormente l’adeguamento ai movimenti delle assi del supporto. Per evitare bruschi movimenti le traverse sono state inserite con gradualità, a mano a mano che venivano rimosse quelle esistenti, grazie ad un sistema meccanico di scorrimento assistito, appositamente pensato, in grado di scongiurare eccessive sollecitazioni alle tavole.

Le nuove traverse sono state realizzate in un’essenza che garantisce tenuta e flessibilità, il frassino, e regolate con un sistema di molle che ne regola ulteriormente l’adeguamento ai movimenti delle assi del supporto. Prima della messa in opera, l’intero sistema è stato testato su campione e sottoposto a

prove di carico che hanno dato risultati incoraggianti., L’occasione di un convegno dedicato all’argomento ci permette di presentare questa nostra proposta e di accogliere le considerazioni degli studiosi e dei colleghi presenti

L’intervento è stato eseguito dal restauratore Gherardo Franchino, con la direzione di Annamaria Bava, Sofia Villano e Tiziana Sandri dei Musei Reali di Torino, grazie alla sponsorizzazione di Borsa Italiana nell’ambito dell’iniziativa Rivelazioni.

Keywords: Parchettatura, Bouvard, frassino, Collezione Gualino, Luca di Paolo da Matelica

Bibliografia: The structural conservation of panel painting, Prooceeding of a Symposium, April 24-28, 1995, K.Dardes and A.Rothe Editors, The Getty Conservation Institute, 1998 Dipinti su tavola. La tecnica e la conservazione dei supporti, M.Ciatti, C.Castelli. A.Santacesaria a cura di, Edifir edizioni Firenze, 2005

Atti del Convegno Un capolavoro dell’architettura barocca. La Cappella della Sindone tra storia e restauro, tenutosi a Torino nei giorni 28 e 29 settembre 2018, (in corso di pubblicazione) GARABELLI G. et alii, Prove di consolidamento e di trattamento superficiale del legno combusto e carbonizzato di una struttura architettonica lignea del XIX secolo, in “Atti del Convegno Scienza e Beni Culturali XXV. 2009 - Conservare e restaurare il legno”, Bressanone, 23 - 26 giugno 2009.

GARABELLI G. et alii, On site consolidation of burnt and partially charred wood in dry conditions, in “Journal of Cultural Heritage”, n. 12, 2011, pp. 19-27.

Soft revisionof a parquet cradle Structural conservation on a Gualino’s masterpiece at Sabauda Gallery .

Gherardo FRANCHINO1 /Tiziana SANDRI2 1

Restorer, Via Castiglione 6bis/9 Torino 2 Restorer, Musei Reali di Torino

* tiziana.sandri@beniculturali.it

Abstract The painting, which represents The Meeting of Joachim and St. Anne, is currently attributed to Luca di Paolo da Matelica, was part of the collections of the entrepreneur Riccardo Gualino.

The conservative history of this work is very particular: after departure from Turin to decorate the Italian Embassy in London in 1934., iIt returned to Italy to be subjected to a conservative intervention at the Istituto Centrale del Restauro in Rome during the Fifties, where it remained until its recent arrival to the Galleria Sabauda, for the occasion of the exhibition I mondi di Riccardo Gualino collezionista e imprenditore..... regarding the collections of Riccardo Gualinoin 2019.

The panel painting, is composed by three boards assembled with horizontally grain orientation, is painteded in tempera and shows several subjects inserted in an architectural environment of great fascination and a meadow with extremely detailed naturalistic elements.

The return to Turin highlighted the problems caused by the application of a rigid and heavy cradle on the back of the panel, made by Bouvard in Paris, perhaps at the beginning of the last century, before the purchase by Riccardo Gualino. . The whole system was showing all sliding crossbars locked, due to the shrinking of the wood of the own cradle and the movement of the panel boards. Nevertheless the painting layer was not showing critical points due to the fixed slats and, aroud the glued areas of the fixed slats, there where not damaged point caused by themselvs.

In the restoration of the support, we decided to not remove the cradle but to re-functionalize it, maintaining its fixed slats, which are glued in the grain direction and replacing justonly the crossbars, that were no longer sliding, with new ones implementing the operating priciple. The new crosspieces were made of ash wood, which has excellent characteristics of elasticity and flexibility, equipped with a system of springs that further guarantee the adjustment to the movements of the support axes. To avoid excessive stress to the panel new crossbars . The new crossbars were gradually inserted, as the

existing ones were removed, thanks to a mechanical assisted sliding system, specially designed, able to avoid putting excessive stress on the boards.

The new crossbars have been made with a wood species that guarantees sturdiness and flexibility, and then regulated with a spring system that adapts to the movements of the panel.

The whole system was sampled and subjected to load tests, it achieving encouraging results. This conference allows us to present our proposal and to receive the suggestions of experts and colleagues.

The restoration was made by Gherardo Franchino, under the supervision of Annamaria Bava, Sofia Villano and Tiziana Sandri from Musei Reali of Turin, thanks to the sponsorship of Borsa Italiana as part of the initiative......... Rivelazioni

Keywords: Cradle, Ash tree, Riccardo Gualino, Luca di Paolo da Matelica

Bibliography: The structural conservation of panel painting, Prooceeding of a Symposium, April 24-28, 1995, K.Dardes and A.Rothe Editors, The Getty Conservation Institute, 1998 Dipinti su tavola. La tecnica e la conservazione dei supporti, M.Ciatti, C.Castelli. A.Santacesaria a cura di, Edifir edizioni Firenze, 2005

INTERVENTI CONSERVATIVI SU SUPPORTI LIGNEI COMPLESSI: ALCUNI CASI APPLICATIVI AFFRONTATI DURANTE IL RESTAURO DEGLI AFFRESCHI DI BERNARDINO LUINI STRAPPATI DA VILLA LA PELUCCA E DI QUATTRO PANNELLI DIPINTI CON CINESERIE PROVENIENTI DAL PALAZZO DEL QUIRINALE 1

Paolo Luciani , Andrea Minì2, Michela Cardinali3

1

* Coordinatore Laboratorio Restauro Manufatti Lignei, Fondazione Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale, Via XX settembre 18, 10078 Venaria Reale (TO), 0114993020, paolo.luciani@centrorestaurovenaria.it 2 Restauratore Laboratorio Restauro Manufatti Lignei, Fondazione Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale, Via XX settembre 18, 10078 Venaria Reale (TO), andrea.minì@centrorestaurovenaria.it 3 Direttore Laboratori di Restauro, Fondazione Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale, Via XX settembre 18, 10078 Venaria Reale (TO), 0114993029, michela.cardinali@centrorestaurovenaria.it

Abstract Il contributo presenta alcune soluzioni proposte dal Laboratorio di Arredi lignei del CCR “La Venaria Reale” per i sistemi di contenimento di supporti lignei piani o curvilinei di particolare complessità dal punto di vista conservativo.

I casi applicativi in oggetto riguardano due interventi di restauro che hanno consentito ai restauratori di confrontarsi con opere dalle problematiche eterogenee e con storie conservative differenti.

Il primo caso riguarda 3 supporti lignei dei 25 dipinti murali di Bernardino Luini strappati da Villa La Pelucca di Sesto San Giovanni, attualmente esposti alla Pinacoteca di Brera. La particolare situazione conservativa di queste opere, soprattutto per quanto riguarda il risanamento dei supporti lignei riconducibili all’intervento di strappo ottocentesco, ha reso necessario un approfondito studio preliminare finalizzato alla messa a punto di soluzioni idonee calibrate per ogni singola opera. Le problematiche principali erano legate soprattutto alla scelta dei materiali di bassa qualità impiegati per i supporti e alla complessa storia conservativa che caratterizza il ciclo pittorico; una delle maggiori cause di degrado va infatti identificata nella tecnica costruttiva stessa dei supporti: alcuni elementi strutturali ad esempio non consentivano i naturali movimenti di dilatazione e restringimento del legno dovuti alle variazioni di temperatura e umidità, con gravi ripercussioni a carico della delicata pellicola pittorica sul fronte.

Il secondo caso proposto riguarda gli interventi effettuati su quattro pannelli lignei concavi dipinti “alla chinese”, realizzati nel XIX secolo a completamento degli scomparti orientali provenienti dai Gabinetti “alla China” della Reggia Reale di Venaria, al momento del loro riallestimento nel Palazzo del Quirinale.

L’intervento è stato particolarmente complesso a causa della forma curva dei pannelli: le tavole che compongono i supporti erano infatti disgiunte e presentavano fessurazioni di grande entità. Inoltre non erano presenti incastri di alcun genere ma sistemi di vincolo realizzati con colla e chiodi. I pannelli, oltre a essersi ritirati, apparivano svergolati e imbarcati: per queste ragioni il recupero della planarità è risultato particolarmente difficoltoso, anche a causa della tensione prodotta dalle tavole svergolate, e si è ritenuto opportuno procedere con una parchettatura a molle su superficie curva.

In entrambi i casi descritti, presupposto fondamentale delle scelte metodologiche di intervento è stata la riflessione critica condotta dal gruppo di lavoro costituito dai restauratori, dai conservatori e dai funzionari (Dott.ssa Cristina Quattrini per la Pinacoteca di Brera e Dott. Luisa Morozzi per le collezioni del Palazzo del Quirinale).

L’obiettivo principale degli interventi di risanamento è stato la risoluzione dei problemi conservativi legati ai movimenti dei supporti, provocati dalle variazioni termoigrometriche dei luoghi di conservazione in rapporto alle modalità costruttive delle opere. In generale, per il risanamento dei supporti sono state impiegate tecniche tradizionali coadiuvate da sistemi di contenimento con molle, opportunamente modificati in base alle caratteristiche costruttive e alle problematiche specifiche di ogni manufatto. I metodi adottati hanno garantito buoni risultati in termini operativi oltre che conservativi e le modifiche apportate ai telai di contenimento sono state interamente progettate e realizzate dal personale interno del Laboratorio di Arredi lignei del Centro.

Keywords: Luini, parchettatura, supporto ligneo, tavola

Note: facoltativo.

Bibliografia: Dipinti su tavola, la tecnica e la conservazione dei dipinti. M.Ciatti, C.Castelli, A.Santacesaria.

CONSERVATIVE INTERVENTIONS ON COMPLEX WOODEN SUPPORTS: SOME APPLICATION CASES ADDRESSED DURING THE RESTORATION OF BERNARDINO LUINI'S FRESCOES TORN FROM VILLA LA PELUCCA AND FOUR PANELS PAINTED WITH CINESERIE FROM THE QUIRINALE PALACE 1

Paolo Luciani , Andrea Minì2, Michela Cardinali3

1

* Coordinator of the Laboratory restoration of Wooden Artifacts, Foundation conservation and restoration center La Venaria Reale, Via XX Settembre 18, 10078 Venaria Reale (TO), 0114993020, paolo.luciani@centrorestaurovenaria.it 2 Restorer Laboratory restoration of Wooden Artifacts, Foundation conservation and restoration center La Venaria Reale, Via XX Settembre 18, 10078 Venaria Reale (TO), andrea.minì@centrorestaurovenaria.it 3 Director of Restoration Laboratories, Foundation conservation and restoration center La Venaria Reale, Via XX Settembre 18, 10078 Venaria Reale (TO), 0114993029, michela.cardinali@centrorestaurovenaria.it

Abstract This paper presents some solution soffered by the Laboratory of Wooden Furnishings of the CCR "La Venaria Reale" for the containment systems of wooden supports with top or curved supports of particular complexity from a conservative point of view.

The case-studies in question concern two conservation treatment that have allowed conservators to confront works with heterogeneous problems and with different conservative stories.

The first case concerns 3 wooden supports of the 25 wall paintings by Bernardino Luini torn from Villa La Pelucca in Sesto San Giovanni, currently on display at the Pinacoteca di Brera. The special conservative condition of these artworks, mainly caused by the rehabilitation of wooden supports attributable to the nineteenth-century tearing intervention, made it necessary to make an in-depth preliminary study aimed at the development of suitable solutions calibrated for each individual work. The main problems were mainly related to the choice of low-quality materials used for the supports and to the complex conservative history that characterizes the pictorial cycle; one of the main causes of degradation must in fact be identified in the construction technique of the support itself: some structural elements, for example, did not allow the natural movements of expansion and shrinkage of the wood due to changes in temperature and humidity, with serious repercussions on the delicate pictorial film on the front.

The second case concerns the treatment carried out on four concave wooden “chinoiserie” paintings, made in the 19th century to complete the eastern compartments coming from the Gabinetti "alla China" of the Royal Palace of Venaria, at the time of their rearranging in the Palazzo del Quirinale. The intervention was particularly complex due to the curved shape of the panels: the boards that make up the supports were in fact disjointed and had large cracks. In addition, there were no joints of any sort, but bonding systems made of glue and nails. The panels not only had shrunk but were also deformed and warped: for these reasons recovering planarity was particularly difficult, also due to the tension produced by the deformed tables, and it was considered appropriate to proceed with a spring parquetage on a curved surface.

In both of the cases described above, the fundamental prerequisite of the methodological choices of intervention was the critical reflection conducted by the working group made of Conservators, Historians and

public administration representatives (Dr. Cristina Quattrini for Pinacoteca di Brera and Dr. Luisa Morozzi for the collections of the Palazzo del Quirinale).

The main objective of the conservation treatment was the resolution of the issues related to the movements of the supports, caused by variations in temperature and RH in the environment in relation to the construction methods of the artworks. In general, traditional techniques, supported by specifically modified spring containment systems, according to the construction characteristics and specific problems of each artifact, were used for the restoration of the supports. The adopted methods have guaranteed good results in operational as well as conservative terms and the modifications made to the containment frames have been entirely designed and made by the internal staff of the Laboratory of Wooden Furnishings of the Center.

Keywords: Luini, parchettatura, wooden supportor, board Notes: Optional.

Bibliography: Paintings on panel, technique and preservation of paintings. M.Ciatti, C.Castelli, A.Santacesaria.

For Notes and Bibliography, authors must follow the rules of the Maney Style Guide attached.

RIFLESSIONI SUL COMPORTAMENTO DEI SUPPORTI LIGNEI SOTTOPOSTI A VARIAZIONI DI UR E ALLE CRITICITÀ DEI "SISTEMI DI CONTENIMENTO" APPOSTI SUL VERSO. CASI DI STUDIO E PROPOSTE Paolo Scarpitti* * Funzionario per le tecnologie, restauratore, Ministero della Cultura – SS-ABAP-RM, via di San Michele 17, 00153, Roma, paolo.scarpitti@beniculturali.it Abstract Alla domanda posta a colleghi (restauratori e storici) sui dipinti su tavola “cos’è più importante la stabilità degli strati pittorici o la planarità della tavola?”, la risposta è, ovviamente, “la stabilità degli strati pittorici!” allora, dico io, devi accettare che la tavola possa incurvarsi come lei chiede, le due possibilità insieme non sono possibili!

Lo spunto per formulare questa domanda è stato un importante dipinto su tavola realizzato con grande perizia, ma con materiale estremamente scadente, sia per le singole assi che per le massicce traverse in castagno; la rottura di queste ultime ha consentito il libero movimento della tavola, riuscendo a preservare a livelli più che accettabili la pellicola pittorica.

Sulla base di queste osservazioni ho predisposto programmi per il calcolo predittivo delle frecce di incurvatura dei supporti a seguito delle variazioni termoigrometriche.

Un ulteriore approfondimento è stato stimolato dal restauro delle tavole di un polittico veneziano che è stato preceduto da un’attenta fase di test per studiare la velocità e quantità di scambio igrometrico con il passaggio tra ambienti ad umidità relativa diversi, evidenziando l’eccezionale –e pericolosa– consistenza di questo fenomeno, anche in sole sei ore di variazione ambientale.

Altri studi legati alla faccia delle assi su cui furono stati applicati gli strati preparatori e pittorici e agli effetti delle tecniche originali di bloccaggio di traverse inchiodate, hanno portato a riflessioni su quale debba essere lo scopo dei sistemi ausiliari applicati sul verso dei dipinti su tavola.

Il contributo propone alcune riflessioni su questo argomento basate su casi di studio e i dati provenienti dalla letteratura scientifica e propone una possibile soluzione.

Clima e Dipinti su tavola Problemi e peculiarità dei dipinti su tavola sottile.

Gli effetti di interventi di protezione del retro.

Ottaviano ALLEGRETTI1*, Jarno BONTADI1, Francesca RAFFAELLI2, Alberto FINOZZI3 1 2

IBE-CNR, Via Biasi 75, 38010 San Michele all’Adige, 2

Francesca Raffaelli restauratrice Laboratorio di restauro Ufficio per i beni storico-artistici, Soprintendenza per i beni culturali, Provincia Autonoma di Trento 3

restauro studio, Schio (VI)

* ottaviano.allegretti@cnr.it

Abstract Il comportamento dei dipinti su tavola in relazione al clima è tema ampiamente trattato in letteratura. Le variazioni dimensionali e i conseguenti fenomeni deformativi sono considerati preminente causa di problemi conservativi al supporto ligneo e agli strati apposti di preparazione e colore. Le asimmetrie igroscopiche e meccaniche tra fronte e retro sono sempre la causa degli imbarcamenti e di problematiche specifiche, soprattutto in tavole lignee con bassi spessori come tavole sottoposte a pregresse operazioni di assottigliamento.

Questo lavoro prende l’abbrivio da osservazioni sperimentali di variazioni dimensionali in normali condizioni di fluttuazioni climatiche ambientali misurate su un dipinto su tavola (“Baccanale”, XVII secolo, attribuito alla scuola di Jacob Jordaens, collezione Grezler, Trento, 103 x 71 cm) prima e dopo un intervento di restauro effettuato nel 2016. L’oggetto (pittura a olio, preparazione a carbonato di calcio su tavola di rovere) era caratterizzato da un supporto assottigliato ad uno spessore molto sottile (6 mm), dalla presenza di una fitta parchettatura ed era afflitto da estesi distacchi delle preparazioni e degli strati pittorici. L’intervento di restauro consistette, tra le altre cose, all’applicazione sul retro di un nuovo sistema di contenimento igroscopico-meccanico (backing), costituito da un sistema meccanico di traverse scorrevoli ottenuto modificando la precedente parchettatura, accoppiato ad una protezione passiva della superficie del retro con funzione di barriera vapore e concepito come un reintegro dello spessore ligneo e realizzato con attenzione alla omogeneità dei materiali.

Tali misure, effettuate con metodologia collaudata, a fronte di alcune interessanti evidenze qualitative mostravano i soliti limiti dovuti alle condizioni di clima non controllato. Per un migliore apprezzamento quantitativo ritenemmo dunque utile integrare le misure in situ con misure di

laboratorio in camera climatica su provini costituenti repliche modulari del manufatto. Tale modularità ci ha permesso di analizzare separatamente l’effetto dei vari strati (strati dipinti, supporto ligneo, sistema di contenimento pre e post restauro) sulla risposta igromorfica globale del composito.

La metodologia seguita era basata su alcuni recenti lavori di Arends (2017, 2019) in cui era proposta una interessante metodologia sperimentale-analitica di caratterizzazione accelerata dei materiali basata su semplici esperimenti di misura della risposta igromorfica dell’oggetto in condizioni climatiche controllate. Tale metodo, sotto certi presupposti semplificativi, consente di individuare le soglie di rischio climatico in termini di frequenza e ampiezza della fluttuazione climatica in funzione dello spessore del supporto ligneo.

In una prima fase, il confronto tra deformazioni misurate sui provini in condizioni climatiche controllate e sull’oggetto reale in condizioni di fluttuazioni non controllate ha permesso di validare la rappresentatività dei provini.

Successivamente, l’analisi dei risultati hanno permesso di quantificare l’effetto smorzante prodotto dal backing sulla risposta igromorfica dell’oggetto e di stabilire alcuni criteri generali per la sua progettazione e dimensionamento.

Non da ultimo, alcune evidenze sperimentali qui per la prima volta descritte e attualmente in fase di approfondimento tramite ulteriori prove, ci hanno permesso di individuare e codificare un effetto bimetallo (non preso in considerazione nel modello di Arends) dovuto alla interazione tra tavola lignea e strati apposti che produce un effetto deformativo tipico, predominante e non trascurabile quando gli spessori del supporto ligneo scendono sotto certi valori critici.

Keywords: dipinto su tavola, supporto ligneo sottile, sollecitazioni climatiche, sistemi di contenimento igroscopico- meccanico, prove ambientali accelerate.

Bibliografia: Arends, T., Pel, L., Huinink, H.P. 2017. Hygromorphic response dynamics of oak: towards accelerated material characterization. Materials and Structures, 50 (3), art. no. 181, Arends, T., Pel, L., Schellen, H.L., Smeulders, D.M.J. 2019. Relating relative humidity fluctuations to damage in oak panel paintings by a simple experiment. Studies in Conservation, 64 (2), pp. 101-114.

Miller A., Bisacca G., Galitzine D. 2011. The Development of a Spring Mechanism for Use in Conjunction with Auxiliary Supports for Previously Thinned Panels. In Facing the Challenges of Panel Paintings Conservation: Trends, Treatments, and Training, Getty Conservation Institute Phenix, Alan, and Sue Ann Chui, eds.

Monfardini P., 2011. Structural and Climate Control Systems for Thinned Panel Paintings, in Phenix, Alan, and Sue Ann Chui, eds. Facing the Challenges of Panel Paintings Conservation: Trends, Treatments, and Training, Getty Conservation Institute.

Richard D. Buck 1961. The Use of Moisture Barriers on Panel Paintings, Studies in Conservation, 6:1, 9-20, doi: 10.1179/sic.1961.003 Uzielli, L., 1994. Danni causati ai dipinti su tavola da variazioni termoigrometriche, e loro prevenzione.

In: Uzielli, L. & Casazza, O. (Editors) Conservazione dei dipinti su tavola, Nardini, Firenze; 109-149.

Problems and peculiarities of thin panel paintings.

The effects of protective measures on the back side.

Ottaviano ALLEGRETTI1*, Jarno BONTADI1, Francesca RAFFAELLI2, Alberto FINOZZI3 1 2

IBE-CNR, Via Biasi 75, 38010 San Michele all’Adige, 2

Francesca Raffaelli restauratrice Laboratorio di restauro Ufficio per i beni storico-artistici, Soprintendenza per i beni culturali, Provincia Autonoma di Trento 3

restauro studio, Schio (VI)

* ottaviano.allegretti@cnr.it Abstract The behaviour of panel paintings in relation to the climate is a widely dealt in literature. The dimensional variations and the consequent deformation phenomena are considered to be the primary cause of conservation problems of the wooden support and the applied layers of preparation and color. The hygroscopic and mechanical asymmetries between front and rear side are always the cause of cupping and specific problems, especially in wooden boards with low thicknesses such as boards subjected to previous thinning operations.

This work begins with experimental observations of dimensional variations under normal environmental climatic fluctuations measured on a panel painting ("Baccanale", 17th century, attributed to the school of Jacob Jordaens, Grezler collection, Trento, 103 x 71 cm ) before and after a restoration carried out in 2016. The object (oil painting, calcium carbonate preparation on oak board) was characterized by a thinned support to a very thin thickness (6 mm), by the presence of a dense cradling and it was affected by extensive detachments of the preparations and the pictorial layers. The restoration intervention consisted, among other things, of the application on the back of a new hygroscopic-mechanical containment system (backing), consisting of a mechanical system of sliding crosspieces obtained by modifying the previous cradling, coupled to a passive protection of the rear surface acting as a vapor barrier and conceived as a reinstatement of the wood thickness and made with attention to the homogeneity of the materials.

These measurements, carried out with proven methodology, provided some interesting qualitative evidence but, on the other hand, it showed the usual limits due to the uncontrolled climate conditions. For a better quantitative appreciation, we therefore decided to integrate the in situ measurements with laboratory measurements in a climatic chamber on specimens constituting modular replicas of the artefact. This modularity allowed to separate the effect of

the various layers (painted layers, wooden support, pre and post restoration containment system) on the overall hygromorphic response of the composite. The methodology was based on some recent works by Arends (2017, 2019) showing an interesting experimental-analytical methodology for accelerated characterization of materials based on simple experiments for the measure of the hygromorphic response of the object under controlled climatic conditions.

This method, under certain simplifying assumptions, makes it possible to identify the climatic risk thresholds in terms of frequency and amplitude of the climatic fluctuation as a function of the thickness of the wooden support.

In a first phase, the comparison between deformations measured on the specimens in controlled climatic conditions and on the real object in conditions of uncontrolled fluctuations allowed to validate the representativeness of the specimens.

Subsequently, the analysis of the results made it possible to quantify the damping effect produced by the backing on the hygromorphic response of the object and to establish some general criteria for its design and sizing.

Last but not least, some experimental evidences described here for the first time and currently being investigated through further tests, allowed us to identify and to code a bi-metal effect (not taken into consideration in the Arends model) due to the interaction between wooden table and affixed layers that produces a typical, predominant and not negligible deformation effect when the thicknesses of the wooden support drop below certain critical values.

Keywords: panel painting, thin wooden board, climatic stress, sistemi di contenimento igroscopico- meccanico, accelerated environmental test.

Bibliography: Arends, T., Pel, L., Huinink, H.P. 2017. Hygromorphic response dynamics of oak: towards accelerated material characterization. Materials and Structures, 50 (3), art. no. 181, Arends, T., Pel, L., Schellen, H.L., Smeulders, D.M.J. 2019. Relating relative humidity fluctuations to damage in oak panel paintings by a simple experiment. Studies in Conservation, 64 (2), pp. 101-114.

Miller A., Bisacca G., Galitzine D. 2011. The Development of a Spring Mechanism for Use in Conjunction with Auxiliary Supports for Previously Thinned Panels. In Facing the Challenges of Panel Paintings Conservation: Trends, Treatments, and Training, Getty Conservation Institute Phenix, Alan, and Sue Ann Chui, eds.

Monfardini P., 2011. Structural and Climate Control Systems for Thinned Panel Paintings, in Phenix, Alan, and Sue Ann Chui, eds. Facing the Challenges of Panel Paintings Conservation: Trends, Treatments, and Training, Getty Conservation Institute.

Richard D. Buck 1961. The Use of Moisture Barriers on Panel Paintings, Studies in Conservation, 6:1, 9-20, doi: 10.1179/sic.1961.003

Uzielli, L., 1994. Danni causati ai dipinti su tavola da variazioni termoigrometriche, e loro prevenzione.

In: Uzielli, L. & Casazza, O. (Editors) Conservazione dei dipinti su tavola, Nardini, Firenze; 109-149.

IL RESTAURO DI UN CROCIFISSO LIGNEO ATTRIBUITO ALLA BOTTEGA DI GIOVANNI TEUTONICO, DISTRUTTO DURANTE IL TERREMOTO DEL 2016 Risanamento strutturale e ricomposizione.

Vincenzo AMATO

1*

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restauratore di Beni Culturali – via ten. Fiorino 76, 70056, Molfetta (BA) * amatoenzo95@gmail.com

Abstract Il contributo proposto espone l’intervento eseguito su un crocifisso ligneo policromo, oggetto della tesi di diploma dell’Opificio delle Pietre Dure discussa dall’autore in aprile (c.a.) . La scultura – databile tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo e proveniente dalla chiesa della Madonna Addolorata di Norcia (PG) – è attribuito alla bottega del maestro Giovanni Teutonico. Il 30 ottobre 2016 l’evento sismico epicentrato a Norcia ha causato gravi danni alla struttura lignea del manufatto. L’intaglio, frammentato in più pezzi, presentava disgiuzioni lungo le commettiture, nonché fratture, strappi e deformazioni irreversibili delle fibre legnose, provocati dal crollo del soffitto della chiesa e dall’impatto del crocifisso col suolo. L’intervento di risanamento strutturale può essere suddiviso in due momenti salienti: la riadesione dei frammenti lignei e l’integrazione delle porzioni di intaglio perdute. Entrambe le fasi sono state interpretate come l’occasione per formulare valutazioni e scelte critiche nel massimo rispetto dell’opera, della sua polimatericità e delle sue caratteristiche costruttive, optando per soluzioni funzionali ed efficaci, ma anche compatibili sia dal punto di vista materico che estetico. Pertanto, è stato eseguito un intervento differenziato a seconda delle molteplici casistiche affrontate, senza prescindere da una coerenza e un’uniformità di fondo, dettata dagli obiettivi prefissati: il rispetto delle informazioni e delle tracce della tecnica esecutiva dell’opera, la sua conservazione nel tempo e nel luogo di destinazione, la sua coerenza estetica complessiva finale, la scelta di materiali di restauro il più compatibili possibile con quelli costitutivi del crocifisso, il rispetto della sua storia conservativa, senza avere l’ambizione di cancellare gli effetti del sisma, che ha inevitabilmente segnato e cambiato l’opera stessa.

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Le rotture della materia lignea continua sono state risanate ricongiungendo i frammenti con Araldite® AW 106 mentre, gli elementi già in partenza distinti fra loro e assemblati durante la realizzazione dell’opera (testa e braccia) sono stati ricomposti preservando lo strato di adesivo presente sulle facce delle commettiture e aggiungendo della colla forte fresca. È stato così possibile conservare le tracce della tecnica costruttiva originaria, valorizzando la colla animale (materiale che conserva ottime proprietà adesive nel tempo) e, nel caso della

testa, mantenere un utile riferimento per il suo posizionamento, garantito dai residui di adesivo presenti. Successivamente, è stata eseguita l’integrazione delle porzioni di intaglio mancanti, solo nelle zone portanti e nelle aree in cui la chiusura delle lacune ne avrebbe aumentato la resistenza e ridotto il rischio di attacchi di insetti xilofagi e accumulo di materiale di deposito. Dove invece la ricostruzione ex novo non avrebbe migliorato la stabilità strutturale o la leggibilità dell’opera, ma anzi sarebbe entrata in contrasto visivo con essa, si è scelto di lasciare immutate le mancanze.

L’utilizzo di materiali completamente compatibili e affini quali la colla forte per l’adesione e il legno di pioppo e noce per la tassellatura, ha consentito di ridurre l’invasività dell’intervento. Inoltre, l’aver attuato soluzioni mirate a seconda delle zone da trattare ha dato modo di rispettarne le caratteristiche costruttive e le necessità conservative.

Keywords: scultura lignea, terremoto, risanamento strutturale, riadesione, colla forte, integrazione materica.

Note: Relatore coordinatore: Peter Hans Stiberc; Relatori: Cecilia Frosinini, Giancarlo Lanterna, Sara Bassi.

Bibliografia: Horie, V. 2010. Materials for Conservation. Organic consolidants, adhesives and coatings. New York: Routledge.

Masschelein-Kleiner, L. 1995. Ancient Binding Media, Varnishes and Adhesives. Roma: ICCROM. Schellmann, N. 2007. Animal glues: a review of their key properties relevant to conservation.

Studies in Conservation, 52(1): 55-66.

Schellmann, N. 2009. Animal glues – their adhesive properties, longevity and suggested use for repairing taxidermy specimens. NatSCA News, 16: 36-40.

THE RESTORATION OF A WOODEN CRUCIFIX ATTRIBUTED TO THE WORKSHOP OF GIOVANNI TEUTONICO, DESTROYED DURING THE 2016 EARTHQUAKE Structural remediation and reconstruction.

Vincenzo AMATO * 1

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conservator restorer – via ten. Fiorino 76, 70056, Molfetta (BA) * amatoenzo95@gmail.com

Abstract The proposed contribution exhibits the intervention performed on a polychrome wooden crucifix, subject of the diploma thesis of the Opificio delle Pietre Dure, discussed by the author in April (c.a.) . The sculpture - datable between the end of the 15th and the beginning of the 16th century and coming from the church of Our Lady of Sorrows in Norcia (PG) – belongs to the workshop of the master Giovanni Teutonico. On 30th October 2016, the earthquake in Norcia caused serious damage to the wooden structure of the artwork. The carving, fragmented into several pieces, showed disjunctions along the joints, as well as fractures, tears and irreversible deformations of the wood fibers, caused by the collapse of the church ceiling and the impact of the crucifix on the ground. The structural remediation work can be divided into two main moments: the re-adhesion of the wooden fragments and the integration of the lost portions of carving. Both phases were interpreted as an opportunity to formulate critical evaluations and choices with the maximum respect for the polymateriality and construction characteristics of the artwork, opting for functional and efficient solutions, but also compatible both from a material and aesthetic point of view.

Therefore, a differentiated intervention was carried out according to the many cases tackled, without ignoring a basic coherence and uniformity, driven by fixed objectives: respect for information and traces of the execution technique of the artwork, its conservation in time and place of destination, its final overall aesthetic coherence, the choice of restoration materials as compatible as possible with those constituting the crucifix, respect for its conservative history, without having the ambition to cancel the effects of the earthquake, which has inevitably marked and changed the artwork.

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The cracks in the continuous wood were restored by rejoining the fragments with Araldite® AW 106 while, the elements already separated from each other and assembled during the construction of the sculpture (head and arms) were recomposed preserving the layer of adhesive on the faces of the joints and adding some fresh hide glue. Thereby, it was possible to preserve traces of the original construction technique, enhancing animal glue (a material that retains excellent adhesive properties over time) and, in the case of the head, maintaining

a useful reference for its positioning, guaranteed by the adhesive residues present.

Subsequently, the integration of the missing carving portions was done, only in the loadbearing areas and where the closure of gaps would have increased resistance and reduced the risk of attacks by xylophagous insects and accumulation of dirt. Instead, where the reconstruction from scratch would not have improved both the structural stability and legibility of the artwork, but rather would have visually contrasted to it, it was decided to leave gaps unchanged.

Keywords: wooden sculpture, earthquake, structural remediation, re-adhesion, hide glue, materic integration

Notes: Supervisor Coordinator: Peter Hans Stiberc; Supervisors: Cecilia Frosinini, Giancarlo Lanterna, Sara Bassi.

Bibliography: Horie, V. 2010. Materials for Conservation. Organic consolidants, adhesives and coatings. New York: Routledge.

Masschelein-Kleiner, L. 1995. Ancient Binding Media, Varnishes and Adhesives. Roma: ICCROM. Schellmann, N. 2007. Animal glues: a review of their key properties relevant to conservation.

Studies in Conservation, 52(1): 55-66.

Schellmann, N. 2009. Animal glues – their adhesive properties, longevity and suggested use for repairing taxidermy specimens. NatSCA News, 16: 36-40.

La Santa Caterina di Defendente Ferrari dal Museo di palazzo Madama di Torino, revisione critica di un restauro strutturale ed estetico.

Roberto BESTETTI1, Simone BAIOCCO2, Cesare PAGLIERO3 1Restauratore

privato/Cesmar7, Gallarate (VA) arti dal XIV al XVI secolo Palazzo Madama - Museo Civico d'Arte Antica, Torino 3 Restauratore Privato, Savigliano (CN) 2Conservatore

*conservazioneres@tiscali.it Abstract L’opera aveva subito in passato un pesante intervento strutturale, consistito nell’ assottigliamento della tavola in pioppo, nella riduzione di formato, e nell’incollaggio di lastre di noce controvena che coprivano completamente il retro, accompagnate da traverse fisse in noce incollate e avvitate. Inoltre erano presenti tagli di snervatura del controfondo in noce, di cui uno orizzontale più profondo che interessava ed indeboliva anche il supporto originale. Interventi volti a ottenere la planarità della tavola a ogni costo. Inoltre erano presenti inserti a farfalla inseriti dal retro dopo la controfondatura. L’intervento sul retro, impedendo i naturali movimenti del legno, ha causato deformazioni innaturali della tavola con sollevamenti di colore che erano stati oggetto di intervento in diverse occasioni. In questo caso le scelte metodologiche ed operative risultavano nettamente diverse fra loro: un intervento minimo prevedeva una tamponatura localizzata, ma non risolutiva, per rallentare gli scambi di umidità e ridurre i movimenti indotti, in contrapposizione ad una revisione totale dell’intervento considerato dannoso. Dopo una fase preliminare di studio che ha coinvolto diagnostica per immagini e misurazione delle deformazioni, si è intrapresa la strada complessa per liberare il dipinto dagli interventi strutturali e ed estetici che ne avevano modificato l’aspetto e causato tensioni e spaccature. Il dipinto è stato quindi sottoposto a intervento di pulitura della vernice e delle ridipinture che interessavano l’85% dell’opera, con modifiche importanti nella figura. Erano inoltre presenti stuccature debordanti sulla pittura di svariati centimetri, che mascheravano un forte disallineamento delle porzioni di supporto e occultavano dettagli pittorici importanti. La pulitura è stata eseguita con solventi previo test di solubilità, accompagnata da rimozione meccanica con bisturi e specilli, in costante controllo con il microscopio ottico.

Durante il lavoro strutturale in ambiente condizionato si è sempre monitorato il supporto attraverso la misurazione quotidiana. È stato quindi gradualmente rimosso il fondo applicato e

sono state rimosse le traverse, permettendo di accedere al retro del dipinto e constatarne il reale stato di conservazione. Attraverso una serie di spingenti a vite contrapposti, inseriti in due traverse di plexiglass, sono stati effettuati avanzamenti progressivi di frazioni di mm in un arco di tempo ampio, che hanno permesso il riallineamento complanare dei margini di rottura della tavola. Il supporto è stato quindi risanato con inserti a cuneo. Infine è stato costruito un telaio di sostegno in lamellare di castagno, dotato di un sistema di controllo elastico mediante molle coniche. L’intervento estetico è consistito in stuccatura delle lacune, ritocco ad acquarello con tratteggio e rifinitura a vernice, mettendo anche a punto un metodo di ritocco dell’oro basato sulla selezione cromatica con pigmenti micacei. Alla fine dell’intervento è stata applicata una vernice di Laropal A81 appositamente formulata con una forza della miscela solvente inferiore a quella usata per la pulitura. La vernice è stata applicata a tampone misurando la quantità applicata. Il restauro ha quindi restituito un’opera di Defendente Ferrari che era rimasta in deposito, liberandola da interventi invasivi sul fronte e su retro e permettendo sia la stabilizzazione del supporto sia la possibilità di futuro studio e inquadramento storico artistico di un’ opera di questo importante autore.

Keywords: Defendente Ferrari, dipinto su tavola, fondo oro, restauro strutturale, reintegrazione cromatica, fondo oro BAILÃO A. & ŠUSTIC S. 2013 Retouching with mica pigments, e-conservation Journal 1 pp. 45-60.

BAIOCCO S. 2009. Defendente Ferrari a Palazzo Madama: studi e restauri per il centenario della donazione Fontana, L’artistica editrice BESTETTI R. & SACCANI I. 2014 Material and Methods for retouching colors self production, RECH 2, International Meeting on Retouching of Cultural Heritage, Porto, Portugal.

CIATTI M &, CASTELLI C. & SANTACESARIA A. 2003 Dipinti su tavola, la tecnica e la conservazione dei supporti, Edifir, Firenze.

PAGLIERO C. 1997, Problemi conservativi di un dipinto su tavola di Giovanni Mansueti: indagini sul comportamento del supporto ligneo, finalizzate all'intervento di restauro, Tesi di diploma della scuola di alta formazione Opificio delle Pietre Dure.

Defendente Ferrari’s Santa Caterina from Palazzo Madama Museum, Turin.

A critical review of a structural and aesthetic restauration Roberto BESTETTI1*, Simone BAIOCCO2, Cesare PAGLIERO3 1Restauratore

privato/Cesmar7, Gallarate (VA) arti dal XIV al XVI secolo Palazzo Madama - Museo Civico d'Arte Antica, Torino 3 Restauratore Privato, Savigliano (CN) 2Conservatore

* Conservazioneres@tiscali.it Abstract In the past the work had undergone a heavy structural intervention, consisting in the thinning of the panel, the reduction in dimensions and in the gluing of walnut backing completely covering the back, accompanied by fixed walnut crossbars glued and screwed on the back of the panel. In addition, there were yielding cuts in the walnut backing, of which a deeper horizontal one that affected and weakened the original panel as well. Interventions obviously aimed at obtaining the flatness of the table at any cost. There were also butterfly inserts inserted from the back.

The intervention on the back, blocking the natural movements of the wood, caused unnatural deformations of the board which caused lifting of paint layer that had been the subject of intervention on several occasions.

In this case, the methodological and operational choices were clearly opposite from each other: a minimum intervention required localized, but not decisive, backing board to slow down the exchange of humidity and reduce the induced movements, as opposed to a total revision of the intervention considered harmful.

After a preliminary study phase that involved imaging diagnostics and deformation measurement, was undertaken the complex path to free the painting from structural and aesthetic interventions that had changed its appearance and caused tensions and cracks.

The painting was then subjected to cleaning of the paint and repainting which affected 85% of the work, with important changes in the figure. There were also fillings overlapping the original paint by several centimeters, which masked a strong misalignment of the support portions and concealed important pictorial details.

Cleaning was performed with solvents selected after solubility tests, accompanied by

mechanical removal with scalpels and probes in constant control with the optical microscope. During the structural work in a conditioned environment, the support was always monitored through daily measurement.

The applied background was then gradually removed and also the crossbars were removed, allowing access to the back of the painting and ascertain its real state of conservation. Through a series of opposing screw pushers, inserted in two plexiglass crossbars, progressive advances of fractions of mm were made over a long period of time, which allowed the correct realignment of the breaking margins of the panel.

The support was then fixed up with wedge inserts. Finally, a support frame in lamellar chestnut was built, equipped with an elastic control system using conical springs. The aesthetic intervention consisted of filling the losses, retouching with watercolor with hatching and finishing with varnish color, also developing a gold retouching method based on Florentine “selezione cromatica” but introducing mica pigments. At the end of the intervention, a specially formulated Laropal A81 varnish was applied with a strength of the solvent mixture lower than that used for cleaning. The varnish was then applied with a pad by measuring the amount applied. The conservation therefore returned a work by Defendente Ferrari that had remained in storage, freeing it from invasive interventions on the front and back and allowing both the stabilization of the support and the possibility of future study and historical-artistic framing of a work of this important author.

Keywords: Defendente Ferrari, Panel painting, gold background, structural conservation, retouching.

Bibliography: BAILÃO A. & ŠUSTIC S. 2013 Retouching with mica pigments, e-conservation Journal 1 pp. 45-60.

BAIOCCO S. 2009. Defendente Ferrari a Palazzo Madama: studi e restauri per il centenario della donazione Fontana, L’artistica editrice BESTETTI R. & SACCANI I. 2014 Material and Methods for retouching colors self production, RECH 2, International Meeting on Retouching of Cultural Heritage, Porto, Portugal.

CIATTI M &, CASTELLI C. & SANTACESARIA A. 2003 Dipinti su tavola, la tecnica e la conservazione dei supporti, Edifir, Firenze.

PAGLIERO C. 1997, Problemi conservativi di un dipinto su tavola di Giovanni Mansueti: indagini sul comportamento del supporto ligneo, finalizzate all'intervento di restauro, Tesi di diploma della scuola di alta formazione Opificio delle Pietre Dure

La protezione dei dipinti su tavola: l’inserimento in cornice come strumento di conservazione Paola BORGHESE

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MiC, Milano, Pinacoteca di Brera * paola.borghese@beniculturali.it

Abstract Si desidera illustrare la modalità d’intervento adottata per dipinti di medio/piccolo formato, caratterizzati da fragilità derivanti dalla tecnica esecutiva o dal loro stato di conservazione, per migliorarne la conservazione nel tempo.

La fase di inserimento del dipinto in cornice e il suo appendimento diventa essenziale per ridurre le sollecitazioni meccaniche e termoigrometriche. Pannellature, protezioni con vetri acrilici o museali, realizzazioni di climaframe hanno dimostrato una buona efficacia sulle opere che vengono prese in esame. Si portano ad esempio opere della Pinacoteca di Brera di G.B. Cima da Conegliano, C. Tura, A. Vivarini, A. Grammatica, G.A. Boltraffio, F. Napoletano protette con pannellati in legno, materiali accoppiati a sandwich (es. Carton Plume o DiBond) o inseriti in climaframe. Il monitoraggio effettuato all’interno del museo consente di verificare l’efficacia degli interventi proposti Keywords: dipinti su tavola, pannellature, vetri museali, vetri acrilici, climaframe, appendimento

Bibliografia:

Bonn Valsassina et al. 2005, Guida per l’organizzazione delle mostre d’arte, Roma, ESSETRE Dahlin et al., 2010. PROPAINT Improved Protection of Paintings during Exhibition, Storage and Transit Final Act, NILU EN 15946, 2011Conservation of cultural property - Packing principles for transport, Brussels Fratelli, et al., 2017, Beni mobili: la movimentazione delle opere d'arte, Saonara (PD) Il Prato

The protection of panel paintings: Insertion in the frame as a conservation tool Paola BORGHESE

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MiC, Milano, Pinacoteca di Brera * paola.borghese@beniculturali.it

Abstract The aim is to show the method of intervention adopted for fragile medium / small panel paintings in order to improve their state of conservation over time. The insertion of the painting into the frame and its hanging system become essential to reduce the mechanical and thermohygrometric stresses. Backboards, protections with acrylic or museum glass, climaframes have shown good effectiveness on the artworks examined. Examples include works by G.B.Cima da Conegliano, C. Tura, A. Vivarini, A,Grammatica, G.A. Boltraffio, F. Napoletano from the Pinacoteca di Brera in Milan protected with wood paneling, sandwich materials (eg Carton Plume or DiBond) or inserted in a climaframe. The monitoring carried out in the museum verify the effects of the proposed interventions.

Keywords: panel paintings, backboards, museum glass, acrylic glass, climaframe, hanging Bibliography: Bonn Valsassina et al. 2005, Guida per l’organizzazione delle mostre d’arte, Roma, ESSETRE Dahlin et al., 2010. PROPAINT Improved Protection of Paintings during Exhibition, Storage and Transit Final Act, NILU EN 15946, 2011Conservation of cultural property - Packing principles for transport, Brussels Fratelli, et al., 2017, Beni mobili: la movimentazione delle opere d'arte, Saonara (PD) Il Prato

Conservation treatment of a 17th century coffer from the MAD, Paris Comparative study of the release of water from agar gel and gellan gum for the cleaning of a wooden surface Etienne de SAUVAGE*, Master thesis at the Institut National du Patrimoine (INP), Aubervilliers, France * et.desauvage@gmail.com Abstract This poster shows the conservation treatments of a 17 century jewelry coffer from the Musée des Arts décoratifs (MAD) in Paris. Due to a very adhesive type of grime covering the surface, one of the main treatments consists in its cleaning. th

The surface is a marquetry of different wood species (ebony, Brazilian rosewood, boxwood), tortoise shell, bone, ivory and baleen. The grime is water-sensible but a simple liquid water treatment would be efficient only with a great insistence with cotton and would possibly abrade the surface. That is why a rigid hydrogel has been preferred to damp the grime progressively and make it easier to remove. Pre-tests have shown the efficiency of this method with agar gel and gellan gum.

This surface is water-sensible due to its hygroscopic materials composition and to the joints of the marquetry. If the water penetrates them, the glue would be regenerated, allowing the pieces of the marquetry to dissociate from the wooden structure. Plus, an important amount of water on the grimy wooden surface could let the grime penetrate in the material and lead to the formation of halos.

This study compares the release of water of agar gel and gellan gum in order to determine which one should be better used for the cleaning. Ideally, the gel would just damp the grime without releasing water further into the surface. Different concentrations are tested on two types of wood (boxwood and lime wood: the first one is a very dense wood which is part of the marquetry while the second one is very light and porous in comparison) in transverse and tangential sections.

The amount of water released is measured by weighing the wooden mock-ups before and after covering it by a calibrated patch of gel during 30 minutes. Photographs from the top are taken to see the lateral diffusion of water and then the mock-ups are split to see the penetration depth.

The results of this study have shown that gellan gum releases less water than agar gel in all the cases. The tangential sections didn’t show any water in any case. At very low concentrations, a certain amount of water is visible in the wood but for gellan gum at 2.5 %,

practically no water is released (weighed but not seen) while some is visible with agar gel at the same concentration.

Following these results, gellan gum has been used for the cleaning of the surface, with water adjusted at wanted pH and conductivity.

Keywords: wood, tortoise shell, cleaning, gellan gum, marquetry, agar gel

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Il restauro dell’opera “Senza Titolo”, una scultura contemporanea dipinta.

Chiara FABBRI, Roberto BESTETTI, Ilaria SACCANI, Mirella BALDAN Restauratore, Via Vigo di Ruffio 2600, Cesena (FC), Italia Cesmar7-centro per lo studio dei materiali per il restauro aps, Viale dei Mille 32, Reggio Emilia (RE).

Cesmar7-centro per lo studio dei materiali per il restauro aps, Viale dei Mille 32, Reggio Emilia (RE) R&C Art Srl, Via Retrone 39, Altavilla Vicentina (VI). chiara.fabbri95@gmail.com Abstract Il restauro come momento metodologico comporta il riconoscimento dell’opera d’arte e del suo significato. Se per le opere d’arte antica i materiali costitutivi sono semplicemente il mezzo con cui veicolare il significato, per le opere d’arte contemporanea spesso materia e significato dell’opera si equivalgono. Per questo l’opera Senza Titolo di Marcolino Gandini è stata studiata attentamente prima del suo restauro, ai fini di comprendere il limite tra materiali costitutivi e significato. Si tratta di una scultura astratta in legno realizzata nel 1966 dall’artista torinese Marcolino Gandini. Il supporto è composto da un assemblaggio di legno di faggio, legno di abete e compensato di pioppo, incollati e inchiodati tra loro. L’opera è policroma e sul fronte sono presenti fasce monocrome colorate.

Per svolgere un intervento rispettoso dell’opera e della sua storia, prima del restauro è stata contattata la famiglia dell’artista e Tito Gandini, il figlio dell’artista, è stato intervistato seguendo le linee guida INCCA. Dopo lo studio preliminare, la ricerca bibliografica ed il confronto con la famiglia Gandini è emerso che per l’artista i materiali ed il colore dell’opera sono parte del suo significato. Con l’intento di recuperare la vivacità delle policromie coperte da uno strato di depositi, è stato necessario eseguire una pulitura con metodologia semiumida. L’operazione di pulitura ed il restauro dell’opera sono state supportate da prove in laboratorio e indagini diagnostiche. Sul supporto e sul film pittorico erano inoltre presenti numerosi fori di sfarfallamento e alcune cadute di colore che compromettevano la buona leggibilità dell’opera. La presentazione estetica doveva essere eseguita nel mantenimento dell’omogeneità delle campiture, realizzando un intervento riconoscibile e reversibile su zone monocrome. Per queste premesse non è stato possibile utilizzare i tradizionali metodi di ritocco. Dopo aver fatto riferimento a pratiche già note per la presentazione estetica di arredi lignei, utilizzate anche per il ripristino di opere d’arte contemporanea, si è scelto di realizzare

delle stuccature con cera microcristallina pigmentata. In tal modo è stato possibile stuccare e ritoccare l’opera in un unico passaggio con un metodo reversibile e riconoscibile, rispettoso della storia dell’opera e del suo significato, garantendone la fruibilità futura.

Keywords: Restauro; Scultura contemporanea; Intervista; Significato; Fruibilità.

Bibliografia: Armiraglio, F., Gandini, M. 2007. Marcolino Gandini dai Sessanta al Duemila. Castiglione Olona: Grafiche Olona.

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The restoration of the artwork “Senza Titolo”, a contemporary wooden sculpture Chiara FABBRI, Roberto BESTETTI, Ilaria SACCANI, Mirella BALDAN. Private conservator, Via Vigo di Ruffio 2600, Cesena (FC), Italia Cesmar7-centro per lo studio dei materiali per il restauro aps, Viale dei Mille 32, Reggio Emilia (RE).

Cesmar7-centro per lo studio dei materiali per il restauro aps, Viale dei Mille 32, Reggio Emilia (RE) R&C Art Srl, Via Retrone 39, Altavilla Vicentina (VI). chiara.fabbri95@gmail.com Abstract Restoration as a methodological moment involves the recognition of the artwork and its meaning. While for ancient works of art the constituent materials are only the vehicle to convey the meaning, for contemporary artworks the materials and meaning are often equivalent. In order to understand the limits between constituent materials and significance, Marcolino Gandini's Senza Titolo was carefully studied before its restoration. The object of the restoration is an abstract wooden sculpture created in 1966 by the turinese artist Marcolino Gandini. The support is an assemblage of beech wood, fir wood and poplar plywood, mounted with glue and nails. On the front of the abstract sculpture there are monochrome bands, painted by several layers of housepaint.

With the aim of carrying out a respectful intervention for the artwork and its history, before the restoration the artist's family was contacted and Tito Gandini, the artist's son, was interviewed following the INCCA’s guidelines. After preliminary study, bibliographic research and discussion with the Gandini’s family, became clear that for the artist materials themselves and the colours of the artwork were part of its meaning. In order to recover the vividness of the polychromes, covered by a layer of deposits, it was necessary to carry out a semi-humid cleaning. The cleaning process and the restoration were supported by laboratory tests and diagnostic analyses. On the support and on the painted layers there were also numerous flickering holes and lacunas that compromised the work's legibility. The aesthetic presentation should have the intention of maintaining the homogeneity of the coloured areas, with a recognizable and reversible intervention on monochrome bands. For these reasons it was impossible to use traditional retouching methods. In relation to practices already known for the aesthetic presentation of wooden furniture also used for the restoration of contemporary works of art, it was decided to fill the holes and lacunas using

pigmented microcrystalline wax. In this way it was possible to fill and retouch the artwork in a single step, using a reversible and recognizable method that respects the history of the artwork and its meaning to guarantee its usability for the future.

Keywords: Restoration; Contemporary sculpture; Interview; Meaning; Usability.

Bibliography: Armiraglio, F., Gandini, M. 2007. Marcolino Gandini dai Sessanta al Duemila. Castiglione Olona: Grafiche Olona.

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l dipinto su tavola “Tre Sante Martiri” del museo Mandralisca di Cefalù: studi scientifici per un restauro conservativo Materiali per il consolidamento di supporti lignei degradati Antonella Fertitta , Antonella Tumminello , Cristina Catanzato , 1*

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Bartolomeo Megna , Giovanni Travagliato 4

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1Restauratrice dei Beni Culturali, PFP2, settore 3,4,5, Cefalù (PA), antonella.fertitta@gmail.com Restauratrice dei Beni Culturali, docente laboratorio di restauro manufatti dipinti su supporto ligneo, LMR/02, Università degli Studi di Palermo, Palermo, antonella.tumminello@libero.it 3Restauratrice dei Beni Culturali, coordinatore laboratorio di restauro dipinti su tela e tavola, CCR La Venaria Reale, Torino, cristina.catanzaro@centrorestaurovenaria.it 4Ricercatore, Dipartimento di Ingegneria, Università degli Studi di Palermo, Palermo, bartolomeo.megna@unipa.it 5Professore associato, Dipartimento di Cultura e Società, Università degli Studi di Palermo, Palermo, giovanni.travagliato@unipa.it

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* antonella.fertitta@gmail.com Abstract Il poster descrive l'intervento conservativo svolto su un dipinto su tavola raffigurante “Tre Sante Martiri”, secondo il consolidato principio di un approccio multidisciplinare tecnico e scientifico. Il manufatto, realizzato con la tecnica ad olio e risalente al XVII secolo, è di proprietà del Comune di Cefalù (PA), pervenuto a seguito di lascito testamentario da parte di un nobile collezionista dell’Ottocento, l’avvocato Vincenzo Cirincione, ed è conservato presso il locale Museo Mandralisca. Sono rappresentate tre Sante Martiri, ma a causa del pessimo stato di conservazione dell’opera solo due di esse sono visibili.

La prima parte dell’intervento ha riguardato lo studio degli aspetti storico-artistici, dei materiali e delle tecniche esecutive, degli interventi pregressi di restauro e dei fattori di degrado del dipinto. Tali analisi sono state supportate dall’applicazione di indagini non invasive (multispettrali: UV, IR; IR falso colore, spettroscopia in fluorescenza a raggi X) e microinvasive realizzate su campioni erratici (spettroscopia Raman e microscopia ottica su sezioni trasversali). Il prelievo diretto di campioni invece è stato finalizzato allo svolgimento delle indagini volte all’identificazione della specie legnosa, realizzata con il metodo delle chiavi dicotomiche, nonché di colonie microbiche e/o di infestazione da insetti, in atto o pregresse, effettuata con la tecnica della microscopia ottica. L'opera presentava uno stato conservativo molto compromesso. Attraverso un’indagine entomologica è stato confermato che il grave indebolimento dell’intera struttura è stato causato dal susseguirsi di diverse infestazioni tra cui un intenso attacco di insetti xilofagi - Coleotteri, Anobiidae. Un'altra grave condizione riscontrata sul supporto consisteva in una fessura centrale che ha dato luogo ad un cedimento strutturale definito "ali di gabbiano", dovuto alla deformazione del legno indotta da notevoli cambiamenti dell’umidità ambientale nel corso della sua storia. Questa contrazione ha provocato importanti ripercussioni anche sulla superficie pittorica, causando numerose lacune e difetti di coesione e adesione, compromettendo notevolmente la lettura del

soggetto rappresentato. Il dipinto è stato oggetto di una riflessione operativa sui trattamenti consolidanti e sugli adesivi da utilizzare e sottoposto ad un articolato intervento di restauro. Il consolidamento è avvenuto con una resina alifatica a basso peso molecolare ampiamente analizzata nei recenti studi di settore, la Regalrez 1126®.

Il restauro ha permesso il recupero e la conservazione di un manufatto fortemente danneggiato che ha portato ad un progetto di ricollocazione del dipinto all'interno del percorso museale.

La seconda parte dell'elaborato ha approfondito differenti materiali utilizzati per il consolidamento di supporti lignei gravemente danneggiati. Partendo da recenti ricerche nel campo delle resine a basso peso molecolare condotti da De La Rie, si è cercato di incrementare le proprietà elastiche di una nota resina alifatica utilizzata per il consolidamento del legno, aggiungendo opportune quantità di un elastomero, il Kraton G®. Le prove sperimentali hanno previsto l’impregnazione di diverse tipologie di campioni di legno, l’analisi del loro effettivo consolidamento e l’interpretazione dei dati estrapolati dai risultati dei test meccanici, con il fine di valutare la proprietà consolidante della soluzione sperimentale.

Keywords: dipinto su tavola, restauro conservativo, consolidamento ligneo, insetti xilofagi, Regalrez 1126®, Kraton G®

Bibliografia:

[1] Ciatti, M., Castelli, C., Santacesaria, A. 1999. Dipinti su tavola - la tecnica e la conservazione dei supporti.

Firenze.

[2] Lionetto, F., Frigione, M. 2011.. Effect of novel consolidants on mechanical and absorption properties of deteriorated wood by insect attack. Journal of Cultural Heritage, pp.1-9.

[3] Castelli, G., Gigli, M.C., Lalli, C., Lanterna, G., Weiss, C., Speranza, L. 2003. Un composto organico sintetico per il consolidamento del legno: sperimentazione, misure e prime applicazioni. Bollettino OPD, p.

146.

[4] La Russa, M. F., Malagodi, M., Ruffolo, S. A., Crisci, G. M. 2010. Consolidating-properties-of-Regalrez1126-and-Paraloid-B72-applied-to-wood. Journal of Cultural Heritage, pp. 304 – 308.

[5] Cataldi, A., Dorogato, A., Deflorian, F., Pegoretti, A. 2013. Thermo-mechanical properties of innovative microcristalline cellulose filled composites for art protection and restoration. Jounal of Materials Science, pp. 2035-2044.

The panel painting “Tre Sante Martiri” from the Mandralisca museum in Cefalù: scientific study for a conservative restoration Materials for the consolidation of degraded wooden supports Antonella Fertitta Antonella Tumminello , Cristina Catanzato , 1*,

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Bartolomeo Megna , Giovanni Travagliato Restorer of Cultural Heritage, Cefalù (Palermo), Italy, antonella.fertitta@gmail.com 2 Restorer of Cultural Heritage, coordinator restoration laboratory PFP2, LMR/02, University of Palermo, Italy, antonella.tumminello@libero.it 3 Conservator restorer, coordinator canvas and panels painting restoration laboratory, CCR La Venaria Reale, cristina.catanzaro@centrorestaurovenaria.it 4 Assistant professor, Department of engineering, University of Palermo, Italy, bartolomeo.megna@unipa.it 5 Assistant professor, Department of Cultures and Society, University of Palermo, Italy, giovanni.travagliato@unipa.it 4

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* antonella.fertitta@gmail.com

Abstract The poster describes the conservation work carried out on a painting on wood depicting “Tre Sante Martiri”, according to the consolidated principle of a multidisciplinary technical and scientific approach.

The oil painting, dating back to the 17th century, is owned by the Municipality of Cefalù (PA). It was bequeathed by a noble 19th century collectionist, the lawyer Vincenzo Cirincione, and is kept in the local museum Mandralisca. Three Holy Martyrs are depicted but, due to the poor state of preservation, only two are visible.

The first part of the project involved the study of the historical and artistic aspects of the painting, its materials and techniques, previous restoration work and deterioration factors. These analyses were supported by the application of non-invasive (multispectral: UV, IR; false colour IR, X-ray fluorescence spectroscopy) and micro-invasive investigations carried out on erratic samples (Raman spectroscopy and optical microscopy on cross-sections).

Direct sampling, on the other hand, was aimed at carrying out investigations to identify the wood species, using the dichotomous key method, and microbial colonies and/or insect infestation, whether current or previous, using the optical microscopy technique.

The artwork had a very compromised conservative state. Through entomological investigation, it was confirmed that the infestation was carried out by xylophagous insects (Coleoptera, Anobiidae), which caused serious weakening of the entire structure.

Another serious condition found on the work is a central crack that given rise to a structural failure defined as a "gull-wing", due to the wood deformation induced by environmental humidity change during its history. This contraction of the wood board had repercussions on the pictorial layers, which are affected by numerous gaps and cohesion and adhesion defects, significantly compromising the reading of the subject represented.

The painting was the subject of operational reflection on the consolidating treatments and adhesives to be used and subjected to an articulated intervention of restoration.

The consolidation took place with a low molecular weight aliphatic resin widely studied in recent research on panel paintings, Regalrez 1126®.

The restoration allowed the recovery and conservation of a highly damaged artefact leading to a project to relocate the painting within the museum itinerary.

The second part of the work studies different materials for the consolidation of degraded wooden supports. Starting from recent studies in the field of low molecular weight resins carried out by De La Rie, we tried to increase the elastic properties of an aliphatic resin used for the consolidation of wood, adding appropriate amounts of an elastomer, the Kraton G®. The experimental tests included the impregnation of different types of wood samples, the analysis of their consolidation and the interpretation of mechanical test data in order to evaluate the consolidating property of the experimental solution.

Keywords: painting on wood, conservative restoration, consolidation wood, xylophagous insects,

Regalrez 1126 , Kraton G ®

Bibliography:

®

[1] Ciatti, M., Castelli, C., Santacesaria, A. 1999. Dipinti su tavola - la tecnica e la conservazione dei supporti.

Firenze.

[2] Lionetto, F., Frigione, M. 2011.. Effect of novel consolidants on mechanical and absorption properties of deteriorated wood by insect attack. Journal of Cultural Heritage, pp.1-9.

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[4] La Russa, M. F., Malagodi, M., Ruffolo, S. A., Crisci, G. M. 2010. Consolidating-properties-of-Regalrez1126-and-Paraloid-B72-applied-to-wood. Journal of Cultural Heritage, pp. 304 – 308.

[5] Cataldi, A., Dorogato, A., Deflorian, F., Pegoretti, A. 2013. Thermo-mechanical properties of innovative microcristalline cellulose filled composites for art protection and restoration. Jounal of Materials Science, pp. 2035-2044.

IL TRASPORTO DI COLORE E IL SUO SUPPORTO Il caso di Agnolo Gaddi, Madonna con Bambino in trono, Oro e tempera su tavola composita L. Gallo, D. Ciofini, J. Agresti, A. Mencaglia, S. Siano, I. Osticioli 1 Università 2 Istituto

degli Studi di Firenze, Firenze, loredana.gallo@unifi.it

di Fisica Applicata “Nello Carrara” (IFAC)-Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), Sesto Fiorentino i.osticioli@ifac.cnr.it

La ricerca ha avuto l’obiettivo di studiare la particolare tecnica d’intervento sul dipinto su tavola di Agnolo Gaddi, effettuata a Firenze nel periodo precedente la tragica alluvione del 1966: data molto importante per il restauro e per lo sperimentalismo dilagante tra i tecnici del settore sul trattamento dei supporti lignei, quasi uno spartiacque tra l’uso dei materiali tradizionali, impiegati nel restauro fino a questo momento, e quello delle nuove resine sintetiche. Le tecniche d’intervento adottate in tale situazione emergenziale furono talora “estreme”, come il trasporto del colore, molto diffuso in Toscana già dal secondo dopoguerra. Conoscere la storia del restauro dell’opera ha assunto quindi un’importanza fondamentale per comprendere appieno il suo stato conservativo e programmare un protocollo per la sua conservazione.

L’analisi in RX ha evidenziato la parziale sostituzione del supporto ligneo, in origine degradato oltre misura per un attacco massivo di insetti xilofagi, con un pannello interno in listellare. Tale rinforzo strutturale non è visibile a occhio nudo perché, attraverso un lavoro di alta ebanisteria, sono stati celati i margini e la zona di rispetto con inserti lignei in pioppo stagionato. Il supporto ligneo originale è stato quindi ridotto di spessore recuperando la sua superficie tergale, applicata poi al pannello listellare con gesso e colla organica. Il listellare fu usato come supporto per i trasporti di colore o per dipinti con degrado strutturale dal 1960 c.a. fino al 2005 sia in Italia che all’estero. L’interessante metodologia d’intervento, applicata prima dell’alluvione di Firenze per l’uso di materiali adesivi tradizionali e non di natura sintetica come si evince dai risultati delle analisi, indica la volontà di ridurre al minimo l’invasività del restauro allo scopo di conservare gli strati preparatori originali e una sezione del pannello in pioppo.

Le analisi FTIR applicata ai materiali organici presenti tra il supporto ligneo originale e non originale è risultato a base di solfato di calcio e colla di coniglio. L’analisi Raman degli strati preparatori ha confermato la presenza di gesso.

Le analisi FTIR della tela hanno evidenziato spettri relativi alla fibra di cotone. Sono presenti anche segnali di un collante proteico, probabile colla di coniglio, gesso e carbonato di calcio. L’analisi Raman ha confermato la presenza di gesso.

Conclusioni: Il supporto composito è risultato stabile e in buono stato di conservazione, pertanto non è stato richiesto alcun intervento se non una generale manutenzione. La ricerca ha invece messo in luce una tecnica d’intervento del passato, che necessita ulteriori studi per le sue innumerevoli varianti.

Keywords: trasporto di colore, supporto ligneo, piano di listellare, tela, tempera e oro su tavola Bibliografia: 1. Ciofini, D., Striova, J., Camaiti, M. & Siano, S. 2016. Photo-oxidative kinetics of solvent and oil-based terpenoid varnishes 2. Invernizzi, C., Daveri, A., Vagnini, M. & Malagodi, M. 2017. Non-invasive identification of organic materials in historical stringed musical instruments by reflection infrared spectroscopy: a methodological approach 3. Osticioli, I., Ciofini, D., Banchelli, M., Capozzoli, L., Gallo, L., Lavacchi, A., Salvadori, B., Matteini, P. & Siano, S. 2020. “Argento Deaurato” or “Argento Biancheggiato”? A rare and interesting case of silver background in Italian painting of the XIII century 4. Peets, P., Kaupmees, K., Vahur, S. & Leito, I. 2019. Reflectance FT-IR spectroscopy as a viable option for textile fiber identification 5. Rothe, A. & Marussich, G. 1995. The structural conservation of panel paintings. Los Angeles: Atti del convegno, J. Paul Getty Museum, pp. 306-315.

6. Procacci, U. 1936. Restauri a dipinti della Toscana. Bollettino d’arte n. 8 7. Procacci, U. 1938. Restauro di tele e tavole dipinte. Città del Vaticano: Atti della V settimana di arte sacra.

8. Procacci, U. 1946. Mostra di opere d’arte restaurate. Firenze 9. Procacci, U. 1947. Mostra di opere d’arte trasportate a Firenze durante la guerra.

Firenze.

THE TRANSFER OF COLOR AND ITS SUPPORT The case of a painting by Agnolo Gaddi, The Virgin with the Child Gold and tempera on composed panel L. Gallo, D. Ciofini, J. Agresti, A. Mencaglia, S. Siano, I. Osticioli 1 University 2 Institute

of Florence, loredana.gallo@unifi.it

of applied physics “Nello Carrara” (IFAC) – National Research Council (CNR), Sesto Fiorentino i.osticioli@ifac.cnr.it

The aim of the research was to study the particular treatment applied to the panel by Agnolo Gaddi, previously restored in Florence before the tragic flood of 1966. Those were very important years for restoration on account of the experimental approach adopted by the restorers at that time, leading to a watershed between the traditional materials, used in restoration, and the use of new synthetic resins. "Extreme" restoration techniques were applied during flood emergency as for instance the transport of paint, already quite widespread in Tuscany after the second World War. So, the history of restoration is of crucial importance in fully understanding a work of art about to undergo new conservation treatment.

X-Radiography revealed the partial replacement of the wooden support, deteriorated beyond repair, with an internal laminated strip board. This structural reinforcement is invisible to the naked eye because skilled carpentry succeeded in concealing the edges and the buffer zone with wooden inserts in seasoned poplar wood. The original wooden support was thus reduced in thickness and its rear surface was salvaged and applied to the laminated strip board using organic gesso and glue. Laminated strip board was widely used as a support for paint transports or for structurally deteriorated paintings both in Italy and abroad from about 1960 until 2005. This interesting method of intervention, applied before the flood in Florence, required the use of traditional and non-synthetic adhesives, as the results of our analyses show, indicating a determination on the conservator’s part to restrict the invasiveness of their restoration as far as possible in order to preserve the original preparatory layers and a section of the original poplar panel.

FTIR analysis carried out on the organic material between the original and non-original wooden support identified the presence of calcium sulphate and rabbit glue. Raman analysis confirmed the presence of anhydrous and hydrated calcium sulphate.

FTIR analysis carried out on the canvas highlighted spectral features of cotton. Signals of a protein glue, likely rabbit glue, gypsum, and calcium carbonate were also observed. The Raman analysis confirmed the presence of gypsum.

Conclusions: The composed support was stable and in good condition, not requiring any intervention, only a general maintenance. The research allowed to analyze a treatment of the past, which will require further studies.

Keywords: transfer, paint transport, wooden support, laminated strip board, canvas, tempera on panel Bibliography: 1. Ciofini, D., Striova, J., Camaiti, M. & Siano, S. 2016. Photo-oxidative kinetics of solvent and oil-based terpenoid varnishes 2. Invernizzi, C., Daveri, A., Vagnini, M. & Malagodi, M. 2017. Non-invasive identification of organic materials in historical stringed musical instruments by reflection infrared spectroscopy: a methodological approach 3. Osticioli, I., Ciofini, D., Banchelli, M., Capozzoli, L., Gallo, L., Lavacchi, A., Salvadori, B., Matteini, P. & Siano, S. 2020. “Argento Deaurato” or “Argento Biancheggiato”? A rare and interesting case of silver background in Italian painting of the XIII century 4. Peets, P., Kaupmees, K., Vahur, S. & Leito, I. 2019. Reflectance FT-IR spectroscopy as a viable option for textile fiber identification 5. Rothe, A. & Marussich, G. 1995. The structural conservation of panel paintings. Los Angeles: Atti del convegno, J. Paul Getty Museum, pp. 306-315.

6. Procacci, U. 1936. Restauri a dipinti della Toscana. Bollettino d’arte n. 8 7. Procacci, U. 1938. Restauro di tele e tavole dipinte. Città del Vaticano: Atti della V settimana di arte sacra.

8. Procacci, U. 1946. Mostra di opere d’arte restaurate. Firenze 9. Procacci, U. 1947. Mostra di opere d’arte trasportate a Firenze durante la guerra. Firenze.

Sistemi di protezione per il verso di dipinti su tavola: sperimentazione su compensato Alessia LIMONTA , Davide RIGGIARDI , Claudio BOZZI 1*

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Accademia di Belle Arti di Brera, Via Brera 28 – 20121 Milano

Innovhub – Stazioni Sperimentali per l’Industria, Via G. Colombo 83 – 20133 Milano * alessialim@gmail.com

Abstract Siamo soliti osservare il recto dei dipinti, ammirando l’abilità degli artisti; tuttavia, anche il verso può rivelarsi significativo, specialmente in un’ottica conservativa, poiché la sua adeguata protezione può incidere positivamente sullo stato conservativo dell’intera struttura del dipinto.

I sistemi di protezione del verso sono, per l’appunto, il focus di questo studio – circoscritto ai dipinti su supporto ligneo –, che include una ricerca bibliografica ed iconografica preliminare sui sistemi tradizionalmente utilizzati ed una sperimentazione di cinque protettivi, applicati su modelli di dipinti ad olio su compensato.

Come noto, il legno, igroscopico, assorbe e rilascia umidità in relazione alle condizioni termoigrometriche ambientali. Nel caso di dipinti su tavola, il recto è tradizionalmente rivestito da strati pittorici e preparatori, mentre il verso è generalmente privo di protezione, perciò maggiormente incline a scambi di umidità. L’esposizione ripetuta a parametri termoigrometrici variabili, pertanto, può comportare la creazione di diversi gradienti di umidità tra le facce, con conseguenti deformazioni.

Durante la ricerca preliminare, analizzando i dipinti tra il XV e il XVI secolo dell’Accademia Carrara di Bergamo, sono stati identificati diversi sistemi protettivi sviluppati da artisti e restauratori. Si è trattato, perlopiù, di sistemi “diretti” – applicazioni di sostanze di diversa natura –, tuttavia sono stati riscontrati anche sistemi “indiretti” – pannelli o tamponature –, e combinazioni dei due metodi.

La sperimentazione si è concentrata sui metodi diretti ed ha coinvolto cinque protettivi: cera d’api sbiancata, cera microcristallina, Paraloid B72, Regalrez 1126 e nanoparticelle di silice.

Ognuno è stato preparato in diverse concentrazioni – 5% e 10% (Paraloid anche al 2,5%), tranne per le nanoparticelle (in formulazione pronta all’uso), testate a pennello e spray – ed applicato sul verso di modelli di compensato (cm 20x24x0.5) aventi recto dipinto ad olio non verniciato.

Per verificare l’efficacia protettiva ed il mantenimento delle caratteristiche superficiali del legno, questi modelli sono stati sottoposti a misure di colore, lucido (riflessione speculare), rugosità superficiale, permeabilità all’acqua, pHs e curvatura superficiale tramite scanner 3D. Le analisi sono state ripetute dopo invecchiamento accelerato in camera climatica (quattro cicli di 48-84 ore; t 20°C; R.H. 80% e 20%), comparando i risultati con quelli ottenuti su modelli non trattati.

Paraloid B72 e Regalrez 1126 hanno mostrato risultati insoddisfacenti, mentre le nanoparticelle di silice hanno determinato una considerevole idrofobizzazione del legno, che ha comportato uno squilibrio di permeabilità tra verso e recto. Cera d’api al 10% e cera microcristallina al 5% hanno garantito le caratteristiche ottiche e morfologiche del legno e creato una “barriera” che ha rallentato gli scambi di umidità tra compensato e ambiente.

In conclusione, lo studio ha segnalato l’importanza della protezione del verso dei dipinti – soprattutto qualora la stabilità dei parametri termo-igrometrici non possa essere garantita – ed ha mostrato efficacia e criticità di alcuni sistemi protettivi diretti, testati su compensato dipinto ad olio non verniciato. Un possibile sviluppo potrebbe vertere su modelli dotati di preparazione e/o vernice, per identificare, tramite confronto, il ruolo di tali strati nella stabilità generale e monitorare la creazione di nuovi equilibri in cui diversi protettivi – come le nanoparticelle di silice – potrebbero risultare migliori.

Keywords: compensato, protettivo, protezione, verso, tavola, modelli

Bibliografia: Borghese, P., Frezzato, F., Fumagalli, P. & Ghisalberti, N. 2015. Restauri all'Accademia Carrara di Bergamo. Il San Sebastiano di Raffaello restaurato. Un modello di conoscenza.

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Cremonesi, P. & Borgioli, L. 2016. Le resine sintetiche usate nel trattamento di opere policrome. Il Prato, Collana I Talenti Eastaugh, N., Walsh, V., Chaplin, T. & Siddall, R. 2013. Pigment Compendium: A Dictionary and Optical Microscopy of Historic Pigments. Routledge Hoadley, B. 1998 Chemical and physical properties of wood Matteini, M. & Moles, A. 2010. La chimica nel restauro. I materiali dell’arte pittorica.

Firenze: Nardini Editore, Collana Arte e Restauro Scicolone, G. 2004. Il restauro dei dipinti contemporanei. Dalle tecniche di intervento tradizionali alle metodologie innovative. Firenze: Nardini Editore, Collana Arte e Restauro Valagussa, G. 2018. Accademia Carrara di Bergamo. Dipinti italiani del Trecento e del Quattrocento. Catalogo completo. Milano: Officina Libraria Zanuttini, R. 2003. I moderni pannelli a base di legno. I.F.M. n° 1

Protective systems for panel paintings’ back: experimentation on plywood Alessia LIMONTA *, Davide RIGGIARDI , Claudio BOZZI 1

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Accademia di Belle Arti di Brera, Via Brera 28 – 20121 Milano

Innovhub – Stazioni Sperimentali per l’Industria, Via G. Colombo 83 – 20133 Milano

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* alessialim@gmail.com Abstract We are used to observe paintings from their front, admiring the artists’ prowess; however, their back could be remarkable into a conservative perspective, as an adequate back’s protection could lead to a good state of conservation of the entire painting’s structure.

Protective systems for paintings’ back are indeed the aim of this study – narrowed down to panel paintings –, which includes a preliminary bibliographic and iconographic research upon protective systems traditionally used and a testing phase of five selected products applied on the back of oil-painted plywood models.

As known, because of its hygroscopic nature, wood absorbs and releases moisture according to the thermo-hygrometric conditions of the environment in which it is located. In case of panel paintings, the front is traditionally covered by paint layers, whereas, on the back, wood is generally unprotected, so proner to moisture’s exchanges. For this reason, the repeated exposure to variable thermo-hygrometric parameters could involve the creation of different moisture gradients between the two faces.

During the preliminary research, different protective methods developed by artists and restorers were identified, analysing paintings between the 15 and 16 centuries belonging to the collection of Accademia Carrara, in Bergamo. Most of the observed cases consisted in direct protective systems, namely coatings made of substances of different nature; nevertheless, examples of indirect systems – panels or infills – were also noticed, sometimes in combination with direct systems. th

th

The testing phase was focused on direct systems and involved five protective products: bleached beeswax, microcrystalline wax, Paraloid B72, Regalrez 1126 and silica nanoparticles. Each product was prepared in different concentrations – 5% and 10% (Paraloid also 2,5%), except for silica nanoparticles (in a ready-to-use formulation), tested by brush and spray – and applied on the back of unvarnished oil-painted plywood models (cm 20x24x0.5).

In order to check the protective efficacy and the maintenance of the wood’s surface characteristics, these models were subjected to measurements of colour, specular reflection,

surface roughness, water permeability, pHs and surface curvature through 3D scan. The analysis were repeated after accelerated aging cycles in a climatic chamber (four 48-84 hours’ cycles; t 20°C; R.H. 80%, 20%), also comparing data with those obtained on untreated models.

Paraloid B72 and Regalrez 1126 showed unsatisfactory properties, whereas silica nanoparticles caused a considerable wood’s hydrophobization, which created a permeability imbalance between back and front. 10% beeswax and 5% microcrystalline wax guaranteed plywood’s optical and morphological features and created a “barrier” which slowed down the moisture’s exchanges between plywood and environment.

In conclusion, the study stressed the importance of protective systems for paintings’ back – especially when the environmental thermo-hygrometric parameters’ monitoring cannot be guaranteed – and showed efficacies and criticalities of some “direct” protective systems, tested on unvarnished oil-painted plywood. A possible development could concern plywood models also equipped with ground and/or varnish, in order to identify, by comparison, the role of these layers in the panel’s general stability and monitor the creation of new balances in which different protective products – such as silica nanoparticles – may be more suitable.

Keywords: plywood, protective, protection, back, panel, models

Bibliography: Borghese, P., Frezzato, F., Fumagalli, P. & Ghisalberti, N. 2015. Restauri all'Accademia Carrara di Bergamo. Il San Sebastiano di Raffaello restaurato. Un modello di conoscenza.

In: Kermes, n°93, XXVII, pp. 35–50 Caneva, G., Nugari, M.P. & Salvadori, O. 2007. La biologia vegetale per i beni culturali. Vol I. Biodeterioramento e conservazione. Firenze: Nardini Editore, Collana Arte e Restauro Castro, G., Fragnelli, G. & Zanuttini, R. 2014. La Pioppicoltura e il compensato di Pioppo dell’industria italiana. Vignate Cennini, C. 2012. Il libro dell’arte. Vicenza: Neri Pozza Editore Ciatti, M., Castelli, C. & Santacesaria, A. 2012. Dipinti su tavola. La tecnica e la conservazione dei supporti. Firenze: EDIFIR Collana Problemi di conservazione e restauro Ciatti, M. 2013. Per la conservazione dei dipinti. Esperienze e progetti dal laboratorio dell’OPD (2002-2012). Firenze: EDIFIR Collana Problemi di conservazione e restauro Cremonesi, P. & Borgioli, L. 2016. Le resine sintetiche usate nel trattamento di opere policrome. Il Prato, Collana I Talenti

Eastaugh, N., Walsh, V., Chaplin, T. & Siddall, R. 2013. Pigment Compendium: A Dictionary and Optical Microscopy of Historic Pigments. Routledge Hoadley, B. 1998 Chemical and physical properties of wood Matteini, M. & Moles, A. 2010. La chimica nel restauro. I materiali dell’arte pittorica.

Firenze: Nardini Editore, Collana Arte e Restauro Scicolone, G. 2004. Il restauro dei dipinti contemporanei. Dalle tecniche di intervento tradizionali alle metodologie innovative. Firenze: Nardini Editore, Collana Arte e Restauro Valagussa, G. 2018. Accademia Carrara di Bergamo. Dipinti italiani del Trecento e del Quattrocento. Catalogo completo. Milano: Officina Libraria Zanuttini, R. 2003. I moderni pannelli a base di legno. I.F.M. n° 1

IMPLEMENTAZIONE DELLA METODOLOGIA PER LA RICONOSCIBILITA’ DELL’INTERVENTO D’INTEGRAZIONE SU MANUFATTI LIGNEI LASTRONATI E INTARSIATI. CASO APPLICATIVO SU ALTARE LIGNEO DEL SANTUARIO DI NOSTRA SIGNORA DI LORETO, FORNO ALPI GRAIE, GROSCAVALLO. Andrea Minì , Paolo Luciani , Loris Dutto , Francesca Coccolo 1

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Restauratore Laboratorio Restauro Manufatti Lignei, Fondazione Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale, Via XX settembre 18, 10078 Venaria Reale (TO), andrea.minì@centrorestaurovenaria.it Coordinatore Laboratorio Restauro Manufatti Lignei, Fondazione Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale, Via XX settembre 18, 10078 Venaria Reale (TO), 0114993020, paolo.luciani@centrorestaurovenaria.it Restauratore Laboratorio Restauro Manufatti Lignei, Fondazione Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale, Via XX settembre 18, 10078 Venaria Reale (TO), loris.dutto@centrorestaurovenaria.it Restauratore Laboratorio Restauro Manufatti Lignei, Fondazione Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale, Via XX settembre 18, 10078 Venaria Reale (TO), francesca.coccolo@centrorestaurovenaria.it 1*

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Abstract Nell’ambito del restauro degli arredi lignei il tema della tracciabilità e riconoscibilità dell’intervento sugli apparati decorativi dei mobili lastronati e intarsiati è particolarmente critico, in virtù del fatto che si persegue una completa mimetizzazione dell’integrazione, a garanzia di un’idonea restituzione estetica del manufatto. Il restauro eseguito sull’altare ligneo del santuario di Nostra Signora di Loreto, di Forno Alpi Graie, Groscavallo, capolavoro indiscusso di ebanisteria piemontese riconducibile all’operato di Luigi Prinotto, è stato non solo occasione di studio, ma anche momento di riflessione rispetto a questo tema.

Punto di partenza è stata la sperimentazione del 2010 condotta Al Centro Conservazione e restauro “La Venaria Reale” (CCR), basata sull’applicazione di materiali radiopachi sul verso delle integrazioni, prassi metodologica, consolidata negli anni, per gli interventi di integrazione delle tarsie eseguiti al CCR. Il contributo vuole mettere in evidenza le recenti implementazioni tecniche a queste modalità di riconoscibilità dell’intervento, a garanzia di una migliore tracciabilità delle integrazioni sui materiali decorativi dei mobili intarsiati.

Keywords: tecnica riconoscibilità integrazione lastronature e intarsi

Note: / Bibliografia: P. Luciani, T.Radelet, M. Ravera, Il riconoscimento delle integrazioni lignee nell’ebanisteria., in Il restauro degli arredi lignei. L’ebanisteria piemontese.

Studi e ricerche, C. E. Spantigati e S. De Blasi (a cura di), Nardini editore, 2011

IMPLEMENTING THE METHODOLOGY FOR IDENTIFYING THE INTEGRATION ON VENEERED AND INLAID WOODEN ARTFACTS. APPLICATION CASE ON WOODEN ALTAR OF THE SANCTUARY OUR LADY OF LORETO, FORNO ALPI GRAIE, GROSCAVALLO Restorer Laboratory restoration of Wooden Artifacts, Foundation conservation and restoration center La Venaria Reale, Via XX Settembre 18, 10078 Venaria Reale (TO), andrea.minì@centrorestaurovenaria.it Coordinator of the Laboratory restoration of Wooden Artifacts, Foundation conservation and restoration center La Venaria Reale, Via XX Settembre 18, 10078 Venaria Reale (TO), 0114993020, paolo.luciani@centrorestaurovenaria.it Restorer Laboratory restoration of Wooden Artifacts, Foundation conservation and restoration center La Venaria Reale, Via XX Settembre 18, 10078 Venaria Reale (TO), loris.dutto@centrorestaurovenaria.it Restorer Laboratory restoration of Wooden Artifacts, Foundation conservation and restoration center La Venaria Reale, Via XX Settembre 18, 10078 Venaria Reale (TO), francesca.coccolo@centrorestaurovenaria.it 1*

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Abstract In the field of wooden furniture restoration, the possibility to trace and recognise the intervention on decorative structures of veneered and inlaid furniture is particularly critical, as a complete concealment of the integration is aimed at in order to guarantee an adequate aesthetic restoration of the artfact. The restoration carried out on the wooden altar of the sanctuary of “Our Lady of Loreto”, in Forno Alpi Graie, Groscavallo, undisputed masterpiece of Piedmontese cabinetmaking ascribable to Luigi Prinotto, was not only an opportunity to study, but also to reflect on this theme.

The experimentation conducted in 2010 at the Conservation and Restoration Centre “La Venaria Reale” (CCR) has been the starting point, as it was based on the application of radiopaque material on the surface of the integrations, a methodological practice consolidated over the years for the integration of inlays performed at the CCR. The aim of the present article is to highlight the recent technical implementations to this method of recognisability of the intervention, so as to ensure a better traceability of integrations on decorative materials of inlaid furniture.

Keywords: Recognition integration lastroned and inlaid

Bibliography: P. Luciani, T.Radelet, M. Ravera, The identifying of wooden integration in cabinetmaking., in The restoration of wooden furnishings. Piedmont cabinetmaking. Studies and reserarch., C. E. Spantigati e S. De Blasi (a cura di), Nardini editore, 2011

VALUTAZIONE DEL COMPORTAMENTO DELLE PROTESI SMONTABILI IN LACUNE SCULTOREE CON SISTEMI MAGNETICI IMPIEGATI IN OPERE D’ARTE LIGNEE Manuel MORAGUES SANTACREU

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Técnico del restauro nel convegno della Diputación Castellón y Obispado Segorbe-Castellón David JUANES BARBER

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Técnico superiore di studi fisici. Institut Valencià de Conservació, Restauració i Investigació

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Mª Teresa PASTOR VALLS

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Técnico del restauro. Servicio restauración Diputación Castellón

* Noloragues@hotmail.com Sintesi L’uso di protesi smontabili nel restauro di opere d’arte è un’alternativa molto interessante in manufatti speciali, che per la loro importanza e caratteristiche, hanno bisogno di reintegrazioni volumetriche mobili, reversibili e poco invasive.

Questa scelta ci permette di presentare l’opera senza alcuna ricostruzione, o volendo, riconstruire le parti mancanti con protesi smontabili, reversibili al 100%, con tutti i benefici che ne converrebbero.

Le protesi smontabili generalmente vengono sostenute con sistemi magnetici, anche se esistono delle alternative per nulla disdegnabili e decisamente interessanti.

Il primo caso di applicazione di protesi smontabili in scultura documentato risale al 1976 (Reversibility, does it exist? ODDY, Andrew y CARROLL, Sara. British Museum, 1999): in questo caso si utilizzò una protesi di fibra di vetro sostenuta da magneti nel braccio destro del Cristo di Andrea Sansovino, opera appartenente al gruppo scultoreo de “Il Battesimo di Cristo” del Museo del Duomo di Firenze.

Durante il primo decennio del 2000 proliferarono gli studi e i casi di applicazione di protesi smontabili in scultura su supporto ligneo. Gli studi più importanti sono contenuti nella Tesi di Dottorato di M.A Rodríguez “Análisis de sistemas magnéticos aplicados a uniones de fragmentos” UPV (2017), in cui viene approfondito l’impiego delle protesi nel restauro, le caratteristiche, le proprietà e si propone un modello teorico e pratico della loro applicazione.

Uno dei principali svantaggi nell’uso di magneti in questo tipo di protesi consiste nella mancanza di adesione tra i differenti strati e materiali di cui è composta la protesi smontabile e il suo sitema sostegno.

Con questa presentazione illustreremo una serie di studi diretti a valutare il comportamento di stucco, adesivi, magneti e dei supporti lignei presenti in una protesi volumetrica smontabile.

Queste indagini constano dei risulati ottenuti con le prove di trazione, in cui si valutano il comportamento dello stucco con il magnete e l’adesivo; lo stucco e il magnete senza adesivo; infine l’interazione tra il supporto ligneo, lo stucco asciutto, l’adesivo e il magnete. L’intento è quello di ottenere dei risultati che possano aiutarci a capire e valorizzare la idoneità di adesivi, stucchi e magneti impiegati.

Per questo studio sono stati selezionati tre distinti stucchi, due commerciali e di largo impiego nell’ambito del restauro (Araldite SV427 y Balsite®) e uno fatto in casa studiato dal conservatore Hany Hanna, il quale, dopo un’indagine su dodici impasti presentato durante la Conferenza ICOM-CC Roma 2010, giunge alla conclusione che lo stucco migliore è a base di polvere di legno di Haya e Primal AC 33.

In merito agli adesivi, ne sono stati selezionati tre differenti a base di Paraloid B72 al 50% in acetone, Araldite® standard e Pattex® della casa commerciale Henkel; la scelta è stata determinata dal fatto che in generale sono i tre più utilizzati nel restauro del legno.

Con questa indagine puntiamo a capire quali sono le zone più soggette alla rottura e, di conseguenza, quali sono i materiali e metodi più adatti per il materiale ligneo Keywords: lacuna scultorea, protesi smontabile, magneti, adesivi, stucchi

Bibliografia: Barclay, R. y Mathias, C. An epoxy/microbaloon mixture for gap filling in wooden objects [en línea].

JAIC. Vol.28, nº1, artículo 3. 31-42p.

Barandian, M., Bazeta, F., Legorburu, P., Goikoetchea, M. & Venegas, C. E. 2001. Distintos sistemas de anclaje para prótesis. Restauración y Rehabilitación, (52): 70-75.

Rodríguez , M.A. 2017. Análisis de Sistemas Magnéticos Aplicados a Uniones de Fragmentos [online].

PhD thesis, Universitat Politècnica de València. [accesed 25 May 2021].Available at: https://doi.org/10.4995/Thesis/10251/90522

Restauro di un’opera d’arte in resina poliestere su compensato.

Studio della tecnica esecutiva al fine di definire un protocollo di intervento per il recupero delle deformazioni del supporto-strato cromatico.

Francesca PRATO , Roberto BESTETTI , Dominique SCALARONE , Anna PICCIRILLO , Fabio BELLONI , Sara ABRAM , Alessandra BASSI , Luca AVATANEO 1*

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Restauratrice di beni culturali, Via Nino Baglietto 13 - 16016 Cogoleto (GE) - Italia Restauratore di beni culturali, Via Monte Cassino 17 - 21013 Gallarate (VA) - Italia Dipartimento di Chimica, Università di Torino, Via P. Giuria 7 -10125 Torino - Italia Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale”, Via XX Settembre 18 -10078 Venaria Reale (TO) - Italia Dipartimento di Studi Storici, Università di Torino, Via Verdi 25 - 10125 Torino - Italia 1

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* prato.francesca93@gmail.com Abstract Questo caso di studio è tratto dalla tesi di laurea magistrale riguardante il restauro dell’opera d’arte contemporanea dell’artista torinese Franco Garelli (1909-1973) Questione difficile (1964), che fa parte di una serie di lavori chiamati “plamec”, realizzati nel periodo 1963-1968.

I “plamec” sono costituiti da rilievi in materiale ferroso o plastico, plasmati con colori e impasti di resina poliestere, applicati su supporti in tela o pannelli lignei. L’opera in oggetto è costituita da uno strato cromatico di resine industriali, colorate in giallo e nero, adeso ad un supporto in compensato provvisto di telaio (97x66x8 cm). Essa presentava notevoli problematiche causate da una non idonea conservazione negli ultimi venti anni sia al supporto (con numerosi distacchi dal telaio e un diffuso attacco fungino), che allo strato cromatico (con varie crepe e distacchi dal supporto).

Premessa all’intervento di restauro di Questione difficile è stata la conoscenza della tecnica esecutiva dell’artista e dei materiali impiegati per la serie “plamec”, argomento sul quale non esistono riferimenti in bibliografia. Un momento significativo di questa fase di ricerca è stata l’intervista a Riccardo Cordero, allievo ed amico di Garelli, che ha fornito una testimonianza diretta sul modus operandi nella realizzazione dei “plamec”. Per caratterizzare da un punto di vista chimico-fisico i due principali materiali costituenti l'opera, la resina e il compensato ligneo, sono state utilizzate la spettroscopia infrarossa in trasformata di Fourier (FT-IR), la pirolisi-gas-cromatografia/spettrometria di massa (Pyrolysis GC/MS) e l'analisi termogravimetrica (TGA). Lo strato cromatico è risultato costituito da una resina poliestere insatura reticolata ortoftalica miscelata a carbonato di calcio ed inerti; il compensato trilaminare (3 mm) presentava come adesivo una resina ureica (urea-formaldeide). Il

principio metodologico per il recupero delle deformazioni è stato quello di applicare una pressione controllata abbinata all’apporto di umidità e calore, dal momento che queste ultime agiscono sia sul legno che sulla resina poliestere, favorendo un certo grado di deformabilità e plasticità. Sono stati realizzati provini con materiali simili all’originale e con degrado simulato, sperimentando differenti combinazioni di pressione associata o meno ad umidità e calore, senza effettuare prove dirette preliminari sull’opera. Per applicare una pressione costante e graduale è stato costruito un sistema meccanico composto da un asse di legno provvisto di viti spingenti, fissato ad un piano in compensato, all’interno del quale era inserito il provino deformato. Sono stati sperimentati quattro metodi: - pressione a secco; - nebulizzazione di acqua deionizzata con successivo apporto di pressione ed aria calda; - nebulizzazione ad ultrasuoni di acqua deionizzata con temperatura di 90°C e successivo apporto di pressione; - applicazione di vapore acqueo e successivo apporto di pressione.

L’ultimo metodo, risultato il più idoneo, è stato impiegato sull’opera, effettuando ripetuti trattamenti nell’arco di un mese, fino alla completa riconfigurazione del supporto-strato cromatico e successivo incollaggio, senza la formazione di nuove crepe.

Questo studio è stato fondamentale sia per comprendere la peculiare tecnica esecutiva dell’artista e l’uso dei materiali impiegati, sia per fornire una linea guida per futuri interventi di restauro e conservazione su analoghe opere appartenenti alla serie dei “plamec”.

Keywords: resina poliestere, compensato, arte contemporanea, plamec, Franco Garelli.

Bibliografia: - Ciatti, M., Castelli, C. & Santacesaria, A. 2012. Dipinti su tavola. La tecnica e la conservazione dei supporti. Collana Problemi di conservazione e restauro, 36. Firenze: Edifir.

- Franzone, M. 2019. Al riparo dalla tempesta. Franco Garelli 1909-1973. Aguaplano, Passignano sul Trasimeno.

- Marais, S., Metayer, M., Labbe, M., Legras, M. T. & Siter, J. M. 1999. Water diffusion in unsaturated polyester films. Effect of plasticization on the glass transition. Polymer Engineering and Science, 39(8): 1508-1516.

- Ross, R. J. 2010. Wood handbook: wood as engineering material. General Technical Report (GTR), Madison.

- Shashoua, Y. 2008. Conservation of plastics. Materials science, degradation and preservation. New York: Routledge.

The conservation of a polyester resin art work on plywood.

A technical study with the aim of finding a conservation strategy for deformations in the support layer.

Francesca PRATO , Roberto BESTETTI , Dominique SCALARONE , Anna PICCIRILLO , Fabio BELLONI , Sara ABRAM , Alessandra BASSI , Luca AVATANEO 1*

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Conservator, Via Nino Baglietto 13 - 16016 Cogoleto (GE) - Italy Conservator, Via Monte Cassino 17 - 21013 Gallarate (VA) - Italy Department of Chemistry, University of Turin, Via P. Giuria 7 - 10125 Torino - Italy Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale”, Via XX Settembre 18-10078 Venaria Reale (TO) - Italy Historical Studies Department, University of Turin, Via Verdi 25 - 10125 Torino - Italy, 1

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* prato.francesca93@gmail.com Abstract This case study is taken from the master’s thesis on the conservation of the contemporary art work by Franco Garelli (1909-1973) Questione difficile (1964), which is part of a series of works called “plamec”, created by the artist between 1963-1968. The “plamec” are composed of reliefs in ferrous or plastic material, moulded with colours and polyester resin mixtures, applied to canvas or wooden panels. Questione difficile is composed of a chromatic layer of industrial resins, coloured yellow and black, attached to a plywood support with a frame (97x66x8 cm). The artwork presented considerable problems, caused by unsuitable preservation over the last twenty years, both to the support (with numerous detachments from the frame and a widespread fungal attack) and to the chromatic layer (with various cracks and detachments from the support).

A precondition for the conservation of Questione difficile was the knowledge of the artist’s execution technique and the materials used for the “plamec” series, a subject on which there are no references in the bibliography. A significant moment in this phase of research was the interview with Riccardo Cordero, a student and friend of Garelli, who provided direct testimony on the modus operandi in the creation of the “plamec”. The two main constituent materials of the work, resin and wooden plywood, were analysed from a chemical-physical point of view using Fourier transform infrared spectroscopy (FT-IR), pyrolysis-gas chromatography/mass spectrometry (Pyrolysis-GC/MS) and thermogravimetric analysis (TGA). The colour layer consists of an orthophthalic cross-linked unsaturated polyester resin mixed with calcium carbonate and fillers; the three-sheet plywood (3 mm) is glued with a urea resin (urea-formaldehyde) as an adhesive.

The method used to recover the deformations was to apply controlled pressure combined with humidity and heat, both acting on the wood and on the polyester resin favouring deformability and plasticity.

Mock-ups were made with materials similar to the original and with simulated degradation in order to experiment different combinations of pressure associated or not with humidity and heat; no preliminary tests were carried out on the artwork.

In order to apply a constant and gradual pressure, a mechanical system was constructed using a wooden board with pushing screws, fixed to a plywood surface, in which the deformed mock-up was inserted. Four methods were tested: - dry pressure; - nebulisation of deionised water with subsequent application of pressure and hot air; - ultrasonic spraying of deionised water at a temperature of 90°C and subsequent application of pressure; - water vapour with subsequent application of pressure.

The last method, which proved to be the most efficient, was repeated several times over a period of one month, until the support-chromatic layer was completely reconfigured. Finally, the support-chromatic layer was glued to the frame without any formation of new cracks.

This study was fundamental both to understand the artist’s peculiar technique and to identify the materials used, in order to provide an intervention protocol for reducing deformations on works with similar problems.

Keywords: polyester resin, plywood, contemporary art, plamec, Franco Garelli

Bibliography: - Ciatti, M., Castelli, C. & Santacesaria, A. 2012. Dipinti su tavola. La tecnica e la conservazione dei supporti. Collana Problemi di conservazione e restauro, 36. Firenze: Edifir.

- Franzone, M. 2019. Al riparo dalla tempesta. Franco Garelli 1909-1973. Aguaplano, Passignano sul Trasimeno.

- Marais, S., Metayer, M., Labbe, M., Legras, M. T. & Siter, J. M. 1999. Water diffusion in unsaturated polyester films. Effect of plasticization on the glass transition. Polymer Engineering and Science, 39(8): 1508-1516.

- Ross, R. J. 2010. Wood handbook: wood as engineering material. General Technical Report (GTR), Madison.

- Shashoua, Y. 2008. Conservation of plastics. Materials science, degradation and preservation. New York: Routledge.

Risanamento di fratture trasversali nei dipinti su tavola di grande formato Il caso della “Madonna con il Bambino” elemento centrale del polittico di Santa Maria in Cosmedin a Napoli Regina RIDOLFINI , Federica DE ROSA , Ida Maietta , Barbara LAVORINI Laureata in restauro nell’A.A. 2017-2018 (Sessione Straordinaria) presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli - Via S. M. di Costantinopoli 107, Napoli Accademia di Belle Arti di Napoli - Via S. M. di Costantinopoli 107, Napoli Alta Sorveglianza Funzionario Responsabile per la Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per il comune di Napoli – Piazza del Plebiscito, 1, Napoli Istituto Centrale per il Restauro – Via di S. Michele 25, Roma 1*

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re.ridolfini@protonmail.com

Abstract

Il lavoro che si intende presentare riguarda il restauro di un dipinto su tavola della prima metà del XVI secolo, raffigurante una Madonna in trono con Bambino, con volti in altorilievo, che costituiva l’elemento centrale di un polittico smembrato proveniente dalla chiesa di Santa Maria in Cosmedin a Napoli.

L’opera è stata oggetto di un tentativo di furto nel 1993, durante il quale è stata gravemente danneggiata. La problematica principale su cui è stata posta l’attenzione è stata, infatti, la presenza di una frattura trasversale completa del tavolato, che aveva determinato la separazione tra la metà superiore e quella inferiore del dipinto, con ulteriore separazione delle tre assi che compongono la parte inferiore.

Lo studio approfondito della storia dell’opera, della tecnica esecutiva e del suo degrado è confluito in un progetto ricerca per l’individuazione di una metodica di tassellatura specifica, per il risanamento della frattura trasversale, che per sua natura aveva compromesso fortemente la stabilità e robustezza del tavolato.

Le dimensioni considerevoli (260x119x4 cm) e il peso dell’opera, infatti, determinavano la necessità di ricostruire un giunto abbastanza robusto. Allo stesso tempo, si è ritenuto importante individuare un sistema per distribuire in maniera più efficace possibile le forze di tenuta della tassellatura, per evitare che le sollecitazioni prodotte dal peso dell’opera stessa potessero in futuro ripercuotersi in maniera dannosa sugli strati pittorici.

Per il risanamento della frattura trasversale è stato quindi messo a punto un metodo alternativo di applicazione del primo livello di tassellatura (quello più profondo), procedendo in maniera sfalsata. Per verificare l’efficacia della tecnica proposta e confrontarne la tenuta con il metodo di tassellatura lineare, sono stati praticati test di trazione su campioni in scala, riproducendo lo stesso tipo di frattura presente nell'opera. I fac-simile sono stati preparati utilizzando la medesima essenza lignea, e sono quindi state realizzate le due tipologie di tassellatura – lineare e sfalsata – adottando, inoltre, differenti tipi di adesivo (Bindan P e colla cervione).

Le misurazioni, effettuate utilizzando il macchinario CONTROLS 1000, presso i laboratori Tecnolab S.r.l. (Napoli), hanno dimostrato l’efficacia del metodo di applicazione proposto – montaggio del primo livello di tassellatura con inserti lignei sfalsati – evidenziando caratteristiche di incollaggio più idonee nel caso dell’utilizzo dell’adesivo Bindan P. In base a quanto emerso da questa sperimentazione, è stata quindi ripristinata l'integrità del supporto dell’opera procedendo con due livelli di tassellatura sovrapposti: il primo, quello più profondo, di tipo sfalsato; il secondo, quello più in superficie, di tipo lineare.

Completato il risanamento del tavolato, è stato necessario rivedere il sistema di controllo dei movimenti del supporto: nella sede della traversa centrale è stata inserita una traversa lamellare con molle coniche, in quanto quella originale era andata perduta.

La superficie pittorica, che era stata preventivamente messa in sicurezza mediante l’applicazione localizzata di carta giapponese e tramite il fissaggio dei frammenti distaccati e sollevati, è stata quindi pulita, alleggerendo gli strati di vernice fortemente ingiallita e ossidata e rimuovendo i vecchi ritocchi alterati, al fine di recuperare una buona leggibilità e tenendo conto dell’equilibrio cromatico e volumetrico della composizione.

Keywords: frattura trasversale; adesivi; tassellatura; dipinto su tavola; risanamento supporto.

Bibliografia: •

Bellucci, R., Ciatti, M. & Frosinini, C. 2016. Dall’alluvione alla rinascita: il restauro dell’Ultima Cena di Giorgio Vasari. Edizioni Firenze.

•

Ciani Passeri, F., Orata, L., Rossi Scarzanella, C. & Santacesaria, A. Il recupero della tavola dipinta distrutta dal terremoto dell’Aquila. L’intervento sul supporto ligneo della Deposizione di Anonimo abruzzese proveniente dal Museo Nazionale dell’Aquila. Rivista dell’Opificio delle Pietre Dure e Laboratori di Restauro di Firenze, 24; 2012. Firenze: Edizioni Centro Di.

•

Ciatti, M., Castelli, C. & Santacesaria, A. 2012. Dipinti su tavola; La tecnica e la conservazione dei supporti. Edifir.

•

Miracola, P. 2008. Polidoro da Caravaggio: il restauro delle decorazioni del Casino del Bufalo-Roma. Gangemi Editore SPA.

•

Palanti, S. 2013. Durabilità del legno: diagnosi del degradamento, trattamenti preventivi e curativi. Dario Flaccovio Editore.

Restoration of cross-grain fractures in large panel paintings the case study of the "Madonna with Child", middle element of a polyptych from the church of Santa Maria in Cosmedin in Naples (Italy) Regina RIDOLFINI , Federica DE ROSA , Ida MAIETTA , Barbara LAVORINI Laureata in restauro nell’A.A. 2017-2018 (Sessione Straordinaria) presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli - Via S. M. di Costantinopoli 107, Napoli Accademia di Belle Arti di Napoli - Via S. M. di Costantinopoli 107, Napoli Alta Sorveglianza Funzionario Responsabile per la Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per il comune di Napoli – Piazza del Plebiscito, 1, Napoli Istituto Centrale per il Restauro – Via di S. Michele 25, Roma 1*

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re.ridolfini@protonmail.com

Abstract

This paper is about the restoration of a panel painting dating from the first half of the XVI century, representing a Madonna with Child enthroned, with wooden high-relief faces; central element of a polyptych from the church of Santa Maria in Cosmedin, in Naples (Italy).

The artwork was subject to attempted theft in 1993, which resulted in severe damages. The main issue affecting the painting, chosen as the focal point, was the presence of a complete cross-grain fracture of the panel, which determined the separation between the upper and lower halves of the painting, and consequent disjointing of the lower half in its three constituting planks.

The study of the history surrounding the painting, its construction technique and conservation condition became part of a research project for the identification of a suitable method to repair this kind of fracture, which by its nature greatly compromised the stability and solidity of the panel.

The considerable size (260x119x4 cm) and weight of the piece called for rebuilding a particularly strong joint. At the same time, it was essential to find a way to distribute the holding forces of the wooden bricks used to restore the fracture most effectively, in order to avoid that the strains caused by the panel's weight could, in the future, affect the painted surface.

Therefore, to restore the cross-grain fracture, an alternative method of application was developed for the first layer of inserts (deeper level) with a staggered application. To verify

the effectiveness of the proposed method and to compare the hold with that of an aligned first layer, tensile tests were performed on several samples at a reduced scale, reproducing the same fracture of the original artwork. The samples, manufactured using the same wood species of the original support, were prepared with the two different types of bricks’ arrangement – aligned and staggered – and two kinds of glue (Bindan P and bone glue).

The results of the tests performed with the CONTROLS 1000 machine, at the Tecnolab S.r.l. labs (Naples, IT), showed the efficacy of the proposed application method – setting the first layer of wooden inserts in a staggered way – and more suitable adhesive properties when the Bindan P adhesive was used.

Based on the results of this experimentation, the integrity of the support was restored using the following system: an overlap of two layers of wooden bricks with a staggered first one (deeper) and a linear one on top of it.

Once the support was fully repaired, the system to control the panel's movements had to be overhauled, housing a glulam beam crossbar in the central track, where the original one went lost, set up with conical springs.

After being secured by localized application of Japanese paper and by means of fixing the detached and lifted fragments, the painted surface was cleaned. The deeply yellowed and oxidized varnish layers were thinned down and the old retouching in altered condition was removed, restoring good legibility of the painting and ensuring the chromatic and volumetric balance of the composition.

Keywords: cross-grain fracture; glue; wooden bricks; panel painting.

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Ciatti, M., Castelli, C. & Santacesaria, A. 2012. Dipinti su tavola; La tecnica e la conservazione dei supporti. Edifir.

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Palanti, S. 2013. Durabilità del legno: diagnosi del degradamento, trattamenti preventivi e curativi. Dario Flaccovio Editore.

Vecchietta, tecniche e materiali: una prima ricognizione di pitture e carpenterie Martina Riello*, Mirella Baldan** *Restauratrice di Beni Culturali, Vicenza, 366-4056251, riellomartina13@gmail.com **Geologa, esperta di diagnostica, di scienze e tecnologie applicate ai Beni Culturali; responsabile tecnico di R&C Art S.r.l., Via Retrone 39 - 36077 Altavilla Vicentina (VI),info@rcartsrl.it, mirella.baldan@rcartsrl.it

Abstract In occasione dell’intervento di restauro del San Pietro Martire dipinto su tavola di pioppo da Lorenzo di Pietro, detto il Vecchietta (oggi conservato alla Galleria di Palazzo Cini, Venezia), sono state eseguite molteplici analisi diagnostiche fotografiche (fluorescenza visibile ultravioletta indotta da UVa, riflettografia Infrarosso in b/n e in falso colore e radiografia a raggi X); analisi invasive (sezioni lucide stratigrafiche e microscopia ottica, spettrofotometria all’infrarosso in trasformata di Fourier, saggi immunoenzimatici, riconoscimento della fibra tessile) e non invasive (spettroscopia elementare a raggi X).

I dati raccolti sono stati confrontati con quelli ottenuti da campagne diagnostiche condotte sulle uniche altre opere dell’artista su cui siano state effettuate analisi in passato: due sculture lignee, il San Benedetto da Siena del Museo Nazionale del Bargello (Firenze) e l’attribuito San Paolo del Museo Horne (Firenze); e i dipinti murali realizzati per la Collegiata di Castiglione Olona (Varese) e per il Battistero di Siena. Lo studio si arricchisce, inoltre, di osservazioni dirette condotte su altri dipinti dell’artista giunti fino a noi.

Rispettando la stratigrafia compositiva dei dipinti si è verificato come nei primi dipinti dell’artista l’incammottatura in fibra tessile di lino si estendesse all’intera superficie del supporto, per poi ridursi significativamente nelle opere mature dell’artista. In merito, invece, alla preparazione si è potuta notare una differenziazione tecnica tra lo strato preparatorio dei dipinti e quello delle sculture lignee: gesso grosso e gesso sottile nei dipinti; solamente gesso sottile nelle sculture, con una stesura aggiuntiva di biacca in corrispondenza degli incarnati; una coerenza di procedimenti che potrebbe contribuire a confermare l’attribuzione del San Paolo Horne al Vecchietta. Per quanto riguarda il disegno preparatorio, si desume che esso sia stato eseguito mediante un pigmento di origine carboniosa; che le costruzioni architettoniche siano state realizzate attraverso l’utilizzo di riga e compasso, successivamente evidenziate da linee incise; e che l’incisione sia stata utilizzata anche per delimitare le zone da destinare all’applicazione delle lamine metalliche.

Sono stati analizzati inoltre i molteplici pigmenti utilizzati, tutti stemperati in un legante proteico (l’uovo, secondo quanto riscontrato nell’opera oggetto di restauro). In merito alla tavolozza, è emerso l’uso di vari pigmenti quali: biacca, cinabro, minio, ocra rossa, verderame trasparente e verde terra, malachite

artificiale e azzurrite, ocra gialla, giallo di piombo e stagno e, infine, nero carbone. È emerso anche l’utilizzo di lacche, in particolare di lacca rossa di Robbia.

Infine, sono stati studiati i supporti lignei e i vari sistemi di traversatura. Si è così potuto osservare come, in opere costituite da un unico pannello, si possa riscontrare -attorno agli anni Sessanta del Quattrocentoun passaggio dall’utilizzo di traverse inchiodate a quelle a ponticelli lignei. Nel caso invece dei polittici, sembra venisse predisposta una traversa fissata entro due listelli inchiodati e separabili tra loro in corrispondenza delle commettiture tra le assi del supporto. Solo in opere tarde della carriera dell’artista, quali il San Giovenale della Cattedrale di Narni e -verrebbe da concluderne- il San Pietro Martire Cini, compare l’impiego di traverse a coda di rondine: singole e unite tra loro mediante incastri, oppure due traverse continue coinvolgenti superiormente e inferiormente l’intera larghezza del supporto; esse sembrano preannunciare, di almeno trent’anni, i primi utilizzi di tale metodologia da parte di altri artisti senesi.

Keywords: Arte senese, Rinascimento, tecniche esecutive, pigmenti, sistemi di traversatura.

Bibliografia: 1. A. Casoli, M. E. Darecchio, L. Sarritzu, 2009, I coloranti nell’arte, Il prato, pp. 95-97.

2. A. Gallone, 1995, Analisi dei campioni di colore prelevati dagli affreschi di Masolino da Panicale a Castiglione Olona, Politecnico di Milano, Dipartimento di Fisica, pp. 1-9.

3. A. Gallone, 1995, Studio analitico di campioni di colore prelevati dai dipinti murali di Paolo Schiavo e del Vecchietta “Storie dei Santi Stefano e Lorenzo” Collegiata della Santa Vergine del Rosario, Castiglione Olona (Va), p. 5-9.

4. C. Adamoli, 2007-2008, Il restauro degli affreschi di Masolino da Panicale nel Battistero e nella Collegiata di Castiglione Olona, tesi di laurea, Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano, pp. 62-70.

5. C. Alessi, 1992, P. I. Maritti, M. Matteini, A. Moles, B. Poggio, D. Rossi, Le pitture murali della zona presbiteriale del Battistero di Siena: storia, studi e restauri, O. P. D. Restauri, N. 4, pp. 19-20.

6. C. Castelli, Tecniche di costruzione dei supporti lignei dipinti, in M. Ciatti, C. Castelli, A. Santacesaria, 2012, Dipinti su tavola. La tecnica e la conservazione dei supporti, Edifir, pp. 73-130.

7. C. Castelli, M. Ciatti, M. Parri, A. Santacesaria, 1997, Considerazioni e novità sulla costruzione dei supporti lignei nel Quattrocento, O. P. D. Restauro, N.° 9, pp. 162-174.

8. C. Cennini, 2012, Il libro dell’arte. XIV-XV secolo. Ed. cons. F. Frezzato (a cura di), Neri Pozza.

9. E. I. Basile, 1990, Supporti lignei in I supporti nelle arti pittoriche, a cura di Corrado Maltese, Mursia, Milano.

10. E. Nardinocchi, 2007, Il San Paolo del Vecchietta al Museo Horne: un intervento di restauro, in Critica d’arte, LXIX, 29-31, pp. 114-122.

11. L. Uzielli, O. Casazza, 1992, Conservazione dei dipinti su tavola, Nardini Editore, pp. 9-34.

12. M. Ciatti, 2000, Il restauro della pala di Matteo di Giovanni del Duomo di Pienza, in Matteo di Giovanni e la pala d’altare nel senese e nell’aretino 1450- 500, O. P. D. Restauro, N. 12.

13. M. Giacchetto, 2015-2016, Produzione e commercio della seta in Siena. Origini e sviluppo, XIV-XV secolo, tesi di laurea, pp. 46-48.

14. N. Bevilacqua, L. Borgioli, I. Adrover Gracia, 2010, I pigmenti nell’arte dalla preistoria alla rivoluzione industriale, Il prato, pp. 32-129.

15. P. Brambilla Barcilon, Relazione dell’intervento di restauro eseguito.

16. P. I. Mariotti, B. Poggio, D. Rossi, Settembre-Dicembre 1990, Il restauro delle pitture murali di Lorenzo di Pietro detto “il Vecchietta” nel Battistero di San Giovanni a Siena, Kermes, arte e tecnica del restauro, Nardini Editore, pp. 40-41.

17. R. Bellucci, C. Castelli, C. Frosinini, M. Israëls, 2011, Il polittico di Sansepolcro. Studi sulla tecnica del Sassetta, O.P.D. Restauro, n.° 23, pp. 324-349.

18. S. Bianchin, M. Favaro, P. A. Vigato, 2007, Il San Paolo del Vecchietta al Museo Horne: indagini diagnostiche, in Critica d’arte, LXIX, 29-31, pp. 123-130.

19. G. Dalvit, Rethinking Lorenzo di Pietro, known as Vecchietta (Siena, 1410 - 80), The Courtauld Insitute of Art, Londra, tesi di dottorato 2020.

Vecchietta’s materials: a survey of painting techniques and carpentries Martina Riello*, Mirella Baldan** *Restorer of Cultural Heritage, Vicenza, 366-4056251, riellomartina13@gmail.com **Geologist, expert in diagnostic, sciences and technologies applied to Cultural Heritage; technical manager of R&C Art S.r.l., Via Retrone 39, 36077, Altavilla Vicentina (VI), mirella.baldan@rcartsrl.it

Abstract On the occasion of the restoration of the St Peter Martyr painted on poplar by Lorenzo di Pietro, known as Vecchietta (now housed at the Galleria di Palazzo Cini, Venice), multiple photographic diagnostic analyses (UVa induced visible fluorescence photography, Infrared (IR) b/w reflectography and in falsecolour and X-ray radiography), invasive analyses (crossed-section and optical microscopy, Fouriertransform infrared spectroscopy, immunoenzymatic assays, recognition of the textile fibre), and noninvasive analyses (elementary X-ray spectroscopy) were undertaken.

The data thus collected were compared with information obtained through diagnostic campaigns conducted on the few other works by the artist which had been the object of scientific analysis in the past: namely, two wooden sculptures, the Saint Benedict of Siena of the Bargello National Museum, Florence, and the Saint Paul of the Horne Museum, also in Florence (attributed); the frescoes in the Collegiate Church of Castiglione Olona and in the Baptistery at Siena. The present study is also enriched by direct observation of other works by the artist which have come down to us.

Without impacting on the stratigraphy of the paintings, the cross-section layers have revealed that, while the linen canvas coating was applied throughout the panel in the artist’s early works, it was later applied much less extensively over the surface. As to the technique of preparatory layer, a difference has emerged between paintings on panel and wooden sculptures: on the former, both thick plaster and thin plaster were applied; on the latter, only thin plaster, with an additional layer of white lead underneath the skin; a technical consistency which may help to confirm the attribution of the Horne Saint Paul to Vecchietta.

As for the preparatory drawing, a carbonaceous pigment was presumably used. The architecture was traced by means of a ruler and a compass and was subsequently marked by engraved lines. Incisions were also used to delimit the areas for the application of metal leaves.

Additionally, analyses were undertaken of the pigments used by the artist, which were diluted in a protein binder of animal origin (egg yolk, according to the analyses conducted on the St Peter). They include white lead, cinnabar, red lead, red ochre, transparent verdigris and earth green, artificial malachite and azurite, yellow ochre, lead-tin yellow and carbon black. The use of lacquers has also emerged, specifically red Robbia lacquer.

Lastly, Vecchietta’s wooden supports and different crossbeam systems have been studied. In this context, it was observed that around the 1460s wooden bridges tend to substitute nailed crossbeams in singlepanel altarpieces. As far as polyptychs are concerned, it seems that a crossbeam fixed between two wooden strips, nailed together and separable from each other at the joints between the axes of the

support. This method was used by the artist early in his career. In later works, such as the St Juvenal in the Cathedral at Narni (or, seemingly, the Cini St Peter Martyr), they were substituted by dovetailed: whether they be single and interlocking, or two continuous crossbeams connecting widthwise the entirety of the upper and lower section of the altarpiece, they seem to anticipate by at least thirty years other known examples of this technique in Siena.

Keywords: Senese art, Renaissance, executive techniques, pigments, crossbeam systems.

Bibliography: 1. A. Casoli, M. E. Darecchio, L. Sarritzu, 2009, I coloranti nell’arte, Il prato, pp. 95-97.

2. A. Gallone, 1995, Analisi dei campioni di colore prelevati dagli affreschi di Masolino da Panicale a Castiglione Olona, Politecnico di Milano, Dipartimento di Fisica, pp. 1-9.

3. A. Gallone, 1995, Studio analitico di campioni di colore prelevati dai dipinti murali di Paolo Schiavo e del Vecchietta “Storie dei Santi Stefano e Lorenzo” Collegiata della Santa Vergine del Rosario, Castiglione Olona (Va), p. 5-9.

4. C. Adamoli, 2007-2008, Il restauro degli affreschi di Masolino da Panicale nel Battistero e nella Collegiata di Castiglione Olona, tesi di laurea, Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano, pp. 62-70.

5. C. Alessi, 1992, P. I. Maritti, M. Matteini, A. Moles, B. Poggio, D. Rossi, Le pitture murali della zona presbiteriale del Battistero di Siena: storia, studi e restauri, O. P. D. Restauri, N. 4, pp. 19-20.

6. C. Castelli, Tecniche di costruzione dei supporti lignei dipinti, in M. Ciatti, C. Castelli, A. Santacesaria, 2012, Dipinti su tavola. La tecnica e la conservazione dei supporti, Edifir, pp. 73-130.

7. C. Castelli, M. Ciatti, M. Parri, A. Santacesaria, 1997, Considerazioni e novità sulla costruzione dei supporti lignei nel Quattrocento, O. P. D. Restauro, N.° 9, pp. 162-174.

8. C. Cennini, 2012, Il libro dell’arte. XIV-XV secolo. Ed. cons. F. Frezzato (a cura di), Neri Pozza.

9. E. I. Basile, 1990, Supporti lignei in I supporti nelle arti pittoriche, a cura di Corrado Maltese, Mursia, Milano.

10. E. Nardinocchi, 2007, Il San Paolo del Vecchietta al Museo Horne: un intervento di restauro, in Critica d’arte, LXIX, 29-31, pp. 114-122.

11. L. Uzielli, O. Casazza, 1992, Conservazione dei dipinti su tavola, Nardini Editore, pp. 9-34.

12. M. Ciatti, 2000, Il restauro della pala di Matteo di Giovanni del Duomo di Pienza, in Matteo di Giovanni e la pala d’altare nel senese e nell’aretino 1450- 500, O. P. D. Restauro, N. 12.

13. M. Giacchetto, 2015-2016, Produzione e commercio della seta in Siena. Origini e sviluppo, XIV-XV secolo, tesi di laurea, pp. 46-48.

14. N. Bevilacqua, L. Borgioli, I. Adrover Gracia, 2010, I pigmenti nell’arte dalla preistoria alla rivoluzione industriale, Il prato, pp. 32-129.

15. P. Brambilla Barcilon, Relazione dell’intervento di restauro eseguito.

16. P. I. Mariotti, B. Poggio, D. Rossi, Settembre-Dicembre 1990, Il restauro delle pitture murali di Lorenzo di Pietro detto “il Vecchietta” nel Battistero di San Giovanni a Siena, Kermes, arte e tecnica del restauro, Nardini Editore, pp. 40-41.

17. R. Bellucci, C. Castelli, C. Frosinini, M. Israëls, 2011, Il polittico di Sansepolcro. Studi sulla tecnica del Sassetta, O.P.D. Restauro, n.° 23, pp. 324-349.

18. S. Bianchin, M. Favaro, P. A. Vigato, 2007, Il San Paolo del Vecchietta al Museo Horne: indagini diagnostiche, in Critica d’arte, LXIX, 29-31, pp. 123-130.

19. G. Dalvit, Rethinking Lorenzo di Pietro, known as Vecchietta (Siena, 1410 - 80), The Courtauld Insitute of Art, Londra, tesi di dottorato 2020.

Intervention in a painting on wooden board by the Portuguese painter João Frederico Martins Ayres (1921-2001) Rafaela Santos *, Ana Bailão ; Frederico Henriques 1

1,2

1,2,3

Universidade de Lisboa, Faculdade de Belas-Artes, Centro de Investigação e de Estudos em Belas-Artes (CIEBA), Largo da Academia Nacional de Belas-Artes, 1249-058 Lisboa, Portugal; 1

Universidade Católica Portuguesa, Centro de Investigação em Ciências e Tecnologias das Artes (CITAR), Escola das Artes, Rua Diogo Botelho, n.º 1327, 4169-005 Porto, Portugal; 2

Universidade de Évora, Laboratório HERCULES, Largo Marquês de Marialva, n.º 8, Palácio do Vimioso, 7000-089 Évora, Portugal; 3

rafaela.estrela.9@gmail.com Abstract (Max. 500 words) The wooden painting from 1948, original made in Mozambique by the Portuguese painter João Frederico Martins Ayres (1921-2001), is a subject to an intervention of conservation and restoration. Generally, the wood support was physically and biologically degraded due to improper storage conditions. Among the main degradations found on the wood supports, documented with photogrammetry and 3D modelling, it was evidenced the mould, insect holes and galleries, rot, material losses, cracks, deformations, among others. The aimed of the treatment was to reestablish the cohesion of the wooden structure and prepare the painting for exhibition.

The wood support of the painting is like a commercial plywood product. Is manufactured with three layers of wood that are glued together, this mean that the painting is made of overlapping wood sheets glued perpendicularly. The support layer of the middle is also constituted by three boards of wood glued. Is seems more a traditional manufactured board rather than a contemporary plywood board. The layers of wood were glued together using a thin layer of glue. Currently, glue residues are powdery.

The material of all three layers is massive wood and not a man-made composite made to imitate wood. The sheets have 2 mm of thickness and the 3 boards of the middle 4 mm of thickness. In these three boards of the middle layer is possible to see the end grain of real wood, the growth rings formed by the yearly growth of a tree. The wood was identified as a Pinus Sylvestris.

During the analysis it became apparent that the wooden support had become structurally unstable and that this was affecting the surface of the painting. Due to the expansion and shrinkage of the middle boards the painting started warping. Both the thinning and the presence of the insect, mainly Anobium punctatum (round hole of approximately 1-2 mm in diameter), had compromised the strength of the panel. Also, the decay of the glue film that bounded the three layers of the support is no longer able to withstand the stresses, due to the swelling and shrinking, or resist the movements of warping. Gradually the bond between the glued surfaces weakened and completely broke down. Besides that, the painting reveals the normal chemical degradation due to aging that was aggravated by high RH, that caused dimensional instability, with undulations, and by the air pollutants, dirt, dust, and poorquality materials.

Therefore, as each layer had their one wrapping problems and directions it was necessary to separate all layers and think on a system to consolidate and reassemble the layers of the painting support.

The system is intended to restore enough cohesion and solidity to the wooden support.

Consolidant materials, with particular concerns about the efficacy and their possibly negative effects over time, a perimeter framework in the back and reinforcement materials such as inert honeycombed panels and balsa elements (Ochroma lagopus) for the intermediated layer are under study. The inert honeycombed panels because their rigidity could prevent any possible movement of the material (Bergeon 1990:77), and balsa because is low permeability as well as its low density give balsa wood a stable structure with a flexibility that enables it to absorb some of the stresses exerted by the panel (Bret et al, 1998: 252). This is an ongoing project. The aim of this presentation is to reveal the treatment approach decided to solve the problem.

Keywords: painting; wooden board; João Frederico Martins Ayres; conservation and restoration

Bibliography: Bergeon, S. 1990, Science et patience, La restauration des peintures. Paris: Editions de la Réunion des Musées Nationaux.

Jacqueline Bret, Daniel Jaunard, and Patrick Mandron, The Conservation-Restoration of Wooden. Painting Supports Evolution of Methods and Current Research in the Service de Restauration des Musées de France, in Kathleen Dardes and Andrea Rothe (Editors), 1998, The Structural Conservation of Panel Paintings: proceedings of a Symposium at the J. Paul Getty Museum, Los Angeles, CA: Getty Conservation Institute. http://hdl.handle.net/10020/gci_pubs/panelpaintings Fundação Calouste Gulbenkian, 1981, João Ayres. Lisboa: Fundação Calouste Gulbenkian.

Outdoor cultural heritageWooden sculpture parks Maja SUČEVIĆ MIKLIN, Ana BOŽIČEVIĆ Academy of Fine Arts in Zagreb, Department of Conservation and Restoration, Croatia * maja.sucevicmiklin@gmail.com Abstract This poster will present principles and guidelines for conservation and restoration of wooden sculptures located outdoors.

The guidelines for outdoor wooden sculptures were created as part of an international project called “Re/Forma Viva” that started in October 2019 under the direction of the Božidar Jakac Gallery from Kostanjevica na Krki in Slovenia and in cooperation with the universities of Ljubljana, Tallinn and Zagreb within the Erasmus+ program. The project explores modern ways of documenting and digitizing with the use of 3D technology and incorporating intellectual results in guidelines on the preservation of outdoor cultural heritage in wood.

The conservation-restoration approach for wooden sculptures in the exterior differs from the approach for sculptures that are located in museums or churches. In best cases, treatment involves preventive conservation that reduces further damages and involves monitoring and applying protective coatings, but if not treated regularly, as it is in most cases, active restoration has to be done that involves reconstructions of the whole wooden structure and paint layer.

The poster will focus on the diverse environmental effects (such as weather, climate changes, and biological agents) and conservation-restoration treatments and methodological approaches that follow – from documentation, disinsection, surface cleaning, consolidation, reconstruction of wooden structure and paint layer to applying protective coatings.

Keywords: outdoor wooden sculptures, sculpture parks, conservation-restoration, Erasmus+, Božidar Jakac Gallery

Notes: / Bibliography: 1. Beerken, L., Learner, T, 2013, Conserving Outdoor Painted Sculpture, Proceedings from the interim meeting of the Modern Materials and Contemporary Art Working Group of ICOM-CC Kröller-Müller Museum, Otterlo, The Netherlands, pp. 13-22, 43-54, 65-72

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Ottawa, ON: Canadian Conservation Institute (Accessed 05 March 2020). Available at: https://www.canada.ca/en/conservation-institute/services/conservation-preservationpublications/canadian-conservation-institute-notes/outdoor-storage-display-basicprinciples.html 4. Prytulak, G., 2010, Outdoor Storage and Display: Remedial Measures. CCI Notes 15/9.

Ottawa, ON: Canadian Conservation Institute (Accessed 10 February 2020). Available at: https://www.canada.ca/en/conservation-institute/services/conservation-preservationpublications/canadian-conservation-institute-notes/outdoor-storage-display-remedialmeasures.html

Devozione popolare in movimento Il Restauro e la rifunzionalizzazione del Cristo ligneo policromo con arti mobili di Zuccarello Martina Avogadro, Valentina Tonini (valentina.tonini@beniculturali.it) Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio per le per la città metropolitana di Genova e la provincia di La Spezia Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio per le provincie di Imperia e Savona

Abstract Il restauro del Cristo ligneo policromo di Zuccarello, presso il Laboratorio SABAP di Genova, si è innestato in continuità con le ricerche della Scuola di Restauro ENAIP di Botticino condotte in occasione della tesi di laurea della dott.ssa Mearini. Presso il nostro laboratorio è stato realizzato il restauro completo dell’opera sotto la direzione della dott.ssa De Cupis e in collaborazione con il restauratore Luca Venier.

Il Crocifisso proveniente dalla Chiesa di S. Bartolomeo veniva conservato deposto in una teca nella prima Cappella a destra.

Grazie alla mobilità delle braccia, durante i riti della Settimana Santa è al centro di una rappresentazione della Passione attraverso il passaggio dalla posizione crocifissa a quella deposta, rito molto partecipato dalla comunità locale.

Dagli studi diagnostici preliminari eseguiti dalla scuola di Restauro di Botticino, è stato appurato come la scultura nascesse nel XV sec. in posizione crocifissa e che la mobilità delle braccia fosse frutto di una modifica ottocentesca sull’opera.

All’interno del Laboratorio della Soprintendenza abbiamo cercato di dare una risposta tecnica ad un’istanza che possiamo definire antropologica, consentendo alla comunità di mantenere il suo rito di aggregazione. La soluzione tecnica elaborata si è pertanto indirizzata verso una rifunzionalizzazione della mobilità del Cristo, cercando di mantenere la duplice possibilità di utilizzo della scultura in posizione deposta, durante il rito pasquale e, al contempo, recuperando l’originale posizione del Cristo crocifisso nel restante periodo dell’anno.

Si è quindi studiato uno snodo atto a mantenere la mobilità delle braccia e sorreggere il peso della scultura per una conservazione in sicurezza dell’opera vincolata alla croce. Le lacune del supporto ligneo, risalenti alla modifica ottocentesca nella zona delle spalle, sono state invece colmate con un sistema di inserti mobili studiati per essere facilmente rimossi durante la Rappresentazione Sacra. Tale modifica aveva infatti snaturato la proporzione delle braccia, che, nate per essere fisse in posizione crocifissa, non erano studiate per avere lo spazio necessario alla rotazione necessaria per il passaggio in posizione deposta. Nella rappresentazione della Settimana Santa tale problematica veniva mimetizzata attraverso l’apposizione di un semplice sudario che copriva le spalle del Cristo. Per l’esposizione permanente abbiamo quindi messo a punto un sistema modellato in Balsite (composto di due valve mobili vincolate tra loro tramite il velcro) che potesse accogliere il nuovo perno in acciaio pur rimanendo facilmente rimovibile all’occorrenza. E’ stato poi necessario modificare gli inserti lignei storici utilizzati quando il Cristo era collocato in posizione deposta. La scelta dei metodi di applicazione di tali inserti ha dovuto tener conto dei nuovi perni e della ricerca di una facilità di esecuzione con un sistema di calamite che ne permettesse la manipolazione anche ai non addetti ai lavori.

Keywords: mobilità scultura lignea, calamite, perni, Arti mobili

Bibliografia:

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Tola.F. 2018. Crocifissi a braccia snodabili nella Sardegna d’età moderna: influssi napoletani. in L’Officina di Efesto. Edizioni Scientifiche Italiane, Indagini diagnostiche non invasive in situ: fluorescenza indotta da UV indagini multispettrali microfotografia digitale EDXRF e radiografia digitale relatice al crocifisso ligneo policromo, ubicato nella concattedrale di Irsina (MT)- Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio della Basilicata- Relazione tecnica finale 2018, Università di Padova - Dipartimento di Scienze Storiche, Geografiche e dell’Antichità.

Mazzetto D.(a cura di) 2019, Il crocefisso Ligneo Trecentesco di Fossò; La scoperta, la storia, il restauro, Parrocchia di San Bartolomeo Apostolo - Fossò <https://www.academia.edu/40987999/IL_CROCIFISSO_LIGNEO_TRECENTESCO_DI_FOSSÒ>

Popular devotion in movement The restoration and re-functionalization of the polychrome wooden Christ with movable limbs by Zuccarello Martina Avogadro, Valentina Tonini (valentina.tonini@beniculturali.it) Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Genova e la provincia di La Spezia.

Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio per le provincie di Imperia e Savona

The restoration of the polychrome wooden Christ of Zuccarello at the SABAP Laboratory in Genoa was carried out together with the ENAIP School of Restoration of Botticino for the diagnostic research, conducted on the occasion of the degree thesis of Dr. Mearini. The complete conservation process of the work took place in our workshops under the direction of Dr. De Cupis and in collaboration with the restorer Luca Venier.

The Crucifix is the main artifact in the representation of Christ's Passion during Holy Week's rites.

In particular, the Crucifix, with his mobile arms, passes from the crucified to the deposed position, a very popular ceremony in the local community.

From the preliminary diagnostic studies carried out by the Botticino School of Restoration, it has been determined that the sculpture was initially made in the 15th Century in a crucified position and the mobility of the arms was the result of a 19th Century modification on the piece.

The technical solution was directed towards a re-functionalization of the authentic mobility of Christ, trying to maintain the dual possibility: using the sculpture in a laid position during the Easter rite and recovering the original position of the crucified Christ for the rest of the year.

Therefore, a joint was studied to maintain the arms' mobility and support the sculpture's weight for safe storage of the work bound to the cross. For the permanent display, we have developed a system modeled in Balsite, consisting of two movable valves linked together by Velcro, which could accommodate the new steel pin while remaining easily removable if necessary. It was then essential to modify the historical wooden inserts to simulate the shoulders, traditionally used when Christ was in a laid position.

Finally, the choice of the methods to apply these inserts and the new pins was performed by a magnets system that would allow a simple manipulation even to non-experts.

Keywords: refunctionalization, mobility of a wooden sculpture, magnets, pins, movable limbs. cultural heritage, polychrome sculpture

Madonna: a blonde or a brunette?

Preliminary examination and conservation restoration treatment of a 15 -Century polychromed wooden sculpture th

Martina VUGA * 1

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Academy of Fine Arts and Design, Erjavčeva 23, Ljubljana, Slovenia * martina.vuga@aluo.uni-lj.si

Abstract In 1979, the National Gallery of Slovenia acquired a sculpture of Madonna and Child (161 x 56 x 17 cm), dated around 1520, at the auction of a renowned collection of German Gothic wooden sculpture (Anonymous, 1979). Attribution to the unknown Lower Styrian workshop (Anonymous, 1979) has not yet been discussed in scholarly literature.

The sculpture was most likely in the central shrine of a large late-Gothic winged altarpiece.

Carved in high relief, it represents a beautiful Madonna with her naked son, who holds the orb. Her very long hair is surrounded by a veil and a crown. Figure stands on a crescent moon and is dressed in red and donned with a long gilded mantle with punched trimmings and blue lining.

Madonna entered the permanent collection and was not treated until 2015. We reassessed its condition as stable, but extensive area of paint loss, discoloration of old retouches, darkened coating on gildings and overpaintings disrupted its visual unity and balance.

Prior to the intervention we wanted to learn about the sculpture’s history. We conducted technical examination including X-radiography, ultraviolet fluorescence photography, stratigraphic and material analyses. Combining results contributed to a better understanding of the original technology, later interventions and helped us plan the treatment.

The figure consists of two glued blocks of wood very similar in size. Characteristic workbench clamping left traces on wood. Prior to painting, the support was partially covered with pieces of canvas. The original preparation layer consists of proteinaceous binding agent and calcium carbonate. Flesh tones are composed mostly of lead white and cinnabar. Azurite was used for the blue lining. The red dress is made of silver leaf, hair of Zwischgold, under translucent brown-tone glaze. Overpaints of the flesh tones showed

composition very similar to the original, while garments and hair were more comprehensively changed (Padovnik, Kavkler, 2017).

Most of the original polychrome is still present and in acceptable condition. We decided to partially remove the overpaints to reveal the sculpture’s original colour scheme. A change in cleaning protocol was necessary. Aged oil overpaint layers were selectively removed under the microscope through solvent surfactant gels, gelled emulsions, and some mechanical action (Cremonesi, 2017). The darkened layer on the gildings was swelled and picked by rigid agar gel (Cremonesi, 2013: 179–183).

Removing overpaints had a great impact on the appearance. Despite fragmented original polychromy, we achieved a visual impression of light-coloured hair. Lacunae that reveal the bare wood were left visible. Aesthetic reintegration was limited to the flesh parts, where the pointillist retouching was carried out. We varnished only the dress with heavily wornout and locally exposed silver.

Although contemporary theory generally turns away from overpaint removal, we still decided for the procedure based on careful consideration. We considered the procedures feasible and safe, but we are aware that they raise further issues. This poster aims to present our decisions and results of the treatment, which are available for assessment.

Keywords: sculpture, wood, polychromy, overpaints, Zwischgold, cleaning, agar

Bibliography: 1. Anonymous, 1979. Sammlung Dr. Richard Oertel: Skulpturen und Gemälde, NeumaisterKG, Auktion 191 (5 November 1979). München: Münchener Kunstauktionshaus.

2. Cremonesi, P. 2017, An Approach to cleaning and removal of film-forming materials, 3.–6. Maj [workshop by Paolo Cremonesi] Ljubljana: University of Ljubljana Academy of Fine Arts and Design.

3. Cremonesi, P. 2013. Rigid gels and Enzyme Cleaning. In: M. F. Mecklenburg, A. E. Charola and R. Koestler, eds. New Insights into the Cleaning of Paintings: Proceedings from the Cleaning 2010 International Conference, Universidad Politecnica de Valencia and Museum Conservation Institute, Smithsonian Contributions to Museum Conservation, Washington, DC: Smithsonian Institution, pp. 179–183.

4. Padovnik A., Kavkler K. 2017, Marija z detetom (NGP 694), Analize barvnih plasti, Ljubljana: ZVKDS RC.

Energia di Fortunato Depero Problematiche conservative e restauro di un’opera a intarsio in Buxus su supporto ligneo Beatrice ZUCCHELLI* Sara ABRAM , Alessandra BASSI , Tiziana CAVALERI , Barbara FERRIANI , Rosanna PIERVITTORI , Tommaso POLI , Franca VARALLO 1

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Fondazione Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale” sara.abram@centrorestaurovenaria.it Fondazione Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale” alessandra.bassi@centrorestaurovenaria.it Fondazione Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale” tiziana.cavaleri@centrorestaurovenaria.it info@barbaraferrianisrl.com Università degli Studi di Torino rosanna.piervittori@unito.it Università degli Studi di Torino tommaso.poli@unito.it Università degli Studi di Torino franca.varallo@unito.it

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* Indirizzo e-mail dell’Autore principale: beatrice.zucchelli@gmail.com Abstract Energia (1940) è un lavoro ad intarsio in Buxus, realizzato su un pannello in legno compensato (198x351x8 cm), ideato e progettato da Fortunato Depero (1892-1960) come manifesto pubblicitario per la Società Industriale Trentina (S.I.T.).

L’opera, che rappresenta una centrale idroelettrica - attività principale dell’azienda - è frutto della collaborazione tra l’artista Fortunato Depero, la Ditta Sani di Trento - cui è attribuita la sua realizzazione - e la cartiera Bosso di Mathi (TO), che produceva il materiale.

Il Buxus ebbe ampia diffusione nel Nord Italia, per un periodo di circa vent'anni, a partire dal 1928. Sebbene la sua esatta composizione sia ancora in parte sconosciuta, utilizzando un processo di indagini diagnostiche è stato possibile identificarne alcuni elementi; altri componenti sono stati ipotizzati sulla base di ricerche bibliografiche e d'archivio.

Il percorso di studio e di restauro dell’opera e del materiale, inizia nel 2017 , in occasione di una Tesi di Laurea Magistrale in Conservazione e Restauro dei Beni Culturali .

Le principali problematiche conservative del manufatto erano nella presenza di deformazioni e raggrinzimenti del Buxus e nella perdita di numerose tessere di intarsio: criticità attribuite [1]

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all’alluvione della Città di Trento avvenuta nel novembre del 1966 . Sebbene restaurata tra il 1991 e il 1992, l’opera presentava ancora evidenti tracce dei danni subiti.

Il supporto, costituito dall’accostamento di tre pannelli in compensato di 5 mm di spessore ognuno dei quali dotato di un proprio sistema di traverse - non aveva subito sostanziali deformazioni, grazie sia al consistente numero di vincoli, sia al rivestimento in Buxus presente anche sul verso del pannello.

Le notizie raccolte, in particolare la descrizione delle caratteristiche di resistenza e lavorabilità del materiale di rivestimento, hanno consentito una sperimentazione che, utilizzando metodologie apparentemente semplici - attraverso l’applicazione di umidità e calore - hanno portato al ripristino della planarità superficiale dell’intarsio.

In seguito al recupero delle deformazioni è stato scelto di sostituire le reintegrazioni realizzate nel corso del precedente intervento, in quanto, oltre a risultare molto alterate, non erano più adeguate alla ripristinata forma delle tessere originali. Hanno supportato la ricostruzione sia i numerosi confronti iconografici sia le tracce di disegno preparatorio ancora presenti sulla superficie del supporto ligneo.

L’applicazione di uno strato protettivo ha permesso, nella fase conclusiva dell’intervento, di adeguare l’aspetto superficiale di Energia ad opere analoghe.

Nel corso dell’intervento è stato progettato un sistema di smontaggio e rimontaggio di una sezione del pannello dettato da esigenze espositive e di fruizione.

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Keywords: Buxus, Autarchia, Depero, alluvione, compensato Note: Prima dell’arrivo nei laboratori del Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale” (CCR), era custodita nei depositi del MART- Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto.

L’opera è proprietà di Dolomiti Energia.

Corso di Laurea Magistrale dell’Università degli Studi di Torino in convenzione con il CCR “La Venaria Reale”. L’intervento di restauro è stato portato a termine nell’ambito di un tirocinio postlaurea svolto presso il CCR “La Venaria Reale”.

Il ritrovamento dell’opera (1974) nel deposito di Torre Vanga (Trento) permette di ipotizzare la sua collocazione nello stesso deposito al momento dell’alluvione.

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Bibliografia: Bosia, D. 2005. Il Buxus: un materiale “moderno”. Milano: Franco Angeli.

Garda, E. 2000. Il Buxus. Storia di un materiale autarchico fra arte e tecnologia. Venezia: Marsilio Editori.

Depero, F. 1940. Fortunato Depero nelle opere e nella vita. Trento: Legione Trentina.

Depero, F. 1939. Autarchia “IRR” Rinnovamento del mobilio e vasto sviluppo dell’intarsio.

Pagano Pogatsching, G. 1934. Il Buxus. Casabella n.73, gennaio, pp.48-51.

Energia by Fortunato Depero Conservation issues and conservation treatment of an artwork with Buxus inlay on wooden support Beatrice ZUCCHELLI* Sara ABRAM , Alessandra BASSI , Tiziana CAVALERI , Barbara FERRIANI , Rosanna PIERVITTORI , Tommaso POLI , Franca VARALLO 1

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Fondazione Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale” sara.abram@centrorestaurovenaria.it Fondazione Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale” alessandra.bassi@centrorestaurovenaria.it Fondazione Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale” tiziana.cavaleri@centrorestaurovenaria.it info@barbaraferrianisrl.com Università degli Studi di Torino rosanna.piervittori@unito.it Università degli Studi di Torino tommaso.poli@unito.it Università degli Studi di Torino franca.varallo@unito.it

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* Corresponding author’s e-mail address: beatrice.zucchelli@gmail.com Abstract Energia (1940), made of a large plywood panel (198x351x8 cm) housing an inlaid decoration in Buxus, was conceived and designed by Fortunato Depero (1892-1960) as an advertising manifesto for the Società Industriale Trentina (S.I.T.).

Energia, which represents a hydroelectric power station - the company's main activity - is the result of a collaboration between the artist Fortunato Depero, the company Sani of Trento whom is attributed its execution - and the paper mill Bosso of Mathi (TO), which produced the material.

Buxus is a material with widespread use in Northern Italy, for a period of around twenty years starting in 1928. Although its exact composition is still unknown, utilizing a process of diagnostic investigations it was possible to identify some of its elements; other have been hypothesized based on bibliographical and archival research.

The path of study and conservation treatment of the artwork and of the material, began in 2017 , in occasion of a master's thesis in conservation of cultural heritage .

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The most relevant conservation problems that Energia presented were deformations of the Buxus covering and the loss of numerous inlay tesserae: these damages were attributed to the flooding of Trento in November 1966 . Although the artwork underwent conservation treatment between 1991 and 1992, it still showed evident signs of the damage it had suffered.

The support, constituted by the juxtaposition of three 5 mm thick plywood panels - each one equipped with its own system of crosspieces - had not undergone substantial deformations, thanks both to the consistent constraints’ number and to the Buxus coating on the reverse side of the panel.

The information gathered, particularly the description of the characteristics of resistance and workability of Buxus, allowed an experimentation that, using apparently simple methodologies - as the combined application of humidity and heat - led to the recovery of the surface inlay’s flatness.

Thereafter the recovery of deformations, it was decided to replace reintegrations made during the previous conservation treatment, since, in addition to being very altered, they were no longer suitable for the recovered form of the original tesserae. The reconstruction was supported both by numerous iconographic comparisons and by traces of preparatory drawing still existing on the surface of the wooden support.

In the final phase, the application of a protective layer allowed to harmonize the surface aspect of Energia to analogous artworks.

During the conservation treatment a system of disassembly and reassembly of a section of the panel has been designed dictated by exhibition and fruition needs.

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Keywords: Buxus, Autarchy, Depero, flood, plywood Notes: Before its arrival at the Centro Conservazione e Restauro "La Venaria Reale" (CCR), it was stored in the deposits of MART - MART- Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto. The work is owned by Dolomiti Energia.

Master degree course of the University of Turin in collaboration with CCR. The conservation treatment was concluded during a post-graduate internship at CCR. The rediscovery of the artwork (1974) in the Torre Vanga deposit (Trento) allows us to hypothesize its location in the same deposit at the moment of the flood.

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Bibliography: Bosia, D. 2005. Il Buxus: un materiale “moderno”. Milan: Franco Angeli.

Garda, E. 2000. Il Buxus. Storia di un materiale autarchico fra arte e tecnologia. Venice: Marsilio Editori.

Depero, F. 1940. Fortunato Depero nelle opere e nella vita. Trento: Legione Trentina.

Depero, F. 1939. Autarchia “IRR” Rinnovamento del mobilio e vasto sviluppo dell’intarsio.

Pagano Pogatsching, G. 1934. Il Buxus. Casabella n.73, January, pp.48-51.