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MODENA CULTURA

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Quando Modena era la città del rock Roberto Franchini, Roberto Menabue e Stefano Piccagliani raccontano in “Live in Modena” un epoca di grandi concerti di Giovanni Botti

Pink Floyd, U2, Sting, Bob Dylan, Peter Gabriel, Nirvana: sono solo alcuni dei grandi del rock che hanno suonato a Modena tra gli anni ‘80 e ‘90. Per non parlare dei vari Pavarotti & Friends che portarono nella nostra città decine di star internazionali. A quella stagione straordinaria per la cultura musicale della nostra città, con uno sguardo anche a quello che era successo prima, negli anni 70, Roberto Franchini, Roberto Menabue del negozio Dischinpiazza e il nostro Stefano Piccagliani, hanno dedicato un libro, intitolato semplicemente “Live in Modena - quarant’anni di concerti nella città del rock”, edito da Artestampa. Un bel volume ricco di fotografie, storie e andeddoti. “Era un libro che non c’era e valeva la pena di scriverlo”, spiega Franchini, l’ideatore del progetto. “Quella che abbiamo raccontato è una storia del rock, ma anche una storia di Modena, perchè quei concerti accompagnarono un periodo piuttosto intenso e vivace per la nostra città”. “L’idea è stata di Roberto Franchini - interviene Menabue - io e Stefano Piccagliani siamo stati coinvolti per il ruolo che ricopriamo nel mondo della musica a Modena. Questa non è un’operazione nostalgica, ma un’operazione culturale legata alla musica, perchè credo che il rock sia una delle grandi forme culturali della seconda metà del Novecento”. Qual è la struttura di “Live in Modena”? Inizialmente - risponde Franchini - doveva essere dedicato agli anni ‘80 e ‘90, i due decenni più ricchi di concerti importanti. Io però mi sono divertito a cercare i concerti degli anni ‘70, in particolare quelli di un locale, il Bob Club 2000, che si trovava a Ponte di Sant’Ambrogio. Lì arrivarono molti musicisti importanti, da John Mayall ai Roxy Music fino a Emerson, Lake & Palmer. Abbiamo fatto una scheda sugli anni ‘80 e una sui ‘90 e abbiamo scelto 20 concerti che a nostro giudizio sono stati i più importanti di quegli anni. Abbiamo inserito anche molte foto degli artisti italiani che lasciarono un segno a Modena, da De André a

Fossati, e dedicato uno spazio al Pavarotti & Friends e al Vox di Nonantola, un locale che ospitò diversi eventi importanti. Infine abbiamo chiuso con una lista, di certo incompleta ma direi molto ampia, dei concerti modenesi dal 1980 al 2012. Il progetto poi proseguirà con un sito web che si propone di raccogliere, oltre alle foto e ai racconti del libro, anche le testimonianze di chi quel periodo l’ha vissuto, e una mostra che dovrebbe inaugurare a giugno e restare aperta per un paio di mesi con materiale che è richiamato nel libro, ma anche cose che nel libro non ci sono. Robby Menabue, la scelta dei 20 concerti va al di la dei vostri gusti musicali... Si e no, nel senso che alcuni di quei concerti ritieniamo davvero che siano i più importanti tra quelli visti a Modena, anche a livello artistico. Altri invece hanno avuto un’importanza dal punto di vista storico, per il numero o per la particolare tipologia di spettatori, come i due Monsters of Rock. Inizialmente non li avevamo inseriti, poi abbiamo pensato che non parlare di due even-

ti che avevano richiamato a Modena oltre 30 mila spettatori sarebbe stato uno ‘snobbismo’ un po’ fuori luogo. Perchè quei 20 anni sono stati così ricchi di musica per la nostra città? L’interpretazione che ho dato - spiega Franchini - è molto semplice: perchè c’era gente che li organizzava cosa che oggi non avviene più. Successe che, alla fine degli anni ‘70, quello che fu il maggior organizzatore di concerti, l’allora PCI, decise che era ora di aprire un dialogo con i giovani e vide nella musica un canale particolarmente importante. A Modena nacquero anche organizzazioni per concerti, come la GD di Paolo Guerra, ora noto come manager di Aldo, Giovanni e Giacomo, o Studio’s. Secondo voi un fermento simile potrà un giorno tornare? Io credo che una città che ha saputo organizzare un evento come il Modena Park - interviene Menabue - avrebbe la possibilità di creare, in quello spazio, qualcosa di continuativo, senza dover arrivare alle dimensioni del concerto di Vasco. Noi, lavorando a questo progetto, abbiamo avuto la sensazione che si potesse in qualche modo far capire a qualcuno che Modena potrebbe tornare ad essere un punto di riferimento per quanto riguarda la cultura musicale. Quali artisti vi piacerebbe vedere a Modena? RM: gli unici grandissimi che non sono arrivati qui in quegli anni sono Springsteen e i Pearl Jam. Visto che il Boss l’ho visto almeno 30 volte dico i Pearl Jam. RF: Ai gruppi citati da Robby Menabue aggiungo i Rolling Stones, il cui concerto di Lucca del 2017, nonostante l’età, è stato tutt’altro che moscio. E anche Neil Young, seppur non farebbe i numeri di Springsteen, da queste parti sarebbe molto bene accolto. La prossima presentazione del libro? Sarà quella di venerdì 1 febbraio al Baluardo. Saremo intervistati da Ettore Tazzioli di Trc, proietteremo delle foto e probabilmente anche dei video. (In foto Bob Dylan e Tom Petty al Parco Ferrari nel 1987)

L’Istituto Superiore Ferrari, scuola del futuro Innovazione, ricerca, apertura all’Europa e al Mondo sono le sue caratteristiche. Nel 2019 anche l’indirizzo Made in Italy L’Istituto di Istruzione Superiore A. Ferrari, fedele all’idea lungimirante del suo grande fondatore, Enzo Ferrari, continua a essere la scuola del futuro per innovazione, ricerca, sperimentazione , per apertura all’Europa e al Mondo, per i risultati conseguiti dai suoi studenti sia in ambito universitario che nel mondo del lavoro, per un’occupazione del 100% degli iscritti all’indomani del conseguimento del diploma. L’Istituto di Istruzione Superiore A Ferrari dall’anno scolastico 2018/19, oltre all’indirizzo di Istruzione tecnica, Trasporti e Logistica – Costruzione del mezzo, all’indirizzo di Meccanica e Meccatronica, all’interno dell’indirizzo Professionale, oltre a Manutenzione ed assistenza tecnica, avrà anche l’indirizzo del Made in Italy, pertanto continuerà ad essere per il territorio un punto di riferimento per la Meccanica e l’Automotive. La scuola continua a realizzare prototipi ad emissione zero; ha partecipato e vinto le gare in Oregon con Emilia 4 (foto 6-7), realizzata in collaborazione con Onda Solare e l’Università di Bologna, collabora con l’Università di Modena, facoltà di Ingegneria Enzo Ferrari; collabora con il Dipartimento di chimica per lo studio di nuove soluzioni nel settore dell’auto e per lo studio dell’idrogeno; collabora con I Comuni del Distretto Ceramico e l’Associazione Lumen con cui ha realizzato una start app di celeriferi; con la Ferrari S.p.A con la quale ha avviato progetti prestigiosi, con la RCM e con moltissime altre aziende del territorio consentendo ai propri studenti una occupazione del 100% ,all’indomani del diploma. Gli studenti dell’istituto si sono segnalati negli anni in diverse competizioni e progetti, conseguendo ottimi risultati. La scuola sta realizzando il Laboratorio territoriale per l’occupabilità che consentirà di avere una nuova sala prove motori e una strumentazione all’avanguardia per progredire nella ricerca e nell’innovazione al fine di offrire a tutti i giovani del territorio la stessa opportunità di formazione e di occupazione. Gli studenti, oltre agli stage presso le piccole, medie e grandi imprese prestigiose del territorio, hanno l’opportunità di stage presso le Aziende Europee ed internazionali, grazie ai progetti di mobilità Erasmus Plus e al gemellaggio ultra ventennale con il Nagoya Automotive College, Nagoya Giappone (foto 1-2-3).

Inoltre, la scuola si sta cimentando anche nel mondo affascinante e contemporaneo dei droni nell’ambito del Progetto Erasmus Plus KA2 D.E.L.T.A. (foto 4-5) Il partenariato vasto e multi attore affronta l’apprendimento delle discipline STEM tramite la metodologia “apprendere lavorando”, promuovendo la motivazione degli studenti. Si sono nuovamente spalancate le porte dell’Europa per gli studenti dell’I.I.S. A. Ferrari di Maranello. All’Istituto maranellese è stato autorizzato infatti un altro progetto Erasmus+ KA2 e questo darà la possibilità di collaborare con scuole europee in Grecia, Portogallo, Turchia e Lettonia per la realizzazione di attività su tematiche di interesse comune tramite il confronto e lo scambio, stimolando nello stesso tempo processi di innovazione e promuovendo i valori dell’inclusione e della tolleranza, in chiave europea. “Peacemaker”, acronimo del progetto, prenderà il via ufficialmente con la prima mobilità in Turchia alla fine di novembre. A marzo 2019 l’I.I.S. A. Ferrari di Maranello, coordinatore europeo del progetto, ospiterà la seconda mobilità che vedrà coinvolti docenti e studenti delle nazioni partners. Il progetto biennale svilupperà, scambio dopo scambio, i seguenti temi: Insegnamento del pensiero critico, Immigrazione, Democrazia, Discriminazione, Coinvolgimento Civico. I criteri di selezione per gli studenti partecipanti saranno definiti da tutti i partners nel primo incontro di progetto. Il nostro Istituto mira a formare la “classe europea”, punto di partenza per sviluppare un modello di “Scuola europea” centrata sull’educazione democratica e fondata su valori europei condivisi. L’impegno comune è quello di preparare sia gli studenti che gli insegnanti per le esigenze e le sfide future. “Pacemaker” promuove la cooperazione transnazionale e lo scambio tra le scuole anche grazie alla combinazione di insegnamento dei contenuti attraverso l’uso di una lingua straniera (inglese), con la metodologia CLIL e l’uso di una vasta gamma di applicazioni digitali, sarà il modo più efficace per produrre innovativi strumenti pedagogici finalizzati a migliorare le competenze degli studenti, l’inclusività ed arginare il disagio scolastico.


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