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Benessere e politica: gli asset strategici

I tempi che stiamo vivendo ci stanno imponendo non tanto - e non solo - diversi cambiamenti nella nostra quotidianità ma anche cambiamenti nelle nostre mentalità e nelle nostre visioni.

È per questo che si parla molto di riorientamento, rigenerazione, transizione, ecc. termini ai quali vengono attribuiti vari aggettivi come territoriale, urbana, ecologica, digitale, ecc. Si tratta sempre di termini che si riferiscono a processi e che rappresentano la necessità di passare da una condizione ad un’altra.

Graficamente, è come voler passare da un punto ad un altro. In realtà, la transizione da un punto ad un altro presenta molteplici possibilità, 360° di opportunità, per l’appunto.

È per questo che qualsiasi tipo di transizione richiede un orientamento, una bussola che consenta di raggiungere non un punto qualsiasi ma un punto specifico corrispondente alla vera meta da raggiungere.

Ma qual è la vera meta da raggiungere

da parte di una società in transizione? Non esistono dubbi: il benessere, che è dei singoli, che è delle comunità, che è dell’ambiente, considerando il tutto all’interno di un’unica visione sistemica, che riconduca ad un’unica armonia.

Ecco perché appare sempre più chiaro e impellente che si debba rimettere in campo la politica con la “P” maiuscola, quella che si preoccupa e agisce affinché il benessere venga promosso e distribuito equamente.

Riferendoci all’Italia, appare sempre più chiaro come le varie emergenze da gestire non possono essere interpretate come l’emergere di tante fragilità. Pertanto, è fondamentale e urgente l’analisi di quelle fragilità e dei rischi ad esse connessi (nella popolazione, nel territorio, ecc.) ma anche l’individuazione delle risorse a disposizione e che è possibile attivare (capacità, potenzialità di cui l’Italia è ricca).

Si fa vera sostenibilità quando ci si focalizza sulle fragilità e sui rischi comprendendo le capacità e conoscendo le risorse di partenza a disposizione.

Le azioni da intraprendere devono mirare al potenziamento della accessibilità, del radicamento, della capillarità, della continuità e della permanenza degli asset fondamentali del Paese indispensabili per la promozione del benessere. Vanno dunque individuati correttamente i settori che dovranno essere considerati strategici, quindi non commerciabili, che negli ultimi tempi sono emersi chiaramente, e che valgono ora e in futuro.

A tal fine occorre costruire e proteggere quegli asset strategici che proprio per questo non sono negoziabili.

Prima di tutto l’Istruzione e la Ricerca; la prima partecipa alla formazione dei cittadini affinchè siano persone consapevoli e responsabili; la seconda apre processi e percorsi individuali dove, per attitudini e per vocazione, si coltiva un settore strategico. In questa prospettiva, è importante che venga concessa alla scienza la libertà di spaziare, di studiare, di sperimentare, perché la scienza non deve rispondere a protocolli rigidi o immodificabili (come la tecnologia); ce lo insegna il passato: se ci fosse stato un protocollo, avremmo forse avuto i ragazzi di Via Panisperna?

La scienza differisce dalla tecnologia perché quest’ultima necessita di una visione, di un obiettivo, cose che non devono essere richieste necessariamente alla scienza. La nostra comunità scientifica deve avere ben chiaro l’obiettivo di mantenere viva la discussione scientifica sui temi che ci coinvolgono … e discussione è il vero spirito della scienza: non dovremmo mai dimenticarlo!

Qualcuno dice che la scienza non è democratica; io penso che la scienza sia rivoluzionaria, perché dal confronto possono nascere nuove idee che, proiettandosi nel futuro, possono cambiare la vita, in meglio o in peggio.

Altri asset strategici sono la Sanità, fondamentale nel supportare i cittadini nei momenti di perdita della salute, e la Comunicazione, intesa sia in senso immateriale - il comunicare e l’entrare in relazione - che fisico: trasporto, mobilità (se vogliamo fare un esempio, è importante avere la certezza di poter disporre di un trasporto pubblico, un autobus che ogni 15 minuti vedo passare davanti casa; deve essere fornito e percepito come servizio, testimonia l’attenzione alle esigenze dei cittadini).

Altri due asset strategici sono l’Energia e la Sicurezza. Abbiamo compreso che avere un settore energetico che continua a sostenere le esigenze del Paese consente di continuare a produrre e sostenere la vita dei cittadini (ritorniamo quindi all’importanza della continuità). L’ultimo asset, quello della Sicurezza, è riferito sia all’individuo, quindi il welfare, ma anche alla sicurezza nazionale.

Per promuovere il benessere del Paese, abbiamo quindi individuato i settori importanti che sono le linee strategiche che ci hanno portato a comprendere anche le fragilità e le risorse fino a definire gli asset strategici, avendo sempre ben chiari quali sono i domini del benessere.

Il benessere può essere perseguito da tutti, non è una politica, e la premessa per tutto ciò è la fiducia.

La fiducia è una costruzione comune, sia interpersonale che per le Istituzioni, ed è basilare per il raggiungimento del benessere.

Filomena Maggino

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