Design 2

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Corso di Design II, A.A. 2019/2020 Racconto di un corso

Prof. Alberto Ulisse Roberto Monticelli matr. 3175480


LA SEDIA DA VIAGGIO

INDAGARE UNA SEDIA

BRUNO MUNARI

AUTOPRESENTAZIONE

Il materiale

L’ ergonomia

Il cinematismo

La tradizione

Il carattere


AUTOPRESENTAZIONE Alla richiesta di produrre un’ autopresentazione, ho subito immaginato di realizzare un autoritratto. Pochi istanti dopo mi è sorto in mente un dubbio: il mio volto rappresenta ciò che io sono realmente? L’aspetto esteriore è realmente il riflesso della realtà interiore, e quindi il carattere, la natura di qualcuno o di qualcosa? Da qui ho iniziato a riflettere sul significato che viene attribuito dalla società all’immagine fisica, più nel particolare, la faccia. Sicuramente in questi ultimi anni i media hanno dato vasto spazio al tema della faccia, come ad esempio il trapianto di Katie Stubblefield, probabilmente perchè questa impresa inquieta la società, perché il volto per noi è un’ entità anche metafisica: qualcosa a metà strada tra l’ anima e il vestito. Pensiamo che la nostra anima sia la nostra vera identità che non muta; l’ abito, all’ inverso, possiamo cambiarlo a nostro piacimento, è mera parvenza. Pensiamo che la faccia sia parte della nostra anima - di cui sarebbe lo specchio più o meno fedele - ma un po anche del vestito: certo non cambiamo faccia ogni giorno, eppure essa è anche un nostro prodotto artificiale. La modifichiamo rasandoci e imbellettandoci, cambiando capigliatura e occhiali, abbronzandoci o mettendo ombretto, mascara od orecchini, ecc. E come un vestito col tempo si logora, analogamente la nostra faccia si modifica con gli anni: cosa c’è in comune tra una faccia di un individuo a sei anni e dello stesso a 60 anni? D’ altra parte siamo convinti che la faccia riveli la nostra anima: non crediamo che una persona con una faccia da scemo, per esempio, possa essere in realtà geniale (e di una donna brutta e sgraziata, ad esempio, pensiamo anche che abbia un’ anima brutta). La nostra faccia ha una doppia faccia, se mi si permette il bisticcio: una faccia volta verso l’ Essere (anima) l’ altra volta verso l‘ Apparenza (abiti). Nel film Face/Off di John Woo, John Travolta è il poliziotto buono e Nicholas Cage è il gangster cattivo: il guaio è che, a un certo punto, si scambiano le loro facce. Travolta, che ora ha il volto di Cage, viene preso per il gangster; e Cage, che ora ha il volto di Travolta, viene preso per il poliziotto. Ora, è notevole che il pubblico passi sopra alla differenza di sembianze: tifa per il buon poliziotto sia quando è impersonato da Travolta che quando è impersonato da Cage. Morale: la faccia non conta, è un’ illusione, al fondo importa solo la nostra anima.


AUTOPRESENTAZIONE Ma appunto, questo non è vero: in realtà la nostra faccia (così come i nostri abiti) riflette, tradisce quello che siamo; ma, in un senso più profondo la nostra stessa anima alla fine non è come una faccia-vestito? Il pensiero e l’ arte moderni hanno rivoltato a fondo queste distinzioni. Con Pirandello o Brecht vediamo che in realtà l’ abito fa il monaco. L’ abito che scegliamo parla di noi, ci denuncia, altrettanto se non più della nostra faccia: da come uno si veste diagnostichiamo anche il suo essere dentro. Ma anche l’inverso è vero: ormai manipoliamo la nostra anima quasi come la nostra faccia. In effetti, possiamo dire che l’anima di un bambino è la stessa di quando poi sarà anziano? Il cambiamento riguarda solo la faccia e non anche l’anima? E poi, sempre più trucchiamo la nostra anima: trangugiando antidepressivi e ansiolitici, eccitandola con musiche e alcool, con tabacco o canapa indiana, massaggiandola con psicoterapie o meditazione, ecc. La psicofarmacopea di cui siamo sempre più ghiotti non è una sorta di cosmesi dell’ anima? L’ indispensabile espresso della mattina non è come una rasatura psichica? Alcuni uomini riescono a corteggiare una donna solo se sono alticci: in questo caso il vino non è come avere dei baffi o un tatuaggio? Non contenti di rimodellare il nostro corpo attraverso gli abiti, non contenti, con trucchi e acconciature, di adeguare il nostro volto all’ideale di faccia che perseguiamo, oggi, più che mai, cerchiamo di rimodellare anche la nostra anima. E forse per questo il trapianto di una faccia ci ha dato angoscia e inquietudine: è il senso della nostra identità stabile, profonda, inalienabile che sta andando in pezzi. Da qui deriva perciò l’idea di realizzare un’ autopresentazione che ritragga questa scena cruenta: il mio volto squartato, impacchettato e messo in vendita. Per creare un turbamento nel fruitore e per far si che quest’ultimo rifletta sul rapporto tra immagine (faccia) e identità.


BRUNO MUNARI Dallo studio approfondito del LIBRO ILLEGGIBILE MN1, delle sue pagine colorate, delle sue forme alternate, delle sue numerose combinazioni, ho elaborato in chiave di lettura personale un nuovo gioco: IL GIOCO INGIOCABILE Esso consiste in un “gioco di carte” espropriato di ogni simbolo e figura: non ci sono cuori, quadri, fiori, picche; non ci sono Re, Cavalli, Assi e Tre, non ci sono numeri. Ci sono soltanto figure colorate dalle varie forme ispirate a quelle che compongono il libro studiato. Figure e forme su un supporto trasparente che lasciano intravedere la carta o le carte successive. Figure e forme che possono combinarsi in un numero molto maggiore di possibilità rispetto al libro di Munari in quanto le carte sono libere, non soggette a rilegatura. Non ci sono inoltre regole. Tutto è lasciato alla fantasia del fruitore. E allora… è possibile giocare a carte con un gioco che non ha numeri, figure, segni regole?. Munari ci insegna di si, basta abbandonarsi alla propria immaginazione.





INDAGARE UNA SEDIA Scelta una sedia in casa, l’ho cominciata a smontare e comprendere attraverso il disegno delle parti e componenti. E’ una modalità particolare di studio, più empirica ed anatomica, che mi ha permesso di comprendere come ogni pezzo abbia un senso, un’idea dietro e tutte le parti si basino su un ragionamento progettuale molto ampio. …la sedia è quella più vicina a noi, quella che meglio rispecchia la nostra anatomia: come noi ha gambe, braccia e uno schienale che sostiene il busto e la testa . Un oggetto antropomorfico al quale corrisponde un concetto antropologico… -Fulvio Irace







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LA SEDIA DA VIAGGIO

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Il carattere Il carattere di un oggetto è definito come: ”la qualità, il tratto, il segno particolare che distingue una cosa dall’ altra”. Il carattere dell’ oggetto progettato è più simile alla definizione data di carattere umano, inteso come: “complessità di qualità e attitudini psicologiche che costituiscono la personalità di un individuo; indole, natura, temperamento”. Seguendo questa similitudine tra oggetto e uomo, se una persona può avere più di un carattere, ad esempio: cordiale e prudente, può un oggetto avere più di un carattere? Innanzitutto bisogna dire che la sedia da viaggio deve possedere un carattere specifico per essere intesa “da viaggio” e questo carattere è la manovrabilità/trasportabilità. Gli aspetti legati a questo carattere sono tantissimi come il cinematismo, il materiale e la forma. Ma la sedia potrebbe anche essere dinamica oppure resistente, quindi potrebbero esserci altri caratteri che convivono fra loro e si esplicano attraverso gli aspetti legati alla forma, al materiale, ecc. Ho sempre cercato di riproporre i caratteri della manovrabilità, sviluppo, leggerezza e adattività all’interno della mia sedia da viaggio e l’origami è una delle tecniche che incarna al meglio questi caratteri.







La tradizione L’idea che sin dall‘ inizio ho avuto della sedia da viaggio è stata quella di un oggetto che quando è chiuso, ha le dimensioni e la leggerezza di un quaderno e si può riporre in uno zaino e nel momento di necessità, come quando mancano posti sul treno, si può aprire e sedervicisi. Il carattere, che gioca un ruolo importante in questa idea, è lo sviluppo spaziale dell’ oggetto. L‘origami, come mostrato prima nel manifesto del carattere, traduce al meglio questa necessità. Per far si che la sedia da viaggio abbia uno sviluppo ottenuto attraverso l’origami e che mantenga saldi e legati fra loro i caratteri della manovrabilità, leggerezza e adattività, ho scelto come tradizione una tecnica dell’ origami conosciuta come Miura-Ori. Aspetto interessante di questa tecnica è che i tasselli ottenuti attraverso la piega impediscono alla carta di essere piegabile in piano e, in tal modo, conferiscono alla struttura una maggiore rigidità, aspetto importantissimo per il carattere della leggerezza..






Il cinematismo È noto da tempo che i fogli sottili subiscono un aumento della rigidità quando vengono piegati, allacciati o assemblati in strutture ad incastro più piccole. Dando un’ orientamento unico “a cerniera” per l'accoppiamento dei “tubi origami” aumenta sostanzialmente la rigidità del sistema e consente solo una modalità di deformazione flessibile attraverso la quale la struttura può schierarsi. Lo spiegamento flessibile delle strutture tubolari è consentito dalla flessione localizzata degli origami lungo le linee di piega prescritte. Tutte le altre modalità di deformazione, come la flessione globale e la torsione del sistema strutturale, sono sostanzialmente più rigide perché gli assemblaggi tubolari sono sovravincolati e i fogli sottili sono continuamente in tensione e compressione. I “tubi origami” una volta accoppiati possono essere disposti mediante una varietà di assemblaggi cellulari che che a loro volta migliorano le caratteristiche meccaniche e la versatilità geometrica, portando a un potenziale paradigma progettuale per strutture sviluppabili e leggere. Le proprietà meccaniche, la versatilità e l'adattabilità migliorate di questi sistemi a foglio sottile possono fornire soluzioni pratiche di scale geometriche variabili nella creazione della sedia.



















L’ ergonomia Nel dimensionamento di una sedia, gli aspetti antropometrici vanno messi in collegamento alle esigenze specifiche di tipo biomeccanico. È stato dimostrato che la stabilità del corpo coinvolge non solo la superficie d'appoggio del sedile, ma anche le gambe, i piedi e la schiena nel loro contatto con altre superfici. In integrazione a questo sono inoltre anche necessari tutta una serie di sforzi muscolari. Se nell'ambito di una progettazione errata sotto l'aspetto antropometrico la sedia non permette alla maggior parte degli utenti di avere un contatto del piede o della schiena con delle superfici d'appoggio, l'instabilità del corpo ne risulterà accentuata e sarà necessario un maggior sforzo muscolare per ricreare la situazione d'equilibrio compromessa. La fatica ed il disagio sono direttamente in relazione all'intensità dello sforzo muscolare esercitato per mantenere l'equilibrio. “Uno degli aspetti più difficili nella progettazione di un posto a sedere è dato dal fatto che la sua funzione viene molto spesso intesa per una attività statica, quando invece è essenzialmente dinamica. Di conseguenza, non si applica un valido processo progettuale utilizzando solo dei dati statici dimensionali per risolvere un problema, che è soprattutto tridimensionale e che coinvolge tutta una serie di considerazioni di tipo biomeccanico. Paradossalmente una sedia corretta, in ordine agli aspetti antropometrici non sarà necessariamente confortevole. In ogni caso, se il design non sarà rispondente alle dimensioni umane ed alle misure del corpo, certamente non vi sarà nessuna possibilità che essa risulti confortevole.” -JULIUS PANERO E MARTIN ZELNIK.


In posizione seduta, circa il 75% del peso globale del corpo viene supportato da solo 26 cm^2 di superficie anatomica. Ciò determina un notevole sovrappeso distribuito su di una superficie relativamente ridotta e ne risulta un disagio dovuto alla notevole pressione esercitata sull'area dei glutei.

Tali pressioni provocano affaticamento e disagio per l'utente che cerca, cambiando posizione sulla sedia, di alleviare il disagio. La forma della mia sedia perciò deve poter permettere un cambiamento di posizione all'utente sempre per ovviare all'insorgere di stati di disagio.


Il baricentro di un corpo in posizione seduta non cade all'interno del sistema ischiale di supporto a contatto con il sedile. Esso cade invece in proiezione fuori del corpo. Segue che il sedile di per se stesso non è sufficiente a garantire la stabilità, per cui le gambe, i piedi e la schiena, stabilendo altri punti di appoggio con piani di superficie diversi dal sedile, contribuiscono a creare lo stato di equilibrio. L’equilibrio perciò è conseguito mediante l'azione di alcune forze attive interne (muscolari). L'attività di star seduti risulta evidentemente non essere così prettamente statica come da molti presupposti. Infatti “il corpo in posizione seduta non è puramente un ammasso inerte di ossa depositato per un certo periodo sulla sedia, ma un organismo vivo in uno stato dinamico di attività continua" -BRANTON


Un piano del sedile sistemato in posizione troppo alta determina una compressione sull'interno della coscia ed una limitazione alla circolazione del sangue. Non permette anche un sufficiente contatto della pianta del piede con il pavimento, fatto questo che determina una riduzione della stabilità del corpo.

Un piano del sedile sistemato in posizione troppo bassa comporta la necessità per la persona di estendere e posizionare in avanti i piedi. Oltre a questo lo spostamento del corpo in avanti determina anche l'allontanamento della schiena dallo schienale della sedia privando, quindi, la persona seduta del necessario supporto alla regione lombare.


Bracciolo

cm

Il modo di sedersi di una persona su una seduta “classica” è ottimo per rimanere ritti e svolgere azioni come stare a tavola o lavorare alla scrivania.

,0 61

54,9 cm

49,0 cm

Schienale

cm

23,0 cm

30,5

Piano di riferimento del sedile

cm

9 22,

29,5 cm

Piano di riferimento dello schienale

Punto di riferimento del sedile

43,2 cm cm 44,5

La sedia da viaggio deve permettere di far riposare l’utente. Inclinando la seduta non si hanno problemi nella zona lombare del corpo perchè il busto non tende a spostarsi in avanti. Inoltre la seduta bassa permette all’utente stendendo le gambe in avanti e serrando le ginocchia di aumentare la base di appoggio del corpo riducendo di assai lo sforzo che deve essere esercitato da altri muscoli per mantenere l’ equilibrio del tronco.


Una linea di percorrenza

Una linea di percorrenza

80,0 cm

Una linea di percorrenza

80,0 cm

Incremento larg. del corpo 76,2 cm 60,0 cm

Incremento larg. del corpo 78,2 cm

80,0 cm

Incremento larg. del corpo 72,0 cm

60,0 cm

60,0 cm

60,0 cm

Val. dimensionale della larg. del corpo di pers. vestite riferiti al 95° percentile

Val. dimensionale della larg. del corpo di pers. vestite riferiti al 95° percentile

Val. dimensionale della larg. del corpo di pers. vestite riferiti al 95° percentile

Linea della parete od altro elemento di ostruzione

Val. dimensionale della larg. del corpo di pers. vestite riferiti al 95° percentile

Una linea di percorrenza

80,0 cm

Una sedia Una valigia ed una sedia Una valigia

In riferimento agli aspetti relativi alla circolazione pedonale del 95 percentile, il corpo umano ha una larghezza delle spalle di 57.9 cm. L’ incremento relativo alla dimensione in larghezza del corpo la maggior parte dei casi è dovuta al trasporto di valige e oggetti, che comportano una andatura differente da quella standard. Durante un viaggio spesso ci si trova a prendere mezzi pubblici o trasportare valigie, per questo la sedia da viaggio deve esssere capace di non creare intralcio all’ utente durante il tragitto in spazi angusti..


210,0 cm Dati dimens. di statura di pers. vestite (scarpe incluse) riferiti al 95° percentile

Corrimano

Alzata/pedata

La distanza da terra della sedia inviluppata non deve essere bassa poichè questa potrebbe imbattere in alcuni punti di ostruzione come le alzate e le pedate delle scale


210,0 cm Dati dimens. di statura di pers. vestite (scarpe incluse) riferiti al 95° percentile

Corrimano

Alzata/pedata

E’ facile notare come avendo una distanza maggiore dal suolo di almeno 20 cm non ci si imbatta in ostruzioni come precedentemente visto


Il materiale L'origine degli origami giapponesi è strettamente legata alla religione shintoista e la valenza sacrale della carta è anche testimoniata dal fatto che in giapponese la parola carta e Dei si pronunciano entrambe kami. Quindi per rispettare questo rapporto sacrale tra tecnica e materia ho ritenuto che la carta dovesse essere il materiale principale della mia sedia. Esistono centinaia tipi di carta, ciascuno con proprietà particolari dal punto di vista chimico-fisico, meccanico, tecnologico ed estetico che ne indirizzano l’uso, quindi tra tutte queste, quale è la carta migliore da scegliere per la mia sedia? Prendendo in considerazione alcuni aspetti della meccanica del Miura-Ori si nota che questo sistema di piegature basa tutto su un tipo di vincolo, la cerniera elastica. Perciò ho cercato di comprendere, attraverso le tabelle di Ashby, quale fosse il miglior tipo di carta per avere una cerniera elastica che si fletta senza snervare (evitare una rottura da usura), con un costo limitato a 10€/kg, prezzo standard di una comune carta stampabile, affinchè i costi di produzione siano sostenibili.


In questo primo grafico si fa uno screening tra la rigidezza del materiale e il limite di prezzo. Nelle ascisse è posto il prezzo del materiale e nelle ordinate il modulo di Young rispettivo. I materiali sono trattati per famiglie per questo sono degli insiemi di punti. Tutte le famiglie colorate hanno le caratteristiche ricercate, ossia modulo di Young maggiore ad 1 e prezzo compreso tra 0 e 10 €/kg.

Carta comune Nomex


In questo secondo grafico viene effettuato un vero e proprio ranking. Nelle ascisse è posto il modulo di Young e nelle ordinate il la resistenza a strappo. Rimangono colorate tutte le famiglie che hanno le caratteristiche ricercate precedentemente, ossia modulo di Young maggiore ad 1 e prezzo compreso tra 0 e 10 €/kg. L’obiettivo di questo grafico è quello di permettere di comprendere quale sia il materiale che massimizza la flessione in campo elastico. Alcuni materiali (ad esempio il magnesio) che hanno un buon rapporto fra resistenza a strappo e modulo di Young, anche se hanno tutte le caratteristiche ricercate non possono essere considerati perchè non hanno tutta quella serie di proprietà chimico-fisiche, estetiche, tecniche ,appartenenti alla carta. Perciò dallo schema emerge che oltre alla carta comune, vi è un materiale con un miglior rapporto fra ascisse ed ordinate ed ha le stesse caratteristiche della prima. Questo materiale è il Nomex

Nomex

Carta comune




Nomex è un marchio registrato che indica una sostanza a base di meta-aramide, resistente alle fiamme e impermeabile, sviluppata nei primi anni sessanta dalla DuPont e commercializzata a partire dal 1967. Chimicamente può esser considerato un nylon aromatico, la variante meta del para-aramide Kevlar. E’ utilizzato per produrre oggetti resistenti all’ acqua, calore ed alle fiamme inoltre le fibre del Nomex sono utilizzate per le tute dei pompieri e dei piloti di auto da corsa. Si presenta sia sotto forma di fibra che di fogli, infatti i fogli di Nomex sono prodotti analogamente alla carta facendoli passare attraverso dei cilindri. Il Nomex tipo 410 è stato il primo ad essere prodotto ed uno dei più utilizzati nel mercato delle carte idrorepellenti e ignifughe data la capacità di ottenere varie grammature di fogli.


50,0 cm

57,0 cm

18,5 cm

30,0 cm

38,5 cm

58,0 cm

10,0 cm

50,0 cm

65,0 cm



Prospetto

Pianta





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