
2 minute read
VII. LA SECONDA GUERRA MONDIALE
from VERSO CASA
V
DOPO LA BUFERA
Advertisement
La Grande Guerra lascia spossato il Paese e pone il Fascismo al centro della scena politica. Per i giovani coscritti isolesi, in questo periodo, almeno non sussisteva la paura della trincea, anche se i problemi restavano: i nostri monti erano pur sempre la disperazione di chi viveva di un'agricoltura povera.
Giuseppe Crocco di Montessoro, farà per tutta la vita il contadino e il commerciante di bestiame; per lui il militare è negli alpini, 2° reggimento, battaglione "Ceva", 4a compagnia:
«Con me c'erano Marchin Sangiacomo di Vobbietta, Pippo Repetto del Guasone e G.B. Affranchino; sono partito l'8 gennaio del '22 e ritornato il 16 aprile del 1923. A Cuneo una domenica c'è l'adunata generale e viene una donna con una bambina a vederci; passa davanti a tutti e a sei di noi il capitano Nisio Varrone dà un biglietto con scritto che alle ore 15 ci dobbiamo presentare nel suo ufficio. Andiamo, io ero l'ultimo, e ci fa un sacco di domande. A me chiede se sono figlio unico: "No, ho otto sorelle". "Cosa fanno?".
"Quelle fino a 15 anni sono a casa, le altre tre sono a servizio a Genova in via Frugoni, via XX settembre e piazza De Ferrari: lo so bene perché a Natale porto a loro il vischio."
Allora il capitano mi convoca a casa sua per fare l'attendente l'indomani mattina alle 8: io non volevo e vado con gli altri in piazza d'Armi. Alle 9 arriva lui in moto e mi costringe a fargli l'attendente. In fanteria ricordo che c'era Marziano Sangiacomo, era al Sud dove faceva caldo, forse Rimini. Io ero contadino e vendevo bestie: certe le ho portate a piedi fino a Begato e ci mettevo anche 14 ore».
Diversa è l'esperienza di Giovanni (Ninni) Delprato di Vobbietta: provenendo da una famiglia di fabbri è arruolato nel 1° reggimento carri armati, 1a squadriglia autoblinde. La specialità "carrista" nacque solo nell'ottobre 1927 con la costituzione del reggimento con sede a Roma e strutturato su un comando e cinque battaglioni138 .
«Sono partito il 7 maggio del 1930, mi ricordo bene l'ora: erano le 23 e siamo arrivati a Roma, da Genova, alle 23 del giorno dopo ed eravamo neri dal fumo della locomotiva. Non c'era nessuno di Isola con me, solo sei di Genova. Appena arrivato il capitano mi dice: "Il suo è un cognome che viene dall'Inghilterra!".
Una mattina è suonato l'allarme, avevamo 4 minuti per vestirci e salire sul camion. Si è messo a piovere da matti e ci hanno fatto aspettare che passasse il Duce; il capitano era dietro di me e sento che dice: "Ma non c'è nessuno che gli spara?".
La sede del reggimento era a Forte Tiburtina e presi la patente; facemmo un campo a Firenzuola, dove una notte, subito dopo il silenzio, ci fu un forte terremoto: io saltai dal secondo piano cumme Cristu m'ha faetu 139! Poi andammo a Brà alle grosse manovre contro i bersaglieri. Al ritorno passammo da Sampierdarena e vidi mio padre, mia madre e mio nonno140: era dalla sera prima che stavano aspettando il nostro passaggio. Mi hanno dato una licenza ma per
138 FATUTTA (1987). 139 - Come Cristo mi ha fatto, cioè nudo. 140 Il padre era Francesco (Cirra), la madre era Elena Montaldo e il nonno Giovanni Delprato.