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1.5. Dubbi: «le prime crepe nell’informazione quotidiana e settimanale»
In questi primi giorni sulle pagine della maggioranza delle testate italiane, il Nemico è soltanto un anarchico individualista che «va elucubrando nere vittorie, megalomani atti di vitalismo crudele» in ragione di una confusione rivendicazionistica, che egli scambia per rabbia legittima.132
Nel volgere di poco tempo, però, la morbosa attenzione per la vita privata dell’indiziato e la certezza della sua colpevolezza lasceranno spazio alle indagini e al racconto delle attività proprie delle autorità inquirenti, cercando di far chiarezza sui tanti interrogativi che animano il pubblico dibattito.
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1.5. Dubbi: «le prime crepe nell’informazione quotidiana e settimanale»
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“Si può sospettare, dunque, che esista una segreta carta costituzionale che al primo articolo reciti: La sicurezza del potere si fonda sull’insicurezza dei cittadini”
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Già il 23 dicembre si costituisce a Milano il Comitato per la libertà di stampa e per la lotta contro la repressione, cui aderiscono circa 150 giornalisti di differenti testate impegnati a denunciare le trame reazionarie e la politica di repressione del potere esecutivo e giudiziario. Nel maggio dell’anno seguente, sulla scia di questa e di altre iniziative e sotto l’egida di Marco Nozza, uscirà il primo numero di «Bcd»: il bollettino di controinformazione democratica. Da parte delle testate di opposizione e dalla stampa extraparlamentare è presto messa in discussione «l’informazione guidata dal potere», 135 aprendo la via alla controinformazione sollecitata dalla tragica morte dell’anarchico Pinelli e dal “provvidenziale” arresto di Valpreda. Tra le file della sinistra extraparlamentare, il foglio “Lotta Continua” pubblica, già nel numero del 20 dicembre, l’articolo Bombe, finestre e lotta di classe, nel quale oltre allo sdegno per il terribile eccidio di Piazza Fontana si denuncia la strumentalizzazione dell’informazione (accusa che poi tornerà al mittente in relazione alla campagna mediatica condotta contro il Commissario Luigi Calabresi):
132 G. Arpino, La vendetta d’un debole, La Stampa, 19 dicembre 1969, p.3. 133 P. Murialdi; N. Tranfaglia, I quotidiani dal 1960 al 1975, in La stampa italiana del neocapitalismo, V. Castronovo, N. Tranfaglia (a cura di ), Laterza, Roma, 1976, p. 30. 134 L. Sciascia, Il cavaliere e la morte, Einaudi, Torino, 1988. 135 P. Murialdi, N. Tranfaglia, I quotidiani dal 1960 al 1975, cit., p.30. 26
Mai prima di oggi abbiamo avuto schifo delle parole, del modo in cui le parole possono essere piegate a qualunque spudoratezza, a qualunque ipocrisia, a qualunque calunnia […] E non abbiamo intenzione, di fronte alla campagna mostruosa montata contro i militanti rivoluzionari, con lo schermo degli «estremismi di tutte le sponde», di difenderci, di sentirci imputati o di comportarci come tali. [..] Oggi bastano le «idee» a costituire reato, a identificare chi le professa come un criminale.136
Ma non è solo l’area più oltranzista della sinistra ad agitare dubbi circa l’informazione sulla strage di Milano e la gestione delle indagini. Col passare delle settimane anche la stampa nazionale si dedica più assiduamente alla questione degli interrogativi irrisolti e, nel tornante del nuovo anno, il racconto della strage si arricchisce di nuovi personaggi e fatti. Nel gennaio 1970 “L’Unità” affronta in un unico articolo137 le venti principali questioni che ritiene ancora da chiarire: la morte di Pinelli e il suo alibi; il perché sia stata fatta brillare la bomba inesplosa alla Banca Commerciale; i tempi tecnici che sarebbero occorsi al Valpreda per scendere dal taxi, entrare in banca, sedersi al tavolo e depositare la valigetta contenente la bomba prima di tornare al tassì; l’eventualità di un complice di Valpreda a Milano; l’Identità di chi ha deposto le bombe di Roma; i fatti concreti che costituiscono le prove della colpevolezza dei sei fermati; l’attendibilità delle dichiarazioni del Rolandi; il ruolo di Claps e degli informatori della Polizia di Stato; il tempo necessario alla preparazione di un piano terroristico articolato su più città; la provenienza dell’esplosivo e l’identità di chi ha costruito le bombe; i mandanti e quindi i finanziatori economici della strage; le infamanti accuse mosse al senatore Bellisario; la mancata deposizione dell’istruttoria; la questione territoriale che vede l’inchiesta a Roma; il dubbio confronto effettuato dal Rolandi e infine la necessità di chiarire i legami del gruppo XXII marzo coi fascisti.
Nello stesso giorno, “La Stampa”, senza scendere nell’elenco degli interrogativi irrisolti, richiama comunque alla necessità di dissipare almeno qualche ombra che ritiene inizi ormai a infastidire l’opinione pubblica in un Paese che invece si è dimostrato, nelle parole del vicedirettore, in grado di
136 Bombe, finestre e lotta di classe, “Lotta Continua”, n.5, 20 dicembre 1969. 137 M. Del Bosco, Venti domande ancora senza risposte, “L’Unità”, 04 gennaio 1970, p.7. Marcello Del Bosco partecipa alla realizzazione del libro collettaneo “Le bombe di Milano”, edito nel 1970 dalla casa editrice Guanda, che raccoglie anche i contributi di Giampaolo Pansa, Giorgio Manzini, Ermanno Rea, Camilla Cederna, Marco Nozza, Corrado Stajano, Duilio Bartolo, Luca Boneschi, Marco Fini, Aristide Selmi e Giorgio Bocca.
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